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Ippocrate

● Origini della medicina (marti)


● Metodo delle scuole mediche (carol) / T1
● Biografia (diana)
● Il corpus hippocraticum (marti)
● Il metodo di Ippocrate (diana) / T2
● Ippocrate e la religione (carol)
● Rapporti con Tucidide (marti)
● La prassi terapeutica del V secolo (diana)
● Peste di Atene → Tucidide, Ippocrate (marti) / TClassroom
● Teoria degli umori e malattie mentali (diana)
● Giuramento di Ippocrate ieri e oggi (carol)

LE ORIGINI DELLA MEDICINA


La storia della medicina ha radici molto antiche, che iniziano con l'autocura presente nell'istinto
animale e nella capacità delle piante di difendersi dai parassiti. L'evoluzione della cura del corpo è
passata dall'istinto umano agli studi scientifici per comprendere le cause delle malattie. Sciamani,
sacerdoti, stregoni, druidi e uomini di medicina hanno svolto ruoli cruciali nella storia, delineando la
distinzione tra chi cura e chi riceve cura. Entriamo nel vivo della nostra presentazione e cerchiamo di
ricostruire un breve excursus storico attraverso le principali tappe dell’evoluzione della medicina.

La prima forma di scienza medica risale al V secolo a.C. ed è legata alla figura di Ippocrate di Coo,
il medico greco che ha dato il nome al giuramento pronunciato oggi dai futuri medici.
Al “padre della medicina” sono legate le prime elaborazioni medico-scientifiche del periodo ellenico,
in cui sono descritti dettagliatamente i principali sintomi delle malattie e i relativi decorsi.
Secondo gli studi di Ippocrate le malattie hanno un’origine naturale dovuta al disequilibrio tra i
quattro umori che regolano il corpo (sangue, flemma, bile gialla e bile nera).
Da tale presupposto deriva la cosiddetta ‘vis medicatrix naturae’ che letteralmente significa ‘forza
guaritrice della natura’, ovvero la convinzione che il corpo possiede in sé i mezzi necessari per
auto-curarsi.
Secondo la teoria di Ippocrate il decorso di una malattia esprime i tentativi dell’organismo di risolvere
la problematica fisica e quindi di autoguarirsi. La medicina greca si allontana quindi da credenze
religiose e pratiche magiche e si avvia verso una metodologia più razionale ed empirica.

Con il passare dei secoli l’ampliamento/approfondimento delle conoscenze scientifiche, la scoperta


del potere terapeutico-farmacologico di alcune sostanze naturali e il perfezionamento della chirurgia
hanno portato a rimodellare il concetto di medicina.

METODO DELLE SCUOLE MEDICHE


Durante la sua vita Ippocrate fondò una vera e propria scuola medica, che rimase a modello per le
successive università di medicina: la Scuola di Kos sopravvisse alla morte di Ippocrate grazie
all’opera dei suoi discendenti: i figli Tessalo e Dracone e, in seguito, anche i nipoti. Di tale scuola
fecero parte anche medici molto famosi del tempo, come Diocle e Prassagora, i quali parteciparono
attivamente al dibattito dell’epoca tra Dogmatici (che consideravano il ragionamento e la logica come
base per la medicina) ed Empirici (che davano più importanza all’osservazione delle evidenze,

1
rifiutando i ragionamenti e le ricerche). In questo frangente, va comunque ricordato come sia Diocle
che Prassagora abbiano scelto di schierarsi con i dogmatici, pur accogliendo e facendo fruttare anche
lo spirito pratico tipico degli empirici.
In tutto ciò, non va dimenticato come il padre della medicina occidentale fu il primo a regolamentare
la professione medica con delle norme ben precise, tutte elencate all'interno del celeberrimo
Giuramento ippocratico.

