Racc2 05 1
Racc2 05 1
Termotecnico
Italiano
Energia e Ambiente
RACCOMANDAZIONI DEL
COMITATO TERMOTECNICO
ITALIANO PER L’USO DELLE
RACCOLTE ISPESL,
REVISIONE ’95, NELL’AMBITO
DELLA DIRETTIVA 97/23 CE
Maggio 2005
www.cti2000.it – [email protected]
Premessa alla prima edizione 2003
Come è noto, a partire dal 29.5.2002 le attrezzature a pressione devono essere fabbricate in
accordo alla Direttiva europea 97/23/CE (PED) recepita in Italia con Decreto Legislativo 25
febbraio 2000, n° 93.
Per la progettazione, la realizzazione ed il collaudo delle attrezzature a pressione i relativi
fabbricanti possono far riferimento a specifiche norme armonizzate, peraltro non cogenti, oppure a
normative nazionali che rispettano, in particolare, i requisiti essenziali di sicurezza (RES) previsti
nell’Allegato I della citata Direttiva 97/23/CE.
Al fine di agevolare i fabbricanti italiani di generatori di vapore e di apparecchi a pressione,
che ben conoscono la normativa nazionale (Raccolte Ispesl VSR, VSG, M ed S Rev. 1995),
nell’ambito del Sottocomitato n° 3 del CTI, presieduto dall’ing. Angelo Misiti dell’Ispesl, è stato
costituito uno specifico Gruppo di lavoro, coordinato dall’ing. Fernando Lidonnici, past president
dell’Associazione Costruttori di Caldareria (UCC) federata ed ANIMA, con lo scopo di adeguare la
normativa Ispesl alla più volte richiamata Direttiva PED, modificandone le parti che risultano in
contrasto.
Il Gruppo di lavoro, cui hanno partecipato numerosi funzionari Ispesl nonché rappresentanti
di costruttori, utilizzatori, Organismi Notificati operanti in Italia ed Ispettori degli utilizzatori ha
elaborato la Rev. 2003 delle “Raccomandazioni del CTI per l’uso delle Raccolte ISPESL Rev. 95,
nell’ambito della Direttiva 97/23/CE”, con l’intento di fornire agli operatori del settore la possibilità
dell’uso delle Raccolte Ispesl nel rispetto dei requisiti esenziali di sicurezza imposti dalla Direttive
PED.
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L’utilizzo contemporaneo delle Raccolte ISPESL revisione 1995, delle Errata-Corrige al 31/3/2003
delle Raccolte VSR e VSG rev. 95 (tutte pubblicate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato) e di
queste Raccomandazioni CTI per l’uso delle Raccolte Ispesl permettono al fabbricante di
apparecchi a pressione di avere a disposizione un Codice di progettazione e costruzione che
rispetta, per quanto riguarda i pericoli (rischi) dovuti alla pressione presi in considerazione e
trattati dalle citate Raccolte Ispesl, i relativi Requisiti essenziali di sicurezza previsti nell’Allegato I
della Direttiva PED.
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RACCOMANDAZIONI CTI PER L’USO DELLE RACCOLTE ISPESL
REVISIONE 1995 IN AMBITO PED
INDICE
1.1 Come si sostituisce l’intervento del tecnico ISPESL nelle varie operazioni di verifica ...... 5
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1. ADEGUAMENTI DI CARATTERE GENERALE CHE INTERESSANO TUTTE LE
RACCOLTE ISPESL
1.1. Come si sostituisce l’intervento del tecnico ISPESL nelle varie operazioni di verifica (del
progetto, dei materiali, delle saldature, delle prove, ecc.)
Tabella 1. Entità responsabili dei controlli che nelle Raccolte sono di competenza ISPESL
Fasi previste dalle “Raccolte ISPESL”
Verifiche del Certificazioni dei Qualifiche di Visita interna e
progetto (1) materiali (2) saldatura (3) prova finale (5)
Uff.tecnico del Uff. Collaudi del Uff. Collaudi del
Modulo A Certificato 2.2
costruttore costruttore Costruttore
3.1.B (fabbricante
Uff. Collaudi del
certificato), o Organismo
Uff.tecnico del Costruttore e
Modulo A1 3.1.C o 3.2 con Notificato o entità
costruttore Organismo
l’Ufficio Collaudi terze riconosciute
Notificato (4)
del Costruttore
Modulo B Organismo Organismo
Organismo
Esame CE del N.A. Notificato o entità Notificato
Notificato
tipo terze riconosciute (su prototipo)
Modulo B1
Organismo
Esame CE Organismo
N.A. Notificato o entità N.A.
della notificato
terze riconosciute
progettazione
3.1.B (fabbricante
Uff. Collaudi del
certificato), se no Organismo
Costruttore e
Modulo C1 N.A. 3.1.C o 3.2 con Notificato o entità
Organismo
l’Ufficio Collaudi terze riconosciute
Notificato (4)
del Costruttore
3.1.B (fabbricante
Moduli D,E Uff. Collaudi del
certificato), se no Organismo
(richiedono la Costruttore e
N.A. 3.1.C o 3.2 con Notificato o entità
certificazione Organismo
l’Ufficio Collaudi terze riconosciute
aziendale) Notificato (4)
del Costruttore
3.1.B (fabbricante
Moduli D1,E1 Uff. Collaudi del
certificato), se no Organismo
(richiedono la Uff. tecnico Costruttore e
3.1.C o 3.2 con Notificato o entità
certificazione del Costruttore Organismo
l’Ufficio Collaudi terze riconosciute
aziendale) Notificato (4)
del Costruttore
3.1.B (fabbricante
certificato), se no Organismo
Organismo
Modulo F N.A. 3.1.C o 3.2 con Notificato o entità
Notificato
l’Ufficio Collaudi terze riconosciute
del Costruttore
(segue tabella)
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(seguito della tabella)
(1) In ambito PED per”verifica di progetto” si intende, oltre al controllo del progetto, l’esame del fascicolo
tecnico.
(4) La verifica finale è controllata mediante ispezioni, a campione, senza preavviso di un organismo
notificato scelto dal fabbricante.
(5) In ambito PED si intende visita interna dell’apparecchio, esame della documentazione, prova idraulica
ed esame degli eventuali dispositivi di sicurezza e di controllo.
1.2. Terminologia
6
1.3. Prova di pressione
La pressione di prova idraulica dovrà essere eseguita utilizzando, per ogni recipiente
o generatore di vapore, il più elevato dei valori ottenuti applicando a ciascuna
membratura principale (1) degli stessi la formula seguente:
Qualora sia necessario sostituire la prova idraulica con una prova pneumatica, i
calcoli per la prova andranno eseguiti utilizzando gli stessi coefficienti di sicurezza
previsti per il progetto; il valore della pressione di prova dovrà essere almeno pari a 1,1
volte la pressione di progetto. L’esecuzione della prova pneumatica in sostituzione della
prova idraulica comporta comunque l’uso, per le saldature longitudinali di fasciami
cilindrici o conici, per le saldature meridiane di fondi sferici e per quelle trasversali di
fondi (piani o bombati), di un coefficiente di saldatura pari almeno a 0,85 per gli acciai
dei gruppi SAC1 ed SAC8 della Raccolta S, pari ad 1 per tutti gli altri materiali.
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(1) Si considerano membrature principali i fasciami, i fondi, le piastre tubiere e, più in
generale, le membrature che non siano esonerabili ai sensi della Raccolta E cap.
