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Emilio Acerbi * Giuseppe Buttazzo analisi matematica ABC 1. funzioni di una variabile @ Pitagora Editrice BolognaISBN 88-371-1412-5 © Copyright 2003 by Pitagora Editrice s.:1., Vin del Legatore 3, Bologna, Italy. ‘Tutti i diritti sono riservati, nessuna parte di questa pubblicazione pud essere riprodotta, memorizzata o trasmessa per mezzo elettronico, elettrostatico, fotocopia, ciclostile, senza il permesso dell’ Editore. Stampa: Tecaoprint s.n.c., Via del Legatore 3, Bologna Codice: 38/156 httpullwrww.pitagoragroupt ‘e-mail:
[email protected]
Presentazione Per molti Corsi di Laurea (Architettura, Scienze, Economis,...) un tradizionale testo di Analisi Matematica (come ad esempio “Primo corso di Analisi Matematica,” degli stessi autori, di seguito citato come [An Mat 1]) risulta troppo dattagliato e pesante. ‘Negli ultimi anni, a seguito di un mutamento degli ordinamenti degli studi che ha ridotto i corei di base, privilegiando la pure informasione rispetto ad una formazione critica, si & sentita Pesigenza di un testo pit snello e leggero anche per quegli studenti di Corsi di Laurea in Fisica o Ingegneria che desiderano fermarsi dopo i primi tre anni di studio, ¢ non sentono la necessita di approfondimenti o di una formazione scientificamente solida. Questo bro (insieme con il secondo volume, di seguito citato come [ABC vol. 2]) si rivolge a queste categorie di studenti, che qui troveranno pid giustificasioni che dimo- strazioni (una quindicina nel presente volume, contro le oltre 200 di [An Mat 1}), insieme & una grande quantita di esempi. Abbiamo perd evitato di ridurre il libro a una lista di definizioni e teoremi: ogni concetto e risultato & stato abbondantemente introdotto e giustificato. Spesso abbiamo cercato di suscitare nello studente I'interesse a creare & studiare modelli matematici por diverse situszioni del mondo reale, inserendo alcune di- scussioni sulle applicasioni pid varie dell’Analisi Matematica come ad esempio problemi di risonanze, evoluzione di pépolazioni, tasse e inflazione, fenomeni meccanici ¢ altro. Ogni capitolo @ strutturato in tre parti: Is prima rappresenta il testo vero e proprio, dove vengono esposte solo le nozioni foodamentali ed ogni nuova definizione ¢ immedia- tamente seguita da esempi, osservazioni e rimandi a eserciai che invitiamo a avolgere man mano che vengono richiamati nel testo, senza attendere la fine del capitolo. La seconda parte raccoglie uumerosi esercisi proposti, oltre a quelli gid richiamati nel testo; il livello di difficolté degli evsercizi presentati copre una vasta gamma, da al cuni molto facili ma utili alla comprensione della materia, fino ad alcuni altri abbastansa difficili sui quali lo studente potra cimentarsi per acoprire i limiti della propria prepara- zione. Spesso, la risoluzione di un esercisio pud essere profondamente errata nonostante dia come risultato il valore corretto: per questo motivo abbiamo preferito non dare i risultati degli esercizi numerici, lasciando 1a verifica ad un utile controllo reciproco travi studenti, ¢ nei casi dubbi a un colloquio con i docenti. E un utile complemento per la preparazione del’esame l'eserciziario di accompagnamento di questo volume (di prossima pubblicazione): - La terza parte (appendice) di ogni capitolo contiene gli approfondimenti e.gli ar- gomenti complementari. Suggeriamo a tutti di provare a leggere almeno qualcuna delle appendici, ma questo solo dopo una prima lettura completa del libro. : Fe eccezione a questo schema soltanto il primo capitolo sulle nozioni preliminari,.che non ha appendice: questo riassume concetti che devono assolutamente essere gid noti, dalle Scuole Superiori, o almeno dal “precorso” che viene attivato'in moltissime Univer- sita. Un testo che contiene, con accurate spiegazioni, tutti questi argomenti essenziali (evitando quelli guperfiui come certe complicate formule di trigonometria) ¢ “Matematica preuniversitaria di base,” degli stessi autori, di seguito richiamato come [MPB)]. Per rendere pit immediata la lettura abbiamo usato le seguenti notazioni (oltre agli ‘usuali simboli usati in matematica, che sono elencati a parte): w= per i richiami a figure, teoremi o formule collegate: ad esempio, “...un modo facile (sr proposizione 4.15) per determinare ...”; ‘% per indicare che a quel punto & opportuno svolgere un certo esercizio: ad “esempio, “... ci da le soluzioni cercate z=i e x=—i (% es. 2.52) ...”; = per rinviare a un’appendice con un approfondimento dell'argomento, o on un argomento collegato: ad esempio, “Il teorema di Weierstrass si generalinza in modo interessante (m+ appendice 3.4) al caso [ ] questa coppia di simboli indica un’alternativa: ad esempio, la frase “ana successione debolmente crescente [debolmente decrescente] ha come li- mite il suo estremo superiore [ inferiore}” va intesa come “una successione debolmente crescente ha come limite il suo estremo superiore, mentre se & debolmente decrescente ha come limite il suo estremo inferiore”; w indica la fine di una dimostrazione; [An Mat 1] E. Acerbi e G. Buttazzo, Primo corso di Analisi Matematica, Pitagora Editrice, Bologna, 1997; [MPB] E, Acerbi e G. Buttszzo, Matematica preuniversitaria di base, Pitagora [ABC vol. 2} 5. Acerbi e G. Buttazzo, Analisi Matematica ABC vol.2: funsioni di pid veriabili, in preparazione. ‘Nel libro abbismo incluso numerose figure (pit di 120) per rendere pid compren- sibili aleuni concetti e per associare alla lettura quella componente visiva che & tanto importante in Analisi matematica. Non possiamo concludere questa presentazione senza un riconoscimento del lavoro svolto da Seraina Clavuot e Alessandra Coscia: il loro contributo é stato fondamentale alla riuscita di questo volume, che senza la Soro collaborazione non sarebbe mai stato portato 8 termine. Parma e Pisa, 31 Agosto 2008 Enmilio Acerbi e Giuseppe ButtazzoIndice Capitole 1 - Matematica preuniversitaria . Eee eee eee oir cael at decane alemnamseaed tat tieeee-eeeeeseeeee eects Eeercizi relativialcapitolol .... 1... +. 2+. s © meee Capitolo 2 - Insiemi numerici er eeeeee te ateeeeeeeSte erg 21- Nomeri naturali e principio diindwione 9...) ee 2.2- Calcolo combinatorio . . Reeser ese ctiaeeaets eee 2.3~ Blementi di calcolo delle probabiliti =... =... ee 24- Numeri interi, razionali, reali 2 2 2. 