LA NASCITA DELLA MEDICINA OCCIDENTALE


Come detto poc'anzi, la nascita della prima forma di scienza medica va attribuita ad Ippocrate che -
nel pieno di un fervente periodo storico votato al razionalismo - aiutò la medicina greca antica ad
uscire dalla sua fase pre-scientifica (legata a pratiche e credenze magiche e religiose) e a
riorganizzarsi intorno ad una metodologia decisamente razionale, rigorosa ed empirica: per queste
ragioni, possiamo dire che la vera e propria medicina razionale sia da attribuire allo stesso Ippocrate.
Alla base della medicina razionale vi è, per l'appunto, la negazione dell’intervento divino nelle
malattie. In questo frangente, infatti, Ippocrate introdusse il concetto innovativo che la malattia e la
salute di una persona dipendessero da specifiche circostanze umane della persona stessa e non da
superiori interventi divini. Ad ogni modo, non va comunque dimenticato come la terapia ippocratica
traesse origine da due mondi distinti ma, al contempo, ritenuti in egual maniera fondamentali
all'interno del panorama culturale e scientifico della Greci classica. Nel dettaglio:
- Dalla filosofia e dal ragionamento trasse la concezione cosmica universale e biologica che forma la
base.
• Dall’osservazione del malato trasse l’indirizzo clinico.
Per la prima volta, dunque, si iniziò a comprendere la necessità di ricercare le cause della malattia
senza perdere di vista lo scopo: guarire il malato.
Tra le innovazioni da attribuire a Ippocrate vi furono, poi, l'invenzione della cartella clinica e la
teorizzazione della necessità di osservare razionalmente i pazienti, prendendone in considerazione sia
l’aspetto che i sintomi. A ciò si aggiunsero, poi, l'introduzione dei concetti di diagnosi e prognosi.

BIOGRAFIA
Sulla vita e personalità di Ippocrate non sappiamo molto. Si potrebbe paragonare la sua figura a quella
di Omero: sfuggente, con varie tradizioni sulla sua biografia.
In particolare, le informazioni sulla vita di Ippocrate provengono soprattutto da tre fonti di diversa
datazione:
1. La più antica è la Vita di Ippocrate secondo Sorano
2. la seconda fonte - in ordine cronologico - è il lessico Suda
3. l’ultima è fornita dal maestro di retorica bizantino Giovanni Tzetze

Delle tre l’opera di Sorano è senz’altro la più ricca di dettagli. Dopo aver presentato patria e
genealogia, l’opera passa raccontare gli episodi più significativi dell’esistenza di Ippocrate, tra I quali
se ne distinguono tre:
- l'amicizia con il sovrano macedone Perdicca, a cui Ippocrate era riuscito a diagnosticare una
malattia che oggi definiremmo "psicosomatica", scoprendo che il suo disagio fisico a
null'altro era dovuto se non all'innamoramento per la concubina di suo padre, il defunto
Alessandro;

2
- la missione ad Abdera, dove Ippocrate, oltre a confrontarsi con la supposta malattia mentale
di Democrito, riesce a metter fine a una pestilenza.
- il patriottismo nei confronti di Artaserse: invitato dal re persiano, che cerca di sedurlo con
ricchi doni, Ippocrate di nuovo rifiuta, sostenendo di avere tutto quanto gli è necessario per
vivere.

La vita conservata da Suda rappresenta l’episodio di Artaserse in modo molto più drammatico
riproducendo la lettera che il re avrebbe inviato a instare per chiedergli di convocare Ippocrate.

Infine i versi di Tzetze riportando la notizia secondo cui il medico si sarebbe servito degli archivi del
tempio di Asclepio a Kos, dove avrebbe lavorato come bibliotecario. In quest’opera Artaserse diventa
amico di Ippocrate alla pari di Perdicca. È proprio a causa di queste incongruenze tra le varie biografie
che dobbiamo renderci conto che molto probabilmente queste mirano non tanto all’accuratezza storica
quanto più a plasmare una figura esemplare per proiettarvi i problemi e preoccupazioni del proprio
tempo.

La figura di Ippocrate viene nominata anche da alcuni filosofi come Platone, che lo dice
contemporaneo di Socrate e proveniente da Kos. Platone aggiunge poi che Ippocrate era membro di
una famiglia che si faceva discendere da Asclepio, Dio della medicina e che quest'ultimo gli avrebbe
insegnato la sua disciplina in cambio di un compenso economico.

Se si vogliono prendere per buoni almeno i dati fondamentali trasmessi dalle sue biografie più tarde,
la sua nascita andrebbe fissata intorno al 406 e la morte tra il 370 e il 350. Ippocrate esercitò la sua
professione viaggiando in molte parti della Grecia settentrionale e dell’Asia minore e lasciò tracce di
questi viaggi in un’opera che c’è giunta, ovvero le Epidemie.