E.2.C.1, paragrafo 3. I tubi scambiatori degli scambiatori di calore a fascio tubiero e
dei generatori di vapore, nonché quelli costituenti le pareti membranate dei generatori
di vapore a tubi d’acqua, sono comunque da considerare membrature principali; sono
inoltre da considerare membrature principali anche le flangie (salvo quelle
normalizzate per il collegamento alle tubazioni) e i relativi bulloni di accoppiamento,
ancorché esonerabili secondo il criterio sopra detto.
(2) In caso di prove idrauliche conseguenti a riparazioni o a modifiche che hanno dato
luogo ad una nuova omologazione, la pressione di prova andrà calcolata con
riferimento allo spessore effettivo della membratura, che potrebbe eventualmente
risultare inferiore a quello nominale esistente all’atto della costruzione.
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2. ADEGUAMENTI DELLA RACCOLTA VSR
VSR.0. La progettazione dovrà essere eseguita con le modalità previste dalla PED e non dovrà
pertanto limitarsi al solo carico dovuto alla pressione, ma dovrà invece tener conto di
tutte le possibili situazioni nelle quali si viene a trovare un recipiente non soltanto nelle
condizioni di esercizio e di prova, ma anche durante il montaggio, il trasporto e la
manutenzione. Le prescrizioni specifiche relative al calcolo in pressione delle varie
membrature contenute nella Raccolta VSR dovranno perciò essere eventualmente
integrate per tener conto di tali condizioni.
VSR.1.B.1. I valori delle caratteristiche meccaniche da usare nei paragrafi successivi servono a
determinare le sollecitazioni da usare nelle formule della Raccolta per i calcoli di
resistenza alla pressione ed alla temperatura nelle condizioni di progetto e di prova
idraulica. Per le altre condizioni di carico i valori ammissibili delle sollecitazioni
dovranno essere assunti come segue:
Quanto sopra è valido anche nel caso si esegua un calcolo mediante analisi secondo i
criteri esposti nel capitolo VSR.7.A, nel qual caso ai valori della sollecitazione
ammissibile andranno applicati i fattori moltiplicativi previsti nel capitolo per le varie
categorie di sollecitazioni.
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stessi criteri previsti nel capitolo VSR.1.H per la verifica delle membrature soggette a
pressione esterna.
Qualora esistano condizioni di fatica con carichi variabili periodicamente per un numero
di cicli superiore a 500, il costruttore dovrà eseguire un’opportuna analisi in base a una
norma internazionalmente riconosciuta (EN 13445.3 par. 18 “Detailed assessment of
fatigue life”, ASME Sez. VIII divisione 2, AD Merkblatt S1 o S2, ecc.).
VSR.1.B.3., punto 1. Il coefficiente di sicurezza per la prova idraulica può essere abbassato da 1,1
a 1,05, così come previsto nella norma armonizzata per gli apparecchi a pressione non
soggetti alla fiamma EN 13445 “Unfired Pressure Vessels”.
VSR.1.B.3., punto 2. Il coefficiente di sicurezza per i corpi sferici in prova può essere anch’esso
assunto pari ad 1,05.
VSR.1.D., Tabella I. I valori limite per le verifiche in condizioni di prova idraulica dovranno essere
sostituiti dai seguenti:
Saldature: 0,04939
Forature con efficienza : 1,00 0,04939
0,95 0,04933
0,90 0,04925
0,85 0,04916
0,80 0,04906
0,75 0,04894
0,70 0,04879
0,65 0,04860
0,60 0,04837
0,55 0,04809
0,50 0,04772
0,45 0,04724
0,40 0,04661
0,35 0,04573
0,30 0,04450
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La formula 3 alla base della tabella dovrà essere sostituita dalla seguente:
z ( 4 z 2 + 0,2 − 2z )
VSR.1.G.2. Il DPR 5/8/1966 n. 961 è superato dalla PED; tuttavia quasi tutte le prescrizioni dello
stesso possono essere ritenute valide anche in ambito PED: la prescrizione che non va
considerata è quella relativa alle modalità di calcolo, contenute nella prima parte del
punto 1 dell’Art. 3, per le quali ci si deve invece riferire alla regola VSR.1.G.1.
VSR.1.H.2., punto 3. Il coeff. di sicurezza per la prova idraulica della formula 3.1 passa da 2,2 a
2,1.
VSR.1.H.4., punto 2. Il coefficiente 1,35 della formula 2.1 va assunto pari a 1,43.
VSR.2.B.2., punto 2. Per i soli acciai inossidabili austenitici aventi allungamento a rottura
maggiore del 35%, si può assumere come carico ammissibile il minor valore tra Rm /3 e
Rp1 /1,2. In tal caso il punto 2.2 non va considerato. In mancanza del valore di Rp1, è
consentito usare al suo posto il valore di Rp0,2.
VSR.2.B.2., punto 3. Per i soli acciai inossidabili austenitici aventi allungamento a rottura
maggiore del 35%, si può assumere come carico ammissibile il minor valore tra Rt/3 e
Rp1t /1,2. In tal caso il punto 3.2 non va considerato (N.B: Rt è il carico di rottura a
temperatura). In mancanza del valore del carico di rottura a temperatura Rt, la
determinazione del carico ammissibile si esegue come per gli altri acciai austenitici. In
mancanza del valore di Rp1t, è consentito usare al suo posto il valore di Rp0,2t.
VSR.2.B.2., punto 4. Per i soli acciai inossidabili austenitici aventi allungamento a rottura
maggiore 35%, si può assumere come carico ammissibile il minor valore tra Rt /3, Rp1t
/1,2, σ R/100000/,t /1,5, σ R/200000/,t/1,25. In mancanza del valore del carico di rottura
a temperatura Rt, la determinazione del carico ammissibile si esegue come per gli altri
acciai austenitici. In mancanza del valore di Rp1t, è consentito usare al suo posto il
valore di Rp0,2t.
VSR.2.B.3., punti 1 e 2. Per i soli acciai inossidabili austenitici aventi allungamento a rottura
maggiore 35%, il carico ammissibile in prova può essere assunto pari al maggior valore
tra Rm /2 e Rp1 /1,05. , a Rp1/1,05 per tutti gli altri; questo sia nella formula 1.1 che
nella formula 1.2. In mancanza del valore di Rp1, è consentito usare al suo posto il
valore di Rp0,2.
Questi valori restano validi anche per la prova idraulica di corpi sferici, e possono essere
pertanto usati anche nelle formule 2.1 e 2.2.
VSR.2.B.5., punto 1. Non va considerata la nota che proibisce di usare i valori di Rp1t al posto dei
valori di Rp0,2t.
VSR.4.B.3. Il coefficiente di sicurezza per la determinazione del carico ammissibile del rame (e sue
leghe) in prova idraulica può essere ridotto del 5%.
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VSR.5.B.1. Per la determinazione della sollecitazione massima ammissibile nelle condizioni i
progetto e di prova idraulica vanno inoltre considerate, nelle regole di questo capitolo, le
caratteristiche meccaniche RE ed REt (rispettivamente limite di elasticità a
temperatura ambiente e a temperatura di progetto), che vanno intese nella maniera
seguente:
rispettivamente Rp1 ed Rp1/t .per l’Alluminio;
rispettivamente Rp0,2 ed Rp0,2/t .per le Leghe d’Alluminio.
In mancanza dei valori di Rp1 ed Rp1/t è comunque ammesso l’uso di Rp0,2 ed Rp0,2/t.
Per le verifiche a temperature nelle quali, per il materiale considerato, il valore di
σ100000/t risulti inferiore a quello di REt si dovrà sostituire il valore di REt con quello di
σ100000/t .
