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Scienza Politica

Il documento introduce i concetti fondamentali della scienza politica come oggetto di studio empirico e comparato. Vengono presentati i principali pensatori che hanno definito il campo e le sue tre dimensioni fondamentali di politics, policy e polity. Infine sono descritte le fasi e i processi della metodologia della ricerca politica.

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Scienza Politica

Il documento introduce i concetti fondamentali della scienza politica come oggetto di studio empirico e comparato. Vengono presentati i principali pensatori che hanno definito il campo e le sue tre dimensioni fondamentali di politics, policy e polity. Infine sono descritte le fasi e i processi della metodologia della ricerca politica.

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SCIENZA POLITICA

Introduzione
 Studio scientifico della politica: un politologo parla di politica, uno scienziato
politico studia la politica basandosi su dati = scienza empirica
 I risultati delle analisi devono essere generalizzabili, devono viaggiare nello
spazio e nel tempo
 Avalutatività: nell’analisi devono essere esclusi i giudizi di valore = padre di
questa teoria è Weber
 La scienza politica vive di comparazione, tra partiti, tra gruppi di interesse, tra
leader politici

La politica e i pensatori moderni


 Sartori: primo modo per definire un concetto è partire dall’etimologia del
concetto = quindi che cos’è la politica?
 Politica: deriva dal greco polis (città stato) = tutto ciò che riguarda la vita di
una comunità
 Schmitt: parla di contrapposizione amico/nemico = una comunità si distingue
da un’altra per territorio e poi per cultura, lingua, religione ecc.
 Le caratteristiche linguistiche, culturali ecc. distinguono anche individui
appartenenti alla stessa comunità
 Lasswell (1936): “Chi ottiene cosa, quando e come?” = focus sulle dinamiche
di potere
 David Easton (1953): “Distribuzione di valori imperativi nell’ambito di una
comunità” = politica vista come un sistema con input (preferenze politiche) e
output (ciò che la classe politica decide e che sarà nuovamente valutato)
 Due elementi fondamentali nella politica: uno legato al potere e l’altro legato
alle richieste dei cittadini
 Lo Stato ha il monopolio dell’uso della forza essendo l’unico soggetto
legittimato a usarla
Che cos’è la politica?
 Caratteristiche della politica: attori, modus operandi, luogo e obiettivi
 Attori:

1. Politici di professione: coloro che vivono di politica oppure il ceto


politico in generale

2. Figure non politiche: economia, religione, burocrazia, università e social


media, influencer

3. La politica non è solo il “luogo dei politici”, la politica è una realtà


abbastanza permeabile

4. C’è comunque una certa specificità della politica: è difficile effettuare il


trasferimento di risorse economiche a risorse politiche

 Modus operandi:

1. Non violento e basato sul dialogo contrapposto a uno coercitivo = non


sempre è così

2. Le decisioni sono imposte da un’autorità piuttosto che basate su uno


scambio = ma spesso si fa ricorso a compromessi

3. Vs economia: ricorso a valutazioni di interesse pubblico rispetto a


quelle dettate dalla razionalità utilitaristica

4. Vs filosofia: prevalere dell’opinione e della ricerca del consenso rispetto


alla ricerca del vero/giusto

5. Vs burocrazia: carattere pluralistico più che monistico e gerarchico

 Luogo:

1. Non c’è un vero luogo della politica = non si realizza in un ambito


circoscritto ma in diversi ambiti
 Perché:

1. Politica nata per garantire l’ordine pacifico una collettività

2. Si crea un’autorità che ha il compito di organizzare la comunità secondo


specifici criteri

3. Vengono definite identità collettive che servono a distinguere una


comunità dall’altra

 Caramani (2008) = politica come “attività umana che consiste nel prendere
decisioni pubbliche autoritative, acquisire il potere per prendere queste
decisioni e competere per il potere”

Le tre facce della politica


 Tre facce della politica: politics, policy e polity
 Politics:

1. Riguarda tutto ciò che concerne la sfera del potere ivi compresa la sua
conquista

2. Due piani: regimi politici, quali sono quelli democratici e non; Attori e
processi all’interno dei regimi = studio dei singoli attori e delle
dinamiche di interazione tra loro

 Policy:

1. Si tratta delle politiche pubbliche: la politica non si riduce alla sola


conquista del potere

2. Dopo la competizione c’è il governo: bisogna trasformare in politiche


pubbliche i programmi dei partiti

3. Parte essenziale della policy è lo studio di queste politiche: il problema


viene identificato, si dà vita a un iter legislativo, la legge viene
implementata e questa politica pubblica verrà valutata
 Polity:

1. Identità e confini della comunità politica: qui rientrano tutti gli aspetti
identitari e culturali

2. Punto fondamentale: contrapposizione amico/nemico = definizione di


un noi collettivo rispetto a un altro

3. Nella polity si riprende l’elemento di competizione ma in una


dimensione internazionale

LA METODOLOGIA DELLA RICERCA POLITICA

La metodologia: fasi e processi


 Le 5 fasi: teoria >> ipotesi >> raccolta dei dati >> analisi dei dati >> risultati
 I processi: concettualizzazione >> operazionalizzazione >> descrizione del
fenomeno studiato >> raccolta dati >> controllo empirico >> spiegazioni e
interpretazioni, generalizzazioni e teorie
 La formulazione del quesito:

1. Interesse: per ottenere un buon risultato lo scienziato politico deve


essere involved nella ricerca

2. Rilevanza del tema: un tema può essere affascinante ma poco rilevante


per uno studio scientifico

3. Conoscenza della letteratura: è inutile lavorare a ricerche su temi già


ampiamente studiati e analizzati

4. Formulazione empiricamente precisa: bisogna stabilire una variabile


dipendente e le variabili indipendenti che la modificano = es. variabili
che hanno determinato la vittoria elettorale di Fdi

5. Controllabilità empirica della formulazione: se non ho dei dati su cui


lavorare la ricerca diventa vana
 Concettualizzazione:

1. Definizione dell’oggetto di ricerca: costruzione di immagini mentali per


categorizzare il reale

2. Sartori: concettualizzare un argomento = bisogna risalire all’etimologia

3. Connotazione: caratteristica dell’oggetto; denotazione: insieme degli


oggetti a cui si applica il concetto

4. Triangolo del concetto: significato-termine-oggetto

5. Sartori parla di scala di astrazione: da un oggetto fortemente denotato


e poco connotato si aumenta gradualmente la connotazione a
svantaggio della denotazione

6. Es. scala di astrazione: partito politico >> partito di destra >> partito di
destra anti-sistema >> partito di destra anti-sistema nelle elezioni >>
partito di destra anti-sistema nelle elezioni italiane >> partito di destra
antisistema nelle elezioni italiane del 2018

 Operazionalizzazione:

1. Bisogna passare dal concetto alle variabili: es. voglio analizzare la


democrazia

2. Dimensioni: es. democrazia = a. partecipazione; b. competizione; c.


Stato di diritto

3. Indicatore: fondamentale per collegare la dimensione di un concetto a


una misura empirica = sempre meglio usarne più di uno

4. Indicatori: es. democrazia = a. partecipazione elettorale; b.


competizione del sistema partitico; c. rispetto della legge nelle
istituzioni pubbliche

5. Variabili: es. democrazia = a. % elettori che hanno votato; b. numero di


partiti presenti; c. corruzione percepita
 Ricognizione del fenomeno:

1. Classificazione: viene individuato un unico carattere di differenziazione

2. Tipologia: classificazione multidimensionale, si usa almeno più di un


carattere distintivo

3. Modelli: creazione di una sorta di idealtipo a cui i dati empirici possono


quantomeno avvicinarsi = si evitano eccessive rigidità e semplificazione

 Regole per la classificazione:

1. È necessario scegliere le dimensioni che si ritengono essenziali


nell’ambito studiato

2. Esclusività: a ogni oggetto deve appartenere un’unica classe e non può


appartenere contemporaneamente anche a un’altra

3. Esaustività: le classi devono riassumere tutti gli oggetti o realtà


assumibili entro il fenomeno più generale che si sta studiano

 La raccolta dei dati:

1. Fonti primarie: interviste alle élites e questionari somministrati a livello


di massa

2. Fonti secondarie: raccolta da banche dati esistenti o altre ricerche

3. Tipi di variabili: dicotomiche (es. sesso biologico); categoriali (es.


professione); ordinali (es. istruzione); cardinali (es. età)

 Ipotesi:

1. Rapporto fra le variabili indipendenti con una variabile dipendente

2. Variabili intervenienti o di controllo: spiegano meglio la dipendente =


servono per evitare correlazioni totalmente fallaci (es. vendita di gelati
correlata al numero degli annegamenti = la variabile è la stagionalità)
 1- Es. al crescere del grado di insoddisfazione cresce il livello di conflitto
sociale e politico

La relazione tra variabili


 Tre elementi:

1. Direzione: rapporto diretto o inverso tra la variabile dipendente e


quelle indipendenti?

