EMOZIONE
EMOZIONE
DEFINIZIONE
Possiamo definire l’emozione come una reazione affettiva intensa, con insorgenza acuta e di breve
durata, determinata da uno stimolo ambientale. La sua comparsa provoca una modificazione a
livello somatico, psichico e vegetativo.
Freud assegna alle emozioni un ruolo fondamentale nella struttura della personalità, oltre a
considerarla una chiave d’accesso all’inconscio.
Le emozioni vengono distinte in:
- PRIMARIE, quelle emozioni universali finalizzate alla sopravvivenza come la paura, la
rabbia, la vergogna, la gioia, il dolore, il disgusto, la sorpresa;
- SECONDARIE, emozioni più complesse legate a fattori culturali, come la gelosia;
- POSITIVE, legate al benessere, come la gioia;
- NEGATIVE, esprimono disagio, come la rabbia, la paura., ecc
- NEUTRE, come la sorpresa.
L’emozione è, quindi, una reazione ad alto valore adattivo, determinata da esperienze piacevoli o
spiacevoli, esterne o interne. Da un punto di vista fenomenologico, le emozioni possono essere
classificata così:
- emozioni somatiche
- emozioni situazionali
- emozioni sociali e relazionali
- emozioni cognitive e autoriflessive
MODELLI TEORICI
Darwin, per primo, sottolinea la stretta relazione tra motivazione e emozione, in quanto l’emozione
ha un aspetto adattivo nel quale è implicito la motivazione.
Darwin propose un significato rivoluzionario delle emozioni, ossia esse rappresentano un
meccanismo adattivo atto a favorire la sopravvivenza della specie: le emozioni codeterminano il
comportamento e la loro comunicazione produce effetti sia sul soggetto che sull’ambiente.
Sosteneva che la struttura delle espressioni era innata e connessa all’appartenenza ad una data
specie, ma la sua modulazione derivava dalla trasmissione culturale.
Inoltre, sosteneva l’universalità delle espressioni facciali delle emozioni, poiché tutti i soggetti delle
sue ricerche, qualunque fosse la loro origine e provenienza avevano mimiche analoghe per
esprimere le stesse emozioni.
James e Lange si occupano della produzione dell’emozione che è la conseguenza delle
modificazioni organiche. Paradossalmente c’è prima l’azione e poi l’emozione. Quindi l’azione
viene elicitata in seguito ad una programmazione in cui sono individuabili i fattori motivazionali in
modo consapevole o inconsapevole.
Secondo la teoria “viscerale” o “periferica” delle emozioni, il sentimento dell’emozione non è
all’origine, piuttosto è la conseguenza delle modificazioni organiche periferiche/espressivo-motorie.
Il vissuto emotivo non sarebbe altro che una specie di interpretazione cognitiva elementare ed
automatica. Questa teoria si chiama periferica proprio perché presuppone come punto di partenza
sistema nervoso periferico, non il S.N.C.
Cannon sostiene che l’origine dell’emozione risieda nel cervello. Secondo il modello, detto teoria
centrale delle emozioni, la risposta emotiva è l’effetto di una stimolazione di certe zone più
profonde del cervello, in particolare l’ipotalamo.
Circuito di Papez, sulla base delle ricerche psicofisiologiche, Papez ha messo in luce che la
sequenza comportamentale tipica delle emozioni si innesca ogniqualvolta si stimolano le zone
individuate da Cannon nel cervello, ma il vissuto emotivo ha sede e origine distinte da questa
stimolazione.
La sede fisiologica dell’organizzazione delle emozioni è stata collocata nelle strutture del sistema
libico, in particolare nel cosiddetto Circuito di Papez. Il segnale emotigeno, quindi, attraversa vari
stadi di trattamento ed elaborazione, prima nelle parti profonde (ipotalamo) in seguito in quelle
intermedie del cervello (Circuito di Papez). A livello fisiologico l’emozione coincide con uno stato
di attivazione dei neuroni, che non sembra diversificato da un tipo di emozione all’altro.
Riassumendo: Papez riprende Cannon, ma afferma che la sequenza comportamentale si innesca
stimolando l’ipotalamo, sede della motivazione, poi quelle intermedie sede delle emozioni, ma il
vissuto emotivo ha sede nelle strutture del sistema libico, si parla così di Circuito di Papez.
