Lezione 3
Lezione 3
Lezione 3
psicologico morale
e la nascita della
neuroetica
La psicologia
Stati Uniti
Il termine neuroetica risale alla fine degli anni
Ottanta del secolo scorso, ma è stato
ufficializzato come ambito specifico di studi
nel 2002, durante un convegno tenutosi a San
Francisco (USA) che aveva come finalità quella
di «mappare il campo della neuroetica».
La neuroetica (3/5)
Durante il convegno, sono stati individuati due settori principali della neuroetica:
01
Etica delle neuroscienze
Si occupa, da un lato, delle questioni etiche che sorgono nel preparare ed eseguire
studi neuroscientifici con i nuovi strumenti di indagine e, dall’altro, delle implicazioni
etiche, sociali e giuridiche che sorgono nel momento in cui le scoperte
neuroscientifiche vengono applicate.
Il primo tipo di problemi rientra nel campo della sperimentazione che coinvolge
esseri umani, regolato ormai da apposite normative internazionalmente riconosciute;
quanto al secondo, le neuroscienze ci dicono che è ormai possibile mappare
completamente il cervello umano, e sarà quindi possibile sviluppare efficaci
strategie di intervento mirate sia al recupero di funzioni compromesse, che a
modificare e migliorare le «normali» prestazioni degli esseri umani.
La neuroetica (4/5)
Durante il convegno, sono stati individuati due settori principali della neuroetica:
02
Neuroscienze dell’etica
Ricerche neuroetiche di più spiccato interesse teorico, che si occupano del modo in
cui le conoscenze ottenute dalle sperimentazioni neuroscientifiche gettano nuova
luce su questioni filosofiche tradizionali (es. rapporto mente-corpo, libertà e libero
arbitrio, responsabilità morale…).
Tutta l’etica teorica ha come presupposto l’intuizione della libertà: l’attività di
approvare o disapprovare un’azione ha senso perché supponiamo che l’agente fosse
libero di scegliere se compierla o no, ed è per questo che imputiamo quell’azione
alla sua responsabilità morale. Dunque, gli esperimenti neuroscientifici rievocano il
dubbio: come conciliare l’esistenza della libertà con la concezione meccanicistica
della scienza moderna?
La neuroetica (5/5)
Durante il convegno, sono stati individuati due settori principali della neuroetica:
02
Neuroscienze dell’etica
L’interesse teorico di queste ricerche neuroscientifiche scaturisce dal fatto che esse
pongono all’etica la necessità di ripensare se stessa, e una delle aree più
interessanti in proposito è quella che riguarda il ruolo delle emozioni nella vita
morale.
Morale e sentimento (1/7)
Portogallo
Come già sottolineato, l’immagine in gran parte
prevalente lega l’agire morale a processi
intellettuali e razionali, e concepisce la
dimensione emotiva come ostacolo allo sviluppo
del ragionamento morale – la stessa psicologia
morale, fino a Kohlberg, privilegia il modello
razionalistico; quest’ultimo viene però messo in
crisi verso la metà degli anni Novanta dalle
ricerche del neuroscienziato portoghese Antonio
Damasio, con uno studio ormai classico.
Morale e
sentimento (2/7)
Damasio partì dallo studio di un caso famoso, quello
di Phineas Gage: Gage era un operaio delle ferrovie
che, nel 1848, ebbe un incidente nel corso del quale il
suo cranio venne trapassato da una barra d’acciaio,
la quale distrusse parte del lobo frontale e lasciò
intatte le altre parti.
Morale e
sentimento (3/7)
Dopo l’incidente, la personalità di Gage mutò
radicalmente: da persona responsabile e affidabile,
divenne irascibile e incapace di avere normali
rapporti sociali con gli altri – aveva cioè perso, a
causa di quella particolare lesione che coinvolgeva
aree associate anche alla modulazione delle
emozioni, le caratteristiche che lo rendevano capace
di comportamenti responsabili e moralmente
apprezzabili.
Morale e sentimento (4/7)
Da allora, gli studi neuroscientifici su soggetti malati (sociopatici) e soggetti «sani»
si sono moltiplicati, e l’idea centrale che ne emerge è che l’immagine tradizionale
coltivata dalla filosofia (secondo cui nei soggetti «sani» i giudizi morali sarebbero
conclusioni razionali tratte da princìpi generali) deve essere sostituita da una
concezione secondo la quale i giudizi morali sono il risultato di risposte automatiche
prodotte dalle aree del cervello coinvolte nei processi emotivi.
Morale e sentimento (5/7)
Si è trattato di una vera e propria «rivoluzione copernicana» nel modo di intendere le
emozioni: da ostacolo alla riflessione razionale, la dimensione emotiva diventa
l’indispensabile punto di partenza della costruzione dei giudizi morali.
Anzi, secondo i neuroscienziati che hanno sviluppato le ricerche di Damasio, la
dimensione emotiva è tutto nel giudizio morale, e le teorie elaborate per giustificare
i giudizi sono solo razionalizzazioni a posteriori delle risposte emotive automatiche.
L’idea che la moralità sia responsiva a ragioni è, secondo questi autori,
semplicemente falsa.
Morale e sentimento (6/7)
Sebbene si tratti di conclusioni che non riscuotono un consenso unanime, resta
indubbio che queste ricerche hanno ridimensionato il ruolo della ragione ed esaltato
il ruolo delle emozioni e dei sentimenti – in particolare quelli di simpatia ed empatia
– che sono alla base del comportamento altruistico e influenzano la capacità degli
individui di accettare i vincoli morali.
Morale e sentimento (7/7)
Italia
Di queste emozioni è stato scoperto – da un
team di scienziati italiani, tra cui Giacomo
Rizzolatti e Corrado Sinigaglia – anche il
correlato neurale nei cosiddetti «neuroni
specchio», un tipo particolare di neuroni che si
attiva sia quando un animale compie
un’azione, sia quando osserva un altro animale
compiere la stessa azione.
Naturalizzare l’etica
Per completare questa sintetica esposizione delle ricerche neuroetiche, occorre
ricordare che, secondo alcuni studiosi, dall’insieme delle ricerche neuroscientifiche si
profila una concezione naturalizzata dell’etica, che vede i giudizi morali come esito
di risposte automatiche depositate nel nostro cervello da meccanismi evolutivi,
attivate in maniera non consapevole in presenza di certe situazioni.
Sulla base di ciò, alcuni autori si spingono ad ipotizzare la necessità di sviluppare la
neuroetica in una completa filosofia della vita basata sul cervello, destinata a
soppiantare i sistemi di credenze irrazionali che ancora prevalgono nella società
contemporanea.