IL “CORPUS HIPPOCRATICUM”
La fama dell’attività di Ippocrate, dedicata contemporaneamente alla cura dei malati e
all’insegnamento dell’arte medica nell’ambito della scuola di Cos, fu diffusa e consolidata in tutta
l’antichità. Molte furono le opere che circolavano a suo nome, anche se non sempre l’autenticità è
certa. Le opere dedicate a Ippocrate sono oggi raccolte nel cosiddetto Corpus Hippocraticum. In
verità il Corpus è una creazione moderna. Si tratta di una sessantina di opere, composte in dialetto
ionico e raccolte per la prima volta nel 1526, quando Aldo Manuzio pubblicò la prima edizione a
stampa delle opere ippocratiche. Inoltre è difficile stabilire il numero preciso di opere presenti nel
Corpus, dal momento che molte furono suddivise o accorpate artificialmente già nei tempi antichi.
Allo stesso modo è molto difficile stabilire una datazione per i singoli trattati, che solo raramente
fanno menzione di fatti storici utili a offrire qualche riferimento.

IL METODO DI IPPOCRATE
Pur nella consapevolezza di tutte queste problematiche di ordine storico e testuale, la critica più
recente ha concluso che il metodo di Ippocrate si basava sull'osservazione diretta dei casi clinici e del
loro decorso. Questo consente di formulare una previsione e suggerire le terapie, per lo più basate
sulla dieta e sulla stimolazione delle risorse naturali dell'organismo. Questo metodo comporta un
preciso modello di costruzione del sapere, che parte dai dai dati empirici per organizzarli in un sistema
continuamente aperto a verifiche e ad adattamenti: un modello generale di conoscenza. Questo
metodo è illustrato in opere come il Prognostico, Epidemie, Arie, acque e luoghi, mentre il trattato

3
L'antica medicina presenta tale metodo in polemica con la scuola italica, e Il morbo sacro lo applica
all'epilessia.
Ippocrate fu comunque l'inventore di un metodo di ricerca scientifica che valorizzava i contributi della
scuola di pensiero ionica e fondava il metodo sperimentale. L'antichità non fu in grado di applicare
alla fisica e alla biologia la metodologia sperimentale perché non conobbe il principio
dell'applicazione della matematica a quelle scienze, che fu messo a punto solo da Galilei. Gli scritti di
Ippocrate furono trascritti nella tarda antichità e nel Medioevo esclusivamente come manuali di
medicina, e solo il Rinascimento scoprì la fecondità del suo modello di costruzione del sapere.

Tornando al trattato Arie, acque e luoghi, che andremo a leggere a breve, potremmo descrivere questo
testo come un manuale destinato al medico itinerante, che, spostandosi di città in città, opera in luoghi
con condizioni climatiche sconosciute e si trova a curare popolazioni dalle caratteristiche differenti.
La struttura del trattato, pertanto, è duplice: l'interesse è prevalentemente clinico nella prima parte,
antropologico nella seconda. Nei primi undici capitoli si affronta problema del rapporto tra le varie
forme di patologie e l'ambiente di vita, e si mostra come le condizioni climatiche e dietetiche sono
all'origine della maggior parte delle manifestazioni patologiche, anche in relazione alla costituzione
naturale degli individui. Questa tesi, enunciata nel primo capitolo, viene illustrata nel seguente a
proposito del modo in cui il medico deve affrontare la molteplicità dei singoli eventi patologici,
prevedendo le modalità di manifestazione in relazione alla situazione climatica e alla costituzione dei
soggetti. La scienza progredisce così in rapporto alla sua capacità di prevedere gli eventi e di
ricostruire le proprie linee operative sulla base di quelli. Con il terzo capitolo ha inizio
l'esemplificazione prendendo in considerazione uno dei casi, la città esposta ai venti umidi e caldi.

