Ca Adenocistico
Ca Adenocistico
OTORINOLARINGOLOGI
OSPEDALIERI
ITALIANI
Presidente: DOMENICO CUDA
IL CARCINOMA
ADENOIDO-CISTICO
NEL DISTRETTO
CERVICO-FACCIALE
a cura di
Mohssen Ansarin
ASSOCIAZIONE
OTORINOLARINGOLOGI
OSPEDALIERI
ITALIANI
Presidente: DOMENICO CUDA
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO
NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
a cura di
Mohssen Ansarin
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO
NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
a cura di
Mohssen Ansarin
Direttore Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
3
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Vi sono molte buone ragioni per ritenere che il lavoro di Ansarin e colla-
boratori possa costituire un utile strumento di consultazione per quanti,
giovani specialisti o chirurghi esperti, si trovino a gestire pazienti affetti da
questa “speciale” neoplasia. Il volume arricchisce in maniera significativa
la serie dei quaderni di aggiornamento dell’AOOI. A nome di tutta l’Asso-
ciazione desidero ringraziare l’Autore e i suoi collaboratori per l’impegno
profuso nella realizzazione dell’opera.
Domenico Cuda
4
TITOLO CAPITOLO
INTRODUZIONE
Autori
Mohssen Ansarin
5
TITOLO CAPITOLO
AUTORI
Autori
Accorona Remo
Clinica Otorinolaringoiatrica
Università degli Studi di Brescia, Brescia
Alfieri Salvatore
Unità di Oncologia Medica tumori testa-collo
Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano
Allevi Fabiana
Cattedra e UO Complessa di Chirurgia Maxillo-Facciale
Ospedale S. Paolo - Università degli Studi di Milano
Anelli Andrea
Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale
Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena”, Roma
Ansarin Mohssen
Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Alterio Daniela
Divisione di Radioterapia
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Antonelli Antonino Roberto
Clinica Otorinolaringoiatrica
Università di Brescia, Brescia
Baggi Federica
Divisione di Fisioterapia
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Barizzi Jessica
Servizi di Citopatologia Clinica e di Biologia Molecolare
Istituto Cantonale di Patologia, Locarno, CH
Benazzo Marco
Otorinolaringoiatria, Dipartimento testa e collo
Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia
7
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Bergamini Cristiana
Unità di Oncologia Medica tumori testa-collo
Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano
Bertino Giulia
Otorinolaringoiatria, Dipartimento testa e collo
Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia
Bertolin Andy
Unità Operativa di Otorinolaringoiatria
Ospedale di Vittorio Veneto, Vittorio Veneto
Biglioli Federico
Cattedra e UO Complessa di Chirurgia Maxillo-Facciale
Ospedale S. Paolo - Università degli Studi di Milano
Bignami Maurizio
Clinica Otorinolaringoiatrica
Università dell’Insubria, Varese
Bonora Maria
Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO)
Pavia
Bussi Mario
Reparto di Otorinolaringoiatria, Ospedale San Raffaele
Università Vita-Salute, Milano
Casiraghi Monica
Divisione di Chirurgia Toracica
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Castelnuovo Paolo
Clinica Otorinolaringoiatrica
Università dell’Insubria, Varese
Cau Maria Chiara
Unità di Oncologia Medica tumori testa-collo
Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano
Chiesa Fausto
Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Chiocca Susanna
Dipartimento di Oncologia Sperimentale
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
8
Autori
Conte Giorgio
Scuola di Specializzazione di Radiologia
Università degli Studi di Milano
Costa Michele
Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale
Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena”, Roma
Cristalli Giovanni
Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale
Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena”, Roma
De Fiori Elvio
Divisione di Radiologia
IRCCS Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Denaro Nerina
Dipartimento di Oncologia
Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle, Cuneo
Ferreli Fabio
Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale
Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena”, Roma
Fossati Piero
Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO)
Pavia
Fulciniti Franco
Servizi di Citopatologia Clinica e di Biologia Molecolare
Istituto Cantonale di Patologia, Locarno, CH
Garotta Matteo
Otorinolaringoiatria, Dipartimento testa e collo
Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia
Giugliano Gioacchino
Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Ionna Franco
Struttura Complessa di Chirurgia Maxillo-Facciale e ORL
Istituto Nazionale Tumori di Napoli “Fondazione G. Pascale”, Napoli
Karligkiotis Apostolos
Clinica Otorinolaringoiatrica
Università dell’Insubria, Varese
9
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Lepanto Daniela
Divisione Anatomia Patologica
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Lepera Davide
Clinica Otorinolaringoiatrica
Università dell’Insubria, Varese
Licitra Lisa
Unità di Oncologia Medica tumori testa-collo
Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano
Lionello Marco
Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria
Università di Padova, Padova
Locati Laura
Unità di Oncologia Medica tumori testa-collo
Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano
Lombardi Davide
Clinica Otorinolaringoiatrica
Università degli Studi di Brescia, Brescia
Longo Francesco
Struttura Complessa di Chirurgia Maxillo-Facciale e ORL
Istituto Nazionale Tumori di Napoli “Fondazione G. Pascale”, Napoli
Lucioni Marco
Unità Operativa di Otorinolaringoiatria