2 26- Intervallidimumerireli. 2. 2... ee 2.8 =i valores smoluto dt aice ct ets eee ete e 2.9-Numericomplessi 2.2... 0-2-0. 20000: Esorcizi relativialcapitolo2 2... 2.0... SSresRBRRaaviii 22- Definisioni per induzione ©. ee : 2.3- Una omervazione nonbanale . 1 2... ee ee 2.4- Formule di duplicazione ... ¢ oltre SRBRB 32- Prime proprieta delle fumsioni contine... 2... =... 3.3- Funzioni continue su unintervallo . 2 2. - 2 ee ee ee 3.4- Briciole ditopologia . 2) ee ee ee 3.5- Limitidifumtionl 2 6 we ee ee ee ee 3.6 - Prime proprieta dei limiti . . . Eee re ereaea 3.7 - Limitifondamentalie limite della composisions 9...) . 38-Monotoniaelimiti. ©... ee 3.9- Suecessioni eee ere eee rer A0e 3.10- Teoremi svi imiti di succomiont =... ee 109 SIM nfiibesimad eStore eerste Sede Beercisi relativi al capitolo3 ©. - 2 2 2 6 2 eee ee ee we 18 Appendice slcapitolo3 © ee AB $.1- Successioni, limiti, continuith ©. 2. 6 6 ee ee ee ee we 1B 3.2- Funsionilipschitaiane ©... 0 ee 1B 33-Umetododibisesione ee ee 8 ssgeuane g 36- Dineen a eae SEE EEE ee eee eet ea 3.7 - Continuita e successioni . . . sew ee ee ee ee TL 3.8- La velocita del fattoriale © 6 2 6 1 ee ee ee ee ee ee 3.9- Una successione monotona - - - / ) 1 ee ee ee ee 18D Geseass a pectooes aes ete tia cones 185 41 Definisione di derivate e prime propriet& oe. e188 44. Derivate e proprieta locali delle funzioni 2... 1... 1s. 151 4.5~ Teoremi di RolleediLagrange . . . 2. 1-1 + ee eee 2 158 4.6 - Forme indeterminate ¢ sviluppi asintotici ©. 6 2. 2... 162 4.7- Studio qualitative delle funzioni 6. eee ee ee ee 1 Esercizi relativial capitolo4 ..... - Pasriee cee ser ise "ser tee ‘ser seevas’ (i 1 Appendice al capitolo4 - ee eee ee ee aay 41- Formula di Leibaia per le derivate successive... =... . 187 4.2- Punti di minimo o massimo agliestremi =. | - 1. 1. 1884.3 - .Funsioni convesse 44- Una funzione senza primitive 4.5- Tl teorema di Cauchy . 46- Uns fanzine con Ete erate min un panto 4.7.- Teorema dell’asintato 418 - Studio di succession! definite par induzione |... | Capitolo 5 - Integrali e serie . 5.1 - Introduzione all integrale 5.B- Una formula anomala 2 invece del tutto normale . 5.9- Dimostrazione del criterio di Leibniz . . Capitolo 6 - Pee eet, o 6.1- Generalita 6.2- Equasioni linesti del peimo ordine 6.3 - Equazioni a variabili separabili 64- Equasioni lineari del secondo ordine « coafficienti costanti wee 6.5 - Sistemi di equazioni differenziali . Eeercisi relativi'al capitolo 6 6.2 - Il metodo di variazione delle costanti . pee ee 6.3 - Equasioni e sistemi di ordine superiore Lista dei simboli Indice analitico i B SURE RRSSSSS BRERRRENEE ERE - 193 194 » 195 196 198 TT 8Analisi matematica ABC vol.1 ~ funzioni di una variabile Dedlcate apll students 2G mucvone «fins fase poands obs gusts the fb sinugll ad afyprrofondis le malorisCapitolo 1 Matematica preuniversitaria Per poter capire a fontlo (0 anche semplicemente per seguire con un minimo di profitto} non solo il materiale di questo libro, ma un qualsiasi corso di materie matematiche di una Facolté universitaria, ¢ indispensabile che lo studente abbia ben chiare alcune (minime) conoscenze di base, sia come terminologia che come capacita di calcolo. Le elenchiamo qui di seguito, in modo che il lettore ne possa eventualmente ripassare qualcuua: sono divise per comodita del lettore in “Conoscere,” cio? parole di cui bisogna sapere il signi- ficato e strutture di cui bisogna sapere Je proprieti, © “Saper fare,” abilité che bisogna possedere; alcune di eese, utili ma non indispensabili, sono state scritte fra parentesi qua- dre. Abbiamo anche riportato per esteso la defimizione di alcune strutture chiave, tipo quella di funzione. Tutte le nozioni presentate sono trattate diffusamenite nel testo “Ma- tematica preuniversitaria di base,” degli stessi autori, che il lettore 2 invitato a consultare se qualcoss de} materiale di questo capitolo non gli & chisro in maniera assoluta. Gli esercizi di questo capitalo sono un semplice controllo delle nozioni apprese negli anni delle scuole superiori, ¢ il loro svolgimento non deve presentare alcun problema. 1.1 - Logica e insiemistica Riferimento per questa sezione: [MPB], sezioni 1.1 ¢ 1.2. Concecere : cosa sono una proposizione, un predicato, una tabella di verita; quali sono lo regole logiche fondamentali; come agiscono i connettivi logici e, 0,non,—, <=> ¢ i quantificatori V ed 3.2 Sesione 1.3 : Proprieté elementari del numeri Saper fare : negure una proposizione. Conoscere : cost e come ai pud indicare un insieme; cosa eignificano le parole elemento, appartiene, contenuto, contiene, sottoinsieme; cosa sano l’unione, I’ intersezione, Ia dif- ferenza, il complementare, I’ insieme vuoto; coe’? il prodotto cartesiano di due insiemi; & utile conoscere anche I' insieme delle parti (® es. 1.1). 1.2 - Funzioni generiche Riferimento per questa sezione: [MPB}, sezione 1.3. Ricordiamo innansitutto la defini. zione di funzione. Definisione : si dice fanzione (0 applicasione) una terna di oggetti, di cui i primi due, detti riapettivamente dominio ¢ cadominio, sono insiemi, e i terso 2 una legge che ad ogni elemento de! dominio fa corrispandere uno ed un solo elemento de! codominio. Si scrive f: A+ B (e ai legge “f da A in B") per indicare che A 2 i! dominio, B il codominio ed f Is legge; se a € A, I'unico elemento di B che Ia legge f fa corrispondere ad a ai indica con f(a) e si dice immagine di a, 0 valore assunto dalla funzione f in a. Conoscere : cos’t il grafico, cosa significa che un punto appartiene al grafico, cosa signi- ficano le parole iniettiva, surgettiva, binnivoca. Saper fare : come i verifica se un dato punto appartiene o no al grafico di una funzione di cui si conosce la legge. Ricordamo la denisione di funsione invers (ds non confondee con il reciproco dt ‘una fanzione). Definizione : se f : A + B é biunivoca, si dice funsione inversa di f Is fanzione f-':B— A cheall’elemento b € B associa ’unico elemento a€ A taleche f(a) = Conoscere : cosa sono 1’ immagine di un insieme tramite una fanzione, I’ immagine di una funsione, |’ immagine