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Glottologia

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Glottologia

Glottologia e Linguistica (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

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Capacchione Martina

LA LINGUISTICA
La linguistica generale è una disciplina dove molte delle tematiche
aderiscono alla: grammatica, storia della letteratura, nella filosofia ma le
affronta da un’altra prospettica.
LINGUISTICO: agg> relativo alle lingue, es, liceo linguistico, laboratorio
linguistico, competenza linguistica. Sotto il nome di linguistica generale:
generale vuol dire per ogni disciplina che si associa, una visione generalista,
più ampia, nello specifico generale vuol dire ampia tanto da coprire lo studio
del linguaggio e delle lingue.
GENERALE: prospettiva che si propone di studiare le lingue e il linguaggio.
LINGUISTICA GENERALE: ramo delle scienze umane.
- Studio scientifico del linguaggio e delle lingue del mondo, del
funzionamento dei sistemi linguistici> ha un fine conoscitivo
- Adotta metodi scientifici: si avvale di processi di astrazione (es: dal
generale al particolare) (forma delle ipotesi, queste ipotesi vengono
verificate, così come la chimica e la medicina, le ipotesi adottano dei
metodi di validazione e statistica)
- È descrittiva, non prescrittiva.

Descrittiva perché si propone di descrivere uno stato, un processo, ma


non prescrittiva nel senso che la linguistica non è una scienza che ci
dice come dobbiamo parlare o che ci dà delle norme su cosa è
corretto e su cosa è scorretto, descrivere i fenomeni o dei
comportamenti linguistici senza assumere posizioni di questo tipo.
Ex. se gruppi sociali utilizzano il che polivalente, lo descrive e cerca di
interpretare il perché i parlanti lo utilizzano.
- Il campo della linguistica riguarda il linguaggio e la comunicazione
verbale. Comprende una vastissima gamma di temi. Non ha un
compito unico, fra gli obiettivi:
SPECIFICIARE la natura del linguaggio e le sue potenzialità
IDENTIFICARE le regole che i parlanti di una lingua applicano nel
produrre e ricevere un messaggio verbale
DESCRIVERE e spiegare i cambiamenti che si attivano nel tempo
FORMULARE ipotesi su proprietà, funzionamento, lingua
Il fine primario del linguaggio è la comunicazione.

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Capacchione Martina

LE AREE DISCIPLINARI:
-Linguistica generale: (o teorica o descrittive) come sono fatte le lingue,
come funzionano
-Linguistica storica: evoluzione storica delle lingue
-Sociolinguistica: rapporti tra lingua e società
-Neurolinguistica: lingua e strutture neuronali, cognitive. Teoria della mente
-Psicolinguistica: rapporti lingua e strutture psicologiche
-Dialettologia: descrivere i dialetti di una lingua
-Aquisizionale: acquisizione e linguaggio come lingua materna e modalità di
lingue secondarie
- Computazionale: modelli matematici applicati a dati linguistici per
elaborazione elettronica
-La tipologia: ricerca tra le lingue del mondo i più frequenti e gli universali
-L’antropologia o etnolinguistica: rapporti lingua e territori e cultura
-Glottodidattica: metodi per insegnamento, tecniche di traduzione

LA RIFLESSIONE LINGUISTICA
La riflessione sul linguaggio è antica e caratterizza tutte le culture (cinese,
indiana, ebraica, araba). In Occidente, i primi ad occuparsi del linguaggio
sono stati i filosofi greci, Platone, Aristotele, gli storici. La linguistica diventa
scienza autonoma solo nel 1800.
I quesiti di fondo
-Cos’è il linguaggio?
*Facoltà umana che predispone l’uomo a parlare (Facoltà del linguaggio)
*Genetica>universale
*Congenita, la facoltà del linguaggio è innata
*Inapprendibile ed incancellabile
*Fondamenti biologici del linguaggio
*Universale

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Capacchione Martina

-Cosa sono le lingue?


*Manifestazioni concrete del linguaggio, sono sistemi (pacchetti di unità,
progressi e regole) storico-naturali (storici perché nascono e si evolvono nel
corso della storia, e naturali perché si sono create ed evolute) e sistemi di
comunicazione
MEZZO ORALI-SCRITTE

STILE LINGUE VIVE-MORTE

TEMPO SPAZIO

-Che rapporto c’è tra linguaggio e lingue?

I NUMERI…
Attualmente, le lingue naturali sono circa 7105 (stima 2016).
-Cosa hanno in comune tutte le lingue per poter essere considerate tali?
*Tutte le lingue sono sistemi di comunicazione, servono a trasmettere
informazioni tra emittenti e riceventi.
*Sono sistemi di segni, cioè codici.
*possiedono delle varietà d’uso. Si modificano nel tempo e nello spazio

-Cosa hanno di diverso?

I PUNTI IN COMUNE
Tutte le lingue sono diverse solo in superficie, mentre sono sostanzialmente
uguali, poiché rispettano principi universali. Le lingue umane costituiscono un
fenomeno unitario, differiscono tra loro solo superficialmente. Presentano uno
stesso grado di complessità> tutto ciò che viene espresso in una lingua può
essere espresso in un’altra.

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Capacchione Martina

CONCETTI PRELIMINARI
Alcuni concetti preliminari. Gli elementi della Comunicazione. (Jacobson)
attraverso questo sistema ha attivato gli elementi di base.

EMITTENTE CONTESTO RICEVENTE


CODICE CODICE
CANALE
LINGUAGGIO
Cosa hanno in comune questi due partecipanti? Hanno uno stesso codice, il
codice è la lingua perché se l’emittente si scrivesse con un codice diverso
rispetto a quello che il ricevente è in grado di identificare la comunicazione
non potrebbe avvenire. Devono condividere lo stesso codice in base anche
alla direzione della comunicazione. Il messaggio linguistico parte
dell’emittente ed arriva al ricevente. Il ricevente sarà a sua a volte mittente e
viceversa. Il circoletto rappresenta il canale. Il messaggio orale viaggia
attraverso l’aria, quello scritto ha bisogno di un qualsiasi supporto grafico,
papiri, carta etc. qualsiasi spazio può supportare una scrittura. Quando
parliamo il messaggio orale è affidato all’aria perché produciamo suoni, e
questi suoni sono particelle di aria che si spostano (onde sonore). Sullo sfondo
vi è il contesto, emittente e ricevente sono presenti in un contesto, o un
momento storico preciso.
Le proprietà
°Fine: la comunicazione
°Innatismo> le lingue sono apprese senza istruzioni esplicite, le lingue sono dei
sistemi innati.
°Elementi minimi: tutte le lingue possiedono delle unità minime con le quali
possiamo formare unità più grandi
°Proprietà della composizione (grammatica) se questa proprietà non fosse
presente non avremo la grammatica
°Proprietà della scomposizione. Tutte le lingue sono formate da suoni. Non
tutte le lingue hanno le stesse vocali o consonanti.

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LA COMPOSIZIONE/ SCOMPOSIZIONE: le unità minime con cui opera la lingua


sono sempre di numero limitato: ex. L’italiano è costituito da 30 fonemi (7
vocali e 23 consonanti).
Quante frasi possiamo formare? Quante frasi? Quanti significati possiamo
esprimere? Le lingue sono dotata di grammatica cioè di composizione.
°Tutte le parole di una lingua sono formate a partire dal proprio inventario
fonologico. °EX. It bosco, splendido, aereo, banana, nonno
°<DISCRETEZZA

ECONOMICITA’/ RICORSIVITA’
°Economicità: tutte le lingue del mondo sono sistemi economici, perché
sfruttano un numero limitato di entrate. Le unità sono di numero limitato ma
ricorrente. (non c’è un principio che vieta che una stessa unità può essere
usata). Il numero delle unità fonologiche è più ristretto di quello della
morfologia.
°Ricorsività: proprietà esclusiva: uno stesso procedimento può essere
applicato più volte. Le lingue sono ricorsive perché gli elementi possono
ricorrere più volte creando messaggi potenzialmente infiniti.
°EX. Suffissazione
°Attuare> attualizzare> attualizzazione
Ricorsività:
Mario dice che Angela sa che Federica suppone che lui sia il più intelligente
della sua classe così come sostengono i suoi genitori…
In realtà, la ricorsività non consiste solo nella possibilità di aggiungere ad una
produzione linguistica altri elementi, a destra o a sinistra. La ricorsività è
correlata alla struttura.

CREATIVITA’/ ASTRAZIONE/ ARBITRARIETA’


CREATIVITA’: Le lingue sono sistemi creativi> possibilità di creare espressioni
sempre nuove, anche mai dette prime. La lingua se non fosse creativa non
formeremmo parole nuove, sarebbe solo sigillata e stilizzata, se non fosse
creativa non avremmo oltre alle parole nuove, ma anche la poesia. I letterati
hanno creato rime, assonanze, somiglianze. Se la lingua non si prestasse a
tutto ciò?
ASTRAZIONE: Possono fare riferimento a qualcosa che non è fisicamente
presente oppure ad astrazione (riferimento a distanza).

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ARBITRARIETA’: Un evento linguistico è intenzionale ed è arbitrario, la relazione


tra forma e sostanza è cioè casuale

PROPRIETA’ METALINGUISTICA/ ONNIPOTENZA SEMANTICA


Nella lingua il fine e l’oggetto coincidono > per descrivere la lingua, la lingua
deve cioè usare sé stessa. La lingua è l’unica scienza che può fare questo è
può parlare di tutto quindi plurifunzionale. Con la lingua possiamo esprimere
tutto (plurifunzionalità), la lingua può parlare di tutto anche di sé stessa
(riflessiva).

LA DIPENDENZA
È la capacità delle parole di entrare in relazione con altre parole, creando
coreferenze. EX. L’accordo è genere o di un numero.
I bambini guardano
Il bambino mangia un panino
Ex. Coreferenza pronominale
Quando la vidi, mi accorsi che era una donna alta
Questa dipendenza si manifesta anche a distanza
DIPENDENZA DALLA STRUTTURA
La forma di una parola è determinata da quella di altre parole più distanti.
EX. La donna che hai visto stamattina con madre è polacca
Le frasi NON sono organizzate come semplice successione di parole
*pianoforte il Mario suonava
* dress red mi is
I linguaggi informatici sono indipendenti

LE LINGUE: ECONOMICITA’
Unità

Numero illimitato di produzione


Processi

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Insieme determinano un segno infinito di produzione linguistica.


Riassumendo:
produttività – composizione (struttura) – ricorsività – economicità – creatività –
riflessiva – Onnipotenza semantica – dipendenza della struttura – arbitrarietà
- discretezza

IL SEGNO
Nella comunicazione verbale intervengo segni “speciali”. Il segno è qualcosa
che sta al posto di qualcosa altro per esprimere qualcosa. Ad esempio:
segnale stradale, strisce pedonali.
Il codice è un insieme di segni come: semiotica e semiologia
Il segno è un’entità complessa
GLI EVENTI SEMIOTICI
Indizi o indici: fenomeni naturali privi di intenzionalità come: sbadiglio, nuvole
Segnali: fatti naturali ma, intenzionali. Ad esempio: Tosse
Icone: intenzionali, ricordano per analogia l’oggetto cui rinviano. Ad
esempio: vietato fumare
Simboli: intenzionali, culturali. Ad esempio: rosso del semaforo, olistici
Segni: intenzionali, convenzionali, discreti, combinabili, vasta portata
semantica, molto ampio rispetto alle icone
IL SEGNO
Simboli e segni: sono entità complesse dotate di significante e significato, privi
di legame convenzionale. La lingua è un codice di comunicazione. Tutte le
lingue sono costituite da segni (unità che trasmettono informazioni).

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Il segno linguistico:
Significante “espressione”

SEGNO Biplanarità
Significato “contenuto “
Il significante è l’espressione grafica o conica del segno stesso.

LE PROPRIETA’ DEL SEGNO VERBALE


°Biplanarità
° Distintiva, esempio: notte/botte/note
° Linearità al/la “relativo al solo significante
IL SEGNO si estende nel tempo e nello spazio
°Monodirezionale “si estende in una sola direzione”
°Arbitrarietà
°Trasponibilità
° Discretezza
L’ARBITRARIETA’
°Es: libro

°Significante forma fonica o grafica della parola


°Significato idea mentale che quella forma suscita
ESEMPIO
°Italiano: libro
°francese: livre Il significante cambia, mentre non cambia il
significato

°inglese: book
°tedesco: Buck
°giapponese: hon
Le lingue sono la più evidente manifestazione.

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ALCUNI CONCETTI PRELIMINARI


Il segno linguistico e il Referente

Significante Significato

Referente “oggetto concreto”

IL TRIANGOLO SEMIOTICO
Significato

Segno

Significante Referente

ARBITRARIETA’ ASSOLUTA
° Onomatopee/ideofoni
° Classi di parole in cui il rapporto di Arbitrarietà è meno solido
° Il significante richiama il loro significato, sono quindi segni prevedibili e
riconoscibili
-es. maio /sussurare / tintannio / din din

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°NON C’E’ arbitrarietà assoluta


ARBITRARIETA’
Le onomatopee non sono solo suoni imitativi
Tintinn+io
Sussur-are
° Una maggiore iconicità è invece posseduta dagli ideofoni esempio: zac,
boom, toc toc

IMPOSSIBILITA’ LINGUA TOTALMENTE ARBITRARIA


Assenza arbitrarietà “assoluta”
°esempio: chicchirichi, <it>, fr cocorico <fr> kikeriki <ted>, kukeliku <sved>,
cock.adoodie.doo <ingl>
° Verso anatra, couin, couin <fr>, quak quak <ted>, rap rap, <dan>, mac
mac <ru>
La diversità NON diminuisce tuttavia l’iconicità, sono comunque versi imitativi
o almeno evocativi

DISCRETEZZA/ CONTINUITA’
°Proprietà fondamentale delle lingue umane
° Una distinzione essenziale tra i codici di comunicazione riguarda il mondo in
cui essi trasmettono e codificano l’informazione
° Dal punto di vista dell’espressione, le lingue sono codici discreti, molti
linguaggio di comunicazione sono invece continui, ad esempio: api
DISCRETO
°I segni linguistici, in primo luogo il significante, è discreto
°Discreto: la differenza tra le unità è assoluta non relativa
°e cioè possibile individuare confini netti
<a> è diverso da <e>
CONTINUO
° E’ continuo tutto ciò che non ha confini netti e precisi, es. colori

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° è dotata di continuità la sostanza fonetica, “il flusso parlato”, ma anche,


prescindendo dal segno linguistico: i confini delle comunità linguistiche, dei
dialetti, il concetto di registro.
-Informazione sonora:
NESSUNMATEICIANUNDERSTANDSTHEPROOF
Fra una parola e l’altra non ci sono spazi o silenzi

DISCRETO, CONTINUO
-Discreto: livello della forma, livello astratto digitale
Aritmetica, informatica
DISCRETEZZA
Il carattere discreto delle lingue è strettamente collegamento all’arbitrarietà.
Una lingua analogica sarebbe parte iconica. La discretezza serve ad
assicurare alla lingua flessibilità ed efficienza.

FERDINAND DE SAUSSURE
°Corso di linguistica generale, 1916
°Dicotomie essenziali per la definizione di lingua.
- 1) Sincronia, diacronia
- 2) Significante, significato
- 3) rapporti associativi, paradigmatici
- 4) lingue, parole
Secondo gli strutturalisti la lingua è un sistema anzi, è un sistema del sistema,
complesso costituito da più piccoli sistemi. Il concetto di sistema diviene
l’idea di qualcosa di una struttura, fondamentale. La lingua è un insieme
organizzato, unità di processi.
DIACRONIA, SINCRONIA
°dia’ <attraverso> + chronos, tempo
°syn <insieme> +chro/nos, tempo

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DIACRONIA: analisi della lingua lungo il tempo


SINCRONIA: analisi della lingua in un preciso momento storico.
°Spesso è difficile separare le due componenti
RELAZIONI SINTAGMATICA E PARADIGMATICHE
La relazione sintagmatica fa riferimento a tutti quei rapporti che un’unità
linguistica stabilisce con ciò immediatamente precede o segue. È una
relazione in presenza, tiene conto di ciò che sta prima o dopo. La relazione
sintagmatica si può esternare anche a distanza.
La relazione sintagmatica sfrutta una proprietà: la linearità del segno
linguistico, in quanto queste relazioni fanno riferimento all’ordine lineare con
cui gli stessi elementi linguistici compaiono nella frase e Poiché non possiamo
produrre contemporaneamente più segni questi si succedono determinando
queste relazioni sintagmatiche di orine lineare, ma non solo, ordine delle
combinazioni, ogni volta che scelgo una parola la devo concatenare a
quelle che eventualmente precedono o seguono.
Esempio: “i fiori sbocciano”, due sintagmi uno verbale e uno nominale, la I
finale di fiori morfema, viene ripreso sull’articolo I, allo stesso tempo proiettato
sul verbo che così assume la desinenza di terza persona plurale. Fiori :
stabilisce una relazione sintagmatica. Con una frase di questo tipo i tre
elementi sono co-referenziali (si riferiscono allo stesso referente della realtà).
L’articolo è un controllato. Sia I che il verbo dalla forma dell’articolo si desume
che il controllore è di numero plurale ed è maschile, che sia di numero plurale
si desume sia dal numero che dal verbo, che sia invece maschile si desume
non dal verbo ma dall’articolo.
Esempio:“ho raccolto delle belle pere mature”: in questo caso, il sintagma
preposizionale, il controllore è pere, il nome diffonde i due tratti morfologici
su due elementi che sintatticamente dipendono da esso.

La manifestazione linguistica è lineare che procedono prima o dopo, queste


unità si precedono e si combinando tra loro, in un enunciato lungo alcune
unità intrattengono dei rapporti più stretti tra loro rispetto a noi.
Esempio: “Stamattina ero in giro per funghi e ho visto un orso”:
I rapporti più stretti che noi riscontriamo a livello sintagmatico, consideriamo
che rappresenta la struttura sintattica dell’enunciato, la struttura sintattica
dell’enunciato non dipende dalla successione di parole queste parole
devono essere combinate tra loro rispettando le regole.
Questa successione non è solo lineare ma è anche gerarchica, ad esempio
la relazione sintagmatica presente nel verbo composto “ho visto” è molto
stretta, per una serie di ragioni ad esempio come: la relazione fra UN ed

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ORSO è stretta, UN non può stare in nessun altro posto se non davanti ad un
nome. La relazione sintagmatica è
molto stretta perché questa struttura non può essere interrotta se non da
poche categorie di elementi. La
forza sintagmatica di questi due elementi è molto forte. Considerando
“stamattina” vi è maggiore libertà di movimento.

LA SINTASSI
È apparentemente lineare, in realtà dietro questo ordine lineare ci sono degli
intrecci. Un noto studioso ANDREA MORO afferma che la sintassi è come una ratio,
in superficie vi è la tessitura lineare, se noi guardiamo al di sotto della ratio ci
sono dei fili intrecciati che è tutt’altro convoglia l’idea di ordine e di linearità
vuol dire che quello che è in superficie in realtà nasconde una serie di
dipendenze strutturali. Le grammatiche sono così, la grammatica è un
sistema gerarchico complesso.
RELAZIONE PARADIGMATICA
L’asse paradigmatico ci fa pensare all’asse delle scelte, fa riferimento alle
relazioni dell’unità linguistica e stabilisce tutte quelle altre unità dello stesso
tipo che potrebbero comparire nello stesso identico contesto. Possiamo
definire paradigma come un insieme di elementi che condividono tutte le
proprietà possono essere di varia natura, fisiologiche ,aritmetiche e
linguistiche.

Esempio: un ragazzo morde una pera


Dal punto di vista paradigmatico dobbiamo considerare di volta in volta le
unità che stabiliscono un paradigma. Ragazzo è un lessema che indica un
essere animato umano giovane, costituisce il paradigma soltanto con altri
lessemi che condividono queste proprietà semantiche, possiamo attribuire
ragazzo con “bambino”, oppure con “questo” ma non “libro”.
Sostituendo morde con mangia, va bene comunque. Anziché pera,
possiamo sostituire con qualsiasi altro frutto.
Questi esempi: Ogni volta che parliamo compiamo una duplice scelta,
scegliamo paradigmi diversi, ma li combiniamo tra loro rispettando relazioni
sintagmatiche, ci rifacciamo sempre una duplice scelta, attingiamo molti

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Capacchione Martina

paradigmi, disponiamo questi elementi per il paradigma secondo un ordine


che è lineare e che rispetta le regole.
Quando sostituiamo elementi del paradigma dobbiamo rispettare anche la
sua appartenenza morfologica , verbo con verbo, nome con nome, e non
possiamo mescolare i casi, non possiamo dire: bambino libro una mela.
Queste leggi vanno rispettate, si tratta di una relazione dove i rapporti
paradigmatici si osservano virtualmente.
LANGUE E PAROLE (termini francesi traducibili)
Dirigono un sistema astratto di conoscenze che costituiscono la langue.
La langue è il sistema linguistico astratto che permette di poter combinare e
creare dei messaggi linguistici, il sapere astratto, ciò che noi sappiamo della
nostra vita e che condividono con Saussure questa conoscenza astratta ma
non collettiva perché appartiene agli stessi mesi della collettività, questo vuol
dire che tutte le persone che parlano italiano, condividono una base, un
sistema astratto di italiano. La langue è la lingua intesa in senso astratto,
parole è invece la lingua intesa in senso concreto, vale a dire: sono piatti
linguistici completi ciò che noi effettivamente produciamo. Questi due
concetti sono connessi tra loro perché non potremmo produrre atti individuali
concreti o azioni se non avessimo alla base una conoscenza astratte e
mentali della nostra lingua. Lingua e parole sono termini linguistici distinti da
Ferdinand de Saussure nel suo Corso di linguistica generale. Langue
comprende le regole e le convenzioni astratte e sistematiche di un sistema
significante; è indipendente e preesistente singoli utenti.
LA LANGUE serve a produrre atti concreti, se la langue è il sistema di
conoscenza mentale interiorizzate, possedute come sapere astratto, invece
sono atti concreti che noi realizziamo. Sono complementari l’uno con l’altro.
Questa stessa dicotomia è stata ripresa circa cinquant’anni dopo da John
CHOMSKY rielabora questi concetti si Saussure modificandoli, modifica la

terminologia, chiamandola competenza ed esecuzione, quest’ultimo


coincide esattamente con quello di parole, uguale, non ci sono differenze,
mentre invece è stato rimodellato il termine langue che non coincide con
competenza, perché mentre per Saussure la langue è sociale, per Chomsky è
individuale. La competenza non è generale, ma secondo Chomsky è
declinata in più direzioni, fonologia, morfologica, sintattica, semantica tutto
ciò da luogo ad una competenza.
Questo significa che ogni lingua è organizzata su più livelli, come dice
Saussure: è un sistema di sistema.
I livelli di analisi o diverse componenti riconosciute nella linguistica moderna
sono QUATTRO:
1) FONETICA E FONOLOGIA

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Capacchione Martina

2) MORFOLOGIA
3) SINTASSI
4) LESSICA E SEMANTICA
È talmente importante che deriva dallo strutturalismo che ancora oggi quasi
tutti i manuali di linguistica generale italiani o anche relativi ad altre lingue
contengono capitoli separati su ciascuno di questi termini, ognuno di questi
livelli assume fasi diverse.

L’ORIGINE DEL LINGUAGGIO


Le neuroscienze cognitive

-Processi cognitivi ( attenzione, memoria, linguaggio, pensiero, emozioni)

-Funzioni cognitive superiori ( giudizio, decisione)

-linguaggio come esempio di funzione cognitiva

L’origine del linguaggio è materia di ciò che oggi viene chiamato il campo delle
neuroscienze → riguardano la cognizione, sono localizzate

Noi esseri umani siamo dotati di una serie di capacità di processi cognitivi.

→Linguaggio umano è:

-Innato

-Fondato su base genetica

-Tratto universale della sola specie umana→non c’è un essere vivente che nasca
privo della facoltà del linguaggio

-Dotato di proprietà esclusive

IL LINGUAGGIO
-Mezzo di comunicazione
-Proprietà intrinseca della specie umana
-Ambiente e predisposizione genetica
-Funzione complessa che si attua in tempi brevi (150 parole al minuto uomo
adulto, lessico di circa 20000/40000 parole raggiunto già ai 6 anni di
vita→vuol dire che ci sono due aspetti che sembrano avere pesi diversi, da
un lato una funzione e specificità molto complessa, dall’altra questa
complessità non è restituita da una complessità
PREMESSA; L’essere umano è l’unica specie che ha sviluppato nel corso dei
millenni un sistema evoluto di comunicazione; Le altre specie comunicazione

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attraverso canti, richiami, gesti ritualizzati e ripetitivi; L’uomo ha sviluppato un


sistema linguistico con cui esprimere un’infinita varietà di pensieri separati e
distinti in modo sempre nuovi (creatività); Questo “salto” evolutivo è ciò che
contraddistingue l’uomo dagli altri esseri viventi

SUONO

GESTO

Scegliere uno dei due fattori determina una serie di conseguenze tra cui :
DATAZIONE

TEORIE

LE ORIGINI: DATAZIONE
Molti sono stati i filosofi, religioni e intellettuali che si sono interrogati sull’origine
del linguaggio, molto complesso ma ha spesso contrastato alcuni ideali dei
veri e propri assiomi religiosi intorno al 1815 fu vietato di discutere sull’origine
del linguaggio perché contrastava l’ipotesi del creazionismo→ a scardinare
questo sistema è stato L’evoluzionismo di Darwin (sostenitore
dell’evoluzionismo) ha contrastato apertamente una serie di principi tra cui
anche l’origine del linguaggio. → La ricostruzione dei processi evolutivi
dell’uomo è complessa. →Già Darwin nel 1871 (The
descent of man) affrontava tale argomento) → Confutò
l’ipotesi del creazionismo e propose l’ipotesi dell’evoluzionismo >dimostrare
continuità della specie, derivazione da una specie all’altra.
Problemi; il linguaggio non lascia tracce> impossibilità di ricostruire
l’evoluzione della comunicazione verbale; studi di paleoantropologia
(caratteristiche anatomiche es TVS); Studi di paleoneurologia ( struttura
cranica ); molte ipotesi, ma poche prove; campo di ricerca interdisciplinare
(paleontologia)

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DUE TEORIE
-Teorie innatiste (o non selezioniste )> la funzione del linguaggio è emersa
indipendentemente dalle dinamiche evolutive dell’uomo ( Chomsky 1975,
Ickerton 2003, Lieberman 2000)
Teorie selezioniste ( o linguaggio-evolutive)> la funzione linguistica, per la sua
complessità, non può essere indipendente dai meccanismi di selezione
evolutiva ( Darwin, Klatt 1972)
Le origini:
→ dai primati non umani agli ominidi.
→ grandi scimmie e ominidi; linea di separazione evolutiva> 6/ 7 milioni di
anni fa
→Bipedismo:> quando l’uomo ha cominciato a camminare in posizione retta
questo nuovo comportamento che è scattato da una serie di condizioni ha
predisposto l’uso della parola
→precondizioni biologiche per l’origine del linguaggio, seguite da
abbassamento laringe
→mani libere e disponibili per altre attività> homo Habilis>gesto deittico ,
comincia ad usare le mani per i primi strumenti di caccia, il legno, pian piano
sempre più abile, ma soprattutto le mani serviranno per il gesto deittico
fondamentale perché è un modo di comunicazione gestuale, se è così il
gesto ha preceduto il suono

LA COMUNICAZIONE
→Lo studio delle scimmie antropomorfe costituisce l’anello di giunzione con
l’uomo
→la storia evolutiva dell’uomo è per molti aspetti sovrapponibile a quella
delle scimmie
→Differenza: nell’uomo c’è presenza di linguaggio articolato> che ha dato
origine a una rivoluzione cognitiva che ha posto l’uomo al di sopra di tutte le
specie viventi animali. Tra tutte le specie umane l’uomo è quello
cognitivamente superiore. Tutti gli studiosi sono d’accordo, ed è stato proprio
il linguaggio a far evolvere l’uomo, il linguaggio è stata una funzione rilevante
che ha aperto la nostra condizione verso la serie di altre diffusioni cognitive, il
pensiero, la memoria.

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La comunicazione delle scimmie


Scimmie: →comunicano in modo olistico, gestuale, manipolativo,
multimodale
➔ Sono dotate di capacità creativa e di pensiero
➔ Repertorio di suoni molto limitato (secondo degli studiosi hanno
ipotizzato che il loro inventario fosse così limitato perché non avessero
la capacità anatomica di produrre altri suoni, le scimmie non parlano
per questo)
➔ Non solo vocalizzazioni> espressioni facciali, gesti, manuali, posture
(sono molto gestuali)
➔ Le vocalizzazioni delle scimmie sono determinate geneticamente e non
incrementano nel corso della loro esistenza
➔ Sono intenzionali e usate in modo emozionale ( vogliono davvero
comunicare qualcosa, però emozionali non comunicano capacità
statiche di pensiero, non riesco a reperirsi ciò che è passato e ciò che è
avvenuto)

SEGNALI ACUSTICI STRUTTURALI


→Alcune specie di scimmie usano segnali di richiamo acusticamente
diversi associati a dei significati differenti
→sono segnali funzionalmente referenziali
→cercopiteco verde, scimmie reso, scimpanzé

CERCOPITECHI VERDI
Latrato: tosse: sbuffo:
-leopardo -aquila -serpente
-cercare riparo -guardare in alto -scrutare l’erba

MESSAGGI OLISTICI: →Le vocalizzazioni delle scimmie (segnali di allarme)


hanno significato olistico, non discreto, prive di struttura interna
→sono cioè manipolativi, non referenziali
→es: il richiamo che emettono in presenza di un’aquila>non vuol dire
“aquila” ma qualcosa del tipo: ‘guardare in alto e cercare riparo’

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→servono a suscitare una risposta emotiva e un diverso comportamento nei


loro simili

°Gli studiosi concordano nel ritenere che il linguaggio abbia avuto come
punto di partenza le vocalizzazioni dei primati e non umani
°su come sia avvenuta tale evoluzione, sono state avanzate diverse ipotesi,
spesso contrastanti

Le origini:
→Linea evolutiva dell’uomo: 20 specie di ominini estinti raggruppati in 7
generi
→Più documentati: Australophitecus ( Africa, 4-2 milioni di anni fa),
Parantrophous, Homo (africa centrale 2-1 milione anni fa)
→Homo (2,5 milioni anni): scheletro già bipede cervello più grande, presenza
di fossili di strumenti in pietra, migrazione dall’Africa
→Neanderthalensis, Sapiens

LE LINGUE UMANE
→Pur essendo determinate geneticamente, sono caratterizzate da: Discretezza –
flessibilità – apprendimento per esperienza, referenziali e simboliche

→Come si è realizzato questo complesso passaggio evolutivo?

→Dobbiamo considerare più fattori

IPOTESI NASCITA LINGUAGGIO


1) Origine remota, sostanzialmente gestuale>5/6 milioni di anni fa, quindi
presente già in Lucy, fossile risalente a 3.5 milioni di anni. Il fossile Lucy
doveva possedere già una forma di linguaggio.
2) Origine recente, Homo Sapiens, circa 35.000 anni fa (Paleolitico superiore)
3) Datazione intermedia, nell’Homo Erectus; 1.6 milioni di anni , sarebbe
presente una sorta di protolinguaggio, fatto per lo più di segni e gesti
deittici
Certezza:
→evoluzione di aree corticali e allargamento del cervello, rimodellamento
della cavità orale>abbassamento laringe
→coesione sempre più forte, protezione prole, protezione dei predatori
Problemi:
→la ricostruzione evolutiva deve essere dedotta da reperti fossili

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→non sempre i resti fossili sono facilmente interpretabili, spesso le strutture


anatomiche sono ricostruite a partire da frammenti di ossa
→il quadro si complica quando dai resti fossili si cerca di dedurre
l’anatomia delle parti molli contenuto al loro interno ( non lasciano
traccia)

SPECIFICITA’ ANATOMICO-MORFOLOGICHE
→la produzione del linguaggio richiede strutture altamente specializzate>
componenti periferiche e centrali deputate al linguaggio

→tra queste, la forma e la flessibilità del tratto vocalico superiore

→cioè la possibilità di cambiare la forma del canale sopralaringeo che funge da


filtro acustico> produzione di molti suoni

(quadro in cui l’uomo preistorico deve arrivare per poter esser parlante)
→Homo sapiens è comparso nella scena evolutiva 120-200.000 anni fa
→i primi Homo Sapiens erano anatomicamente simili all’uomo moderno> ma
non vi sono tracce di attività simbolica, es. pitture rupestri, inumazione morti
→il cervello è già più grande, probabilmente per adattamento a condizioni
ambientali, al bipedismo
Tuttavia…→prima che avvenisse l’abbassamento della laringe doveva essere
già presente una qualche potenzialità neurale per produrre volontariamente
un linguaggio ( si possono sempre usare i gesti = linguaggio dei sordi).
→sappiamo che oltre all’area di Broca e di Wernicke quando parliamo sono
coinvolti “sistemi naturali funzionali” che collegano le attività svolte a
differenti strutture neuroanatomiche.

LA PRODUZIONE DEI SUONI: il tratto vocale


→il repertorio acustico delle grandi scimmie era/è limitato perché la
conformazione anatomica del loro tratto vocale sopralaringeo non consente
di articolare suoni.
→l’apparato fonatorio non lascia traccia

IL TVS→
La laringe è un tessuto molle che non lascia tracce nei fossili, di conseguenza
bisognare cercare altrove le prove per sostenere quando l’origine del
linguaggio abbia potuto avere inizio. IL TVS non è altro che il tratto vocalico
superiore, che costituisce un discrimine valido tra le scimmie antropomorfe e
l’uomo. Nelle scimmie il TVS è a canna unica> la laringe si
trova in alto vicino la mandibola. -→ ciò permette alle scimmie di ingoiare e

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di respirare contemporaneamente. Negli uomini: →IL TVS è a due canne, una


sezione orizzontale nella bocca, una sezione verticale nella gola. Queste due
tratti, di pari lunghezza formano un angolo retto (inclinato di 90 gradi rispetto
ai primati), 1:1. →ciò ha cambiato la geometria del tratto oro-vocale.
→la conseguenza immediata>aumento della cavità faringale.
-La laringe di un adulto umano è più abbassata di quella dei primati non
umani.

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-La laringe si abbassa 1) a partire dai 3 mesi di vita fino ai 3-4 anni, 2) pubertà.
Ciò consente agli uomini di articolare un numero diversificato di suoni
-Studi comparativi dimostrano che la capacità articolatoria è indispensabile
per il funzionamento del linguaggio (ritmo di apertura e chiusura corde
vocali), meccanismo respirazione.
Per un certo periodo di tempo si è pensato che le scimmie non potessero
realizzare suoni, in quanto avevano un apparato fonico diverso, poi si è
scoperto che questa è solo una delle condizioni negative che ostacolano un
linguaggio articolato.
LA RICOSTRUZIONE DEL TVS
→L’abbassamento della laringe è stato un adattamento necessario
(graduale) determinato, secondo diversi studiosi (Tartabini, Soravia), da una
locomozione bipede, l’abbassamento della laringe sarebbe strettamente
connesso al bipedismo, (Homo Erectus), il quale avrebbe portato l’uomo ad
adattare i propri comportamenti a schermi differenti.
→ E’ possibile stabilire quali ominidi fossero bipedi, analizzando la posizione
del foro occipitale del cranio, un’apertura che si trova alla base del cranio
posta in collegamento della colonna vertebrale nel punto dove si poggia la
testa
→Bipedismo> benefici e vantaggi > hanno determinato lo scatto evolutivo
della specie umana e che sono precondizioni per il linguaggio.
-Minore irradiamento solare.
-Allargamento scatola cranica.
-Liberazione delle mani, che hanno portato l’uomo ad impegnarsi in altre
attività.
-Attitudine alla vita di gruppo, all’allevamento ecc.
Tutto ciò ha anche creato uno SVANTAGGIO EVOLUTIVO
Svantaggio : condivisione di un tratto del canale al passaggio di cibo e aria:
la faringe
→durante la deglutizione, il canale della respirazione viene chiuso
dall’epiglottide per impedire che cibi o residui, dopo aver attraversato la
faringe possano finire nella trachea impedendo la respirazione> errore o
svantaggio evolutivo. →L’uomo (sapiens sapiens). Tale
svantaggio è stato compensato da un notevole vantaggio evolutivo > LA
FONAZIONE. → Il
linguaggio ARTICOLATO è il risultato della mutazione di una struttura
precedente e di uno speciale adattamento della respirazione alla fonazione.