La tabella 5.B.2.1 non va più pertanto considerata ai fini della determinazione del
carico ammissibile.
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3. ADEGUAMENTI DELLA RACCOLTA VSG
VSG.0. La progettazione dovrà essere eseguita con le modalità previste dalla PED, e non dovrà
pertanto limitarsi al solo carico dovuto alla pressione, ma dovrà invece tener conto di
tutte le possibili situazioni nelle quali si viene a trovare un generatore di vapore non
soltanto nelle condizioni di esercizio e di prova, ma anche durante il montaggio, il
trasporto e la manutenzione. Le prescrizioni specifiche relative al calcolo in pressione
delle varie membrature contenute nella Raccolta VSG dovranno perciò essere
eventualmente integrate per tener conto di tali condizioni.
VSG.1.A.2. punto 2 b). Non considerare la frase “da assumere comunque 250 °C”.
VSG.1.A.3. Per le sole verifiche nelle condizioni di prova idraulica il coefficiente di giunzione
presente nelle relative formule dovrà comunque essere assunto pari ad 1
VSG.1.B.1. punto 2. I coefficienti di sicurezza delle formule da 2.1 a 2.4 vanno ridotti, nell’or dine,
a 1,5 - 2,4 - 1,5 - 1,25.
VSG.1.B.1. punto 3. Per i soli acciai inossidabili austenitici aventi allungamento a rottura
maggiore del 35%, si può assumere come carico ammissibile il minor valore tra Rt
/3, Rp1t /1,2, σ R/100000/,t /1,5, σ R/200000/,t /1,25. In mancanza del valore del carico
di rottura a temperatura Rt, la determinazione del carico ammissibile si esegue come per
gli altri acciai austenitici. In mancanza del valore di Rp1t, è consentito usare al suo
posto il valore di Rp0,2t.
VSG.1.B.2. Si applica soltanto la formula 1.1 con il coefficiente di sicurezza ridotto a 1,05. Per i
soli acciai inossidabili austenitici aventi allungamento a rottura maggiore del35%, il
carico ammissibile in prova può essere assunto pari al maggior valore tra Rm /2 e Rp1
/1,05. In mancanza del valore di Rp1, è consentito usare al suo posto il valore di Rp0,2.
VSG.1.D.2. Le formule di questa regola vanno sostituite con le corrispondenti formule della
VSR.1.D2; allo stesso modo la tabella 1 va rimpiazzata con l’analoga tabella 1 della
VSR.1.D.2. Al punto 3 non deve essere considerata la frase “in ogni caso non deve
essere inferiore a 250°C”.
VSG.1.E.1. Non deve essere considerata la frase “la temperatura di progetto deve comunque essere
almeno 250 °C”.
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VSG.1.E.3. punto 3 I coefficienti di sicurezza X1 e X2 per le condizioni di prova (attualmente non
previste nella regola) vanno assunti pari rispettivamente a 1,75 e 2,1 anziché 2,5 e 3.
VSG.1.E.3. punto 4 Nella formula 4.1, qualora la verifica del momento d’inerzia dell’anello venga
fatta con riferimento alle condizioni di prova, l’intera formula va moltiplicata
per il rapporto E/Eo tra modulo elastico a temperatura di progetto e modulo elastico a
temperatura ambiente.
VSG.1.G.1. punto 2. Il coefficiente 1,35 della formula 2.1 va assunto pari ad 1,43.
VSG.1.N.1. punto 3. La frase “ed in ogni caso non inferiore a 250 °C ed ai valori sotto indicati” va
sostituita con la frase “ed in ogni caso non inferiore ai valori sotto indicati”.
VSG.1.U.2. punto 1. La frase “da assumere in ogni caso non inferiore a 250 °C” non va
considerata.
VSG.1.V.1. punto 2. La tabella dei coefficienti correttivi va integrata a sinistra con una colonna per
200 °C in cui il coefficiente della formula sotto radice vale 210.
VSG.2.B.2. Tutti i coefficienti di sicurezza previsti dalle formule per la determinazione del carico
ammissibile della ghisa in prova idraulica possono essere ridotti del 5%.
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4. ADEGUAMENTI DELLA RACCOLTA M
M.0.B. Non più applicabile: i compiti delle varie parti interessate sono quelli previsti dalla PED.
Il Fabbricante delle attrezzature a pressione è responsabile della scelta dei materiali che
devono essere idonei alla specifica applicazione per tutta la durata della vita prevista (a
meno che non se ne preveda la sostituzione).
I requisiti essenziali riguardanti la selezione dei materiali (vedere p.e. l’allegato I sez.
4.1 (b), (d) ed (e) devono essere analizzati e, quando applicabili, rispettati dal
Fabbricante indipendentemente dal percorso utilizzato (Norme armonizzate,
Approvazioni Europee – EAM oppure Valutazioni Particolari PMA).
I requisiti essenziali riguardanti invece le proprietà dei materiali sono oggetto di una
valutazione particolare (PMA) solo per materiali non inclusi nelle norme armonizzate
europee e/o non oggetto di una approvazione europea (EAM).
A tale proposito si rimanda al documento PE 03-28 “Guiding principles for the contents
of Particular Materials Appraisals”
Tale documento precisa che, anche se la direttiva non impone una Valutazione
Particolare per i materiali di saldatura, il form contenuto nello stesso può risultare
appropriato per dimostrarne la conformità con il Requisito Essenziale di cui all’
Allegato I Sez. 4.2 (a) (valori necessari per i calcoli di progettazione)
Sono inoltre da segnalare le guidelines della Sezione 7, che riguardano l’interpretazione
dei Requisiti essenziali applicabili ai materiali, con particolare riferimento alle seguenti:
- 7/5 (Tipi di certificato per i materiali)
- 7/10 (Documenti di controllo e rintracciabilità per i materiali di saldatura)
- 7/17 (Requisiti di resilienza per gli acciai)
- 7/20 (Conformità della fornitura ai requisiti della specifica)
- 7/25 (Tubi saldati in continuo).
- 7/24 (Garanzia delle proprietà dei materiali) che insieme alla recente norma
revisionata EN 10204-2004 tende a mutare gli attuali rapporti di mercato
responsabilizzando vicendevolmente il fabbricante di attrezzature (che deve
acquistare un materiale con determinate proprietà) ed il produttore del materiale (che
lo vende garantendogli tali proprietà).
M.1.B.3. Le caratteristiche meccaniche dei materiali ASTM / ASME (fatta eccezione per rame e
sue leghe, titanio e sue leghe e zirconio) andranno comunque dedotte dall’ultima
edizione applicabile del Codice ASME Sezione II Parte D, con i criteri esposti nel
seguito; eventuali valori di caratteristiche presenti nella Raccolta M Edizione 1973 (e
relative addenda sino al 1992) o nelle schede ISPESL allegate alla Raccolta M Edizione
1995 non vanno pertanto considerati ove superati da successive revisioni del Codice
ASME. Il procedimento da seguire nella determinazione delle caratteristiche
meccaniche da usare per il calcolo della sollecitazione massima ammissibile di questi
materiali è il seguente:
15
- i valori di Rp0,2t e quelli di Rt (rispettivamente Sy ed Su nelle tabelle dell’ASME II
parte D) si intendono validi per la determinazione del carico ammissibile VSR o VSG
sino alla temperatura tabulata immediatamente inferiore a quella di inizio dello
scorrimento viscoso determinata al punto precedente;
- a partire dalla temperatura di inizio dello scorrimento viscoso e sino a una temperatura
massima di 816 °C i valori di σ R100000/,t si determinano moltiplicando per 1,49 i
valori del carico ammissibile ASME VIII divisione 1;
- i valori desunti dal Codice ASME Sezione II Parte D vanno convertiti in MPa sulla
base 1000 PSI = 6,894757 MPa; i valori in MPa così ottenuti vanno arrotondati all’unità
inferiore se la parte decimale è inferiore o uguale a 0,5 MPa, altrimenti vanno
arrotondati all’unità superiore; le temperature in °F vanno convertite in °C
arrotondando, con lo stesso criterio, all’intero più vicino.