[1] Ἰητρικὴν ὅστις βούλεται ὀρθῶς ζητέειν, τάδε χρὴ ποιέειν· πρῶτον μὲν ἐνθυμέεσθαι τὰς ὥρας τοῦ
ἔτεος, ὅ τι δύναται ἀπεργάζεσθαι ἑκάστη· οὐ γὰρ ἐοίκασιν οὐδὲν, ἀλλὰ πουλὺ διαφέρουσιν αὐταί τε
ἑωυτέων καὶ ἐν τῇσι μεταβολῇσιν· [2] ἔπειτα δὲ τὰ πνεύματα τὰ θερμά τε καὶ τὰ ψυχρά· μάλιστα μὲν τὰ
κοινὰ πᾶσιν ἀνθρώποισιν, ἔπειτα δὲ καὶ τὰ ἐν ἑκάστῃ χώρῃ ἐπιχώρια ἐόντα. Δεῖ δὲ καὶ τῶν ὑδάτων
ἐνθυμέεσθαι τὰς δυνάμιας· ὥσπερ γὰρ ἐν τῷ στόματι διαφέρουσι καὶ ἐν τῷ σταθμῷ, οὕτω καὶ ἡ δύναμις
διαφέρει πουλὺ ἑκάστου. [3] Ὥστε, ἐς πόλιν ἐπειδὰν ἀφίκηταί τις ἧς ἄπειρός ἐστι, διαφροντίσαι χρὴ τὴν
θέσιν αὐτέης, ὅκως κέεται καὶ πρὸς τὰ πνεύματα καὶ πρὸς τὰς ἀνατολὰς τοῦ ἡλίου· οὐ γὰρ τωὐτὸ δύναται
ἥτις πρὸς βορέην κέεται, καὶ ἥτις πρὸς νότον, οὐδ' ἥτις πρὸς ἥλιον ἀνίσχοντα, οὐδ' ἥτις πρὸς δύνοντα. [4]
Ταῦτα δὲ ἐνθυμέεσθαι ὡς κάλλιστα· καὶ τῶν ὑδάτων πέρι ὡς ἔχουσι, καὶ πότερον ἑλώδεσι χρέονται καὶ
μαλακοῖσιν, ἢ σκληροῖσί τε καὶ ἐκ μετεώρων καὶ ἐκ πετρωδέων, εἴτε ἁλυκοῖσι καὶ ἀτεράμνοισιν· καὶ τὴν
γῆν, πότερον ψιλή τε καὶ ἄνυδρος, ἢ δασεῖα καὶ ἔφυδρος, καὶ εἴτε ἐν κοίλῳ ἐστὶ καὶ πνιγηρὴ, εἴτε μετέωρος
καὶ ψυχρή· [5] καὶ τὴν δίαιταν τῶν ἀνθρώπων, ὁκοίῃ ἥδονται, πότερον φιλοπόται καὶ ἀριστηταὶ καὶ
ἀταλαίπωροι, ἢ φιλογυμνασταί τε καὶ φιλόπονοι, καὶ ἐδωδοὶ καὶ ἄποτοι.

[2.1] Καὶ ἀπὸ τουτέων χρὴ ἐνθυμέεσθαι ἕκαστα. Εἰ γὰρ ταῦτα εἰδείη τις καλῶς, μάλιστα μὲν πάντα, εἰ δὲ
μὴ, τά γε πλεῖστα, οὐκ ἂν αὐτὸν λανθάνοι ἐς πόλιν ἀφικνεόμενον, ἧς ἂν ἄπειρος ᾖ, οὔτε νουσήματα
ἐπιχώρια, οὔτε τῶν κοινῶν ἡ φύσις ὁκοίη τίς ἐστιν· ὥστε μὴ ἀπορέεσθαι ἐν τῇ θεραπείῃ τῶν νούσων, μηδὲ

4
διαμαρτάνειν, ἃ εἰκός ἐστι γίγνεσθαι, ἢν μή τις ταῦτα πρότερον εἰδὼς προφροντίσῃ περὶ ἑκάστου [2] του δὲ,
χρόνου προϊόντος καὶ τοῦ ἐνιαυτοῦ λέγοι ἂν, ὁκόσα τε νουσήματα μέλλει πάγκοινα τὴν πόλιν κατασχήσειν
ἢ θέρεος ἢ χειμῶνος, ὁκόσα τε ἴδια ἑκάστῳ κίνδυνος γίγνεσθαι ἐκ μεταβολῆς τῆς διαίτης.