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→ c’è un punto su cui tutti gli studiosi concordano: nessuna specie animale
può adattare “volontariamente” la propria struttura anatomica o le proprie
funzioni per migliorarsi> limiti di tollerabilità, es. carenza ossigeno. Ogni
mutamento è il risultato di un adattamento contestuale, ambientale, di una
modica dei contesti e degli stili di vita l’uomo ha perso la coda, non serve
più, ha assunto una posizione bipede; si è allungato o abbassato il collo a
seconda della necessità.
LA COMPLESSITA’ DEL LINGUAGGIO
Il linguaggio articolato coinvolte più di 100 muscoli ( più di ogni altra attività
umana), è l’attività motoria “discreta” più veloce che l’essere umano può
realizzare; nell’arco di un secondo possiamo produrre fino a 20-30 segmenti
fonetici corrispondenti a 6-9 sillabe; richiede quindi processi percettivi veloci;
richiede un inusuale e complesso controllo della respirazione per produrre
espressioni lunghe in una singola espirazione; non avrebbe senso parlare se
l’uomo non fosse dotato di un sistema uditivo adatto a sentire gli stessi suoni

FISILOGIA DEL LINGUAGGIO…


La facoltà del linguaggio è determinato da una serie di aspetti morfologici e
fisiologici tra cui:
→l’andatura bipede
→prensilità associata a un più raffinato uso del tatto;
→base cranica di nuova foggia;
→Le trasformazioni del cranio consentirono l’abbassamento della laringe e la
comparsa di uno spazio sopralaringeo.
[..Tutto questo ha dato ha anche dato accesso alla possibilità di produrre
suoni diversificati, l’uomo è l’unico in grado a produrre la vocale [i], in quanto
è una vocale alta posteriore, il che complica il gesto articolato fine.
→infatti i neonati non producono /i/ e /u/
Nelle altre specie il corpo della lingua è lungo e relativamente piatto e
riempie la cavità orale, cosa che determina una produzione di suoni
grossolani. La laringe animale è collocata più in alto e si può collegare alle
vie nasali formando un unico percorso con la cavità orale, perciò gli animali
possono bere e respirare simultaneamente, come i neonati.
Nell’uomo la lingua si può muovere in avanti indietro, in alto e in basso,
producendo repentini ed estremi cambiamenti all’interno della cavità
sopralaringale rispetto al suo punto medio, cioè la posizione che si ha
quando non si parla, e questo determina diversi timbri vocalici.
I suoni che ricorrono con più frequenza nelle lingue del mondo, sono la [i], la

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[u] e la [a], che formano il triangolo vocalico, e che possono essere realizzati
attraverso una discontinua articolazione della lingua nel tratto sopralaringale
rispetto al punto medio.
→La ‘a’ è una vocale universale, comune tutto il mondo.
A differenza di altre specie animali che producono un repertorio fisso di suoni,
l’uomo è in grado di apprendere, tramite processi imitativi, centinaia di
combinazioni di suoni distinti. Tale capacità è inoltre rafforzata dalla presenza
nello sviluppo infantile di una fase prelinguistica unicamente umana: la
lallazione
IL LINGUAGGIO ARTICOLATO
→Ipotesi 1: Lieberman 1975
→dagli scheletri di Homo Neanderthalensis> si deduce che questa specie
non era in grado di produrre suoni. Dagli scheletri di Homo sapiens (100.000
anni fa)> collo troppo corto per favorire TVS ADEGUATO. Di conseguenza, il
linguaggio articolato compare circa 50.000 anni fa (comparsa
dell’agricoltura). Ipotesi successivamente messa in discussione è l’analisi
dell’osso ioide (indizio indiretto della posizione della laringe)
→Ipotesi 2: (Martinez, Fitch)
→anatomia osso ioide fornisce informazioni sul fatto che anche Homo
Neanderthal avesse una conformazione diversa da quella delle scimmie
(esemplare di Kebara). Inoltre, fornisce informazioni su perdita sacche d’aria,
cavità gonfiabili poste sopra le corde vocali e presenti in tutte le scimmie, ma
non nell’uomo. Le sacche d’aria sono funzionali: permettono di amplificare il
suono> rendere il suono più udibile> maggiore grado di aggressività,
competizione, larghi spazi geografici. La perdita delle sacche d’aria è
avvenuta in un periodo intermedio dell’evoluzione umana, già assente nel
Neanderthal.
L’uomo ad un certo punto perde le sacche d’aria e si dota di una laringe
funzionale, queste erano già assenti nell’uomo di Neanderthal. Le modifiche
del TVS non sono comunque sufficienti a spiegare la presenza del linguaggio.
Il linguaggio, infatti, richiede altre competenze e soprattutto un’affinità
cerebrale e un controllo motorio fine e sincronizzato degli articolatori.
LA RESPIRAZIONE
La capacità articolatorie umani sono il risultato sia della mutazione di una
struttura anatomica precedente, sia di uno speciale adattamento degli atti
respiratori alla fonazione. Durante la respirazione a riposo, il volume del
torace aumenta e diminuisce in modo regolare con le fasi di inspirazione e di
espirazione. Il tempo di ispirazione è di poco più breve rispetto all’espirazione.
Durante la produzione linguistica, il numero degli atti respiratori diminuisce,

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l’ispirazione è maggiore, l’espirazione rallenta perché il flusso dell’aria


incontra diversi ostacoli (linguaggio articolato). La respirazione è influenzata
sia da stimoli interni metabolici (co2 nel sangue) sia dell’articolazione.
IL LINGUAGGIO ARTICOLATO NELLA FILOGENESI UMANA
Nella filogenesi umana, la capacità di comunicare attraverso suoni ha avuto
un’evoluzione lenta, non sempre lineare. →le scimmie usano un numero
limitato e predeterminato di vocalizzazioni per informare ma non hanno
strutture fisiologiche, anatomiche e neutrali adeguate. Dai reperti fossili
sembra che l’evoluzione dell’apparato sia iniziato nel Neanderthal, per poi
affidarsi nei periodi successivi. Probabilmente l’HOMO ERGASTER E L’HOMO
HABILIS, già dotati di organizzazione sociale, avevano già alcune forme di
comunicazione, la quale non era ancora acustica ma gestuale.

DUE TEORIE:
L’origine del linguaggio continua a sollevare grandi dibattiti
1) Teorie GESTURE-FIRST o UNIMODALI (corbalis, Tomasello)> le prime forme
di comunicazione umana erano gestuali, e traggono fondamento da
quelle delle scimmie. A questo punto la linea evolutiva si separa
nell’uomo il gesto sarà poi associato al suono
2) Teorie MULTIMODALI (McNeill, Kendon)> le prime teorie di
comunicazione sono state gestuali e vocali allo stesso tempo. Nel
tempo. L’impiego dei suoni articolati è andata via via aumentando. Il
fatto che il linguaggio verbale derivasse dal gesto era stato già
preposto

→GESTURE-FIRST: ipotesi già circolante nel 1700 in ambito filosofico


→Bonnot de Condillac, saggio sull’origine delle conoscenze
umane,1746
Per veicolare la sua ipotesi la scrive sottoforma di fiaba:
-Due bambini, un maschio e una femmina, si incontrano dopo il diluvio
universale in un mondo disabitato e cominciano a gesticolare per farsi
capire. A questa ripetuta sequenzialità di gesti si affiancano poi una
serie di vocalizzazioni all’inizio casuali, per poi diventare distintivi e
quindi forme linguistiche. Il saggio di Condillac ha avuto grande presa
in altri filosofi.
→Ma la Societè de linguistique française, 1866 pone un vieto: non si
può parlare dell’origine del linguaggio, perché contrasta l’ipotesi della
creazione divina dell’uomo.
→In seguito è stato ribadito dalla Philological society of london 1872
→I1876: cessazione del divieto, ma di origine del linguaggio si torna a
parlare solo negli anni settanta del secolo scorso.

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GESTURE FIRST
È molto probabile che anche i primi ominidi, prima di parlare, usassero
forme di comunicazione gestuale> ipotesi mimetica gesticolatoria. Tra
le prove: esistenza di neuroni specchio nei macachi (area F5) come
pure nell’uomo (area broca). Tale sistema ha costituito una base
comune per l’evoluzione del linguaggio umano.
Prima fase: incremento dei gesti facciali
Seconda fase: produzione dei gesti articolati (non visibili), ma
percepibili, grazie anche alle modifiche anatomiche del TVS

I NEURONI SPECCHIO…
Rizzoletti et al (1995) hanno individuato in un’area del cervello delle
scimmie, omologa all’rea di Broca, gruppi di neuroni che vengono
attivati non solo quando le scimmie eseguono una classe di azioni, ma
anche quando vedono compiere azioni simili da altre scimmie o
dall’uomo: tali neuroni sono stati ribattezzati col nome di neuroni
specchio.
Studi più recenti hanno notato che i neuroni specchio agiscono anche
come sistema audiomotorio: infatti, sempre all’interno della stessa
popolazione, 63 neuroni si sono attivati sia quando la scimmia ha
eseguito una determinata azione, sia quando essa ha udito dei suoni
che erano associati all’azione eseguita.
È plausibile pensare che i neuroni specchio possiedono due funzioni:
1) Reagire alla vista, o al suono di alcune azioni che hanno un
significato
2) L’altra, è rappresentata dalla loro attivazione durante l’esecuzione
delle stesse azioni.

TEORIE MULTIMODALI
→Il protolinguaggio delle scimmie è formato da gesti> se l’origine del
linguaggio fosse stata gestuale>allora il linguaggio dell’uomo sarebbe
stato gestuale come quello delle lingue dei segni. →gesti e suoni sono
invece equiprimordiali e concorrenti- →sistema integrato gesti-parola
Due processi:
immaginativo (gesto) globale, non combinatorio, top-down
Linguistico: (parole) discreto, combinatorio, bottom-up

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BASI GENETICHE
L’universalità della funzione linguistica, la regolarità degli stadi di sviluppo
hanno spinto i ricercatori a ipotizzare la presenza di geni linguistici. I tentativi
di individuare dei geni del linguaggio finora non è stata comprovata,
sebbene di certo l’architettura celebrale è governata da algoritmi genetici.
EMISFERO SINISTRO
→Due sottoaree (19°secolo)
→Broca (anteriore, area della produzione linguistica)
→Wernicke (posteriore, area della comprensione linguistica

AFASIA

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LE AREE DEL LINGUAGGIO


La localizzazione delle aree cerebrali dedicate al linguaggio è stata di
seguito messa in discussione ( recuperata da test e analisi post-mortem).
Diagnostica tramite neuro-immagini hai provato che le aree di produzione e
di comprensione linguistica non sono solo quella di Broca e di Wernicke, ma
riguardano anche altre zone dell’emisfero sinistro e zone contro-laterali
dell’emisfero destro

FOXP2
Nel 2001 presso l’istituto Max Planck di Lipsia è stato scoperto un gene del
linguaggio FOXP2 (oggi sppech1). I soggetti con mutazione di FOXP2
mostrano uno specifico deficit linguistico, è un gene dell’articolazione
linguistica>disturbo della parola, disprassia verbale. È implicato nel controllo
oro-moratorio, ma non è l’unico gene del linguaggio.. →le caratteristiche
umane di FOXP2 e di FOXP1 sono simili a quelli degli uccelli canterini. Gli
uccelli canterini, come gli umani, ma non come gli scimpanzé o i roditori,
modificano, plasmano le loro predisposizioni innate alla vocalizzazione.
Durante lo sviluppo gli uccelli canterini, manifestano FOXP2 E FOXP1 nelle
regioni del cervello che sono coinvolte nei processi
apprendimento/imitazione vocale.
FOXP2 è stata ipotizzata esclusività nella specie umana, così come il
linguaggio..ma, FOXP2 è presente negli oranghi e negli scimpanzé e persino
nei topi ( linea evolutiva distante da quella umana)> apparente
contraddizione). Mutazione avvenuta nell’uomo 200.000 anni fa.

I GENI: FOXP2 è un particolare tipo di proteina che pare implicata nello


sviluppo del linguaggio. Una “fissazione” nell’evoluzione dell’uomo che è
avvenuta all’incirca 200.000 anni fa quando gli esseri umani e gli scimpanzé si
separarono da un comune progenitore

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GLI ASSI DELLA VARIAZIONE LINGUISTICA


Variazione:
→la lingua è un sistema astratto, strutturato, arbitrario e discreto.

→è un sistema di sistemi.
Quando però la lingua è considerata secondo l’uso che ne fanno i parlanti
all’interno di una comunità sociale concreta< appare estremamente variabile
E’ formata da codici e sottocodici che servono a definire e a identificar gruppi di
parlanti

LINGUISTICA VARIAZIONALE E SOCIOLINGUISTICA


È un sotto ambito della linguistica generale, che nasce negli anni 80 del secolo
scorso negli Stati uniti e che, differentemente dalla linguistica generale, si
occupa di studiare le correlazioni e i rapporti che si stabiliscono tra la lingua, i
parlanti e la società. Negli stati uniti si chiama linguistica delle variazioni o
sociolinguistica: è stata molto produttiva. Il nostro territorio si presta bene ad una
analisi variazionale. Noi consideriamo la lingua come un sistema astratto,
strutturato, discreto, distintivo e arbitrario, in seguito ad una serie di considerazioni
effettuate a partire dalla fine del 1800. In realtà quando la lingua viene
considerata dal punto di vista dei parlanti e dell’uso che ne fanno ci si rende
conto di trovarsi davanti ad una realtà molto frammentata e variabile: per cui
l’uso pratico della lingua è un codice che varia a seconda dei parlanti, del
contesto, della situazione comunicativa. Non si tratta però di una variazione
causale o non organizzati sociolinguistici riescono, applicando una serie di
metodologie e approcci linguistici, a riconoscere dei codici e dei sottocodici,
che spesso sono agganciati a gruppi specifici di parlanti. Nessuna lingua in realtà
può essere considerata come un blocco stato, un sistema immobile. Al suo
interno, in quanto codice di comunicazione di una comunità, è possibile
identificare una stratificazione, una variabilità, che e ascrivibile a una serie di
fattori che sono sempre esterni alla lingua (fattori extralinguistici: prestigio, ruolo
dei partecipanti, status culturale, situazioni storiche, confini politici).
Ogni lingua non è un sistema monolitico < ma possiede al suo interno una vasta
gamma di diversificazione per lo più a parametri sociolinguistici
La lingua non è un sistema uniforme ma e stratificato a livello verticale (tempo)
ed orizzontale (spazio): le lingue cambiano nel tempo e nello spazio.
La linguistica della varietà studia il condizionamento attuato in ciascuna lingua
da fattori esterni : ogni lingua subisce una pressione interna, che proviene dal
sistema linguistico stesso, e una esterna che proviene dalla società, dal contesto.

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Consapevolezza che le lingue cambiano.


Ogni situazione linguistica e suscettibile di essere classificata secondo diverse
dimensioni variazionali. La lingua si rimodella di continuo sotto l’azione di svariati
fattori. Si tratta però di mutamenti spesso lentissimi, o a volte impercettibili.
Quando il sociolinguista deve analizzare il linguaggio usato da un ristretto gruppo
di parlanti si chiede: GLI INTERROGATIVI:
Chi parla? Quale lingua usa? Quale varietà di lingua usa? Quando si parla? In
quale momento storico? A proposito di che ? con quali interlocutori? Come? In
quale stile? Perchè ? con quali fini? Dove ?
Se le lingue cambiano, vuol dire che le influenze possono essere classificate
secondi diversi parametri. Gli assi di variazione sono necessari per spiegare il
tasso di variazione di una qualsiasi lingua e sono 4/5:
ASSE DIACRONICO: si occupa delle variazioni linguistiche che avvengono sotto
la spinta temporale.
ASSE DIATOPICO: si occupa di descrivere, interpretare e analizzare le variazioni
che avvengono lungo lo spazio geografico.
ASSE DIASTRICO: riconduce le variazioni linguistiche allo stato socioculturale dei
parlanti.

ASSE DIAFASICO: riconduce le variazioni allo stile enunciativo.


ASSE DIAMESICO: riconduce le variazioni al mezzo impiegato per diffondere la
comunicazione.
Ogni asse non è discreto, ma è un continuum (continuo ) costruito da due poli
estremi e da più posizioni intermedie.

LA SOCIOLINGUISTICA
La variazione libera non esiste, è sempre legata in maniera consapevole o
inconsapevole a fattori sociali, la componente variazionale di una lingua
appartiene a una comunità. Il concetto di comunità linguistica non è facile da
definire, insieme di tutte le persone che parlano una determinata lingua o
varietà linguistica e ne condividono le norme d’uso ( stratificata ). Gruppo di
parlanti che si riconoscono nell’uso dello stesso codice linguistico: non è mai ne
sociale, ne linguistica, e sempre sociolinguistica. Questo concetto deve essere
integrato dal concetto di :
Repertorio linguistico: insieme dei codici e delle varietà che un parlante è in
grado di padroneggiare nella comunità linguistica di appartenenza. Ognuno di

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noi è in grado di padroneggiare la lingua in modo appropriato alla situazione :


competenza comunicativa: capacità di utilizzare la lingua in modo appropriato
alle situazioni ( fatto individuale).

DIMENSIONI SOCIOLINGUISTICHE

La lingua è stratificata sia verticalmente che orizzontalmente


DIMENSIONI
Distratica : stratificazione sociale

Diatopica: differenti dialettali

Diafasica: livello di formalità

Diomesia: mezzo utilizzato per comunicare


ASSI DI VARIAZIONE
Si tratta di dimensioni extralinguistiche che inducono un certo tipo di variazione
interna alla lingua> architettura variazionale della lingua. L’insieme degli assi
definiscono lo spazio linguistico> insieme delle possibilità di esprimersi a
disposizione di una comunità. Il concetto di spazio linguistico è legato al
repertorio e alla competenza, non tutti i parlanti della stessa comunità sono in
grado di muoversi nello spazio nella stessa misura poichè non tutti hanno lo stesso
repertorio, per alcuni questa possibilità è limitata, a seconda del livello di
formazione

REPERTORIO E COMPETENZA
Il repertorio linguistico è l’insieme dei codici e delle varietà che siamo in grado di
padroneggiare. Persone con un più ricco repertorio hanno accesso a un più
ampio numero di funzioni sociali. La competenza linguistica riguarda la
padronanza del linguaggio, ed è la conoscenza delle regole, della struttura e
dei registri.

LA VARIETA’ DI UNA LINGUA


Concetto di natura sociolinguista, Una lingua è una somma di varietà, e la
presenza di più varietà decreta il suo grado di variabilità. Una varietà e un
insieme di forme linguistiche che ricorrono e caratterizzano un gruppo di parlanti,
dal punto di vista temporale, sociale e geografico.

Es: l’italiano regionale è una varietà dell’italiano: esistono più italiani regionali.

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GLI ASSI DI VARIAZIONE


Schema di Berruto, 1990 Gaetano Berruto è uno degli studiosi italiani che più si è
occupato di sociolinguista italiana. Queste classificazioni sociolinguistiche sono
delle astrazioni semplificate, idealtipiche, perché gli assi si intersecano tra loro e
perché le varietà non hanno confini netti, ma sfumati e sovrapposti.
Diacronia: asse del tempo. E una variazione legata al tempo.
Perché le lingue cambiano nel tempo? Il linguaggio è uno strumento di
comunicazione, e noi con esso dobbiamo essere in grado di poter parlare di
qualsiasi cosa. Se la società cambia invenzioni, scoperte, nuove organizzazioni,
nuovi comportamenti e ad essa non si adegua la lingua, il linguaggio non risulta
più adatto a coprire ogni esigenza espressiva.
Tutte Le lingue si trovano in uno stato di mutamento permanente, sono in
continuo divenire. Il mutamento linguistico e molto lento, perché se fosse veloce
la reciproca comprensibilità verrebbe meno, non coinvolge i livelli nella stessa
misura, non è prevedibile. Alcune componenti sono più intaccate di altre: il
lessico subisce variazioni maggiori.
Diatopia: asse dello spazio. È una variazione linguistica in rapporto allo spazio
geografico.
→ E’ immediatamente percepita dai parlanti ( a differenza diacronia). La
presenza in un particolar territorio è dovuto oltre alla presenza di popoli diversi,
invasioni, migrazioni, colonizzazioni, divisioni di territorio, tutta la storia del territorio
di quel popolo contiene e lascia delle conseguenze linguistiche, sotto queste
variazioni vi è il dialetto: massima componente locale di un territorio.
Alcuni livelli sono più sensibili: pronuncia e intonazione → meno condizionati sono
il livello morfosintattico e lessicale. Dal meno diatopico (meno condizionato) al
più diatopico:
1) italiano standard, non ha alcuna circoscrizione se non il territorio nazionale. a
livello orale non - esiste, la lingua soltanto di pochi gruppi, cinematografici,
radiofonici e televisivi, se a livello orale non esiste, esiste nella
forma scritta.. codici, leggi, circolari.

2) italiani regionali
3) italiani regionali popolari
+

4) dialetti: presenta caratteristiche locali.

Italiano regionale: cosa sono? Come si estendono? non c’è coincidenza tra
l’italiano geografico e la regione amministrativa. Quali sono le caratteristiche
linguistiche? Es: tratti di pronuncia, geosinonimi
Classificazione:
1) italiani settentrionali ( sottovarietà gallo italiche e nord orientali). 2) italiano
centrale (toscano) 3)italiano romano 4) italiano meridionale ( campano e
pugliese ) 5) italiano meridionale estremo ( siciliano, calabrese,

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salentino ) 6) italiano sardo, lingua neo latina e sorella dell’italiano, non deriva
dall’italiano standard.

Diastratia: asse dello spazio sociale. Variazione della lingua in rapporto alla
stratificazione sociale dei parlanti. Considera la variazione nello spazio sociale.
Prende a prestito i parametri della sociologia: grado di istruzione, professione,
età, sesso, reddito e stile di vita> sono dei parametri che si condizionano anche
tra loro e che sono per alcuni versi autonomi. Mentre prima il grado di istruzione
era garanzia, ma negli anni non è sempre stata cosi. La consapevolezza
che non tutti i parlanti parlassero allo stesso modo è una riflessone antica.
➔ Già Cicerone aveva distinto la lingua dei ceti bassi della lingua corrente.
➔ Cherubini: il dialetto di ogni paese si divide in cittadinesco e cittadinesco.
Diafasia: asse della funzione. Variazione della lingua in rapporto al contesto
enunciativo. Situazione comunicativa: presenza di interlocutori che sono in una
determinata relazione tra loro e che parlano di un determinato argomento, in un
determinato ambiente.
Variabili: → grado di attenzione e di controllo, più formale, meno informale
→ maggiore o minore formalità.
Registri: varietà diafasica dipendente dal carattere formale /informale della
situazione comunicativa → italiano formale, colloquiale, trascurato, gergale.
→ ruolo degli interlocutori,
→ argomento,
→ Sottocodici, tecnicismi: linguaggi settoriali. I cosi detti linguaggi speciali,
linguaggio della medicina, dell’economia, della letteratura, della storia, della
botanica, ecc.. dove vi sono termini tecnici.
Italo Calvino si è a lungo occupato della semplificazione dell’italiano: in un
racconto del 3 febbraio 1963, “una pietra sopra”, mette in evidenza
quell’italiano surreale che ha contagiato il nostro linguaggio quotidiano.
➔ “stamattina presto andavo in cantina ad accendere una stufa e ho
trovato tutti questi fiaschi di vino dietro la cassa del carbone. Ne ho preso
un per bermelo a cena. Non ne sapevo niente che la bottiglieria di sopra
era stata scassinata.”
➔ “il sottoscritto essendosi recato nelle prime ore antimeridiane nei locali
dello scantinato per eseguire l’avviamento dell’impianto termico, dichiara
d’essere casualmente incorso nel rinvenimento di un quantitativo di
prodotti vincoli, situati in posizione retrostante al recipiente adibito al
contenimento del combustibile, e di aver effettuato l’asportazione di uno
dei detti articoli nell’intento di consumarlo durante il pasto pomeridiano,
non essendo a conoscenza dell’avventura effrazione dell’esercizio
soprastante.”
Diamesia: è una dimensione indotta nel 1983 da Alberto Mioni, che analizza e
interpreta il condizionamento operato dal mezzo. Non è ritenuta una dimensione

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Capacchione Martina

autonoma, perché secondo alcuni sarebbe un sottotipo dell’asse diafasica;


valuta la lingua in rapporto al mezzo fisico e ambientale che fa da supporto alla
comunicazione.
Può variare a seconda del tipo di comunicazione che avviene. La prima macro
differenza che si riconosce in termini diamesici è la distinzione tra lingua orale e
lingua scritta. In realtà la distinzione tra parlato e scritto si collocano una serie di
varietà intermedie che slittano dal parlato parlato, quello propriamente detto,
dialogico, spontaneo, della comunicazione quotidiana che avviene in presenza,
allo scritto scritto.
→parlato e scritto sono quindi i due poli tra cui si inseriscono il parlato telefonico,
il parlato recitato o letto, il parlato digitale, lo scritto radiofonico.
→ognuno di questi tipi ha un supporto diamesico differente
→il parlato telefonico è spontaneo, dialogico e non richiede una compresenza
dei parlanti nello stesso contesto
All’interno di questi poli si colloca la lingua mediata, la lingua trasmessa che
ormai ha acquisito i tratti dell’oralità che ma che comunque, essendo mediata,
mantiene anche dei tratti distintivi dello scritto.

Il movimento dello spazio linguistico è dato dalla somma e dall’azione reciproco


dei fattori di spazio linguistico, repertorio, competenza e comunità. Ognuno di
noi ha la potenzialità di muoversi all’interno di uno spazio linguistico a seconda di
questi fattori. Questa potenzialità non è uguale per tutti, non è omogenea,
proprio perché dipende da questi fattori.
→una comunità linguistica non è mai omogenea.
Il nostro modo di parlare si caratterizza anche in rapporto ai sottotipi dello stesso
repertorio che noi siamo in grado di utilizzare, in modo adeguato alla situazione.
Ognuno di noi conosce più di una realtà linguistica: la lingua materna, il dialetto,
una lingua straniera; parliamo un italiano standard, uno regionale, uno informale.
Sono però differenti le competenze in ognuno di questi campi.
Coloro che possiedono un repertorio ristretto non riescono a muoversi in uno
spazio linguistico ampio, andando in contro a uno svantaggio culturale, al
codice ristretto, tipico delle classi sociali subalterne e degli stranieri.
All’interno di una comunità si possono identificare almeno due situazioni
particolari: DISGLOSSIA E BILINGUISMO
Bilinguismo→ è la competenza di due lingue sullo stesso territorio, che devono
avere esattamente le stesse funzioni comunicative. Il bilinguismo è pressoché
inesistente.
La disglossia→ si ha quando una delle due lingue presenti sul territorio acquisisce
più spazio funzionale rispetto all’altra; parte da una condizione iniziale di
bilinguismo per poi determinare una distinzione tra le funzioni.

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→Val D’Aosta a statuto speciale: sono riconosciute come lingue ufficiali : italiano
e francese.
Il termine diglossia è stato identificato da Charles Ferguson 1959 che negli Stati
uniti, nell’ambito sociolinguistico, ha prestato attenzione ad una serie di aspetti.
Ha analizzato quattro diversi contesti:
1) Haiti, che ha una situazione linguistica, dove sono parlati francese e creolo
2) Tedesco in cui sono presenti tedesco e svizzero
3) I paesi arabi dove sono presenti arabo classico + arabi regionali + dialetti
arabi diversissimi gli uni dagli altri
4) Grecia moderna con neo greco e greco popolare.
In una condizione diglottica si riconoscono una lingua alta ( A) e una lingua
bassa ( B). Tratti di una condizione di diglossia: quando c’è una condizione di
bilinguismo con diglossia le due lingue sono usate in contesti diversi, una è la
lingua ufficiale l’altra è usata in contesti informali, non ufficiali e familiari. Le due
lingue hanno un livello di prestigio differenti. Hanno diverse eredità letterarie.
Una condizione è presente in Italia: Berruto (95) ha affermato che sia il dialetto
con l’italiano contemporanea sono usati nel quotidiano:
A= dominio e funzioni esclusive;
B= (dialetto) non ci sono domini, classi o situazioni in cui è obbligatorio servirsi del
dialetto.

ORALITA’ E SCRITTURA: forme di scrittura di comunicazione linguistica


completamente differenti pur essendo manifestazioni dello stesso linguaggio.

Comunicazione

“Parlare non è necessario, scrivere lo è anche meno”→(cit. Mauro de Tullio,


1982;11)→assunto programmatico che contiene una serie di aspetti da
affrontare. È contenuta la sequenzialità delle forme di scrittura. Per molti secoli,
l’uomo non ha parlato, la specie umana ( gli ominidi) non era dotato di un
sistema linguistico articolato. La seconda parte dell’enunciato mette in evidenza
un ulteriore tassello dell’architettura comunicativa, quello che regola la scrittura
in un ordine temporale successivo a quello del parlare.

Scrivere è meno necessario rispetto al parlare. Da ciò si evincono due aspetti: la


comunicazione per molto tempo non si avvalse delle parole; la scrittura è
accessoria e secondaria, infatti non tutte le lingue oggi parlare sono dotate di un
sistema di scrittura.

Lo scritto e il parlato sono manifestazioni della stessa facoltà di linguaggio.

L’origine del linguaggio→ una serie di studi di paleontologia hanno decretato


con certo margine di sicurezza che le prime forme di linguaggio articolato sono
comprese circa 100.000 anni fa. A partire dall’Homo di Neanderthal in poi
nell’Homo sapiens,

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Lingue orali

A livello diamesico le lingue scritte e orali utilizzano mezzi differenti, quelle orali
utilizzano l’ARIA, sono dunque caratteristiche per il fatto di essere fondate e
trasmesse per il fatto di essere fondata e trasmesse da un

-canale fonico(suoni)-uditivo( suoni decodificati a livello uditivo)

-innatismo

-Acquisizione spontanea

-Evoluzione nel tempo

-Filogenesi ( storia del genere umano)

-Ontogenesi (storia dell’uomo)

La capacità di parlare è innata ed è un’acquisizione spontanea che si evolve


nel tempo sia a livello Filogenetico (genere umano) sia Ontogenetico ( uomo ),
infatti l’uomo prima ha imparato a parlare dopo a scrivere, difatti come già
detto non tutte le lingue parlate ha una corrispondenza scritta, questo non vuole
dire che non posso averne uno in momento successiva, com’è accaduto in
Somalia, la cui lingua ufficiale si è dotata di un sistema di scrittura solo a partire
dal 1972.

Oralità: tutte le lingue del mondo sono parlate


→ una parte delle lingue orali è anche scritta.
→L’oralità oltre ad essere primaria e spontanea è una componente innata della
specie umana a differenza della scrittura.
→Tutte le lingue scritte sono parlate, ma non viceversa.
→Es: lingue amerindiane.
→ Somalo, scritto solo a partire dal 1972

Lingua orale
→primaria, spontanea, cambia nel tempo, prosodicamente ricca,
→registra le innovazioni più rapidamente,
→rapido, evanescente, ma simultanea (più riceventi)
→Bidirezionale, al contrario dello scritto, recitato e letto (deve garantire la
presenza di almeno un riceventi, esiste un IO e un TU, colui che ascolta e colui
che parla vi è una bidirezionalità dei ruoli.
→non ostacola altre attività
→energie specifica ridotta ( è compresente ad altre attività )

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Tratti: bassa coesione sintattico- testuale correzioni, false partenze, frasi


interrotte, pause piene e vuote, ripetizioni.
LINGUA SCRITTA
Rappresentazione della lingua parlata attraverso segni grafici convenzionali
definiti GRAFEMI, permette di conservare le forme linguistiche e quindi il pensiero,
la creatività ma non si sviluppa di pari passo con l’oralità, se la lingua orale
richiede tempo, quella scritta richiede spazio.
Il testo è infatti visibile e non evanescente come il parlato, può perciò essere
conservato,(ha una perennità potenziale), infatti può essere trasmesso e ricevuto
( attraverso la lettura). Può essere trasmessa nel tempo e nello spazio.

→La lingua scritta ha priorità sociale> requisito di comunità evolute


→ha validità giuridica e anche sociale
→Pur tuttavia, non è una competenza necessaria
→Unesco: 650 milioni di persone adulte nel mondo sono analfabete( non
conoscere e non saper gestire le competenze di lettura e scrittura) ci sono
anche analfabeti di ritorno.
→rappresentazione grafica del linguaggio ( e pensiero dell’uomo)> mezzo di
comunicazione
→Canale grafico-visivo ( segni convenzionali )
→acquisizione secondaria ( in filogenesi e in ontogenesi )> codice lingua 2°
grado o sostitutivo
→apprendimento guidato
→è una competenza non stabile ( si può perdere nel tempo se non si esercita )

DIFFERENZE TRA ORALITA’ E SCRITTURA sono prodotte mettendo in atto:

→Partono da strutture anatomiche diverse e fisiologiche e attivano sensori della


ricezione diversi
→diversi per i gesti della produzione sia per i tempi della memoria e della
decodifica (continuo e discreto)
→diversi i tempi di programmazione ed esecuzione (sincronia/asincronia), nella
scrittura si produce qualcosa che sarà codificato in un altro momento ( al
contrario dell’oralità)
→diversa percezione e decodifica (sincronia=parlato/asincronia= scritto)
→compresenza del partecipante= orale presenza di bidirezionalità, scritto=
assenza di bidirezionalità

SCRITTURA:
programmazione medio/alta, assenza di prosodia (manca la tonalità e
componenti espressivi i segni paragrafematici sono spesso ambigui, non
rimandano perfettamente all’oralità).

I PRIMI SISTEMI DI SCRITTURA

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Le differenze del canale sono da ricondurre alla dimensione diamesica della


lingua. La scrittura è un’attività secondaria, derivativa in quanto deriva da quella
primaria, che è la lingua parlata.

Mentre tutte le lingue sono parlate, solo una parte di queste sono dotate di un
sistema di scrittura. La scrittura in realtà è una pratica che nasce nell’antichità e
si evolve perché ad un certo punto le esigenze di scrittura e le sue finalità
diventano sempre più ingenti, sempre più massicce, di conseguenza sistemi
poco economici, come quelli del passato, non andavano più bene.

Quando?Le prime forme di scrittura si posso far risalire a circa 5000 anni fa (3000
a.C); dove? tendenzialmente le scrittura più antiche si collocano in quell’area
storica denominata Mesopotamia, corrispondente all’attuale Iraq, e l’Antico
Egitto. Su quale supporto? Tavolette argilla, legno, papiri. Chi ? sacerdoti (
proprietà, organizzazione sociale) caratteristiche: Pittogrammi/IDEOGRAMMI

Ad ogni simbolo pittogramma> un concetto concreto e astratto< ICONICITA’


(poi sistema misto> es. geroglifici) > sistema primitivo ( suggeriva solo l’idea)

La scrittura deve attualizzarsi per mezzo di un canale che è grafico-visivo,


occupa perciò uno spazio. Per scrivere abbiamo bisogno di un supporto, che per
noi oggi può essere la carta, ma che in passato erano tavolette d’argilla, legno,
pareti e successivamente sui papiri. Affinché una forma grafica possa realizzarsi
c’è bisogno di un supporto; i primi scrittori erano coloro che si occupavano della
organizzazione sociale, commerciale e religiosa di una comunità; era un’attività
elitaria, che non riguardava i membri del popolo, ma soprattutto sacerdoti e
mercanti e tutti coloro che dovevano fissare norme di comportamento sociale,
amministrativo e legislativo.

La scrittura nasce come una forma di rappresentazione grafica del pensiero,


delle attività e della vita quotidiana dell’uomo; all’inizio non c’era una finalità
creativa.

Caratteristiche delle prime forme di scrittura


Nei secoli possiamo cogliere una rilevante evoluzione: cambiano le finalità e il
tasso di diffusione della scrittura.

Due tipi:

1) Privilegia la rappresentazione del significato (pittografia, ideografica)


2) Privilegia la rappresentazione del significante (sillabica, alfabetica>
scritture fonologiche)

Si passa dai pittogrammi, agli ideogrammi, e poi agli alfabeti, si verifica una
evoluzione che porterà i segni grafici a passare dal concreto all’astratto, da un

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sistema inizialmente iconico a sistemi via via meno iconici più simbolici.
→diventano più astratti perché i concetti da trasmettere erano talmente tanti
che a un certo punto le forme iconiche non bastavano più o erano poco
economiche.

Scrittura pittografica→ la più antica eredità scrittoria

→Pittogramma: disegno che riproduce un significato

→è la forma più semplice e la più antica

→non è una vera e propria scrittura: È un segno-enunciativo> esprime significato


ampio

→È stata considerata una forma di pre-scrittura, tanto che a questa forma si


fanno risalire tutte quelle tracce iconografiche ritrovate sulle pareti di grotte

→Le tracce più antiche risalgono a 25000 anni a.C. (America, africa, siberia )

→LIMITI

Nella storia della scrittura si riconoscono due forme:

Scritture ideografiche, anche definite semasiologiche, quelle cioè in cui veniva


privilegiata la rappresentazione del significato, in cui c’è una relazione forte tra
significato da rappresentare e il significante.