- i criteri suddetti possono essere soggetti a modifica ove, nelle successive edizioni del
Codice ASME, venissero modificati quelli con cui vengono calcolati i carichi
ammissibili secondo tale codice, o non fossero più disponibili le tabelle delle
caratteristiche a cui far riferimento.
M.1.C. La PED non obbliga a collaudi specifici sui materiali in presenza dell’organismo di
certificazione; ove però il fabbricante degli stessi non sia dotato di un sistema di qualità
certificato da uno degli organismi di cui all’Allegato 1, punto 4.3 della Direttiva PED, le
prove di accettazione andranno eseguite alla presenza del committente (certificato 3.1.C
oppure 3.2 anziché 3.1.B), nel qual caso è ammessa la ripetizione delle stesse in
laboratori che rispondano ai criteri previsti dalla regola.
M.1.D. Tutto quanto riferito nella regola relativamente alla punzonatura da parte dell’ISPESL
non è più applicabile in ambito PED; il materiale dovrà comunque essere marcato e
certificato all’origine da parte del fabbricante, mentre al costruttore dell’apparecchio
spetta di assicurare la rintracciabilità di tutti i materiali impiegati nella costruzione e il
loro collegamento al relativo certificato. Per i materiali destinati a parti secondarie
dell’apparecchio la rintracciabilità può essere limitata al tipo e grado del materiale; il
costruttore dovrà comunque fornire copia del relativo certificato (di tipo 2.2). I criteri
per giudicare se una parte è secondaria o no possono essere quelli previsti nella Raccolta
E per gli esoneri dal collaudo in presenza ISPESL degli apparecchi di classe c.
M.1.E., M.1.F. I criteri per l’ammissione all’impiego da parte dell’ISPESL contenuti in queste
regole valgono come criteri per l’ammissione all’impiego da parte dell’Organismo
Notificato, purché opportunamente integrati da quanto previsto nella PED.
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In tutte le rimanenti regole della Raccolta M l’intervento ISPESL va sostituito
dall’intervento delle entità previste al punto 1.2.
M.14.8 Non sono richieste prove di resilienza per spessori minori o uguali a 5 mm.
M.15.C In alternativa alle specifiche tecniche sulle spie di vetro riportate nella Raccolta M, può
essere utilizzata anche la specifica sotto riportata per i vetri calciosodici ed i vetri
borosilicati.
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SPIE VISIVE DI FORMA CIRCOLARE IN VETRO CALCIOSODICO
PER ATTREZZATURE A PRESSIONE (TIPO A)
1. Scopo
La presente specifica ha lo scopo di definire le caratteristiche costruttive e dimensionali,
nonché la modalità di collaudo, montaggio e di fornitura delle spie visive di vetro
calciosodico di forma circolare destinate all’impiego su attrezzature a pressione.
2. Campo di applicazione
La presente specifica si applica alle spie visive in vetro, di forma circolare a pareti piane
e parallele e spessore costante, realizzate in vetro calciosodico fornito allo stato
temprato, che viene denominato vetro tipo A.
4. Definizioni
4.1 Vetro calciosodico, tipo A: vetro i cui principali componenti sono: silicio, sodio e calcio
4.2 Stato temprato: stato ottenuto trattando termicamente il vetro, in modo da indurre negli strati
superficiali tensioni permanenti di compressione.
4.3 Lotto di spie visive: quantitativo di spie, aventi identiche dimensioni nominali, fabbricate
con lo stesso tipo di vetro e sottoposte allo stesso trattamento termico. Ai fini della presente
specifica un singolo lotto non può superare le 100 unità.
4.4 Pressione massima ammissibile: pressione massima per cui una spia visiva è progettata.
Nell’ambito della presente specifica, questo termine indica sempre la pressione statica, cioé
esercitata da un fluido in condizioni stazionarie, misurata rispetto alla pressione atmosferica
di riferimento (convenzionalmente 101325 Pa = 1 atm =1013,25 mbar, a quota zero). La
pressione considerata è perciò sempre una pressione relativa.
4.5 Produttore: azienda che ha effettuato le prove di collaudo stabilite dalla presente specifica
18
5. Rappresentazione - Designazione - Campo d’impiego
5.2 La designazione delle spie visive circolari di vetro è costituita, nell’ordine, da:
5.3 Nel prospetto I sono riportate le dimensioni suggerite per le spie visive circolari e le relative
guarnizioni, con indicate le corrispondenti pressioni massime ammissibili
19
Prospetto I
pS S
s ≥ C ⋅ dm
10 σ MF
con le limitazioni aggiuntive:
10 ≤ s ≤ 24
pS ≤ 50
5.4 Le temperature massime e minime di impiego per le spie visive circolari di tipo A sono
rispettivamente :
- temperatura massima di impiego: 150°C, ridotti a 100°C se il fluido pressurizzato ha
pH superiore a 7,5
- temperatura minima di impiego: - 200°C
5.5 Le proprietà fisiche delle spie visive circolari di tipo A devono soddisfare i requisiti
seguenti:
- carico unitario minimo garantito per rottura statica a flessione 160 MPa
- resistenza allo shock termico (secondo ISO 718): 120°C (da 140°C a 20°C)
20
6. Difetti del materiale
Difetti quali bolle, noduli, inclusioni solide o cristalline, non devono influire sulla resistenza
meccanica, nè in modo sensibile sulla trasparenza delle spie visive
6.1 Bolle
Bolle circolari: sono ammesse se completamente racchiuse nel vetro e con diametro non
superiore a 2 mm. Bolle ovali: sono ammesse se completamente racchiuse nel vetro e se
l’espressione (lunghezza + larghezza)/2 non supera i 2 mm
Le bolle che rientrano nelle tipologie ammesse non devono comunque superare i limiti
indicati nel prospetto II seguente:
Prospetto II
7. Tolleranze dimensionali
Le spie visive circolari in vetro calciosodico tipo A devono rispettare le tolleranze seguenti:
fino a 125 mm ± 0,5 mm
- sui diametri oltre 125 mm fino a 200 mm ± 1,0 mm
oltre 200 mm ± 1,5 mm
- sugli spessori fino a 20 mm + 0,5 - 0,25 mm
oltre 20 mm + 0,8 - 0,5 mm
- planarità 0,3 mm
- smussi d1 fino a 100 mm -1 / -0,3 mm
d1 oltre 100 mm -1,5 / -0,3 mm
21
- bordi il bordo può avere un inclinazione massima di 1,5° rispetto alla superficie
della spia. Deve essere esposta alla pressione la superficie delimitata dal
diametro maggiore
8. Verifiche
La prova consiste nel riscaldare in forno a 140°C per almeno 30 minuti tutte le spie del lotto e
quindi immergerle completamente in acqua a 20°C mantenendole immerse per un tempo
compreso fra un minimo di 8 secondi e un massimo di 2 minuti. La prova deve essere effettuata
tenendo la faccia della spia visiva parallela alla superficie dell’acqua e secondo le modalità
previste dalla norma ISO 718:1990. In particolare, in accordo con tale norma, il forno utilizzato
deve essere equipaggiato con un sistema di circolazione forzata dell’aria.