[1.1] Chi vuole dedicarsi in modo corretto all'indagine medica deve fare quanto segue. Anzitutto esaminare
le stagioni dell'anno, l'influsso che ciascuna esercita: confrontandole ed esaminando i passaggi di stagione
non troveremo somiglianza alcuna, bensì profonde differenze. [2] Si devono poi esaminare i venti, caldi e
freddi, con particolare attenzione a quelli che interessano tutti i popoli, e poi anche quelli locali, propri di
ciascuna ragione. Si devono esaminare anche i poteri delle acque: alle differenze di sapore e peso
corrispondono, per ciascun tipo, grandi differenze di poteri. [3] Perciò, quando si arriva in una città di cui
non si ha esperienza, si deve fare attenzione alla sua posizione, a come è orientata rispetto ai venti e al
sorgere del sole. L'orientamento a settentrione o a mezzogiorno, a levante o a occidente comportano influssi
diversi. L'esame deve essere il più possibile preciso, ed estendersi alla qualità delle acque: si deve vedere se
le acque usate sono stagnanti e tenere, oppure dure e provenienti da luoghi alti e rocciosi, oppure salmastre e
difficili da digerire. [5] Quanto al suolo si deve vedere se è spoglio e privo d'acqua, oppure ricco di
vegetazione e di acque, se è infossato e afoso, oppure elevato e fresco. Quanto al modo di vita degli abitanti,
si deve vedere cosa preferiscono: se bevono molto, mangiano spesso e sono pigri, oppure se fanno molti
esercizi fisici, amano la fatica, mangio molto e bevono poco.

[2.1] Partendo da questi dati si devono valutare i singoli casi. Bisognerebbe tenere conto di tutti gli elementi
suddetti o, almeno, la maggior parte: solo così, quando si arriva in una città di cui non si ha esperienza, si
sarà in grado di riconoscere le malattie endemiche e di individuare la natura di quelle comuni. E così non ci
si troverà in difficoltà nella cura delle malattie e non si commetteranno errori: difficoltà ed errori sono più
probabili quando si valutano i singoli casi senza una previa conoscenza dei dati di cui s’è detto. [2] Col
passare del tempo si sarà in grado di dire, già all'inizio dell'anno, quante malattie diffuse colpiranno la città,
d'estate ed inverno, e di quante malattie c'è il rischio per singole persone in seguito al cambiamento del
modo di vita.

IPPOCRATE E LA RELIGIONE
Ippocrate visse in un periodo in cui le credenze spirituali permeavano ogni aspetto della vita
quotidiana. In questa società fortemente influenzata dalla religione, la guarigione e la salute erano
spesso associate a forze divine e interventi soprannaturali. Tuttavia, fu proprio in questo contesto che
Ippocrate emerse come un condottiero nel campo della medicina basata sull'osservazione e sulla
razionalità.

Nella Grecia antica, la pratica medica era strettamente legata alla religione e al soprannaturale. I
templi dedicati ad Asclepio, il dio greco della medicina e della guarigione, erano luoghi in cui i malati
cercavano cure attraverso rituali religiosi, sacrifici e incubazione. Le credenze attribuivano le malattie
a punizioni degli dei o a scontri tra forze divine, e la cura era spesso vista come un processo che
coinvolge divinità o spiriti. Nei templi di Asclepio, luoghi sacri dedicati al dio greco della medicina e
della guarigione, la pratica medica si mescolava con la spiritualità e la fede.
All'interno dei templi, i pazienti venivano accolti da sacerdoti-guaritori noti come "therapeutai".
Questi sacerdoti utilizzavano una combinazione di rituali religiosi, incubazione e terapie fisiche per
curare le malattie e alleviare il dolore. I rituali di purificazione, le preghiere e i sacrifici offerti agli dei

5
erano parte integrante del processo di guarigione, insieme a trattamenti più pratici come massaggi,
bagni e diete speciali.
La pratica dell'incubazione, in particolare, era una caratteristica distintiva dei templi di Asclepio. I
pazienti dormivano nei santuari del tempio, sperando di ricevere visite divine nei loro sogni che
avrebbero rivelato la causa della loro malattia e offerto una cura. Questi sogni erano considerati
messaggi diretti da Asclepio stesso e venivano interpretati dai sacerdoti come indicazioni per il
trattamento.
Nonostante la mancanza di conoscenze mediche scientifiche moderne, i templi di Asclepio offrivano
un ambiente in cui la fede, la speranza e la cura fisica si fondono insieme. Sebbene molte delle cure
offerte potessero essere attribuite a fenomeni psicologici ad oggi noti come l'effetto placebo, per molti
pazienti la visita ai templi rappresentava un'esperienza di guarigione spirituale e emotiva.

