Inquinamento Visuale
Inquinamento Visuale
Inquinamento visuale
distorcere la percezione della realtà e delle ques琀椀oni sociali. La pubblicità e i media in昀氀uenzano le
rappresentazioni sociali e le stesse immagini vengono interpretate diversamente da parte delle persone
appartenen琀椀 a gruppi sociali diversi.La Tota so琀琀olinea che esistono dei limi琀椀 alla tolleranza sociale delle
immagini, come nel caso della condanna unanime delle immagini rela琀椀ve alla pedo昀椀lia. Tu琀琀avia, ques琀椀
limi琀椀 non sono 昀椀ssi e possono variare a seconda del contesto culturale e sociale. Si a昀昀ronta anche la s昀椀da
nel dis琀椀nguere tra immagini considerate ero琀椀che e pornogra昀椀che e si discute del ruolo delle commissioni di
censura nel de昀椀nire ques琀椀 con昀椀ni.
uno schia昀昀o dire琀琀o al patriarcato che ci farebbe guardare a Pique con l’aria di chi si schiera dalla parte del
vincente macho che trasuda testosterone e che non può fare a meno di gradino (poverino). D’altra parte c’è
Shakira “serialmente cornuta” che lo sguardo patriarcale ci propone di considerare in un’o琀�ca invidiosa che
con琀椀nua a pensare che, dato che alle donne non spe琀琀ano successo e soldi, almeno ha le corna (“ben le
sta”). Insomma la canzone o琀�ene milioni di visualizzazioni e scatena una serie di polemiche con tanto di
maschi o昀昀esi da questa donna.
Il formato della serialità, a di昀昀erenza della 昀椀c琀椀on perme琀琀e una costruzione diacronica della trama che di
dispiega lungo un percorso temporale talora anche molto ampio. Il 7 dicembre 1966 Foucault 琀椀ene una
conferenza radiofonica su France Culture in un programma presentato da Robert Vale琀琀e sul tema “utopia e
le琀琀eratura”. Foucault a昀昀ronta la ques琀椀one del rapporto tra utopie ed eterotopie interrogandosi sulle
cara琀琀eris琀椀che degli spazi senza luogo e dei tempi colloca琀椀 fuori dalla storia, che nascono nelle men琀椀 di
uomini e che sono des琀椀na ad avere comunque un ruolo speciale nella vita delle persone che li a琀琀raversano.
La serialità televisiva cos琀椀tuisce un caso par琀椀colare di spazio senza luogo e senza tempo, delinea un altrove
che ci accompagna nel procedere biogra昀椀co dell’esperienza. Quest’altrove 昀椀c琀椀onale 昀椀nisce per acquisire
una vividezza che contribuisce a renderlo reale nelle sue conseguenze. La serialità televisiva gode di un
potenziale trasforma琀椀vo perché si ripete nel tempo, produce un mondo parallelo a cui tornare stanchi e
delusi dal mondo quo琀椀diano. La serialità ci o昀昀re un rifugio atemporale. Per ragionare su questo altrove
costruito dalla serialità restano centrali due conce琀� propos琀椀 da Appadurai: i conce琀� di “mediascapes” e di
“idoescapes”. Rappresentano due delle cinque dimensioni che Appadurai me琀琀e a tema e si riferiscono in
par琀椀colare ai paesaggi di di immagini crea琀椀 e di昀昀usi dai media nella contemporaneità. La maggiore
dis琀椀nzione tra conce琀琀o di mediascapes e quello di ideascapes è che ques琀椀 ul琀椀mi sono spesso orienta琀椀
poli琀椀camente e hanno a che fare con le ideologie dominan琀椀 degli Sta琀椀 oppure con le contro-ideologie di
movimen琀椀 orienta琀椀 esplicitamente al conseguimento di porzioni del potere dello Stato.
azioni degli uni verso gli altri. Questa serie però ci mostra anche che la discriminazione sessuale iscri琀琀a nella
rappresentazione del mondo delle maiko, che essa dispiega per noi, emerge nell’intersezione tra lo sguardo
di chi osserva e quella stessa rappresentazione. Una le琀琀ura a琀琀enta di questa felice trasposizione televisiva
dispiega dinanzi a noi lo sguardo una serie di dimensioni che potrebbero me琀琀ere in luce anche altro.
L’intersezionalità dello sguardo dello spe琀琀atore e della spe琀琀atrice in questo caso fa davvero la di昀昀erenza: è
proprio nell’intersezione tra genere e cultura che si apre per noi la possibilità di comprendere un po’ meglio
un mondo che per il nostro sen琀椀re comune è probabilmente tra i più distan琀椀 che possiamo immaginare.
relegata sullo sfondo, la militanza di Jane Fonda è ampli昀椀cata dal fa琀琀o che nella serie Grace è la più
conservatrice delle due amiche, mentre Frankie è certamente la più hippy. È la storia di una grande amicizia
in cui le due donne si ritrovano improvvisamente separate e sole. Da quest’amicizia nasce una 昀氀orida
impresa che, produce benessere 昀椀sico e psicologico per altre donne anziane. Le due appaiono così come
due donne senilmente trendy. La serie è decisamente femminista, in quanto, rivisita degli stereo琀椀pi sulle
donne anziane ma a昀昀ronta anche tema琀椀che della comunità LGBTQ+. Le due amiche, infa琀�, si ritrovano
separate quando, improvvisamente, i loro mari琀椀 confessano di avere una relazione di oltre trent’anni e di
non essere semplici colleghi. La serie è e昀케cacemente femminista perché scardina una serie di stereo琀椀pi
sulle donne che ad una certa età diventano “inu琀椀li” se non nel ruolo di madri e nonne. In Italia alcune
femministe negli anni ’70 decisero dolorosamente di rinunciare per scelta al loro ruolo di madri:
intendevano mostrare con il loro vissuto biogra昀椀co e incarnare esse stesse nella loro esperienza una
possibilità concreta di essere comunque donne, al di là del ruolo materno.
2.6. I dilemmi della rappresentazione tra invisibilità pubblica ed espropriazione del vissuto biogra昀椀co delle
vi琀�me.
Il caso The Good Mothers: la serie narra la storia di cinque donne che hanno osato s昀椀dare la ‘ndrangheta a
cui viene data una voce grazie ad una di queste donne, Anna Colace, 昀椀gura ispirata al pubblico ministero
Alessandra Cerre琀椀 che nel 2009, quando Lea Garofalo, che aveva solo 35 anni, scompare dopo aver
tes琀椀moniato contro il suo ex compagno Carlo Cosco, decide di o昀昀rire voce e protezione alle donne dei clan.