Superano la prova le spie che non mostrano segni di frattura. Il mancato superamento della
prova da parte di singole spie di un lotto è limitato solo alle spie in oggetto e non costituisce
pregiudizio per l’accettazione delle altre spie del medesimo lotto.
La prova consiste nel sottoporre a prova di rottura statica a flessione un numero di campioni
determinato come segue:
Per ogni campione, misurata la pressione di rottura, pR, viene determinato il corrispondente
carico unitario di rottura a flessione, σRF, utilizzando la relazione:
2
d
σ RF = 0,03 ⋅ m ⋅ pR
s
dove : σRF = valore del carico unitario di rottura a flessione della spia in vetro (in MPa)
dm = (d1+d2)/2 è il diametro medio di guarnizione (in mm)
pR = pressione di rottura misurata (in bar)
s = spessore della spia (in mm)
Superano la prova lotti in cui tutti i campioni raggiungono un carico unitario di rottura a
flessione σRF pari o superiore a 160 MPa.
In caso di esito negativo è ammessa la ripetizione in doppio della prova fallita su due serie di
campioni appartenenti allo stesso lotto. Anche i valori raggiunti nelle riprove devono essere
riportati sul certificato di collaudo. Nel caso anche la riprova fallisca, tutte le spie appartenenti
al lotto devono essere distrutte.
9. Marcatura
Ogni spia deve riportare in modo chiaro e indelebile almeno i seguenti dati:
- identificazione del produttore
22
- il numero del lotto di produzione
- pressione massima ammissibile pS (in bar)
- indicazione del tipo di vetro (A)
Questi stessi dati, oltre alle dimensioni nominali della spia, devono essere riportati anche sul
certificato di collaudo. Il certificato di collaudo deve specificare inoltre la posizione della
marcatura (superficie laterale o superficie piana frontale della spia).
Nel caso di spie con diametro inferiore a 55mm è ammessa una marcatura che riporti
unicamente l’identificazione del produttore ed il numero di lotto, entrambe apposte sulla
superficie laterale in modo da non compromettere la visibilità attraverso la superficie frontale.
Unitamente alle spie visive, il produttore deve fornire apposite istruzioni per il montaggio ed il
corretto utilizzo delle spie.
Queste istruzioni devono indicare in modo esplicito:
- che le sedi di montaggio delle spie devono garantire un gioco radiale fra spia e
flangia di almeno 2 mm, per evitare un contatto fra spia in vetro e metallo dovuto al
diverso coefficiente di dilatazione termica dei due materiali.
- che il montaggio delle spie deve avvenire utilizzando, su entrambe le superfici piane,
guarnizioni a sezione piana con spessore di almeno 3 mm.
13. Imballo
Le spie devono essere imballate in modo che ogni singola spia sia protetta da urti e abrasioni
durante la manipolazione il trasporto e lo stoccaggio. L’imballo deve permettere di identificare
la tipologia ed il lotto di produzione delle spie senza la necessità di aprire la confezione.
23
SPIE VISIVE DI FORMA CIRCOLARE IN VETRO BOROSILICATO
PER ATTREZZATURE A PRESSIONE (TIPO B)
14. Scopo
La presente specifica si applica alle spie visive in vetro, di forma circolare a pareti piane
e parallele e spessore costante, realizzate in vetro borosilicato fornito allo stato temprato,
che viene denominato vetro tipo B.
17. Definizioni
17.1 Vetro borosilicato, tipo B: vetro i cui principali componenti sono: silicio e boro
17.2 Stato temprato: stato ottenuto trattando termicamente il vetro, in modo da indurre negli strati
superficiali tensioni permanenti di compressione.
17.3 Lotto di spie visive: quantitativo di spie, aventi identiche dimensioni nominali, fabbricate
con lo stesso tipo di vetro e sottoposte allo stesso trattamento termico. Ai fini della presente
specifica un singolo lotto non può superare le 100 unità.
17.4 Pressione massima ammissibile: pressione massima per cui una spia visiva è progettata.
Nell’ambito della presente specifica, questo termine indica sempre la pressione statica, cioè
esercitata da un fluido in condizioni stazionarie, misurata rispetto alla pressione atmosferica
24
di riferimento (convenzionalmente 101325 Pa = 1 atm =1013,25 mbar, a quota zero). La
pressione considerata è perciò sempre una pressione relativa.
17.5 Produttore: azienda che ha effettuato le prove di collaudo stabilite dalla presente specifica.
18.2 Nel prospetto I sono riportate le dimensioni suggerite per le spie visive circolari e le relative
guarnizioni, con indicate le corrispondenti pressioni massime ammissibili
25
Prospetto I
Qualora sia indispensabile ricorrere a dimensioni diverse da quelle riportati nel prospetto I,
lo spessore della spia in vetro deve essere calcolato mediante la relazione :
pS S
s ≥ C ⋅ dm
10 σ MF
10 ≤ s ≤ 30
pS ≤ 50
18.3 Le temperature massime e minime di impiego per le spie visive circolari di tipo B sono
rispettivamente:
18.4 Le proprietà fisiche delle spie visive circolari di tipo B devono soddisfare i requisiti seguenti:
- carico unitario minimo garantito per rottura statica a flessione 128 Mpa
- resistenza allo shock termico (secondo ISO 718): 230°C (da 250°C a 20°C)
26
19. Difetti del materiale
Difetti quali bolle, noduli, inclusioni solide o cristalline, non devono influire sulla resistenza
meccanica, né in modo sensibile sulla trasparenza delle spie visive.
19.1 Bolle
Bolle circolari: sono ammesse se completamente racchiuse nel vetro e con diametro non
superiore a 2 mm.
Bolle ovali: sono ammesse se completamente racchiuse nel vetro e se l’espressione
(lunghezza + larghezza)/2 non supera i 2 mm.
Bolle aperte o con terminale a cuspide non sono ammesse.
Le bolle che rientrano nelle tipologie ammesse non devono comunque superare i limiti
indicati nel prospetto II seguente:
Prospetto II
Le spie visive circolari in vetro borosilicato tipo B devono rispettare le tolleranze seguenti:
fino a 125 mm ± 0,5 mm
- sui diametri oltre 125 mm fino a 200 mm ± 0,8 mm
oltre 200 mm ± 1 mm
27
- bordi il bordo può avere un inclinazione massima di 1,5° rispetto alla
superficie della spia. Deve essere esposta alla pressione la superficie
delimitata dal diametro maggiore.
21. Verifiche
La prova consiste nel riscaldare in forno a 250°C per almeno 30 minuti tutte le spie del lotto
e quindi immergerle completamente in acqua a 20°C mantenendole immerse per un tempo
compreso fra un minimo di 8 secondi e un massimo di 2 minuti. La prova deve essere
effettuata tenendo la faccia della spia visiva parallela alla superficie dell’acqua e secondo le
modalità previste dalla norma ISO 718:1990. In particolare, in accordo con tale norma, il
forno utilizzato deve essere equipaggiato con un sistema di circolazione forzata dell’aria.
Superano la prova le spie che non mostrano segni di frattura. Il mancato superamento della
prova da parte di singole spie di un lotto è limitato solo alle spie in oggetto e non costituisce
pregiudizio per l’accettazione delle altre spie del medesimo lotto.