inversa di un insieme tramite una funzione; cos’ la composizione di due funzioni; @ utile concecere anche cos’é Sa restrizione di une funzione a un insieme. Saper fare : come si trovano immagini e immagini inverse da un grafico; come si vede #e una funzione 2 iniettiva o no dal suo grafico (% es. 1.5).Capitole 1 : Matematica preuniversitaria 3 1.3 - Proprieté elementari dei numeri Riferimento per questa sezione: [MPB], sezioni 2.1-2.7. & d’obbligo far osservare che dalla mancata conoscenza delle proprieta di somma e prodotto scaturisce circa meté degli errori che si riscontrano negli elaborati degli studenti. Conoscere : quali sono i numeri naturali (N), interi ( Z), razionali (Q) e reali (IR); quali sono le propriet di somma e prodotto; cosa significa risolvere un’equazione o un sistema di equazioni. Particolari sottoinsiemi di R sono gli intervalli, ar sezione 2.6, che si indicano con una notazione speciale: [a,8]={eeR:a
~x} indica tutti i numeri reali da —« compreso in su. Conoscere : quali sono le propriet& delle disuguaglianze; cosa significa risolvere una dise- quszione o un sistema di disequazioni. Saper fare : semplificare correttamente un’espressione anche letterale; risotvere equazioni e aistemi di primo grado; risolvere equazioni di secondo grado; risolvere disequazioni di primo grado, razionali, di secondo grado; disegnare nel piano le soluzioni di un sistema i facili disequazioni in due variabili. Conoscere : quali sono le proprieta delle potenze; cos’é un polinomio e cos’t una sua tadice. Saper fare : come vedere se un numero 2 o no radice di un dato polinomio; come dividere un polinomio per un altro; come si risolvono un'equazione irrazionale o una disequazione irrazionale (% es. 1.13).4 Sesione 1.5 : Funsioni reali ¢ funsioni elementari 1.4 - Coordinate e angoli Riferimento per questa sezione: [MPB], sezioni 2.8-2.11. Conoscere : cosa sono le coordinate su una retts e le coordinate cartesiane nel piano; cov’ un radiante e cos’? la migura in radianti di un angolo orientato; cosa sono seito, coveno ¢ tangente di un angolo, cosa sono le coordinate polaii nel piano qual & la loro relazione con le coordinate cartesiane — quest’ultima parte sari comunque richiamata in [ABC vol. 2}. Saper fare : individuare un punto nel piano date le coordinate e viceverss; calcolare la distanza fra due punti; convertire gradi in radianti e viceverea; conoacere seno, coseno e tangente degli angoli pitt comuni. Conoscere : le varie forme dell'equazione di uns retta; cos’e il coefficiente angolare; come sono i coefficient’ angolari di rette parallele o perpendicolari; qual @ l'equazione di una circonferenza; quali sono le equazioni canoniche di ellisse e iperbole; quali tipi di equazioni rappresentano delle parabole con asse varticale. Saper fare : acrivere l'equazione di una retta per due punti o di una retta dati il coefficiente angolare e un punto per cui passa; tracciare una retta data Ia sua equazione; trovare la distanza fra un punto e una retta nel piano; scrivere "equazione di una circonferenza dati ceutro e raggio; trovere centro e raggic data I'equazione di una circonferenza. Per poter seguire la trattazione degli integrali multipli e pitt in generale di alti argomenti di [ABC vol. 2] (e di diversi corei successivi, anche non di Matematica) & indispensablle vere una chiara visione dei solidi nello spazio, e non guasta conoscere qualche formula di geometria solida tipo quelle che danno volume ¢ superficie di coni, piramidi, cilindri, afere (% es. 1.25). 1.5 - Funzioni reali e funzioni elementari Riferimento per questa vezione: [MPB], capitoti 3 ¢ 4. Ricordiamo Ia definizione di funzione mouoténa. Definisione : se ACR ed f:A-+R, si dice che f é crescente se Wa,ye A, fe
f@)li infine, si dice che f @ decrescente se Vay € A, [2
f(y)] - Se f verifica una delle quattro proprieta precedenti, si dice che f & monotins; se f creecente oe f & decrescente si dice che f 2 strettamente monoténa. Dungue una fansione crescente 2 uns funsione che conserva l’ordime: se due punti 2 ed y somo in un certo ordine, le loro immagini aono nello stesso ordine; invece, una funzione decrescente inverte l'ordine. Osserviamo che una funsione cresoente 2 anche debolmente crescente, e una funzione decrescente & anche debolmente decrescente; a volte si parla di funzioni strettamente crescenti ansiché semplicemente di funzioni crescenti (e To stesso per le decrescenti), per sottolineare ancora di piit la disuguaglianza stretta. Ricordiamo poi due proprieta importanti delle funzioni monotone. Proposizione 1.1: se f 4 monotona dello stesso tipo sugii intervalli {a,b} e [b,c] allora é monotous su tutto I’ intervallo [a,c]; in generale se f 2 monotona dello stesso tipo solo sugit intervalli {a,®{ ¢ Jb,c] non @ detto che sia monotona sulla loro unione. Nella proposizione precedente & inessenziale se gli intervalli considerati siano aperti o chiusi negli estremi a e c, mentre é fondamentale che siano entrambi ¢hiusi nell’estremo comune 5; per convincersi deialtima affermazione basta considerare la funzione 1/z che 8 decrescente in ]—00,0[ ¢ in ]0, +00], ma non & decrescente sull’unione R\ {0}, dato che nel passare da z=~—1 8 z=1 ill suo valore auments, Proposizione 1.2: una funsione strettamente monotons @ injettiva. Conoscere : che la composizione di funaioni monotone & monotons; cosa significa che ‘una fanzione & pari o che 2 dispari; cosa significa che una fansione & periodica e cos’e il eriodo; gli intervalli in cui seno, coseno e tarigente sono imvertibili, ¢ coea sono le funzioni arcoseno, arcocaseno e arcotangente; le formnle per il eeno ¢ il coveno dell emma; somo poi utili anche le formule di duplicazione, di bisezione e parametriche. Saper fare : risolvere semplici equazioni e disequazioni trigonometriche.6 ‘Sesione 1.6 : Funsioni reali e fansioni elementari Occorre poi conoscere alcune dienguaglianze che useremo nel seguito e che riportiamo qui senza dimostrazione (per la quale rimandiamo a [MPB), pagg. 83 e 84): O
1 ©) WeR, s7>0 €) 3eER:2?<0. Esercisio 1.2 : scrivete in maniera abbreviata la proposizione Vz, {(z > 1) > Py; (o> 2) 9 GF
2: Vy > 1, P-y+32>3) Esercizio 1.3 : determinate gli insiemi {x €R:27<1e 2725} e {rE Riz? < le (22-1<0 0 z>7)}. Eeercizio 1.4 : dite quali fra le seguenti uguaglianze sono vere: a) {2E€R:(z>2e2<6) ox