Le altre qua琀琀ro protagoniste che sono rappresentate con i nomi propri, (Lea Garofalo, Denise Cosco, Maria
Conce琀琀a Cacciola e Giuseppina Pesce), due delle quali ancora ancora vive, che hanno osato s昀椀dare il
patriarcato criminale delle loro famiglie. The Good Mothers prima di essere una 昀椀c琀椀on è una storia vera, di
donne che ad oggi fortunatamente (almeno per due di loro) sono vive e so琀琀o scorta, che devono e
dovranno fare sempre i con琀椀 con le vicende rappresentate nella serie nella loro futura vita quo琀椀diana.
cadavere: del corpo di Lea, infa琀�, non è rimasto quasi nulla, perché polverizzato, a昀케nché nessuna
sepoltura sia possibile. Il funerale di Lea si è tenuto a Milano nel 2013. Denise ha voluto e dovuto
tes琀椀moniare contro suo padre e il suo ex-昀椀danzato: gli assassini di sua madre, scegliendo di schierarsi dalla
parte della legalità e per questo è costre琀琀a ancora a vivere so琀琀o protezione. Il caso di Lea Garofalo è
emblema琀椀co so琀琀o mol琀椀 aspe琀�: in primo luogo s昀椀da i tradizionali e consolida琀椀 stereo琀椀pi sociali sula
criminalità organizzata come un fenomeno che interessa solo il Sud dell’Italia. Lea viveva a Milano con la
昀椀glia e il compagno Carlo Cosco. Il rapimento di Lea è avvenuto proprio nel centro di Milano. Questo caso
vede intrecciarsi dinamiche sociali molto diverse fra loro che tu琀琀avia concorrono nel determinare l’esito
violento di questa vicenda: a) Lea è una tes琀椀mone di gius琀椀zia, e come tale, ha s昀椀dato il codice d’onore delle
cosche calabresi che l’hanno condannata a morte; b) è certamente un caso di femminicidio: Lea non è
soltanto una tes琀椀mone, ma anche una madre che vuole lasciare il padre di sua 昀椀glia. La scelta di diventare
tes琀椀mone è successiva a quella di lasciare Carlo Cosco. Lea si ribella ad una cultura che non condivide e che
non vuole diven琀椀 un modello di riferimento per sua 昀椀glia. Ribellarsi a questa cultura, signi昀椀ca ribellarsi al
compagno e al fratello, che della ‘ndrangheta sono esponen琀椀 di spicco. Signi昀椀ca anche trovarsi in una
situazione di isolamento e di昀케coltà a tal punto estremi che la scelta di diventare tes琀椀moni di gius琀椀zia
appare l’unica alterna琀椀va di sopravvivenza possibile. Il caso di Lea intreccia indissolubilmente la marginalità
culturale e valoriale della protagonista con la sua marginalità come donna e madre che chiede
l’emancipazione da quel medesimo universo valoriale e culturale. Occorre non dimen琀椀care che ci sono in
gioco anche processi di discriminazione, in琀椀midazione e violenza propri del reato del femminicidio. La storia
di Lea colpisce par琀椀colarmente perché è la storia di una madre pronta a tu琀琀o per difender il futuro della
昀椀glia.
corsi d’azione e rituali che contribuiscano a ridare costantemente loro forza e spessore. Lea fa proprio
questo: iscrive nell’arena pubblica i valori della legalità. Onorando Lea, onoriamo i valori per difendere i
quali lei è stata uccisa. Non possiamo lasciare sola Denise, perché nel suo gesto di ribellione a quella cultura
che ha ucciso la madre, c’è linfa vitale che scorre nelle vene di una società democra琀椀ca. Come diceva
Peppino Impastato “la ma昀椀a uccide, il silenzio pure”. È come se tra Lea e Denise avvenisse un vero e proprio
passaggio del tes琀椀mone: Lea sceglie di ribellarsi e Denise acce琀琀a di con琀椀nuare nella ribellione iniziata da
sua madre. Un a琀琀o di ribellione così forte che la ‘ndrangheta le condanna entrambe a morte.
In Le Ribelli, Dalla Chiesa racconta le storie di sei donne che hanno scelto di comba琀琀ere la ma昀椀a, per amore
di un fratello o un 昀椀glio. Madri e sorelle che hanno deciso di dire “basta” pagando prezzi al琀椀ssimi: Felicia
Impastato, madre di Peppino Impastato, Francesca Serio, madre di Salvatore Carnevale, ma anche di Rita
Atria, sorella di Nicola, giovane boss dello spaccio, diciasse琀琀enne collaboratrice di Borsellino e suicidatasi
per disperazione dopo la strage di via D’Amelio e così via. Possiamo a昀昀ermare che Le Ribelli sia il
corrispe琀�vo le琀琀erario di The Good Mothers. Entrambi i due tes琀椀 partono da una comune intuizione: il
punto di vista delle donne della ma昀椀a è quello che può fare la di昀昀erenza. Rappresenta il punto esterno alla
rappresentazione, partendo dalla quale la cultura ma昀椀osa si sgretola. Il punto di vista femminile scardina
ogni possibilità di iden琀椀昀椀cazione con il criminale ma昀椀oso maschio perché mostra quel lato famigliare con il
quale nessuno può inden琀椀昀椀carsi a meno che non diven琀椀 la a propria volta un criminale: gli esponen琀椀 dei
clan sme琀琀ono di esser considera琀椀 come “degli imprenditori di successo che operano con regole un po’
estreme ed esterne alla morale pubblica”, restano criminali e basta, mostra琀椀 a琀琀raverso lo sguardo delle loro
donne, madri, sorelle picchiate, torturate e asservite alla cultura del clan. Queste donne si ribellano non per
salvare se stesse ma per so琀琀rarre le loro 昀椀glie/昀椀gli al des琀椀no che l’appartenenza a quella cultura famigliare
gli riserverebbe. E questa è una di quelle leggi morali universali perché il potere delle madri è superiore
anche al potere ma昀椀oso. Lea Garofalo è stata uccisa, ma con la sua morte atroce è stata violata per sempre
una legge spirituale invalicabile. Come disse il magistrato Nicola Gra琀琀eri in un’intervista a Le Iene, quando
gli chiesero se non avesse paura di morire e se questo signi昀椀cava la vi琀琀oria della ‘ndrangheta, “se io fossi
ucciso, per la ‘ndrangheta sarebbe l’inizio della 昀椀ne”.
prosegue in questo percorso civile, portando questa storia nelle case di tu琀� gli europei. È in grado di parlare
di donne e ‘ndrangheta a milioni di giovani che hanno una grande consuetudine con questo genere
televisivo. Questa serie non solo fa bene a tu琀琀a l’Italia, fa bene a tu琀琀a Europa. Iscrivere la storia di queste
donne nel discorso pubblico nazionale e internazionale signi昀椀ca in primo luogo riconoscere che il
femminicidio di Lea Garofalo, rappresenta a tu琀� gli e昀昀e琀� un ennesimo “trauma culturale dell’intera
nazione”, e, in secondo luogo, avvia a messe in a琀琀o un processo di ricon昀椀gurazione del trauma di un’intera
nazione. Coniugando la teoria della “restlessness” di Robin Wagner-Paci昀椀co con la sua successiva
elaborazione nei termini di una sociologia dell’evento quan琀椀co, le successive rappresentazioni messe in
scena di un trauma culturale possono avvenire nella elaborazione individuale e colle琀�va di quel trauma. Al
di là di tu琀琀e le possibili e u琀椀li valutazioni este琀椀che e sociali, la ques琀椀one fondamentale concerne il fa琀琀o che
la fruizione di questa serie tv muta per sempre lo sguardo dei suoi spe琀琀atori, me琀琀endo loro a disposizione
nuove risorse cogni琀椀ve e morali per sostenere i valori della legalità ma non soltanto in astra琀琀o. Res琀椀tuire il
vissuto sia alle donne vi琀�me, sia ai loro compagni criminali ci aiuta a comprendere ques琀椀 fenomeni
criminali e ci trasforma irrimediabilmente in nuovi sogge琀�, aumentando la consapevolezza a disposizione.