→la modalità di scrittura più semplice. Riproduce visivamente, per mezzo di


illustrazioni, un contenuto linguistico. Deriva da quella pittografica. Inizialmente le
figure sono illustrazioni fedeli di un contenuto linguistico, poi tendono a diventare
sempre più stilizzate nell’uso. → si passa così dal pittogramma all’ideogramma
→l’ideogramma è un segno-parola> presuppone la decodifica del messaggio in
unità di significato. → e quindi più economica e semplice ( dimensione
combinatoria ) e meno iconica. → un ideogramma può assumere diversi valori,
perciò la scrittura diventa più economica, ma è ancora legata al contenuto →
la caratteristica essenziale è la sua completa indipendenza rispetto al suono
della parola.

→esempi di scritture ideografiche sono i geroglifici egiziani, la scrittura sumerica


cuneiforme; ancora oggi ci sono testimonianze di scrittura ideografiche, come
quella cinese.
→una delle più rappresentativa è quella sumerica, una scrittura cuneiforme
diffusa nelle zone del Medio Oriente, intorno al III millennio a. C.. si tratta di una
rappresentazione su tavolette di argilla morbida per mezzo di cunei, canne
tagliate in modo obliquo; inizialmente è una scrittura ideografica, per poi
trasformarsi in una scrittura sillabica.
→gli egizi usano una scrittura ideografica; sono stati tra i primi ad utilizzare i papiri.

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I geroglifici sono stati decifrati tardivamente, perché in essi esistono due diversi
sistemi di rappresentazione

1) Ieratica : le lettere grafiche sono più stilizzate


2) Demotica: le lettere grafiche sono legate

→Questi rilievi che ci sono giunti hanno permesso di conoscere molta della storia
di questi popoli. Mentre le comunità che non hanno avuto un sistema di scrittura
non hanno potuto trasmettere il loro patrimonio culturale.

Scritture fonetiche: sillabiche e alfabetiche.

Ogni simbolo grafico corrisponde ( in lingua di principio ) a una sillaba


(monosillabico: solo un simbolo, trisillabo: tre simboli. Riduzioni del numero dei
segni ( da migliaia a un centinaio ). Nelle scritture sillabiche ogni simbolo grafico
corrisponde a una sillaba; si tratta di un tipo di scritta fonetica, basata sul suono,
che si presta ad essere utilizzato in quelle lingue che hanno un sistema
fonologico con sillabe formate da consonanti e vocali. Col passaggio alle
scritture sillabiche si ha una netta riduzione dei segni grafici utilizzati per scrivere,
perciò la scrittura diventa meno iconica, più astratta, più discreta epiù
economica.

→Non tutti i sistemi ideografici diventano sillabici.

Es: cinese moderno ( ha origine dagli ideogrammi ), simboli dipinti con il pennello

Lingue etiopiche

Lingue devanagari ( scrittura nazionale India, utilizzata per scrivere lingua Hindi)

Cinese e giapponese hanno un sistema di scrittura misto ( i caratteri giapponesi


hanno origine da quelli cinesi ). Usa simboli cinesi, è sistema sillabico. Utilizza due
sistemi paralleli ( entrambi sillabici) il primo per scrivere parole native giapponesi
(hiragana), il secondo per scrivere parole di altra origine (katakana). Il cinese usa
pittogrammi nonostante numerosi limiti> azione unificante.
Accanto alle scritture sillabiche ci sono scritture alfabetiche

Scritture fonetiche: alfabetiche


Le prime forme alfabetiche nacquero in ambiente semitico nella seconda metà
del 2000 a. C.

→In Ugarit, regione della Siria, si verifica un passaggio dalla scrittura cuneiforme
sillabica a quella alfabetica. Gli abitanti di questa comunità erano dei pastori, il
che non permise alla loro forma di scrittura di circolare, ma fu presa come
esempio dai fenici che, grazie alla loro vocazione marittimo, la diffusero
viaggiando e venendo in contatto con altri popoli

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→penisola del Sinai> Fenici 1300 a.C > greci> latini/etruschi

→Alfabeto Fenicio apparivano solo consonanti ( proprietà ancora oggi presente


nelle lingue semitiche), i greci vi aggiunsero le vocali, i Romani lo riadattarono
ancora

→ in queste evoluzioni cambiò anche direzione di scrittura, dai fenici in poi si


comincia a scrivere da sinistra a destra

→i greci adottarono l’alfabeto dei fenici e lo esportarono l’alfabeto presso altre


culture

→da un adattamento etrusco di un alfabeto greco occidentale nasce nel VIII a.


C l’alfabeto latino, in seguito patrimonio comune di tutta l’Europa occidentale (
sostituisce altre modalità di scrittura, es. grafia runica in territorio germanico
→da un adattamento dell’alfabeto greco deriva il cirillico nato intorno al IX sec
d.C ( costantino di Ohrid, discepolo di s. cirillo, evangelizzatore degli slavi ),
utilizzato nell’ultima fase della lingua egiziana.

ALFABETO→forma di scrittura più economica in quanto lavora e opera con un


numero limitato di simboli grafici, i grafemi: è anche sostenuto da un principio
ideale: ad ogni grafema corrisponde un suono. Si tratta di un principio
tendenzialmente vero; almeno lo era all’inizio della tradizione scrittoria di ogni
nazione, ma con il tempo la lingua è stata sottoposta a svariati cambiamenti,
mentre la scrittura ha continuato a rimanere immutata determinando uno
scollamento tra come si pronuncia una lingua e come viene poi scritta.

Ad ogni simbolo grafico corrisponde un Principio ispiratore: ogni suono> un


simbolo grafico. Si abbandona il fatto di dover avere come riferimento un
contento semantico: l’unico riferimento diventa il suono.

→ I simboli grafici sono le unità minime di un sistema di scrittura e sono definiti


GRAFEMI. i simboli/lettere dell’alfabeto si chiamano GRAFEMI es. <a>, <chiesa>,
che per distinguersi da altre unità di suono sono rappresentate tra parentesi
uncinate <>

→grande rivoluzione> In italiano 21 segni> che combinate tra loro permettono di


scrivere potenzialmente tutto il principio di creatività e onnipotenza semantica.
> migliaia di parole, es. rive/veri, mare/rema ( stessi grafemi diversamente
combinate> diverse parole).

→Il nostro sistema è alfabetico Latino/romano: costituito da 21/26 grafemi + 5


grafemi internazionali ed è attualmente più diffuso nel mondo, anche paesi
colonizzati da Europei

→ha derivato a. irlandese, greco

→a. cirillico: lingue slave ( russo, sloveno, serbo, bulgaro, ucraino)

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ALTRI ALFABETI: alfabeto irlandese, armeno, hangul ( coreano) mongolo ( si


scrivere verticalmente e deriva dall’antico a. aramaico), a manciù ( verti. Deriva
ad quello mongolo ), a somalo ( influenzato ( dall’a. arabo) ecc.

→alfabeto arabo ( scrive solo le C, si scrive e si legge da destra a sinistra)

→ alfabeto ebraico ( si scrive e si legge da destra a sinitra)

→in periodo antico si usò la scrittura bustrofedica in cui si alternavano due versi (
come l’andatura del bue che ara);

Memorandum

Se due lingue utilizzano lo stesso sistema di scrittura NON vuol dire che siano
geneticamente imparentate tra loro. Es: italiano e vietnamita: alfabeto latino.
Due lingue imparentate possono usare DIVERSI sistemi di scrittura ( polacco –
russo; lingue slave, ma russo: alfabeto cirillico, polacco, alfabeto latino)..
inoltre…→Romeno: fino alla metà ‘800 usava cirillico poi il latino;
→Turco: fino al 1928 scritto in caratteri arabi poi l’alfabeto latino ( sebbene non
sia né lingua semitica, né romanza).
Il sistema alfabetico latino e anche romano è ad oggi il sistema di scrittura
alfabetica più diffusa al mondo, la scrittura è quindi un fatto culturale,
convenzionale, accidentale.

DALLA POLITICA ALLA RELIGIONE…

→Azebajan ( dal 1991 Repubblica indipendente dall’Unione Sovietica lingua


azera). Decide di sostituire l’alfabeto ufficiale ( cirillico) con quello romano ( con
adattamenti, 33 simboli)> dichiarazione o indipendenza. Stato legato alla Russia
(alfabeto cirillico) all’Iran ( alfabeto arabo) e alla Turchia ( alfabeto romano)

Dopo ben 30 anni, i tre alfabeti coesistono nello stesso paese!!

Fautori scrittura araba> rispetto tradizione letteraria, maggioranza musulmana


(zone confine Iran).
Sostenitori alfabeto romano> connessione economica e politica con
l’Occidente. Sostenitori alfabeto cirillico> mantenimento della tradizione.

Religione, scrittura arabica> ISLAM scrittura ebraica> giudaismo,


cirillico> chiesa ortodossa. Alfabeto romano> cattolicesimo e protestantesimo

Riassumiamo le tappe fondamentali dell’evoluzione scrittoria…


Nei sistemi ideografici non c’è correlazione tra fonetica e grafia.
Nei sistemi alfabetici dovrebbe esserci correlazione perfetta.
Ogni alfabeto nel corso degli anni ha generato una serie di incongruenze ed
incoerenze, se ci fosse una perfetta coincidenza tra grafema e suono ogni lingua
dovrebbe leggersi come si scrive.

Esempi: cinque cavalli, cinq chevaux, five horses

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Capacchione Martina

Un sistema grafico può rimanere inalterato per secoli, es: in latino non si
distingue tra <u> e <v>, inoltre <i> rendeva sia /i/ che /j/
Nel I secolo d. C la pronuncia di /w/ si trasforma passando da semivocale a
labiodentale, <u> a quel punto rappresentava due suoni diversi, ma ciò non
favorì la nascita di un nuovo sistema.
L’imprecisione grafica rimase per secoli, finchè nel 1478 Gian Giorgio Trissino
propose di introdurre un segno apposito per <v>, distinzione che fu accolta in
modo stabile solo dopo decenni (1524).
Di conseguenza, <u> e <v>
Muro, vita, uva

ALFABETO: ogni suono, un simbolo…


→Le asimmetrie:
Chiesa: 6 grafemi, ma 5 fonemi
Tought (inglese, duro) 5 grafemi, ma 3 fonemi[‘taf]

Esempi dell’italiano, abbiamo un grafema che dipende da


<e>=/e/, /t/ es, pera, mero,

<o>= /o/ /o chiusa/, es. dopo, moto

<s> = /s/ /z/ es, casa, vaso

<z> =/ts/, /dz/ es. stazione, mazza/ azoto, gazza

/f/ = fly / funny / philosophy/ enogh

<ch> = it. /k/, chilo, amiche

Francese. /f/ champ, chou, charme

Inglese. /tf/ champion, rich

Da questi esempi deduciamo che a parità di alfabeto i suoni non corrispondono


passando da una lingua a un’altra.

<i> grafema = italiano iodio, ieri /j/

(inglese <y> es. yellow, yet)

(francese es. jambe, james /3/

(inglese es. jolly, john, jet /d3/

<c> + i e = italiano: cinema, cera, amici

<c> = italiano <c>, <ch>, <qu>, es. cane, chiesa, quadro

/k/

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Capacchione Martina

Trascrizione fonetica:

/ka:ne/ /kje:za/ /kwa:dro/

FONETICA
Alla fine del 1700, William Jones aveva avvertito l’esigenza di un alfabeto
fonetico con cui trascrivere porzioni di parlato di una qualsiasi lingua,
indipendentemente dalla scrittura o dall’ortografia.
Questa esigenza, condivisa da più studiosi, si concretizzò solo un secolo dopo.
In quegli anni furono elaborati diversi tentativi di alfabeto fonetico, ma il più noto
e diffuso è l’IPA.

LA TRASCRIZIONE FONETICA: IPA

Nel 1886, undici insegnanti di lingua straniera fondano l’API ( Association


Phonétique Internationale) , oggi IPA (Internation Phonetic Alphabet).
Sistema di rappresentazione grafica dei foni di una lingua realizzata attraverso
specifici simboli, solo in parte coincidenti con i simboli della scrittura corrente,
utilizzata prevalentemente in seno alle scienze linguistiche.
È considerata oggi l’unica forma di scrittura non ambigua in cui tre segni grafici e
suoni sussiste perfetta biunivocità. Ha validità universale, poiché può essere
applicata, con pari efficacia, in tutte le lingue a prescindere dalla loro
collocazione geografica; è una forma di scrittura più economica,
priva di qualunque forma di ridondanza. L’IPA permette la
trascrizione fonetica: rappresentazione scritta delle caratteristiche fonetiche di
una espressione orale. Le finalità sono diverse:

1) Agevolare l’insegnamento della pronuncia delle lingue straniere


2) Rappresentare i coefficienti articolatori alla basa della produzione di un
fono, attraverso l’impiego di simboli grafici
3) Presuppone conoscenze fonetiche, capacità uditiva
4) Astrazione e semplificazione
5) Uso specifico di fonetisti/ fonologici/ dialettologi
6) Scopo descritto, ma anche prescrittivo ( dizionari )
7) Parlato patologico ( foniatri/ logopedisti )
8) Didattica delle lingue straniere
9) Può essere utilizzato per trascrivere lingue che non sono mai state scritte
10) Insufficienza dell’alfabeto latino

SCRITTURA DELL’IPA

L’IPA è un alfabeto fonetico costituito da simboli; lettere dell’alfabeto romano (


ma anche varianti grafiche, lettere capovolte, modificate, lettere greche) e
diacritici ) Selezioni= vocali, consonanti, altri simboli soprasegmentali,
diacritici, parlato patologico.

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Capacchione Martina

È costantemente aggiornato ( 1949, 1979, 1989, 1993, 1996, 2005)


L’organo ufficiale: the journal of the internationale phonetic association

IPA= 2005 , CONSONANTI

Ogni suono ha una duplice classificazione sia a livello verticale che orizzontale. I
luoghi di articolazione: si parte dal bilabiale al glottale, va dal più anteriore al
meno anteriore cioè più posteriore, anche questi via via progrediscono e si
spostano verso l’area articolatoria posteriore. Sull’asse bilabiale vi sono i modi di
articolazione = sono ordinati dal più chiuso fino al più aperto e si ha una
immediata visualizzazione delle dinamiche che interessano ciascun modo
articolatorio. Ogni casella è occupata da foni, se i foni sono 2, quello posto più a
sinistra è quello sobrio, quello a destra è il corrispettivo suono. Queste consonanti
sono occlusive e bilabiali e la B è sorda e la P è sonora. Ci sono tuttavia, delle
caselle al cui interno c’è un solo suono: caselle asimmetriche, oppure questa
assenza dell’altro elemento fonico potrebbe essere dettato da una restrizione
articolatoria, tutte le consonanti nasali hanno un solo elemento in casella perché
sono sonore per definizione. Ci sono delle caselle completamente vuote: nelle
lingue del mondo fino ad ora studiate questa combinazione non è stata mai
scontata, vuol dire che sono combinazioni possibili però non ci sono figure
rilevate, se questo è vero queste combinazioni non sono semplici e frequenti da
realizzare. Caselle grigie: sono combinazioni articolatorie possibilità foniche che
l’uomo non riesce ad articolare, sono combinazioni possibili.

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Al di sotto se dobbiamo inserire altre articolazioni dopo le approssimanti, sono le


vocali.

IPA = 2005, VOCALI

CRITERI DI TRASCRIZIONE FONETICA

Non si ammette:

1) Uso maiuscole per toponimi, nomi proprio, inizio periodo


2) Uso apostrofo
3) Uso punteggiatura
4) Accento lessicale per i monosillabi
5) Parentesi quadre
6) Diacritico accento lessicale

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FONETICA
➔ Ogni atto verbale > emissione di suoni onde sonore che si diffondono
nell’aria
➔ Fonetica articolatoria
➔ Fonetica acustica
➔ Fonetica uditiva
➔ Unità minima (sostanza dell’espressione): fono

UN PO’ DI STORIA….
Le tre dimensioni della fonetica (articolatoria -acustica-uditiva ) si sono
sviluppate in momenti diversi.
La fonetica articolatoria è la più antica, fine XVII sec. è la più semplice, i processi
articolatori possono essere compresi con tecniche di introspezione senza
strumenti tecnici. Essa presuppone le altre due dimensioni ma non viceversa.
I primi esperimenti di fonetica acustica risalgono alla fine del 1800, ma solo dal
1940 in poi questi si estenderanno a gran parte dei fenomeni linguistici
(tecnologie della comunicazione sviluppate per scopi militari).
La fonetica uditiva è la dimensione più recente > l’apparato uditivo è
difficilmente osservabile, difficoltà di distinguere componenti meccaniche da
quelle fisiologiche.

COME VIAGGIA IL SUONO?


→Produzione

Riguarda la vibrazione
Qualcosa che oscilla in avanti e indietro più o meno velocemente

→propagazione

È invisibile nell’aria

→percezione

Dipende da come agisce su sensi e sulle emozioni.


Le orecchie percepiscono il suono.
I nervi e il cervello elaborano l’informazione sonora

→produzione e la percezione non sono lineari

LA TEORIA SORGENTE FILTRO


La fonetica acustica si occupa delle caratteristiche fisiche dei singoli suoni ( flusso
sonoro-coarticolazione)

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Polmoni A Laringe B Apparato boccale C


Segnale

vocale

Energia Sorgente Filtro

ANALISI SPETTRO-ACUSTICA

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ELETTROPALATOGRAFIA

L’elettropalatografia è una tecnica articolatoria di indagine largamente utilizzata


per studiare i fenomeni legati alla produzione di parlato; le prime applicazioni di
questa tecnica sono in ambito clinico per lo studio delle patologie sul linguaggio.
Successivamente l’elettropalatografia viene utilizzata per studi sulle lingue, legati
a progetti di ricerca scientifica che mirano ad investigare le problematiche dello
‘speech production’: coarticolazione, differenze nella produzione fra le lingue,..
Ciò che è stato meno indagato in questi anni è il fenomeno di adattamento al
palato artificiale che inevitabilmente si crea nei parlanti: la presenza del palato
perturba la produzione spontanea di parlato e ciò crea un processo di
adattamento che dovrebbe nel tempo portare il parlante a non percepire più la
presenza del palato e a produrre uno speech imperturbato.

LA TECNOLOGIA DEL SUONO: FINALITA’

➔ Scopi linguistici
➔ Linguistica computazionale ( lemmatizzazione automatica )
➔ Giuridiche/ forensi (riconoscimento parlatore)
➔ Ingegneria del suono
➔ Intelligenza artificiale
➔ Applicazione tecnologiche
➔ Traduzione simultanea, doppiaggio
➔ Segmentazione automatica video giornali

AMPIEZZA E FREQUENZA

La frequenza è associata con l’altezza di un suono. Il sistema uditivo dell’uomo è


ottimale.

BOLLE D’ARIA

I suoni sono prodotti attraverso l’emissione di aria sospinta dai polmoni verso
l’esterno passando dalla trachea e uscendo dalla bocca e dal naso. Il
meccanismo utilizzato è lo stesso impiegato per la respirazione. Processo
asimmetrico> l’aria è inspirata con grande velocità (un secondo circa ), ma
espirata lentamente ( fino a 10-15 secondi )

L’APPARATO FONATORIO

Insieme degli organi e delle strutture anatomiche implicate nel parlare.


È formato da organi fissi e organi mobili: palato ( fisso) , denti ( fisso) , lingua (
mobile ), labbra ( mobile ), mandibola ( mobile ).
Non ha funzionamento esclusivo.

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[…L'apparato fonatorio è l'insieme delle strutture anatomiche che l'uomo utilizza


per parlare.
Si noti che esso è formato principalmente da organi che svolgono
principalmente altre funzioni, come quelle digerenti e respiratorie. Tali organi
possono essere mobili o fissi. Sono organi mobili le labbra, la mandibola, la lingua
e le pliche vocali (corde vocali): variando la posizione di questi ultimi, il parlante
modifica il flusso dell'aria polmonare. Sono invece organi fissi i denti, gli alveoli, il
palato duro e il palato molle (velo palatino). A questi si devono aggiungere gli
organi da cui viene l'aria espiratoria, cioè i polmoni, la laringe e la faringe, e il
naso, che partecipa alla produzione di suoni nasali. Nei neonati, la laringe è
posta diversamente rispetto agli adulti poiché lo scopo primario è quello di
favorire la nutrizione senza avere occlusioni e quindi soffocamento, lo stesso tipo
di posizione, e cioè all’attacco della trachea, lo ritroviamo nelle scimmie e nei
gatti. Dopo un circa 3 - 4 mesi la laringe cala e assume più o meno la posizione
che avrà nell’età adulta. Procedendo verso l’uscita dell’aria quindi l’aria
prodotta dai polmoni trova la laringe poi la faringe (retrobocca) .Nella faringe
sono convogliate le cave nasali che collegano il naso con la laringe
stessa, difatti possiamo respirare anche dal naso, qui troviamo un altro

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meccanismo che evita il soffocamento, che avviene tramite il velopendulo o


ugola, che arretra e chiude le cavità nasali al momento della
deglutizione, quando non viene chiuso il passaggio l’aria passa anche dal naso
e crea suoni.

Diversi tipi di suoni


Proprio perché l’aria passa in diversi modi crea suoni diversi (viene trasformata in
voce attraverso movimenti volontari dell’apparato di fonazione). I suoni si
distinguono principalmente in sordi e sonori. Un suono è sonoro quando, al
passaggio dell'aria, si attivano le corde vocali conferendo al suono stesso una
caratteristica di periodicità, vale a dire che l'onda sonora che ne fuoriesce sarà
armonica. Viceversa, un suono è sordo quando l'aria attraversa le corde vocali
senza che esse entrino in funzione. I foni si producono quando si portano in
contatto due organi mobili, o un organo mobile che si accosta a uno fisso. Essi si
dividono in vocali o vocoidi e consonanti o contoidi. Le vocali sono sempre
sonore, e nella loro produzione non interviene alcun ulteriore ostacolo all'interno
della bocca: l'aria che produce una vocale, quindi, fa sì vibrare le corde
vocali, ma non viene poi fermata dagli organi mobili; le particolari configurazioni
delle vocali sono date solo dall'altezza che la lingua assume nel canale orale, e
dalla posizione delle labbra. Le consonanti possono essere sia sorde che sonore;
il meccanismo che le produce si basa sull'opposizione di un ostacolo che
costringe l'aria a forzarlo, dando luogo così al particolare fono consonantico.

Diversi tipi di suoni: vocali


Le vocali sono quei foni che si articolano mediante la vibrazione delle corde
vocali al passaggio dell'aria espirata. La loro particolare configurazione è data
dalla diversa posizione della lingua all'interno della bocca, cioè dall'altezza, che
può essere alta, medio-alta, medio-bassa o bassa, producendo le rispettive
vocali; e dall'anteriorità: una vocale
sarà anteriore (o palatale), centrale e posteriore (o velare) a seconda del punto
del palato cui la lingua si avvicina. Si distinguono poi
vocali labializzate o arrotondate e vocali non-labializzate o non-arrotondate a
seconda della posizione delle labbra, cioè se queste sono protese in avanti
(arrotondate) o distese. Infine, a ogni vocale così prodotta (che prende il nome
di orale) può corrispondere anche una vocale nasale, quando cioè il velo
palatino si abbassa in parte, permettendo il defluire dell'aria anche dal naso: la
nasalità è data appunto dalla risonanza dell'aria nelle fosse nasali. La vocale di
massima apertura è la “A” e quelle di massima chiusura sono la “I” e la “U”,
vocali medie sono la “E” e la “O”.

Diversi tipi di suoni: consonanti


Le consonanti sono quei foni nei quali l'aria è costretta e ostacolata nel suo
passaggio nel canale orale, producendo un determinato suono. Perché si tratti
di una consonante è necessario che il suono sia ottenuto mediante un
restringimento degli organi della fonazione almeno uguale a quello necessario

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per eseguire una fricativa. In base all'ostacolo che l'aria incontra, le consonanti si
distinguono per modo di articolazione; in base agli organi che determinano tale
ostacolo, le consonanti si distinguono per luogo di articolazione. Inoltre una
consonante può essere sia sonora sia non sonora (detta anche sorda), a
seconda che le corde vocali si attivino (vibrino) o no al passaggio dell'aria. Si
distinguono in orali, quando l’aria passa per la bocca, nasali quando l’aria passa
per il naso, laringali, quando la chiusura avviene a livello della laringe, è
occlusiva o momentanea quando viene generata mediante il blocco completo
del flusso d'aria a livello della bocca, della faringe o della glottide, e il rilascio
rapido di questo blocco. E’ Velare quando viene articolata accostando il dorso
della lingua al velo del palato, in modo che l'aria, costretta
dall'ostacolo, produca un rumore nella sua fuoriuscita. Viene denominata
fricativa se il fono viene prodotto mediante un restringimento tra alcuni organi
nella cavità orale, che si avvicinano senza tuttavia chiudersi completamente
come nelle occlusive: l'aria continua a fuoriuscire, passando attraverso la stretta
fessura formatasi e provocando in tal modo un rumore di frizione (soffio
dentale), è una consonante continua, nel senso che può essere prolungabile a
piacere, a differenza per esempio delle consonanti occlusive. L’articolazione
che permette di produrre suoni è cosciente ma non automatica e permette così
i tradurre i suoni. Le fricative sono numerose per il semplice motivo che per
produrle si impiega uno sforzo minore dato che, il parlante vuole produrre più
suoni con meno fatica ed il ricevente vuole ricevere il messaggio limitando gli
sforzi, permetto di produrre una pronunzia meno tesa e in corrispondenza delle
occlusive di solito si trova una fricativa. Consonanti quali la “v” e la “f” vengono
dette labiodentali in quanto i denti superiori si appoggiano sul labbro
inferiore, vengono definite invece labiovelari quando l’articolazione velare è
accompagnata dalla protrusione delle labbra: come nella pronunzia delle
parole questo, guanto. Abbiamo inoltre le consonanti affricate che sono suoni
doppi che si realizzano con una chiusura ad un certo punto della bocca che si
apre poi nel medesimo luogo di articolazione, pronunciando una fricativa come
la nelle parole ciondolo o giallo (affricate palatali) o nella pronunzia delle
parole zio, o zona (affricate dentali). L’apparato di fonazione umano permette
la realizzazione di moltissimi suoni diversi (Vedi tabella dell’Alfabeto Fonetico
Internazionale (IPA)…..]

LA FONAZIONE

Il processo di fonazione avviene quando l’aria, spinta dai polmoni in direzione dei
bronchi e della trachea arriva alla laringe facendo vibrare le corde vocali, e da
qui viene generata un’onda sonora che viene spinta verso la cavità orale e
viene convogliata all’esterno. I suoni del linguaggio vengono prodotti mediante
l’espirazione.
La fonazione è il processo con il quale le corde vocali producono una specifica
gamma di suoni attraverso opportune vibrazioni che coinvolgono anche diverse
strutture della laringe.

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La variazione della frequenza di vibrazione delle corde vocali, congiuntamente


al lavoro della laringe e della bocca, porta all’articolazione della parola e
all’emissione coordinata di suoni.

LE PLICHE VOCALI

➔ Differenza suoni sordi e sonori


➔ Sonorità: vibrazione delle pliche vocali
➔ Sordità: assenza di vibrazioni delle pliche vocali

MECCANISMO LARINGEO

➔ Le vocali sono sempre sonore


➔ Le consonanti possono essere sia sorde che sonore

I SUONI

Vocali→ coinvolgono lingua, labbra e pliche vocali.


Sono sempre sonore. Sono realizzate attraverso l’emissione continua e libra
dell’aria. Sono quindi prolungabili nel tempo.
Consonanti → durante il processo di espirazione, il passaggio dell’aria risulta
parzialmente o totalmente ostruito.
Sono sia sorde che sonore.
Solo alcune sono prolungabili nel tempo.
Sono definite in funzione della forma del tratto vocalico, del punto in cui il flusso
d’aria è interrotto, della sonorità.

LE VOCALI: LA CLASSIFICAZIONE

Le diverse vocali sono il risultato della conformazione assunta dalla lingua e dalle
labbra.
1° parametro→Altezza della lingua: alte (chiuse), medie, basse(aperte); la lingua
si innalza o si abbassa rispetto ad una posizione neutra, la posizione neutra della
lingua quando siamo in silenzio.
2° parametro→Anteriorità/ posteriorità della lingua. Anteriori, centrali posteriori.

3° parametro→ arrotondamento delle labbra. Arrotondate (labbra tese e


protuse), non arrotondate (labbra distese)

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IL TRAPEZIO VOCALICO
Le posizioni articolatorie che le vocali assumono sono universalmente
rappresentate attraverso un trapezio vocalico.

I SUONI CONSONANTICI

Se le vocali si classificano per parametri della lingua, le consonanti per essere


classifica e distinte hanno bisogno di tre parametri

1) Modo di articolazione
2) Luogo di articolazione
3) Attività laringea (presenza o assenza di vibrazioni)

Modo di articolazione→ il flusso dell’aria viene sempre in qualche modo


ostacolato ma il modo in cui l’aria è ostruita può essere diverso, questo genera
suoni consonantici che suonano in modo distintivo. Il flusso dell’aria può essere
bloccato sia in modo totale o parziale. Quando è ostruito parzialmente
può a sua volta essere il risultato di un’ostruzione specifica. Non solo l’aria è
ostruita ma l’ostruzione avviene in un canale e il luogo in cui avviene è
chiamato→ Luogo di articolazione, ecco perché i 2 parametri devono essere
messi insieme. Il primo
modo di articolazione→ occlusivo, le consonanti sono definite occlusive, questo
modo prevede l’ostruzione particolare del flusso dell’aria, l’aria che proviene dai
polmoni nella sua fuoriuscita del suo percorso incontro un ostacolo che blocca
l’aria. L’aria può essere ostruita in più luoghi articolatori: gli organi articolatori si
organizzano si avvicinano e si toccano dopo di che c’è una fase in cui gli organi
si distanziano velocemente tanto da provocare l’esplosione della consonante,
dopo di che c’è l’attacco del suono che segue. Le consonati occlusive: P- V, la
P è una consonante occlusiva bilabiale sorda (perché non c’è attività grigia).
La B pronunciata esattamente come la P, e ha le vibrazioni delle pieghe vocali,
anche la D→occlusiva dentale sonora e la T→occlusiva dentale sorda.
In italiano abbiamo anche la C e la sua prospettiva sonora G, ostruite in
prossimità del palato, sono consonanti velari.
Le occlusive dell’italiano sono 6 e sono sistemi simmetrici perché sono 3 sorde e 3
sonore. Quelle che Determinano anche difficoltà nella loro corrispondenza è CH-
e GH ( ghio).

Secondo modo di articolazione→ modo affricativo, le consonanti così realizzate si


chiamano affricate, gli organi articolatori non si toccano ma si avvicinano in
modo significativo tanto da restringere il modo rilevante il condotto orale.
L’aria dietro il restringimento del canale orale, aumenta di pressione e fuoriesce
una turbolenza, sono consonanti esplicative dell’italiano la F, in questa
esplicativa sorda l’aria è ostruita tra il labbro e i denti, e infatti è una consonante
esplicativa labbro- dentale, la lingua occlude l’aria tra i denti e il labbro,

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consonante che può essere anche prolungata nel tempo, la sua corrispettiva
sonora è la V. Sono consonanti esplicative anche la S
(consonante dentale spesso anche alveolare) e la sua corrispettiva sonora TS ( s
sonora), altra esplicativa pre-palatale SC , pre -palatale perché la lingua
stabilisce un restringimento esplicativo pre -palatale del condotto orale, in
alcune varietà la sc è una palatale. La GJ
non è presente in italiano, In inglese e in Francese invece è presente. ( garage)

Terzo modo di articolazione→ consonanti affricate. →Un’articolazione complessa


perché è formata da due fasi articolatorie distinte prodotte in successione.
La prima parte è identica alla realizzazione di un’occlusiva.
La consonante affricata dell’italiano è la Z, l’ostruzione avviene nella zona
alveolare o palatale. Sono consonanti affricate dell’italiano la C e la sua
corrispondente sonora G, sono pre-palatali.
Le affricate dell’italiano sono 4, 2 alveolari e 2 pre-palatali.
Affricate che costituiscono consonanti difficili tanto che sono gli ultimi suoni
appresi dai bambini dalla lingua nativa (se la lingua nativa possiede le affricate).
Un bambino italiano apprenderà a pronunciare le affricate per ultimo. Mentre le
occlusive e esplicative sono frequenti tra le lingue del mondo, le affricate non lo
sono per la loro complessità articolatoria sono poco frequenti.

Quarto modo articolazione→ nasale. Come sono prodotte le consonanti nasali?


La consonante nasale è prodotta come un’occlusiva, ma a differenza
dell’occlusiva il velo palatino l’ugola si abbassa consentendo così il passaggio
dell’aria anche attraverso le fosse nasali, per questo il rumore che generano è
debole(l’aria si impartisce). Sono suoni molto frequenti nelle lingue del mondo.
Sono sempre sonore perché questo tipo di attività è congruente con l’attività
delle vocali, è consonante nasale bi-labiale la M (prende per primo il bambino)
l’aria ostruita è al livello delle labbra, la N (consonante alveolare) l’aria è ostruita
parzialmente, il canale si restringere nella zona alveolare.
La nasale palatale è il nesso/digramma GN serve a far capire che la pronuncia
deve essere di tipo palatale.

Quinto modo di articolazione→laterale. L’aria è ostruita in una zona centrale del


condotto orale e di conseguenza se l’ostruzione è centrale esce nei lati della
bocca. Sono sempre sonore e sono abbastanza frequenti nelle lingue del
mondo. In italiano abbiamo due consonanti laterali la L (alveolare) l’aria è
ostruita nella zona alveolare centrale, la seconda laterale dell’italiano è GL
(palatale).

Modo di Branche→questo modo articolatorio, la punta della lingua restituisce


brevi contatti con una zona articolatoria ben specifica. In italiano sono alveolari
e abbiamo Una sola consonante che è la R

Modo approssimante→ in italiano abbiamo due soni approssimanti: IOD-QU


graficamente resi dalla I e dalla U , non sono delle vocali e servono per formare
dittonghi. La prima è un approssimante anteriore palatale, il suono di IODIO (gli
ordini articolatori sono approssimanti e il canale orale quindi il passaggio dell’aria

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può fuoriuscire da un diaframma che è abbastanza largo). Se gli ordini


articolatori fossero ancora più distanti il risultato è: UNA VOCALE, se invece si
restringe il diaframma avremmo: UN’AFFRICATIVA. Sono suoni che non possono
essere accettati perché sono molto simili alle vocali, ma sono meno sonore, sono
più brevi e non possono mai essere toniche.
Nella fase di trascrizione si richiede l’etichettatura DEI FONEMI PRESENTI→ per ogni
fonema ad esempio:
TANA, 4 fonemi, la prima T(consonate occlusiva alveolare sorda) A (vocale
centrale bassa) N (consonate nasale alveolare) A (si ripete).

CARO, C(occlusiva consonate velare sorda) A(vocale centrale bassa) R(


consonante alveolare sonora) O(vocale posteriore medio-alta).

FONETICO E FONOLOGICO
C’è una differenza sostanziale tra ciò che è fonetico e ciò che è fonologico.
L’unità minima del fonema è il suono. In realtà non tutto quello che produciamo
a livello sonoro ha un valore distintivo, per questo motivo si distinguono due
componenti relative al suono:

1) Fonetico : riguarda la sostanza dell’espressione, il livello fonetico


appartiene alla concretezza del segnale
2) Fonologico: la fonologia invece è un livello astratto in cui non prevale la
sostanza ma la forma.
Se la fonetica si occupa di descrivere i suoni in una determinata lingua sul
versante articolatorio acustico-percettivo, la fonologia invece ha un’altra
rivalità, quella di classificare e individuare i fonemi in una lingua e di
definire l’inventario fonologico di una lingua.
Il primo è un livello concreto, il secondo astratto.

L’unità minima della fonologia è il fonema. →


Il fonema è un suono, ma è un suono che un valore distintivo. Unità minima di
seconda articolazione a differenza della prima, non ha un significato, ma è
capace di opporre il significato.
Sono foni tutti quei suoni che realizziamo, sono fonemi soltanto quelli che
all’interno di una lingua possono creare opposizione distintiva. Il fonema è un
fono dotato di valore oppositivo-distintivo cioè si oppone ad altri fonemi della
stessa lingua permettendo di distinguere i significati e di cambiare il significato
alle parole. Ad esempio:

in italiano C (occlusiva alveolare sorda) si oppone a P. come si fa a controllare


se due suoni di una lingua sono o no fonemi? ci sono dei meccanismi e dei
metodi per poter indicare il valore distintivo di più suoni:

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la prova di commutazione→sostituire un suono ad un altro nella stessa identica


posizione sintagmatica e se questa posizione genera un significato diverso siamo
in presenza di fonemi diversi, se non cambia il significato vuol dire che uno dei
due non è un fonema di quella lingua.
Attraverso la prova di commutazione generiamo coppie minime, la coppia
minima non è altro che la copia di parole di una determinata lingua la cui
sequenza fonematica è una sequenza di suoni ed è identica ad eccezione di un
suono nella stessa posizione lineare sintagmatica.
Ad esempio:

se io sostituisco la T con un altro suono dell’italiano, R, anziché TANA > RANA.