2 e (<6 0 2<0)} b) {zER:(2<105>3) er<2}={2eR:2<00 (s<1ez>-3)}. Eeercizio 1.5 : dite se le seguenti scritture sono funzionio no: 2?—-y=1, y= 2-1, oz) = 2-52, A(z,y)=2?~y-1. Esercizio 1.6 : trovate il dominio naturale delle seguenti funzioni: a) vz-3 b) ve-a °° Val- 4) Vepeet ©) log(va?= 62 +5) f) een(z - Y1—2z). Eesercizio 1.7 : trovate la funzione di cui & grafico l’insieme {(,y):-1S2<1y202+y'=1}.10 ‘Seerciai relativi al eapitolo 1 Esercizio 1.8 : dite quali tra le seguenti funzioni sono iniettive (dimostrando le vo- stre asserzioni): a) FRR, fe)=2+} db) f:R4R, f(z) =2+sen2 o) f:Rt4R, f(2)=2-2 a) f:R4R, fle)=ot— Esercizio 1.9 : tra le funzioni dell’esercizio 1.8, dite quali sono biunivoche, e trova- tene le funzioni inverse. Esercizio 1.10 : sono date le 9 fe ( arte waco 2 sex>0 b) f(z)=4 -2-1 swe -1<2<0 Qe+l sexs-l; determinatene I’ immagine, dite s¢ sono iniettive, se sono surgettive, se sone biunivoche ¢ in tal caso calcolatene la funzione inversa Esercizio 1.11 : & data lafanzione f(z) = 2+ 2; trovate immagine tramite f di {2eR:-1<2<000<2<1} e immagine inversa tramite f di {r €R:-4< z<4}. Eeercizio 1.12 : scrivete, se & possibile farlo, la composizione go f ela composizione 0g, con i rispettivi domini, nei seguenti casi: a) f(z) =2-2, o(z)=4-32 b) f(s) = V29=2243-1, oz) = loge co) f(@) =senz+coaz, g(z) = /3E—% a) He)= {Fro Beg elas Hea {5t), BEZ9 se) =s). Esercisio 1.18 : dite quali fra le seguenti operazioni sono corrette: za 242 _lte sae 7] = g-%, ttaite, WOT ire, Ean. 3 Beercisio 114 : —— ly ast Pay, @-v-e fox 5 et SE) + ; a bne Beercizio 1.15 : risolvete Tequasione 2?-2z~6=0. Reercisio 1.16 : risolvete Yequazione (22? +4)? aera =oCapitolo 1 : Matematica preuniversitaria 1 Esercisio 1.17 : dite (senza servirvi della calcolatrice, uaturalmente) quali fra le se- guenti disuguaglianze sono vere: we A 1 12 go Tg SG) Tet Esercizio 1.18 : risolvete le seguenti disequazioni: a) 2?—152+16>0 b) (c+2)(2—2)(2-3) <0 ¢) (e—-1)(e+2)(2?-2z-6) 20. Esercizio 1.21 : risolvete la disequazione 22° +32? -22—3>0. Esereizio 1.22 : risolvete le seguenti disequazioni: a) vaetIse-3 b) veF2
0. Eeercisio 1.28 : risolvete la disequazione Yz+a—/éz+2a+/etSa>0 al ve riare di a €R (errore frequentissimo: chi 2 pit grande tra —c e —307). Esercizio 1.24 : dite ee z= 2 & radice del polinomio 225 — 2? — 4z— 4, e in caso affermativo dividete il polinomio per z— 2. Esercisio 1.25 : traducete in radianti la misura degli angoli la cui ampiezza, espressa in gradi, 2 pari a 180°, 60°, —45°, 105°; traducete in gradi la misura degli angoli Ia cui ampiesza, espressa in radianti, 8 paia -$, YF, %, %- Esercisio 1.26 : trovate la legge per ottenere seno e coseno degli angoli —z, +7, n~2 @ ]—2 sapendo seno e coseno diz.” Esercizio 1.27 : determinate seno, coseno e tangente degli angoli di ampiezza —Z , i Fy Eeercizio 1.28 : determinate i valori di 2 per cui si ha senz = 3/2. Eeercizio 1.29 : determinate i valori di z per cui si ha cosz < 1/2. Esercizio 1.80 : determinate i valori di = per cui siha senz— cose >1. Eeercizio 1.31 : trovate la distanza fra i puntt (1,2) ¢ (—2,3).12 Beorcisi relativi al capitolo 1 Esercizio 1.82 : scrivete l’equazione della retta passante per i punti (2,—1) e (1,0). Esercizio 1.38 : scrivete l’equazione della retta passante per i punti (-2, 1) e (—2, 3). Esercisio 1.84 : scrivete lequazione della retta passante per il punto (2;~1) ed avente coefficiente angolare —1 ; tracciate inoltre tale retta. Esercizio 1.35 : tracciate la retta di equazione y = —3z +5 e quella di equasione 3r—4y-9=0. Esercizio 1.86 : scrivete l'equazione della retta passante per il punto (1,2) e parallels. alla retta dell’esercizio 1.32. Esercizio 1.37 : scrivete l’equasione della retta passante per il punto (1,2) ed orto- gonale alla retts, dell’esercizio precedente, Esercizio 1.88 : trovate la distanza del punto (1,1) dalla retta dell’esercizio 1.34. Esercizio 1.39 : sctivete ’equazione della circonferenza centrata nel punto (—1,2) ed avente raggio 1. Esercisio 1.40 : trovate centro e raggio della circonferenxa di equazione 2? + y? — 62+ 2y +6 = 0, e tracciate tale circonferenza. Esercizio 1.41 : trovate i punti di intersezione della retta di equazione s-y+2=0 con la circonferenza centrata in (1,2) ed avente raggio 1. Esercizio 1.42 : trovate i valori di & per cui la retta di equasione z—y+k =0 risulta esterna alls circonferenza di equazione x?+?—2z = 0, quelli per cui 2 secante, ¢ quelli per cui & tangente; in quest’ultimo caso, determinate le coordinate del punto di tangenza. Esercizio 1.43 : disegnate la parabola di equazione y = 3z7— 241, e determinate { punti di intersezione della parabola con ls retta di equazione y= 2-+1. Bacrcisio 1.44 : dite oe 2 vero che ((1 +074)? = yi Fa". Beercisio 1.45 : dite se 2 vero che ((1+0)8)? = viFa. Eesercizio 1.46 : semplificate Pespressione Vz? —a*/ Y¥z—z5 , facendo attenzione ai valori di =. Esercizio 1.47 : risolvete le seguenti.equazioni: a) Va? —4 E—2= (z-2)Vet2 b) 2VZ—-2=4-2 °) f3e—2je=V2-2. Esercizio 1.48 : risolvete le seguenti equasioni: a) 10° =100 b) 7=1 ©) 422-35 4) 19% =3"43,Capitolo 1: Matematica preuniversitaria 13 Esorcisio 1.49 : risolvete le seguenti equasioni: a) logge =3 b) logy = = logs 2 —logs(z + 1) ©) log, 2 + logez =3. Feercisio 1.50 : tracciate, sensa guardarli sul libro, i grafici delle funzioni z, [z|, wf, 2, Je, ¥z, Wz, 1/2, enz, coz, tanz, arceenz, arccosz, arctanz, oe, loge. Esercisio 1.51 : uiilimando una calcolaizice, tracciate i grafici delle funzioni 2, =*, zenz, e* , calcolando il valore delle funzioni in uns decina di punti. Esercizio 1.52 : dite per quali + ha senso calcolare /a?—a¥ +1. Esercisio 1.53 : dite per quali x ha senso calcolare log(sen +cosz)e* . Boercisio 1.54 : dite se Is funzione arctan(2z — x*) 2 pari o se 2 dispari. Esercizio 1.55 : dimostrate che la funzione sen6e-+cos3z 2 periodica, e determina- ‘tene il minimo periodo. Eeercizio 1.56 : dite a cosa 2 uguale arcsen(senz) se $ <= < %,e ache come ngusle se 8E <2 < SF. Evercisio 1.57 : risolvete Pequazione sen(arcsen ) = 2+ $. Boercizio 1.58 : dimostrate che la funzione coseno iperbolico & biunivoca tra, [0,-+oo[ e [1,+00[, e calcolatene I’ inversa. Eeercisio 1.59 : determinate graficamente |’ immagine della seguente funzione: Fig. 1.19: un grafico di funsione Disegnate poi su fogli di carta vari grafici di funzioni a casaccio, note o inventate, e Tipetete esercizio per ciascuna di esse. Esercizio 1.60 : per ogni grafico dell'esercizio 1.59 dite se la funzione @ iniettiva, e determinate approssimativamente al variare di k il numero di soluzioni dell'equazione He) =k.