Tornando allo scandalo Facebook, ci si chiede allora quali siano i termini culturalmente più consonan琀椀. I
social media operano a livello internazionale ma secondo standard culturali prevalentemente americani che
si impongono come globali, abdicando alle speci昀椀cità locali e mostrando poca sensibilità all’importanza
culturale e poli琀椀ca di par琀椀colari contenu琀椀 e connessioni. Se riteniamo ragionevole l’idea secondo la quale i
social media rispondono ai bisogni umani primari quali la socialità e il riconoscimento, ques琀椀 sono espressi
in forme diverse in contes琀椀 e culture diverse. Sylvia Tamale parla a questo proposito di colonialismo digitale
dei social media, che avrebbe conseguenze devastan琀椀 su economie e iden琀椀tà già fragili ra昀昀orzando le
disuguaglianze esisten琀椀. Inoltre, la selezione dei trend topic e dei contenu琀椀 più popolari sono spesso quelli
che a琀�vano più facilmente la componente emozionale, sia in termini posi琀椀vi che nega琀椀vi. La viralità e
l’istantaneità, prediligono contenu琀椀 emo琀椀vamente più carichi che richiedono una minore disamina cri琀椀ca.
D’altra parte gli algoritmi processano informazioni già impacche琀琀ate secondo interfacce che sembrano
andare proprio in questa direzione. Come spiegano van Dijck e Poell, i meccanismi del “mi piace” di
Facebook e del Retweet su Twi琀琀er selezionano automa琀椀camente giudizi posi琀椀vi piu琀琀osto che richieder
valutazioni più complesse. Il design del social media modella le possibilità e le impossibilità per l’emergere
di sogge琀�vità emarginate. Il design include non solo le interfacce della navigazione, ma anche le pagine di
iscrizione alla pia琀琀aforma necessarie per accedere a una rete di social media.
Su questo aspe琀琀o uno studio di Bivens e Hamson ne analizza le scelte proge琀琀uali da un punto di vista di
genere. Fino a non poco tempo fa gran parte degli uten琀椀 al momento dell’iscrizione sui social network
aveva due opzioni per iden琀椀昀椀care il suo genere: uomo o donna. In tal senso, le pia琀琀aforme sin dal momento
della registrazione funzionano come “tecnologia del sé”, cioè nel fornire schemi d’uso performano il
processo di costruzione e riproduzione sociale delle nostre iden琀椀tà. Assumono una funzione regolatrice e
normalizzatrice di un immaginario di genere binario, escludendo tu琀� coloro che non vi rientrano. Per le
persone trans o di genere non conforme tale binomio è l’unica opzione pra琀椀cabile. Dopo la cri琀椀ca da parte
della comunità LGBTQ+ statunitense, nel 2014 Facebook aggiunse ben 563 opzioni di genere a cui seguirono
le modi昀椀che di Google e Pinterest che inclusero nelle pagine di registrazione campi di testo aperto. La
ricerca di Bivens e Haimson mostra, però, la natura problema琀椀ca di tale apertura: i designer delle
pia琀琀aforme “non sono immuni alle forze culturali derivan琀椀 dalla società in cui sono inseri琀椀”, ma allo stesso
tempo subiscono “le pressioni esercitate dagli inserzionis琀椀 pubblicitari e dagli operatori di marke琀椀ng” che
mantengono ancora una forte dipendenza dai marcatori sociali dominan琀椀.
pra琀椀che di pro昀椀lazione degli algoritmi e di promuovere la formazione di nuove comunità online basate su
connessioni più auten琀椀che e imprevedibili. Questo conce琀琀o è ispirato al micelio, la rete di collegamen琀椀
so琀琀erranei tra funghi e piante, che rappresenta una metafora delle relazioni sociali ed economiche più
sostenibili e collabora琀椀ve. MyceliMinds propone un'alterna琀椀va all'approccio individualista e u琀椀litaris琀椀co
delle pia琀琀aforme sociali, incoraggiando una visione più ampia e inclusiva delle interazioni online, basata
sulla solidarietà, sulla diversità e sulla con琀椀ngenza.
4.2.1. Gli immaginari della poli琀椀ca insorgente tra vecchi e nuovi media.
L’e昀케cacia di un movimento è collegato alla sua capacità di usare simboli e immagini come “capitale” di
contropotere e di radicarli in un universo valoriale condiviso mobilitando processi di adesione più ampia. La
nozione di “movimento” unisce la dimensione simbolica a quella sociomateriale dell’azione colle琀�va,
interrogando spazi e luoghi in cui gli a琀�viste si muovono e performano la protesta. È pressappoco unanime
l’idea che il sistema di informazione mass-mediale sia tra i campi più in昀氀uen琀椀. I mass media hanno
rappresentato risorse per la costruzione e la normalizzazione dell’immagine dei movimen琀椀 stessi: vedere
rappresentate in maniera posi琀椀va le istanze sulla stampa o in televisione può essere cruciale. I media
esercitano un elevato potere come mezzi di “distribuzione simbolica”, i movimen琀椀 lo sanno e ne hanno
quindi bisogno per la mobilitazione del consenso, per ampli昀椀care e dramma琀椀zzare le ragioni che
soggiacciono alla protesta.
Sono sopra琀琀u琀琀o i frame culturali dominan琀椀 ad avere luogo non soltanto negli appara琀椀 ideologici di Stato
più tradizionali, ma anche nel campo mediale. Quest’ul琀椀mo esercita un’in昀氀uenza importante sul campo
poli琀椀co e, in generale, sulla vita sociale. Bourdieu in Sur la television analizza estesamente l’in昀氀uenza del
medium televisivo sulle a琀�vità classi昀椀catorie e sulle gerarchie simboliche. Il contributo di Bourdieu sta
proprio nell’aver evidenziato come la televisione abbia promosso a rango di principale criterio di valutazione
e di garanzia dei propri discorsi il tasso di ascolto le cifre di vendita. O琀琀enere la copertura mediale vuol dire
quindi per i movimen琀椀 a琀�vare processi di negoziazione con le regole del gioco, gli interessi espressivi e i
rituali di codi昀椀cazione del sistema di informazione mediale. Si tra琀琀erebbe allora di riconoscer alla
televisione e alla stampa una autorità culturale “in cambio in una maggiore capacità contra琀琀uale nei
meccanismi di accesso e nelle modalità di presenza all’interno dei media”. Da questo punto di vista, la
ricerca sulla comunicazione pubblica ha messo in luce come i movimen琀椀 fanno più fa琀椀ca ad entrare nei
circui琀椀 della media poli琀椀cs, ad in昀氀uenzare l’agenda se琀�ng mediale e a “far passare il loro messaggio”.