Le teorie periferica e centrale si sono dimostrate entrambe vere, ma parziali; entrambe inoltre hanno
focalizzato l’attenzione sugli aspetti biologici. Schachter introduce per primo una concezione
psicologica delle emozioni attraverso la teoria dei due fattori o teoria cognitivo-attivazionale
L’emozione è la risultante di due componenti distinte: una componente fisiologica di attivazione,
una componente cognitiva di valutazione dello stimolo emotigeno e di etichettamento della propria
esperienza emotiva. In questo processo particolare attenzione è dedicata all’attribuzione causale
che stabilisce una connessione fra queste due componenti. Sulla base di questa impostazione
Schachter elabora le sue ipotesi: se un individuo è condotto ad attribuire erroneamente
un’attivazione irrilevante e non spiegata a una situazione emotivamente pertinente, la sua risposta
sarà emotiva; se l’attivazione fisiologica è ridotta, risulterà ridotta anche l’intensità dell’esperienza
emotiva; se un individuo è indotto ad attribuire in modo erroneo la propria
attivazione fisiologica a una situazione neutra, anche l’intensità della sua reazione emotiva risulterà
attenuata
Per Freud l’emozione ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della personalità ed è una chiave di
accesso all’inconscio.
Infatti, solo se la nostra pulsione si trasforma in emozione abbiamo la possibilità di elaborare a
livello dell’Io e della coscienza qualcosa che prima era oscuro e ben celato nell’ inconscio.
Watson. I comportamentisti si sono occupati dell’aspetto fenomenico dell’emozione, ossia del
comportamento emotivo che, secondo Watson, è determinato dall’azione degli stimoli sensoriali sul
sistema nervoso, attraverso gli organi di senso. Identificò tre emozioni presenti già nel neonato:
paura, ira, amore. Bridges, dimostrò che la manifestazione emotiva nel bambino fino a circa 6
settimane di vita, non è che la semplice eccitazione indifferenziata per cause percettive e cognitive
legate all’età.
Attorno agli Sessanta Tomkins riprese il pensiero di Darwin e propose la concezione
psicoevoluzionistica delle emozioni, secondo cui le emozioni sono strettamente associate alla
realizzazione di scopi universali, connessi con la sopravvivenza della specie e dell’individuo I suoi
allievi, Ekman e Izard, hanno dato particolare sviluppo a questa prospettiva teorica. Innanzi tutto,
essi avanzano l’ipotesi delle emozioni primarie (= gioia, collera, paura, disgusto, tristezza,
sorpresa, disprezzo); le altre emozioni sono miste o secondarie o complesse.
In particolare, Ekman, fece una serie di ricerche che confermarono la teoria di Darwin circa
l’universalità delle emozioni. Riprese l’esperimento di Darwin che consisteva nel far vedere foto di
volti di attori che recitano emozioni a persone che non sanno nulla circa l’emozione espressa dal
volto (osservatore cieco). Se riescono a dare un giudizioso unanime, si ha la riprova che il
significato di questa mimica non è condizionato dalle esperienze o dalla cultura etnica, ma è
universale.
Nell’esperimento di Ekman le 6 emozioni di base vengono tutte riconosciute, ma in percentuali
diverse. Per cui esiste, insieme a una struttura universale, anche una componente appresa e
culturalmente determinata. La capacità di riconoscere correttamente le emozioni è, inoltre, legata
alla capacità di esprimerle in modo adeguato. E’ maggiore negli adulti, rispetto ai fanciulli e nei
soggetti sani rispetto a quelli che presentano disturbi mentali o comportamentali.
