Guida Rapida Relap5
Guida Rapida Relap5
In esso gli aspetti idraulico, termico e nucleare sono ovviamente interconnessi ma vengono definiti
separatamente e questo consente l’impiego di RELAP5 in molti altri campi industriali.
Questo codice offre la possibilità di conferire al proprio progetto un maggiore o minore grado di
dettaglio a seconda dell’obiettivo dello studio da eseguire. Il programma non possiede una propria
interfaccia grafica di scrittura ma legge degli input redatti su normali editor di testo (come il Blocco
note presente su tutti i calcolatori con sistema operativo Windows) per poi produrre dei file di
output nello stesso formato. Ad oggi molti programmi esterni possono interfacciarsi con il
“mondo” RELAP5 per facilitare le fasi di scrittura e analisi dei risultati (ad esempio Notepad++
https://notepad-plus-plus.org/ (o TEXPAD https://www.texpad.com/ , in alternativa) e Aptplot
https://www.aptplot.com/). Inoltre è un software seriale in quanto viene processato da un singolo
core della CPU: non sono necessari processori con elevato numero di unità di elaborazioni bensì è
preferibile privilegiare le velocità di clock (il più delle volte ciò consente anche un risparmio
economico nell’acquisto di un calcolatore).
La sola richiesta di un file di testo che possa essere letto dall’eseguibile di RELAP5 è, purtroppo,
anche uno svantaggio. Non essendo presente alcun tipo di aiuto o schema da seguire, il “primo
impatto” non è intuitivo: se si vedesse un input per la prima volta, anche rappresentante un
sistema fisico semplice, si potrebbero notare solamente numerose righe di numeri. I manuali di
RELAP5 sono molto completi ed esaustivi in quanto non solo descrivono puntualmente il
significato di tutte queste “righe di numeri” ma richiamano anche ogni principio fisico su cui si
basa l’intero programma (principi di conservazione di massa, quantità di moto, momento, energia,
equazione della cinetica, valutazioni delle conducibilità termiche dei gas, ecc.). Il solo Input
Manual è composto da più di trecento pagine ed è, per necessità, molto schematico: difficile da
comprendere ad una prima lettura.
Il problema è, dunque, “il primo impatto”. Dopo alcuni mesi di utilizzo, l’utente acquisisce
sicuramente una buona padronanza ma all’inizio, se non si ha la possibilità di seguire un corso o di
essere assistiti da un tutor esperto, è possibile riscontrare enormi difficoltà nel comprendere la
logica di base. E’ probabile superare autonomamente queste avversità ma si rischia di acquisire
delle abitudine sbagliate e, soprattutto, di sprecare molto tempo prima di poter lanciare la prima
simulazione.
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piccolo progetto per un esame. Questa guida non ha sicuramente come obiettivo descrivere
minuziosamente il codice per consentire ad un laureando o un dottorando di svolgere
esaustivamente il proprio compito. In questi ultimi casi, la presente guida può essere una buona
base di partenza ma nulla più.
In poche decine di pagine si è cercato di concentrare i consigli pratici fondamentali per impostare
un lavoro ordinato e per prevenire tutta una serie errori, spesso futili, che vengono commessi
durante la scrittura degli input.
Il modo migliore per rendere rapido e chiaro l’apprendimento del codice è analizzare e
commentare una simulazione già effettuata: si è fatto riferimento alla tesina SIMULAZIONE DI UN
INCIDENTE DI REATTIVITÀ DOVUTO A OVERCOOLING DELL’ACQUA PRESSURIZZATA DI UN
REATTORE PWR per il corso di Termotecnica del Reattore del Professor Antonio Naviglio (a.a
2008/2009). I relativi dati del problema, una possibile nodalizzazione del sistema e i file di input
completi sono riportati in Appendice A.
Con il termine “nodalizzazione” si intende la schematizzazione del sistema fisico che si vuole
rappresentare in RELAP5 utilizzando proprio i componenti del codice. In questo documento non
verrà illustrato questo processo. Inoltre, RELAP5 offre diversi tipi di simulazioni definibili all’inizio
dei file di input: NEW, RESTART, REEDIT, STRIP e PLOT. Si è deciso di spiegare solamente le prime
due categorie sia perché sono le uniche coinvolte nel documento di riferimento sia per garantire la
sinteticità della presente guida.
Inoltre si dà per scontato che l’utente abbia a disposizione il file eseguibile di RELAP5/MOD3 ed i
relativi volumi di istruzione tra cui, in particolare, l’Input Manual.
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Capitolo 1 - LAVORARE CON RELAP5
Prima di procedere con la descrizione del codice di calcolo, è di seguito riportata una possibile
organizzazione dei file necessari per lanciare le simulazioni. L’ordine e la chiarezza sono
fondamentali non solo nella scrittura degli input ma anche nel raggruppamento dei file in cartelle.
Il primo passo è creare una cartella di lavoro contenente i file essenziali per l’esecuzione del futuro
input. In Figura 1 viene mostrato il set consigliato di file.
Figura 1
Il primo elemento è una ulteriore cartella di lavoro che però verrà analizzata nel paragrafo 1.3 .
E’ sempre opportuno avere un collegamento ad una copia dell’Input Manual di RELAP5 in quanto
di supporto sia per la fase di prima scrittura dell’input sia per la correzione dello stesso input in
caso di segnalazione di errori. In Figura 8 viene illustrata una comoda modalità di consultazione e
confronto del manuale.
Il file eseguibile di RELAP5 è relap5.exe (relap5.x su Linux) e, una volta copiato e incollato
all’interno della cartella di lavoro, non deve essere più selezionato o modificato.
L’altro elemento fondamentale è il file batch, su Windows, che chiameremo RUN.bat. Per crearlo
basta creare un file di testo e poi cambiare l’estensione in .bat.
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Figura 2
Cliccando su di esso con il tasto destro e selezionando Modifica si accede ad un file di testo in cui
vengono inserite le “istruzioni” per l’eseguibile.
Come mostrato in Figura 2, è necessario scrivere il nome del file di input nella prima riga dopo f= e
in questo caso si sarebbe trattato di un input dal nome prova. Da notare che se nella cartella di
lavoro avessimo salvato un input prova.i, in questo campo NON va inserita l’estensione del file. Le
righe successive ci dicono che, avendo definito il suddetto input da far girare, RELAP5 genererà
all’interno della stessa cartella di lavoro dell’eseguibile due file con estensioni .o e .r che saranno
rispettivamente i file di output e di restart. Oltre al nome del programma relap5.exe, è necessario
indicare i file contenenti le proprietà termodinamiche dei fluidi coinvolti nella simulazione: tpfh2o
e tpfh2onew in questo caso.
Questi ultimi file, insieme con tpfd2o, sono visibili in Figura 1 e rappresentano appunto dei file di
supporto che devono essere semplicemente inseriti nella stessa cartella di lavoro in cui si trova
l’eseguibile di RELAP5.
Al termine dell’operazione di Modifica del file RUN.bat, cliccare su File e quindi su Salva. Quindi è
possibile chiudere questa finestra di testo per tornare a visualizzare la cartella di lavoro.
Come si è già potuto intuire da queste prime righe, l’estensione dei file deve essere sempre
visibile: dalla schermata della cartella di lavoro, cliccare su Strumenti e quindi su Opzioni cartella.
Nella finestra che si sarà aperta, cliccare su Visualizzazione ed infine deselezionare Nascondi le
estensioni per tipi di file conosciuti.
Infine si è già accennato al file di input prova.i . Si evidenzia che la sua estensione NON è la classica
.txt e, nel caso quest’ultima fosse impostata di default dall’editor di testo, è necessario
modificarla sempre in .i prima di lanciare una simulazione (volendo mantenere le istruzioni
osservabili in Figura 2 all’interno del file RUN.bat).
Si supponga di avere scritto l’input, di averlo nominato proprio prova.i e di averlo salvato sempre
nella cartella di lavoro, come mostrato in Figura 3.
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Figura 3
A questo punto non resta che lanciare la simulazione: fare un doppio clic su RUN.bat (oppure
cliccare su di esso con il tasto destro del mouse e selezionare Apri). La simulazione avrà inizio e lo
stato di avanzamento sarà monitorabile su di una schermata del tipo riportato nella seguente
Figura 4.
Figura 4
Questa schermata sarà visibile per tutta la durata della simulazione. Nel caso in cui essa dovesse
scomparire in pochissimi istanti, è molto probabile che siano stati rilevati degli errori. Per
comprendere la natura di questi ultimi, è necessario in primo luogo analizzare i nuovi file comparsi
nella cartella di lavoro.
In Figura 4, la parte da controllare è quella in fondo alla schermata: ulteriori righe si andranno
aggiungere con l’avanzare della simulazione. Tutte le informazioni rilevanti relative al processo
sono indicate nelle colonne (tempo reale di elaborazione, tempo di simulazione, intervallo di
tempo di stampa, pressione, titolo termodinamico, volume di riferimento, ecc.). Di grande
importanza è il confronto tra l’intervallo di tempo impostato dall’utente (vedi paragrafo 2.1) e
quello di Courant. In questa sede non è possibile descrivere diffusamente questo argomento, si
rimanda il lettore al Volume 1 dei manuali di RELAP5.