Questo vuol dire che T e R sono fonemi dell’italiano perché abbiamo creato una
coppia minima.
Sostituisco la T con la S, anziché TANA > SANA, anche la S è un fonema
dell’italiano perché ha un valore distintivo.
Sostituisco la N di TANA avrò TARA.
Sostituisco la A finale di TANA con la E, anziché TANA> TANE.
TANA la sostituisco con un’occlusiva aspirata sorda, l’occlusiva aspirata
alveolare non ha valore distintivo non riesce a distinguere il significato delle
parole. Sostituisco la T di TANA con la B, anziché TARA avrò
BANA, la B NON è un fonema dell’italiano, ma in realtà non è così, un ricercatore
colui che vuole definire la prospettiva fonologica, fa una serie di altre prove di
commutazione finché troverà almeno una coppia minima in cui due suoni si
oppongono.

Non tutti i fonemi hanno lo stesso rendimento funzionale→ il grado di distintività


che detengono all’interno della lingua stessa, ci sono fonemi dell’italiano che
hanno un elevato rendimento funzionale, ciò vuol dire che troviamo una serie
numerosa di coppie minime in cui si oppongono, altre coppie e altri fonemi in cui
il rendimento funzionale è molto basso.
Ad esempio:

opposizione tra TS e Z (sorda e sonora)→ soprattutto se la Z è doppia, in questi


casi solo una coppia minima. RAZZA ( senso di etnica) RAZZA ( pesce).
G >J.

La FONOLOGIA ha come unità minima il fonema, riguarda la forma e non la


sostanza, riguarda la competenza e non l’esecuzione, permette di riconoscere
parole esistenti come RANA, parole non esistenti ma possibili in quella
determinata lingua(NARA), parole inesistenti ma impossibili (AUN), non rispettano
la struttura fonologica, il modo in cui i suoni si combinano fra loro per formare
parole.

La FONETICA ha come unità minima il suono, è un livello di analisi concreto,


appartiene a una sostanza e fa riferimento a un livello concreto quello
dell’esecuzione= i suoni che noi produciamo. Tutto ciò che riguarda la fonetica si
pone tra parentesi quadre.

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Capacchione Martina

PRINCIPI DI TRASCRIZIONE
L’accento → si inserisce il diacritico [] immediatamente prima della sillaba tonica,
esempio: [pollo]

La lunghezza→ si inserisce il diacritico [:] ( punti allungati verso l’interno) dopo il


segmento lungo, esempio: [pol:o].

Le affricate doppie→

1) Si inserisce il diacritico della lunghezza dopo la fase occlusiva, esempio:


accento> [a’t: tsɛnto] pazzo > [‘pat:so]
2) Si ripete solo il simbolo dell’occlusiva, esempio:
accento> [atìts3nto]
pazzo> [‘pattso] *[patstso] (preceduta dall’asterisco, o forma non
attestata o inaccettabilità, la ripetizione del simbolo è inaccettabile)

I dittonghi in italiano come nelle altre lingue si formano usando le approssimate


che sembrano essere delle vocali ma non lo sono, abbiamo due approssimanti
in italiano: anteriore e posteriore. Possono essere:

discendenti: combinazione di una vocale e di una approssimante


esempio: auto [‘awto] anche, [‘auto]

ascendenti: combinazione di approssimante e di una vocale


esempio: piangente [pjan’ʤnte]

PRINCIPI DI TRASCRIZIONE FONETICA


Carta → [‘Karta ]

Scelta→ [‘ʃelta]

Lampada→ [ ‘lampada ]

Biscotto→ [ Bi’skɔi̯tto ] (accento solo con la I e con la L)

Giallo→ [ ‘ʤallo ] oppure [ ‘ʤal:o ]

Ghirlanda→ [gir’landa]

Ghetto→ [‘getto] oppure [ ‘get:o ]

Fiocco→ [ fjɔkko ] oppure [‘fjɔi̯k:o ]

Danzante→ [ dan’tsante ]

Quinto→ [‘kwinto ]

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Spazzola→ [‘spattsola ]

Cerchio→ [‘tʃerkjo ]

Piastra→ [ ‘pjastra ]

Ghiro→ [‘gi:ro ]

Giro→ [‘ ʤi:ro ]

Giungere→ [‘ ʤunʤere ]

Azzurro→ [ ad’dzur:o ]

Ghiaccio→ [ ‘gjattʃo ]

Pioggia→ [‘pjɔdʤa ]

In italiano la lunghezza vocalica non è distintiva ma a livello fonetico tuttavia c’è


solo un contesto in cui la vocale è maggiore rispetto ad un’altra, quando la
vocale è in sillaba aperte ed è accentuata. Se la vocale è in sillaba libera ed
anche accentuata a livello fonetico la vocale sarà più lunga foneticamente
rispetto ad un’altra vocale posta in un altro conteso. Esempio:

[‘KA:SA]→la A della prima sillaba è tonica è sarà più lunga foneticamente


rispetto ad una A tonica di una sillaba chiusa, regola fonetica dell’Italiano, ma è
una sillaba libera [‘KARTA]→la A della prima sillaba è tonica ma la sillaba è
chiusa perché termina con una consonante

[‘FJE:NO]

[‘FJENìLE ]→dittongo atono

[‘ROTTO ]→ la sillaba è chiusa

[‘RUO TA]

LA TRASCRIZIONE FONEMATICA
Tra barre oblique
Trascrive solo ciò che è distintivo, tralasciando tutto il resto
esempio: renna > con pronuncia francese

[‘Ren:a] > /’ren:a/

→/ka:p/ = carp <carpa> (diacritico)

→/kæp/ = cap <berretto>

→/kʎp/ = cup <tazza>

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Capacchione Martina

→ /ka contrario p/ = cap <poliziotto>

In inglese sono foni distintivi

In italiano non sono distintivi

[‘ka:po] /’kapo/ <capo>

[k’ae:po]

[k’ʎ:po]

[‘ka :po]

Ricapitolando…

FONETICA E FONOLOGIA

FONETICA→ fono - concreto -sostanza (parole) - esecuzione → []

FONOLOGIA→ unità minima il fonema – appartiene ad un livello astratto –


riguarda la forma (langue) competenza →//

FONEMI→ unità pertinente

ALLOFONI→ non ha un valore distintivo poiché: varianti di uno stesso fonema.


L’allofono si realizza in specifici contesti che sono prevedibili in ogni lingua, sono
predefiniti e si verificano solo e soltanto in determinati e specifici contesti.
Dipendono dai suoni con cui si combinano> quindi sono varianti combinatorie.
Proprietà degli allofoni: distribuzione complementare: nessuna può comparire
nello stesso contesto in cui compara l’altra. L’allofono non cambia di significato
infatti non è un fonema.

VARIANTI LIBERE→ sono varianti libere come ad esempio l’adozione di una


specifica pronuncia all’interno di una sub-comunità o anche di un solo parlante,
possono avere varianti funzioni..

GLI ALLOFONI→ Realizzazione concreta di un fonema in un determinato


contesto. È una variante prevedibile dal contesto.

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Capacchione Martina

Non da luogo ad un significato diverso > prova di commutazione


→esempio: in italiano [ ɱ ] [ŋ]→ (in inglese è un fonema)

→esempio: ante (nasale dentale seguita da occlusiva dentale) anfora


(nasale) anche (seguita da occlusiva dentale)

La pronuncia e l’articolazione della N non è la stessa. In ANTE vi è una perfetta


sincronia, nel secondo e terzo caso noi anticipiamo il luogo di articolazione della
consonante che segue realizzando la nasale ANFORA in modo più anteriore
rispetto alle altre. La trascrizione fonetica sarà esattamente così:

[‘ante] [‘aɱfora] [‘aŋke]

La seconda e la terza non sono uguali alla prima per luogo di articolazione. In
questi casi nella trascrizione dobbiamo usare i due allofoni.

ALLOFONO

/n/

/ ɱ/ /n/ /ŋ/

Tengo/tendo

Anche/ante

/s/

[s] [z]

/s/ si realizza [s] prima di C sorda

(Esempio: scolo, mestolo, pasto, rischio, sfiorire, ecc.)→S sorda

/s/ si realizza [z] prima di C sonora

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(Esempio: sbocciare, svanire, sdoganare, fantasma, ecc.)

La S è sempre sorda in posizione iniziale di parola, non c’è ambiguità. È sempre


sorda anche quando ricorre (poche volte) in posizione finale di parola.

LA SILLABA
Nozione difficile da definire in senso scientifico: ma presente nella coscienza
metalinguistica del parlante, al senso comune. Base per la versificazione delle
lingue romanze. Realtà psicologica della sillaba (es. giochi, lapsus, canto,
poesia.). Unità fondamentale dell’organizzazione sonora
del linguaggio. La prima produzione linguistica
comprende vocali o sillabe. Dal greco
syllabé (vincolo, legame) > indica un’unità più grande di un solo segmento, ma
più piccola della parola

MA

Italian. A (prep, sempl) e (cong), i (articolo det. Pl. M. )

Definizione fonologica: unità prosodica di organizzazione dei suoni. Cosa vuol


dire che la sillaba organizza suoni? Vi sono elementi che da soli possono
costituire sillabe (le vocali). Ed elementi che non possono da soli costituire sillabe
(le consonanti( e che si trovano di solito ai margini di una sequenza

Es. per: te men: tre al:tro e.le.men.to

In alcune lingue, tuttavia, alcune C (Es. /l/ o /r/ possono stare al centro della
sequenza.
Esempio: ing. Bottle [‘bot]

L’alternanza di C e V rappresenta il principio basilare della struttura sillabica, alla


base della struttura ritmica.

La sillaba è convenzionalmente indicata con σ (sigma).


Ha una struttura interna formata da:

1) NUCLEO: elemento obbligatorio (di solito vocale)


2) ATTACCO e CODA (le consonanti che precedono e/o seguono il Nucleo)
> opzionali

La sillaba che termina con V: aperta o libera.


La sillaba che termina con C: chiusa o implicata
La sillaba su cui cade l’accento: tonica o accentata.
La sillaba su cui non cade l’accento: atona o non accentata.

Tautosillabico: elementi che fanno parte della stessa sillaba (tre.no)

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Eterosillabico: elementi che fanno parte di sillabe diverse (car.ta)

STRUTTURA DELLA SILLABA

σ (sigma)

Attacco Rima

Nucleo Coda

Nucleo e coda formano una rima.


La rima: determina il peso sillabico.
Esempio: la sillaba è pesante quando è chiusa

da Consonate o da una Vocale lunga

La sillaba è leggere quando termina con Vocale

PESO SILLABICO: es. latino

Còncido (cado >/’kon:ki:do/

Concido (taglio a pezzi) > /’kon’ki:do/

Pòpulètum (poppeto)
populus

La rima attiva quindi regole fonologiche, la rima non determina solo il ritmo.

RIMA:

Inoltre, la rima ( e NON l’attacco) è coinvolta nella rima poetica

Es: amòr/dolòr

Ineffàbile/impenàbile

Lapsus linguae: di solito coinvolgono le Consonanti (attacco e rima, ma non il


nucleo)

Naturalezza e restrizioni:

Tipo CV: naturale e meno marcato > il tipo universale. La prima struttura appresa
dal bambino.

Lingua: Hua (Botwana): ha solo CV

Giapponese: CV.V. (C) VC.

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Hawaiano: CV. V

Attacco: non tutte le lingue ammettono attacco complesso. Es. giapponese


Coda: nella lingua Zulu (Sud africa) non sono ammesse code sillabiche
Ci sono lingue (germaniche e slave) in cui la struttura della sillaba è molto
complessa. Es: ing. Strengh (forza)

Russo zdravtvujt(salve)

Italiano: non ha CVCC; struttura invece frequente in inglese.


Es: land, clib, fast

ITALIANO: STRUTTURE SILLABICHE


Casa c a r:t a cassa

CV.CV CVC.CV CVC.CV

Stretto Africa elmo

CCCVC.CV V.CCV.CV VC.CV

Le strutture: la struttura è determinata dal punto di vista fonologico sia da


condizioni universali che lingue-specifiche
restrizioni fonosillabiche (regole di fonotassi)
Italiano: attacco NON più di tre elementi:

IL PRIMO Elemento sarà necessariamente /s/

Coda: il PRIMO elemento di una C geminata oppure /r l m n /


Strutture sillabiche in italiano: CV: 60 %
CVC: solo /m n l r / o 1° elemento C. lunga
V: tutte

Le strutture

/pr/ /pr / /pn/ apnea, capsula, atmosfera

/br/ /bl/ /ps/ abside

/tr/ /tl/

/dr/ /dl/

/kr/ /kl/

/gr/ /gl/

/fr/ /fl/

/vr/ /vl/

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Le parole straniere e acronimi:

Code ramificate

Est, golf, staff, sprint, film, blog, chat, kebab, password, outlet, tablet

Colf, gip, bot, bancomat

QUANTITA’ FONOLOGICA
Il tempo che passa dal momento iniziale a quello finale di un’articolazione è una
proprietà prosodica.

Fattore tempo: maggiore è la velocita elocutiva > minore è la durata di ciò che
produciamo.
Fattore sillaba: la V in sillaba aperta è più lunga della V in sillaba chiusa.
Fattore accento: la sillaba tonica è più lunga di quella atona.

La durata può essere distintiva (fonologica)

→ opposizione segmenti lungi e brevi

→proprietà relazionale

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→alcuni suoni sono prolungabili nel tempo, altri no

La durata vocalica > fonologica

Latino: es levis (leggero) levis (levigato)

Populus (popolo) populus(popolo

Palus(palude) plus (palo)

Latino: V lunge e, o vocali brevi e o

/e/ /o/ / ɛ/ /ɔ/

/ʃɛ/ /wc/

In italiano la lunghezza vocalica non è distintiva. Ma foneticamente, la V tonica


in sillaba aperta è più lunga della stessa in sillaba chiusa.

Es. rapa [‘ra:pa] /’rapa/

Rampa [‘rampa]

Fiore [‘fjo:re] /’fjore/

Sfiorire [‘sfjo’ri:re] /sfjorire/

La durata consonantica

Finlandese: Kuka (chi( kukka (fiore)

Tuli (fuoco) tulli(dogana) tuulli (vento)

Altre lingue: giapponese, arabo libanese, greco cipriota, indonesiano.

La lunghezza consonantica che in Italiano ha valore distintivo:


→15 Consonanti stabiliscono opposizione di durata

→5 Consonanti sono sempre lunghe in opposizione V-V

→3 Consonanti sono sempre brevi /z/ /j/ /w/

Es. cane/canne pala/palla nono/nonno

Casa/cassa fato/fatto regina/reggina

Papa/pappa

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Capacchione Martina

→Sciarpa [‘ʃarpa ]

La sciarpa [laʃ ‘ʃarpa]

→Giglio [‘dʒiʎ:o]

→Spegnere [‘spɛŋ:ere]

→Ognuno [oŋ’ŋu:no]

→Zio [‘tsio] vs lo zio [lot’tsio]

L’ACCENTO
Fenomeno prosodico.
Proprietà della sillaba e NON di un singolo segmento.
Rilievo di una sillaba rispetto ad altre della stessa parola.
Ha funzione culminativa perché assegna prominenza.
caratteristica relazionale e non intrinseca dei segmenti > cioè è indipendente dal
loro contenuto fonetico.
Lingue ad accento fisso→
L’accento lessicale cade sempre sulla stessa sillaba.

Es. turco (ultima sillaba), polacco ( penultima), ungherese ( prima sillaba).


Valore demarcativo e non distintivo.

Lingue ad accento mobile→


Italiano, latino, inglese, spagnolo es contràst (Verbo) còntrast ( Nome).
Valore distintivo e non demarcativo.

L’accento libero NON vuol dire totale libertà di posizione (es. latino).
Italiano→ la posizione dell’accento è libera solo nell’ambito delle ultime tre
sillabe e da questo deriva la sua capacità distintiva.

Es. àncora/ancòra
Càpito/capìto/capitò
Càpitano/capitàno
Partì/ parti

Identità segmentale > ma diversità prosodofica > diversità semantica

Differenza sillabe toniche/atone

I PARAMETRI
L’accento assegna prominenza. La sillaba accentata ha maggiore durata,
maggiore intensità, maggiore frequenza.

ACCENTO
L’accento lessicale o di parola (NON va confuso con accento grafico, es. bòtte,
è)

Accento di frase

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Capacchione Martina

Accento primario e secondario

Come si distinguono il base all’accento le parole: LE TIPOLOGIE

➔ Parole toniche ( ossitoni ): accentati sull’ultima sillaba (3%) qualità, virtù


➔ Parole piane (parossitoni): accentate sulla penultima sillaba (60%) matita,
panino, sorella
➔ Parole sdrucciole (proparossitoni): accento sulla terzultima sillaba, es.
fègato, tàvolo, pècora, libero
➔ Parole bisdrucciole: accento sulla quartultima sillaba, es. litigano, telèfoni,
càpitano, andàndosene
➔ Parole trisdrucciole: accento su quintultima sillaba, es. rècitamelo,
fàbbricameli ( 1% sul totale delle forme lessicali possibili presenti nella
nostra lingua)

FENOMENI DI MUTAMENTO FONOLOGICO


La lingua non è un sistema chiuso, ma si evolve sotto l’azione incessante di
determinate variabili, alcuni di questi sono interni alla lingua stessa, altri invece
molto più frequenti sono fattori extralinguistici come tempo, spazio, stile. Sta qui
fatto che nelle lingue dal punto di vista fonologico ci sono dei processi che sono
osservabili…

La Lingua non è un sistema chiuso, omogeneo, immutabile > cambia sotto la


pressione di diversi fattori.
Mutamenti→ processi fonetici e fonologici: assimilazione, dissimilazione,
inserzione, cancellazione, sonorizzazione, desonorizzazione, geminazione,
dittongamento, coalescenza ecc.

Diffusa in tutto il mondo: ASSIMILAZIONE : processo fonetico per cui un segmento


assume lo stesso valore, per uno o più tratti, di un segmento adiacente,
diventando simile ad esso. Può essere:

➔ Assimilazione Parziale: solo un tratto


➔ Assimilazione Totale: il suono diventa uguale ad un altro
➔ Assimilazione anticipatoria: anticipa l’articolazione del suono che segue
➔ Assimilazione regressiva: prolunga l’articolazione del suono precedente

ASSIMILAZIONE REGRESSIVA TOTALE

Lat. FACTUM > Fatto

LACTE > latte

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AD+PARARE (preparare) > apparatus > it. Apparato

Uno dei due suoni si è assimilato all’altro. Questo suono ha proiettato i propri
tratti fonologici sul suono precedente rendendolo uguale a se stesso.

In+ legale > illegale → con un processo di assimilazione totale la N diventa L


Con + legare > collegare
In + resistibile > irresistibile
In + ragionevole > irragionevole

ASSIMILAZIONE REGRESSIVA PARZIALE ( da destra a sinistra)

In + probabile > improbabile


In + bevibile > imbevibile
Sbattere > zbattere

Es. Scarpa /sgarbo [ ‘skarpa ] / [‘zgarbo ]

Sfera /svelto [‘sfɛ: ra] / [ ‘zvɛlto]

ASSIMILAZIONE ANTICIPATORIA TOTALE E PARZIALE

Ciò che cambia è la proiezione (da sinistra a destra )

Quando > quannu

Qant to > wanna

Dogs > dogz

ALTRI FENOMENI:

Dissimilazione: Fenomeno raro, un segmento cambia per distinguersi ( due


segmenti diventano meno simili )

es. PEREGRINUS > pellegrino

ARBOREM > albero

Scissione: es. dittongazione ( BONUM > buono ) LEVEM > lieve

Fusione: es. monottongazione (CAUSAM > cosa )

INSERZIONE

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Capacchione Martina

Inserzione: aggiunta di materiale fonico


Epentesi: inserzione di Vocale o Consonante non etimologica all’interno di
parola (lat CAULE > it. Cavolo )
Epitesi: aggiunta di un suono non etimologico o di una sillaba a fine parola (
contrario apocope) es. latino ESSE > it. Essere
Protesi: inserzione di Vocale o Consonante iniziale ( SCHOLA > ècole ( fr), escuela
(sp) escola (port).

PEDEM > piede

In italiano l’inserzione è sporadica, es. città + ino > cittadino. Papa + ino >
paparino

CANCELLAZIONE
La cancellazione→ è l’eliminazione di un segmento. È il più diffuso nel mondo >
semplificare la struttura sillabica.

Es. ISTUM > questo > sto

CALDUM > caldo INSULA > isola MENSE > mese (ma mensile)

Tavolo + ino > tavolino virtù + oso > virtuoso

L’ Elisione→ caduta di una vocale davanti a vocale iniziale di altra parola.


Lo albero > l’albero

Apocope→ troncamento: caduta di una vocale finale di parola

Sincope: processo contrario dell’epentesi caduta di vocale interna

Es. Lati, RUINA > rovina

GEMINAZIONE / DEGEMINAZIONE
Il mutamento coinvolge la durata di un suono (es. lunghezza vocalica latino)
Geminazione→ NOCTEM > notte SEPTEM > sette

Degeminazione→ fr. Ville, terre, personne ( la geminata è presente solo nella


grafia). Ingl. Better, summit, approach.

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Capacchione Martina

ESERCITAZIONE: TRASCRIZIONE FONETICA E FONOLOGICA


FONETICA FONOLOGICA
Sguardo [‘zgwardo] /’sgwardo/
Disegno [‘di’zɛŋ:o] /’di’z ɛŋo/
Conferma [‘koɱ’ferma] /kon’ferma/
Singhiozzo [siŋ’gjottso] /sin’gjottso/
Sgranocchiare [zgrancok’kja:re] /sgranok’kjare/
Meccanismo [mekka’nizmo] /mekka’nismo/

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Capacchione Martina

MORFOLOGIA
La morfologia→ voce dotta di origine greca entrata nel lessico moderno del XIX
sec. > forma delle parole. Il livello della lingua che studia le regole di formazione
delle parole.
Unità minima è il morfema.
L’unità di uscita è la parola.
Componente in tutte le lingue del mondo.

La morfologia indaga la struttura interna delle parole. In una lingua, molte parole
sono “costruite” tramite regole. La costruzione delle parole è l’aspetto dinamico
della morfologia: flessione, derivazione e composizione. (in italiano presenti tutti e
3, ma ci sono lingue che si comportano in modo diverso).
L’unità minima è il morfema > concetto di parola.
La morfologia è quel componente che serve a formare nuove parole, studia
come sono costituite ma offre meccanismi di formazione. Quando una lingua
non è più in grado di formare nuove parole è una lingua che si sta avvicinando
all’estinzione. Il lessico è il componente più esterno, più vicino alla realtà esterna
e che è meglio prima di tutti risente di tutti i cambiamenti esterni, il lessico è il
livello che si modifica più di altri.

La parola

Il concetto di parola appartiene al senso comune > anche una persona poco
scolarizzata sa fornire un esempio di parole ed è in grado di scandire una frase,
la sua consapevolezza della linguistica il concetto di parola è interiorizzato.
Molto più complesso è definire cosa sia la parola:

1) È stata definita come unità linguistica compresa tra due spazi vuoti, ma
a) Lingua scritta
b) Lingua scriptio continua
2) Unità dotata di significato, ma ci sono delle parole che hanno un
significato diverso, ma: il, per, la, ci , le preposizioni, gli articoli, hanno
significato ma diverso rispetto alla parola casa, libro etc.
3) Unità autonoma che può ricorrere da sola,
es. oggi (quando parti? Oggi)
ma: il, per, che

esempi:

➔ Scrivimelo 1 parola, a livello fonologico, dal punto di vista grammatica


avremmo 3 parole diverse scrivi +me+lo
➔ Me lo scrivi? 3 parole
➔ Me l’ha indicato 4 parole
➔ Indichiamoglielo! 1 parola fonologica ma, abbiamo più parole
grammaticali
➔ Pescecane 1 parola

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Capacchione Martina

➔ Mulino a vento 3 parole, unità polirematica →informazioni linguistiche


fonologiche complesse che si pongono a metà strada tra fonologia
sintassi. Mulino a vento unità che va interpretata con tutt’uno perché
l’unità polirematica non può essere separata.

La parola ha una mobilità posizionale, il loro ordine può essere modificato.


Livello di analisi:

1) Parole fonologiche, Le parole fonologiche possiedono accento, non è il


caso dei clitici > articoli, pronomi, atoni, preposizioni sono parole
morfologiche
2) parole morfologiche,
3) unità polirematiche, le unità lessicali superiori hanno statuto intermedio, es.
macchina da scrivere
4) composti, sono parole autonome

La parola è un’unità che NON può essere interrotta.


È una unità mobile.
I confini di parola sono punti di potenziale pausa nel discorso
Può comparire da sola.
Ha significato.

La classificazione delle parole:

1) grammatica tradizionale: parti del discorso dette categorie grammaticali


→ 9 classi , aggettivi e nomi un tempo costituivano una parte comune poi
sdoppiata. I criteri della suddivisione delle parti del discorso sono
specifiche per le singole lingue, quindi non universali.
2) Grado di complessità: parole variabili e parole invariabili
3) Parole vuote (grammaticali o funzionali che hanno una bassa densità
semantica, il loro significato più che semantico è grammaticale:
preposizioni, articoli, congiunzioni) e parole piene: parole che hanno
un’alta intensità di significato.
4) Parole appartenenti a classi aperte (i nomi, aggettivi, verbi) e classi chiuse
(parole già poste al loro interno, ne escono ne entrano)
5) Parole semplici ( non hanno una struttura morfologica interna) e
complesse (hanno una struttura morfologica interna).

Difficoltà interpretative

I membri di una classe del discorso sono sempre tutti variabili o invariabili? O ci
sono delle eccezioni?

Le preposizioni costituiscono una classe variabile o invariabile?

Le preposizioni semplici sono invariabili ma basta aggiungere l’articolo per


cambiare lo statuto della classe. Le preposizioni articolate sono variabili.

Gli aggettivi e le interazioni costituiscono una classe aperta o chiusa?

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Capacchione Martina

Gli aggettivi sono una classe aperta, classe chiusa non vuol dire immobile
perché a lungo termine ci sono cambiamenti in atto che si osservano dietro
un’osservazione diacronica, es. il sistema degli aggettivi e pronomi dimostratiti da
tripartito diventa bipartito.

Le congiunzioni sono parole vuote o piene?

Le congiunzioni sono parole vuote, costituiscono una classe di transizione,


variabile, chiusa, è anche vero che il significato delle congiunzioni non è
paritario. Es. ciononostante→ è vuota, congiunzione sebbene, tuttavia, perché
sono più piene di significato di ma. Le congiunzioni non sono tutte con lo stesso
grado di pienezza semantica, alcune hanno maggiore pienezza semantica
rispetto ad altre, quelle che sono dotate di maggiore pienezza sono quelle che
hanno un’analisi morfologica interna e costituite da due elementi perché se
consideriamo la congiunzione perché, costituita da per + che, infatti, in + fatti.

Le classi invariabili sono sempre classi chiuse?

No.

Le parti del discorso sono universali?

Solo nomi e verbi sono presenti in tutte le lingue del mondo perché soddisfano
una necessità cognitiva.

MORFEMA
Unità minima distintiva della morfologia, e unità linguistica di prima articolazione,
dotata di significante e significato.
È la più piccola unità linguistica dotata di significato.
Segno linguistico costituto da significante e significato

Due sono i tipi di morfema di una lingua:

1) Morfema lessicale (lemma)→ troviamo nel dizionario, le forme lessicali


2) Morfema grammaticale

MORFEMI

Lessicali (classe aperta) Grammaticali (classe chiusa)

Derivazionali flessionali

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Capacchione Martina

Esempi:

➔ Libr (morfema lessicale) + i (flessionale)


➔ Boy+s
➔ Inglese: table italiano: tavol+o
Nice carn+in+o
To walk cammin+are

I morfemi derivazionali sono sempre legati e posti all’interno, mentre morfemi


lessicali sono liberi perché possono ricostruire le parole. In italiano, siccome la
maggior parte delle parole è variabile anche il morfema lessicale contiene
morfemi derivati

La formazione delle parole


1) Derivazione: crea nuove parole attraverso l’uso di affissi. Al morfema
lessicale è aggiunta una forma legata che può collocarsi prima
(prefisso(prima della parte fissa)) o dopo (suffisso (dopo la parte fissa))
2) Flessione: regola la forma delle parole in base al contesto grammaticale.
Al morfema lessicale sono aggiunte delle desinenze che portano
informazioni grammaticali che veicolano la formazione grammaticale.
3) Composizione: crea nuove parole unendo due parole già esistenti

Presenti in tutte le lingue del mondo, ma in italiano flessione, derivazione e


composizioni presenti simultaneamente.

Morfemi lessicali:
I morfemi lessicali hanno significato lessicale che non dipende dal contesto.
Si chiamano basi lessicali o radice (TESTA).
Sono semanticamente autonomi.
Sono morfemi liberi.
Costituiscono in tutte le lingue una classe aperta (ci sono delle parole che
possiamo aggiungere e che possiamo togliere).

Es. buon ( base)-(o)(morfema flessivo)


re (invariabile, non ha una struttura morfologica interna)
socializzare (materiale morfologico che segue la base (soci) )

Bambin-(o)
Città (presente un morfema lessicale libero)
Infrequente (morfema flessivo ma anche prefisso, presenti 3 morfemi di natura
diversa)

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Capacchione Martina

Barc-(a)
Mentre
Riboccato

Parl-are
Quando
Indebolito

ALLOMORFI
➔ Uno stesso morfema può assumere significati diversi selezionati dal
contesto. Variante concreta di un morfema.
➔ Es. gatt-i
Bambin-i
Libr-i
Pann-i
Piatt-i (condividono lo stesso morfema flessivo, anche uguali per
significante)
Fogl-i
Uom-ini > ALLOMORFO I= Morfema flessionale uguale in pari significato a
quello che compare nelle parole precedenti. Ha lo stesso significato ma
diverso significante. INI compare solo in italiano nella parola uomini. INI>
ALLOMORFO DI I.

PREFISSO NEGATIVO

➔ Dis-onesto s-faticato a-critico


-abile s-conveniente
-incantato s-cortese
-continuo s-fortunato
-pari s-gozzato
-fare s-naturato
-piacere s-popolato
s-collato
s-truccato
s-nocciolato

dis+ V o C s.+ C
➔ In-appetente im-mangiabile ir-ireale il-legale
In-utile im-produttivo ir-razionale il-logico

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Capacchione Martina

In-tollerabile im-probabile ir-ragionevole il-letterato


In-distruttibile im-battuto ir-riverente il-lecito
In-separabile im-presentabile irriconoscente
In-fame
In-valido im+ C bilabiale m ir+r il+l
In-finito
In-vece
In-fossato
In-naturale

In+ C dentale
Labiodentale n. V

ALLOMORFI

➔ a- in- s-

a- an- in- im- ir- il- s- dis-

ALLOMORFIA VERBALE
Ven-ire (solo forma infinito)

Veng-o, veng-ono

Vien-i

Venn-e

Verr-emo

Ven-ite ven-

Ven- veng- ven- verr- venn-

COMPOSIZIONE
Unione di due forme libere. Uno dei processi morfologici più produttivi negli ultimi
anni, l’italiano contemporaneo conta all’incirca 35.000 parole composte, però,

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Capacchione Martina

le lingue romanze non è tra il maggior numero di parole composte. In una parola
composta ritroviamo sempre due basi lessicali:

➔ [PAROLA 1] + [PAROLA 2]
[campo]N + [santo]A > [ [campo]N [santo]A]N
[alto] A + [piano] N > [ [alto]agg. [piano]nome ]nome
[senza]p + [tetto]nome > [ [senza] p [tetto]nome ]nome
[agro]agg + [dolce]agg > [ [agro]agg [dolce]agg]agg

➔ Possibilità combinatorie
➔ Il risultato più frequente è un Nome, ma sonp possibili altre risultati
➔ Es. N+N > Nome, capostazione, pescecane
➔ AGG+AGG > Agg, dolceamaro, rossonero
➔ AGG+N > n/agg biancospino
➔ V+V > N, saliscendi
➔ V+N > N, es scolapasta

COMPOSTI
➔ ‘prep+ ‘prep (*senzaper)
➔ ‘V+’Agg (*vedibello, *pagacaro)
➔ ‘V+’Prep
➔ ‘N+’prep
➔ ‘Agg+’avv
➔ ‘Prep+’agg

Ammettono la flessione (camposanti, terreferme, cassepanche).


Ammettono la derivazione.

Prefissazione= in+ vero+simile

Suffissazione= croce+ ross(a)+ina,


ferro+via+ario, sacco+pelo+ista,
para+sub+ordin+at+o

TESTA DEL COMPOSTO


L’unità morfologica che assegna la categoria grammaticale al composto. in
italiano non vale il criterio posizionale, poichè la testa può essere sia a destra
che a sinistra (prevalente ordine determinato + determinante). Es.
pescecane, camposanto > testa a sinistra . gentiluomo, terremoto > testa a
destra

In inglese la testa è quasi sempre a destra

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Blackboard > agg+N

OVERSIZE > prep+N

TESTA: CRITERIO CATEGORIALE


➔ Criterio grammaticale o categoriale
➔ Camposanto
[Campo] N + [SANTO]Agg N > IL COMPOSTO è N
La testa del composto è il CAMPO
➔ Criterio semantico
➔ Capostazione

CAPOSTAZIONE
N
[+animato]
[+maschile]

Capo stazione
[+animato] [-animato]
[+maschile] [-maschile]

CAMPOSTI ESOCENTRICI
➔ Dormiveglia > [dormi]v + [veglia] V=N
➔ Criterio categoriale: la cateogira finale non equivale n+ al primo né al
secondo elemento
➔ Criterio semantico: il dormiveglia non è né un tipo di dormi, né un tipo di
veglia
➔ Il camposanto è esocentrico: NON HA TESTA
➔ Altri es.
PORTALETTERE
N
[+animato]
[+maschile]
[-plurale]
V N

COMPOSTI DVANDVA
➔ Terminologia deriva dalla tradizione sanscrita
➔ Questi composti hanno due teste

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➔ Es. cassapanca
➔ [cassa]N + [panca] N > N
➔ È un composto formato da due costituenti che sono entrambi teste sia
categoriali che semantica > il composto ha DUE TESTE

TESTA E FLESSIONE
➔ Nel composto la flessione coinvolge solo la Testa (capogiri, manoscritti)
➔ Es. il pescecane > i pescicane
➔ Il capostazione > i capistazione
➔ Composti esocentrici (senza testa): sono invariabili (portalettere)
➔ Es. il pellerossa, i pellerossa
Il dormiveglia, i dormiveglia, le portaerei
➔ Composti dvandva: flettono entrambe le teste
➔ Es. cassepanche, mezzelune, capimastri

COMPOSTI NEOCLASSICI
➔ Composti formati mediante elementi classici d’origine greca o latina >
confissi
➔ Origine: Francia, fine 1700 > diffusione europea
➔ Prefissoidi – suffissoidi
➔ Elemento legato + elemento libero, ma
➔ Modularità di formazione
Es.
Biografo > bio+grafo
Ecologia > eco +logia
Microfono > micro+fono
Megaconcerto
Minigonna
Fotosintesi
Psicologia
Discoteca

MODULARITA’

Termostato isotermo

Termometro

Fonografo microfono, citofono

Fonologia

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NEOCLASSICI
➔ Eco + cardio +gramma
➔ Eco + grafia
➔ Cardio +logia
➔ Mio +cardio
➔ Cardio +stimolatore

ESERCITAZIONE
Borsettina amichevole
Bors-ett-in-a amich-evol-e

Smacchiatore sbandierato
S-macchia-tor-e s-bandier-at-o

Incaduto infuocato
in-caut-i in-fuoc-at-o

Impastare innarestabile
im-past-are in-arrest-abil-e

Coraggiosamente ricostruzione
coraggi-os-a-men-e ri-costru-zion-e

Il genere in una determinata lingua dovrebbe essere assegnato in base alla loro
natura biologica, noi dovremmo avere: referenti maschili e referenti femminili
grammaticalizzati con dei morfemi flessionali di genere grammaticale femminile.
La maggior parte delle parole non appartiene a referenti che siano
biologicamente determinati, in tutti gli altri casi come si comportano le lingue?
Per tutte le altre parole che non hanno uno statuto biologico di genere, le lingue
si comportano in maniera confusa. Naturalmente per tutte le altre unità lessicale
il genere diventa una categoria convenzionale ed è un’ulteriore espressione del
segno linguistico, il genere è selezionato non per necessità, ma da altri criteri.
Motivo per cui in italiano sole è maschile, luna è femminile, fiore è maschile però
in francese è femminile. Non ci sono motivi naturali. In italiano esistono solo due
generi grammaticali: maschile e femminile, c’è un residuo di neutro presente in
latino che ha paradigmi pronominali, paradigma di pronomi personali esso essa,
in tedesco esiste invece maschile, femminile e neutro. Ci sono alcuen parole che
sono già esplicitate nel senso che pur non avendo una marca di genere, si tratta

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di alcuni referenti animali come ad esempio marito=maschile ma il fatto che sia


di genere maschile è contenuto nel significato stesso, se in una frase : ho
incontrato suo marito, suo→ maschile. Se rendessimo questa frase al femminile
dovremmo cambiare entrambi. In inglese è più trasparente suo marito è chiaro
che è di lei. in inglese gli articoli, aggettivi e dimostrativi non hanno genere, il
genere in inglese è presente solo nei paradigmi, pronomi personali e aggettivi
possessivi.