Tuttavia, Ippocrate si distinse per il suo approccio radicalmente diverso. Basandosi sull'osservazione
diretta dei pazienti e sull'analisi razionale dei sintomi e dei trattamenti, egli respinse l'idea che le
malattie fossero causate da interventi divini o magici. Invece, propose che le malattie avessero cause
naturali e che la loro comprensione richiedesse uno studio approfondito del corpo umano e
dell'ambiente circostante. Questo approccio razionale e scientifico alla medicina rappresenta una
rottura significativa con le credenze religiose prevalenti del suo tempo e gettò le basi per la medicina
occidentale moderna.
Tuttavia, il dialogo tra medicina e religione non è mai stato completamente interrotto e continua a
suscitare interrogativi e riflessioni anche oggi, soprattutto in relazione a questioni etiche complesse
come l'inizio e la fine della vita, quali, ad esempio, la ricerca sulle cellule staminali e l'eutanasia.

RAPPORTI CON TUCIDIDE


Tucidide e Ippocrate sono due figure che hanno lasciato un'impronta significativa nella storia e nella
letteratura greca. Andiamo ora a delineare le analogie e le differenze che in qualche modo legano o
dividono questi due grandi autori:

Analogie:
1. Contesto storico: Entrambi vissero durante il V secolo a.C. nell'antica Grecia, un periodo di
grande fermento culturale, politico e intellettuale.
2. Interesse per la salute e la vita umana: Sebbene abbiano seguito percorsi diversi, sia Tucidide
che Ippocrate erano interessati alla condizione umana e alla sua comprensione, sebbene da
prospettive diverse.
3. Contributi alla conoscenza: Entrambi hanno contribuito alla nostra comprensione della natura
umana e dei suoi dilemmi, sebbene in modi diversi. Tucidide attraverso la sua storica
narrazione della guerra del Peloponneso e Ippocrate attraverso i suoi trattati medici e le sue
osservazioni empiriche.

Differenze:
1. Campo di studio: Tucidide è stato un famoso storico e politico, noto soprattutto per il suo
lavoro "Storia della guerra del Peloponneso", mentre Ippocrate è stato un medico e un
pioniere della medicina occidentale, noto per il suo contributo allo sviluppo del metodo
scientifico in medicina.
2. Approccio metodologico: Tucidide utilizzava un approccio storiografico basato
sull'osservazione diretta e sulla ricerca di prove concrete, mentre Ippocrate è considerato uno

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dei primi ad adottare un approccio empirico alla medicina, basato sull'osservazione dei
sintomi e sulla sperimentazione.
3. Contenuto delle opere: Le opere di Tucidide si concentrano principalmente sulla politica, sulla
guerra e sulla società dell'antica Grecia, mentre quelle di Ippocrate trattano principalmente di
medicina, anatomia, fisiologia e malattie.
4. Metodo di comunicazione: Tucidide scrisse principalmente in forma narrativa, utilizzando la
narrazione per trasmettere gli eventi storici e le sue interpretazioni, mentre Ippocrate scrisse
principalmente trattati e opere scientifiche, utilizzando un linguaggio tecnico e descrittivo.

LA PRASSI TERAPEUTICA DEL V SECOLO A.C.


Abbiamo detto che Ippocrate presenta tratti tanto innovativi da poter essere considerato il fondatore
della scienza medica. Egli diede infatti per la prima volta un carattere autonomo e specifico alla
pratica medica, conferendole la dignità di una tecnica, basata su un metodo scientifico. Il primo
fondamentale aspetto di questa sua visione di medicina fu quello di separare l’aspetto
ritualistico-sacerdotale dalla medicina.

Per quanto riguarda la diagnosi, l’importanza e la centralità dell’esperienza, dell’osservazione attenta


e sistematica dei sintomi permetteva al medico di risalire alle cause fisiche (e quindi non più divine)
della patologia, costruendo un quadro teorico complessivo e coerente, da cui discendeva poi la scelta
della terapia.