Alcuni leader dei movimen琀椀 sociali del passato sono diventate celebrità dei mass media. Si pensi a Mar琀椀n
Luther King, tra i principali esponen琀椀 del Movimento per i diri琀� civili negli Sta琀椀 Uni琀椀: il suo discorso I have
a dream durante il corteo di Washington del 1963 invocava gli ideali della Dichiarazione di Indipendenza e
昀椀gura ancora oggi come esempio posi琀椀vo della realizzazione del sogno americano. King è noto per la sua
esperienza media琀椀ca trasformata in un disposi琀椀vo di costruzione delle immagini del movimento in
opposizione agli orrori e alla violenza del razzismo. Greenberg documenta come il movimento per i diri琀�
civili sia emerso simultaneamente alla di昀昀usione di massa della televisione e mol琀椀 dei suoi drammi più for琀椀
si sono svol琀椀 davan琀椀 alle telecamere. Le ba琀琀aglie per i diri琀� civili comba琀琀ute in tu琀琀o il Sud degli Sta琀椀 Uni琀椀
diventarono presto no琀椀zie nazionali tanto per la capacità organizza琀椀va e simbolica del movimento, quanto
per una simpa琀椀a giornalis琀椀ca che campeggiava sulle os琀椀lità ancora aperte tra Sta琀椀 del Nord e del Sud
America e che durò 昀椀no a quando le istanze più radicali non diventarono una minaccia per l’élite poli琀椀ca.
Inoltre, se è vero che numerosi di giornalis琀椀 inves琀椀rono, ideologicamente e professionalmente, nella lo琀琀a
per i diri琀� civili, non bisogna dimen琀椀care che, l’obie琀�vo di fondo del mercato media琀椀co consiste
nell’a琀�rare il pubblico e le narrazioni che suscitano commozione o preoccupazione sono tra le più poten琀椀 in
tal senso. L’a琀�vismo d’altra parte “fa no琀椀zia” ma non sempre nella direzione desiderata dai militan琀椀. Non
pochi studi mostrano che spesso i mass-media sono più interessa琀椀 agli scontri, ai con昀氀i琀� interni al
movimento o ai de琀琀agli personali dei leader. Uno dei casi più eviden琀椀 è la manifestazione del movimento
No Global del 2001 a Genova. La ricostruzione di Boyle me琀琀e in evidenza come i media abbiano
pesantemente contribuito alla criminalizzazione del dissenso. Sebbene i 昀椀c琀椀onal media abbiano rivisitato la
memoria di quei giorni, concentrandosi sulla violenza delle forze dell’ordine (es. Diaz- don’t clean up this
blood), il discorso a琀�vista contro le disuguaglianze generate dalla globalizzazione economica è passato
ugualmente in secondo piano. Tu琀琀avia, secondo Boyle, la responsabilità di questa inquadratura non è
certamente solo dei media: l’este琀椀ca della protesta ado琀琀ata dagli a琀�vis琀椀 militan琀椀 insieme a un
addestramento delle forze di polizie profondamente informato dal discorso di criminalizzazione
contribuirono a far passare in secondo piano i controframe del movimento. Ques琀椀 esempi ci mostrano che
le immagini mediali dei movimen琀椀 e delle loro proteste sono il fru琀琀o di un e昀昀e琀琀o di rifrazione: il campo
mediale trasforma e traduce le istanze esterne dentro le sue logiche, le ride昀椀nisce dentro i linguaggi propri
costruendo nuovi signi昀椀ca琀椀 condivisi.
Rispe琀琀o al complesso scenario mass-mediale, i social network fanno il loro ingresso nella le琀琀eratura sui
movimen琀椀 come catalizzatori del dissenso, quali spazi che o昀昀rono maggiori opportunità di autonomia. A
di昀昀erenza dei media classici, i disposi琀椀vi di auto-comunicazione di massa sono sta琀椀 accol琀椀 nei termini di
una con琀椀nuazione meno veridicis琀椀ca, fuori dal potere di inquadratura dei media mainstream la cui agenda
se琀�ng è frequentemente vincolata al potere poli琀椀co. Recen琀椀 indagini sono tu琀琀avia andate oltre “l’ingenua
convinzione della natura emancipatoria della comunicazione online”.
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Āyatollāh, è un 琀椀tolo di grado elevato che viene concesso agli esponen琀椀 più importan琀椀 del clero sciita, talvolta al più
autorevole, e ai mujahidin, la casta dei do琀� musulmani.
Il rovesciamento del dominio esercitato sulla natura e sulle donne prevede allora una simultanea
liberazione dei corpi e dei territori sfru琀琀a琀椀, viola琀椀, mu琀椀la琀椀 “per ricucire il vivente e creare connessioni e
interconnessioni tra umano e non umano”. Un focus esclusivo sulla dimensione digitale delle lo琀琀e non
perme琀琀erebbe allora di vedere la forza materiale e simbolica dei corpi in lo琀琀a contro gli abusi delle
mul琀椀nazionali e delle is琀椀tuzioni sugli spazi di vita e la loro pretesa di “disporre” i e dei paesaggi.
La campagna #RhodesMustFall è un esempio conclusivo che ci aiuta a comprendere meglio tale
suggerimento. Il 9 marzo del 2015 uno studente dell’Università di Cape Town, lanciò feci umane contro la
statua del colonialista britannico Cecil Rhodes. L’azione fu l’esito di una ri昀氀essione più ampia del movimento
studentesco Sudafricano sulle poli琀椀che di contromemoria e di decolonizzazione della formazione
universitaria in Sud Africa. Dopo circa un mese la statua fu rimossa a seguito di una votazione del Consiglio
dell’UCT. Ed è proprio la statua imbra琀琀ata e poi des琀椀tuita a costruire l’artefa琀琀o a琀琀orno al quale si
addensarono le tensioni con昀氀i琀琀uali e si contestò la versione u昀케ciale di un passato controverso. È un’azione
di risca琀琀o di cui si possono trovare similitudini nella vernice rosa lavabile ge琀琀ata sulla statua di Indro
Montanelli da alcune a琀�viste del movimento femminista Non Una di Meno. In entrambi i casi il proge琀琀o di
riappropriazione e decolonizzazione della memoria pubblica inizia con la risigni昀椀cazione del rapporto tra
corpi e spazio. A questo proposito, la ricerca di Tanja Bosch su #RhodesMustFall mostra come la
partecipazione dei giovani studen琀椀 online abbia cos琀椀tuito una forma “suba琀�vismo” che ha contribuito a
rendere pubblicamente discussa la 昀椀gura di Rhodes rivelando ad esempio le sue dichiarazioni apertamente
razziste e il contributo al governo dell’apertheid 2. L’hashtag è diventato un aggregatore di pun琀椀 di vista che
ha accelerato in modo signi昀椀ca琀椀vo il ciclo di no琀椀zie a琀琀orno alle rivendicazioni del movimento studentesco.
