Capone Ginevra Ricerca
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Causa e reazione
Ginevra Capone
a.a. 2015/2016
Indice
Introduzione…………………………………………………………3
Ipotesi………………………………………………………………..4
Metodo………………………………………………………………5
Risultati…..………………………………………………………….8
Considerazioni………..……………………………………………..9
Limitazioni e punti di forza………………………………………...10
Bibliografia e sitografia…………………………………………….11
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Introduzione
Questa ricerca andrà ad analizzare se è effettivamente vero che chi si sente giù di morale o stressato
o in ansia va a ricercare degli alimenti diversi dal solito (o delle quantità di alimenti diverse dal solito).
Successivamente si osserverà quali sono questi alimenti e in che quantità e si andrà a valutare grazie
a delle interviste se questo consumo avrà a sua volta degli effetti sull’umore delle persone e se sì, di
che tipo.
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Ipotesi
La ricerca era volta a scoprire due correlazioni: se e come l’umore influenza il consumo di alimenti
e allo stesso tempo se e come il consumo di determinati alimenti influenzi l’umore.
Molti studi avevano già affrontato il primo dei due quesiti arrivando spesso alla conclusione che vi
fosse appunto un nesso tra il proprio umore e la voglia di determinati alimenti.
Per quanto riguarda il secondo aspetto di questa ricerca, invece, vi sono meno informazioni dettagliate
in ambito scientifico ma gli studi conclusi fino ad ora tendenzialmente dimostrano che ciò che si
mangia influenza almeno in parte il proprio umore.
È proprio questa, infatti, l’ipotesi da dimostrare, determinati cibi possono essere la causa di determi-
nati cambi d’umore o la reazione ad altre modifiche dello stato d’animo dei consumatori. Inoltre,
comunemente parlando di cibi ricercati in momenti di malumore si parla di dolciumi, cibi ricchi di
carboidrati semplici e grassi che, in grandi quantità, finiscono per avere un effetto negativo sul con-
sumatore. La ricerca, come ultimo punto, andrà a controllare anche questo.
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Metodo
Spesso, le persone non controllano in maniera costante il proprio appetito e i cibi che consumano se
non per brevi periodi di tempo (diete, malattie, festività…) perciò per quanto quasi tutti nella propria
vita hanno, almeno una volta, avuto periodi di stress durante i quali si sarebbe potuto controllare se
vi era un cambio nella loro alimentazione, difficilmente in molti si sarebbero ricordati i dati necessari.
Per questo motivo, i partecipanti dello studio dovevano essere persone che comunque tenessero a
mente, anche solo all’incirca, la propria alimentazione in periodi di cattivo umore o di stress. Pertanto
si è deciso di intervistare persone che avessero coscienza dei propri problemi e dei propri stati d’animo
e che con più facilità avessero tenuto conto della propria alimentazione: dei pazienti di alcuni psi-
chiatri della zona del comune di Genova.
I pazienti sono un totale di 40, uomini e donne dai 21 ai 70 anni di età con varie professioni (operatori
sanitari, operai, liberi professionisti, dirigenti pubblici, insegnanti, studenti universitari, etc…) e vari
livelli di scolarizzazione (che vanno dal livello minimo di licenza media inferiore a quello massimo
di laurea magistrale o equivalente laurea di vecchio ordinamento). Molti di loro (ventisette su qua-
ranta, il 67,5%) hanno problematiche che vanno avanti da oltre dieci anni, dei restanti quattro (10%)
ha riscontrato il proprio disturbo la prima volta circa cinque anni prima, un partecipante ha riscontrato
la sua problematica da quattro anni prima (2,5%), uno da tre (2,5%) e sette da due (17,5%).
L’evento che ha causato il manifestarsi del loro disturbo per la prima volta è stato per quattordici di
loro (35%) collegato alla chiusura di una relazione sentimentale, per dodici di loro (30%) è stato
invece un problema collegato al lavoro (licenziamenti, una ricerca senza fine di un lavoro, momenti
di stress lavorativo, un insuccesso scolastico e in un caso una promozione inaspettata), tre pazienti
(7,5%) hanno invece affermato che a causare l’insorgenza del loro disturbo sia stata un evento colle-
gato ad una malattia o ad uno stato di salute negativo, i restati undici partecipanti allo studio (27,5%)
hanno dato altre motivazioni (periodi di stress generico, un lutto, uno shock dato da una scoperta
inaspettata, etc…) di cui solo una collegata al consumo di cibo (un paziente che si è sentito prendere
in giro a causa del proprio peso).