Riguardo le cause esterne delle malattie, abbiamo visto come nell'opera Arie Acque e Luoghi
Ippocrate tracci uno dei più grandiosi programmi di eziologia di tutta la storia della medicina, in cui le
cause vengono raggruppate in tre principali gruppi: l’ambiente (l’influenza dei fattori climatici,
ambientali, ma anche sociali e psicologici del paziente), che a volte poteva promuovere direttamente
la malattia, ma più spesso si presentava come concausa rispetto alle alterazioni patogene del regime
(la dieta e l’alimentazione e le abitudini del malato) e i traumi (ferite, o lesioni osteo-muscolari).

Riguardo le cause interne della malattia, invece, oltre le suddette cause provocate da fattori esterni,
Ippocrate, sosteneva che la malattia insorgesse nel momento in cui nell’organismo si verificava una
rottura dell'equilibrio esistente tra i quattro umori fondamentali, che andremo ad analizzare più tardi
nel dettaglio.

La terapia, quindi la cura a questi squilibri, sarebbe derivata dalle qualità contrarie all’umore che
aveva provocato la malattia, possedute da erbe e piante officinali. Se per esempio insorge un eccesso
di calore (umore caldo-secco) il rimedio associato sarebbe stato una pianta rinfrescante (dai succhi
freddi-secchi).

L’amore per la conoscenza e la fiducia nella ragione, ma soprattutto la dedizione alla propria arte e il
rispetto del malato, caratterizzano “colui che cura”. Questi valori universali e senza tempo furono
fissati nel famoso Giuramento di Ippocrate, che ancora oggi sono validi e condivisi dalla classe
medica

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PESTE DI ATENE → TUCIDIDE E IPPOCRATE
La prima rappresentazione di un’epidemia, ossia di una pestilenza che, come ci suggerisce
l’etimologia ( epi= su/sopra + demos= popolo) è qualcosa che sta al di sopra del popolo e purtroppo
anche al di sopra del suo controllo, la troviamo agli albori della letteratura occidentale, più
precisamente in quella greca: Omero, nel primo canto dell’Iliade, racconta di una νόσος κακή
(sostantivo femminile) nel dialetto omerico noúsos kakee, una malattia terribile, che colpì
l’accampamento greco alle porte della città di Troia.
Oggi però non ci parleremo dell’iliade, bensì di come viene descritta la peste di Atene da Tucidide e
da Ippocrate.

Il quadro clinico descritto da Tucidide non è quello della peste bubbonica, dovuta ai topi e alle pulci
che sono a loro volta vettrici e ospiti del bacillo, Yersinia pestis, scoperto da Alexandre Yersin nel
1894, ma più verosimilmente quello del tifo petecchiale dovuto ai pidocchi vettori del microrganismo.
Tutti i sintomi descritti con mirabile precisione e perizia scientifica da Tucidide sembrano avvalorare
questa ipotesi.pensa Ho deciso di portarvi e spiegare alcuni passaggi, secondo me più rilevanti, del
testo originale di Tucidide, in cui vengono descritti tutti i vari sintomi della pestilenza:

[2] Τοὺς δὲ ἄλλους ἀπ ̓ οὐδεμιᾶς προφάσεως, ἀλλ' ἐξαίφνης ὑγιεῖς ὄντας πρῶτον μὲν τῆς κεφαλῆς
θέρμαι ἰσχυραὶ καὶ τῶν ὀφθαλμῶν ἐρυθήματα καὶ φλόγωσις ἐλάμβανε, καὶ τὰ ἐντός, ἥ τε φάρυγξ
καὶ ἡ γλῶσσα, εὐθὺς αἱματώδη ἦν καὶ πνεῦμα ἄτοπον καὶ δυσῶδες ἠφίει· [3] ἔπειτα ἐξ αὐτῶν
πταρμὸς καὶ βράγχος ἐπεγίγνετο, καὶ ἐν οὐ πολλῷ χρόνῳ κατέβαινεν ἐς τὰ στήθη ὁ πόνος μετὰ
βηχὸς ἰσχυροῦ· καὶ ὁπότε ἐς τὴν καρδίαν στηρίξειεν, ἀνέστρεφέ τε αὐτὴν καὶ ἀποκαθάρσεις χολῆς
πᾶσαι ὅσαι ὑπὸ ἰατρῶν ὠνο- μασμέναι εἰσὶν ἐπῇσαν, καὶ αὗται μετὰ ταλαιπωρίας μεγάλης.