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Figura 5
In primo luogo, la Figura 5 mostra che il file di output prova.o e quello di restart prova.r sono stati
creati. Sono inoltre presenti due file: read_steam_comment.o e screen. Il secondo è il più
importante poiché ci rende conto di “come” è terminata la simulazione, dando inoltre una prima
informazione sugli eventuali errori. Nel caso in cui, come mostrato in Figura 5, nessun programma
viene selezionato per aprire questo file, cliccare con il tasto destro, selezionare Apri con e
selezionare Blocco note. Fatta eccezione per la redazione del file di input (vedi Capitolo 2), si può
osservare che per tutti gli altri file in esame è sufficiente e consigliato l’uso di questo editor di
testo.
Figura 6
Se fossero riscontrati sia degli errori di scrittura dell’input sia dei superamenti delle proprietà
fisiche definite, al posto delle frase selezionata in Figura 6, dovrebbe apparire l’affermazione
Transient terminated by failure. In questo caso, è necessario ricercare all’interno del file di output
gli errori: RELAP5 fornisce in questi file generati a partire da input “imperfetti” delle indicazioni
rapide e precise su come poter porre rimedio al problema. La casistica che degli errori riscontrabili
è molto vasta: la scelta fatta nel produrre questa guida è stata quella di dare delle indicazioni
preventive in modo da evitare gli errori più comuni. In Figura 7 ne viene mostrato uno solamente a
titolo di esempio.
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Figura 7
Dopo aver aperto il file di output, selezionare dalla barra dei menù Modifica e quindi Trova. Nel
campo di ricerca inserire 0*** o semplicemente *** , come mostrato in Figura 7. Cliccare infine su
Trova successivo. Si può vedere come si venga reindirizzati direttamente alla riga in cui RELAP5 “si
accorge” di un errore, spiegandolo brevemente. Nell’esempio è stata volutamente omessa la parte
di input in cui dovrebbe essere definita la conducibilità termica dell’ossido di uranio (che per
RELAP5 in questo caso è semplicemente la composition 1). Le card che definiscono queste
proprietà sono quelle relative alle tabelle dei materiali che verranno trattate in dettaglio nel
paragrafo 2.4 . La riga d’errore inizia con il codice 0******** e segnala che mancano le card
20100101-49. A questo punto basta riprendere il file di input ed inserire le card richieste dal
codice. E’ consigliabile operare con un display suddiviso come indicato in Figura 8 o comunque
consultare sempre l’Input Manual in modo da controllare che, nell’inserire o correggere i campi
segnalati, i nuovi dati non siano affetti da ulteriori difetti di forma.
Figura 8
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Si può notare che la schermata a sinistra raffigurante l’input mostra un programma di editing
diverso dal solito Blocco note: si tratta di Notepad++, anch’esso scaricabile gratuitamente da
internet. Quest’ultimo presenta delle opzioni aggiuntive molto utili in fase di scrittura di un input
che verrano meglio spiegate nel Capitolo 2. Tuttavia, è sempre consentito l’impiego del Blocco
note per la modifica degli input.
Dopo che tutti gli errori sono stati eliminati, lanciando di nuovo la simulazione, si potranno
ottenere i file di output e restart definitivi. Ogni volta che si lancia una nuova simulazione, non è
necessario cancellare preventivamente i precedenti file di output, di restart, screen e
read_steam_comment.o affetti da errore ma è tuttavia consigliabile per una maggiore chiarezza
visiva.
Infine è necessario sottolineare come la procedura non cambi anche per quegli studi che
richiedano il codice RELAP5/MOD3.3, ovvero la versione adattata per gli impianti in cui sono
coinvolti fluidi particolari come i metalli liquidi (ad esempio i reattori veloci refrigerati a sodio o a
piombo-bismuto). Basterà inserire nella cartella di lavoro l’eseguibile relap533.exe al posto di
relap5.exe, aggiungere le tabelle termodinamiche del nuovo fluido e modificare in maniera
opportuna l’ultima riga del file RUN.bat .
Il primo elemento nella cartella di lavoro illustrata in Figura 1 e Figura 5 è una cartella nominata
Restart: in essa sono contenuti dei file che consentono di eseguire una simulazione partendo
direttamente dalle condizioni finali o da un istante intermedio di una simulazione già ultimata. In
questo caso, ci si riferisce al set di file prova.i, prova.o e prova.r introdotti in precedenza. Nel
Capitolo 3, ad esempio, verrà descritto il modo in cui è possibile definire la potenza e gli effetti di
reattività scrivendo un opportuno input di restart prova_kin.i . Da notare la differenza tra un
INPUT DI RESTART e un FILE DI RESTART: il primo è un file di input normale in cui però è stato
specificato un certo file di restart su cui basarsi nel riprendere la simulazione; il secondo è proprio
il file generato da una simulazione (ad esempio prova.r). Quindi l’input prova_kin.i si baserà sul file
prova.r .
La cartella Restart conterrà i file iniziali illustrati nella seguente Figura 9. Si può notare una
differenza rispetto alla generica cartella di lavoro descritta al paragrafo 1.1 : la presenza del file di
restart prova.r . Quest’ultimo è stato copiato ed incollato dalla cartella di lavoro precedente.
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Figura 9
Ma anche il file di esecuzione del programma è cambiato, non solo nel nome: le simulazioni di
restart vanno a sovrascrivere i risultati sul file di restart di riferimento. In altre parole, non verrà
generato un file prova_kin.r bensì si avrà sempre un file di restart prova.r tuttavia diverso da
quello di partenza. Per questo motivo è necessario distinguere le cartelle, in modo da preservare il
file di restart originario da quello sovrascritto.
Figura 10
In Figura 10 viene mostrato il file RESTART.bat che ha le stesse caratteristiche del RUN.bat
mostrato in Figura 2. Bisogna solamente “dire” a RELAP5 di non creare un file di restart nuovo ma
di sovrasvire quello inserito nella cartella di restart: come si vede, è sufficiente inserire il nome di
quest’ultimo COMPRENSIVO DI ESTENSIONE nel campo selezionato.
L’istante della simulazione già effettuata a cui legare l’input di restart deve essere specificato
all’interno di quest’ultimo e questa operazione verrà descritta nel paragrafo 3.1 .
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Figura 11
In caso di errori, riscrittura dell’input di restart e rilancio della simulazione di restart, non è
necessario, come in precedenza, eliminare i file .r, .o, read_steam_comment.o e screen e, in
questo caso, copiare nuovamente il file prova.r originale. Questa procedura rimane comunque
consigliata.
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Capitolo 2 - NUOVO INPUT
Questa è la fase più lunga e complessa in quanto si richiede una buona capacità di analisi del
sistema fisico da studiare e una elevata precisione nel “tradurre” il tutto nel linguaggio richiesto da
RELAP5.
Si parte direttamente dalla fine: nei seguenti paragrafi vengono riportate alcune schermate
dell’input di riferimento (vedi Appendice A). In particolare si possono osservare rispettivamente i
comandi iniziali, i volumi idrodinamici, le strutture termiche, le tabelle e le variabili di controllo. Un
input può essere costituito anche di altre sezioni e, all’interno di quelle trattate, di molte altre
opzioni. Lo stesso input non è commentato completamente in quanto una descrizione “totale”
trasformerebbe questa breve guida in un volume paragonabile al manuale originale, rimanendo
comunque meno completo di quest’ultimo. Si procede invece nello studio di queste parti in modo
da conferire al lettore un metodo con cui procedere alla lettura e alla comprensione completa
dell’input di riferimento.
Prima di entrare nel vivo della descrizione, è importante richiamare un aspetto già accennato nel
paragrafo 1.2 : in tutte le immagini rappresentati parti di input è possibile notare che non è stato
usato il classico Blocco note bensì Notepad++ come editor di testo. Scaricabile gratuitamente da
internet, quest’ultimo presenta i seguenti principali vantaggi:
- possibilità di modifica dei colori del testo, utile soprattutto nelle prime scritture di input (si
consiglia il linguaggio Batch);
- possibilità di copia di colonne di valori da Excel (in questo caso è necessario un foglio di
lavoro vuoto di appoggio su cui copiare i numeri da Excel e quindi eseguire un’ulteriore
operazione di copia/incolla da questo all’area di interesse seguendo le istruzioni del punto
precedente);
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Inoltre, prima di entrare nel vivo del capitolo, è necessario anticipare alcune condizioni generali
che si daranno per assunte per tutto il resto della guida.
In primo luogo, vengono definite ora delle convenzioni relative alla nomenclatura che RELAP5
richiede negli input.
- 200-299 : opzioni per il controllo del tempo di simulazione e del passo di stampa;
- 301-399 : richiesta di plot nell’output di variabili aggiuntive (Minor edits) rispetto a quelle
di default (Major Edits);
- CCCXXNN : volumi idrodinamici (CCC - numero del componente; XX - tipo della card; NN -
numero della “subcard” all’interno di un certo tipo di card);
- 201MMMNN : tabelle dei materiali (201 - codice identificativo di una card di tabella dei
materiali; MMM - numero della tabella dei materiali; NN - numero della “subcard”
all’interno di una certa tabella);
- 202TTTNN : tabelle generali (202 - codice identificativo di una card di tabella generale; TTT
- numero della tabella generale; NN - numero della “subcard” all’interno di una certa
tabella);
Le card possono non seguire questo ordine (consigliato) e, all’interno di una stessa card, le stesse
“subcard” possono essere non consecutive: vige solamente la regola che se una card (o un tipo di
card o una “subcard”) viene ripetuta nell’input, il codice considererà solamente l’ultima.
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Sono presenti ulteriori card e, tra quelle che verranno spiegate a breve, non tutti i tipi di card e
“subcard” verranno analizzati: l’obiettivo è quello di impartire un metodo di comprensione e
produzione di un file di input spiegando esclusivamente il documento di riferimento (vedi
Introduzione e Appendice A). Nel caso si necessiti di maggiori dettagli, si consiglia di consultare
l’Input Manual.