La prova consiste nel sottoporre a prova di rottura statica a flessione un numero di campioni
determinato come segue:
- 1 campione per lotti fino a 20 unità
- 2 campioni per lotti da 21 a 50 unità
- 3 campioni per lotti da 51 a 100 unità
Per ogni campione, misurata la pressione di rottura, pR, viene determinato il corrispondente
carico unitario di rottura a flessione, σRF, utilizzando la relazione :
2
d
σ RF = 0,03 ⋅ m ⋅ pR
s
dove: σRF = valore del carico unitario di rottura a flessione della spia in vetro (in MPa)
dm = (d1+d2)/2 è il diametro medio di guarnizione (in mm)
pR = pressione di rottura misurata (in bar)
s = spessore della spia (in mm)
Superano la prova lotti in cui tutti i campioni raggiungono un carico unitario di rottura a
flessione σRF pari o superiore a 128 MPa.
In caso di esito negativo è ammessa la ripetizione in doppio della prova fallita su due serie di
campioni appartenenti allo stesso lotto. Anche i valori raggiunti nelle riprove devono essere
riportati sul certificato di collaudo. Nel caso anche la riprova fallisca, tutte le spie appartenenti
al lotto devono essere distrutte.
22. Marcatura
Ogni spia deve riportare in modo chiaro e indelebile almeno i seguenti dati:
- identificazione del produttore
- il numero del lotto di produzione
28
- pressione massima ammissibile pS (in bar)
- indicazione del tipo di vetro (B)
Questi stessi dati, oltre alle dimensioni nominali della spia, devono essere riportati anche sul
certificato di collaudo. Il certificato di collaudo deve specificare inoltre la posizione della
marcatura (superficie laterale o superficie piana frontale della spia).
Nel caso di spie con diametro inferiore a 55mm è ammessa una marcatura che riporti
unicamente l’identificazione del produttore ed il numero di lotto, entrambe apposte sulla
superficie laterale in modo da non compromettere la visibilità attraverso la superficie frontale.
se la fornitura non copre l’intero lotto è ammessa la duplicazione del certificato di collaudo che
riporti, per ciascun committente, la quantità di spie effettivamente fornite.
26. Imballo
Le spie devono essere imballate in modo che ogni singola spia sia protetta da urti e abrasioni
durante la manipolazione il trasporto e lo stoccaggio. L’imballo deve permettere di identificare
la tipologia ed il lotto di produzione delle spie senza la necessità di aprire la confezione.
29
5. ADEGUAMENTI DELLA RACCOLTA S
S.0.2 Il Fabbricante che realizza attrezzature in pressione saldate deve assicurare che:
S.1 Premessa
Il Fabbricante delle attrezzature a pressione è responsabile della scelta dei materiali che
devono essere idonei alla specifica applicazione per tutta la durata della vita prevista (a
meno che non se ne preveda la sostituzione).
I requisiti essenziali riguardanti la selezione dei materiali (vedere p.e. l’allegato I sez.
4.1 (b), (d) ed (e) devono essere analizzati e, quando applicabili, rispettati dal
Fabbricante indipendentemente dal percorso utilizzato (Norme armonizzate,
Approvazioni Europee – EAM oppure Valutazioni Particolari PMA).
I requisiti essenziali riguardanti invece le proprietà dei materiali sono oggetto di una
valutazione particolare (PMA) solo per materiali non inclusi nelle norme armonizzate
europee e/o non oggetto di una approvazione europea (EAM).
A tale proposito si rimanda al documento PE 03-28 “Guiding principles for the contents
of Particular Materials Appraisals”.
Tale documento precisa che, anche se la direttiva non impone una Valutazione
Particolare per i materiali di saldatura, il form contenuto nello stesso può risultare
appropriato per dimostrarne la conformità con il Requisito Essenziale di cui all’
Allegato I Sez. 4.2 (a) (valori necessari per i calcoli di progettazione).
30
Sono inoltre da segnalare le guidelines della Sezione 7, che riguardano l’interpretazione
dei Requisiti essenziali applicabili ai materiali, con particolare riferimento alle seguenti:
- 7/5 (Tipi di certificato per i materiali)
- 7/10 (Documenti di controllo e rintracciabilità per i materiali di saldatura)
- 7/17 (Requisiti di resilienza per gli acciai)
- 7/20 (Conformità della fornitura ai requisiti della specifica)
- 7/25 (Tubi saldati in continuo).
- 7/24 (Garanzia delle proprietà dei materiali) che insieme alla recente norma
revisionata EN 10204-2004 tende a mutare gli attuali rapporti di mercato
responsabilizzando vicendevolmente il fabbricante di attrezzature (che deve
acquistare un materiale con determinate proprietà) ed il produttore del materiale (che
lo vende garantendogli tali proprietà).
S.1.B.7 Non sono richieste prove di resilienza per spessori minori o uguali a 5 mm.
S.2.1 Categorie e moduli di efficienza - La scelta e l'applicazione della categoria dei giunti
saldati, agli effetti del loro modulo di efficienza, deve essere eseguita dal Fabbricante,
sotto la sua responsabilità, tenendo conto del materiale, degli spessori e delle
caratteristiche costruttive e funzionali dell'attrezzatura.
S.2.2 Spessore di saldatura- In questo contesto, dove non diversamente specificato nelle norme di
prodotto (in relazione all'attrezzatura specifica), per la definizione dello spessore di
saldatura vale quanto indicato nella norma EN 13445-5 “Unfired Pressure Vessels –Part
5: Inspection and testing” al par. 10.2.2.
S.2.3 Scelta della categoria - Per la scelta della categoria dei giunti saldati si fa riferimento alle
norme di prodotto di seguito riportate:
EN 12953 “ Shell boilers - Part 3: Design and calculation for pressure parts” e “Part 5:
Inspection during construction; documentation and marking of pressure part of the
boiler” (vd. par.5 / tabella 5.5.1)
Per le attrezzature costruite con materiali non ferrosi è ammesso il riferimento ai criteri
di scelta ed applicazione delle categorie dei giunti di cui alla Raccolta S rev. 95 ed. 99.
S.4 Premessa
Il documento citato in corrispondenza del capitolo S.1 (PE-03-28) precisa che, anche se
la direttiva non impone una Valutazione Particolare per i materiali di saldatura, il form
contenuto nello stesso può risultare appropriato per dimostrarne la conformità con il
31
Requisito Essenziale di cui all’ Allegato I Sez. 4.2 (a) (valori necessari per i calcoli di
progettazione)
Sono inoltre da segnalare le guidelines della Sezione 7, che riguardano l’interpretazione
dei Requisiti essenziali applicabili ai materiali, con particolare riferimento alle seguenti:
- 7/5 (Tipi di certificato per i materiali)
- 7/10 (Documenti di controllo e rintracciabilità per i materiali di saldatura
S.4.1 I processi di saldatura sono scelti ed applicati dal Fabbricante sotto la sua responsabilità.
Le procedure di saldatura sono preparate del Fabbricante in accordo alle norme EN
applicabili (o altra normativa equivalente) e sono qualificate in conformità con quanto
prescritto al Fascicolo S.5.
S.4.2. I materiali d’apporto, indicati sulla procedura di saldatura, sono scelti dal Fabbricante in
modo da soddisfare tutte le condizioni di progettazione, di fabbricazione e di esercizio.
In particolare l’adeguatezza del materiale depositato deve essere valutata, in
combinazione col materiale base, con riferimento ad eventuali fenomeni di rottura
fragile, scorrimento viscoso, fatica e corrosione, che possano verificarsi durante tutto il
periodo di vita previsto.