“4 ‘Beercisi relativi al capitolo 1 Keercisio 1.61 : per ogni grafico dell’esercizio 1.59 tracciate i grafici di f(z)+1 edi sle)-2. Esercizio 1.62 : per ogni grafico dell’esercizio 1.59 tracciate i grafici di f(-3x) e di S(z/10) . Esercizio 1.68 : tracciate il grafico di |2sen(3z) — 1|. Eeercizio 1.64 : a questo punto siete pronti: prendete un libro delle acuole superiori, e vedete quanti grafici di funzioni non troppo complicate riuscite a tracciare rapida- mente con una ragionevole approssimazione (naturalmente, senza prima guardare i gra- fico vero). Confrontate i risultati con il tempo necesaario a uno studio completo, che peraltro rimane insostituibile per ottenere grafici corretti. Esercizio 1.65 : risolvete graficamente in modo approssimato nell’ intervallo [0,27] Ia disoquazione |2sen(3z) — 1] <1.Capitolo 2 Insiemi numerici In questo capitolo parliamo dei numeri e delle loro proprieta; presenteremo i numeri reali in modo pit o meno assiomatico, e daremo solo alcune propriet& dei numeri naturali, interi e razionali. Al termine, introdurremo i numeri complessi, che spesso fanno parte del programma dei corsi di Analisi. Introduciamo subito il simbolo di sommatoria, che permette di abbreviare notevol- mente parecchie notazioni ¢ di renderle pitt precise. Il suo uso, molto facile, si capisce bene da qualche esempio; grossomodo, se abbiamo una “ricetta” per determinare alcuni numeri, con il simbolo di sommatoria ne possiamo indicare la somma. Questo procedi- mento dovrebbe essere familiare a chi ha una, conoscenza anche solo superficiale di un linguaggio di programmasiane. ‘Eoempio : con Ja scrittura 3 Seen) = intendiamo la somma sen 1 (che corrisponde al valore j= 1) +sen2+sen3. ‘ Esempio : }~ cos(3h — 3) = cos2+ cas + 0088+ cos 11 . = Esempio : ee sono dati i numeri a1, a2, as, 04,05 , posaiamo scrivere 5 8 Vas atartastatas= > a,=-, = = cio’ P indice della sommatoria 8 nto, non ha imporlanza quale usiamo purché siamo coerenti ¢ lo usiamo in tutta la sommatoria (% es. 2.4).16 Sesioue 2.0 : Funsioni reali ¢ funzioni elementari ‘Un altro caso in cui i termini della sommatoria hanno due indici: 2 Dobis bos + bas + bay + bay « & ; Nop @ necessario che I’ indice della sommatoria parta da 0, 0 da 1, anche perché possiamo cambiarlo facilmente: aisha ae tay toe = S31 = Foes = 6 had Pid in generale, se J & un insieme finito di indici, con la scrittura La ‘et indichiamo la somma di tutti i numeri della forma a; , dove I'indice i assume tutti i valori compresi nell’ insieme J. Esempio : ve S indica V insieme dei numeri interi tra 1 ¢ 5, lasomma "5, a; si pud anche scrivere Dyes G1 « Ancora pitt in generale, anziché limitarci alla notezione {indice — appartiene ~ insieme) come in ¢ € F useremo talvolta la notasione di sommatoria con un gens- ico predicato (i), come nel caso S(é) = “il numero naturale i & frale Beda diverso da 3” nel quale ecriveremo % = Oy +O,+04 +05. 1
nq, se n€5 anche nt+les. Alora $2 {nEN:n>no}-22 Sesione 2.1 : Numeri nsturali e principio di indusione Questa proposizione (che pud essere riformulata in termini di predicati, a mo' della proposizione precedente) dice che se riusciamo ad applicare I’ induzione aolo da-un certo to in poi, insieme S contiene almeno tutti i numeri da no in poi. Cid non vuol dire che l’insieme S contiene solo quei numeti: potrebbe contenerne anche.altri, ma Ja verifica per quelli prima di fp , che sono solo un numero finito, va fatta con metodi diversi dall' induzione, ad esempio controllandoli tutti direttamente (& es. 2.7). Exempio : consideriamo Ja disuguaglianza aon. (2.3) Osserviamo subito che questa 2 vera per n = 0 e per n= 1, ma ovviamente 2 falsa per n= 2: allora non possiamo sperare di spplicare la proposizione 2.2. Con un po’ di Pazienza si scopre che il prossimo numero per cui la disuguaglianza vale? n = 10, valore per cui 23° = 1624 > 1000 = 10° ; se n> 10 riusciamo anche a provare la disuguagliansa, con n+1 al posto di n (supponendo vera quella con n ): infatti supponendo che per un certo n> 10 sia vero che 2" > n° abbiamo antl = 2.2" >2-n8 an*+n-n? > n? + (3+3+1)n? > n? 43n?43n+1 = (n+), e la disuguaglianza (2.3) & vera per ogni n > 10. Osserviamo che in realta {fl predicato (2.3) 2 induttivo anche prima di n= 10: noi abbiamo usato polo il fatto che n >7,e con un ragionamento leggermente pid raffinato sarebbe stato sufficiente n > 5 ; pérd per usare I’ induzione servono due tasselli: in questo caso quello pit “esigente” & trovare un numero no per cui il predicato & vero, che come minimo 10. Ti principio di indusione si pud usare anche per dare delle definizioni, come vediamo nel prossimo esempio (fondamentale). Egempio : definiamo una funzione f : N +N , la funzione “fattoriale,” ponendo f(0)=1 tga nena venz0. @4) Questa formula definisce Ia funzione per tutti i valori di nm: infatti, se chiamiamo S Pinsieme degli n per i quali f(n) existe, si ha: 1) 0€S, perché abbiamo posto f(0) =1, 2) se n € S allora concsciamo f(n), quindi conosciamo anche f(n +1) per la definizione data, dunque n+1€S. Per indusione; $=N. Questo metodo pub exere esteso ad altri cai interessant (= appendice 2.2), Nel seguito, incontreremo di frequente la funzione fattoriale, che ha un simbolo proprio: scriveremo nl per indicare il fattoriale di neil simbolo ! ha la precedenza sulle alire operazioni, cost 2-(n!) = 2n! # (2n)!. A parte il caso n=O, per il quale la definizioneCapitoto 2 : Insiemi oumerici 23 (2.4) & data per rendere pia brevi certe notazioni, n! & il prodotto dei numeri naturali tra 1 ed n, clot 2 nl=]Ji vn>1 ql (2.5) 21-268 (n—d)en. Questa @ una formula esplicita per il fattoriale, mentre la definizione induttiva che ne abbiamo dato 2 implicita, nel senso che, ad esempio, in (2.4) non compare esplicitamente 100! , mentre questo compare in (2.5). Tuttavia, (2.5) non é la definizione del fattoriale, e va dimostrata (usando il principio di induzione) a partire da (2.4). Esempio : 51 = 1-2-3-4-5 = 120; i fattoriali crescono piuttosto rapidamente con n: ad esempio, 22! 