La teoria psicoevoluzionistica di Plutchik si fonda su dei postulati: per cui le emozioni sono
meccanismi comunicativi e di sopravvivenza fondati su adattamenti evolutivi; hanno una base
genetica; sono costrutti ipotetici o inferenze basate su classi di prove; sono catene complesse di
eventi con feedback stabilizzanti che partecipano al mantenimento dell’equilibrio omeostatico
comportamentale; infine, le emozioni fondamentali sono (Gioia, Accettazione, Ira, Anticipazione,
Disgusto, Tristezza, Paura, Sorpresa) e possono essere esperite a diversi livelli di intensità. La teoria
fa capo, quindi, a emozioni di base e derivate da queste così come indicato dallo schema:
Diadi primarie
(miscela di emozioni adiacenti)
- gioia + accettazione = amicizia
- paura + sorpresa = allarme
Diadi secondarie
(miscela di emozioni separate da una terza)
- gioia + paura = senso di colpa
- tristezza + paura = risentimento
Diadi terziarie
(miscela di emozioni separate da altre due)
- gioia + sorpresa = delizia
- anticipazione + paura = ansia
Tale teoria ha fornito un modello generale applicabile ad esseri umani ed animali; i suoi presupposti
hanno rilevanza e validità esplicativa per parecchi ambiti concettuali (affetti, personalità, difese,
diagnosi); ha fornito nuovi dati riguardanti temi specifici quali le relazioni tra emozioni e
motivazioni, emozioni e cognizione. Ha, infine, fornito la cornice teorica per la costruzione di nuovi
test utili nelle misurazioni relative alla personalità, agli affetti, alle difese dell’Io, agli stili di coping.
Approccio cognitivista. La risposta emozionale non si ricerca nella reazione fisiologica o in quella
comportamentale, in quanto sono sottoprocessi di quel processo chiamato: valutazione cognitiva
dell’informazione in ingresso e nell’attribuzione di significato soggettivo, a sua volta legato al
significato che soggettivamente attribuiamo all’esperienze che facciamo.
METODI DI INDAGINE
Uno dei metodi utilizzati dagli studiosi in campo delle emozioni è il metodo sperimentale.
Watson, ad esempio, allestì un esperimento per lo studio delle emozioni primarie (paura, ira,
amore). Lo sperimentatore somministrava uno stimolo al neonato ed osservava la sua reazione
emotiva: “rumore improvviso” suscitava paura, lo stimolo “immobilizzazione del bambino”
suscitava ira, con grida e rossore; infine le “carezze” provocavano sorrisi e atteggiamenti tipici
dell’emozione amore.
In ambito clinico, il colloquio è un importante strumento di indagine delle emozioni, attraverso la
comunicazione verbale e non-verbale. Spesso le emozioni, infatti, possono essere negate perché
incompatibili con altre istanze della personalità o con richieste dell’ambiente sociale. Si instaurano,
così, i meccanismi di difesa.
Tutti i test proiettivi.
Il Self-report in cui viene chiesto al soggetto il proprio vissuto emozionale.
Il Metodo dei 3 giudici, osservazione e video registrazione di espressioni di emozioni.
AMBITI APPLICATIVI
Come già messo in evidenza, le emozioni hanno un ruolo chiave nei disturbi psicologici, per cui è
importante nell’ambito clinico, in particolare nella fase di valutazione (clinical assessment
personality), osservare la congruenza tra il vissuto emotivo che l’individuo mostra e ciò che
comunica verbalmente; da cui scaturisce, come indice diagnostico, il livello di gravità della
patologia.
In particolare, il legame tra emozioni e modificazioni somatiche è campo di interesse della medicina
psicosomatica, ossia quell’area della medicina che si occupa di malattie organiche o funzionali che
vedono le esperienze emotive come loro cause determinanti. Infatti, se gli stati emotivi non vengono
elaborati a livello psicologico, possono alterare le funzioni somatiche fino a determinare delle vere
e proprio lesioni organiche.
Tra le tecniche di intervento vi sono:
- RET di Ellis, un trattamento razionale-emotivo, in base al quale le reazioni emozionali
sono causate da una sorta di asserzioni interiori che la persona ripete a se stessa. Lo scopo è
eliminare le asserzioni ingiustificate e disturbanti del paziente attraverso un esame razionale
di esse.
- AUTOATTRIBUZIONE (CAUSALE), consiste nello spostare il locus of control da
esterno a interno, laddove la motivazione sottostante è orientata all’insuccesso con
conseguenti emozioni negative (vergogna, colpa, rabbia). Il clinico incoraggia il paziente ad
acquisire pensieri di tipo positivo, motivandolo a mettere in atto nuove capacità e ad esporsi
a situazioni che lo mettono alla prova. Ciò può aiutare il paziente ad essere meno dipendente
e a raggiungere una corretta attribuzione di causa.