Le condizioni di fornitura del materiale d’apporto devono essere conformi a quanto
prescritto dalle norme EN 12074 ed EN 13479-1.
Il condizionamento, la conservazione e la movimentazione dei materiali d’apporto
devono essere regolati da una procedura scritta, preparata dal Fabbricante in accordo
alle prescrizioni del produttore e richiamata sulle procedure di saldatura.
Il Fabbricante deve accertarsi che il materiale d’apporto sia conforme ai requisiti
richiesti e deve richiedere al fornitore appropriata documentazione che dimostri tale
conformità. Il Fabbricante deve, inoltre, inserire nel fascicolo tecnico i documenti
identificativi dei materiali d’apporto, utilizzati nella fabbricazione di ciascuna
attrezzatura in pressione.
La qualifica del Fornitore dei materiali d’apporto non è necessaria.
32
L’esame micrografico è obbligatorio solo per gli acciai del gruppo 8.2 e 10 in
conformità con la parte 4 della norma EN 13445.
Sui materiali del gruppo 5 (in mancanza di accordi particolari più restrittivi) la prova di
durezza non dovrà essere maggiore di 380 HV10.
Nota (4)
Eliminare “ di giunzioni tra materiali dissimili e di procedimenti misti”
Con riferimento al punto S.5.2, per la qualifica dei processi di saldatura tubo/piastra-
tubiera, la norma europea applicabile è la UNI EN ISO 15614-8.
S.8.1. Il trattamento termico dopo saldatura ha diversi scopi fra i quali, principalmente: di ridurre,
in corrispondenza del giunto saldato, le tensioni residue di saldatura e/o la durezza della
struttura metallografica, consentendo fenomeni di diffusione in fase solida.
33
Occorre tener presente che, durante l’effettuazione del trattamento termico, le
caratteristiche tensili e, talvolta, le caratteristiche di resilienza dell’acciaio possono
risultarne ridotte in modo significativo; e ciò in funzione della composizione chimica e
della tipologia del processo di fabbricazione dell’acciaio e dei parametri di trattamento.
S.8.3. Il trattamento termico dopo saldatura deve essere eseguito in conformità ad una procedura
scritta, preparata o approvata dal Fabbricante, che individui i parametri significativi del
trattamento stesso, con possibilità di riferimento al CR ISO 17663 “Guidelines for
quality requirements for heat treatment in connection with welding and allied
processes”). Oltre ai parametri caratteristici di trattamento (temperatura e tempo di
permanenza, velocità di riscaldamento e raffreddamento - con i relativi intervalli di
variabilità - ecc.), dovranno essere opportunamente definite, in particolare, anche le
seguenti condizioni :
- tipologia di trattamento (in forno, locale , ad aria calda, ecc.);
- modalità di riscaldamento e di raffreddamento (gas, a resistenza, ad induzione, ecc.);
- localizzazione e tipo delle termocoppie sul pezzo;
- modalità di fissaggio delle termocoppie sul pezzo;
- posizione delle termocoppie nel forno;
- differenza massima ammessa delle temperature, indicate dalle termocoppie, durante
le fasi di riscaldamento, permanenza a temperatura, raffreddamento;
- qualificazione ed approvazione personale.
S.8.4. La procedura scritta, preparata o approvata dal Fabbricante, deve riportare le precauzioni
particolari da adottarsi, le relative giustificazioni tecniche e le eventuali verifiche
specifiche, nei casi in cui il trattamento termico preveda:
- materiali placcati;
- materiali diversi;
- condizioni particolari di vincolo, rigidità o ingombro (situazione di sovrapposizione
di zone trattate);
- tempi di trattamento molto lunghi (decine di ore);
- ripetizione del trattamento termico.
S.8.5. Il diagramma del trattamento termico deve essere inserito nel fascicolo tecnico, al fine di
dimostrare la conformità alla procedura e consentire la rintracciabilità.
S.9.1 Premessa
Le tecniche di esame non distruttivo previste nella presente raccolta sono le seguenti
a) Esame visivo
34
b) Esame radiografico
c) Esame ultrasonoro
d) Esame con liquidi penetranti
e) Esame con particelle magnetiche
Per la sequenza temporale, le tecniche e l’estensione dei controlli e anche per quanto
riguarda la classificazione e l’accettabilità delle imperfezioni, si fa riferimento alle
norme di prodotto sotto riportate:
EN 13445-5 “Unfired pressure vessels –Part 5: Inspection and testing”.
EN 12952-6 “Water-tube boilers and auxiliary installations-Part 6: Inspection during
construction; documentation and marking of pressure part of the boiler”.
EN 12953-5 “Shell boilers -Part 5: Inspection during construction; documentation and
marking of pressure part of the boiler”.
a) Esame visivo
Sarà effettuato su tutte le saldature secondo la norma EN 970
b) Esame radiografico
Sara effettuato secondo le norme EN 1435,
c) Esame ultrasonoro
Sarà effettuato secondo le norme, EN 1714
d) Esame con liquidi penetranti
Sarà effettuato secondo le norme EN 571-1, EN 1289
e) Esame con particelle magnetiche
Sarà effettuato secondo le norme EN 1290; EN 1291
a) Esame visivo
Secondo la norma EN ISO 5817
b) Esame radiografico
Secondo la norma UNI EN ISO 6520-1 e 2
c) Esame ultrasonoro
Secondo la norma UNI EN 1713 (UNI EN ISO 6520-1 e 2 e per i generatori a tubi
d’acqua EN 12952-6)
d) Esame con liquidi penetranti
Secondo la norma EN 1289 (UNI EN ISO 6520-1 e 2 e per i generatori a tubi d’acqua
EN 12952-6)
e) Esame con particelle magnetiche
Secondo la norma EN 1290 (UNI EN ISO 6520-1 e 2 e per i generatori a tubi d’acqua
EN 12952-6)
35
S.9.2.3 Estensione dei controlli
Per i recipienti non soggetti a fiamma dipende dal tipo di saldatura e dalla categoria del
giunto. Si rimanda al capitolo 6.6.2.3 ( e alla tabella e figure richiamate) della norma EN
13445-5.
Per i generatori di vapore a tubi d’acqua dipende dal tipo di componente (corpo
cilindrico, collettore, tubo) e dal tipo di saldatura. Si rimanda al capitolo 9.1 (e alle
tabelle richiamate) della norma EN 12952-6.
Per le caldaie a tubi di fumo dipende dal tipo di saldatura e dalla categoria del giunto. Si
rimanda al capitolo 5.5.2 ( e alla tabella e figure richiamate) della norma EN 12953-5.
Secondo quanto previsto nelle norme di prodotto che possono essere così riassunte:
a) Esame visivo
Secondo la norma EN ISO 5817 (per i generatori a tubi d’acqua EN 12952-6 tabella
9.3.1)
b) Esame radiografico
Secondo la norma UNI EN 12517 livello 2 (per i generatori a tubi d’acqua EN 12952-6
tabella 9.4.1)
c) Esame ultrasonoro
Secondo la norma UNI EN 1712 livello 2 (per i generatori a tubi d’acqua EN 12952-6
tabella 9.4.1)
d) Esame con liquidi penetranti
Secondo la norma EN 1289 livello 2 (per i generatori a tubi d’acqua EN 12952-6 e in
aggiunta, tabella 9.3.1)
f) Esame con particelle magnetiche
Secondo la norma EN 1291 livello 2 ( per 12952-6 livello 1 o 2: punto 9.3.4 e in
aggiunta tabella 9.3.1)
I controlli non distruttivi devono esse effettuati di norma dopo il trattamento termico,
quando previsto. È ammesso che per i materiali non sensibili alle cricche da trattamento
termico, esempio i materiali del gruppo 1.1 (e 8.1 per i recipienti EN 13445) e in altri
particolari casi previsti dalle norme di prodotto i controlli non distruttivi possano essere
effettuati prima del trattamento termico.