[2] Gli altri invece, senza alcuna ragione apparente, ma all'improvviso, mentre godevano di buona
salute, erano colti all'inizio da una violenta febbre alla testa e da arrossamenti e infiammazioni
agli occhi,mentre le parti interne, sia la gola che la lingua, prendevano un colore sanguigno e il
respiro veniva fuori irregolare e fetido; [3] in seguito, dopo questi sintomi, sopraggiungevano
starnuti e raucedine, e in breve tempo il morbo scendeva al petto provocando una tosse violenta;
quando poi arrivava a fissarsi alla bocca dello stomaco, lo rivoltava e ne seguivano tutti i tipi di
emissione di bile cui i medici hanno dato un nome, accompagnati da forti dolori.

Secondo Ippocrate, l’arte della cura è un esercizio di pratiche affini e omogenee il cui fine è la
guarigione e la salute, coerenti con un principio e una via ispirati a una naturalità e razionalità che si
separano dal soprannaturale e dal mito. Esse implicano una teoria della natura, una teoria della
conoscenza e della pratica e anche una filosofia. Il compito del medico è quello di
● osservare i sintomi del malato, la seméiosi;
● conoscere la storia del malato, l’anamnesi;
● comprendere lo stato presente, la diagnosi;
● prevedere il futuro decorso della malattia, la prognosi;
● indicare i rimedi, la terapia.

Nella medicina Ippocrate integra il suo empirismo innovativo con principi ipotetici dedotti da una
concezione filosofica che stabilisce una corrispondenza tra universo naturale e microcosmo umano.

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TEORIA DEGLI UMORI E MALATTIE MENTALI
Ippocrate ha una visione sistemica sia dell'organismo sia della malattia che lo colpisce. La salute
dell'organismo dipende dall'unità armoniosa delle parti che lo compongono, le quali sono gli organi
del corpo e una serie di umori che circolano in esso. Gli umori sono dei fluidi che, in base alle loro
specifiche proprietà, esercitano una funzione attiva sull'organismo: lo riscaldano o lo raffreddano, lo
rendono più secco o più umido. La salute dell'organismo dipende dal fatto che umori e organi si
trovano in uno stato di armonioso temperamento: la krâsis. La malattia insorge allorché l'equilibrio
viene infranto da un disordine umorale. Si determina in tal caso uno stato di diskrasía. Nei testi di
sicura attribuzione ippocratica non incontriamo un'elencazione completa e definitiva di questi umori.
Ma nella medicina successiva, consolidatasi soprattutto attraverso Galeno, vengono distinti quattro
umori fondamentali: il sangue, la bile gialla, la bile nera, il flegma.
In estrema sintesi è questa la famosa teoria degli umori. Essa ha dominato il pensiero medico fino al
XVIII secolo ed è stata definitivamente abbandonata solo nel corso del XIX secolo, in seguito
all'enorme sviluppo della conoscenza biologica e medica.
Da Ippocrate in avanti, con rarissime eccezioni, anche le malattie mentali sono state interpretate in
termini di alterazioni umorali. Pertanto, anche se non è corretto sostenere, come taluni fanno, che
Ippocrate e i suoi successori non differenziassero clinicamente le patologie mentali da quelle
organiche, è tuttavia indubbio che le patologie dei due tipi erano spiegate e trattate allo stesso modo,
ossia come disordini di origine umorale dell'organismo. Nel caso delle malattie mentali il disordine
umorale colpisce soprattutto il cervello, generando fenomeni psicopatologici.
La malinconia consegue pertanto da un eccesso di nera (melaína) bile (cholé).
Il principio generale della psichiatria degli antichi si può così riassumere: nelle sue varie forme la
malattia mentale nasce quando il cervello è reso troppo freddo, caldo, umido o secco dall'eccesso o
dalla corruzione di un umore. Schematizzando, possiamo ricavare dal pensiero ippocratico-galenico le
seguenti correlazioni. Il caldo e l'umido del sangue generano agitazione, allucinazione e deliri. Il
freddo e l'umido del flegma generano angoscia e ritiro. Il caldo e il secco della bile gialla generano
eccitazione psicomotoria e aggressività. Il freddo e il secco della bile nera portano la malinconia.

GIURAMENTO DI IPPOCRATE IERI ED OGGI

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