Le problematiche dei pazienti possono essere divise in quattro gruppi: depressione, sindrome bipo-
lare, disturbi del comportamento alimentare e disturbi ossessivo compulsivi. In soli due casi (5%) su
dieci persone che hanno detto di soffrire da disturbi del comportamento alimentare quello era l’unico
problema riscontrato; negli altri otto casi (20%) il problema era affiancato da un’altra patologia. Ven-
titré pazienti (57,5%) sono affetti da depressione, nove (22,5%) da sindrome bipolare e sei (15%) da
disturbo ossessivo compulsivo.
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Dopo essermi messa in contatto con tre psichiatri praticanti nel comune di Genova ho chiesto loro
quale fosse, secondo la loro opinione professionale, il metodo migliore per approcciare i pazienti e
porre loro le domande dell’intervista. Vagliando le varie possibilità assieme a loro si è arrivati alla
conclusione che fosse meglio per i pazienti stessi che fossero gli psichiatri a fare l’intervista e che
scrivessero poi le risposte date per poi farmele analizzare. Questo processo, ovviamente, ha causato
sia limitazioni che punti di forza in questo studio ma questi verranno analizzati più avanti.
Le domande sono state poste nel format di un’intervista semi-strutturata durante una normale seduta
di psicoterapia tra il paziente e lo psichiatra successivamente al processo di rilascio di informazioni
sullo scopo della ricerca e alla richiesta da parte dello psichiatra di firmare un foglio che rilasciasse
la libertà per l’utilizzo dei dati in forma anonima. Il mantenimento della forma anonima è stato pen-
sato per fare in modo che i pazienti si sentissero maggiormente a loro agio.
Ovviamente è importante che si capisca che quella descritta sopra era esclusivamente una traccia
rilasciata agli psichiatri in modo tale che loro sapessero che cosa dovevano chiedere ai fini della
ricerca. Le esatte parole utilizzate potevano essere decise in base al carattere del paziente, al rapporto
tra dottore e paziente e in base all’umore di quest’ultimo (nel caso in cui una domanda avesse causato
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una reazione emotiva eccessiva le domande successive potevano essere evitate a seconda della di-
screzione del terapeuta.
Le risposte sono state riportate durante l’intervista su dei fogli per appunti che mi sono poi stati con-
segnati. Successivamente, sono andata ad analizzare le risposte date per analizzarle.
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Risultati
Tutti i partecipanti alla ricerca, nessuno escluso, hanno affermato che nei momenti peggiori e con
l’aumentare di intensità della problematica riscossa il loro consumo di cibo cambia in quantità e per
molti di loro anche in genere.
Ventinove di loro (72,5%) hanno affermato che nei periodi di maggiore intensità del disturbo, il loro
consumo di cibo aumenta di molto, i restanti undici (27,5%) hanno affermato invece l’esatto opposto.
Nove di questi undici sono affetti da depressione, il che vuol dire che circa il 39% di coloro affetti da
depressione tendono a mangiare molto meno durante i periodi di maggiore crisi; gli altri due invece
da sindrome bipolare (il che vuol dire in questo caso che il 22% circa di coloro affetti da sindrome
bipolare consumano meno cibo nei periodi di depressione).
Dei ventinove che hanno affermato di mangiare di più, ventidue (76% circa) dice di mangiare princi-
palmente (se non esclusivamente) dolci nei periodi di malumore, i restanti sette si dividono in cinque
(circa 17%) che mangiano qualsiasi cosa in grandi quantità e due (7% circa) che prediligono snack
salati a base di carboidrati e salumi.
Degli undici che hanno invece affermato di mangiare di meno, otto (circa 73%) mangiano poco di
tutto e quel poco che mangiano sono quasi unicamente dolci mentre i restanti tre (circa 27%) limitano
il consumo di cibo ma non prediligono dolci ai restanti generi di alimenti.
Si nota quindi che trenta dei partecipanti (75%) nei periodi in cui la loro problematica è più intensa
consumano dolciumi e un totale di trentadue (80%) consumano comunque in generale una maggiore
quantità di carboidrati e grassi in proporzione al resto.