Alcune divergenze: sole (maschile) in tedesco è femminile. Anche luna in


tedesco è maschile. La stessa cosa in spagnolo. Ci possono essere dei termini
che possono essere sinonimi sia al maschile che al femminile. A prescindere
dall’arbitrarietà l’analisi di lingue diverse da uelle occidentali fornisce degli
aspetti interessanti ad esmepio nella lingua manneambue. Nelle lingue del
mondo la categorie del genree e del numero può essere assegnata attraverso
vari sistemi:

oltre il sistema di assegnazione semnatico esistono sistemi di assegnazione


morfologica e fonologica. In questa lingua manneambue il genere maschile è
assegnato a esseri umani e animali su di noi di essere maschile,

il genere è una categoria grammaticale che non è completamente arbitraria.


La prova che il genere non è arbitrario è dato dal fatto che viene assegnato
anche alle parole che sono considerate prestiti di lingue straniere. Ad esempio:
in inglese lo chep, la showgirl, caffè in italiano arriva attraverso l’arabo passando
attraverso il turco (lingua che non ha genere). Nella lingua tamil il prestito in
inglese macchina quindi car arriva in questa lingua e diventa cau, non è umano
e viene inserito nella categoria dove inseriscono i nomi normali.

L’assegnazione del genere avviene in base semantica

Maschile → sono espressi con genere grammaticale maschile tutti i termini di


genere maschile, uomini o divinità. Sono grammaticalizzati di genere femminile→
tutti i generi comprese le dee, tutto il resto va nel genere neutro.

LA SINTASSI c 4. berruti

Componente che si occupa dell’organizzazione delle frasi. Dal punto di vista


etimologico sintassi significa mettere e ordinare insieme, prendere delle unità
che sono a disposizione e combinarle per formare unità diverse più grandi.

Possiamo scegliere degli elementi è l’esito della proprietà composizionale della


lingua, se non ci fosse questa proprietà e se il segno linguistico non fosse discreto
noi non potremmo avere l’effetto sintattico. Ci sono molte specie animali che
mostrano di combinare elementi semplice per formare elementi più complessi, il
caso degli uccelli = vengono combinati insieme per formare il campo della

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specie. Il termine sintassi è stato usato già nel secondo secolo d. C Apollonio, ci
fa intuire come la natura sintattica della lingua è stata oggetto di riflessione
molto presto, riflessione continuata nei secoli successivi e ha avuto la sua
massima esplosione negli anni 1957. Il modello della sintassi generativo
trasformazionale, è un modello che ha avuto una diffusione internazionale
anche su altri settori ma è stato uno tra quelli più criticati tanto che ha elaborato
più volte il modello. Un gruppo di generativisti nel mondo, ogni anno tiene dei
convegni.

L’unità minima della sintassi è la parola. La frase è un’espressione linguistica


completa e complessa, viene anche definita come la maggiore unità di
descrizione grammaticale perché oltre la frase vi è il discorso, un messaggio
comunicativo, un testo, diventano oggetto di studio di discipline tangenziali alla
linguistica come l’analisi di un discorso, la linguistica testuale e la grammatica. Le
frasi contengono una predicazione di un verbo ma, possono anche non
contenerlo. Nel parlato è difficile individuare la frase, nello scritto è più semplice,
perché è evidenziato da un punto fermo perché ha una valenza molto forte. Nel
parlato questo punto corrisponde ad un punto di pausa potenziale di
interruzione del nostro parlato. Secondo Leonard Gur LA FRASE è un’unità
linguistica dipendente che rende un senso autonomo.

Le frasi sono formate da più parole, ma possono coincidere con una sola parola.
Per poter definire il concetto di frase occorre tenere: una buona formazione
strutturale= significante dell’intera frase e il significato= la frase deve avere
anche un significato autonomo, quando entrambe sono soddisfatte il parametro
dell’accettibilità è a sua volta compiuto. Dal punto di vista della struttura la frase
è ben formata, abbiamo rispettato le regole di formazione di una determinata
lingua.

Frase minima nominale: un triangolo equilatero = è una buona formazione, ma


non dal punto di vista del significato. Quadrato rotondo = dal punto di vista
strutturale è ben formata, dal punto di vista del significato questo sintagma non
è accettabile.

Le frasi nominali sono frequenti nella letteratura, nella linguistica, nella fase
giornalistica = nei titoli.

In alcune lingue antiche questo uso nominale è esteso.

FRASE = unità linguistica normalmente formata da più parole che costituisce


un’informazione auto-sufficiente nella comunicazione linguistica e contiene una
predicazione. Se nell’ambito linguistico si parla di frase in grammatica,
nell’analisi del discorso non si parlerà più di frase perché è oggetto limitato e
limitante. La frase può essere analizzata componendo
vari gruppi di parole che svolgono delle funzioni, a questi gruppi di parole viene
dato un gruppo specifico, sono chiamati sintagmi o anche costituenti immediati.
La frase ha una struttura interna, questa struttura interna è lineare e allo stesso
tempo gerarchica, dal punto di vista strutturale le frasi si divisono in semplici e

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complesse. La frase semplice è una frase che contiene un solo verbo, le frasi
complesse contengono più nuclei verbali e a loro volta si distinguono in:
coordinate e subordinate. Per quanto riguarda la diatesi avremo frasi con diatesi
attiva o diatesi passiva, una delle categorie morfologiche del verbo. Per
quanto riguarda la modalità (nell’atteggiamento del parlante nei confronti di
quello che sta dicendo) le frasi si distinguono in: dichiarative o assertive,
interrogative, imperative ed esclamative. Riconoscere il tipo modale riguarda
osservare la struttura della frase.

IL SINTAGMA

➔ è un’unità intermedia della sintattica tra la parola e la frase. Il sintagma


non è l’unità minima della sintassi ma, della parola. Può essere costituito
da una o più parole ed è definito come la minima combinazione delle
parole, ha un valore sintattico che svolge una funzione, il valore sintattico
viene tratto da una delle parole che lo costituiscono, questa parola che
assegna il valore sintattico al sintagma prende il nome di testa (del
sintagma). la testa è un elemento principale dal quale dipendono gli stessi
elementi e le stesse parole del sintagma, e guidano anche quei processi di
accordo. In base alla testa si distinguono: sintagmi nominali : è costruito
intorno a un nome e di conseguenza il nome assegna i suoi tratti di
accordo ad altri elementi del sintagma stesso. → un bel bambino=
soggetto gioca= predicato verbale nel verde prato= complemento.
Gioca= sintagma verbale. Ogni sintagma ha una sua testa, la testa del
sintagma è l’unico elemento obbligatorio del sintagma stesso.
Le funzioni svolte da questi sintagmi sono quelli che abbiamo appreso
nell’analisi logica.

Es: Probabilmente in collina la nonna di Angela vive meglio.

Ci sono dei criteri:

1) Criterio del movimento: le parole che fanno parte di un sintagma si


spostano insieme, se abbiamo un movimento dell’ordine delle parole
quelle che formano un sintagma si devono spostare tutte insieme.
Quando parliamo e quando leggiamo tendiamo a mantenere insieme
delle unità di parole, realizziamo delle pause soltanto al termine del
sintagma.
2) Enunciabilità in isolamento: le parole che formano un sintagma possono
essere realizzate anche da sole. Dove è andata la nonna di Angela? In
collina. Il poliziotto=sintagma- ha catturato = sintagma
verbale- il ladro= sintagma nominale.
3) Cordiabilità: due sintagmi dello stesso tipo possono essere cordinati, se
sono di tipo diverso non possono essere invece coordinati. Es: il poliziotto e
la poliziotta hanno catturato il ladro. Probabilmente in collina la nonna e il
nonno di Angela vivono meglio. Non possono coordinare due sintagmi
che hanno la stessa funzione.

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4) Proforma: un sintagma può essere sostituito da una forma pronominale es:


probabilmente la nonna di angela ci vive meglio. Lo zio preparò una torta
molto buona. Le forme pronominali sostituiscono l’intero sintagma.

I costituenti
➔ I sintagmi sono chiamati anche costituenti frasali e possono essere
rappresentati sotto forma di diagrammi ad albero (alberi etichettati)
➔ Espediente formale che permette di rappresentare la struttura gerarchica
delle frasi
➔ È spesso un’operazione molto complessa
F

SN SV

N (Michele) V (passeggia)
Ogni sintagma è rappresentato da una sola parola, un nome e il verbo.
F

SN SV

N SV SN
(Michele)

Aux V Det. N SAgg

Ha comprato una macchina nuova

➔ Tutte le frasi hanno una struttura lineare semplice, possono essere descritte
sul piano grammaticale come una stringa di costituenti
➔ I costituenti immediati: sono unità strutturali
➔ I sintagmi svolgono funzioni sintattiche:
➔ Soggetto, predicato, oggetto, complementi
Es: Anna portò Carlo a Parigi
1°modo per etichettare la frase : RIQUADRI

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2° modo: LE PARENTESI

Se adottiamo questo tipo di strategia il verbo include anche il complemento


oggetto.

LE REGOLE DELLA SINTASSI


➔ La sintassi non è un insieme disordinato di parole
➔ Gli elementi di una lingua (di qualsiasi livello) non si associano sfruttando
ogni potenziale combinazione
➔ La grammatica di una lingua ha un aspetto selettivo
➔ In ogni lingua ci sono diverse regole che selezionano la combinazione
delle unità primitive
➔ Il potenziale combinatorio di ogni lingua è sottoposto a dei limiti, ciò è
particolarmente evidente nella sintassi

LE PROPRIETA’ DELLA SINTASSI


➔ Linearità: il segnale linguistico è monodimensionale, perché si realizza nel
tempo
➔ Discretezza: le unità sono separabili
➔ Ricorsività: un processo può essere riapplicato, questo non significa solo
aggiungere materiale a destra o a sinistra di una frase già realizzata
es: Mario corre > il giovane avvocato Mario corre ogni mattina prima di
andare a lavoro ( possibile perché la sintassi è ricorsiva)
➔ Ma anche la possibilità di incassare le strutture
Es: (il giovane avvocato Mario che ho conosciuto di recente a Roma,
corre ogni mattina, con suo fratello Paolo prima di andare a lavoro)

PROCESSI
➔ Costruzione della frase
➔ Espansione
➔ Il bambino corre
➔ Il bambino di Marco corre
➔ Il bambino di Marco corre velocemente
➔ Il bambino di Marco corre molto velocemente

INCASSAMENTO
➔ Un sintagma ricorre come componente in un altro sintagma
➔ Ho visto l’uomo che avete invitato a cena (modificatore alla testa SN)
➔ Il libro ((che Luigi (che di solito ha buon gusto) mi ha prestato) non mi
piace
➔ Subordinazione

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I FILTRI
➔ Le possibilità combinatorie sul piano sintattico sono notevolmente ristrette
da una serie di regole di selezione
➔ Dipendenza: capacità delle parole di entrare in relazione preferenziale
con altre parole, es. accordo di genere o di numero
La rosa, le rose, *la rose
➔ Quelle belle mele mature rosse > ripetizione della stessa informazione
➔ Coreferenza pronominale: altra forma di dipendenza→ si riferisce a
distanza a qualcosa che è stato già menzionato precedentemente o che
lo sarà successivamente.
Stamattina ho visto Mario, ma ho dimenticato di restituirgli il suo libro.
Domani lo incontro come al solito alla fermata dell’autobus e cercherò di
ricordarmene.
➔ L’uso delle proforme non equivale solo alla marcata ripetizione di un
nome, ma rappresenta un filo che lega le parole del discorso anche a
distanza > una trama nascosta
➔ Questa rete di relazioni, pur essendo complessa, non è illimitata
➔ La teoria del movimento: all’interno della struttura sintattica frasale, alcune
unità lessicali si trovano spostate rispetto alla loro posizione canonica
➔ Il movimento è un processo fondamentale della sintassi
➔ Paola lo ha visto una sola volta > complemento oggetto
➔ Paola ha visto lo una sola volta
➔ In quel negozio, non ci sono mai entrata (io non sono mai entrata in quel
negozio)
➔ La teoria del movimento sintattico non è esclusiva del linguaggio umano

IL SOGGETTO
➔ La nozione di soggetto è problematica.
➔ Soggetto sintattico: elemento accordato al verbo (i bambini giocano)
➔ Soggetto semantico: colui che agisce o esperize (agente o esperiente)
➔ Soggetto comunicativo: ciò di cui si parla, in questa casa si fermò
Garibaldi
Tra questi tre soggetti può esserci coincidenza o talvolta una slegatura
Una delle strutture più problematica per quando riguarda la nozione di
soggetto è la Diatesi che può essere attiva o passiva.
La forma passiva di un verbo può essere realizzata se il verbo è di forma
transitiva
Il poliziotto (soggetto grammaticale, colui che agisce) catturò il ladro.
Il ladro è stato catturato dal poliziotto
Soggetto colui che agisce
La diatesi passiva non è così comune nelle lingue, ci sono lingue in cui la
forma passiva è più usata.

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LA VALENZA VERBALE
➔ Metà del 1900: Lucien Tesnière (1959), linguista francese, prendendo
spunto dalle dinamiche attuate in chimica elabora i concetti di valenza
verbale, argomento e circostanziale. La valenza verbale è un approccio
che parte dall’elemento fondamentale e che distingue e individua
rispetto al verbo gli argomenti.
➔ Il verbo, come un elemento chimico, è accompagnato da determinati
elementi, affinchè la frase sia ben formata
➔ In questa impostazione, la frase è intesa come una relazione, espressa dal
verbo che lega fra loro diversi argomenti, cioè i sintagmi che dipendono
dal verbo
➔ Ogni verbo rappresenta un tipo di relazione
➔ Il numero e il tipo delle relazioni è dato dal verbo stesso
➔ Ogni relazione è definita Argomento o attante
➔ Gli argomenti facoltativi sono detti circostanziali
➔ In questo modo i verbi sono classificati in base al numero massimo di
argomenti che possono fare parte del nucleo, cioè in base alla valenza
➔ Gli argomenti del verbo sono dei “posti vuoti” che possono essere riempiti
dai sintagmi
➔ Ad es: lo schema valenziale del verbo regalare comprende due sintagmi
nominali, rispettivamente nominativo e accusativo, il primo si accorda con
il verbo nella persona, e un sintagma preposizionale al caso dativo
introdotto dalla preposizione a
➔ I genitori regalano un libro al loro figlio

STRUTTURE MONOARGOMENTALI/ MONOVALENTI


➔ Mio fratello parte
➔ Arrivava il treno
➔ Giovanni dorme
➔ Si tratta per lo più di verbi intransitivi (camminaare, parlare, arrivare,
partire), oppure di verbi transitivi usati senza il CO
➔ La bambina ha mangiato
➔ Pietro fuma SOGGETTO + V

VERBI BIVALENTI
➔ Lo studente ha preso un bel voto
➔ Quell’uomo abita in città
➔ L’avvocato ha chiamato il testimone
➔ Gianni crede che Pietro verrà
➔ Strutture transitive o intransitive
SOGGETTO + V + ARGOMENTO

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1 2

VERBI TRIVALENTI O TETRAVALENTI

➔ Es: mettere, mandare, dire, dare


➔ Il professore ha detto ai ragazzi di fare silenzio
➔ Gianni ha dato un libro a Maria
➔ SOGGETTO + V + ARGOMENTO 1 + ARGOMENTO 2
1 2 3

(indiretto con il ruolo di beneficiario o locatario)

➔ 4 argomenti: solo transitivi

VERBI ZEROVALENTI
➔ Verbi atmosferici, metereologici. Non sono accompagnati da alcun
argomento > sono non argomentali (avalenti)
➔ Piove
➔ Ieri nevicò moltissimo

Non tutti gli argomenti si realizzano nel parlato, non tutte le valenza sono
saturate

IL NUCLEO DELLA FRASE


Gli elementi essenziali della frase, SN sogg e SV costituiscono la frase nucleare
(relazione bipolare che trae esistenza della logica aristotelica)

➔ Argomenti nucleari: elementi obbligatori, che non possono essere


soppressi
➔ Es: *Maria ha incontrato
➔ *Mario dice

ARGOMENTI CIRCOSTANZIALI
➔ Circostanziali > argomenti non obbligatori
➔ Sono espansioni, collegate fuori dal nucleo, in posizione libera, funzionano
da modificatori, ad es. complemento di tempo, avverbi frasali
➔ Maggiore mobilità: possono spostarsi all’interno della frase, senza
determinate agrammaticalità

LE LINGUE: CRITERI DI CLASSIFICAZIONE

Le lingue orali: classificazione:

➔ Classificazione statistica

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➔ -Classificazione tipologica (analisi descrittivo-sincronica)


➔ Classificazione areale
➔ Classificazione genealogica (analisi storico-diacronica) considera le lingue
cercando di ricostruire i rapporti di parentela. Analisi che ha assorbito gran
parte degli studi del 1800, quella considerata per molti aspetti più
importante.

Classificazione numerico-statistica delle lingue:

1) I numeri
2) La distribuzione geografica
3) La vitalità
Aspetti correlati.

I NUMERI…

➔ È difficile contare quante sono le lingue parlate oggi nel mondo


➔ Le stime avanzate sono discordanti (da 2200 a 7100), secondo Arcodia e
Mauri: da 4000 a 10000
➔ Organi ufficiali di riferimento:
➔ Linguasphere observatory → creato nel 1993 monitora quante sono le
lingue viventi e dove sono parlate e crea una sorta di classificazione
attribuendo un codice alfanumerico univoco, e ciò ha dato luogo a delle
pubblicazioni molto importanti.
➔ Ethnologue Languages of the world. → più interattivo e molto più
importante. Creato nel 2000 negli USA.

LE DIFFICOLTA’

➔ Criterio assunto quale riferimento


➔ Aree linguistiche poco studiate
➔ Difficoltà nel distinguere lingue diverse (cioè autonome) da varietà di
lingua es. serbo-croato
➔ Situazione dinamica (molte lingue sono in fase di estinzione )> le stime
necessitano di frequentare aggiornamento

FATTORI DI CONVERGENZA/DIVERGENZA LINGUISTICA

➔ Convergenza linguistica: rivoluzione industriale, urbanizzazione, unità


nazionale > processo di standardizzazione, lingue pidgin e creole
➔ Divergenza linguistica:
➔ Migrazioni, guerre, carestie, terremoti, invasioni. Es. medioevo europeo,
frammentazioni dell’impero romano occidente dà luogo a
frammentazione del latino > nascita di diverse lingue romanze> centinaio
di dialetti neo-latini.

LINGUE PARLATE, LINGUE SCRITTE

➔ La scrittura NON è un aspetto necessario alla comunicazione linguistica

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➔ Per migliaia di anni gli uomini hanno parlato senza scrivere


➔ Lingua e scrittura non sono collegate nell’evoluzione delle comunità
linguistiche, secondo l’Unesco 650 milioni nel mondo non scrivono
➔ Oralità e scrittura non si evolvono di pari passo ( vd pronuncia e scrittura)

LINGUE VIVE E LINGUE MORTE

➔ Lingua morta: codice di comunicazione che non ha più parlanti nativi >
sostrato
➔ È difficile quantificare con certezza il numero delle lingue morte,
conosciamo solo le lingue morte che hanno lasciato documentazione
storico-letteraria (es. sanscrito, greco antico, latino gotico, dalmatico
ecc.)
➔ Molte lingue morte si sono estinte prima dell’avvio della scrittura (nata
5000 anni fa)
➔ Molte altre lingue, oggi censite come viventi, sono a rischio estinzione

LINGUASPHERE

➔ Organizzazione che studiare le lingue del mondo > propone 10 ordini di


grandezze facendo riferimento al numero di parlanti
➔ Italiano: indice 7 ( +di 10 milioni di parlanti, meno di cento milioni, per la
precisione l’italiano è parlato da 70 milioni di persone nel mondo).

Ad oggi:

cinese mandarino : 1 miliardo

inglese : 1 miliardo

hindì + urdu: 900 milioni

spagnolo: 450 milioni

russo: 320 milioni

bengali: 250 milioni

arabo: 250 milioni

portoghese: 200 milioni

meleo-indonesiano: 160 milioni

francese: 125 milioni

tedesco: 125 milioni

LE LINGUE DEL MONDO: I NUMERI

➔ La distribuzione di queste lingue nel pianeta non è omogenea (alcune


lingue come il cinese mandarino sono parlate da un miliardo di persone,
altre da poche decine)

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➔ Considerazioni: il numero delle lingue è di gran lunga superiore al numero


degli Stati (gli Stati nazionali membri dell’ONU sono 191, secondo
Ethnologue 226, se aggiungiamo Stati autodichiarati ma non ufficiali allora
sono 250 > gran parte della popolazione usa normalmente più di una
lingua
➔ Difficile è spesso stabilire un confine tra una lingua ed un’altra (es,
norvegesce) > criterio della distanza strutturale

LE LINGUE: DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA

➔ Due terzi delle lingue naturali si trova in Asia (2269 lingue, 32.8 %) e in Africa
(2092, 30.2%), seguono Oceania (1210, 20%) Americhe (1002, 15% Europa
(239, 3,5%)
➔ Europa è il continente meno ricco di varietà linguistica
➔ Le aree che mostrano maggiore diversità linguistica NON si distribuiscono
casualmente sul pianeta, le zone più ricche sono anche quelle più vicine
all’equatore > ipotesi: distribuzione delle specie viventi > biodiversità=
glottodiversità
➔ Se il clima è stabile > alimentazione continua > piccoli gruppi di
popolazione > lingue di piccole dimensioni

ETHNOLOGUE
Ethnologue, Languages of the world, Institute of linguistics, Dallas (USA),
(www.ethnologue.com)
Catalogo di 7100 lingue parlate in 228 nazioni
Grado di vitalità delle lingue; developing, vigorous (35%), in trouble, dying
Mappe geografiche
Indicatori di sviluppo: scrittura, standardizzazione, portalità esterna (tramite
traduzione, broadcasting, nuovi media), uso come L2, attività culturali,
amministrazione e governo
➔ Dati Unesco, Ethnologue nel 2020 le lingue viventi sono 7117
➔ Dying: 982, di cui 205 dormienti e 431 quasi estinte
➔ In trouble: 1944
➔ Negli ultimi 500 anni si sarebbe estinta la metà delle lingue
➔ Il 60% delle lingue ora parlate è a rischio estinzione

ITALIA:

➔ Quante sono le lingue parlate oggi in Italia?


➔ Italiano > lingua ufficiale parlata da circa 70 milioni di persone
➔ Quindici lingue di minoranza (oltre 2 milioni di parlanti)
➔ Decine di dialetti (diglossia) per molti versi autonomi e che andrebbero
considerati lingue a sé, e non varietà dell’italiano

LINGUE E DIALETTI

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→ Dialetti: varietà linguistiche ristretti geograficamente

-di norma non scritta

-prive di letteratura rilevante

-non usate in condizioni formali

➔ la differenza non è MAI linguistica


➔ La lingua è usata in tutte le possibilità espressive, amministrative, letterarie,
formali, istruzione
➔ Un dialetto non nasce, lo diventa (es. volgari italiani) > per motivi storici,
culturali, prestigio, politici

➔ Criterio diacronico: dialetto deriva da una lingua madre

➔ C’è una comprensione reciproca

➔ Criterio lessico-statistico: condividono almeno l’80% del loro lessico,


altrimenti sono due lingue diverse

➔ Presenza di letteratura

➔ Lingua ufficiale è sovraregionale, rappresenta la norma, ha tradizione


scritta, è codificata

LINGUA
Varietà di riferimento, norma più usata (N parlanti), meno mancata,
sovraregionale descritta e codificata, utilizzabile per tutti gli usi (scritto e
orale) utilizzabile per tutti gli argomenti

LA TIPOLOGIA LINGUISTICA
➔ Classificazione tipologica (analisi descrittivo-sincronica)
➔ Classificazione areale (classificazione che tiene conto della vicinanza
geografica tra le lingue)
Queste due classificazioni sono esclusivamente linguistiche.

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Capacchione Martina

→Settore della linguistica generale che studia le lingue in base alle loro
caratteristiche strutturali

→Gli studi di tipologia nascono ad inizio 800 > riflessioni sulla diversità linguistica

→Scoperta di lingue non europee, non inquadrabili all’interno di modelli


grammaticali a matrice greca o latina

→I precursori: Friedrich e Schlegel

La somiglianza tra lingue

➔ La somiglianza tra lingue è un dato osservabile, riconducibile a vari fattori:


parentela, contatto, tipologia, tendenze universali
➔ Il linguista deve discernere le diverse condizioni
➔ Quando le convergenze (o divergenze) soddisfano principi strutturali >
vanno ricondotti a tipi linguistici
➔ Fino al 1800 le osservazioni tipologiche erano sostanzialmente
morfologiche.
L’unità che è stata più volte posta sotto riflettori è stata la parola, le
osservazioni di taglio morfologico sono state il target preferito dell’analisi.

La tipologia

➔ L’analisi tipologica mira ad individuare in sincronia le somiglianze strutturali


delle diverse lingue
➔ La finalità è quella di individuare i principi generali che governano la
variazione interlinguistica
➔ Prescinde dal concetto di tempo
➔ Prescinde dal concetto di parentela genealogica
➔ La tipologia classifica le lingue (vive o morte) in base alla convergenza o
divergenze strutturali
➔ Non è una scienza solo descrittiva, ma anche predittiva
➔ La tipologia non descrive solo la variazione interlinguistica, ma deve
spiegare ed interpretare le configurazioni
➔ Perché alcune caratteristiche strutturali sono più frequenti ad altre?
➔ Probabilmente per cause di ordine funzionale > risolvere difficoltà legate
alla comunicazione

I Tipi

➔ Insieme di più proprietà strutturali reciprocamente indipendenti, ma in


correlazione
➔ Sono entità astratte, strutturali > semplificazione realtà
➔ Sono modelli di descrizione, configurazioni strutturali, aventi diverso
impatto statistico e diversa funzione
➔ Alcuni hanno elevata occorrenza, altri risultano infrequenti, rari o persino
inesistenti
Esempio
➔ Categoria del Genere

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➔ Categoria del Numero


➔ Lingue con + GENERE + NUMERO (it)
➔ Lingue con – GENERE + NUMERO (ingl)
➔ Lingue con -GENERE – NUMERO (vietnamita)
➔ Lingue con + GENERE – NUMERO (non attestata)
Criteri
➔ Diffusione/ frequenza
➔ Stabilità
➔ Le lingue non appartengono mai a un solo tipo

Ci sono tipi:

➔ Probabili (presenza di V) e altri improbabili (es. assenza di V)


➔ Tipi stabili e tipi instabili
➔ Tipi frequenti e tipi infrequenti

TIPI
➔ FREQUENZA: Tipi frequenti ed infrequenti
1) I tipi frequenti hanno maggiore possibilità di realizzazione tra le lingue
del mondo
2) Incorporano processi o unità più naturali o più semplici
➔ STABILITA’: tipi stabili ed instabili
I tipi stabili rappresentano unità o processi resistenti e duraturi nel tempo,
meno soggetti a trasformazioni/ mutamenti

GLI INCROCI

➔ Tipi stabili e frequenti (diffusi geograficamente e geneticamente), es. N o


V
➔ Tipi stabili ma infrequenti (diffusi in singole famiglie linguistiche, ma non
geograficamente, es. armonia vocalica
➔ Tipi instabili e frequenti (diffusi geograficamente, ma in modo
asintomatico), nasalizzazione vocalica
➔ Tipi instabili e infrequenti (rari sia geograficamente che geneticamente), C
faringali

LA TIPOLOGIA

➔ L’individuazione dei tipi può essere effettuata a livello fonologico,


morfologico, sintattico e lessicale
➔ Il piano morfologico e sintattico sono stati finora gli ambiti più esplorati
➔ Fonologia: per molto tempo trascurato > impenetrabilità
➔ Lessico: trascurato perché fornisce risultati vani

LA TIOLOGIA: LA QUANTITA’ DEGLI STUDI

➔ IL LESSICO è il rivestimento esterno della lingua, il più soggetto a


cambiamenti, il più esposto ai condizionamenti esterni

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➔ LA FONOLOGIA è il nucleo più interno della lingua, il più resistente e quindi


il meno esposto ai condizionamenti esterni
➔ MORFOLOGIA E SINTASSI si collocano in una posizione intermedia, per
questo risultano i livelli ottimali per lo studio tipologico
➔ L’analisi tipologica è per alcuni versi insoddisfacente, perché ogni lingua
realizza più tipi
➔ Il tipo è dunque un costrutto teorico descrittivo ideale
➔ Per questo, più recentemente, la tipologia linguistica opera in sinergia con
la linguistica degli universali
➔ Gli universali sono proprietà o correlazioni di proprietà che connotano
ogni lingua
I CONTATTI….
➔ Linguistica tipologica
Sincronia – descrittiva – funzione normativa ed esplicativa – variazione
interlinguistica (le varianti)
➔ Linguistica universali
Sincronia – descrittiva –

➔ Nonostante le divergenze, tutte le lingue sono ritagliate dallo stesso


modello > uniformità di portata universale
➔ Varianti-----invarianti
➔ Costanza----mutamento
➔ Universali di implicazioni

GLI UNIVERSALI

La linguistica degli universali studia ciò che è comune a tutte le lingue. Diversi
punti di contatto con la tipologia linguistica (sincronia, finalità inizialmente
descrittiva poi predittiva). La presenza di un universale sancisce il punto zero di
variazione tipologica. Gli universali indicano i limiti alla possibile variazione.

UNIVERSALI ASSOLUTI

ASSOLUTI→ Tratto universale che non stabilisce alcuna correlazione con altri tratti.
Es. tutte le lingue possiedono V orali. Tutte le lingue possiedono la V /a/.
L’universale assoluto è indotto da restrizioni articolatorie, neurologiche o
cognitive, vincoli percettivi> memoria a breve termine

PERCHE’ LE LINGUE HANNO GLI UNIVERSALI?

➔ Economia articolatoria

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➔ Economia cognitiva
➔ Economia funzionale
➔ Approccio biologico (Chomsky, GU)→ approccio innatista. formula la
presenza di una grammatica universale. Tutti gli uomini sono dotati dello
stesso equipaggiamento uditivo ,visivo, respiratorio, e hanno le medesime
capacità cognitive, mentre parlano adottano e sfruttano gli stessi
meccanismo, motivi per cui alcuni processi sarebbero universali e comuni
tra le lingue del mondo
➔ Approccio pragmatico. → colui che parla e colui che deve codificare il
messaggio sono sincronizzati
➔ Approccio storico-genetico (ipotesi monogenetica). →assume che gli
universali linguistici e la vicinanza strutturale (comunanza di strutture
tipologiche comuni nelle lingue) siano dovute al fatto che originariamente
tutte le lingue del mondo siano derivata da un’unica lingua. Questa
ipotesi nel corso dei secoli è stata duramente contestata e ridicolizzata,
fino al 900 quando Cavalli Sforza, compiendo uno studio sulle migrazioni
ha messo in evidenza come le specie umane sarebbero partite da un
unico ceppo e divise successivamente, questi sottogruppi di specie
sarebbero coincidenti con gruppi e sottogruppi linguistici, mettono in
gioco questo approccio genetico che era stato più volte discusso.

Intreccio di più cause

UNIVERSALI IMPLICAZIONALI

➔ Un tratto dipende dalla presenza di un altro.


➔ Se A, allora B
➔ Es. se una lingua ha V nasali allora avrà necessariamente anche le V orali
➔ Se una lingua ha le V /i/ /u/, avrà anche /a/
➔ Se una lingua ha C fricative, allora avrà anche occlusive
➔ Se una lingua ha la categoria del Genere allora avrà anche quella del
Numero
➔ Se una lingua avrà la classe degli accrescitivi, avrà anche quella dei
diminuitivi
➔ Se una lingua ha flessione, avrà anche derivazione

ITALIANO MACCHINA - MACCHINE

INGLESE CAR - CARS

ARABO SAYYARA - SAYYARAT

Tutte e tre queste lingue hanno anche un sistema derivazionale

ITALIANO MONTAGNA > MONTAGNOSO

INGLESE MOUNTAIN > MUNTAINOUS

ARABO GABAL > GABALIYY

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GREENBERG
➔ Joseph Greenberg ( 1966) considerò un campione di 30 lingue,
appartenenti a diverse famiglie linguistiche
➔ Individua 45 universali, dei quali circa la metà riguarda la morfologia
➔ Ancora oggi i risultati raggiunti sono un valido punto di riferimento per la
ricerca tipologica, nonostante l’esiguità del campione
➔ Identifica più tipi di generalizzazioni
➔ Sulla natura o ordine degli affissi
➔ Sui morfemi e le loro correlazioni
➔ Sulla distribuzione delle categorie delle parole
➔ Identifica gerarchie implicazionali
UNIVERSALI
➔ UNIVERSALE 28: sia la flessione che la derivazione segue la radice, la
derivazione si trova sempre tra la radice e la flessione
➔ Giardin-ier-i
➔ Garden-er-s
UNIVERSALE 34: nessuna lingua ha un numero triale se non ha un duale.
Nessuna lingua ha un duale se non ha un plurale
UNIVERSALE 43: se una lingua ha Genere del Nome, ha anche Genere del
Pronome

UNIVERSALE 39: Se una lingua ha sia Numero (A) che caso che ricorrono
alla stessa parola, A sarà vicino alla radice di B
➔ Saranno quindi ammissibili strutture:
➔ Radice- A-B
➔ B-A-radice
➔ Non ammissibili
➔ *Radice-B-A
➔ *A-B-radice

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UNIVERSALI MORFOLOGICI
➔ Sono generalizzazioni sulla struttura morfologica delle lingue umane
possibili
➔ Le lingue presentano grandi differenze riguardo alle proprietà dei loro
sistemi morfologici
➔ Ma la variazione NON è illimitata→ perché le lingue sono sottoposte ad
una serie di restrizioni e limiti che sono quelli cognitivi, legate alla memoria
breve termine.

I TIPI MORFOLOGICI

➔ Le lingue sono classificate in tipi strutturali secondo un sistema che ebbe


origine nel XIX sec.
➔ Sul versante morfologico, le lingue sono classificate in tre tipi maggiori
1) Lingue isolanti
2) Lingue agglutinanti
3) Lingue flessive
4) Lingue polisintetiche

1° INDICE DI SINTESI

➔ Parametro che computa il rapporto tra il numero dei morfemi e numero


delle parole
➔ Idealmente 1:1 (una radice lessicale: un solo morfema = ogni morfema è
una parola
1) Lingue isolanti: 1-1, 99
2) Lingue agglutinanti: 2-2, 99
3) Lingue flessive: 2
4) Lingue polisintetiche: > 4

Questi indici sono delle medie. Più è vasto l’indice di sintesi più alta è la
lingua analitica.

2° INDICE DI FUSIONE

➔ Rapporto tra numero dei morfemi e numero dei morfemi fusi ( cioè
cumulativi ), segmentabilità della parola
1) Lingue isolanti: non si calcola perché non c’è giuntura tra morfemi
(sono parole separate)

LINGUE ISOLANTI
Una lingua è isolante o analiti quando tutte le parole sono invariabili.

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➔ In queste lingue c’è una quasi totale assenza di morfologia derivazionale


assenza di flessione, ci sono prevalentemente morfemi liberi
➔ La relazione tra le parole è pertanto espressa tramite l’ordine delle parole,
o l’uso di alcune particelle
➔ Ogni parola è rappresentata da un morfema che non cambia forma e
non può essere legato ad altro elemento
➔ Sono lingue isolanti: vietnamita, cinese, thailandese, yoruba, hawaiano,
inglese
➔ Ad es. in cinese non esiste accordo di caso, genere, numero e persona
➔ Il vietnamita è tipicamente una lingua isolante, per molti versi più
rappresentativa del cinese
Cinese:
xian sheng de sh-u
(signore + particella di appartenenza+ libro) = il libro del signore
Hua shi bai yansè de
Il fiore è bianco
Fiore + essere + bianchezza + indicatore di colore + particella di
appartenenza

LINGUE AGGLUTINANTI
➔ Nelle lingue agglutinanti o sintetiche ogni parola contiene tanti affissi
quante sono le relazioni grammaticali espresse
➔ Tendono a unire in una sola parola più morfemi non liberi, ma legati fra
loro
➔ Le parole hanno una forma complessa, sono lunghe e formate da molti
morfemi e molte sillabe
➔ Es. il turco, ungherese, finlandese, giapponese, swahili, lingue bantu ecc
➔ Lingue agglutinanti in Europa e in Asia
➔ L’indice di sintesi è più elevato
Il turco
Kus ( uccello ) Nominativo sing.
Kus-lar (uccelli ) Nominativo plur.