Un ultimo accorgimento è opportuno. Le card sopra citate rappresentano SEMPRE il primo primo
elemento a sinistra in una nuova riga di testo. Sulla stessa riga si potrà notare che seguiranno altri
“codici”: questi sono le word della card. Ogni card necessita delle sue specifiche word che devono
in questo caso rispettare un ordine preciso, indicato nell’Input Manual. Non tutte le word sono
indispensabili tuttavia possono essere omesse solo quelle che non si trovano tra due word
necessarie. Le word devono essere distanziate tra loro SEMPRE da spazi e NON da tabulazioni in
quanto queste ultime vengono riconosciute come errori (anche se su Notepad++ è possibile
indicare una corrispondenza tra una tabulazione e un certo numero di spazi). Il numero di spazi
consigliato è di quattro ma bisogna tenere presente che il numero massimo di caratteri che
possono essere inseriti per ogni riga di testo è di ottanta: talvolta sarà necessario limitare la
spaziatura tra le word. Vi sono tre tipologie di word che verranno di volta in volta richiamate
secondo la seguente notazione:
- WN(A) : word di tipo alfanumerico in cui si deve inserire una “parola” (N - numero della
word);
- WN(I) : word di tipo intero in cui si deve inserire un “numero” intero (N - numero della
word);
- WN(R) : word di tipo reale in cui si deve inserire un “numero” reale (N - numero della
word).
Si evidenzia che l’unica differenza formale tra le WN(I) e le WN(R) sono i decimali: le WN(R)
devono sempre contenere un punto, anche se non vi sono decimali, altrimenti RELAP5 legge un
“numero” intero e dà errore. Inoltre è sempre buona norma completare un “numero” reale con
almeno una cifra decimale, anche se solamente uno zero. Ad esempio, dovendo inserire 1 in una
WN(R), si dovrà scrivere 1. o 1.0 e la seconda forma è quella consigliata perché altrimenti il codice
è libero di approssimare i decimali a sua “discrezione”.
Infine si raccomanda al lettore di lavorare con il file di input consultando sempre l’Input Manual,
per esempio suddividendo la schermata del monitor nel modo indicato in Figura 8, tenendo però
presente che in questo tutte le word alfanumeriche sono scritte in maiuscolo mentre nell’input
vanno inserite come minuscole.
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2.1 Prime istruzioni
Figura 12
In Figura 12 è possibile osservare la prima parte dell’input di riferimento. Il primo campo comincia
con = incidente di reattività - Overcooling - PWR: questo è il titolo dell’input e sarà riportato dal
codice anche sull’output. Da notare che questo può essere diverso, come in questo caso, dal nome
con cui il file di input è salvato all’interno della cartella di lavoro.
Successivamente si possono notare delle righe di testo costituite solamente da *: questo simbolo
(o anche il $) viene impiegato per commentare una riga. Se dopo di questo vengono inseriti
numeri, lettere o altri simboli, RELAP5 non li cercherà di analizzare come comandi. Per questo si
possono vedere impiegati da soli per distanziare i vari insiemi di card, seguiti da una serie di
trattini per creare una separazione visiva all’interno dell’input ovvero seguiti dal “titolo” di un
certo insieme di card (ad esempio, * time step control). Questi commenti possono essere aggiunti
anche in una riga di testo con card e relative word ma solo DOPO queste ultime (vedi Figura 15).
Quando invece una riga di testo inizia con un “numero”, il codice si aspetta una card da elaborare.
La prima card che si trova è la 100 che serve a definire il tipo di simulazione:
- W1(A): new - Deve essere indicato se si tratta di un input nuovo o di restart (come detto le
simulazioni di REEDIT, STRIP e PLOT non vengono trattate in questo documento);
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- W2(A): transnt - Indica che si tratta di una simulazione di transitorio e non di stazionario
anche se poi in questa modalità può comunque essere rappresentato un sistema in
condizioni stazionarie. In alternativa, per simulazioni stazionarie, è possibile digitare stdy-
st.
La card 102 consente di definire il sistema di unità di misura per l’intera simulazione: se, come in
questo caso, viene omessa, di default viene considerato dal codice il Sistema Internazionale.
Dopo l’interruzione, si passa al controllo degli intervalli temporali sia di elaborazione che di
stampa. Infatti, come in tutti i codici, esisterà sempre una discretizzazione del tempo e questo può
essere impostato nelle card 201-299. Con riferimento alla prima di esse:
- W1(R): 200. - I settaggi che vengono imposti nelle successive word saranno validi per i
primi 200 s di simulazione (si ricorda che è sempre preferibile un numero intero con
almeno una cifra decimale se questo è richiesto in forma reale);
- W4(I): 07003 - Opzioni di controllo. Queste cinque cifre seguono lo schema ssdtt e per una
descrizione estesa del suo significato si rimanda all’Input Manual: in questo caso è
sufficiente sapere che questa particolare sequenza di cifre è quella normalmente utilizzata
nei problemi in cui l’acqua è il fluido coinvolto;
- W5(I), W6(I) e W7(I): 1000, 500 e 500 - Frequenze di stampa rispettivamente per Minor
edits, Major edits e per i dati sul file di restart. In realtà il passo di stampa si ottiene
moltiplicando questi valori per il massimo time step. Ad esempio, sul file di restart per i
primi 200 s i dati verranno plottati ogni 50 s. Si deve tenere presente che al diminuire del
passo di stampa aumentano i tempi di elaborazione: vengono inserite più card per il
controllo del time step proprio per “infittire” il plot solo in determinati momenti della
simulazione.
RELAP5 utilizza il file di restart per il plottaggio dei risultati in transitorio, mentre RELAP5-3D
utilizza un file aggiuntivo, chiamato file di plot, che viene stampato con la frequenza del minor edit
e non con la frequenza del file di restart.
Infine, sempre in Figura 12, sono visibili le card relative ai trip che, come già accennato, altro non
sono che le correlazioni logiche previste in RELAP5. In realtà vi è sia una distinzione tra quelli
riferiti a variabili e quelli puramente basati sulla logica booleana che un raggruppamento diverso a
seconda di quanti trip l’utente necessiti nella simulazione. In questa sede si trattano solamente
quelli relativi a confronti tra variabili e per un massimo di centonovantanove trip in un unico input.
Le card di interesse sono le 401-599:
- W3(A): ge - Correlazione logica. In questo caso si tratta di greater than or equal to ma tutte
le altre classiche relazioni possono essere richieste (gt, eq, ne, lt, le);
- W4(A): null - Seconda variabile. In questo caso si intende che non si vuole specificare la
seconda variabile, infatti si farà un confronto semplicemente con una costante;
- W5(I): 0 - Componente a cui è riferita la seconda variabile. In questo caso non viene
indicato alcun elemento dell’input dato che si tratta della variabile null;
- W6(R): 0. - Costante da sommare alla seconda variabile. In questo caso si vuole proprio
indicare l’istante iniziale;
- W7(A): l - Latch indicator: sta ad indicare se il trip, una volta verificato, rimane “vero” per il
resto della simulazione oppure ritorna “falso” per poi essere controllato nuovamente nei
rimanenti istanti di simulazione. I due casi vengono indicati rispettivamente con le lettere l
(latched) e n (not latched).
In definitiva, il trip 411 si avvera se “il tempo è maggiore o uguale a 0 s”. Esso verrà indicato nella
tabella generale che definisce l’inserzione di potenza (vedi paragrafo 2.4): ciò vuol dire che il
codice leggerà la tabella proprio dall’inizio della simulazione.
Un particolare utilizzo dei trip è quello visibile alla card 600 che consente di definire la fine della
simulazione sfruttando proprio una certa correlazione logica: si preferisce inserire questa card
piuttosto che sfruttare le card di time step per terminare la simulazione in quanto è più immediato
andare a cambiare un solo “numero” piuttosto che aggiungere o modificare altre card per il
controllo del tempo. Si può vedere che il trip 598 ha la stessa struttura del 411, solo la W6(R) è
diversa: 200. ovvero 200 s. Quindi, inserendo 598 come W1(I) della card 600, si vuole far terminare
la simulazione quando si saranno raggiunti (cfr ge) i 200 s di simulazione. Nello screen (vedi
paragrafo 1.2) e nell’output (vedi Figura 19), in caso di assenza di errori, al termine
dell’elaborazione verrà scritto da RELAP5 il messaggio di conferma “Transient terminated by trip”.
In questo paragrafo e nel successivo, vista la vastità di card e word connesse con la parte
termoidraulica, non si procede in maniera puntuale come fatto in precedenza ma si preferisce
descrivere le peculiarità di alcune card e richiamare solo determinate word. Il procedimento che
deve seguire il lettore per interpretare ogni punto dell’input è sempre il medesimo: da una parte
l’input, dall’altra l’Input Manual e procedere card per card e word per word (vedi Figura 8).
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Si comincia con il ricordare che la fase preliminare e NECESSARIA prima di rappresentare un
sistema fisico in RELAP5 è la nodalizzazione: è necessario in altre parole immaginare un
diagramma usando esclusivamente i componenti previsti dal codice. I principali sono:
- branch - Volume singolo a cui possono confluire fino a un massimo di sette giunzioni
singole;
Pompe e valvole possono essere modellate tramite i suddetti componenti unitamente con trip e
tabelle generali (vedi paragrafo 2.4) ovvero tramite i relativi componenti previsti dal codice e
spiegati nell’Input Manual. In quest’ultimo sono anche presenti ulteriori elementi idraulici utili per
la rappresentazione di sistemi avanzati.