2 un numero di 22 cifre ... Useremo in seguito la disuguaglianza Yn eN, nl >a", (28) 1a cui dimostrazione & un esercizio (% es. 2.8). ‘Un'altra formula interessante @ quella che d& le somma dei termini di una progres- sione geometrica (“ es. 2.9): se g € R\ {1} Eee ce, 27) mentre per ¢=1 Ia somma & n-+1 ; oaserviamo che qui facciamo uso della convensione 0° =1, e Ja formmla resta vera anche per g=0. ‘Esempio : come spplicazione della formula (2.7) calcoliamo la somma che dovremmo ricevere alla fine di un plano di versamenti periodici (di periodo 7 misurato in anni) con interesse i (sempre misurato su base annua): dunque effettuiamo un versamento C ogni T anni, e V'interesse annuo sul versato & pari ad i (ciod i = 0.03 per un interesse annuo del 3 %). All’istante t = 0 effettuiamo il primo versamento C ; subito prima di effettuare il versamento successivo, all’ istante t = T', il capitele sard diventato C(i +4)? : ora effettuiamo il secondo versamento C per cui il capitale sar& diventato C+C(1 +4)? =C(1+(1+4)") . All'istante t= 27 il capitale sara CA + (L+H) 048? =O(1+8? +(1+8)"7) che, insieme al terzo versamento, produrra un capitale di OL + (1+) + (1 +4)"").2 Sesione 2.1: Numeri naturall ¢ principio di indusiome Procediamo poi cosi per gli altri versamenti. In definitiva avremo: c Tr ca+a+i or c(t if vF +a} iP?) at | CEQ +H + (L407 4.4049") Dunque, dopo un tempo nJ' (misurato in anni), avremo sccummulato il capitale eya+it = cy (a+ary* kn k=O che, mediante la formula (2.7) equivale 8 (14 4yerruT — 1 G+? -1 Ad esempio, versando 100 € ogni mese per 10 anni all'interesse del 5% (inteso su bese annua), avremo C= 100, i= 0.05, T= 1/12, n= 120, per cui a fronte di 12000 € versati la somms finale sara di (1.05) 124/12 — 1 "(0517 = Esempio : sempre mediante la formuls (2.7) possiamo calcolare la rata di an mutuo di capitale C, ad interease (annuo) i, da estinguere mediante ill pagsmento di n rate, ogouna di importo ¢ e di cadenza T misurata in anni. Infatti, all’istante t = 0 riceviamo un capitale C ; all istante t= T° il nostro debito sara diventato C(1+%)", perd paghiamo la prima rats e pertanto il debito scende a C(1+ i)? —c. All’ istante t = 2F il nostro debito, dopo aver effettuato il pagamento della seconds rata, sar’ di G(1 +i? ~ (1 +i)? —c, e cost vi vecondo Ia tabella seguente: 100 = 15600 €. tempo | debito residuo 0 c T C1 +i)T -c or Ci +i? eta? —e ar | Osea c(t +t H + (1 4e +... +(1 400-7) Dunque, all’ istante t = nT’, cio’ dopo il pagamento di n rate, il debito sar estinto se 1 f oa C+? = xy fa+at]"= ot .Capitolo 2 : Insiewi numerici 25 Si ricava allora il valore ¢ della rate: a aver +i)? -1 e=O(1+i) aay T° ‘Ad esempio, se prendiamo in prestito 12000 € da restituire in un anno in rate mensili al’ interesse del 5%, avremo C = 12000, n = 12, T = 1/12, i = 0.05. Pertanto dovremo pagare una rata mensile ¢ pari a = 12000- £95 1.0544 — 3] = 1026.68 €. Possismo ora enunciare una disuguaglianza che ci saré utile in seguito, e la cui dimostrazione & lasciata per esercisio: la disuguaglianza di Bernoulli (& es. 2.14) Ve2>—-1,VneEN, (1+a)"21+na, (2.8) che 2 una disuguagtianza stretia ce a#0 © n>2 (Sex. 2.18). 2.2 - Calcolo combinatorio Dati n oggetti distinti, disposti in fla in un certo ordine, ogni altro modo di disporli in fila ai chiama permutasione della disposizione di partenza; ee indichiamo con P,, fl numero totale di permutasion! di n oggetti, cio’ il numero di modi diversi in cui questi oggetti posoono essere disposti in fila, si ha ovviamente F, = 1. Incltre, presi n+1 oggetti da disporre in fila, possiamo mettere al primo posto uno qualaiasi di ess! (e questo lo possiamo fare in n-+1 modi diversi), dopo di che, per clascuno di questi modi, mettiamo in fila i rimanenti n (e questo lo possiamo fare in FP, modi): dunque, Pata = (n+1)- Pq. Se poi poniamo Fy = 1, questo significa che P, = nl, per In definizione (2.4). ‘Boempio : un mazeo da poker di trentadue carte pud essere mescolato in 32! = 2,6-10% modi diversi (% es. 2.16). Possiamo porci un problema analogo, quello delle disposizioni di n oggetti presi a k per volta, dove k
n, (7) =0 8) vk, (2) = (a4) 4) WEN VkeZ aiha ("P)=(s)+(,%,)-Capitolo 2 : Insiemi numerici 2 Notiamo che i coefficienti binomiali non nulli formano nel piano (n,k) una specie di triangolo che si dice triangolo di Tartaglia: omverviamo che ogni elemento del triangolo ? la somma di quello di sopra (n diminuisce di uno, k invariato) con quello sopra ¢ a sinistra (ne k diminuiscono di uno), che @ esattamente 4) della proposizione 2.4. La ragione del nome di coefficienti binomiali sta nel prossimo risultato, noto come formals del binomio di Newton (anche qui usiamo Ja convensione 0° = 1) e la cui dimostrazione si pud ottenere mediante il principio'di induzione. Proposizione 2.5 : se a,b €R ed n EN, Ja potenza n-esime del binomio a+b si esprime con Ja formula (a+b) = = (jen (2.9) Notiamo che (a+ a)" = (ne + ((lerto+ (levte tek (2 ie + (em =a" +na™b+ Be Non-ayp teeet nab? + oF ¢ che il triangolo di Tartaglia ci offre il modo di calcolare rapidamente la potenza di un binomio, per esponenti ragionevolmente piccoli: ad esempio, dalla tabella riportata sopra segue (at bjt =1-a44+4-05 46-07? +4- ab? 41-0. Notiamo che dalla proposizione 2.5 segue in particolare che la somma di tutti i coefficienti binomiali di ordine n 8 2": raa+=5(2).28 Sesione 2.3 : Elementi di calcolo delle probabilita 2.83 - Elementi di calcolo delle probabilita Non 2 facile introdurre brevemente il concetto di probabilitd; una trattazione accursta Tichiederebbe varie nozioni preliminari come gli spazi probabilizzati, la teoria della mi- sura, ..., che esulano da quanto ci siamo proposti di illustrare in questo volume. Ci limitiamo qui a considerare la probabilité finita, ciod i] caso di eventi che variano in un insieme finito di possibilita, che assumeremo tutte equiprobabili. In tal caso definirema la probabilita che un fatto accada come il rapporto numero di eventi fsvorevoli 