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I COMUNI ELEONORA MASTROSTEFANO
Lo sviluppo dei comuni in Europa, e in particolare nell'Italia centro-settentrionale, si è
articolato in tre fasi. La prima è stata quella consolare, in cui i consoli, da 2 a 20, erano membri di un ceto elevato e affiancati da un Arengario, assemblea composta dalle persone facoltose della città. da un Arengario, ovvero un assemblea composta dalle persone facoltose della città. A causa delle lotte interne degli interessi tra le famiglie ricche tra il XII e il XIII secolo, il governo della città fu affidato a un podestà, un forestiero esperto in materia giuridica, al fine di riequilibrare il sistema corrotto caratteristico della fase consolare. Il popolo però rimase fuori dalle decisioni del comune, i salariati e i mercanti minori erano esclusi persino dalle corporazioni. Iniziarono così delle rivolte che portarono dei significanti progressi: fu introdotta la figura del Capitano del Popolo e dei gonfalonieri che difendevano gli interessi della media e bassa borghesia. La concezione della città in Italia era di città-stato che si era resa indipendente dall’impero, data l’assenza di una monarchia forte e accentratrice e data la lotta contro un clero ormai corrotto dei vescovi-conte. In Italia inoltre le città erano fornite di un esercito proprio al contrario del resto dell’europa, in cui i comuni ottennero meno libertà. Questo fenomeno dello sviluppo delle città si manifestò anche oltre l’Europa per esempio in Cina, dove però i ceti bassi non ottennero mai le concessioni e i diritti restando sempre subordinati all’aristocrazia e legati a una centralità imperiale. Anche nel centro Italia la situazione era diversa. La centralizzazione del regno di Sicilia rallentò le autonomie locali, causando un largo divario tra la situazione del nord e del sud che ancora oggi è riscontrabile ed evidente.