Come specificato nell’Introduzione, non viene spiegato in questa sede il metodo per realizzare la
nodalizzazione di un sistema: quella relativa al documento di riferimento è comunque riportata in
Appendice B.
Ogni volume ha un suo sistema di riferimento (x, y, z) e per ogni direzione coordinata vi sono due
facce ad essa perpendicolari: una di ingresso e una di uscita. Di default il flusso
MONODIMENSIONALE è lungo l’asse x che, diversamente dalla più comune rappresentazione, per
il codice vuol dire “verticale”. In un volume possono essere inserite sia grandezze scalari (volume,
pressione, temperatura, titolo, ecc.) sia vettoriali (aree di flusso, velocità medie di flusso, ecc.).
Inserendo una giunzione singola si definisce la posizione relativa tra due volumi singoli. Nel caso
sia stato utilizzato un componente idraulico che prevede di definire già all’interno di esso le
connessioni con altri elementi, le giunzioni NON devono essere nuovamente inserite e, viceversa,
se definite separatamente, all’interno di quel componente NON deve essere specificata la
connessione tra se stesso e il volume a cui è collegato tramite la giunzione (è questo il caso del
branch). Ad un volume singolo in genere competono due giunzioni singole: una di ingresso e una di
uscita. Se nessuna giunzione è connessa ad una faccia del volume, questa è considerata chiusa. Le
connessioni lungo l’asse x vengono dette normali, altrimenti si parla di crossflow. Si ricorda che il
codice è monodimensionale ed al più consigliato sfruttare il crossflow solo per un’altra direzione
coordinata (normalmente la z che per la RELAP5 è quella “orizzontale”).
Passando alle card principali dei volumi idrodinamici, la prima è sempre quella in cui vanno
specificati il nome e il tipo del componente ovvero la CCC0000:
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- W1(A): coreita, coreiju, lplen e core - Nomi che l’utente può dare ai vari componenti e che
verranno ripresi nell’output (vedi riquadro rosso in Figura 25). L’unica accortezza è che non
devono essere costituiti da più di otto caratteri alfanumerici;
Figura 13
Relativamente alle card 098XXNN in cui si descrivono le proprietà imposte nel volume a tempo
dipendente, le seguenti parti sono da mettere in evidenza:
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- W4(R) e W5(R): 0.0 e 90. - Il codice richiede informazioni riguardo l’angolo azimuthale
e l’inclinazione in gradi. La prima word riguarda l’azimuth mentre la seconda word è
proprio l’inclinazione del volume. In questo modo si sta dando un’indicazione di
flusso verticale dal basso verso l’alto; avendo voluto definire un flusso sempre
verticale ma dall’alto verso il basso, si sarebbe dovuto inserire nella W5(R) -90.0;
infine per un crossflow orizzontale, è necessaria un’inclinazione nulla ed il verso
andrebbe impostato tramite l’azimuth ma si consiglia di non “toccare” mai
quest’ultimo e, invece, gestire bene le facce di ingresso e uscita dei volumi tramite le
notazioni che stanno per essere spiegate nella successiva card (anche commettendo
un errore al più si troveranno le grandezze di flusso di segno opposto a quello atteso
ma nulla più);
- W6(R): 1.0 - Variazione di quota. Questa può essere diversa dalla lunghezza del
volume tuttavia si consiglia di mantenere il più possibile la corrispondenza tra queste
due grandezze in quanto, per sistemi chiusi, è fondamentale la chiusura del circuito
idraulico ESATTAMENTE alla stessa quota di partenza. Questa è una della prime
verifiche che il codice compie acquisendo l’input nonché una delle principali fonti di
errore a cui poi è difficile porre rimedio se il numero di componenti inseriti è molto
elevato.
- card 0980200 e 0980201-99 - Descrizione del tipo di condizioni che si vogliono imporre. La
prima card richiede una sola word costituita da numeri interi secondo lo schema nεbt: n
indica la presenza di gas incondensabili (argon, azoto, xenon, ecc.) e in questo caso è
omessa in quanto vale 0 a significare che essi non sono presenti in questo problema; ε
rappresenta il tipo di fluido, in questo caso 1 perché si tratta di acqua leggera; b riguarda la
presenza di boro disciolto nel fluido refrigerante e, nell’esempio trattato, data la sua
assenza, questa lettera è 0; infine la t vale 3 in quanto è presente un solo componente
(acqua/vapore) e nelle condizioni iniziali è sottoraffreddata. Le successive card invece
richiedono:
Quanto appena detto relativamente alle card 0980200 e 0980201-99 è facilmente riferibile alla
card 1000200: la differenza sta solo nel fatto che pressione e temperatura vengono definite
direttamente nelle W2(R) e W3(R) della stessa card. Le altre card 100XXNN usate per descrivere il
branch si vedranno tra poco.
21
La giunzione a tempo dipendente viene descritta tramite le card 099XXNN e particolare attenzione
va posta sulle seguenti card :
- card 0990101 - Connessione. Vengono specificati sia i due volumi connessi (W1(I) e W2(I))
sia l’area di passaggio della giunzione (W3(R)). Si può notare che la notazione nell’esempio
è diversa da quella riportata sull’Input Manual. In particolare è più semplice ma è adatta
solamente ai casi in cui non vi è necessità di crossflow oppure non è comunque importante
il verso del flusso lungo la direzione coordinata z. In questa “vecchia” notazione è
sufficiente inserire 00 per indicare la faccia di ingresso e 01 per la faccia di uscita subito
dopo le tre cifre che rappresentano il numero del componente per poi aggiungere 0000:
- W1(I): 098010000 - From. Indica il volume di partenza della giunzione e, come si vede
dalla presenza del codice 01, ci si riferisce proprio alla faccia di uscita del volume a
tempo dipendente 098;
- W2(I): 100000000 - To. Indica il volume di arrivo della giunzione e, come si vede dalla
presenza del codice 00, ci si riferisce proprio alla faccia di ingresso del branch 100.
- card 0990200 e 0990201-99 - Definizione delle proprietà della giunzione. La prima card
consiste in una sola word: se viene inserito 0 allora i valori che saranno inseriti nella W2(R)
delle “subcard” 01-99 verranno interpretati dal codice come velocità, se viene inserito 1
allora RELAP5 si aspetta delle portate in massa. Quest’ultimo è il caso in esame. Passando,
dunque, alle card 0990201-99 si mette in evidenza come le W1(R) e W2(R) realizzino una
tabella del tutto analoga, anche se riferita rispettivamente al tempo e alla portata d’acqua,
a quella spiegata per il volume a tempo dipendente con le prime tre word sempre card
CCC0201-99. Le W3(R) e W4(R) invece rappresentano i coefficienti di perdite di carico
concentrate (quelle distribuite vengono calcolate direttamente dal codice in base alla
struttura del circuito rappresentato) rispettivamente per un flusso concorde e discorde con
il verso positivo imposto per la direzione coordinata considerata.
Le convenzioni appena descritte per le facce di ingresso e di uscita dei volumi, vengono ripetute
anche nel branch nelle card 1001101-99. Si può notare che solo una connessione è descritta
all’interno di questo elemento mentre quella descritta attraverso la giunzione a tempo dipendente
non viene qui ripetuta. Sembra comunque essere inutile l’impiego del componente branch rispetto
al volume singolo visto che per ora vi sono solamente due giunzioni. Ma bisogna tenere presente
che in questo esercizio un’altra parte del circuito idraulico verrà aggiunta in un secondo momento
(vedi Appendice A) nell’input di restart (vedi paragrafo 3.1). Per simulare l’iniezione di acqua
“fredda”, verranno aggiunti un volume e una giunzione a tempo dipendenti che si allacciano
proprio al componente 100: anche questa giunzione sarà definita a parte ma a quel punto saranno
tre le giunzioni e quindi non si potrebbe più usare un volume singolo. Sapendo già cosa si sarebbe
voluto simulare, si è impostato fin da subito un branch che fungesse poi da mixer di acqua in
condizioni stazionarie e di acqua a temperatura più bassa per simulare l’incidente di overcooling.
22
Infine ci sarebbe da trattare il pipe ma, nonostante sia il componente più impiegato, si dirà
davvero poco in quanto sull’Input Manual è spiegato più semplicemente del solito. Questo
componente rappresenta una serie di volumi singoli connessi da giunzioni singole: invece di
definirli uno ad uno, questo elemento già prevede n volumi e n-1 giunzioni. E’ importante
solamente capire in che modo indicare il numero di volumi (o giunzioni) qualora una certa
proprietà sia valida solo per un certo numero di essi. Ad esempio, si prenda a riferimento la card
1010101 in cui la W1(R) è 1.9922 (area di passaggio) e la W2(I) è 26 (numero di volumi). In questo
modo si sta dicendo che l’area è uguale per tutti i 26 volumi definiti nella card 1010001.
Supponiamo invece che l’area sia pari a 2.0 per i primi sei volumi, poi pari a 2.1 per i successivi sei
volumi ed infine pari a 2.2 per i rimanenti quattordici. Dopo aver definito anche le card 1010101-
03 e aver inserito le precedenti aree nelle W1(R), nelle W2(I) si sarebbero dovuti indicare i
rispettivi volumi in questo modo: 6, 12 e 26. Se fossero stati inseriti 6, 6 e 14 RELAP5 non avrebbe
infatti avuto indicazione sulla sequenza dei volumi a cui attribuire le aree desiderate.