Come documenta Lorenzo Cini, il successo poli琀椀co della protesta e l’estensione della mobilitazione che ne
seguì non sarebbero sta琀椀 così e昀케caci se non fosse per alcune condizioni stru琀琀urali. Tra queste, il fa琀琀o che
gli studen琀椀 contestatori sono considera琀椀 “a琀琀ori poli琀椀ci legi琀�mi” della giovane democrazia sudafricana e
condividono con l’élite dell’African Na琀椀onal Congress “la comune appartenenza all’ex gruppo razziale
oppresso”.
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Poli琀椀ca di segregazione razziale.
Alona Pardo, che esplora le costruzioni sociali della mascolinità a琀琀raverso la fotogra昀椀a e il cinema degli
ul琀椀mi decenni.
Il conce琀琀o di mascolinità è stato ogge琀琀o di studio nel contesto accademico, evidenziando il suo legame con
il patriarcato e le sue varie forme di espressione. Grazie alla prospe琀�va intersezionale, la mascolinità è vista
come il punto di con昀氀uenza di diverse forme di potere e oppressione, come il colonialismo, il razzismo e
l'eterosessismo.
La "mascolinità egemonica", conce琀琀o introdo琀琀o da R.W. Connell, rappresenta un'idealizzazione della
mascolinità che opprime sia le donne che altre forme di mascolinità, generando discriminazioni sociali.
Questo modello di mascolinità non è innato ma costruito a琀琀raverso pra琀椀che sociali che legi琀�mano il
dominio maschile.
La fotogra昀椀a è stata u琀椀lizzata come strumento per rappresentare e contestare queste costruzioni culturali
della mascolinità. Opere come "Gay semio琀椀cs" di Hal Fischer documentano gli stereo琀椀pi e i simboli associa琀椀
alla comunità gay, evidenziando la loro lo琀琀a per la visibilità e la rappresentazione auten琀椀ca.
Tu琀琀avia, la fotogra昀椀a può anche essere strumentalizzata per perpetuare discorsi egemonici, come nel caso
della pubblicità, che può naturalizzare e manipolare immagini per 昀椀ni poli琀椀ci ed e琀椀ci. Allo stesso tempo, la
fotogra昀椀a può avviare una contro-narrazione rispe琀琀o alle versioni u昀케ciali, o昀昀rendo una visione alterna琀椀va
e cri琀椀ca delle costruzioni culturali della mascolinità.
In昀椀ne, a琀琀raverso esempi di fotogra昀椀e di studio che me琀琀ono in scena narrazioni alterna琀椀ve e complesse
della mascolinità, il brano illustra il potenziale della fotogra昀椀a nel sovver琀椀re gli stereo琀椀pi dominan琀椀 e
res琀椀tuire complessità alla rappresentazione della mascolinità al di fuori delle convenzioni occidentali.
6.1. Introduzione
Il brano discute il ruolo dei media come arena dove si negozia la de昀椀nizione dei corpi umani, normalizzando
le disuguaglianze e in昀氀uenzando il pensiero dominante. Si evidenzia come la fotogra昀椀a e altri mezzi testuali
siano u琀椀lizza琀椀 per rendere visibili e interpretare le immagini in un contesto discorsivo speci昀椀co. Si concentra
sull'analisi del ruolo dei media nello sport, evidenziando come le rappresentazioni media琀椀che
contribuiscano a promuovere modelli di mascolinità conservatrice e ipercompe琀椀琀椀vità, che possono portare
a comportamen琀椀 dannosi come l'aggressività e la disumanizzazione degli altri. Si so琀琀olinea anche come i
media spor琀椀vi abbiano storicamente posto al centro il corpo dell'uomo bianco, eterosessuale, giovane e
invulnerabile come modello legi琀�mo, limitando le opportunità per i corpi non egemonici di essere visibili e
riconosciu琀椀.
6.2. Inquadrare i corpi spor琀椀vi: per una disamina delle rappresentazioni mediali di genere.
Il brano analizza approfonditamente la rappresentazione delle donne nello sport nei media, evidenziando
come il genere in昀氀uenzi profondamente la narrazione e la copertura media琀椀ca degli even琀椀 spor琀椀vi. Il testo
si divide in due fasi di ricerca: la prima si concentra sull'analisi dei media tradizionali come stampa e
televisione, che tendono a riprodurre e legi琀�mare ideologie di genere preesisten琀椀, specialmente nel
contesto dello sport organizzato come il calcio. La seconda fase considera l'intersezionalità di genere con
altre categorie come etnia, generazione, orientamento sessuale e classe sociale, ampliando l'analisi alle
dinamiche di ricezione del pubblico e ai media digitali.
Le ricerche mostrano una chiara disparità nella copertura media琀椀ca degli even琀椀 spor琀椀vi maschili rispe琀琀o a
quelli femminili, nonostante un aumento signi昀椀ca琀椀vo della partecipazione delle donne nello sport dopo
l'approvazione del Titolo IX negli Sta琀椀 Uni琀椀 nel 1972. Le atlete sono spesso sogge琀琀e a tecniche di framing
discriminatorie nei media, come la marcatura di genere, l'eterosessualità obbligatoria, l'enfa琀椀zzazione della
femminilità e l'infan琀椀lizzazione.
Inoltre, il brano evidenzia come le atlete siano sogge琀琀e a una sessualizzazione e a una riduzione
dell'a琀琀enzione sulle loro prestazioni spor琀椀ve, con un focus maggiore sull'aspe琀琀o 昀椀sico e sulla vita
personale. Ciò contribuisce a perpetuare stereo琀椀pi di genere e a marginalizzare le donne nello sport.
La rappresentazione delle atlete nei media spesso si basa su un approccio ambivalente, che alterna una
rappresentazione posi琀椀va delle loro capacità atle琀椀che a una focalizzazione sui loro dife琀� o aspe琀� non
correla琀椀 allo sport. Ciò contribuisce a ridurre il potenziale trasforma琀椀vo dello sport femminile e a rinforzare
le norme di genere dominan琀椀.
Il brano si estende anche alla rappresentazione degli atle琀椀 e delle atlete con disabilità nei media spor琀椀vi,
evidenziando le s昀椀de che devono a昀昀rontare nella lo琀琀a contro la discriminazione e l'ingius琀椀zia sociale.
In昀椀ne, si discute del ruolo dei nuovi media nel contesto spor琀椀vo, evidenziando sia le potenzialità che le
limitazioni nella rappresentazione delle donne nello sport.
Il brano si conclude con una ri昀氀essione sui "momen琀椀 cri琀椀ci del discorso", even琀椀 che possono trasformare
un tema marginale in un problema pubblico signi昀椀ca琀椀vo, e con un'analisi speci昀椀ca dei mondiali di calcio
femminili del 2019 nel contesto italiano come possibile momento cri琀椀co del discorso.