2. P= "Tumero di eventi possibili * (2.19) In tal modo il calcolo delle probabilit& @ ricondotto al calcolo del nuinero di elementi i un insieme, dunque in definitiva al calcolo combinatorio. Pertanto ci limitiamo qui a fornire qualche esempio, invitando il lettore ad esercitarsi al calcolo delle probabilita utilizzando i giochi pitt popolari (totocalcio, lotto, roulette, dadi, giochi di carte, ...). Esempio : la probabilitd di avere poker servito si caleola mediante la formula (2.10). Al denominatore metteremo iJ numero di tutte le distribuzioni di 5 carte in un mazzo di 82 che, come abbiamo gia calcolato in un esemmpio precedente, & di (%7) = 201376. Al numeratore metteremo il numero di distribuzioni di 5 carte che contengono un poker. Potendo essere il poker di otto valori diversi (di 7, di 8,..., di K , di assi) ed easendo Js quinta carta una qualsiasi delle 28 rimanenti avremo che gli eventi favorevoli saranno 8-28 = 224, per cui Ja probabilit& cercata ark 2 1.11-10-%. 204, P= 301376 Per esercizio provate a calcolare la probabilita di avere servito uno degli altci punteggi del poker (% es, 2.19). Esempio : due giocatori giocano a testa 0 croce; ill giocatore A sceglie testa ed il giocatore B croce, con Ia regols che chi totalizea per primo 5 punti (un punto per ogni previsione indovinata) prende il montepremi di 10 €. Ad un certo momento del gioco il giocatore A conduce per 4 a 2 ed il gioco, per motivi estranei alla volont’ dei due giocatori (un terremoto, |’ intervento della polizis, il sopraggiungere delle mogli, ...), viene interrotto. B evidente che il manteprem! non pud essere diviso in due parti uguali perché il giocatore A era in vantaggio; viene deciso di comune accordo che la spartizione pii equa & di dividere i] montepremi in maniera proporzionale alla probabilita di vincere di ognuno. ‘Se ci fossero stati altri lanci dopo I’ interruzione, al primo lancio A avrebbe avuto una probabilit’ 1/2 di vincare; se avesse perso, il punteggio sarebbe stato 4 a 3 ed al lancio successive A avrebbe ancora svuto una probabilita 1/2 di vincere. Se avesse perso, il pumteggio sarebbe stato 4 a 4 ed il lancio successivo sarebbe stato determinante. In definitiva, affinché B vinca deve necessariamente uscire croce 3 volte di seguito, i] che avviene con probabilita (1/2) - (1/2) - (1/2) = 1/8; diversamente 2 A che vince. In definitiva, le maniera pit equa di dividere il montepremi di 10 € @ di.assegnare 8.75 € ad Ael25 €aB.Capitolo 2 : Taste’ numerici 29 ‘Evempio : vel Superenalotto si fa 6 se si indovinano 6 numeri estratti su 90. Le combinazioni sono (°°) ¢ I'evento favorevole uno solo, quindi la probabilita di vincere & 1 Rees P= Ty = armatasm = 181-10 Per fare invece 5+1 utilimmando 5 dei 6 numeri estratti pid il cosiddetto numero jolly, il mumero delle giocate possibili rimane (%) , mentre il numero delle giocate favorevoli &dato-da (5): infattibisogna certamente indovinare il numero jolly, e in pid 5 dei 6 numeri estratti. La probabilita di fare 5+1 dunque =— > _ ~9.64.10-* = sagem = 94-107. Se ci accontentiamo infine di un pitt modesto 5, che si ottiene indovinando & dei 6 numeri estratti, il mumero di giocate favorevoli & dato da ($)-84 = 504. Infatti (¢) rappresenta il numero di scelte di-§ numeri sui 6 numeri estratti, che va moltiplicato per il numero i scelte possibili del sesto numero, quello non indovinato, per l'appunto 84. Dunque la probabilita di fare 5 & 504 “7, = Saprasgo ~ 809-10 Provate per esercizio a calcolare Ia probshilit’ di fare 4, 3, 2, 1, 0 (@ es. 2.22). 2.4 - Numeri interi, razionali, reali Liinsiene Z = {0,1,~1,2,—2,...} dei numeri interi presenta qualche differenza rispetto ai numeri naturali: anzitutto @ presente la sottrazione, o megiio, di ogni numero n € Z esiste l'opposto rispetto alla somma. Un'altra particolarita di Z @ che negli interi, come nei natureli, ogni numero ha il successore, ma chiaramente non vale piil il principio di induzione (intuitivamente, il Principio di induzione @ “unidirezionale,” mentre i numeri interi si allontanano da sero in due diresioni). Se ne pud perd salvare una parte, simile al principio del minimo intero, aggiungendo un’ ipotesi supplementare: enunceremo e dimostreremo questa propriet un Po’ pit avanti (er proposizione 2.13). Introduciamo a questo punto i numeri razionali, indicati con il simbolo Q: questi sono tutti i mumeri che si possono rappresentare come rapporto di due interi. In termini di rappresentazione decimale (quella abituale, tipo 2.71828--- ) si potrebbe vedere che i ‘numeri rezionali sono tutti ¢ soli quelli rappresentati da allineamenti periodici. Facciamo notare che i numeri razionali non “sono” le frasioui: infatti la scrittura 3/4 & indubbiamente diversa dalla scrittura 6/8, quindi queste due “frazioni” sono30 Sesione 2.4: Numeri interi, raxionali, reali differenti, ma sappiamo che esse rappresentano lo stesso numero (0 meglio, cosi ci 2 stato ingegnato). : Nei numeri razionali sono presenti la summa e ii prodotto, ¢ i razionali non nulli (ciod Q\ {0} ) hanno tutti un inverso rispetto al prodotto. Infine, i razionali (come i naturali e gli interi) sono totalmente ordinati, vale a dire dati due numeri razionali sempre possibile dire se il primo 2 minore del secondo, o se & uguale, o se & maggiore; non vale, perd, la ‘propriet analoga a quella det niinimo intero: ad esempio, non eaiste il pit piccolo numero razidnale maggiore di zero. Infatti, questo numero non pud certo essere zero (non 2 maggiore di sero), e neppure un numero negativo (idem), e non pud neppure essere un numero positivo q , dato che q/2 sarebbe ‘un altro numero rasionale maggiore di zero, ma pit piccolo di q. I numeri razionali ci permettond di eseguire tutti i calcoli aritmetici, e inoltre sono gli unici numeri che incontriamo nella vita di ogni giorno: infatti, le misure (di lunghezze, masse, tempi, ...) che poasiamo prendere sono necessariamente approssimate, perché non ® possibile, né a noi né a una macchina, eseguire misurazioni con precisione infinita. Ci Potrebbe venire allora la tentazione di fermarci qui, o costruire la matematica solo con i numeri razionali, ma andremmo incontro a due problemi: ansitutto, come gid avevano notato i Pitagorici, esistono (nel mondo ideale) delle misure che non possono essere espresse da un numero razionale, in quanto ad esempio la diagonale di un quadrato di lato 1 ba lunghezza V2,e... Proposizione 2.6 : i] numero /2 non é razionale. DIMOSTRAZIONE : se fosse razionale, potremmo scriverlo sotto forma di frazione, e po- ‘tremmo semplificare la frazione fino a ridurla ai minimi termini (cioé tale che numeratore ¢ denominatore non hanno piii fattori comuni). In particolare potremmo scrivere 7-2 con p e q non entrambi pari. (2.11) Ma allora 2 = p*/q? , ovvero P=27. (2.12) A questo punto oaserviamo che se p & dispari (ciob non contiene il fattore 2) anche 4 suo quadrato risulta dispari, ma 2g? 2 pari e non dispari, quindi p non pud easere dispari, dunque & per forza pari: allora possiamo scriverlo come il doppio di un numero intero, cio p = 2h. La formmla (2.12) diventa allora 4h? = 2g, ovvero P=2",. Lo stesso ragionamento fatto prima ci porta a concludere che gq @ per forza pari, ma allora p @ ¢ sono entrambi pari, che contraddice (2.11). = Notiamo poi, e questo secondo problema & un’sltra faccia della stessa medaglia, che esistono delle equazioni molto semplici, come z?—2 = 0 , che non possiamo risolvere nel campo dei numeri razionali (le soluzioni, z = 2, non sono numeri razionali).Capitolo 2 : Lnsiemi numerici 31 In.un certo senso, i razionali sono un insieme “bucherellato”: se consideriamo T'insieme A dei numeri razionali positivi i] cui quadrato non supera 2, e I’insieme B dei razionali positivi il cui quadrato & maggiore di 2, @ facile vedere che ogni ele- mento di A @ minore di ogni elemento di B. Infatti, se per assurdo fosse a € A, b€ Be a> d, essendo a,b >0 avremmo, per Je" proprietA delle disuguagtianse, ot =a-a>b-a,e d'altra parte a-b > b-b = 0, quindi a? > B?, il che é assurdo perché a? <2< i. Poi, possiamo trovare elementi di A e di B arbitratiamente vicini tra loro (ad esempio, 1.41421356 € A e 1.41421357 € B ...), quindi A e B sono -contigui, e ci aspetteremmo che ci fosse un punto, in A o in B., che lascia da un lato gli elementi di A e dall’altro quelli di B. Tnvece questo punto manca (sarebbe V2, ma non 2 razionale). Per i vari motivi citati, i numeri rezionali non sono sufficienti a costruire una mate- matica ragionevolmente ricca e non ridotta a strutture troppo elementari ( es. 2.23). J numeri reali, indicati con R, sono “tutti” i numeri che usiamo abitualmente, razionali ¢ irrazionali, e hanno tutte le proprieta algebriche dei razionali; per comodita, elenchiamo tutte queste proprieta, che prendiamo come assiomi dei numeri reali (insieme al'assioma di Dedekind 2.8). Assiomi algebrici dei numeri reali 2.7 : nei aumeri reali valgono Jo seguenti pro- prieta: 1) la comma, +, 2 associative 2) 1a comma @ commutative 3) Ja somma ba un elemento neutro, 0 4) ogni numero reale ha inverso rispetto alla somma (usualmente viene detto opposto) 5) il prodotto, - , & associative 6) i prodotto 8 commutative 7) il prodotto ba un elemento neutro, 1 8) ogni numero reale diverso da 0 ha inverso rispetto al prodotto (detto reciproco) 9) il prodotto & distributivo rispetto alla somma 10) se <6 allora per ogni c siha a+c
0 siha a-c
z=y) 3) proprieta transitiva: Vr,y,z ¢R, [(z Sy) e (y
[(e
e >: possiamo cosi ecrivere la proposisione z
z (o y>=). Infine, scriviamo z < y < z al posto di (x
0}.Capitolo 2 : Inaieni numerici 33 Beempio :8e A= {—7,—n,0} si ha ancora M4 = {2 €R:2>0} (es. 21). Esempic : se A= Z non esistono maggioranti di A (qual mai un numero reale che & pit grande di tutti-i numeri interi?), quindi M=8. Si vede subito che se mE .#4 e 2m allora x € 4,4. Da questa osservazione segue in Particolare che se un insleme ha dei maggiorant! ne ba infiniti altri: tutti i ‘numeri maggiori di lui stess0; come abbiamo appens visto, ci sono perd insiemi che non hanno alcun maggiorante. Notiamo che il fatto di avere almeno un maggiorante m dice che gli elementi dell’ insieme pon vanno al di 14 del numero m , e in particolare non sono “troppo” grendi. Definizione : si dice che un sottoinsieme A di R é limitato superiormente se ha dei maggioranti, ciod se a # D. Exempio : i primi due insiemi degli esempi precedenti sono limitati superiormente, il terzo non Io &. Definisione : se A CR, ai dice che un numero reale m 2 il massimo di A se med Vee A acm. In tal caso si scrive m= maxA. Dunque, il massimo di A & un maggiorante di A che inoltre ba Is propriet& di appartenere ad A (% es. 2.3). Boempio : 0 Ay = {z €R:2<0} e Ay = {x €R: 2 <0}, solo il primo insieme ha masaimo (@ lo zero), nonostante i! secondo insieme abbia gli stessi maggioranti. Notiamo che nells definizione di maggiorante si parla di “un” maggiorante, dato che come abbiamo osservato vi possono essere molti maggioranti, mentre qui si dice “” massimo: infatti un insieme pud tranquillamente non avere massimo (ad esempio Z non ha massimo, Pinsieme Az qua sopra non ha massimo, ...) ma non pud avere due massimi (se li avease, dato che il primo @ un massimo deve essere maggiore o uguale al secondo, ma anche il secondo @ un massimo e quindi deve essere maggiore o uguale al primo: da m
maxA; < max Az ee i massimi esistono.34 Seaione 2.5 : L'estremo superiore Inoltre, ve A e B hanno massimo allora (di nuovo aiutatevi con un disegno) anche la Joro unione ha massimo, che @ il pit grande fra i due massimi di A edi B, ciok max(AU.B) = max{max A, max B} . Per I intersezione non vale niente del genere. ‘Tutto quello che abbiamo detto per ls parte “di sopra” ai pud ripetere dalla parte opposta: cos! definiremo i minoranti, gli insiemi limitati inferiormente e il minimo. Definizione : diciamo che m é un minorante di ACR se Vz € A,.m < 2; diciamo che A é limitato inferiormente se ha dei minoranti,e che m= minA se mé A é un minorante di A. Osservazione : se un insieme A ha.sia massimo che minimo, abbiamo evidentemente min A < maxA. Inoltre, minA = maxA see solo se A @ costituito da un solo punto. Anche per i minoranti e per i minimi valgono proprieti analoghe alle 1) ¢ 2) viste sopra (% es. 2.24). Un errore molto frequente & credere che se m= max A tutti i numeri minori di m appartengono ad A, oppure che se m 2 un maggiorante di A e x
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