Una volta completato il circuito idraulico, è possibile andare a definire i componenti che sono
importanti dal punto di vista termico (produzione o trasferimento di calore) accoppiando ai volumi
idraulici le strutture termiche. Nell’esempio in Figura 14 si vedrà che si vuole “far capire a RELAP5”
che il pipe 101 in realtà è proprio il core. Per ora ha tutte le caratteristiche geometriche per
garantire l’efflusso dell’acqua ma non vi è generazione e trasmissione di calore. Si procede
all’analisi delle principali card di struttura termica soffermandosi sui punti che necessitano di
maggiore attenzione mentre, al solito, si consiglia di consultare l’Input Manual per una descrizione
puntuale di ogni card e word di questa sezione.
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Figura 14
Si parte con la card 11010000 che contiene le informazioni generali della struttura termica 101. E’
bene ricordare che:
- il primo 1 è solo il codice identificativo di questo tipo di card e NON va riscritto nei campi in
cui si chiede di richiamare la struttura termica;
- W1(I): 26 - Numero di mesh assiali. Per mesh si intende “intervallo”. In questo caso si
vogliono attribuire proprietà termiche a ventisei volumi idrodinamici che verranno poi
specificati nelle card 11010501-99 e 11010601-99. Queste mesh sono visibili nella
nodalizzazione in Appendice A e rappresentano proprio la parte attiva del sistema;
- W2(I): 15 - Numero di mesh POINT radiali. In questi nodi il codice andrà a richiedere
informazioni e a calcolare le gradezze termiche di default o richieste. Quindi il grado di
dettaglio dipenderà da queste prime due word: per ogni mesh assiale (RELAP5 assume un
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piano ortogonale alla direzione assiale passante per metà della lunghezza del volume
idrodinamico a cui è accopiata la mesh) vi saranno questi nodi radiali. In questo caso
semplice si avranno tutte le informazioni termiche in 26 x 15 punti. Di default, tuttavia,
vengono plottati risultati SOLO per il primo e l’ultimo mesh point radiale: per vedere una
grandezza (ad esempio la temperatura nel nodo 13 in determinate mesh assiali) è
necessario richiederla tramite le card di Minor Edits (vedi Appendice B);
- W3(I): 2 - Tipo di geometria. In questo caso, si indica al codice che si tratta di una
geometria cilindrica;
- W4(I): 1 - Modalità di inizializzazione. Nelle card 11010401-99 vengono inserite una serie di
word che vanno interpretate a coppie: temperatura e numero di nodi radiali. Anche in
questo caso, come per l’incremento del numero dei volumi idrodinamici sopra spiegato, si
va “per esclusione” e non per valore assoluto degli elementi per cui è valida una certa
proprietà, in questo caso la temperatura. Quindi le word della card 11010401 si leggono:
“1200.00 K per i primi undici nodi, 650 K per il dodicesimo e 600 K per i rimanenti tre”. Si
coglie l’occasione per dire la card 11010400, avente 0 come W1(I) indica che tali
temperature iniziali vengono descritte nella stessa struttura termica attraverso le card
appena spiegate. Tornando alla W4(I), inserendo 1, si dice al codice si assumere tali
temperature inizializzate dall’utente come valori di partenza ma poi di calcolare
autonomamente le condizioni iniziali del problema. Se fosse stato inserito invece 0, allora
tali temperature settate dall’utente sarebbero state assunte a condizioni iniziali senza
valutazioni ulteriori da parte di RELAP5;
- W5(R): 0.0 - Coordinata del confine sinistro. In geometria cilindrica, RELAP5 non considera
l’intero diametro del cilindro ma solo il raggio. Si immagini di guardare una sezione di tale
cilindro. Il confine destro è proprio sulla circonferenza mentre quello sinistro può essere
settato, come in questo caso, al centro oppure ad una certa distanza da esso (realizzando
praticamente un toro). In questo caso, dunque, si avrà il primo nodo radiale a distanza 0.0
dal centro, ovvero proprio in esso, mentre il quindicesimo mesh point cadrà sulla periferia
della sezione circolare.
Ora è necessario definire in che modo i mesh point radiali siano distribuiti. La card 11010100 ha
solo due word che richiedono numeri interi: la prima dice al codice “dove” prendere le
informazioni su meshatura e distribuzione di potenza mentre la seconda indica in che modo
definire geometricamente le MESH radiali (nell’esempio saranno quattordici, uno in meno dei nodi
definiti precedentemente). Inserendo 0 nella W1(I), si intende andare a definire quelle
informazioni nella stessa struttura termica, altrimenti si sarebbe potuto richiamare un’altra
struttura termica inserendo in questo campo il suo numero per assumerne la stessa meshatura e
distribuzione di potenza. Nella W2(I), inserendo 1, e nelle successive card 11010101-99 le coppie
di word andranno composte definendo numero di mesh radiali e coordinata del confine destro.
Settando invece 0 nella W2(I) della card 11010100, allora le coppie di word delle “subcard”
successive andrebbero lette rispettivamente come ampiezza di una mesh radiale e numero di
intervalli per cui questa ampiezza è valida. Nel primo caso, ovvero quello in esame, il raggio totale
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è quello riportato nell’ultima word mentre nel secondo esso è pari alla somma dei prodotti tra le
ampiezze e le relative mesh radiali. Nell’esempio riportato in Figura 14, la card 11010101 si leggerà
così: “Fino a 0.204e-02 m dal centro della sezione circolare del cilindro vi sono sei intervalli radiali,
poi ce ne sono quattro da qui al punto a distanza 0.408e-2 m dal centro, un solo intervallo da qui a
0.418e-02 m ed infine altre mesh radiali fino a 0.475e-02 m che, in questo modo, rappresenta il
raggio del cilindro”. Si sottolinea che si tratta di quattoridici mesh radiali e NON si devono
considerare i quindici mesh point definiti nella prima card.
A questo punto è possibile attribuire diversi materiali alle varie mesh radiali. Si osservi la card
11010201: la W1(I) indica il numero della tabella dei materiali da cui acquisire le proprietà
termiche (vedi paragrafo 2.4) e la W2(I) definisce il numero di intervalli radiali per cui tali proprietà
sono valide. Le coppie di word successive vanno lette nel medesimo modo. Si evidenzia come il
numero della tabella richiamata nella W1(I) sia 001 ma, come di consueto, le prime cifre nulle
possono essere omesse.
Successivamente, è importante definire in quali mesh radiali viene generata potenza e ciò viene
indicato nella card 11010301. Prima è necessario un appunto. L’evoluzione nella
“somministrazione” della potenza viene per ora definita tramite tabella generale (vedi paragrafo
2.4) e questa viene richiamata nella W1(I) delle card 1CCC0701-99, a breve analizzate. Tornando
alla card in esame, le coppie di word definiscono la percentuale di tale potenza che deve essere
ditribuita radialmente tra le mesh della struttura termica. La prima word della coppia indica quale
frazione è da attribuire al numero di intervalli radiali che viene definito della seconda word. In
questo caso si ha che il 100% della potenza viene generata nei primi undici intervalli radiali.
Si evidenzia che la notazione a “coppie” in un’unica card vista finora è molto compatta ma può
risultare poco chiara all’aumentare della partizione della struttura: la notazione ufficiale prevede
di inserire una sola coppia di word per card e di sviluppare tutto in più “subcard”.
Facendo un piccolo passo indietro, nelle card 11010501 e 11010601 vengono definiti i volumi
idrodinamici a cui accoppiare la presente struttura termica. La card 11010501 rappresenta il
confine sinistro ovvero, in questo caso, il centro della struttura cilindrica definita nella prima card:
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quest’ultimo va effettuato. In questo caso si legge che al centro non vi è alcun volume
idrodinamico associato;
- W4(I): 1 - Indica che l’area superficiale di scambio termico (per il codice è una lunghezza
essendo monodimensionale) che verrà introdotta nella word successiva è riferita alla
geometria cilindrica;
- W5(I): 2349.6 - Area (lunghezza) superficiale di scambio termico. Si ottiene, avendo fatto
corrispondere le mesh assiali della struttura termica ai volumi idrodinamici, moltiplicando
la lunghezza di questi per il loro numero complessivo.
Parlando invece della card 11010601 riferita alla right boundary, si evidenziano:
- W3(I): 110 - Tipo di flusso. In questo caso scorre fluido verticalmente senza crossflow.
Nell’Input Manual è presente una tabella che spiega tutte le possibilità di flusso previste
dal codice.
Infine, le ultime due card consistono in ulteriori opzioni settabili per il confine destro. Le card
relative alla left boundery sarebbero le 1CCC0800 e 1CCC0801-99 ma come si è visto al centro non
scorre fluido e quindi non sono richieste. La card 11010900 definisce solamente il formato delle
successive “subcard”: inserendo 1 nell’unica word richiesta, si richiede il formato a 12 word per le
card 1CCC0901-99. Le dodici word della card 11010901 sono dettagliatamente spiegate nell’Input
Manual mentre in questa sede si pone l’accento solo su una di esse:
- W1(R): 0.0 - Perimetro riscaldato. Se non viene inserito un valore non nullo, come in questo
caso, il codice assumerà l’uguaglianza di questo perimetro con quello bagnato che viene
definito nei volumi idrodinamici a cui la struttura è accoppiata (trattandosi di un pipe, tale
diametro equivalente è definito nella W2(R) della card 1010801 - vedi Appendice A). E’
tramite queste card che si può modellare termicamente una singola pin anche senza aver
definito un volume idrodinamico ad hoc (opzione comunque consigliata).