Morfo del plurale: -ler


Morfo del possessivo: -i
Morfo dell’ablativo: -den
➔ Le lingue agglutinanti hanno indice di fusione minimo, sono lingue in cui
non ci sono oscurità morfologiche

Il turco
Casa > Ev
Le case > evler
La sua casa > evi
Le sue case > evleri
Dalla casa > evden

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Dalle case > evlerden


Dalla sua casa > evinden
Dalle sue case > evlerinden
➔ Ad ogni funzione grammaticale in turco abbiamo un ulteriore morfo
legato che si aggiunge alla radice. Le parole sono lunghe e plurisillabiche.
➔ Tutti i morfi mantengono la loro identità, corrispondenza biunivoca tra la
forma e il contenuto, ogni morfo rappresenta un solo morfema

LINGUE FLESSIVE / FUSIVE


➔ Le relazioni grammaticali sono espresse da un unico suffisso
➔ Le lingue flessive non sono facilmente segmentali in morfi, la loro struttura
interna è complessa
➔ La maggior parte delle lingue indoeuropee appartengono a questo tipo,
es. latino, greco, sanscrito, italiano, tedesco, ecc
➔ I fenomeni di accordo hanno alto rendimento, l’indice di sintesi è basso,
l’indice di fusione è alto.
Esempio italiano:
Dic-o
Dic-iamo
Dic-ono

Latino
Pulchro (bello)
Pulchr-i ( gen sing )
Pulchr-is (dat /abl plu)
Pulchr-um ( acc sing)
Puilchr-orum (gen plu)

Puellarum ( delle regazze )

PUELL-ARUM

Ragazza GEN – PL- I DECL- FEMM


Consiste all’interno di un unico morfema flessivo. La segmentazione non è
trasparente ma persino scura.
➔ E’ > unico morfo che esprime tre morfemi: persona, tempo, modo
➔ Libr-o > il flessionale indica simultaneamente genere e numero
In alcune lingue è possibile avere la flessione interna:
Esco- uscii
Faccio-feci
Ingl = I sing (io canto) I sang (cantai )

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Nelle lingue semitiche è un processo sistematico


➔ Il loro indice di sintesi è di circa 2
➔ Un sottotipo è la lingua introflessiva, es. arabo ( prefissi, transfissi, suffissi)
➔ I fenomeni di fusione coinvolgono anche la radice lessicale
➔ Es. arabo kataba ( lui scrisse )
➔ Aktubu (scrivo )
➔ Kitab ( libro) kutub (libri)

LINGUE POLISINTETICHE
➔ Una sola parola esprime tutte le relazioni contenute dall’intera frase
➔ La struttura della parola è molto complessa e spesso equivale al significato
funzionale di un’intera frase
➔ Più morfemi sono uniti, ma a differenza delle lingue agglutinanti è possibile
avere nella stessa parola più radici lessicali, non solo una
➔ Es. eschimese, lingue ameridiane, lingue australiane, paleosiberiane
➔ L’indice di sintesi medio è pari a 4:1
➔ Nella parola sono realizzati anche valori semantici, di norma affidati al
lessico, a differenza delle lingue isolanti
➔ A differenza delle lingue agglutinanti, presentano anche fenomeni di
fusione
➔ Un sottotipo è la lingua incorporante > il complemento oggetto è
incorporato nella forma verbale

Lingua Inuit

Tusaatsiarunnanngittualuujunga

“non sono in grado di sentire bene “

- Tusaa ( radice )
- Tsiaq (bene )
- Junnaq – (essere in grado )
- Nngit ( negazione )
- Tu (q) (3 pers sing )
- Alu (k) (molto)
- U- (essere)
- Junga ( 1 persona sing. Presente : ju + -nga )

L’INDICE DI SINTESI : DA ANALITICO A SINTETICO


+ analitiche

- Lingue isolanti rapporto tipico 1:1


- Lingue flessive / fusive rapporto tipico tra 2:1 e 3:1
- Lingue agglutinanti rapporto tipico 3:1
- Lingue polisintetiche rapportico tipico 4: 1 o superiore
+ sintetiche

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- Lingue tipo ind. Di sintesi ind. Di fusione


Yorùba isolante 1, 09 1, 00
Inglese misto 1, 68 1, 37
Turco agglutinante 2, 86 1, 31
Russo fusivo 3, 33 1, 58
Eschimese polisintetico 3, 72 -------

IL TIPO PURO

➔ Il tipo morfologico puro NON esiste


➔ Inglese: ha molti aspetti delle lingue isolanti, ma ha anche fenomeni di
flessione interna, tipici delle lingue flessive
➔ La maggior parte delle parole è invariabile, la coniugazione del presente
è uguale per tutte le persone eccetto la 3 ° sing.
➔ La coniugazione del passato è uguale per tutte le persone
➔ L’ordine delle parole è rigido
Inglese:
➔ Gran parte lingua isolante > parole spesso costituite da un solo morfema
Man, book, go, tall, good ecc
Ha parole che corrispondono a principi agglutinanti
Books > book + s taller > tall + er
Altre parole sono semi- agglutinanti o semi flessive
Men, mice worse
Unità flessive ( is, - s ( 3 p sing V )
Allomorfi > books, boys, ma fishes
He plays, he eats, he calls ma he goes, he studies

I TIPI MORFOLOGICI

➔ Ogni lingua presenta, in varia misura, elementi analitici ed elementi


sintetici o flessivi
➔ La classificazione delle lingue avviene allora sulla base delle loro
caratteristiche dominanti
➔ L’italiano presenta molti aspetti flessivi, ma anche alcuni tratti delle lingue
isolanti che vanno progressivamente crescendo, es. parole invariabili in
italiano sta aumentando
➔ Alcune lingue hanno modificato nel corso dei secoli le loro tendenze
morfologiche (contatto con altre lingue, all’interno della lingua ci sono dei

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nuovi equilibri interni, sia pressioni interne che con più rilevanza che
agiscono dall’esterno cambiano in modo graduale la struttura delle lingue
e può spostarsi il tipo dominante della stessa lingua

UNIVERSALI E TIPI SINTATTICI

➔ Sono generalizzazioni relative alla struttura delle frasi, in particolare ordine


dei costituenti frasali, ma anche rapporto paratassi, ipotassi, rapporti tra
frase e aspetti cognitivi, funzionali, semantici.
➔ Si occupa della struttura delle frasi

LA TIPOLOGIA SINTATTICA
➔ In tutte le lingue ci sono correlazioni tra parole e ordine, presenza di
preposizioni o postposizioni, posizione aggettivo e genitivo
➔ Ordine delle parole nella frase
➔ Posizione del soggetto
Testa e modificatori
Ordine marcato e ordine non arco

ORDINE DELLE PAROLE

➔ Frase assertiva con verbo transitivo


➔ Soggetto > funzione
➔ Verbo > categoria
➔ Oggetto > funzione
➔ Sei combinazioni possibili:
- SVO
- SOV
- VSO
- VOS
- OSV
- OVS
- Solo i primi tre sono maggiormente attestati
- Il quarto tipo è attestato solo in poche lingue, il sesto da 1 lingua, il quinto
(da nessuna?)

Un esempio

➔ Tutte le 6 combinazioni compaiono in russo


➔ Lenin cita Marx
- SVO Lenin citiruet Marksa
- SOV Lenin Marksa citiruet
- VSO Citiruet Lenin Marksa
- VOS Citiruet Marksa Lenin
- OSV Marksa Lenin citiruet

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- OVS Marksa citiruet Lenin

SOV Tra 1/3 e 2/3 delle lingue del mondo ungherese, turco, giapponese,
coreano,

hindi, pashto, tibetano

SVO tre 1/3 e ½ delle lingue del mondo lingue romanze, germaniche,
slave,

greco, vietnamita, indonesiano,


swahii

VSO tra l’11% e il 15% arabo standard, gaelico, moori,

VOS tra il 5% e il 10% malgascio, lingue centroamericane

OVS Tra l’1% e il 5% alcune lingue caraibiche,


amazzoniche,

nilo- sahariane

OSV 1%? Dyirbal=, alcune lingue


sudamericane

➔ SOV ( 45 % ): turco, basco, coreano, persiano, giapponese ecc.


Taro ga inu o mita (giapp)
(taro cane vide > taro vide il cane)
➔ SVO ( 42% ): lingue romanze, germaniche, slavo, finnico, lingua bantu ecc.
John is reading a book
Ills ètudiant l’espagnol
Baba r abata /yoruba/
Padre comprò scarpe ( il padre comprò le scarpe
➔ VSO ( 5- 10 %): lingue celtiche, ebraico, aramaico, arabo classico
➔ Gli altri tipi sono rappresentati in pochissime lingue (OVS : solo 1- 5 %)
Lladdodd y ddraig y dyn (gallese)
(uccise il drago l’uomo ) : il drago uccise l’uomo

SVO + SOV = 87 %
➔ Anteposizioni del soggetto rispetto all’oggetto
➔ Interpretazioni

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➔ Condizionamento extralinguistico
1) Occorre dare salienza a ciò di cui si parla e poi a ciò che si vuole
aggiungere a proposito di esso > peso cognitivo
2) Soggetto > informazione data
Verbo e oggetto > informazione nuova

Principi:

➔ Principio di precedenza: il soggetto è l’elemento che ha priorità logica


deve precedere l’oggetto
➔ Principio di adiacenza: verbo e oggetto devono essere adiacenti perché
esplicano una profonda relazione sintattica e semantica ( OV, VO )

SOV SVO VSO VOS OVS OSV

Principio di precedenza + + + - - -

Principio di adiacenza + + - + + -

Parametri che permettono di dare una sorta di ordine a tutte le lingue e la


sintassi.

➔ presenza di preposizioni / postosizioni


➔ Posizione del V rispetto a S e O
➔ Ordine Agg rispetto N che modifica , nelle lingue l’aggettivo può
precedere o seguire l’ordine che modifica. Il modo in cui questi costrutti si
realizzano nelle lingue del mondo dipende in modo sorprendente dal tipo
sintattico della lingua.
➔ Ordine Cspec rispetto N
➔ Posizione S > scarsa variazione interlinguistica
Parametro scarsamente condizionato tipologicamente, è una posizione
informativa, cognitiva, da porsi in primo piano e da essere poco soggetto
ad una variazione interlinguistica
➔ Altri costrutti dipendono dall’ordine delle parole e dalla posizione di V e O
Se facciamo astrazione della posizione del soggetto gli elementi funzionali
su cui incide l’ordine degli altri costrutti sono il verbo e l’oggetto.
➔ Conoscendo l’ordine di S – V – O, è possibile fare predizioni

➔ Posizione adposizioni (pre/post)


➔ Posizione negazione
➔ Posizione ausiliari
➔ Posizione avverbi rispetto al V
➔ Posizione dei modificatori del N

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DUE STRATEGIE
1) VO (SVO, VOS )
2) OV (SOV, OVS )

Le principali lingue europee possono essere classificate come segue secondo i


criteri della tipologia sintattica appena enunciati:

a) VSO, Pr. NG, NA lingue celtiche (escluso il bretone);


b) SVO, Pr. NG, NA lingue romanze, albanese, neogreco,
maltese;
c) SVO, Pr. NG, AN una parte delle lingue germaniche (tedesco,
olandese, islandese, lingue slave;
d) SVO, Pr. GN, AN le lingue germaniche del gruppo
settentrionale
(svedese, norvegese, danese);
e) SVO, Po. GN, NA finnico, estone;
f) SOV, Po, GN, AN le altre lingue ugro-finniche; turco di Turchia;
g) SOV, Po, GN, NA basco.

LE IMPLICAZIONI

➔ Lingue VO: costruiscono a destra, post-determinanti, la testa precede il


modificatore ( a testa iniziale )
Hanno NA, NG, Nposs, Nrel, VAvv, Aus V, preposizioni
Es. tailandese
Nome + Agg > baan suay ( una casa bella )
Nome + Genitivo > nansii dék ( il libro del bambino )
➔ Lingue OV: costruiscono a sinistra, predeterminanti, la testa segue il
modificatore
Hanno AN, GN, PossN, RelN, AvvV, Vaus, postposizioni
Es. turco
Agg + Nome > yorgun at (stanco cavallo )
Postposiz > masantn altinda ( il tavolo sotto )
Esempio lingua turca
Sart pirinç anahtar
Giallo ottone chiave
➢ Chiave di ottone giallo

LE ALTRE CONSEGUENZE: IMPLICAZIONI

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➔ In certe lingue prevale l’ordine Aggettivo + Nome (inglese, white horse), in


altre Nome + Aggettivo (italiano
➔ Questo è correlato all’ordine delle parole
➔ SVO > prep / NG / NA (nome genitivo – nome aggettivo )
➔ VSO > prep / NG / NA
➔ SOV > Po / GN / AN
➔ Altri tipi

Tab 1. Ordine degli elementi


➢ Tipo VO Tipo OV
➢ Verbo – oggetto Oggetto – verbo
➢ Nome – genitivo, Nome – Aggettivo Genitivo – nome, Aggettivo –
Nome – dimostrativo, Nome – Nome, Dimostrativo – Nome,
Numerale, Nome - frase relativa Numerale – Nome, Frase
relativa
-Nome

TESTA E MODIFICATORI

➔ VO > TESTA A SINISTRA


➔ OV > TESTA A DESTRA
➔ Alcune Incoerenze riguardano la posizione dell’articolo e dell’aggettivo
➔ Art > di norma precede la testa nelle lingue VO, la segue nelle lingue OV

INCOERENZA

➔ GH > John’s book


➔ NG > the book of John
➔ Ipotesi:
➔ A) Motivi diacronici
➔ B) Motivi pragmatici, funzionali

BRANCHING DIRECTION THEORY ( DRYER 1992 )


➔ La coerenza tipologica è rispettata in primo luogo dai costrutti aventi una
struttura interna > ramificazione
➔ Leader of the party > (leader ) SN → sintagma nominale(((of ) P →
preposizione(party ) SN ) SP→ preposizionale

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➔ I costrutti lessicali, di norma senza struttura interna, mostrano maggiore


libertà di posizione. Articoli e aggettivi non ramificano
➔ Es. red book > ( red book ) SN

Italiano

➔ Lingua SVO
➔ NA ( il ragazzo biondo ), ma anche AN (enormi difficoltà)
➔ NG (il professore di musica)
➔ Nrel ( il libro che ho letto)
➔ Presenza di preposizioni
➔ AusV (ho comprato )
➔ MA
➔ AvvA (avverbio e aggettivo )( molto difficile)
➔ PossN ( possessivo precede il nome ) ( i miei nonni, ArtN ( articolo precede
il nome) ( il professore, un cane)

Italiano antico

➔ Il Soggetto è spesso in posizione postverbale (inversione VS)


➔ Ciò tenne il re a grande maraviglia (novellino)
➔ Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia (Dante)

ASPETTI PROBLEMATICI

➢ NON sempre è facile definire se una lingua è di tipo SVO, VSO o SOV >
incoerenza tipologica
➢ CI SONO delle lingue come tedesco o olandese in cui l’ordine è SVO
nelle dichiarative principali, ma SOV nelle dipendenti
➢ CI SONO lingue SOV che a volte presentano l’aggettivo dopo il nome,
altre volte prima di esso

Italiano

➔ SVO > Maria legge il libro


➔ SOV > Maria lo legge
➔ OVS > Il libro lo legge (Maria)

L’ITALIANO E L’INGLESE SONO DUE LINGUE VO, MA:

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➢ NA o AN ? Una macchina grande A big car


Una grande macchina A big problem
Un grosso problema
➢ NG? La macchina di Mike Mike’s car
➢ NPoss? La mia macchina My car
➢ NRel La macchina che guido The car ( which ) I
drive
➢ VAvv L’ho visto spesso I saw him often / i often
saw him
➢ AAvv Un cappello molto costoso A very expensive
hat
➢ AusV Ho mangiato I have eaten
➢ Preposizioni sì sì

ORDINE DELLE PAROLE

➔ Radicale semplificazione
➔ Lingue con ordine stabile (es. italiano ) > spostamenti, specie quando O =
clitico atono (Mario lo compra )
Ordine dominante delle parole > il tipo non esaurisce lo spettro delle
possibilità espressive della lingua
➔ Si distinguono lingue con:
1) ordine stabile delle parole (inglese)
who is coming? *is who coming?
This book, i have read > colloquiale
2) Ordine manovrabile ( lingue romanze e slave ), es.
Giovanni sta arrivando / sta arrivando Giovanni
3) Ordine libero ( latino )
Marius vidit Claudium
Marius Claudium vidit
Claudium vidit Marius

WALS, World Atlas Of Language Structure (wals.online)


➢ Avviato nel 2005, ma costantemente aggiornato
➢ Ideatori: Haspelmath, Gil & Comrie, ma più di 55 collaboratori
➢ 144 capitoli (testo e cartina )
➢ Sezioni (genealogia, fonologia, sintassi normale e verbale, ordine delle
parole, frasi semplici e complesse ecc)
➢ 160 mappe e carte geografiche (google maps)
➢ 6700 libri e articoli consultati
➢ Lingue rappresentate almeno una volta 2676
➢ Finalità: ottimizzare dato genealogico con quello tipologico
➢ Si avvale delle informazioni di Etnologue

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CLASSIFICAZIONE AREALE
“Omis nostra loquela (..) nec durabilis nec continua esse potest, sed sicut alia
quae nostra sunt, puta mores et habitus, per locorum temporumque
distantias variari oportet (Dante Alighieri, de vulgari eloquentia I,9 )”
“Ogni nostra lingua… non può avere né durata né continuità, ma come le
altre cose che ci sono proprie, come ad esempio i costumi e le mode, deve
variare per distanza di luoghi e di tempi”

Quando due o più lingue mostrano una somiglianza che non può essere
considerata casuale ci sono 3 spiegazioni:
➢ ORIGINE GENETICA COMUNE → Spiegazione genealogica
➢ CONTATTO TRA COMUNITA’ LINGUISTICHE → Spiegazione areale
➢ TENDENZE UNIVERSALI → Spiegazione tipologica

➔ Le lingue non sono entità isolate, monolitiche e inalterabili


➔ Si evolvono di continuo, sotto l’azione di svariati fattori
➔ Fra i più importanti fattori di mutamento vanno considerate le vicende
storiche > causa di trasformazioni territoriali, di contatto tra comunità
diverse
➔ Quando due o più lingue entrano in contatto tra loro si determinano
più processi > uno dei più importanti ai fini linguistici è l’interferenza
➢ La storia di una lingua è anche la storia di una comunità, ma che
questa comunità ha con altri popoli, delle sue vicende storiche.
➢ L’analisi di una lingua in termini sincronici o diacronici contiene
delle tracce del proprio passato.
➢ Nessuna lingua può sottrarsi ai processi di contatto interlinguistico
➢ I contatti sono tra i processi più importanti di evoluzione,
trasformazione e persino morte di una lingua
➢ Le dinamiche di sovrapposizione o conflitto tra codici linguistici,
l’individuazione, la datazione di tali fenomeni, spesso di origine
alloglottica, sono argomento di studio della linguistica del contatto.

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INTERFERENZA
➔ È la manifestazione di un contatto linguistico > imitazione di elementi di
una lingua- modello in un contesto diverso da quello di pertinenza.
➔ Il fenomeno può essere occasionale o duraturo, consapevole o
inconsapevole
➔ Se involontario > code switching
➔ L’interazione stabile o prolungata tra locutori di lingue diverse
determina un continuum di fenomeni: dall’adozione di elementi
lessicali, alla trasmissione di tratti morfologici e sintattici
➔ Per finire, talvolta, alla sopraffazione e scomparsa di lingue minoritarie o
alla creazione di lingue miste o nuove
➔ Il perdurare di una situazione di contatto non si risolve sempre in un
cambio radicale di una lingua
➔ La vicinanza geografica può innescare processi graduali di
convergenza tra lingue non necessariamente imparentate, spesso
geneticamente distanti
➔ Fenomeni di convergenza possono coinvolgere il piano fonologico,
morfologico, sintattico e ancora di più lessicale

LEGA LINGUISTICA
➢ Quando più lingue, vicine geograficamente, presentano
caratteristiche diverse da quelle della propria famiglia, ma comuni
a quella di altre geograficamente contigue > LEGA LINGUISTICA (
Sprachbund )
➢ Vicinanza geografica
➢ Scambi commerciali, culturali duraturi
➢ Si tratta di solito di territori contrassegnati da movimenti di popoli,
bilinguismo
➢ È un processo di trasmissione di innovazioni condivise, piuttosto che
di conversazione di tratti ereditari
➢ Argomento di studio della tipologia areale
LA CLASSIFICAZIONE AREALE
➢ La linguistica areale coglie le affinità che si creano tra lingue vicine,
spesso solo lontane parenti, ma che hanno sviluppato
caratteristiche strutturali comuni poiché parlate nella stessa area
geografica

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➢ Le lingue in questione formano una lega linguistica


➢ Es. cinese e giapponese > diversa lingua madre > contatti secolari >
caratteristiche comuni
➢ L’insieme dei tratti linguistici che si sono imposti in un’area
geografica a seguito di una esposizione linguistica costituisce un
tipo areale
➢ Fattori:
➢ 1) Le lingue devono trovarsi in uno stesso territorio geografico >
condizione necessaria ma non sufficiente
➢ Occorre escludere che le somiglianze siano dovute a tendenze
tipologiche e genetiche ( comparazione con altre lingue dello
stesso gruppo)
➢ 2) contatti prolungati, non occasionali
➢ 3) assenza di barriere, confini geografici, insormontabili

LEGA BALCANICA
➢ Si tratta di lingue, lontane parenti, tutte indoeuropee, appartenenti
però a gruppi diversi
➢ Serbo-croato, bulgaro, macedone > gruppo slavo
➢ Romano > romanzo
➢ Albanese, neogreco, lingue isolate
➢ Lingue rom > gruppo indoario
➢ Turco (marginalmente) > famiglia altaica
➢ Tuttavia, queste lingue presentano tratti comuni, non ricorrenti in
altre lingue dello stesso gruppo genealogico
➢ Si trovano isoglosse e costrutti grammaticali condivisi
I TRATTI COMUNI
➢ Sviluppo di una vocale centrale tipo shwa [e contrario]
➢ Il sincretismo di genitivo e dativo > unico caso obliquo
➢ Articolo posposto al nome
➢ Comparativo analitico
➢ Perdita infinito
➢ Futuro perifrastico
➢ Formazione dei numerali da 10 a 20 con preposizione su (11: uno su
dieci)
➢ Es. bulgaro edin-na-deset (11) dva-na-deset (12)
I TRATTI
ES. assenza infinito ( es. voglio mangiare > voglio che mangio ), tipica struttura
del rumeno, assente nelle altre lingue romanze

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➢ Articolo posposto (es. la casa > casa la ), presente in macedone,


bulgaro, albanese e rumeno
➢ In tutte le altre lingue slave, russo, polacco, l’articolo manca, sia
preposto che posposto
Esempi:
➢ Bulgaro
➢ Kràva (mucca)
➢ Kravata (la mucca
➢ Albanese
➢ Shok (compagno)
➢ Shoku ( il compagno)

LE INTERPRETAZIONI
1) Effetto del sostrato di antiche lingue
2) Azione del greco (bizantino e medievale)
Ogni interpretazione va effettuata con prudenza, le somiglianze sono il
risultato di più fattori. Nelle lingue balcaniche ci sono sia processi
imputabili al modello greco, sia processi imputabili al modello latino
LEGA BALCANICA
➢ La lega balcanica NON è casuale
➢ Il territorio balcanico ha una posizione geografica strategica >
numerose ondate migratorie
➢ Rappresenta il territorio europeo con un alto numero di lingue
“diverse” > stratificazione etnica
➢ Si tratta di un territorio caratterizzato nei secoli da drammatici
conflitti religiosi, sociali
➢ Ha da sempre incarnato l’opposizione con il mondo occidentale
(Oriente vs Occidente ): due mondi opposti per ideali politici,
religiosi, linguistici

L’AREA DI CARLO MAGNO


➢ In Europa ci sono molte lingue diverse, non tutte imparentate tra
loro, alcune leghe linguistiche, oltre a quella balcanica, si postula
l’esistenza di una ulteriore lega: l’area di Carlo Magno
➢ È così denominata perché corrisponde molto bene all’impero di
Carlo Magno
➢ Corrisponde al territorio europeo centro-occidentale
➢ Linguisticamente è definita SAE > Standard Average European

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➢ SAE si trova in una collocazione geografica ottimale, cioè Europa


Centrale > regione renana, oggi occupata da Francia, Olanda,
Italia settentrionale

I TIPI AREALI
➢ Somiglianze lessicali: lessico comune di matrice greca e latina
➢ Strategie di formazione delle parole > composti neoclassici
➢ Ordine dei costituenti di tipo SVO
➢ Presenza di preposizione e genitivi postnominali
➢ Uso di avere e essere come ausiliari per la formazione dei tempi
verbali composti
➢ Presenza simultanea di articoli determinativi e indeterminativi
➢ Carattere non-pro-drop > soggetto obbligatorio, si contrappone alle
lingue a soggetto nullo
➢ Non sono i singoli tratti a caratterizzare tale lega, ma la loro
correlazione
➢ Questi tratti sono oggetto di studio del progetto EUROTYP, Typology
of Languages in Europe, iniziato negli anni 90

I GRADI…
DIVERSO GRADO DI EUROPEISMO
1) Lingue pienamente europee, es. tedesco, francese, nederlandese
2) Lingue parzialmente europee, es. inglese, italiano, slavo, altre lingue
germaniche, neogreco, albanese
3) Lingue poco europee, turco, basco, uralico

CENTRO E PERIFERIE
➢ Il centro: area renana
➢ Forza centrifuga: nelle lingue che si allontanano progressivamente
da questo punto focale i tratti caratteristici della lega decrescono:
MINORE GRADO DI EUROPEISMO

LE AREE
1) AREA DI IRRADIAZIONE > area dove si è originato il contatto linguistico
➢ Carlo Magno ha creato i presupposti di tale grado di europeismo >
fulcro di importanti eventi storici-politici
2) AREA DI TRANSIZIONE (Spagna, territorio slavo ): i tratti sono presenti, ma
in modo più debole e discontinuo.

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➢ Si tratta non a caso di un territorio che passa sotto il dominio


carolingio solo dopo
3) ZONA RELITTO (Ungheria, Turchia), territori condizionati solo in parte da
fenomeni di contatto, anche per via di distanza geografica. Zone di
confine, meno ricettive, più distanti dal centro di irradiazione

MEDITERRANEO E BALTICO
➢ I territori sotto osservazione da molti anni > presenta condizioni
ottimali per l’individuazione di una lega
➢ Due recenti progetti di tipologia areale (MEDTYPP, Pisa; Language
Typology around the Baltic sea, Stoccolma) hanno dimostrato che
quest’area non forma una lega
➢ Ci sono naturalmente numerose convergenze, ma non tipi areali
condivisi in modo globale
➢ Ciò dimostra che la presenza di una lega non è prevedibile, non è
cioè sufficiente la presenza di un territorio coeso, e di contatti
prolungati > prerequisito

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Capacchione Martina

TEST 1 :
1) Qual è un segno linguistico?
➢ MORFEMA (significante e significato)
Il segno è un’unità minima.
2) In cosa consiste la doppia articolazione del linguaggio?
➢ IN OGNI SIGNIFICATO SONO INDIVIDUABILI DUE LIVELLI STRUTTURALI:
PRIMA ARTICOLAZIONE (morfemi) SECONDA ARTICOLAZIONE (
fonemi)
Queste unità di prima articolazione sono scindibili ad unità con un
significante ma non di significato.
3) Cos’è una lingua?
➢ E’ UN SISTEMA STORICO NATURALE, MANIFESTAZIONE CONCRETA DEL
LINGUAGGIO
4) Cos’è la funzione metalinguistica del linguaggio?
➢ LA FUNZIONE METALINGUISTICA SI TRATTA DELLA PROPRIETA’, UNICA
DEL LINGUAGGIO UMANO, PER LA QUALE LA LINGUA PARLA DI SE
STESSA.
➢ È QUELLA FACOLTA’ CHE HA IL LINGUAGGIO UMANO, LA LINGUA E’
UN METALINGUAGGIO, IL MEZZO E L’OGGETTO COINCIDONO.
5) Qual è la differenza tra fonetica e fonologia?
➢ LA PRIMA SI OCCUPA DELL’ASPETTO FISICO DEI SUONI (FONI) LA
SECONDA DELLA LORO FUNZIONE LINGUISTICA (FONEMI)
6) Cos’è una coppia minima?
➢ UNA COPPIA DI PAROLE UGUALI DIFFERENTI SOLO PER UN FONEMA
NELLA STESSA POSIZIONE
Formata da due parole identiche che deve essere nella stessa
identica posizione sintagmatica.
7) Quale di queste coppie di parole costituisce una coppia minima?
➢ NONO/NONNO → STESSA POSIZIONE PER LUNGHEZZA
CONSONANTICA
➢ TELO/MELO
8) Individuare le parole contenenti una o più consonanti occlusive..
➢ MANICO
➢ SPOT
➢ CHIARO
➢ BACIO
➢ ATTORE
➢ UNGHIA
9) Cos’è un Approssimante?
➢ UNA CONSONANTE IN CUI GLI ORGANI ARTICOLATORI SI
AVVICINANO SENZA ENTRARE IN CONTATTO

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Modo articolatorio per cui gli organi articolatori entrano in contatto,


il loro grado di costrizione è un po’ più alto nelle vocali rispetto alle
consonanti. L’approssimante sono soltanto due in italiano: formano
dittonghi. NON può mai formare un nucleo sillabico, deve essere
accompagnato da una vocale.
10) In quale delle seguenti parole italiane è presente un dittongo? (livello
fonetico)
➢ GONFIARE
➢ CHIODO
➢ QUASI
➢ CAUTO
11) Quale tra queste parole dell’italiano contiene un allofono di /n/ ?
➢ CONCHIGLIA
➢ INFORMARE
➢ ANGOLO
➢ INVERNO
12) In quali delle seguenti parole italiane il fonema /s/, trovandosi in
posizione preconsonantica, è realizzato [z]?
➢ SBRANATO
➢ COSMO
➢ SLEALTA’ [l laterale sonora]
➢ ISRAELE [r sonora]
S sordo quando precede una consonante sorda, sonoro quando
precede una consonante sonora.
13) Qual è la trascrizione fonetica corretta della parola “ingioiellato”?
➢ [ind3ojel’la:to]
14) Qual è la trascrizione fonologica della parola “fango”?
➢ /‘fango/
15) Qual è la trascrizione fonetica corretta della parola “azione”?
➢ [at’tsjo:ne]
16) Qual è la trascrizione fonologica corretta della parola “azione”?
➢ /a’tsjone/
17) Quante sono le vocali dell’italiano?
➢ PRECISAMENTE 5 ATONE E 7 TONICHE
18) In quali di queste parole è presente un processo di assimilazione
parziale regressiva?
➢ SBATTERE
➢ IMBEVUTO
Processo in cui un segmento che causa l’assimilazione rende un
secondo segmento più simile o uguale a se stesso. Parziale e totale.
Regressiva e progressiva.
19) L’italiano è una lingua a
➢ ACCENTO LESSICALE MOBILE
20) In italiano le vocali sono

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Capacchione Martina

➢ NON C’E’ OPPOSIZIONE DISTINTIVA DI LUNGHEZZA VOCALI

LA CLASSIFICAZIONE GENEALOGICA
GLOTTOLOGIA
◼ Studio strutturale delle lingue in rapporto alla loro evoluzione
temporale
◼ Si contrappone alla linguistica descrittiva (sincronica)
◼ Analisi e comparazione di lingue moderne o estinte
L’analisi linguistica è di due tipi: sincronia (linguistica generale) diacronica
(metodo di osservazione della linguistica storica. Linguistica e glottologia
sono insieme: sincronico – descrittivo / diacronico – comparativo. La
glottologica è uno studio diacronico, perché hanno come finalità quella di
osservare un evento o aspetti della realtà in una prospettiva di direzione
storica. Glottologia: studio strutturale delle lingue in rapporto alla loro
evoluzione culturale. Diacronia e sincronia si sostengono a vicenda, lo studio
di una lingua in diacronia, oltre a fornire una visione nella profondità storica
allo stesso modo offre una visione di quella che è la lingua in un determinato
momento storico. Al partire dell’analisi tipologica si occupa sia delle lingue
viventi, sia delle lingue estinte→ più difficoltà, non poter avere più uno stadio
sincronico, le lingue parlate → permettono di poter fare una serie di
osservazioni in ambito sincronico e diacronico
GLI AMBITI
◼ Descrivere la storia delle comunità linguistiche
◼ Delineare le affiliazioni genetiche delle lingue del mondo (lingue
parlate o lingue estinte). Permette di costruire rapporti di parentela,
scoprirli e individuarli
◼ Comprendere i processi evolutivi che hanno determinato la
frammentazione e la diversificazione
◼ Riconoscere e interpretare i mutamenti (che hanno intaccato
l’omogeneità di una lingua madre) questi mutamenti linguistici
devono essere riconosciuti, interpretati.
◼ Definire modelli e teorie generali del cambiamento linguistico
◼ La glottologia ha come centro di interesse il fattore tempo, la
dimensione diacronica.
◼ Tuttavia, non è possibile ignorare le altre variabili
◼ Importanza > permette di comprendere meglio di strutture di una
lingua del presente

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Capacchione Martina

◼ Indagare il passato per descrivere il presente


◼ Lo studio storico delle lingue ci ha permesso di evidenziare molte
altre tematiche non strettamente linguistiche
LE TEMATICHE
◼ I rapporti di parentale fra lingue (genealogia)
◼ Il ruolo della vicinanza geografica e le tappe di spostamento
(areale) di interi popoli (integrazione/contatto)
◼ Rapporti tra genotipi delle razze e mutamenti linguistici
(antropologici, biologici, genetici)
La linguistica storica si avvale:
➢ Le forme archeologiche (fonte straordinaria della linguistica storica.
Le informazioni salienti sono state prima individuate dagli
archeologici, informazioni utili ai glottologi che le hanno tradotte in
termini linguistici)
➢ Le fonti scritte (patrimonio fondamentale che permette di ricostruire
tappe storiche di una comunità e di una lingua)
➢ Confini geografici (dove erano parlate lingue in un determinato
periodo storico, confini amministrativi)
➢ Genotipi ( i genetisti hanno fornito una serie di informazioni
importanti)
➢ Corrispondenze e regole dei mutamenti linguistici tra più lingue >
metodo comparativo→ elaborato nel 1800 e permette di
individuare attraverso una serie di criteri e principi una serie di
corrispondenze e regole di mutamenti linguistici tra famiglie. La
finalità ultima è quella di decretare se le due o più lingue sono
imparentate tra loro, questo confronto avviene da un dato
impressionistico, due o più lingue presentano delle somiglianze tra
loro.
➢ Il mutamento linguistico si propaga in più direzioni e in più dimensioni
➢ Tempo spazio, strati sociali, socio-culturali
➢ Il mutamento si attua in una dimensione che NON è solo linguistica,
ma anche geografica, storica, sociale
➢ Il piano operativo della linguistica storica non è la lingua ma le
lingue (diatopiche, diastratiche, diafasiche)
➢ La storia linguistica è sempre storia globale, il punto di partenza è la
varietà linguistica in tutti i suoi aspetti
➢ Le storie linguistiche così intese sono anche storie di parlanti, in
prospettiva epistemologica

LA CLASSIFICAZIONE LINGUISTICA:

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Dal punto di vista linguistico (non statistico) esistono 3 criteri di classificazione


delle lingue:
1) Tipologico
2) Areale
3) Genealogico
Le lingue cambiano nel tempo > è possibile ricostruire le relazioni
Metodo: albero genealogico > glottologo August Schleicher (1800).