6.4. Conquistare il professionismo: i mondiali di calcio 2019 tra este琀椀ca e parità di genere.
Si discute della disparità di visibilità e copertura media琀椀ca tra il calcio maschile e quello femminile,
evidenziando come il primo goda di una maggiore a琀琀enzione e popolarità a livello globale, mentre il
secondo sia spesso trascurato. Viene menzionato il diba琀�to in Italia sulla promozione del calcio femminile,
specialmente dopo la partecipazione della squadra italiana ai mondiali del 2019. Questo evento ha
rappresentato un'opportunità per ride昀椀nire i discorsi dominan琀椀 riguardan琀椀 genere, sport e calcio. Le
sociologhe Alessia Tuselli e Giovanna Vingelli citano da琀椀 secondo cui i mondiali femminili del 2019 hanno
o琀琀enuto un alto share televisivo, suggerendo un crescente interesse per il calcio femminile. Tu琀琀avia, viene
so琀琀olineato che, nonostante l'esistenza delle calciatrici da tempo, la loro scarsa presenza nei media le ha
rese pra琀椀camente "inesisten琀椀" nel mondo media琀椀co e nella percezione comune.
6.4.1. I mondiali e il linguaggio media琀椀co spor琀椀vo: gramma琀椀che e retoriche del corpo spor琀椀vo.
Il testo discute l'impa琀琀o media琀椀co e culturale della partecipazione della Nazionale italiana di calcio
femminile ai mondiali del 2019 dopo vent'anni di assenza, concentrandosi sulla copertura giornalis琀椀ca e sul
linguaggio u琀椀lizzato nei media italiani. Il rapporto sul calcio italiano del 2022 evidenzia che la Nazionale
femminile ha generato un ampio interesse pubblico, con una vasta audience televisiva e un forte
coinvolgimento sui social media durante il mondiale. Tu琀琀avia, l'analisi del linguaggio media琀椀co rivela alcune
disparità nella rappresentazione delle atlete femminili rispe琀琀o ai loro omologhi maschili.
Nella copertura giornalis琀椀ca, sono sta琀椀 esamina琀椀 diversi aspe琀�, tra cui il layout degli ar琀椀coli, le immagini
u琀椀lizzate e il linguaggio impiegato. Le fotogra昀椀e delle calciatrici femminili tendono a enfa琀椀zzare la loro forza
e determinazione, evitando la sessualizzazione comune in altri sport femminili. Tu琀琀avia, vi è ancora una
tendenza a confrontare le prestazioni delle giocatrici con quelle dei calciatori maschi e a u琀椀lizzare un
linguaggio che tradizionalmente associa la bravura spor琀椀va alla mascolinità.
La rappresentazione media琀椀ca del mondiale femminile del 2019 ri昀氀e琀琀e anche un'infan琀椀lizzazione delle
giocatrici, con termini come "ragazze mondiali" u琀椀lizza琀椀 per de昀椀nire la Nazionale italiana, suggerendo una
percezione di secondarietà rispe琀琀o ai mondiali maschili. Inoltre, la copertura giornalis琀椀ca tende a
concentrarsi sugli aspe琀� non spor琀椀vi, come le relazioni familiari delle giocatrici, anziché sulle loro
prestazioni calcis琀椀che.
Nonostante alcuni progressi nella rappresentazione delle atlete femminili, il testo suggerisce che persistono
stereo琀椀pi di genere nel modo in cui vengono descri琀琀e e valutate. Tu琀琀avia, l'analisi indica anche una s昀椀da a
ques琀椀 stereo琀椀pi, con tenta琀椀vi di ride昀椀nire il conce琀琀o di mascolinità nel contesto del calcio femminile e di
rompere con le tradizionali norme di genere. In conclusione, la copertura media琀椀ca del mondiale femminile
del 2019 rivela una complessa interazione tra la perpetuazione e la s昀椀da delle norme di genere nel contesto
dello sport.
6.4.2. “Ci sono pun琀椀 da conquistare che valgono di più di quelli in classi昀椀ca”.
Il brano si apre con un richiamo alla protesta delle calciatrici di Brescia e Verona prima della 昀椀nale di
Supercoppa femminile del 2015, che ha posto l'a琀琀enzione sugli squilibri di tra琀琀amento tra calcio maschile e
femminile, in par琀椀colare riguardo agli accordi economici e al fondo di garanzia. Questo evento ha segnato
l'inizio di un periodo di mobilitazione nel calcio femminile, culminato con il passaggio al professionismo nel
2022.
Successivamente, viene esaminato il ruolo del mondiale femminile del 2019 come momento di resistenza
contro i pregiudizi di genere, in un contesto di mobilitazione più ampio sulle ques琀椀oni di genere, come la
campagna #MeToo e il movimento NiUnaMenos. Le calciatrici hanno u琀椀lizzato questo evento come
pia琀琀aforma per costruire una narra琀椀va di lo琀琀a contro le disuguaglianze di genere nel calcio, nonostante la
copertura media琀椀ca spesso ridu琀�va che lo ha considerato un evento compensa琀椀vo per l'assenza degli
Azzurri al mondiale maschile del 2018.
Si so琀琀olinea poi il controllo della comunicazione delle calciatrici da parte dei club e delle federazioni, che
mirano a preservare l'immagine aziendale e il ritorno commerciale della visibilità media琀椀ca delle giocatrici.
Tu琀琀avia, si evidenzia che questa partnership con il sistema calcis琀椀co dominato dagli uomini richiede un
inves琀椀mento e una credenza nelle regole e nei meccanismi che lo stru琀琀urano, nonostante possano esserci
tensioni tra gli obie琀�vi di equità di genere e le esigenze commerciali.
Si discute anche il ruolo della sfera poli琀椀ca nel riconoscimento e nella legi琀�mazione delle lo琀琀e delle
calciatrici, evidenziando la rela琀椀va autonomia della poli琀椀ca rispe琀琀o all'economia e ai media. Tu琀琀avia, si
osserva che il riconoscimento poli琀椀co delle calciatrici è spesso in昀氀uenzato dalla portata commerciale e
media琀椀ca degli even琀椀 calcis琀椀ci femminili.
In昀椀ne, si analizza la narrazione del calcio femminile a琀琀raverso documentari e materiale editoriale, che
me琀琀ono in luce i pa琀琀ern narra琀椀vi che cara琀琀erizzano le biogra昀椀e delle giocatrici e la loro percezione del
calcio femminile. Viene anche esaminato il tema della sessualità nel calcio femminile, evidenziando le s昀椀de
che le giocatrici a昀昀rontano nella ges琀椀one della percezione pubblica dell'omosessualità nel contesto dello
sport dominato dagli uomini.
In sintesi, il brano o昀昀re un'analisi de琀琀agliata del contesto, delle s昀椀de e delle narrazioni che cara琀琀erizzano il
calcio femminile in Italia, me琀琀endo in luce la complessità delle dinamiche sociali, poli琀椀che ed economiche
che lo in昀氀uenzano.