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Figura 15
Le tabelle dei materiali (Heat structure thermal properties sull’Input Manual) rappresentano l’area
del codice in cui vengono iserite la conducibilità e la capacità termica dei materiali di cui è
composto il sistema. Come si è visto nei paragrafi precedenti, queste tabelle sono identificate
tramite un numero di tre cifre (per una card 201CCCNN il numero della tabella è CCC) il quale
viene poi associato a diverse zone radiali delle strutture termiche tramite la W1(I) o comunque la
prima word delle coppie nelle card 1CCCG201-99. In Figura 15 si può dapprima vedere
l’introduzione di queste tabelle tramite la card 201CCC00: a meno di casi particolari (ad esempio
introduzione delle card relative al gap model di RELAP5), le tre word di queste card sono sempre
quelle osservabili nell’immagine. Da notare i commenti aggiunti a destra, sempre consigliati, per
identificare velocemente a “cosa corrisponde un certo materiale di RELAP5 nella realtà”.
Successivamente le tabelle introdotte vanno esplicitate tramite due serie di card: 201CCC01-49 per
la conducibilità e 201CCC51-99 per la capacità termica. Si può vedere che queste serie di “subcard”
richiedono solamente due word: la prima per la temperatura, la seconda per la proprietà termica
del materiale. Quest’ultima viene, dunque, introdotta come una funzione della temperatura.
Nella seconda parte della Figura 15, è possibile vedere un esempio di tabella generale. In questo
caso, come visto nella W1(I) delle card 1CCCG701-99, è stata costruita una tabella per
rappresentare la potenza del reattore. La tabella 001 consiste in primo luogo della card 20200100
che definisce il tipo di tabella:
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- W1(A): power - Tipo di tabella. Sull’Input Manual sono indicate tutte le possibilità. In
questo caso si tratta di una tabella in cui si definisce la potenza in funzione del tempo;
- W2(I): 411 - Trip. Quando il trip si avvera (vedi paragrafo 2.1) allora la tabella viene letta dal
codice. Se non fosse inserito, la potenza sarebbe direttamente fornita seguendo
l’evoluzione temporale definita entro la tabella stessa;
- W3(R) e W4(R): 1.0 e 1.e6 - Moltiplicatori. Rappresentano delle costanti che vengono
moltiplicate per i valori della potenza inseriti nella tabella. Il primo rappresenta una
costante semplice mentre il secondo ha la funzione di adattare l’unità di misura del
Sistema Internazionale (W) in una più comoda dal punto di vista impiantistico (MW).
Seguono poi le card 20200101-99 in cui sono richieste solamente due word: tempo e potenza. Si
ricorda che, tra i valori inseriti tra due “subcard” consecutive, l’incremento è sempre lineare. Per
realizzare uno step di potenza, è sufficiente ridurre a poche frazioni di secondo l’intervallo
temporale passando ad un livello di potenza superiore. Per costruire un plateau di potenza,
invece, basta mantenere costante il valore di quest’ultima all’aumentare dei secondi.
Come si potrà vedere nel Capitolo 4, nel postprocessing è possibile acquisire i dati direttamente
dall’output o tramite AptPlot. In entrambi i casi una certa grandezza fisica viene plottata dal codice
con riferimento ad un singolo volume idrodinamico o ad un solo nodo radiale di una mesh assiale
per una struttura termica. Spesso, invece, si è interessati a grandezze globali quali la potenza
globalmente scambiata col fluido, la caduta di pressione lungo l’intero core, la quantità totale di
massa fluida presente nel circuito, ecc.: è necessario costruire queste informazioni tramite le
variabili di controllo.
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Figura 16
Si osservino le card 20500200-20 e 20500300-07 in Figura 16: si vuole realizzare una variabile che
tenga conto del calore scambiato in tutto il core all’acqua tramite la somma dei singoli contributi,
q (vedi Appendice B), dei singoli volumi idrodinamici 101010000-260000 che lo compongono. In
primo luogo si può notare che sono necessarie due varibili di controllo in quanto non possono
essere aggiunte più di ventuno “subcard” entro la stessa variabile: si darà il comando nella
seconda di esse di sommare ai volumi qui definiti anche il risultato della prima variabile di
controllo.
Nel dettaglio, partendo con la card 20500200, si definiscono dapprima il nome della variabile,
W1(A), ed il tipo di operazione che si desidera effettuare con le “subcard” successive, W2(A),
mentre per le altre tre word si consiglia di lasciarle pari a 1.0, 0.0 e 1 per operazioni di somma: in
generale esse rappresentano dei controlli sul valore iniziale e sul valore massimo che può
assumere la variabile di controllo (vedi Input Manual).
- W1(R): 0.0 - Costante. Questa deve essere definita nella prima “subcard” per poi essere
omessa, nel caso resti invariata anche per le successive;
- W2(R): 1.0 - Moltiplicatore. Fattore che viene moltiplicato alla grandezza definita tramite le
successive due word;
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due variabili di controllo: nella card 20200307 viene sommata l’intera variabile 002 e quindi
è la 003 a rappresentare la potenza totale scambiata con il fluido refrigerante).
RELAP5 deve “sapere” quando l’input è giunto al termine: è necessario inserire un punto . come
primo carattere dell’ultima riga di testo. E’ importante non aggiungere ulteriori spazi o righe di
testo vuote oltre di esso in quanto il codice potrebbe leggerli come errori. Ciò è chiaramente
osservabile nella seguente Figura 17 che mostra anche un esempio di richiesta di stampa di Minor
edits per output e restart tramite le card 20800001-9999 (vedi Appendice B). Infatti RELAP5 di
default “stampa” la temperatura puntuale (httemp) al primo (left) e all’ultimo (right) nodo radiale
delle mesh assiali delle strutture termiche (da richiamare come al solito SENZA il codice
identificativo delle relative card ovvero il numero 1 davanti il numero della struttura termica).
Nell’esempio si vede la richiesta di plot di questa temperatura per le mesh assiali 12-15 nel nodo
13.
Figura 17
Nei paragrafi 1.3 e 1.4 si è già accennato alla possibilità di eseguire una simulazione di restart. In
questo capitolo si cerca di mettere in evidenza le differenze di codice tra un input normale (come il
prova.i, descritto nel precedente Capitolo 2, e un input di restart, come il seguente prova_kin.i.
Successivamente verrà esposta una delle possibili applicazioni: la definizione della potenza e dei
feedback di reattività tramite le card di RELAP5 relative alla cinetica puntuale.
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3.1 Differenze rispetto a un “nuovo” input
Assumendo una organizzazione della cartella di lavoro come indicato nel paragrafo 1.3 , si procede
direttamente con l’analisi del file di input di restart (prova_kin.i).
Si può notare dalla Figura 18 che le differenze iniziali sono essenzialmente due:
- la card 100 non ha più come W1(A) new bensì restart: in questo modo viene comunicato al
codice che la simulazione si baserà su delle condizioni derivanti da una precedente
simulazioni e contenute in un opportuno file di restart (nel nostro esempio prova.r);
- compare la card 103 che dà la possibilità di indicare l’istante della simulazione precedente
in cui si vuole far riprendere il processo, ovviamente tenendo in conto quanto si sarà
andato a scrivere in questo input di restart. La W1(I) rappresenta il restart number ovvero
proprio quel codice che identifica questo istante ed in questo caso si tratta di 4239.
Figura 18
Il restart number sopra citato deve essere acquisito dal file di OUTPUT della simulazione
precedente su cui poi si vuole implementare quella attuale di restart. Dopo aver aperto
quest’ultimo tramite Blocco note, spostarsi sul fondo del documento: sarà possibile osservare una
serie di dati analoghi a quelli riportati in Figura 19. RELAP5 suggerisce proprio che per le future
card 103, inserendo un restart number (Restart No.) pari a 0, la simulazione di restart partirà da
0.00000 s. Inserendo 1167, si ripartirà da 50.0028 s e così via. Avendo, dunque, inserito 4239 come
restart number, si desidera riprendere la simulazione a partire dalle condizioni termodinamiche
relative a 200.005 s. Questa scelta è stata fatta in quanto l’obiettivo del seguente input di restart è
quello di implementare la cinetica puntuale sia per fornire potenza non più da tabella generale
(vedi paragrafi 2.3 e 2.4) ma da processi nucleari sia per introdurre gli effetti di reattività. E’ buona
norma in questi caso predisporre prima un input stazionario senza card di cinetica puntuale e
32
successivamente scrivere un input di restart con cinetica puntuale che si riferisca direttamente alle
condizioni stazionarie precedentemente raggiunte. Esattamente ciò che è stato fatto nella
simulazione di riferimento. Ciò è consigliato in quanto nel momento di passaggio alla cinetica
puntuale non deve essere osservabile alcuna anomalia nell’andamento di grandezze quali potenza,
temperatura o entalpia. E’ possibile verificare questo “allaccio” tramite i plot grafici delle suddette
grandezze che vengono generati da AptPlot, il programma di postprocessing che verrà spiegato
brevemente nel paragrafo 4.2 .
Figura 19
Un input di restart consente in primo luogo di definire nuovi componenti (anche se non è riportata
la schermata ad essi relativa, come si può vedere dalla Appendice A, vengono aggiunti i volumi
idrodinamici 103 e 104, rispettivamente un volume a tempo dipendente e una giunzione a tempo
dipendente per simulare l’ingresso di fluido refrigerante freddo) esattamente come se si trattasse
di un normale input new. Questi nuovi componenti andranno a completare il sistema precedente.