Il METODO COMPARATIVO:
◼ Le lingue che sono imparentate vengono confrontate tra loro sulla
base delle corrispondenze fonetiche regolari usate per ricostruire le
forme linguistiche precedenti
◼ È usato per ricostruire lingue di cui non si hanno testimonianza scritta
◼ Ad es. l’indoeuropeo è stato ricostruito sulla base di 9 rami
sopravvissuti: germanico, italico, celtico, greco, baltico, slavo,
albanese, armeno, indo-iranico e due rami estinti: tocario e
anatolico
PROFONDITA’ TEMPORALE
◼ La profondità temporale raggiungibile nella speculazione sul
passato linguistico è di circa
◼ 5000 anni mediante documenti diretti
◼ Di circa 10000 anni mediante ricostruzione

LA LINGUISTICA DELL’800

◼ I primi studi sul passato delle lingue attengono alla grammatica, poi
alla filologia
◼ Nel 1800 si scopre che le lingue si possono comparare tra loro >
nascita della filologia comparata o grammatica comparata
◼ L’inizio della linguistica comparativa è idealmente ricondotto al
discorso di sir William Jones nel 1786
◼ Indicò alcune affinità tra il sanscrito, latino e greco, le lingue
germaniche celtiche > ipotizzando la loro derivazione dal sanscrito
◼ Mito della grammatica comparata
◼ Mito della lingua perfetta

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◼ Il discorso di Jones suggerisce che le lingue derivano, si evolvono da


altre
◼ Si avvia un’importante riflessione su questo punto > interesse
crescente verso le lingue orientali
◼ Friendrich Von Schlegel è il primo a usare il termine “grammatica
comparata” (1808)
◼ Franz Bopp > scrisse una grammatica comparata 1821
◼ Jacob Grimm pubblica 4 volumi di filologia germanica (1817-39)
◼ Elemento ricorrente è la ricerca della lingua madre URSPRACHE
◼ Nel 1830 si conia il termine “indoeuropeo”
◼ I primi studiosi sono guidati da un approccio filosofico
◼ August Schleicher, (compendio di grammatica comparata delle
lingue europee, 1861) > propone una summa di conoscenze di
molte lingue
◼ Obiettivo: ricostruire la lingua madre attraverso il confronto
sistematico fra forme corrispondenti attestate in lingue figlie
STAMMBAUMTHEORIE
➢ Modello in cui i rapporti tra lingue della stessa famiglia sono
rappresentati in uno schema > influenza delle scienze naturali,
botanica, biologia
➢ Uso di termini quali: genere, specie, varietà
➢ Metafora della lingua come organismo vivente > visione dinamica
(vita-evoluzione-decadenza)
➢ Si infrange il fissismo del 1700 e si avviano una serie di teorie
evoluzioniste (1800)

LA CLASSIFICAZIONE GENEALOGICA
◼ Due o più lingue appartengono allo stesso raggruppamento
genealogico se derivano da una stessa lingua originaria, la lingua
madre
◼ Le lingue che hanno origine dalla stessa lingua madre costituiscono
una famiglia linguistica
◼ Le lingue che si trovano all’interno della stessa famiglia si dicono
sorelle
◼ La famiglia è l’unità genealogica massima, al di sotto si trovano
gruppi e sottogruppi o rami
Lingua madre da cui derivano sottogruppi, ognuna delle quali classificata da
un termine che a sua volta produce altri filiazioni.

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LA FAMIGLIA LINGUISTICA
◼ Per determinare una famiglia linguistica è necessario considerare:
◼ Attestazioni più antiche di ciascuna lingua > datare il materiale è il
primo stadio della ricostruzione
◼ Datazione approssimativa > le lingue non cambiano mai
all’improvviso
ALBERO GENEALOGICO
◼ Offre un panorama sintetico delle varie lingue, delle sottofamiglie,
dei rapporti storici, di parentela
◼ LIMITE: considera solo il riferimento TEMPO
◼ Rappresentazione metaforica e schematica
◼ Realtà: la separazione tra i rami non è improvvisa o netta, ma
graduale
◼ LIMITE: manca il riferimento alla variabilità
◼ La contiguità geografica > contatto linguistico, interferenze
ALBERO
◼ Immediatezza visiva e praticità didattica
◼ Semplicità
◼ LIMITI: offre una visione meccanica dei rapporti linguistici
◼ Coglie somiglianze ereditari risalenti al tronco comune, ma NON è in
grado di cogliere le connessioni tra un ramo e l’altro
◼ Le lingue sono rappresentate come organismi viventi, ma a
differenza delle piante NON hanno esistenza indipendente, sono
insiemi di convenzioni
◼ È stato contestato già dagli allievi di Schleicher, ovvero da Schmidt
e Schuchardt

WELLENTHEORIE ( TEORIA DELLE ONDE )


➢ 1872 Johannes Schmidt introduce il concetto di SPAZIO
➢ Modello innovativo > l’innovazione linguistica ha un effetto graduale
> sasso nello stagno
➢ Genera onde concentriche e progressivamente più deboli
➢ Albero genealogico e teoria delle onde NON si escludono, si
completano a vicenda
➢ Questi modelli saranno ripresi da Hugo Schuchardt > geografia
linguistica
➢ Le innovazioni linguistiche si dipartono da centri di volta in volta
(potenzialmente) diversi e si diffondono nello spazio geografico
➢ VANTAGGI:
1) Nuova concezione in cui la lingua passa da organismo astorico a
prodotto storico

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2) Introduzione per la prima volta del concetto di SPAZIO


3) Carattere flessibile e dinamico

LE MAGGIORI FAMIGLIE LINGUISTICHE


◼ Indoeuropea
◼ Afro-asiatica (tra cui egiziano antico, arabo, ebraico)
◼ Uralica
◼ Sino-tibetana (cinese mandarino, tibetano, birmano)
◼ Niger-congolese (molte lingue africane, tra cui swahili
◼ Altaica (turco)
◼ Dravidica (india meridionale)
◼ Austro-asiatica (vietnamita
◼ Austronesiana (lingue Madagascar, parte Indonesia, isole pacifico
orientale
◼ Famiglie minori: amerindiane (oltre un centinaio di lingue, con pochi
parlanti, Australia)
◼ Lingue isolate: basco, giapponese, coreano (queste ultime due
spesso considerate altaiche)
FAMIGLIA INDOEUROPEA ( ivanov )
◼ Rami isolati
◼ Rami che hanno avuto uno sviluppo articolato e che nei secoli
hanno dato origine ad altri gruppi o sottogruppi linguistici
◼ Rami piccoli
◼ Rami antichi
◼ Rami grandi e rami nuovi
◼ Rami di altri alberi
◼ Il tempo del cambiamento > è variabile
◼ Spesso mutamenti veloci e precoci
◼ Altre volte mutamenti lenti
LE LINGUE D’EUROPEA
➢ La maggior parte appartiene alla famiglia indoeuropea:
➢ Tre grandi (sotto)famiglie:
1) Romanze, germaniche, slave
➢ Tre piccole (sotto)famiglie:
1) Celtiche, baltiche, zingariche
➢ Due lingue isolate: neogreco, albanese
LINGUE D’EUROPA NON INDOEUROPEE
➢ Ramo Ugro-finnico (famiglia uralica): Iappone, finlandese, estone,
ungherese

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Capacchione Martina

➢ Ramo turcico (famiglia uralo-altaica): turco


➢ Ramo mongolo (famiglia uralo-altaica): calmucco
➢ Famiglia semitica: maltese (varietà di arabo occ.), ebraico (lingua
di religione, i sec. d.C)
➢ Basco (Pirenei): lingua isolata, senza parentele evidenti

GLI INDOEUROPEI
Il concetto di indoeuropeo: ambito linguistico. Se ammettiamo l’esistenza
della lingua, dobbiamo ammettere anche l’esistenza di un popolo.
Gli indoeuropei sono una Famiglia linguistica e:
◼ Molte lingue d’Europa e dell’Asia sono imparentate
◼ Tracce della loro parentela si trovano in tutte le componenti di
queste lingue
◼ Somiglianza lessicale > del vocabolario di base > numerali, nomi di
parentale, animali domestici, attività quotidiane.
(sono dei settori lessicali e semantici poco robusti).
◼ Somiglianze fonologiche > sistema dei suoni e delle forme
◼ Somiglianze morfologiche e sintattiche

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Capacchione Martina

Una delle aree più solide è il VOCABOLARIO DI BASE → formato da un ristretto


numero di lessemi che costituiscono uno strato comune di ogni singola lingua.
Ad es. italiano: 7000 lessemi. Lessemi di base: non possono essere eliminati
dalla comunicazione.
LA DENOMINAZIONE
➢ Indoeuropeo > termine attribuito a questa famiglia linguistica nel
1813 da Thomas Young
➢ La denominazione coglie il riferimento sia alle lingue europee (area
occidentale) che alle lingue asiatiche (area orientale)
È una lingua che è stata parlata molto prima della nascita della
scrittura (3000 anni prima di Cristo). L’INDOEUROPEO è una lingua
ricostruita così anche sulla base di informazioni dirette e anche il suo
popolo. Viene spesso indicato come INDOEUROPEO RICOSTRUITO
oppure PROTOEUROPEO.
IL POPOLO
Ogni lingua conserva tracce, organizzazione militare, religioso o
amministrativo. Partendo da informazioni recuperate indirettamente è stato
possibile ritrovare e aggiungere dei tasselli a questo quadro di ricostruzione.

➢ Gli indoeuropei sono un popolo nomade che giunge in Europa da


un territorio interno.
Quando questo popolo si sposta in Europa, non trova un terra
disabitata ma territori abitati da altri popoli con abitudini e
organizzazioni di fondo molto diversa dalla loro. In Europa in quel
momento storico vivevano delle popolazioni stanziali, dediche
all’agricoltura piuttosto che all’allevamento.
➢ In Europa trovano territori abitati da numerosi gruppi di genti stanziali
dedite all’agricoltura, con una cultura materiale più avanzata
Ad esempio da un’esplorazione si evince che gli Indoeuropei non
conoscevano i nomi di oggetti confort, come ad esempio il termine
che indicava la vasca da bagno, utensili di terracotta, la cesta, invece
presenti nelle lingue classiche. (anche lingue semitiche). Gli
Indoeuropei hanno trovato in Europa popoli non nomadi, dediti
all’agricoltura con una religione di tipo celeste, mentre questi popoli
Europei avevano una cultura di tipo terreno.
➢ Il dibattito sul periodo del loro arrivo in Europa è controverso.
Gli indoeuropei erano inferiori per numero ed erano anche meno
progrediti.

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IL POPOLO E LA LINGUA
➢ In che modo gli indoeuropei sono riusciti a conquistare i popoli
europei imponendo anche la loro lingua?
◼ Quando due popoli entrano in contatto si verificano vari processi
1) Sostituzione della lingua autoctona (es. arabo si è sostituito al
copto in Egitto)
2) Mantenimento della lingua autoctona (es. i popoli germanici si
stanziarono sulle macerie dell’impero romano > con il tempo si
sono romanizzati
LA DATAZIONE
◼ Generale accorto tra gli studiosi: la conquista degli europei da
parte degli indoeuropei si deve ad un fattore extralinguistico > la
domesticazione del cavallo, V sec a.C
◼ Gli indoeuropei sono stati fra i primi a addomesticare il cavallo, lo
usavano per azioni militari, ciò garantiva loro velocità negli
spostamenti
UNA PROVA LINGUISTICA
◼ Il termine indoeuropeo per cavallo *ekwo-s *→ ricostruzione di un
termine
◼ È presente in buona parte delle lingue indoeuropee
◼ Lat: equus
◼ Osco: ep-
◼ Gallico: epo-
◼ Greco: hippos
La lingua conserva delle spie della cultura del popolo.

LE ALTRE PROVE
Quando un popolo si sposta dalla sua terra di origine > lascia delle tracce:
➢ Manufatti preistorici, difficilmente databili
➢ Scrittura
➢ Reperti archeologici
➢ Della datazione degli indoeuropei sono occupati prima gli
archeologici, poi i linguisti. Sono delle datazioni soggette ad una
ricostruzione. Gli archeologici hanno fornito per prima delle prove
della loro esistenza.

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➢ Le ipotesi sono discordanti:


PRIMA IPOTESI
UNA PROVA ARCHEOLOGICA
◼ La sepoltura dei morti > collinetta di terra (già iliade e Beowulf)
◼ Il punto di origine di tali ritrovamenti archeologici è la Russia
meridionale, ma sepolture simili si rivengono anche in Europa
◼ Lo studio dell’espansione geografica di queste collinette permette
indirettamente di tracciare il loro spostamento (Gimbutas)→
archeologa americana, secondo cui questo popolo preistorico è da
indentificare con il popolo indoeuropeo.
◼ 1950: Maria Gimbutas pone in relazione i popoli indoeuropei con la
cultura Kurgàn (collinetta), un termine turco che indica i tumuli
funerari di questa cultura preistorica diffusa a nord del mar Nero e
del Caspio
◼ I Kurgàn avrebbero raggiunto l’Europa fra il V e III sec a.C

GIMBUTAS
➢ Ritrovamento di ossa di cavallo risalenti al 4400 a. C a Dereivka >
sembrano dare sostegno a questa ipotesi
➢ David Anthony (archeologo americano)> fornisce nuovi elementi
L’analisi dei denti dei cavalli mostra i segni dell’imbrigliamento > il
più precoce ritrovato proprio a Dereivka.
Fornisce il fatto che questa cultura aveva addomesticato il cavallo,
il ritrovamento fu rinvenuto a Dereivka da teorie della Gimbutas
➢ Tuttavia, come in assenza di dati decisivi, non può essere dimostrata

UNA SECONDA IPOTESI


◼ Secondo l’archeologo Colin Renfrew
Gli indoeuropei sarebbero da identificarsi con popoli di agricoltori
neolitici. Tali popoli si sarebbe spostati dalla regione anatolica verso
l’Europa a partire dal VIII sec a. C
IL RUOLO DELL’AGRICOLTURA
◼ Renfrew associa cioè la diffusione del popolo e della sua lingua con
la diffusione dell’agricoltura
◼ Molte coltivazioni e l’addomesticamento del cavallo sono stati
introdotti in Europa e in Anatolia a partire dal 6000 a. C (dati
archeologia)
◼ Gli indoeuropei sarebbero portatori delle nuove tecniche
dell’agricoltura
LE CRITICHE

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◼ Tale ipotesi ha ricevuto molti consensi e molte critiche


1) Non è basata su basi linguistiche, né su basi culturali
2) Non vi sono tracce di lingue indoeuropee in Anatolia, prima deli
ittiti
3) Inoltre, i termini per indicare piante coltivate nelle lingue
d’Europa non confermano tale ipotesi
UNA TERZA IPOTESI
◼ Alinei postula che gli indoeuropei coincidono con gruppi di Homo
sapiens arrivati in Europa
◼ Un punto comune di queste ipotesi: L’Europa è stata indoeuropea

LE PROVE LINGUISTICHE
◼ Prove linguistiche dimostrano che gli indoeuropei si sono sovrapposti
a popolazioni preesistenti, aventi culture e lingue affini (bacino
Mediterraneo, Medio-oriente e subcontinente indiano
◼ Metodo semantico > contenuti semantici affini
◼ Metodo lessicale > ricostruzione.
Detto anche lessicalistico.
METODO LESSICALE
◼ Esempio di ricostruzione
◼ Ipotesi: gli indoeuropei ricoprivano una parte del territorio europeo
◼ Erano popolo a vocazione marittima
◼ Di conseguenza > l’analisi linguistica può iniziare dal termine “mare”
◼ Dato inatteso > nelle lingue indoeuropee non si rileva una base
lessicale comune per il termine mare
➢ LATINO > mare
➢ RUSSO > mòre > da cui deriva ted. Meer
➢ Presenza di altri termini non indoeuropei
➢ INGLESE > sea
➢ OLANDESE > zee
➢ TEDESCO > see
➢ GRECO > Oàlassa
INTERPRETAZIONI
◼ In origine questi termini non indicano mare, ma palude
◼ Infatti:
◼ TEDESCO > moor (laguna)
◼ INGLESE > moor (palude)
◼ FRISONE > mar (stagno)
◼ INGLESE > marsh (area fertile, paludosa)

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◼ La parola mare si origina da un ampliamento semantico


IPOTESI
1) L’assenza di una parola comune per mare > potrebbe far pensare che
gli indoeuropei NON conoscevano il mare
◼ Decade ipotesi provenienza dall’Europa marittima, quindi territorio
interno
2) La parola mare degli indoeuropei è andata persa, sostituita nel corso
dei secoli da etimi di altre lingue
ALTRO PERCORSO DI RICOSTRUZIONE
◼ Analisi dei termini delle piante (fitonimi)
◼ Es. vite
◼ Lat. > pampinus (foglia delle vite
◼ Gr. > àmpelos (vite)
◼ La /p/ iniziale dell’indoeuropeo si conserva sia in latino che in greco
> di conseguenza la forma greca presuppone una forma più antica,
forse
◼ *(p)amp-(foglia)
◼ Tuttavia, molte piante mediterranee sono indicate con voci non
indoeuropee
IL POPOLO
◼ Nomade
◼ Patriarcale
◼ Religione celeste
◼ Allevatori
◼ Le * owis (ovino ) sscr àvi
Grec òis
Lat ovis
Irl oi
Arm hov-iw (pecoraio)

IN SINTESI…
◼ Fonologia indoeuropea
◼ Sono stati indagati soprattutto fenomeni fonologici relativi
all’apofonia, il trattamento delle velari e delle palatali
◼ Il vocalismo indoeuropeo è stato più volte ricostruito attraverso la
teorie delle laringali, che ha permesso di individuare corrispondenze
ancora oscure
◼ L’indoeuropeo è una lingua fusiva, tipica è la presenza di diverse
classi flessive per la stessa classe lessicale
◼ Ci sono processi di allomorfia e di omofonia

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Capacchione Martina

◼ Le lingue indoeuropee possiedono due macroclassi flessive: flessione


tematica e atematica
◼ I processi morfologici che si ricostruiscono per l’indoeuropeo sono:
prefissazione, suffissazione e infissazioni verbali, apofonia
◼ Nel tempo, nel verbo si tende a eliminare la flessione atematica, si
riduce o si perde l’opposizione aspettuale, scompare l’apofonia,
mentre prevale la suffissazione
◼ Il nome indoeuropeo presenta le categorie di numero, genere e
caso
◼ In base al numero si distinguono: singolare, plurale e duale
◼ Esisteva un suffisso collettivo ricostruito come *-h2
◼ Il genere presentava opposizione neutro vs non neutro
◼ In seguito, l’accordo con aggettivo e il |suffisso *-h2 ha prodotto un
nuovo genere: il femminile, ristrutturando il sistema
◼ I casi sono: nominativo, genitivo, accusativo, dativo, ablativo,
locativo, strumentale e vocativo
◼ Il verbo presenta le categorie di tempo, aspetto, datesi e modo
◼ All’opposizione aspetto perfettivo- imperfettivo, si aggiunge anche
opposizione temporale, presente/passato
◼ La diatesi passiva in seguito non è espressa più con modi flessivi, ma
con perifrasi
◼ Difficile è ricavare l’ordine degli elementi (SVO) > assenza di un tipo
rigido
◼ Le lingue indoeuropee sono di tipo nominativo – accusativo

I GRUPPI DELL’INDO EUROPEO


Vengono individuate due sezioni:
LINGUE CENTUM LINGUE SATEM
Centum e Satem: fanno riferimento al lessema che indica il numerale 100→
CENTUM: Lingua latina, SATEM: Lingua avestica
◼ Lingue centum > termine latino [kentum]
Presentano articolazioni occlusive velari, sia sorde che sonore
◼ Lingue satem, nel sistema delle corrispondenze questi suoni
(occlusive) sono articolati come fricative

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Lingue satem > termine avestico [satem]

Esempi:
◼ Le consonanti originarie palatali dell’indoeuropeo sono diventate
velari nelle lingue centum, sibilanti in quella satem
LATINO SANSCRITO GOTICO TEDESCO
Pecu pàsu faihu vieh
LATINO: occlusiva velare
SANSCRITO- GOTICO-TEDESCO: Articolazioni sibilianti, cioè anteriorizzate
◼ Indoeuropeo: *Kmtò-m (cento)
◼ Per ricondurre quindi una velare delle lingue centum a una palatale
indoeuropea, occorre che a essa corrisponde nelle lingue satem un
suono tipo sibilante:
➢ es. latino decem (dieci), greco déka, irlandese deich, gotico taìhun,
tocarico A ça..k, tocarico B çak, che trovano corrispondenza in
indiano antico dàça, avestico dasa, armeno tasn, albanese djete,

◼ indoeuropeo : consonanti palati (indicate con i segni : k, kh, g, gh)


◼ > velari nelle lingue centum
◼ > affricate palatali o sibilanti nelle lingue satem

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L’ISOGLOSSA è quella linea immaginaria che separa un fenomeno linguistico,


da un altro processo.

LA GEOGRAFIA
Lingue centum > situate ad ovest lingue satem > situate a
est
◼ Lingue romanze lingue baltiche
◼ Lingue germaniche lingue slave
◼ Lingue celtiche lingua albanese
◼ Lingue Italia antica armeno
◼ Ittita lingue indo-iraniche
(persiano,
avestico, curdo, antico
vedico,
sanscrito, dialetti pracriti >
Hindi,
urdù)
◼ Inizialmente, si pensava che l’indoeuropeo avesse un ramo
occidentale (centum) e ramo orientale (satem)
◼ Tale assunto fu smentito all’inizio del 900, quando furono scoperti
testi religiosi del I millennio d.C. relativi alla lingua tocario (A, B )
◼ Tocario è una lingua centum, nonostante sia la lingua indoeuropea
più orientale.

TOCARIO
◼ Otto > okat > (tocario A)
◼ Okt > (tocario B)
◼ In linea con il latino OCTO
◼ Diversamente dal sanscrito astàu
◼ Cento > kant (tocario A)
Kante (tocario B)
Etimi che sono riconducibili a kentum, ma loro ricostruzione a
kentum è affidabile.

IPOTESI INTERPRETATIVE
◼ All’inizio tutte le lingue indoeuropee erano centum
◼ IPOTESI A:
A un certo punto della storia, le lingue centro-orientali hanno
gradualmente adottato una pronuncia anteriorizzata delle
occlusive velari, diventando lingue satem

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[k] > [s]


Tale innovazione non avrebbe però raggiunto le lingue occidentali
neppure il margine più orientale, il tocario.
◼ IPOTESI B:
l’indoeuropeo era una lingua satem, poi il ramo occidentale adotta
progressivamente una pronuncia occlusiva (posteriorizzata)
fonologia: è più naturale anteriorizzare un suono velare (processo
documentato in più lingue ) che non il contrario, cioè rendere
posteriore un suono anteriore
questa evidenza indebolisce l’ipotesi B

LINGUE ITALICHE E LATINO


◼ Nell’Italia antica troviamo due gruppi linguistici:
➢ Osco-umbro
➢ Latino-falisco
A partire dal II sec a.C: numerose fonti letterarie, latino parlato o volgare era
diffuso in tutto l’impero romano > ma ricostruito perché NON documentato in
fonti scritte. Le lingue romanze sono attestate con date variabili dal X secolo
d.C.

IL TERRITORIO DELLE LINGUE ROMANZE


Romania occidentale Romania orientale
I tratti:
◼ Romania orientale > conservazione delle occlusive sorde in
posizione intervocalica (V-V)
◼ Romania occidentale > le occlusive sorde intervocaliche subiscono
indebolimento articolatorio > sonorizzazione, fricativizzazione,
cancellazione
Latino Rumeno Italiano Francese Spagnolo
SAPoNE Sapun Sapone savon jabòn
Rota roata ruota roue rueda
Urtica urzica ortica ortie ortiga
LA SONORIZZAZIONE DELLE OCCLUSIVE
◼ È delimitata dalla cosiddetta linea la Spezia-Rimini (Massa-
Senigallia)
Lati. AMICAM
IT. AMICA
SP. AMIGA
FR. AMIE

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I TRATTI:
◼ Romania occidentale > conservazione – s finale latina
◼ Spagnolo: los amigos
ROMANIA NUOVA
◼ Comprende i territori extraeuropei in cui sono parlate nativamente
le lingue romanze, es. Brasile, Cile, Argentina, paesi Africa
occidentale, Canada
ROMANIA SOMMERSA
◼ Comprende i territori inclusi nei confini dell’Impero romano nel quale
un tempo erano parlate lingue romanze, poi sostituite con altre
lingue, es
◼ Valli della mosella, saar (germania), zone della Svizzera meridionale,
Tirolo (Austria), Alto Agide > dal latino al tedesco
◼ Zone costiere dell’Africa nord-ovest (dal Marocco alla Tripolitania,
romanzo africano ) > dal latino all’arabo/berbero
◼ Gli strumenti di studio:
le testimonianze di geografi, storici
i prestiti delle lingue romanze
la toponomastica
es. Nabeul (città Tunisia) < lat. N (E) APOLI (M), città nuova (Napoli)
Djeleola (Algeria ) < CELLULA, Cèllole (prov. Caserta)
◼ Berbero:
ekìker (cece) > CICER
arirao (aratro) > ARATRUM
tayuga (giogo) > JUGUM

MUTAMENTI LINGUISTICI E RICOSTRUZIONE


◼ La comparazione stabilisce corrispondenze regolari
◼ I mutamenti sono usati come criterio-guida per la costruzione degli
alberi genealogici
◼ Quando la lingua madre non è attestata, come indoeuropea, la
ricostruzione delle forme deve essere plausibile (naturalezza
fonetica, economia, principi di geografia areale)
Nell’interpretazione della trasformazione delle lingue europee, il
principio di naturalezza fonetica permette di individuare ciò che è
naturale che può avvenire all’interno di una scala di mutamenti
fonetico fonologici, da ciò che non è naturale.
◼ Condizioni necessarie per verificare l’esistenza di parentela
linguistica orizzontale e verticale

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Capacchione Martina

1) Lessico condiviso
2) Morfologia condivisa
3) Sistematicità di corrispondenze fonetico-fonologiche
Devono essere riscontrabili tra le lingue che si vogliono analizzare.

IL METODO COMPARATIVO
◼ Si fonda sul confronto tra più lingue per stabilire se sono o meno
imparentate
◼ Come avviene il confronto?
◼ Somiglianza tra parole > criterio erroneo
Italiano tedesco turco
Treno zug tren
Bagaglio gepack bagaj
La lingua turca ha preso in prestito dall’italiano appartenente al campo
semantico dei trasporti, non perché imparentata, ma sono degli italianismi. La
somiglianza non deve essere mai rilevata a livello impressionistico ma,
scientifico.
Italiano tedesco turco
Uno Ein Bir
Due zwei iki
Tre drei uc
Padre vater baba
Madre mutter anne
Italiano e tedesco sono lingue cugine. Somiglianza molto più sostanziosa
rispetto a quella precedente.

LESSICO CONDIVISO
◼ In confronto deve limitarsi ( o deve iniziare) da quel nucleo di parole
meno suscettibili al prestito, es. i numerali, nomi di parentela, parti
del corpo
◼ Il fine del metodo comparativo è quello di individuare delle
corrispondenze semantiche, la corrispondenza (fonologica,
morfologica, sintattica) non deve coinvolgere solo una parola, ma
estendersi ad altri lessemi nativi.
Lessico condiviso o comune, non è altro che una percentuale di
parole che devono corrispondersi in più lingue. Se poniamo a
confronto italiano e francese troveremo un lessico condiviso

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rilevante, se poniamo a confronto italiano e turco troveremo poche


parole che corrispondono e sono da considerarsi prestiti.
Tanto più è ampio il lessico condiviso tanto più è forte il rapporto di
parentela tra due lingue.
◼ Una quota percentuale di lessemi, non uguali, ma simili regolati da
corrispondenze sistematiche
◼ Può essere verificato:
➢ In senso orizzontale > tra lingue sorelle, es. italiano, francese,
spagnolo
➢ In senso verticale > tra lingue figlie, es. latino > italiano
I rapporti di parentela sono evidenti, a livello orizzontale cioè lingue
sorelle o cugine, verticale cioè dal capostipite linguistico fino alle
lingue figlie.
Latino Italiano Spagnolo Francese
Rumeno
Factum Fatto Hecho Fait fapt
Lactem Latte Leche Lait Lapte
Noctem Notte Noche Nuit Noapte
◼ Italiano > <tt>
◼ Spagnolo > <ch>
◼ Francese > <it>
◼ Rumeno > <pt>
Ci sono delle corrispondenze presenti. Ogni volta che in latino c’è un nesso
consonantico (due consonanti) il fattore lunghezza viene conservato.
In italiano troviamo una consonante, questo processo rappresenta un
fenomeno si assimilazione totale. In spagnolo: ogni volta che in italiano il
nesso latino ha un esito differente spagnolo, la prima consonante si mantiene.
In francese: si perde la consonante. Rumeno: vi è un nesso consonantico
come il latino che mantiene il secondo elemento consonantico, mentre il
primo è di altro tipo bilabiale.

Francese Italiano
Chien Cane
Chanteur Cantare
Chapeau Cappello
Cheval Cavallo

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Champ Campo
Chevre Capra
IT. [k] + [a] > fr. [ ʃ ] + [a]--------
Francese Italiano
Couleur Colore
Collection Collezione
Coeur Cuore
Court Corto
Se in italiano [K] + [o] oppure [u]
In francese [K] rimane inalterata

◼ Occorre assume che nelle due lingue, italiano e francese, le


sequenze [Ka] [Ko] [ku] si siano evolute da uno stesso punto di
partenza
◼ Tali sequenze rimangono ad oggi inalterate in italiano
◼ In francese si conserva solo
[k] + V posteriore
[k] + \a\ si indebolisce in [ ʃa ] → Scia
La regola ci porta ad assumere che ogni volta che in italiano abbiamo \ka\,
in francese avremo [fa]. Ci sono però diverse controesempi:
cavallo > cheval
camicia > chemise
bocca > bouche
in realtà, non sono incongruenze: [a] diventa [e] solo se in sillaba atona
aperta
◼ Dobbiamo ipotizzare uno stadio più antico in cui l’incongruenza è
assente:
◼ Es. camicia > *chamise > chemise
◼ Cavallo > *chaval > cheval
◼ Bocca > *bouca > bouche
Francese Italiano Francese Italiano
/f/ /k/ /e/ /a/
Champ campo mer mare
Vache vacca sel sale

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Char carro chien cane


Cher caro

ESEMPIO DI LINGUE GERMANICHE


Inglese Tedesco Olandese Danese
Casa House Haus Huis Hus
Topo Mouse Mouse Muis Mus
Pidocchio Louse Laus Luis Lus
Fuori Out Aus Uit Ud
Marrone Brown Brauwn Bruin Brun

◼ \aw\ → INGLESE
◼ \aw\ → TEDESCO
◼ \Øy\ → OLANDESE
◼ \u:?\ → DANESE
Francese Italiano
Francese Italiano Dormi Dormito
-è -ato Fini Finito
-u -uto Reussi Riuscito
-i -ito Voulu Voluto
Battu Battuto
Obtenu Ottenere
Chantè Cantare
Parlè Parlare
Ètudiè Studiare

LA DIMENSIONE VERTICALE

ASSIMILAZIONE PI > P + J

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Capacchione Martina

Latino Italiano Latino Italiano


Factum Fatto Planta Pianta
Dictum Detto Plus Più
Damnum Danno Plicare Piegare
Clavem Chiave
Plumbum Piombo

Latino Italiano
Vulpe Volpe
Cruce Croce U > /o/
Turre Torre
Musca Mosca

Esempio:
◼ Inglese medio
Set ( mettere ) wif (moglie ) hus (casa)
◼ Inglese moderno
Set wife House

MUTAMENTO FONOLOGICO
◼ La fonologia è il primo stadio di osservazione per la ricostruzione
delle lingue
◼ Tema principale della ricerca ottocentesca > cambiamenti di suoni
◼ Schleicher > primo compendio di fonologia comparata
◼ Neogrammatici > enunciano leggi fonetiche
◼ Interpretazione delle cause

➢ Mutamento NON sistematico > si verifica occasionalmente e


coinvolge poche parole (es. dissimilazione)
➢ Mutamento sistematico > modifica con regolarità un tipo di
articolazione (es. vocali latino)
➢ NON condizionato > non dipende dal contesto
➢ Condizionato > dipende dal contesto (es. assimilazione)

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Capacchione Martina

LE CAUSE DEL MUTAMENTO


◼ Maggiore facilità di articolazione, spesso questo principio è smentito
◼ Es. tedesco gruppo iniziale /kn/
◼ Lo stesso nesso si è semplificato in inglese, sebbene ancora presente
nella grafia
◼ Tedesco knie (ginocchio) inglese knee
Knoted (nodo) knot
◼ I suoni glottidali hanno una articolazione complessa, ma sono
frequenti nelle lingue etiopiche
◼ Interferenza

MUTAMENTO
◼ Luogo di articolazione
◼ Modo di articolazione
◼ Posizione corde vocali
◼ Posizione velo palatino
◼ Struttura sillabica
◼ Struttura accentuale
◼ Lunghezza

PROCESSI FONETICO-FONOLOGICI
La prima base che viene considera per cogliere e interpretare queste
somiglianze tra lingue è quella FONETICA e FONOLOGICA. Se questa analisi
permette di cogliere e di interpretare in modo sistematico le somiglianze
allora si può procedere con l’analisi della componente morfo-sintattica. Ma il
primo stadio è la componente FONETICO -FONOLOGICA.
Nell’ambito fonetico e fonologico le somiglianze devono essere interpretate,
e i mutamenti possono essere di vario tipo. Possiamo raccogliere tre
raggruppamenti:
◼ FONOLOGIZZAZIONE
◼ DEFONOLOGIZZAZIONE
◼ RIFONOLOGIZZAZIONE
Differiscono in un aspetto rilevante:
◼ FONOLOGIZZAZIONE:

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Capacchione Martina

è il processo per cui un elemento fonetico assume un valore


fonologico. Tradizionalmente, concetto fa riferimento alla
trasformazione di allofoni in fonemi, quando vengono meno i
contesti che determinano la realizzazione delle varianti (Lazzeroni
1987:17)
Processi:
◼ FONOLOGIZZAZIONE: due suoni che NON costituiscono opposizione
distintiva diventano due fonemi distinti.
◼ Es. AMICUS—AMICI > /a’mikus/ /a’miki/
/a’miko/ /a’mitʃi/
◼ Opposizione vocali orali e nasali in francese
◼ /sek/ (cinq, cinque) vs /sek/ (sec, secco)

◼ DEFONOLOGIZZAZIONE: una coppia di fonemi perde distintività >


crea varianti combinatorie o libere

◼ Es. latino A- e à , fonemi diversi, > /a/


◼ In italiano il tratto di lunghezza ha perso valore distintivo e si realizza
solo come variante combinatoria, dipendente dal contesto
NB: il numero dei fonemi diminuisce
◼ RIFONOLOGIZZAZIONE: uno degli elementi di un’apposizione
fonologica si modifica, ma il carattere distintivo rimane, sebbene
ridefinito
◼ Es. francese /i/ vs. /y/
È il risultato dell’opposizione latina tra /i:/ e /u/
NB: NON produce un incremento, né una riduzione di fonemi, ciò
che cambia è la sostanza fonica.
➢ Questa concezione delle mutazioni distintive fonda su un’idea
statica del sistema fonologico, inteso come rete di opposizioni, una
concezione propria della fonologia praghese e comune all’intero
strutturalismo.
➢ In realtà, ci sono diversi fattori esterni che inducono il mutamento >
già Teoria delle Onde

NEOGRAMMATICI→ il termine era critico e dispregiativo perché la


loro posizione nei confronti di un mutamento fonetico è stato contestato.
◼ Seconda metà Ottocento e inizio 1900 > movimento dei
Neogrammatici, i cui fondatori sono Osthoff e Brugmann

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Capacchione Martina

◼ Enunciano il principio dell’ineccepibilità delle leggi fonetiche


◼ Se una forma A diventa B nel contesto x, allora ogni forma A che si
trovi in quel contesto deve passare a B, senza eccezioni, in tutti i
parlanti della lingua
◼ L’ineccepibilità sarebbe giustificata dalla conformazione
articolatoria universale degli uomini
◼ Brugman scrive:
“Ogni mutamento fonetico, fino a dove procede
meccanicamente, si compie secondo leggi ineccepibili(…) e
compare in tutte le parole in cui il suono soggetto al moto fonetico
appare nelle medesime condizioni senza eccezioni al mutamento”
(1876)
◼ Il mutamento è regolare perché connesso alla gradualità e
inconsapevolezza dei parlanti

LE ECCEZIONI
◼ Vi sono tuttavia dei processi che NON possono essere spiegati in
questo modo
◼ I Neogrammatici cercano di dimostrare che le eccezioni sono tali
solo in apparenza e che possono essere spiegate ricorrendo a 3
fattori
1) PRESTITO –
2) ANALOGIA –
3) INTERFERENZA –
PRESTITO: Es. lat CAPSA > fr. Caisse, senza palatizzazione di /k/,
perché passato attraverso il provenzale che non conosce tale
fenomeno (prestito)

NEOGRAMMATICI:
◼ Principio rigido, modellato sull’esempio delle leggi naturali che
tuttavia NON rispecchia la realtà linguistica
◼ Le eccezioni esistono e devono essere interpretate
◼ Per i neogrammatici l’unico modo per spiegare le eccezioni è quello
di ricorrere al concetto di prestito o all’analogia
◼ ANALOGIA
◼ È un processo di regolarizzazione
◼ Al posto della forma attesa, ne troviamo altre modellate su forme
concorrenti o inizialmente estranee
◼ L’analogia è dovuta anche a pressione paradigmatica (alcune
forme diventano salienti) o a pressione sintagmatica (pressione tra 2
elementi che si trovano in successione lineare nella catena fonica)

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Capacchione Martina

◼ Analogia = devia lo sviluppo regolare di una forma, prevedibile in


base a leggi fonetiche, per effetto della pressione di altre forme
connesse
◼ Es.
◼ Lo suòno
◼ Tu suòni il dittongo /wo/, giustificato in posizione
◼ Egli suòna tonica, è applicato per analogia anche
◼ Noi suoniàmo alle forme plurali
◼ Voi suonàte
◼ Esse suònano
◼ ciò non avviene sempre, es. muòio, muòri, muòre, moriàmo, morìte,
muòiono
UN ESEMPIO DI RICOSTRUZIONE
◼ Importanza delle fonti scritte più antiche
◼ Ragionevole pensare che documentino uno stato precedente
◼ Per questo motivo, nei processi di ricostruzione dell’indoeuropeo, si
ricorre di preferenza alle lingue di attestazione più antica, sanscrito,
greco, latino, gotico, antico slavo
◼ In genere si parte dal sanscrito ritenendolo più conservativo
IL CONSONANTISMO GERMANICO
◼ Rasmus Rask (Detusche Grammatik, 1819-1837) fu il primo studioso a
unire l’esistenza di corrispondenza tra il consonantismo germanico e
quello di altre lingue indoeuropee
◼ Il processo rende conto della prima mutazione dei suoni
◼ Il suo lavoro, scritto in danese, ebbe scarsa diffusione
Qualche anno dopo, Grimm, descrive lo stesso fenomeno in modo
chiaro e sintetico, codificandolo sotto forma di legge
◼ Questa legge è nota come Legge di Grimm
◼ Descrive la ristrutturazione del sistema occlusivo nel proto-
germanico avvenuta nell’arco del I millennio Ac
◼ In questa fase, i fonemi ereditati dall’indoeuropeo, cambiano
◼ A ogni fricativa del germanico corrisponde un’occlusiva in altre
lingue indoeuropee

LEGGE DI GRIM

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Capacchione Martina

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Capacchione Martina

LEGGE DI VERNER
◼ La legge di Grimm non riesce ad interpretare molte eccezioni,
spesso segnate dallo stesso Grimm
◼ La sua grammatica elenca una serie di casi in cui i fonemi non
subiscono l’evoluzione attesa
◼ Nel 1863 Grassman e poi nel 1877 Verner postulano una revisione
della legge di Grimm, capace di spiegare i casi insoluti
◼ Verner> evidenzia il ruolo fondamentale del contesto fonetico, ruoli
discriminante dell’accento
◼ Nelle lingue germaniche, le occlusive sorde indoeuropee diventano
fricative (non sorde, come atteso, ma sonore) quando si realizzano
in 2 condizioni:
➢ Ricorrono tra elementi sonori
➢ Non sono precedute da accento
VERNER
◼ Successivamente alla prima rotazione consonantica si ha
un’evoluzione ulteriore delle spiranti sorde (derivate dalle occlusive
sorde) che (quando non sono iniziali di parola e quando non sono
immediatamente precedute dall’accento) si sonorizzano in b’ d’ g’
g’w (spiranti sonore) confondendosi con quelle derivate dalle
occlusive sonore aspirate. Per questo al latino pater
corrisponde in gotico fadar e non fathar.