7. Culture jamming e nuove sogge琀�vità: la sovversione crea琀椀va degli immaginari mediali. Di Lia Luche琀�.
7.1. Introduzione
Questo estra琀琀o analizza il potere delle immagini media琀椀che nel plasmare le rappresentazioni di iden琀椀tà di
genere, etnia, generazione e classe sociale. Si concentra sulle immagini iconiche che s昀椀dano i processi di
legi琀�mazione delle disuguaglianze sociali e propone di sovver琀椀re le narrazioni tradizionali basate su
stereo琀椀pi e binarismi.
Il testo esplora l'e昀昀e琀琀o provocatorio di immagini alterna琀椀ve che me琀琀ono in discussione le rappresentazioni
convenzionali. Ad esempio, viene descri琀琀o un annuncio parodico di una crema sbiancante per la pelle, che
ribalta la narrazione mitologica del bianco. Questo annuncio, chiamato "NoReal (Colonial Enterprise)",
ironicamente promuove una crema esfoliante che a昀昀erma di eliminare la melanina nera e ridurre la
diversità, ri昀氀e琀琀endo sulla disuguaglianza generata dal colonialismo, razzismo ed eterosessismo.
L'autore so琀琀olinea l'importanza di queste "eco-visioni", capaci di o昀昀rire narrazioni alterna琀椀ve rispe琀琀o alle
immagini discriminatorie e di reinventare nuovi spazi crea琀椀vi di ci琀琀adinanza. L'obie琀�vo del capitolo è
esplorare il rapporto tra le immagini prodo琀琀e dal movimento del culture jamming e gli immaginari
media琀椀ci, analizzando il loro impa琀琀o sociale e discutendo la capacità delle contro-pubblicità di decostruire i
linguaggi media琀椀ci e proporre nuove de昀椀nizioni della sogge琀�vità, specialmente per le giovani generazioni.
Si analizzano gli interven琀椀 degli a琀�vis琀椀 nel contesto del brandalismo e dell'a琀�vismo sociale, focalizzandosi
sul ruolo della rivista "Adbusters" e del movimento del culture jamming.
Innanzitu琀琀o, viene evidenziata la cri琀椀ca alle strategie pubblicitarie delle grandi corpora琀椀on, le quali
in昀氀uenzano profondamente la nostra società in molteplici modi. Gli a琀�vis琀椀 cercano di smascherare le
contraddizioni presen琀椀 nei messaggi pubblicitari, come le condizioni di lavoro ingiuste o i danni all'ambiente
causa琀椀 dai prodo琀� promossi. L'obie琀�vo è spingere le persone a leggere in modo più cri琀椀co e consapevole i
messaggi veicola琀椀 dai brand, incoraggiando una decodi昀椀ca a琀琀enta e responsabile.
La rivista "Adbusters" gioca un ruolo chiave in questo contesto, essendo stata fondata a Vancouver nel 1989.
La sua missione è quella di cri琀椀care la cultura dell'iper-consumo e la pubblicità invasiva, promuovendo al
contempo una maggiore consapevolezza sull'ecologia della mente. A琀琀raverso inizia琀椀ve come il "Buy
Nothing Day" e la "TV Turno昀昀 Week", "Adbusters" cerca di sensibilizzare le persone sulle conseguenze
nega琀椀ve del consumo eccessivo e sulla manipolazione dei media.
Un aspe琀琀o interessante delle a琀�vità di "Adbusters" sono le contro-pubblicità, chiamate spoof ads, che
prendono di mira grandi aziende come Marlboro, McDonald's e Nike. Queste pubblicità parodiche u琀椀lizzano
lo stesso linguaggio delle campagne pubblicitarie originali per me琀琀ere in evidenza le ipocrisie e i danni
provoca琀椀 dai prodo琀� promossi.
Oltre alla cri琀椀ca delle pra琀椀che commerciali, "Adbusters" si impegna anche a denunciare le ingius琀椀zie sociali
e le disuguaglianze, evidenziando gli stereo琀椀pi di genere e etnia presen琀椀 nelle pubblicità. A琀琀raverso
messaggi intersezionali, si cerca di sensibilizzare il pubblico sulle condizioni di lavoro precarie e sulle
disuguaglianze sociali perpetuate dalle grandi corpora琀椀on.
In conclusione, il brano ci invita a ri昀氀e琀琀ere sull'impa琀琀o sociale ed ambientale delle pra琀椀che commerciali
delle grandi aziende e sull'importanza di un'azione individuale e colle琀�va per promuovere un cambiamento
posi琀椀vo nella nostra società.
7.2.2. Subver琀椀sing gender, sex, ethnicity, age: il culture jamming fra risigni昀椀cazione e appropriazione
crea琀椀va.
Il culture jamming, con la sua pra琀椀ca di manipolazione e sovversione dei messaggi pubblicitari, si è
concentrato anche sulle dimensioni di genere, razza, sessualità ed età, proponendo interven琀椀 visivamente
impa琀琀an琀椀. A琀琀raverso l'ironia e la falsi昀椀cazione dei brand, si sono avvia琀椀 processi di ride昀椀nizione e
riappropriazione crea琀椀va degli immaginari media琀椀ci, contribuendo alla ride昀椀nizione delle iden琀椀tà
individuali e colle琀�ve.
Uno degli obie琀�vi è stato contrastare la di昀昀usione di stereo琀椀pi promossi dalla pubblicità, come l'equazione
"bellezza = snellezza = giovinezza", 琀椀picamente veicolata dalla pubblicità di moda. In par琀椀colare, si è mirato
a sovver琀椀re l'immagine di modelle giovani, snelle e bianche, promossa da marchi come Calvin Klein.
A琀琀raverso la creazione di "spoof ads" e interven琀椀 di "media hoaxing", si sono sabota琀椀 e parodia琀椀 i messaggi
originali, evidenziando cri琀椀camente le patologie della società contemporanea, come i disturbi alimentari e i
narcisismi indo琀� dal mondo della moda e della pubblicità.
Ad esempio, la campagna del profumo "Obsession" è stata ogge琀琀o di parodie che me琀琀evano in discussione
i modelli di bellezza propos琀椀, mostrando immagini di modelli diversi dai canoni tradizionali. Inoltre, sono
sta琀椀 crea琀椀 marchi e campagne di moda immaginari, come "Reality", ironicamente concepi琀椀 per contrastare
gli ideali irrealis琀椀ci promossi dalla pubblicità tradizionale.
Alcuni ar琀椀s琀椀, come Eli Rezkallah, hanno ribaltato il ruolo dei generi nelle pubblicità degli anni '50, creando
immagini sa琀椀riche in cui gli uomini assumono i ruoli tradizionalmente femminili e viceversa. Questo
esercizio di contro-narrazione perme琀琀e di ri昀氀e琀琀ere in modo ironico, ma consapevole, sulle asimmetrie dei
ruoli di genere.