36
S.9.4 Qualificazione del personale
S.10.1 Il periodo costituente le ultime tre righe del testo viene così modificato :
I talloni di verifica sono richiesti (a parte le esenzioni previste nelle Tabelle S.10.1,
S.10.2 e S.10.3) solo per attrezzature a pressione o loro parti che contengono almeno
una saldatura longitudinale; nessun tallone è comunque richiesto in attrezzature a
pressione o loro parti che appartengano alla IV categoria di saldatura .
Saldature di testa in fondi piani o bombati oppure in elementi sferici sono da
considerarsi longitudinali comunque siano orientate; le saldature di testa che collegano
fondi a fasciami sono da considerarsi circonferenziali.
Fasciami il cui materiale base è un tubo saldato elettricamente senza materiale d'apporto
a cura dell'acciaiere si considerano privi di saldatura longitudinale.
37
S.10.4 Il testo viene sostituito con il seguente:
Le prove da eseguire sui talloni di verifica sono quelle elencate nella Tabella S.10.4; si
veda la Tabella S.10.5 per la simbologia utilizzata e per le norme di preparazione ed
esecuzione delle prove. Per quanto non altrimenti precisato, riferirsi alla EN ISO 15614-
1.
Prima del distacco dei provini , il tallone deve essere sottoposto ad esami non distruttivi
per assicurarsi che i provini siano prelevati in zone prive di difetti.
S.10.6.1 E' ammessa l'esecuzione di una riprova, ma solo nel caso che una soltanto delle prove
previste non abbia fornito i risultati richiesti. I criteri per la riprova, da effettuarsi su
provini prelevati dallo stesso saggio, sono:
- per tutte le prove ad eccezione della resilienza: due provini di riprova. Se anche uno
solo dei due provini non fornisce il risultato richiesto, le saldature rappresentate dal
tallone sono considerate non conformi
- per la resilienza: ripetere la prova con due nuove terne di provini. I criteri di
accettazione dei risultati sono i seguenti:
a) il valor medio dei risultati delle 9 prove (le tre originali più le riprove) deve essere
almeno uguale al valore richiesto . Questo vale per tutti i materiali.
b) in aggiunta , per i soli materiali destinati ad essere impiegati a basse temperature
(si veda la Raccolta M Cap. M14):
b1) non più di tre dei 9 valori ottenuti possono essere inferiori al valore minimo
richiesto
b2) un solo provino, fra i 9 considerati, può avere un valore inferiore al 70 % del valore
minimo richiesto
S.10.6.2 In alternativa alle riprove di cui al paragrafo S.10.6.1 è ammesso eseguire un nuovo
trattamento termico dell'apparecchio o componente e dei relativi talloni, sui quali
andranno comunque ripetute con esito positivo tutte le prove prescritte per il tallone;
nessuna ulteriore riprova è ammessa in questo caso .
38
TABELLA S.10.1-A
c1) 1.1, 1.2 e 8.1 Longitudinale (cat. I o II) un tallone ogni 100 m
c2) 1.1, 1.2 e 8.1 Longitudinale (cat. III) un tallone ogni 1000 m
39
TABELLA S.10.1-B
NUMERO DI TALLONI DI VERIFICA DELLE SALDATURE RICHIESTI PER
RECIPIENTI NON SOGGETTI A FIAMMA (O LORO COMPONENTI)
REALIZZATI CON MATERIALI CHE NON SIANO DEI GRUPPI 1.1 , 1.2 e 8.1
Un tallone per recipiente e per colata. Dopo aver collaudato con esito positivo 50 talloni
consecutivi, i talloni di verifica sono ridotti a un tallone ogni 50 m.
TABELLA S.10.2
NUMERO DI TALLONI DI VERIFICA DELLE SALDATURE RICHIESTI PER
COMPONENTI DI GENERATORI DI VAPORE A TUBI D'ACQUA
(CORPI CILINDRICI , COLLETTORI , TUBAZIONI , FONDI)
Almeno un tallone per ogni componente, e in ogni caso almeno uno per ciascun tipo di
qualifica del procedimento di saldatura.
TABELLA S.10.3
NUMERO DI TALLONI DI VERIFICA DELLE SALDATURE RICHIESTI PER
COMPONENTI DI GENERATORI DI VAPORE A TUBI DA FUMO
NOTA: questo tallone può essere considerato rappresentato da uno già prodotto per un
giunto di I o II categoria, anche se di un altro generatore, finché la lunghezza totale delle
saldature rappresentate dallo stesso tallone resta inferiore a 100 m.
1) Per un degasatore, anche nei casi in cui costituisce un componente del generatore,
applicare la Tabella S.10.1.
2) Dopo 10 talloni consecutivi il cui collaudo sia stato positivo, i talloni di verifica sono
ridotti a quanto segue:
40
- per saldature longitudinali di I o II categoria (efficienza di saldatura = 1): un tallone
ogni 100 m
- per saldature longitudinali di III categoria (efficienza di saldatura = 0,85): un tallone
ogni 1000 m
Quando un tallone non passa i collaudi ricominciare coi punti a) e b) di questa Tabella
3) Tranne che nel caso previsto al punto a) un tallone può essere considerato
rappresentativo di più componenti o generatori alle seguenti condizioni:
- per giunti longitudinali di categoria I o II , il materiale del tallone deve far parte dello
stesso lotto dei giunti che rappresenta
- per giunti longitudinali di categoria III , il materiale del tallone deve essere della stessa
specifica dei giunti che rappresenta.
41
TABELLA S.10.4
7.1 s ≤ 12 PD , PR , TT , MA , D
7.2
s > 12 IW , IZ , TT , MA , D
8.1 s≤ 12 PD , PR , TT , MA
s > 12 IW , TT , MA
8.2 s ≤ 12 PD , PR , TT , Mi
s > 12 IW , TT , Mi
9 s ≤ 12 PD , PR , TT , MA
s> 12 W , IZ , TT , LT , MA
10 s ≤ 12 PD , PR , TT , Mi
s > 12 IW , IZ , TT , LT , Mi
42
NOTE ALLA TABELLA S.10.4
1) Nota generale
Per prova IW e prova IZ si intende una prova di resilienza eseguita in accordo alla EN
ISO 15614-1 su una terna di provini per ciascuna delle prove prescritte; nei casi previsti
dalla Nota 2 (s > 50 mm) ciascuna terna richiesta si raddoppia.
2) Numero e posizione dei provini tipo IW (e dei provini tipo IZ se elencati) sono:
- se s ≤ 50 mm , 3 provini per ciascun tipo richiesto, prelevati in zona superficiale
secondo le prescrizioni della EN ISO 15614-1.
- se s > 50 mm , 6 provini per ciascun tipo richiesto, dei quali 3 prelevati in zona super-
ficiale e 3 prelevati a metà spessore secondo le prescrizioni della EN ISO 15614-1.
5) La prova di durezza non è richiesta per acciai ferritici aventi carico minimo tabellare
di rottura ≤ 430 N/mm2 e carico minimo tabellare di snervamento ≤ 275 N/mm2.
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TABELLA S.10.5
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