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Capacchione Martina

TEST 2
◼ Cosa si intende rispettivamente per linguaggio umano e lingua?
Il linguaggio umano è la capacità comune a tutti gli uomini.
◼ A cosa fa riferimento la discretezza?
Al fatto che le unità linguistiche sono segmentali
◼ In quali categorie lessicali il grado di arbitrarietà tra significante e
significato è debole?
Nelle onomatopee
◼ Scomporre la frase ‘domani parto’ in unità di seconda articolazione
\d\ \o\ \m\ \a\ \n\ \i\ \p\ \a\ \r\ \t\ \o\
◼ Perché le lingue cambiano nel tempo?
Perché sono entità storico – naturali
◼ Cos’è il repertorio linguistico?
L’insieme dei codici e delle varietà che un parlante è in grado di
padroneggiare
◼ Cos’è la diglossia?
Una condizione di bilinguismo in cui le due lingue parlate sul
medesimo territorio non sono sullo stesso piano
◼ Che differenza c’è tra lingua e dialetto?
La differenza non è mai linguistica, ma è legata a fattori socio-
politici…
◼ Che rapporto c’è tra la lingua orale e la lingua scritta?
La lingua orale è un codice di comunicazione primario, la lingua
scritta è invece secondario
◼ Quale livello privilegia la scrittura ideografica?
Il significato
◼ Qual è l’unita minima della scrittura alfabetica?
Il grafema
◼ L’inventario della scritto alfabetica è di numero finito o infinito?
Finito
◼ L’inventario fonematico delle lingue è di numero finito o infinito
Finito
◼ In quale delle seguenti parole non c’è corrispondenza biunivoca tra
segno grafico e suono?
Ghiro – ricetta – riquadro
◼ Cosa vuol dire che il linguaggio gestuale dei primati non umani è
olistico?
Che non è discreto
◼ Cosa vuol dire che il TVS dell’uomo è a due canne?
Che vi sono due sezioni, una orizzontale e una verticale, che
formano un angolo retto di 90°

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Capacchione Martina

◼ Cos’è il FOXP2?
È una proteina implicata nello sviluppo del linguaggio umano
◼ Cosa predicono le teorie Gesture-First?
Le prime forme di comunicazione dell’uomo primitivo sono state
gestuali
◼ Il linguaggio verbale non ha lasciato tracce nei fossili umani. Pur
tuttavia, in che modo è possibile recuperare indirettamente
informazioni utili sulla presenza o meno del linguaggio partendo dai
loro resti fossili?
Dalla forma del cranio – dalla posizione e anatomia dell’osso ioide –
dalla presenza delle sacche d’aria
◼ L’homo sapiens presentava già una forma di linguaggio articolato?
Si, il linguaggio articolato compare tra il Paleolitico medio e
Paleolitico superiore

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Capacchione Martina

LA DIFFUSIONE GEOGRAFICA DEI MUTAMENTI


Evoluzione dell’attività di ricerca e di studio molto produttiva avviata
dall’inizio del 1800 generando quella corrente di pensiero relativi alla
linguistica storica. Intorno alla metà del 1800 gli studiosi cominciano a cercare
questi mutamenti non solo nella documentazione scritta e con la finalità della
ricostruzione delle lingue ma a cercarli anche nella produzione orale, e
dirigono l’attenzione a quella che è la lingua parlata, si apre così la strada
verso quel filone di ricerca ampio che va sotto il nome di GEOGRAFIA
LINGUISTICA, ma anche a un settore: LA SOCIOLINGUISTICA
◼ Il metodo comparativo permette di ricavare indizi sulla cronologia
dei fenomeni linguistici osservandone la diffusione geografica in più
lingue
◼ Formulare ipotesi cronologiche in base a norme spaziali. →
correlazione tra TEMPO e SPAZIO.
I neogrammatici avevano una visione meccanica e rigida, i
geografi linguistici (dialettologi moderni) partono da una
convinzione opposta, il mutamento. Non si può prevedere in modo
meccanico e astratto così come ipotizzavano i neogrammatici.
L’ANTEFATTO
◼ Il concetto dello spazio nell’evoluzione dei mutamenti linguistici è
contenuto implicitamente nella Teorie delle Onde
◼ 1870 :
➢ Interesse crescente verso la ricerca dialettologica
➢ Interesse verso la lingua parlata di uso quotidiano
Nascita della geografia linguistica > dialettologia, studio delle
variazione diatopica delle lingue→ si inserisce in questo filone anche
quegli studi che si occuperanno dei mutamenti di ordine diatopico,
concetto di varietà geografiche, regionali, concetto di lingua
standard, sono tutte legate ad una nuova prospettiva di ricerca.

GLI ATLANTI
◼ Importante strumento della geografia linguistica > carte contenenti
indicazioni sulla distribuzione di varianti linguistiche
◼ Georg Wenker
◼ Raccoglie materiale linguistico per corrispondenza

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Capacchione Martina

◼ Jules Gillièron (linguista svizzero, fu tra i primi fondatori della


geografia linguistica ) pubblicò ALF (Atlas Linguistique de La France,
1902-1910)
Si spostava da una località all’altra e ha toccato 639 località.
◼ Karl Jaberg e Jacob Jud pubblicano AIS (Atlante linguistico
etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale) 8 vol. 1928-1940
È uno degli atlanti innovativi perché costituito non solo da voci
lessicali ma anche da immagini e disegni. Etnografico perché era
teso a collezionare e raccogliere materiali della tradizione
contadina anteguerra. Si è avvalsa di soli 3 ricercatori.
L’Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera
meridionale è una raccolta di carte geografiche dell’Italia e della
Svizzera meridionale che presenta parole, concetti o frasi, nelle
rispettive forme dialettali.
◼ Importanza: la lingua appare come un sistema stratificato su più
livelli, NON come sistema omogeneo.
◼ Spesso, da una stessa situazione di partenza si realizza un esito
diverso
◼ Influenza di un diverso contesto sociale
◼ I fatti linguistici NON hanno un’applicazione ineccepibile o sempre
prevedibile.
◼ Gli atlanti hanno permesso di avere una visione globale
dell’espansione di uno stesso fenomeno sul territorio e di analizzare
la sua diffusione, spesso NON uniforme, ma frammentata
◼ Il territorio su cui si realizza un dato fenomeno linguistico è
circoscrivibile tramite l’isoglossa(permette di evidenziare le varianti
linguistiche presenti sul territorio)
◼ Benché catalogata sotto un unico nome, la parlata di un’area
linguistica NON è uniforme.
◼ Le lingue (dialetti) hanno di norma un Centro, aree di prestigio,
dette aree focali.
◼ Ai confini delle aree centrali, di solito attraversate a poche isoglosse,
vi sono aree di transizione, le quali possono presentare
caratteristiche di due diverse aree focali
◼ Aree residuali, territori isolati, solitamente più distanti dal centro
focale. Si trovano anche in aree geografiche più difficili da
raggiungere.
In tutta l’area centrale le isoglosse sono poche, attraversano le aree
di transizione, delimitano un territorio che presenta fenomeni diversi.
Un’area compatta comincia a perdere la propria stabilità linguistica.

MATTEO GIULIO BARTOLI (1873-1946)


◼ Allievo di Meyer-Lubke

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Capacchione Martina

◼ Direttore dell’ALI
◼ Nel 1825 pubblica Introduzione alla neolinguistica (accoglie il
riferimento allo spazio e alla geografia dialettale)
◼ Nel 1945 pubblica Saggi di linguistica spaziale
◼ Come si diffondono i tratti innovativi?
◼ 4 principi spaziali per datare la forma linguistica più arcaica
Le norme di Bartoli servono a stabilire all’interno di un territorio
linguistico in presenza di due forme concorrenti quale tra queste
forme è più antica. Bartoli ha come finalità quella di capire come si
diffondono i tratti innovativi. Bartoli ha individuato delle norme
partendo dalle considerazioni di frequenza. Bartoli aveva raccolto
una serie di informazioni e aveva catalogato i processi per
considerare quelli più frequenti, una volta individuati li aveva
interpretati alla luce del territorio di diffusione. I principi individuali da
Bartoli può essere applicata ad altre discipline e altre lingue. Le
norme:
1) Norma dell’area isolata
Le aree meno esposte ai contatti, alle comunicazioni conservano
la forma più arcaica
Es. sardo > caratteristiche conservatrici
Conservazione delle velari ereditata dal latino anche dinanzi a
vocale palatale
Cena > /’kena/
Cento > /’kentu/
Pesce > /’piske/
Germanu (cugino) > /ger’manu/

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Capacchione Martina

Gli esiti sardi sono molto simili a quelli del latino classico. Si sono conservati
molto meglio rispetto a quelli dell’italiano. Il sardo risponde molto bene ad
un’area isolata meno esposte, l’area isolata è una norma più intuitiva, le
innovazioni linguistiche sono diffuse attraverso i parlanti. Le innovazioni oggi,
viaggiano attraverso i mezzi mass mediologici. Le innovazioni si sono diffuse
attraverso le aree di comunicazione.

2) Norma delle aree laterali


Le aree laterali sono spesso più restie al cambiamento, di solito
conservano forme più antiche
Es. in alcune varietà periferiche del greco (cirpota) sono presenti
consonanti germinate, assenti nel greco comune
Si tratta di una pronuncia arcaica, un tempo più diffusa, poi
rimasta confinata. Il centro del territorio accoglie la pronuncia
innovativa con la consonante scempia
3) Norma dell’area maggiore

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Capacchione Martina

In presenza di 2 forme linguistiche concorrenti, l’area maggiore


conserva forme più antiche rispetto all’area minore (se questa
NON è anche più isolata o laterale)
Es. VINUM MERUM > mjéru/mir e(contrario) (vino), zona a sud di
Ofanto e Lucania meridionale
Forma innovativa rispetto a vino/vinu dei dialetti italiani
4) Norma dell’area seriore
Le zone in cui la lingua dei colonizzatori è arrivata più tardi,
conservano forme più antiche (es. migrazioni)
Gruppi di parlanti che si spostano su un territorio su cui si parla
un’altra lingua/varietà.
La loro lingua sarà meno sensibile alle innovazioni che si
sviluppano nella madrepatria
Es. dialetto emigrati Canada, Belgio, Argentina
Es. dialetto napoletano ha sostituito il verbo avere con tenere, es.
tengo fame
Le comunità napoletane degli USA non possiedono questo tratto
innovativo
◼ Secondo Bartoli non si tratta di leggi, ma di norme probabili
◼ Riflettono tendenze e probabilità > Non sono leggi rigide come
Neogrammatici > aperta polemica
◼ In alcuni casi, le norme sono disattese
◼ Es. il territorio della Sardegna centrale (logudorese) è quella più
conservatrice, e non le aree laterali, contravvenendo la norma 2
◼ Spiegazioni: le innovazioni sono giunte sull’isola attraverso scambi
marittimi
◼ Conflitto tra norme
◼ Antica Dacia, oggi rumena, era area seriore, ma anche area
minore dell’Impero Romano, quindi in parte conserva, in parte
innova rispetto al latino

LE OCCLUSIVE SORDE DEL LATINO


Fenomeno che continua a far discutere molti studiosi. Fenomeno della
fonologia romanza che ha sollevato un dibattito: trattamento e l’evoluzione
delle occlusive del latino. È un modo per poter rendere consapevolezza di
come di fronte ad un fenomeno non sistematico, quali sono i meccanismi
interpretativi. Non è sempre così facile, spesso più ipotesi si succedono con
positività.

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Capacchione Martina

◼ Fenomeno della fonologia romanza, non sistematico, che ha


sollevato interesse e più ipotesi interpretative
◼ Processo: le O sorde latine poste in posizione intervocalica o tra V e
/r/ hanno, nella varietà tosco-italiana, un duplice esito:
◼ O [-SONORA]
◼ O [+SONORA]
Nella verità tosco italiana queste occlusive sorde o rimangono sorde, oppure
in altri casi si sonorizzano.
IL TRATTO [+ SONORO] (pag 131 fanciullo)
Conservazione sonorizzazione
◼ LAPU > Lupo RIPA > riva
◼ CEPULLA > cipolla STRATA > strada
◼ ACETU > aceto PATER > padre
◼ MATURU > maturo ACU > Ago
◼ JOKU > Gioco LOCU > luogo
◼ FOCU > fuoco PAUPERU > povero
I Linguisti si sono interrogati sul duplice esito: un duplice esito a partire da una
medesima condizione(presenza occlusiva sorda intervocalica) non può
essere casuale, sebbene alcune di queste parole potrebbero avere una
storia differente (padre e madre in italiano dovrebbero avere come esito
PATRE E MATRE, L’influsso settentrionale ha agito in maniera diffusa. Gli studiosi
si sono interrogati sul duplice esito, soprattutto sulla scia degli studi di
Indoeuropeista (classificazione dei mutamenti fonetici), le ipotesi formulate
per spiegare questo processo non sistematico sono 4.

O [+ SONORO] LINGUE ROMANZE OCCIDENTALI


Latino Rota (M) JOCARE CAPRA (M)
◼ Portoghese RODA JOGAR CABRA
◼ Spagnolo RUEDA JUGAR CABRA
◼ Catalano RODA JUGAR CABRA

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◼ Francese ROUE (d>Ø) JOUER (g >Ø) CHèVRE


◼ Occitano RUDA JOGAR CHABRA
◼ Piemontese RUA (d> Ø) GIUGHè CRAVA
◼ Lombardo RODA GIUGà CAVRA
◼ Veneto RODA ZOGAR CAVARA
◼ Friuliano RUEDE ZUJA CJAVRE

O [-SONORO] LINGUE ROMANZE ORIENTALI

GLI ESITI IN TOSCANO-ITALIANO


K fuoco < FOCU (M) K > g luogo < LOCU(M)
Amico <AMICU (M) ago < ACU (M)
T amato < AMATU (M) T> d scudo <SCUTU (M)
Rete < RETE (M) spada < SPATHA (M)
P ape < APE (M) P> V riva < RIPA (M)
Lupo < LUPU (M) ricevere < RECIPERE

PRATO

PRATU(M)..

PRADO PRè

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Capacchione Martina

LE IPOTESI: 1800
1) IPOTESI ASCOLI
◼ Sonorizzazione condizionata:
◼ La sonorizzazione sarebbe indotta alla presenza, prima
dell’occlusiva, di una V /a/ accentata e in penultima sillaba
◼ Es. contràda, rugiàda, spàda, pàdre
◼ Quindi: creta, marito, ruota > V diverso da /a/
TEORIA ACCENTI
2) IPOTESI MEYER – LUBKE (TEORIE DEGLI ACCENTI)
La sonorizzazione è correlata all’accento
◼ Le O rimangono sorde se ricorrono dopo V tonica
In parole piane (càpo, amìcò)
◼ Le O diventano sonore se ricorrono:
➔ Prima della Vocale tonica in parole con accento sulla penultima o in
parole con accento sulla terzultima (es. rèdina, pagàre, (<PACARE),
Padèlla (<PATELLA)
➔ Dopo la vocale tonica con accento sulla terzultima es. pègola >
PICULA (pece)
Le due ipotesi sono plausibili.
◼ Tuttavia, spesso uno stesso etimo latino produce esiti opposti
◼ STIPARE > stipare
Stivare
◼ RIPA > ripa
Riva
◼ LACRIMA > lacrima
Lagrima
LE IPOTESI: 1900
◼ 1900: Clemente Merlo e Gerard Rohlfs ritornano sulla questione
◼ Ipotesi Merlo: l’esito italiano è quello sonoro, quello sordo è dovuto
alla pressione del latino, che permane come lingua prestigiosa di
cultura
◼ Ipotesi Rohlfs: l’esito italiano è quello sordo. La sonorizzazione
sarebbe dovuta al condizionamento delle varietà gallo-italiche
(francese, provenzale) lingue in cui le O sorde sono sempre sonore o
fricative o spesso elise (Romania occidentale). Es. LITU (lido) in
toscano, veneziano > Lido
➔ Ipotesi più plausibile è quella di ROHLFS:
◼ Evidenze: le desinenze verbali del p. passato mantengono O sorda
◼ Ato, -ito, -uto

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Capacchione Martina

◼ Tuttavia, è errato credere che ogni sonorizzazione di O sorda latina


sia da imputare all’influsso gallo-romano
◼ Es. lucchese antico e moderno
◼ PAUCUM > pago (poco)
◼ Ma c’è O sorda anche nei dialetti settentrionali, es. lingue pocu
◼ Il condizionamento gallo-romanzo ha avuto inizio coinvolgendo un
numero sufficiente di lessemi, per cui O [-sonora] > [+sonora]
◼ Ad un certo punto, il fenomeno ha agito in modo autonomo,
condizionando altri lessemi, per regolare simmetria, nuova forma di
sonorizzazione
◼ Forma indigena: O [-sonora]
◼ Forma non indigena: O [+sonora]
◼ Es. ripa/riva
◼ Lito/lido
◼ Ripa/riva
◼ Precare/pregare

➔ La regola, prima ristretta, subisce una certa generalizzazione


◼ 1) per via del prestigio delle parlate gallo-romanze (che viene
accolto dal toscano) > fattore extralinguistico
◼ 2) pressione esercitata dai lessemi in cui O era già sonorizzata > si
pongono come modello di pronuncia > fattore linguistico
◼ La regola di sonorizzazione non ha avuto comunque
un’applicazione totale
◼ Il prestigio della pronuncia galloromanza ha cominciato il proprio
declino, prima che la regola fosse diffusa in modo globale
◼ Per questo, in Toscana troviamo esiti ambigui
◼ CAPUT > capo
◼ CAPITIUM > cavezza
◼ LAETU > lieto
◼ SCUTU > scudo
◼ AMICU > amico
◼ LACU > lago
◼ I mutamenti linguistici, pur nella loro regolarità, non hanno carattere
ineccepibile, ma risentono di svariati condizionamenti

OSSERVAZIONI
◼ La sonorizzazione non avviene nei toponimi
◼ È assente nei morfemi flessionali (amato vs amado)
◼ Coinvolge soprattutto /k/
◼ Non si sonorizzano se seguite dal dittongo /au/ ( es. oca < AUCAM,
poco > PAUCUM

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◼ Ci sono casi particolari, es. parole con due O, su cui una sola
sonorizzazione, es. FICATUM > fegato, SECRETUM > segreto

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Capacchione Martina

INTERFERENZE LESSICALI
MUTAMENTO LESSICALE E PRESTITI
Il mutamento investe tutta la componente linguistica. Il lessico di una lingua è
sempre costituito da una serie di strati, strato ereditario (più consistente),
strato di parole che provengono da altre lingue, strato di neologismi, strato
minore delle onomatopee.
Tutte le lingue hanno dei prestiti, cambiano per numero e per lingua di
provenienza. Il mutamento lessicale va a cogliere quella serie di fenomeni:
contatto tra popoli, storia di singole parole che possono seguire una strada
diversa o che due parole diverse possono sovrapporsi e confluire in un unico
significato oppure il contrario, parole uguali da origine a parole differenti.
All’interno del mutamento lessicale ha a che vedere con una serie di fattori:
◼ Interferenza lingue diverse→ prima causa del mutamento lessicale,
questo mutamento si traduce in due possibili opzioni:
◼ Introduzione in una lingua di parole nuove per contatto o prestigio
di altre lingue
◼ Parole di nuova formazione
◼ Cause interne al sistema linguistico. Il più delle volte il mutamento
lessicale è dovuto a interferenze esterne, nuovi equilibri che si
stabiliscono in conflitto e in competizione tra loro
LE TIPOLOGIE
Si distinguono 3 tipologie di prestiti:
◼ Prestiti tra lingue culturalmente e cronologicamente sullo stesso
piano
◼ Prestiti tra una lingua morta e le lingue parlate
◼ Prestiti tra un dialetto e la lingua standard
Questi 3 tipi di prestito fanno riferimento al rapporto che lega dalla
lingua che presta alla lingua che riceve. La parola prestito è
impropria. Letteralmente prestito significa: qualcosa che la lingua
presto e che poi torna indietro, ma questo non avviene.
LE INTERFERENZE
◼ Limitazione degli elementi di una lingua modello in un contesto
diverso, cioè in una lingua replica
◼ Le forme dell’interferenza: prestiti e calchi:
Prestito: fenomeno più complesso
Calchi: qualcosa che riproduce una parola che proviene da un’altra lingua.

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Capacchione Martina

I CALCHI
◼ Calco strutturale: riproducono letteralmente il significante
◼ Es. grattacielo > ing. Skycraper (sky + to crap)
◼ Calco semantico: riproduce solo il contenuto semantico, il
significante viene replicato con risorse della lingua ricevente.
◼ Ingl. Basketball > it. Pallacanestro
◼ Altre volte si modifica il significato
◼ Es. retroterra > tedesco Hinterland
A partire dal 1900, il verbo realizzare assume un significato due, rendersi conto
e capire. Questo avviene perché in inglese ha due significati: rendere reale,
rendersi conto.
PRESTITI
◼ Voci lessicali che una lingua (A) assume da altre lingue (B, C, D…)
con cui entra in contatto
◼ Oggi denominati meglio forestierismi (esotismi)
◼ Es. sport, chat, sudoku, foulard,
◼ Riproduce significante e significato, con eventuali adattamenti
◼ Ingl. Shoeshine > it. Sciuscià → prestito della parola inglese, che è
stata adattata nella pronuncia tanto da renderla italianizzata,
questo processo ha anche portato il termine verso una forma che
non è più trasparente. Il significato è diventato opaco.
Cosa diversa dall’inglese: shoeshine = lucida scarpa.
◼ I prestiti si classificano per:
➔ Tipo di rapporto con una lingua che riceve
➔ Datazione
➔ Lingua di provenienza
➔ Numero
➔ Forma fonologica
➔ Funzione
I PRESTITI
TIPO 1
◼ Prestiti tra due lingue culturalmente e cronologicamente sullo stesso
piano, es. tra francese e inglese, inglese e italiano
◼ Es. inglese. Pay è prestito dal francese payer, a sua volta derivato
dal latino PACARE (it, pagare)
TIPO 2:

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Capacchione Martina

◼ Prestiti tra lingua morta e lingue parlate


◼ Composti neoclassici
◼ Sono numerosi, soprattutto tecnicismi, concetti astratti
◼ Es. redigere, utente, referendum, curriculum
TIPO 3:
◼ Prestiti tra dialetto e lingua standard (prestito interno)
◼ Es. corazza e rugiada entrano nel toscano come prestiti dai dialetti
settentrionali, (questo giustifica la sonorizzazione dell’occlusiva).

FORESTIERISMI: FORMA E FUNZIONE


ADATTATI→ la forma si modella sulla base delle regole fonotattiche della
lingua che le riceve, il prestito non è più riconoscibile come forestiero, si
modella seguendo le regole della fonologia. Il prestito non ha più una forma
straniera
NON ADATTATI→ mantengono invece la forma straniera e sono riconoscibili
come parola appartenenti ad altre lingue.
DI NECESSITA’→ prestito di necessità di ha quando il prestito arriva in una
lingua per designare un oggetto, concetto, azione che non esiste in quella
determinata lingua
DI LUSSO→ prestito di lusso e non necessario quando lo assumiamo in una
lingua perché ha un effetto prestigioso
Queste tipologie non sono indipendenti tra loro.

PRESTITI DI NECESSITA’
◼ Concetti, oggetti di cui una lingua non ha esperienza
◼ La maggior parte non è recente
◼ Possono essere adattati o non adattati
Adattati: mais, patata, pomodoro, arancia, liquore, treno
Non adattati: igloo, sudoku, origami, kaloshikov, bonsai, mouse,
garage, stop, station-wagon, hard-disk, blog

ALCUNI PRESTITI ADOTTATI


◼ Bistecca > inglese beef-steak
◼ Arancio > persiano naranj
◼ Catrame > arabo qatran
◼ Caviglia > provenz cavilha
◼ Guerra > longobardo werra

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Capacchione Martina

In passato questi prestiti venivano adattati nel sistema fonologico,


ma una volta adattati si inseriscono nei paradigmi morfologici.

PRESTITI DI LUSSO
◼ Presenza di un rapporto gerarchico, le lingue di minore prestigio (A)
accoglie parole da lingue prestigiosa (B,C) non per necessità, ma
con intento proiettivo (mimetico) per partecipare al prestigio di
quella lingua
◼ Es. day hospital, week-end, Rai Educational, welfare, turn-over,
baby-sitter, location, tailleur, bijoux, collant, paté.
PRESTITI DI DATAZIONE
Tradizione diretta > avviene per via orale
◼ A distanza > risalgono a modelli scritti, per mezzo di canali di
comunicazione
◼ Anche tramite mediazione di altre lingue
Tradizione indiretta > sono databili, di norma più recenti, es. latinismi
◼ Es. florido, plebe, acclamare, fluviale > non subiscono
palatalizzazione
Tradizione diretta
◼ Lat it
◼ Oculus occhio
◼ Flumen fiume
◼ Aurum oro
Tradizione indiretta
◼ Lat it
◼ Ocularius oculare
◼ FLUVIALIS fluviale
◼ AUREUS aureo

GLI ALLATROPI
◼ Coppie di parole derivate da una stessa base, ma entrate per vie
diverse, una per mutamento fonetico regolare (o tradizione diretta –

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derivazione popolare), l’altra come prestito (tradizione indiretta –


derivazione dotta)
PLEBEM > pieve
Plebe
CAUSAM > cosa
Causa
CULTURA > coltura
cultura

I PRESTITI
◼ Nel processo di accoglimento, la lingua non ha ruolo passivo
◼ Il prestito ha diffusione graduale
◼ In merito alla forma si distinguono i seguenti processi:
Acclimatamento > i parlanti prendono familiarità con la parola
straniera
Integrazione > la parola straniera è adattata nella grafia o nella
pronuncia alle norme della lingua
◼ Processi non sempre paralleli, es. bar è acclimatato e integrato (es.
barista), sciuscià è integrato, ma poco acclimatato
PRESTITI ADATTATI E ACCLIMATATI
◼ Bar > baretto, barista
◼ Shampoo > sciampista
◼ Film > filmico, filmissimi
◼ Sport > sportivo
◼ Post > postare
◼ Integrazione fonologica e lessicale
◼ Menu, smog, pronuncia italiana
IL SIGNIFICATO
◼ Il significato del prestito può rimanere inalterato
JET, computer, nylon, shampoo, foulard, tailleur, shorts
◼ Il significato può variare
Presbiterio deriva dal greco presbutèros (anziano)
Assume col tempo un significato più tecnico > parte della chiesa
dove stanno gli anziani e oggi più semplicemente parte di una
chiesa
◼ Il significato originario rivive nella parola presbite
◼ Si può verificare infine concorrenza tra termine indigeno e prestito
◼ Sono usati entrambi i lessemi

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◼ > ripartizione funzionale o polarizzazione semantica, es. drink (ingl.


Bevanda) > ita. Bevanda alcolica

ANDATA E RITORNO
◼ Un prestito ritorna nella lingua da cui si è diffuso con una pronuncia
o un significato nuovo.
◼ Fr. Test (prova) proviene dall’inglese, che a sua volta lo ha importato
dal francese di epoca medioevale, con significato di recipiente di
terracotta (continuazione del lat TESTUM)
◼ Record (inglese, primato sportivo) deriva dal francese medievale
(poi scomparso) in cui significato era ricordo, a un certo punto
ritorna nel francese con il nuovo significato
◼ Mascara = inglese <maskàre>
che deriva a sua volta dall’italiano màscara, variante veneta per
maschera
◼ Camera è un italianismo che arriva nell’angloamericano con il
significato di macchia da presa. Ritorna in italiano come prestito, nel
XX secolo

I NUMERI….

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NUMERI IN MOVIMENTO
◼ Le lingue più produttive sono 5
◼ Negli ultimi anni sono in aumento voci del

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◼ GIAPPONESE (harakiri, judo, jujtsu, kamikaze, karate, katana, kendo,


ninja, samurai, sumo), (sakè, sashimi, seitan, surimi, sushi, tofu) (emojj,
hentai, hikikomori, karaoke, manga)

I PERIODI..
◼ 1200 – 1300: FRANCESE, PROVENZALE
◼ 1500- 1600 : SPAGNOLO
◼ 1700- 1800- PRIMO 1900: FRANCESE
◼ DA FINE 1800 INGLESE ( INGHILTERRA E POI STATUNITENSE)
◼ DAL 1950: SPAGNOLO D’AMERICA

I DIZIONARI
➔ Devoto OLI
◼ 1900: 1700 anglicismi non adattati
◼ 2017: 3400 anglicismi non adattati
◼ I campi in cui si registrano più voci sono tecnologia, informatica,
economica
◼ Tendono a coincidere con la maggiore % di neologismi. Es. twjttare,
googlare
➔ Zingarelli 2020:
◼ 145000 lemmi
◼ 1000 neologismi ( tra cui anche forestierismi)
Es. inglese: hard skill, soft skill, baby food, beverage,, brenchmarking,
caregiver, e-bike, lifelong learning, trap, trapper, aparthotel
GIAPPONE: ramen, ukiyo-e, edaname, dorayaki
FRANCESE: lavette, barbotine
ARABO: galanga
SPAGNOLO: remontada

I NEOLOGISMI E NEOFORMAZIONI
◼ Sono parole di nuova formazione endogena
◼ Circa il 35% del vocabolario di base italiano è costituito da
formazioni italiane > lessemi formati a partire da parole già presenti
> basi

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◼ Le basi possono essere ereditarie (coppia > accoppiare) oppure


provenire da altre lingue ed essere adattati (scherzo, origine
longobarda, > scherzare) o non adattati (bar > barista)

NEOLOGISMI SEMANTICI
➔ Parole che acquistano nuovi significati:
◼ Profilo
◼ Chiocciola
◼ Bacheca
◼ Condividere
◼ Bloccare
◼ amicizia

SPOSTAMENTI SEMANTICI
◼ DOMUS (casa ) > duomo
DOMINA (signora) > donna
◼ Il significato può variare
◼ VILLANO = persona che abita in villa, campagnolo

LA CLASSE LESSICALE
◼ In altri casi la parola può cambiare classe lessicale
◼ In latino la parola alibi era un avverbio e significava altrove
◼ In italiano oggi è un sostantivo, preso a prestito dal lessico giuridico
e ha un altro senso.

ERRORI DI INTERPRETAZIONE
◼ Tedesco: esiste suffisso – er per generare aggettivi da toponimi
Wiener, Frankfurter, Hamburger, Berliner

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Quando Humburger arriva come prestito negli USA è interpretato in


modo errato come
HAM + BURGER
Da allora il suffisso – burger ( non esistente in tedesco ) diventa
produttivo per formare nomi di preparazione
Es. cheeseburger, fishburger, veganburger

GLI STRUMENTI DI MONITORAGGIO


◼ ONLI “osservatorio neologico della lingua italiana”
◼ Veloce progresso tecnologico
◼ Superamento ostacoli che impedivano circolazione lessemi
◼ Scopo; individuare linee di tendenza e vitalità lessemi

NEOLOGISMI LESSICALI
◼ Zingarelli 2020
◼ Circo mediatico, ciaone, ciaspolata, briscluccicare, coppapasta,
disagiatezza, fantasticazione, fonotassi, fototrappola, pinseria,
giocattoleria, invalsi, libroterapia, nanometria, nocciolino,
rubricabile, spirulina, stevia, supercibo.

NEOLOGISMO SINCRATICO O COMPOSTO APLOLOGICO O PAROLE


MACEDONIA
◼ Neologismo formato dalla Fusione di due parole diverse
◼ Definizione di “parole macedonia” si deve a Bruno Migliorini nel
1949 > inglese portmanteau words
◼ Sono per lo più formazioni nominali
◼ Due tipi:
1) Il primo termine è abbreviato, es confartigianato, intalcasse
2) Tutti e due le parole sono abbreviate, es. svimez, assider, colf
◼ Più campi semantici
Scienza / attività : meccatronico, turismatica, fantacalcio,
fantascienza, narcotraffico, apericena, videofonino
Locali polifunzionali: discopub. Ristobirreria, palaghiaccio
Oggetti: pantacollant, papamobile
Nomi riferiti a persone: metalmeccanico, cantautore, ristopizza
Alimenti: mandarancio, mapo, cioccoblocco

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Capacchione Martina

Qualità astratte: scioglievolezza


Europea: euromercato, europarlamento, eurozona, euro
➔ Esempi:
brunch > breakfast + lunch
motel > motor + hotel
cosplay > costume + play
sitcom > situational + comedy
fanzine > fan + magazine
infotainment > information + enternatinment
emoticon > emotion + icon
internet > internationale + network
Malware > malicious + software
Telethon > television + marathon

ALTRI USI… BLEND DI COPPIE FAMOSE


Billary > ( Bill Clinton + Hillary )
Kimye > (Kim kardashian + kayne west)
Brangelina > (Brad + Angelina)
Ferragnes > (Ferragni + Fedez)

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Capacchione Martina

TEST 3
1) Quanti sono i fenomeni dell’italiano?
30
2) Qual è la sillaba tonica della parola “fotografia”?
La quarta
3) Quando una sillaba si dice chiusa?
Quando termina con una consonante
4) In italiano la fricativa dentale sorda \s\ in contesto preC p pronunciata
sonora. Quale tra queste regole rappresenta correttamente il
processo?
/s/ > [z] / _ C [+ sonoro]
5) Quando una parola si dice vuota?
Quando ha scarso significato semantico
6) Fornire un esempio di morfema libero
Città
7) Qual è la differenza tra un morfema libero e un morfema legato in
italiano?
I morfemi liberi sono autonomi e possono ricorrere da soli a differenza
dei morfemi legati
8) Quale tra questi è un morfema libero?
MENTRE - TUTTAVIA – IL – IERI
9) In italiano le parole vuote sono sempre anche parole..?
FALSO
10) Nella lingua italiana sono sempre più numerosi i suffissi o i prefissi?
Suffissi
11)Nelle lingue del mondo i morfemi derivazionali costituiscono una classe
aperta o chiusa?
Chiusa
12) Tutte le lingue hanno parole variabili e invariabili
Falso
13) …?
GIRL- VASO – ORMEGGIO -SARCOFAGO - ROSSO – DALLA
14) Quali sono le differenze riscontrabili tra un suffisso e un prefisso?
15)La parola lacrimogeno è :
un composto neoclassico
16)In quale delle seguenti parole è presente un allomorfo?
DISIMPARARE – DISPIACERE – DISORGANIZZATO

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