Anche in contes琀椀 italiani, si sono veri昀椀ca琀椀 casi di "media hoaxing", come quello di Serpica Naro, un marchio
di moda 昀椀琀�zio creato da a琀�vis琀椀 per sensibilizzare sulle condizioni di precarietà nel se琀琀ore della moda.
Queste azioni hanno cercato di destabilizzare i modelli culturali e sociali dominan琀椀, aprendo spazi per una
ri昀氀essione cri琀椀ca e la ride昀椀nizione delle iden琀椀tà e dei valori sociali.
In昀椀ne, gruppi come le Guerrilla Girls hanno u琀椀lizzato l'ironia e l'umorismo per contestare la scarsa
rappresentanza femminile nel mondo dell'arte, me琀琀endo in discussione gli stereo琀椀pi di genere e razziali
presen琀椀 nelle is琀椀tuzioni culturali. A琀琀raverso azioni provocatorie e poster sa琀椀rici, hanno portato avan琀椀 una
ba琀琀aglia per la visibilità e l'equità di genere, contribuendo a promuovere una maggiore consapevolezza e
discussione sulla discriminazione nei mondi dell'arte e della cultura.
8. Moda, iden琀椀tà e discorso pubblico: poli琀椀che e performance dei corpi ves琀椀琀椀. Di Lia Luche琀�.
8.1. Introduzione.
Il testo esamina le scelte di moda di Chiara Ferragni durante il Fes琀椀val di Sanremo 2023, evidenziando come
abbia u琀椀lizzato gli abi琀椀 come veicolo per trasme琀琀ere messaggi di impegno sociale. Ferragni ha selezionato
qua琀琀ro creazioni della maison Dior per le prime due serate del Fes琀椀val, ideate da Maria Grazia Chiuri
insieme a Fabio Maria Damato, general manager di Chiara Ferragni, e alla stessa Ferragni. Ques琀椀 abi琀椀 hanno
rappresentato diversi temi sociali a琀琀raverso messaggi stampa琀椀 e design par琀椀colari.
Il primo abito, chiamato "abito manifesto", era un ves琀椀to nero lungo in seta a corolla, accompagnato da una
stola bianca con la scri琀琀a "Pensa琀椀 libera". Questo messaggio promuoveva la libertà di pensiero e di
espressione, e la stola era ispirata a una fotogra昀椀a di un murales a Genova durante una marcia delle donne.
Il secondo abito, denominato "abito senza vergogna", era un abito lungo custom made in tulle color carne,
ispirato a una creazione di Maria Grazia Chiuri della primavera/estate 2018. Questo abito presentava un
ricamo trompe l'oeil che rappresentava il corpo della modella, liberato dalla vergogna impostagli dalla
società. Questo messaggio promuoveva l'acce琀琀azione del proprio corpo e la lo琀琀a contro il body shaming.
Il terzo abito, chiamato "abito contro l'odio", era un lungo peplo bianco con frasi tra琀琀e dai commen琀椀
nega琀椀vi ricevu琀椀 da Chiara Ferragni sui social media. Le frasi erano ricamate con perle nere, evidenziando il
contrasto tra l'amore e l'odio. Questo abito a昀昀rontava il tema dell'odio online e promuoveva la tolleranza e
l'acce琀琀azione delle di昀昀erenze.
In昀椀ne, il quarto abito, chiamato "la gabbia", era una gonna di tulle rigida indossata sopra una tuta aderente,
con strass e indossata anche dalla 昀椀glia Vi琀琀oria. Questo abito rappresentava la speranza di rompere le
convenzioni imposte dal patriarcato e promuoveva l'uguaglianza di genere e l'empowerment femminile.
Per la terza serata del Fes琀椀val, Ferragni ha scelto tre ou琀昀it di Elsa Schiaparelli interpreta琀椀 da Daniel
Roseberry. Uno di ques琀椀, chiamato "abito per una madre guerriera", era una so琀琀oveste blu in sa琀椀n con un
corse琀琀o dorato, simboleggiante la maternità e la forza delle donne. Un altro abito, chiamato "abito body
pain琀椀ng", presentava un'impronta dorata di un corpo di donna impressa al centro, rappresentando la
liberazione dei corpi femminili dalla loro immobilità.
In昀椀ne, Ferragni ha indossato un lungo ves琀椀to nero in crêpe di lana con una scollatura profonda, adornato da
un pendente a forma di utero, simbolo dell'a琀�vismo per i diri琀� riprodu琀�vi, come l'accesso all'aborto
sicuro e alla procreazione assis琀椀ta.
Le scelte di moda di Chiara Ferragni hanno suscitato diba琀�琀椀 e polemiche, con alcuni che le hanno lodate
per la coerenza con i suoi discorsi e altri che le hanno cri琀椀cate per presunta autopromozione. Tu琀琀avia, il
testo so琀琀olinea l'importanza della moda come veicolo di messaggi sociali e poli琀椀ci, citando esempi storici
come le "t-shirt poli琀椀che" di Katharine Hamne琀琀 negli anni O琀琀anta e le creazioni di Maria Grazia Chiuri e
Alessandro Michele per Dior e Gucci.
In昀椀ne, il testo si spinge oltre, esaminando il ruolo della moda come parte della cultura materiale e dei
processi di signi昀椀cazione sociale, nonché il suo impa琀琀o ambientale e la necessità di promuovere la moda
e琀椀ca e sostenibile.
maglioncino azzurro di Andy, che lei considera una scelta di moda irrilevante, sia in昀氀uenzato dalle tendenze
della moda e dai designer di alto livello.
Questo monologo di Miranda rispecchia le teorie di Roland Barthes sulla semiologia della moda,
evidenziando come l'abbigliamento sia un linguaggio a琀琀raverso il quale si comunicano signi昀椀ca琀椀 sociali e
culturali. L'abito diventa quindi un mezzo di espressione e iden琀椀tà sociale, oltre che un indicatore del grado
di integrazione di un individuo nella società.
Il testo analizza anche esempi storici di come l'abbigliamento sia stato u琀椀lizzato come strumento di protesta
e cambiamento sociale. Dai sanculo琀� durante la Rivoluzione Francese alle su昀昀rage琀琀e che indossavano
pantaloni "bloomers" per rivendicare i diri琀� delle donne, 昀椀no alle Pantere Nere che ado琀琀avano uniformi
ribelli per esprimere potere e resistenza contro il razzismo, la moda è stata spesso u琀椀lizzata come veicolo di
messaggi poli琀椀ci e di iden琀椀tà.
In昀椀ne, il testo cita esempi contemporanei di come la moda con琀椀nui a essere u琀椀lizzata come forma di
protesta, come il "Black Monday" in Polonia contro la cancellazione del diri琀琀o all'aborto e la marcia delle
donne a Washington contro il sessismo. Ques琀椀 esempi dimostrano come l'abbigliamento possa essere un
potente strumento di espressione e mobilitazione sociale, evidenziando il suo ruolo centrale nella società
contemporanea.