2. Forza della relazione: è un rapporto debole o forte = es. la crescita dello


sviluppo economico aumenta di poco il tasso di democraticità

3. Significatività statistica: probabilità che la relazione esista nella realtà


aldilà del campione di dati che stiamo analizzando

 Dobbiamo verificare che la relazione sia valida:

1. Validità interna: escludere che la relazione sia “spuria” o influenzata da


una variabile interveniente = bisogna parametrizzare

2. Validità esterna: verificare che la relazione trovata sia generalizzabile

La verifica delle ipotesi


 Metodi di controllo per la verifica delle ipotesi:

1. Sperimentale: si individuano due gruppi secondo specifici criteri = un


gruppo viene sottoposto a qualche stimolo, mentre l’altro non viene
toccato >> dal confronto incrociato si deduce l’impatto dello stimolo

2. Statistico: metodo comparato applicato tramite tecniche statistiche


quando abbiamo casi molto numerosi (N grande) e chiaramente se i
dati a disposizione siano numerici

3. Comparato: controllo tra le relazioni empiriche ipotizzate tra variabili in


casi diversi = di solito i casi appartengono a diversi contesti nazionali
 Dimensioni della comparazione: le proprietà da analizzare; ambito spaziale-
orizzontale (es. prendiamo in considerazione più Paesi); ambito temporale-
longitudinale (es. relazione fra Italia e Germania dal 1800 a oggi)
 Ambito temporale:

1. Distinzione tra tempo storico (cronologico) e fisico (“ritmo” del tempo


storico): obiettivo nomotetico dello scienziato politico = periodizzazione

2. Con il tempo fisico possiamo suddividere gli eventi in fasi definite e da


queste generare sequenze (relazione causale tra fasi)

3. Timing, ritmo, durata: momento, velocità e durata in cui si verifica un


processo (alcuni paesi si sono democraticizzati prima, altri dopo; alcuni
più velocemente altri meno; alcuni sono durata di più, altri meno)

 Studio del caso: particolare strategia di analisi che considera un solo caso
 Lijphart (1971): analisi dei casi devianti = si discosta dalla generalizzazione in
notevole grado accettata

STORIA E APPROCCI DELLA SCIENZA POLITICA

Le origini
 La Scienza Politica si sviluppa nel XIX secolo grazie agli studi positivistici
 1896: “Elementi di Scienza Politica”, Gaetano Mosca = nascita simbolica della
Scienza Politica in Italia, che viene però osteggiata
 Ostacoli:

1. Sviluppo ed elaborazione della mentalità anti-empirica di Croce

2. La politica al tempo era considerata poco importante

3. Ideologie “prescrittive” che volevano cambiare la realtà: es. marxismo =


politica come mera conseguenza delle disuguaglianze economiche

 Svolta negli anni ’60 con gli studiosi americani: Rivoluzione comportamentista
= si analizza il comportamento individuale con lo sviluppo dei sondaggi
Gli approcci allo studio della Scienza Politica
 5 diversi approcci: istituzionalismo classico, potere, sistema politico, scelta
razionale e
 Istituzionalismo classico:

1. Stato visto come formula politica del potere storicamente determinata,


come le istituzioni si sono formate e le loro funzioni

2. Consolidamento del potere: con la guerra si amplia la propria sfera di


influenza e il proprio potere

3. Razionalizzazione del potere = il potere viene poi centralizzato


attraverso lo stabilimento di gerarchie e funzioni

4. Espansione del potere: lo Stato comincia a occuparsi dello stato di vita


dei cittadini = Stato sociale

 Potere (elitismo e pluralismo):

1. Si esce dall’approccio legalistico e storicistico: studio dei rapporti di


potere tra gli individui

2. Potere: A ha potere su B se fa fare a B qualcosa che non voleva fare

3. Risorse del potere: forza = potere politico; produzione = potere


economico; idee = potere ideologico (risorse simboliche, intellettuali)