Figura 20
Ma la caratteristica principale degli input di restart consiste nella possibilità di sostituire parti
dell’input della simulazione precedente. La regola generale consente all’utente di definire
direttamente una certa card con lo stesso numero impiegato in precedenza affinché RELAP5
consideri solamente l’ultima definizione. Tuttavia è sempre preferibile, come indicato
diffusamente nell’Input Manual, operare dapprima una eliminazione delle card del vecchio input e
successivamente operare una loro “ridefinizione” nell’input di restart. Eliminare card
corrispondenti a trip, volumi idrodinamici, strutture termiche o altro è semplice ed è visibile nella
precedente Figura 20. E’ sufficiente richiamare il numero della card di un determinato elemento,
ad esempio la card di struttura termica 11010000, e scrivere il relativo comando di eliminazione
come W1(A), in questo caso delete. I comandi di eliminazione variano a seconda del componente
33
da cancellare e vengono sempre menzionati nell’Input Manual (ad esempio per il trip si deve usare
discard).
Si può notare infatti che le card 11010701-26 (in Figura 21 sono visibili solo le prime cinque)
presentano una W1(I) diversa da 001. Infatti, per indicare che la potenza deriverà da processi
nucleari, in questo campo andrà inserito:
- 1002 se si vuole definire la sola potenza da fissione (come nel caso in esame);
Figura 21
Come detto, l’obiettivo dell’input di restart è quello sia di introdurre gli elementi idrodinamici per
simulare l’iniezione di acqua fredda sia di consentire al codice di valutare anche gli effetti di
reattività di interesse.
Mentre i volumi idrodinamici possono essere definiti in maniera analoga a quanto indicato nel
paragrafo 2.2, riguardo l’introduzione della cinetica puntuale è necessaria qualche spiegazione.
34
In primo luogo è importante capire in quale forma RELAP5 richiede di definire la reattività del
sistema: in Figura 22 è possibile vedere la formula generale. I riquadri colorati verranno inseriti
anche in Figura 23 e Figura 24 in modo da creare una correlazione visiva tra parte teorica e codice.
Figura 22
La reattività, espressa in funzione del tempo, viene calcolata componendo i seguenti elementi:
- nel riquadro giallo viene definita una reattività iniziale NULLA (condizioni critiche): in
particolare, il primo termine è proprio la reattività che viene inserita dall’utente (vedi
W3(R) della card 30000001) mentre il secondo è una reattività di bias che il codice inserisce
automaticamente in modo che il risultato sia comunque nullo;
- nel riquadro verde scuro viene rappresentato il primo metodo di inserzione della reattività:
sfruttando le card 30000011-20, è possibile indicare, per poi andare a definire, una o più
tabelle generali (le cui caratteristiche seguono esattamente la descrizione fatta nel
paragrafo 2.4) in cui è possibile imporre dei valori di reattività in funzione del tempo (vedi
l’Input Manual);
- nel riquadro verde chiaro viene invece rappresentato un secondo metodo per modellare le
inserzioni di reattività: rispetto al punto precedente, ora è possibile sfruttare le varibiabili
di controllo richiamandole sempre nelle card di cinetica 30000011-20 (vedi l’Input Manual);
- nel riquadro rosso scuro viene indicato il primo feedback richiesto da RELAP5: l’effetto di
vuoto ovvero, in generale, di variazione di densità dell’acqua (vedi card 30000501-99 e
W3(R) delle card 30000701-99);
- nel riquadro rosso chiaro viene indicato il secondo feedback di reattività: l’effetto di
temperatura dell’acqua (vedi W4(R) delle card 30000701-99);
- nel riquadro blu viene indicato il primo feedback di reattività connesso al combustibile:
l’effetto Doppler (vedi card 30000601-99 e W3(R) delle card 30000801-99);
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- nel riquadro azzurro viene indicato l’ultimo feedback di reattività: l’effetto di temperatura
del combustibile ovvero di espansione assiale del combustibile (vedi W4(R) delle card
30000801-99);
- infine nel riquadro viola viene indicato il termine che tiene contro della concentrazione di
boro in acqua (vedi l’Input Manual).
Sia sull’output che su AptPlot (vedi Capitolo 4) è possibile verificare i feedback di reattività
connessi al moderatore che al combustibile tramite le variabili reactm e reactf. La nomenclatura
completa può essere consultata, come al solito, in Appendice B.
Si procede ora con la spiegazione delle card di cinetica analogamente a quanto fatto in
precedenza.
Si inizia definendo il tipo di cinetica del reattore tramite la card 30000000 e, procedendo sempre
da sinistra verso destra e con le convenzioni adottate nel Capitolo 2, le seguenti word:
- W2(A): separabl - Scegliendo questa opzione, comunque di default per RELAP5 nel caso in
cui questa word fosse omessa, viene scelta la separazione degli effetti di temperatura e di
densità sia per il fluido che per il combustibile (da descrivere nelle card presenti in Figura
24). Altre opzioni sono possibili ma si rimanda il lettore all’Input Manual.
Successivamente vengono inserite le informazioni generali relative alla cinetica del reattore
tramite la card 30000001:
- W1(A): no-gamma - Non si terrà conto del calore derivante dal decadimento dei prodotti di
fissione. Sarebbe stato possibile inserire anche gamma o gamma-ac rispettivamente per
tenerne conto e per tenerne conto ma con l’aggiunta del calore relativo al decadimento
degli attinidi;
- W2(R): 660.e6 - Potenza totale del reattore. Dovendo inserire un numero reale, si ricorda
che è sempre buona norma esprimere almeno una cifra decimale, il segno
dell’esponenziale e due cifre per il grado della potenza, ottenendo in questo caso
660.0e+06;
- W3(R): -1.e-60 - Il riquadro giallo richiama la Figura 22: qui va inserita la reattività iniziale e
l’Input Manual consiglia proprio questo valore. Anche in questo caso, sarebbe stato
preferibile esprimere il numero reale secondo le convenzioni richiamate al punto
precedente. Anche se questo valore non è nullo bensì molto piccolo, si è già accennato alla
reattività di bias che RELAP5 comunque aggiunge in automatico in modo che all’istante
iniziale il sistema sia critico;
- W4(R): 348.43 - Rapporto tra la frazione di neutroni ritardati e il tempo di generazione dei
neutroni pronti;
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- W5(R): 1.0 - Migliore stima riguardo la resa energetica dei prodotti di fissione. Se invece si
indica 1.2 allora si sarà maggiormente conservativi;
- W6(R): 0.556 - Fattore che tiene conto della resa energetica dell’isotopo 239 dell’uranio. Se
non inserito, viene assunto pari a 1.0 .
Figura 23
Per concludere la descrizione della Figura 23, si passa ora alle card 30000101-0199 relative ai
gruppi di neutroni ritardati considerati. Se queste card fossero assenti, RELAP5 partirebbe di
default nel considerare i sei gruppi energetici comunemente considerati. Altrimenti è possibile
definire fino a cinquanta gruppi di neutroni ritardati. Passando alle word della sola card 30000101,
relativa al primo gruppo energetico di neutroni ritardati:
Infine, è necessario spiegare nel dettaglio le card 30000501-0899 che consentono di definire gli
effetti di reattività richiamati in precedenza. Anche nella Figura 24, alcune aree sono state
evidenziate: i colori dei riquadri sono connessi con quelli in Figura 22.
In questo caso si preferisce una descrizione meno puntuale ma pìù discorsiva per far comprendere
meglio il senso della struttura del codice.
Si comincia con la definizione della reattività in funzione della densità del moderatore e della
temperatura del combustibile. Queste ultime due grandezze vanno intese come valori medi
assunti dall’acqua e dal combustibile rispettivamente nei volumi idrodinamici e nelle strutture
termiche della parte attiva del core (consultare le variabili rhcf e htvat). Queste due funzioni
vengono costruite risettivamente tramite le card 30000501-99 e 30000601-99.
Per quanto riguarda le card 30000501-99, le due word richiedono due numeri reali: la densità
media appena accennata e la reattività corrispondente. Se, come in questo caso, non si dispone di
dati sufficienti per descrivere una vera e propria tabella di valori, è comunque necessario indicare
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almeno una coppia di valori. In particolare andrà inserito il caso di riferimento ovvero la densità
del moderatore mediata su tutti i volumi idrodinamici della parte attiva in condizioni di stazionario
(per questo è utile far girare dapprima un input senza cinetica, questo dato può proprio essere
letto da questo output precedente) ed una reattività nulla.
Stessa cosa va fatta per le card 30000601-99 dove però la prima word richiede il valore medio
delle Volume Average Temperature delle strutture termiche. Anche in questo caso è richiesta
almeno una coppia di valori e normalmente ci si riferisce sempre alle condizioni stazionarie.
Si passa direttamente alle W3(R) delle card 30000701-99 e 30000801-99 in cui devono essere
inseriti i fattori di peso corrispondenti rispettivamente ai volumi idrodinamici e alle strutture
termiche di interesse. Combinando questi fattori con le funzioni appena descritte, si ritrovano gli
effetti di vuoto e Doppler (i colori dei riquadri richiamano infatti quelli di Figura 22).
Figura 24
Riguardo gli effetti di temperatura del moderatore e del combustibile, è necessario inserire gli
opportuni coefficienti nelle W4(R): questi verranno direttamente correllate dal codice alle
temperature medie di volumi e strutture per ottenere quanto riportato nei riquadri rosso chiaro
ed azzurro di Figura 22.