Sono solo quattro (10%) i pazienti che hanno affermato di essere soddisfatti del loro consumo ali-
mentare e solo sette (17,5%) coloro che hanno affermato di essere contenti (o perlomeno non scon-
tenti) del loro aspetto fisico per quanto riguarda il peso. Cosa vuol dire? Vuol dire che con questi
consumi i pazienti si ritrovano a non stare meglio, anzi, molti di loro affermano che dopo aver man-
giato si sentono stanchi e svogliati e che spesso questo li porta a mangiare di più in un circolo vizioso
di senso di colpa, depressione e consumo smoderato di cibi altamente calorici.
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Considerazioni
Per quanto la ricerca di cibi dolci nei momenti di malumore sia una normale reazione fisiologica, la
continuativa assunzione di zuccheri ad alto indice glicemico ha, tra i vari effetti collaterali quando
viene protratta nel tempo, un aumento del bisogno di consumare altri zuccheri che causa poi un au-
mento di peso. Inoltre, nei dolciumi consumati dai partecipanti allo studio, vi è spesso un alto conte-
nuto di grassi che causa anche in questo caso un aumento di peso. È questo aumento di peso infatti,
almeno in parte, a rendere i pazienti intervistati scontenti del loro aspetto fisico (motivo che spesso
causa un aumento nell’intensità della patologia, creando un nuovo circolo vizioso).
Inoltre, secondo vari studi, una iperproduzione di serotonina potrebbe causare molti altri effetti col-
laterali: essendo la serotonina un importante fattore contro l’insonnia, poiché stimola la sensazione
di relax e il sonno, può allo stesso modo rendere coloro che sono già depressi e giù di morale stanchi
e fiacchi durante il giorno se prodotta eccessivamente; inoltre in alcuni studi è stato dimostrato che
in determinati casi e ad altissimi dosaggi di questo ormone nel corpo, può capitare di incorrere in uno
stato di ansia ed agitazione.
Questi due livelli (quello di affaticamento e quello di ansia) sono entrambi raggiunti se il consumo di
carboidrati semplici è eccessivo rispetto a ciò che viene consigliato in una dieta sana e bilanciata. È
importante quindi notare che, con un consumo adeguato degli alimenti ricercati da chi è di cattivo
umore, la reazione sarebbe completamente diversa e nettamente più positiva.
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Limitazioni e punti di forza
Il principale punto di forza di questo studio è anche la sua principale limitazione. Il fatto che i parte-
cipanti siano stati intervistati non da chi conduce lo studio ma dai loro psichiatri può essere visto in
più modi. Da un certo punto di vista la presenza degli psichiatri e non di una persona a loro scono-
sciuta sicuramente li ha messi a loro agio, specialmente considerando il fatto che lo studio è stato
svolto su argomenti delicati. Allo stesso tempo, però, la mancanza di una persona con chiare in mente
le finalità di questo studio può aver causato una voglia nello psichiatra di svolgere il lavoro più velo-
cemente per poi passare nuovamente ad una normale seduta di psicoterapia; conseguentemente si può
pensare che lo psichiatra potrebbe non aver pensato a delle domande in più da fare nei casi in cui le
risposte sarebbero state interessanti da sviluppare ulteriormente.
Sarebbe interessante condurre un secondo studio con gli stessi partecipanti chiedendo loro di seguire
per due settimane una serie di consigli per l’alimentazione basati sul proprio umore: decidendo quindi
in base a come si sentono e cosa devono andare a fare che cosa mangiare da una lista precedentemente
scritta sfruttando ciò che si sa riguardo ai nessi tra cibi e stati d’animo. Durante questo periodo i
partecipanti dovrebbero tenere un diario descrivendo se sono riusciti a seguire ciò che gli è stato
consigliato e se si sentono meglio, peggio o uguale a prima in base a cosa hanno mangiato.
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Bibliografia e sitografia
- Wurtman, Judith J., e Margaret Danbrot. Managing Your Mind and Mood through Food. New
York: Rawson Associates, 1986. Libro.
- "Serotonina e Cibo." Mypersonaltrainer.it, 31 Gen. 2016. Web. 24 Mar. 2016.
<http://www.my-personaltrainer.it/fisiologia/ormoni/serotonina-cibo.html>
- Gukov, Alex Aleksey, Dr. "La Serotonina. Solo Alcune Domande E Alcune Risposte." Medi-
citalia.it, 20 Mar. 2012. Web. 24 Mar. 2016 <http://www.medicitalia.it/blog/psichiatria/2053-
serotonina-domande-risposte.html>
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