4. Approccio elitista: in America Bachrach e Baratz, in Italia Mosca e


Pareto = concetto per cui un’élite detiene il potere

5. Approccio pluralista: Robert Dahl (1961) = potere pluralistico, in mano


a più élites; il potere è relazionale, basato sulla capacità degli attori di
usare le proprie risorse nelle relazioni con gli altri

 Sistema politico (David Easton, 1953):

1. Politica come sistema: abbiamo input (domande dei cittadini) e output


(policies degli Stati); input e output sono collegati dal feedback
 Scelta razionale:

1. Individuo come homo economicus, la politica come mercato

2. Politici: imprenditori = rappresentano l’offerta; elettori: consumatori =


rappresentano la domanda

3. L’elettore agisce in maniera razionale: studia i programmi dei partiti,


valuta le alternative e decide chi votare massimizzando i benefici e
minimizzando i costi

4. Primo problema: i partiti si accentrano verso l’elettore mediano


sapendo con i sondaggi quali sono le politiche che vogliono i cittadini

5. Secondo problema: ideologia = a volte si tende a votare per ideologia


anche se la controparte offre maggiori beni materiali

6. Terzo problema: la razionalità è limitata = per avere una conoscenza


completa bisogna avere tanto tempo e una grande base culturale

7. Quarto problema: paradosso del voto = si può dire che i costi sono
maggiori dei benefici (troppo tempo, troppe informazioni da cercare)

8. Critica di Pizzorno: nel calcolo bisogna inserire l’identità collettiva =


modifica il calcolo delle utilità individuali (es. vado a una
manifestazione perché mi sento parte di quel gruppo ideologico, anche
se una persona in più o in meno non modifica nulla)

 Le istituzioni politiche (March e Olsen, 1989):

1. Istituzioni come “complesso di norme e valori capaci di formare


identità collettive e influenzare il comportamento individuale”

2. L’individuo non segue necessariamente l’interesse individuale ma


anche le norme e i valori = appropriatezza

3. Neoistituzionalismo storico: ci sono momenti di svolta in cui le scelte


determinano anche le scelte successive = path dependence
4. Neoistituzionalismo sociologico: le istituzioni modificano chiaramente
la vita, le abitudini, le identità e le decisioni degli individui

5. Neoistituzionalismo della scelta razionale: le istituzioni aiutano a


risolvere i problemi della scelta collettiva

I REGIMI NON DEMOCRATICI

Introduzione
 Freedom House: nel report del 2023 notiamo che circa il 30% dei paesi del
mondo non sono “free” e il 28% lo sono solo parzialmente
 Progressivo declino di regimi democratici in regimi ibridi = l’es. più eclatante è
l’India, che con la sua popolazione immensa ha modificato gli equilibri
 Regime: insieme delle istituzioni di governo e le norme vigenti su un territorio
e su una popolazione
 Linz: costruisce un nuovo regime = il regime autoritario, e lo distingue dal
regime totalitario
 Linz definisce la democrazia:

1. Esiste una pluralità competitiva e responsabile (il potere dovrà


rispondere agli elettori)

2. Rule of law: rispetto delle minoranze e delle libertà individuali

3. Classe dirigente selezionata in maniera ricorrente con elezioni libere


ogni un certo periodo

 Linz definisce i sistemi totalitari:

1. Monismo: c’è un solo attore capace di mobilitare in massa cittadini (es.


partito nazionalsocialista tedesco o PCUS)

2. Ideologia articolata ed esclusiva: es. Mein Kampf e marxismo

3. Brezinski (1962): sistema totalitario come forma di governo che vuole


realizzare una “rivoluzione sociale totale” = politicizzazione completa
 Il monismo:

1. Partito totalitario: ossimoro (parte collegata a una totalità) = si tratta di


un partito di massa con diversi obiettivi

2. Obiettivi: realizzare l’ideologia, mobilitare la popolazione e reclutare


nuovi soggetti per fondare una nuova élite

3. Nessun pluralismo socio-economico ma un certo pluralismo (o


quantomeno una competizione) politico all’interno dell’élite

4. Culto della personalità: leader carismatico con poteri illimitati

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