Nel caso non si abbiano ulteriori informazioni su come ripartire i vari feedback di reattività, è
consigliato operare come in Figura 24: dividere i valori globali per il numero di volumi idrodinamici
o di strutture termiche a seconda di quali siano i componenti di riferimento (da indicare nelle
W1(I) rispettivamente delle card 30000701-99 e 30000801-99) .
Rimangono solo da specificare le W2(R) delle card 30000701-99 e 30000801-99: sono questi dei
fattori che danno l’opportunità all’utente di rappresentare più di un componente e relativi fattori
di peso/coefficienti per riga di testo.
Concludendo, si sottolinea che nelle card 30000801-99, precisamente nelle W1(I), vanno indicate
le strutture termiche e NON le card delle strutture termiche: ad esempio, si può vedere 101001 e
NON 1101001. Inoltre si può notare che il codice esatto è composto dal numero della struttura
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termica, 101, e dal numero della mesh assiale, 001, mentre non vi sono indicate le altre due cifre
per il nodo radiale: infatti la temperatura con cui si è definita la tabella nelle card 30000601-99 è
proprio la Volume Average Temperature ovvero quella mediata su tutti i mesh point del
combustibile definiti nelle strutture termiche (vedi paragrafo 2.3). I volumi idrodinamici, al solito,
vengono richiamati nella struttura: numero del componente, 101, numero del volume, 01, e
quattro zeri che non hanno alcuna influenza.
Per concludere questa breve guida, è importante comprendere in che modo i risultati vengono
ordinati all’interno del file di output. Inoltre, nel caso si fosse direttamente interessati a specifiche
grandezze in determinati punti del sistema rappresentato nel codice, viene presentato al lettore
un programma esterno in grado di leggere i FILE DI RESTART: nel caso si voglia sfruttare questo
software, il cui nome è AptPlot, è importante prestare attenzione al relativo passo di stampa
settato nell’input (vedi paragrafo 2.1).
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Dopo aver aperto il file di output, sembrerà di avere di fronte nuovamente l’input: quest’ultimo
rappresenta proprio la prima parte del testo. Esso viene riportato completamente poiché RELAP5
controlla innanzitutto la “grammatica”, stoppando il processo in caso venissero trovati degli errori
di scrittura.
Una volta acquisito l’input, il codice provvede a “spiegarlo”. Ad esempio, avendo definito nei
volumi idrodinamici una area ed una lunghezza di un certo componente, RELAP5 si andrà a
calcolare il relativo volume e lo riporterà in questa seconda parte dell’input. Sostanzialmente viene
riscritto l’intero input ma in forma più estesa.
Dopo queste prime due parti, si arriva direttamente ai risultati. Essi vengono scritti in ordine
temporale crescente, procedendo con un passo di stampa che può essere diverso per Major edits
e Minor edits (vedi paragrafo 2.1). Per ogni istante richiesto, vengono dapprima riportate le
grandezze relative a tutti volumi dei volumi idrodinamici e successivamente quelle di tutte le
strutture termiche definite. Di default seguono questa struttura solamente i Major edits, infatti le
Minor edits vengono raggruppate separatamente all’interno dell’output. Proprio per questo
motivo è possibile richiedere una Major edit anche come Minor edit nel caso la si volesse trovare
in evidenza rispetto a tutte le altre.
Si ricorda che richiedendo una Minor edit attraverso le card 301-399, si otterrà un plot della stessa
solamente nel file di output mentre per averla anche nel file di restart sarà necessario richiederla
tramite le card 2080XXXX (vedi Appendice B).
Senza scorrere le prime due parti dell’output, si può raggiungere direttamente l’area dei risultati
selezionando dalla barra dei menù Modifica e quindi Trova. Nel campo di testo che sarà comparso,
scrivere 0MAJ ed infine cliccare su Trova successivo. Come si può notare dalla seguente Figura 25,
è possibile ora leggere i risultati per i volumi idrodinamici all’istante iniziale (o finale a seconda che
sia stata selezionata l’opzione Su o Giù nel campo di ricerca): per passare ad istanti successivi (o
precedenti) basterà cliccare nuovamente su Trova successivo.
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Figura 25
Sempre all’interno della precedente Figura 25, si possono notare tre riquadri colorati. Quello blu
evidenzia proprio l’istante a cui si riferiscono tutti i risultati che seguono. L’area contornata di
verde raggruppa le grandezze fisiche: pressione, titolo, temperatura e velocità del fluido. Infine nel
riquadro rosso sono elencati i componenti idrodinamici: in primo luogo viene richiamato per
ciascuno il nome assegnato dall’utente nell’input ed il tipo di componente, poi vengono
incolonnati i vari volumi idrodinamici.
All termine della sezione idraulica, vengono raccolti i risultati relativi alle strutture termiche.
Ricercando questa volta 0 HEAT, si potrà visualizzare direttamente questa parte di ouput.
Figura 26
In realtà queste due sezioni sono consecutivamente riportate nell’output per ogni passo di
stampa.
Come si può verificare nella precedente Figura 26, nel riquadro blu è ancora visualizzato l’istante
di tempo a cui sono riferiti i risultati e in quello verde le grandezze calcolate mentre in quello rosso
si possono osservare le strutture termiche definite nell’input (per una generica struttura termica
definita nell’input come 1CCCG000, viene riportata solo la parte CCCG seguita dopo il trattino dalle
tre cifre che identificano la mesh assiale). Nel riquadro giallo, infine, per ciascuna mesh assiale
vengono distinte due righe di risultati: la prima, left, rappresenta il primo mesh point radiale; la
seconda, right, identifica l’ultimo mesh point radiale. Per avere informazioni riguardo i punti
intermedi, è necessario richiedere le opportune Minor edits nell’input.
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Come accennato in precedenza, un modo alternativo per leggere i risultati di una simulazione
consisto nell’utilizzo del software AptPlot, scaricabile gratuitamente da internet. I principali
vantaggi legati all’uso di questo programma sono una maggiore rapidità di consultazione
dell’output, la possibilità di visualizzare direttamente l’andamento in grafico delle variabili di
interesse anche per più volumi idrodinamici o strutture termiche e relative mesh
contemporaneamente, la possibilità di visualizzare tutti i valori assunti nel tempo dalla suddetta
variabile in tabella e poterla esportare su Excel.
Figura 27
Selezionando dalla barra dei menù File, cliccare su Read e quindi su RELAP5 data nel menù a
tendina che sarà comparso. A questo punto cercare tra le cartelle del computer quella di lavoro
contenente il file di RESTART legato alla simulazione di interesse (nel nostro caso sarebbe il solito
prova.r).
RELAP5-3D, come già accennato, memorizza i risultati su un file di plot separato (*.plt), ma basta
seguire la stessa procedura descritta in seguito, utilizzando il .plt al posto del .r
E’ possibile aprire più di un restart: l’elenco dei file aperti e visualizzabili è consultabile nel menù a
tendina File della schermata Select RELAP Channels riportata in Figura 28.
In quest’ultima finestra sarà inoltre possibile ricercare una specifica grandezza inserendo
completamente o parzialmente il relativo nome di RELAP5 (vedi Appendice B) seguita da un *.
Nell’esempio riportato, si voleva leggere le temperatura al centro della mesh assiale 3 della
struttura termica 1010. E’ stato necessario scrivere htt* (ovvero httemp*) e premere Invio dalla
tastiera. Sono stati così trovate le temperature in tutte le strutture termiche ed elencati in ordine
di mesh assiale crescente per ciascuna di esse. Al solito 1010 reppresentano proprio CCCG ovvero
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numero e quantità della struttura termica. Poi seguono le tre cifre che indicano la mesh assiale che
nel nostro caso è la 003. Infine le ultime due cifre indicano il mesh point radiale: 01 l’inizio, nonché
il centro, mentre 15 la fine, ovvero la periferia. Come detto, solo questi due punti radiali vengono
calcolati e scritti di default tanto da poter sempre essere letti nell’output per ogni mesh radiale
rispettivamente sulle righe individuate da left e right (vedi paragrafo 4.1). Per avere informazioni
riguardo zone radiali intermedie, è necessario richiedere le opportune grandezze in questi punti
tramite le Expanded plot variables 2080XXX (vedi Appendice B). Dopo aver selezionato la riga di
interesse, in questo esempio httemp-101000301, cliccare su Plot e automaticamente verrà creato
il relativo grafico nella parte sinistra della schermata. Selezionando più elementi, sarà possibile
plottare contemporaneamente sullo stesso grafico i vari andamenti.
Inoltre, prima di procedere ad una nuova selezione o ricerca, è sempre consigliato cancellare ogni
selezione plottata in precedenza cliccando su Clear sets.
Figura 28
Un ulteriore possibilità è, come detto, quella di poter visualizzare in tabella i valori assunti dalla
grandezza di interesse non solo sotto forma di grafico ma anche in tabella in funzione del tempo.
Per ottenere ciò, è sufficiente cliccare due volte nel campo evidenziato nella seguente Figura 29
ovvero sulla riga di testo comparsa all’interno dell’area Data sets in seguito a una certa selezione.
Infine è possibile esportare quest’ultima tabella in Excel cliccando su Export e selezionando nella
schermata che sarà comparsa la cartella in cui salvare il file .xls . E’ necessario selezionare CSV
come tipo di file altrimenti entrambe le colonne di dati verranno inserite all’interno di una stessa
colonna di Excel. Si sottolinea inoltre che è necessario modificare preventivamente le impostazioni
del calcolatore riguardo l’interpretazione della punteggiatura, impostando il punto come
separatore dei decimali.
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Figura 29
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