Ospedale di Vittorio Veneto, Vittorio Veneto
Maffini Fausto
Divisione Anatomia Patologica
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Martin Vittoria
Servizi di Citopatologia Clinica e di Biologia Molecolare
Istituto Cantonale di Patologia, Locarno, CH
Mattavelli Davide
Clinica Otorinolaringoiatrica
Università degli Studi di Brescia, Brescia
Mazzucchelli Luca
Servizi di Citopatologia Clinica e di Biologia Molecolare
Istituto Cantonale di Patologia, Locarno, CH
10
Autori
Mercante Giuseppe
Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale
Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena”, Roma
Merlano Marco Carlo
Dipartimento di Oncologia
Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle, Cuneo
Merlo Elisabetta
Servizi di Citopatologia Clinica e di Biologia Molecolare
Istituto Cantonale di Patologia, Locarno, CH
Miani Cesare
SOC ORL
AAS5 Friuli Occidentale, San Vito al Tagliamento (Pn)
Miccolo Claudia
Dipartimento di Oncologia Sperimentale
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Molinari Francesca
Servizi di Citopatologia Clinica e di Biologia Molecolare
Istituto Cantonale di Patologia, Locarno, CH
Moscatelli Marco
Scuola di Specializzazione di Radiologia
Università degli Studi di Milano
Navach Valeria
Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Nicolai Piero
Clinica Otorinolaringoiatrica
Università degli Studi di Brescia, Brescia
Nicosia Luca
Scuola di Specializzazione di Radiologia
Università degli Studi di Milano
Orlandi Ester
Unità di Radioterapia 2
Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano
Petrella Francesco
Divisione di Chirurgia Toracica
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
11
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
12
INDICE
Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . » 5
Autori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7
CENNI STORICI
Appunti sulla evoluzione delle nostre conoscenze
sul Carcinoma Adenoide Cistico
A. R. Antonelli . . . . . . . . . . . . . . . . . » 19
PRINCIPI DI DIAGNOSTICA
Carcinoma Adenoide Cistico
delle ghiandole salivari maggiori: imaging
L. Preda, G. Conte, M. Moscatelli, L. Nicosia, E. De Fiori . . . . » 75
TERAPIA CHIRURGICA
Filosofia del trattamento chirurgico nel distretto cervico facciale
G. Giugliano, D. Scelsi, M. Ansarin, F. Chiesa . . . . . . . » 129
13
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Terapia chirurgica
delle localizzazioni primitive parotidee
M. Bussi, F. Pilolli, L.O. Piccioni . . . . . . . . . . . » 145
Terapia chirurgica
delle localizzazioni primitive sottomandibolari
M. Benazzo, G. Bertino, M. Garotta . . . . . . . . . . » 187
14
Indice
Ruolo dell’adroterapia
P. Fossati, M. Bonora . . . . . . . . . . . . . . . » 287
15
CENNI STORICI
APPUNTI SULLA EVOLUZIONE DELLE NOSTRE CONOSCENZE
SUL CARCINOMA ADENOIDE CISTICO*
A. R. Antonelli
19
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
L’illustrazione della figura 1, presa dal lavoro di Tauxe et al. (1962)4 e attri-
buita a Billroth (1856)3, mostra la superficie di una matrice di legno sulla
quale è inciso lo stampo di un ACC. Si vede la struttura a “formaggio
svizzero” tipica di questa neoplasia.
L’ACC dell’orbita descritto da Lorain e Robin nel 18542, per la sua cre-
scita lenta lungo le strutture nervose dall’orbita su fino alla base cranica,
20
Appunti sulla evoluzione delle nostre conoscenze...
La opinione errata sulla malignità dell’ACC era basata anche sulle somi-
glianze con l’ACC di alcune parti dei preparati istologici di tumori misti
benigni: Braunschwig (1930)6 includeva i casi di cilindroma che aveva
raccolto nella sua serie di tumori misti; anche Harvey et al. (1938)7 erano
del parere che il cilindroma fosse un tipo di tumore misto.
Kramer e Som, nel 19398, affermarono che il termine “cilindroma” doveva
essere riservato a quei tumori misti nella cui istologia prevalevano aspetti
cilindromatosi. Ricordavano che anche i carcinomi e i sarcomi potevano
presentare aree di tipo cilindromatoso.
Tauxe et al, nel 19626, specificarono che il cilindroma è “un tumore mali-
gno che di solito cresce lentamente ma quasi invariabilmente porta a
morte il paziente”. Nel 1966 Friedmann e Osborn9 introdussero il nome di
“adenocarcinoma cribriforme” come più appropriato all’origine, morfolo-
gia e comportamento di questa neoplasia.
21
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
La maggior parte dei Clinici identificò con il passare degli anni le caratte-
ristiche peculiari del comportamento dell’ACC. Venne notato in molti casi
un accrescimento lento ma inarrestabile nei primi cinque anni, con pochi
sintomi. Altre caratteristiche generali erano la spiccata tendenza a recidi-
vare dopo exeresi, e a produrre metastasi a distanza dopo un decorso di
cinque, dieci o quindici anni14.
Nel 1943 – 90 anni dopo la pubblicazione dei primi casi – Dockerty e
Mayo15 affermarono che il “cilindroma” delle ghiandole salivari era un
tumore maligno del tutto particolare, che chiamarono “adenocarcinoma,
tipo cilindroma”.
Tauxe et al4 definirono il “cilindroma” o ACC “un tumore maligno che di
solito cresce lentamente ma quasi sempre porta alla morte il paziente”.
La World Health Organization sottolineò le stesse peculiarità nel 200513,
definendo l’ACC “un tumore dall’accrescimento inarrestabile, di solito
con esito fatale”.
22
Appunti sulla evoluzione delle nostre conoscenze...
Istogenesi dell’ACC
Foote e Frazell suggerirono nel 195312 che sia i dotti che gli acini ghian-
dolari sono i progenitori del V. Fribrosky23 affermò nel 1965 che l’ACC
riassume lo stadio terminale di sviluppo del complesso del tubulo, con
differenziazione prevalente dell’abbozzo cellulare lungo la linea dei dotti
intercalati. Secondo Thackray e Lucus24 l’ACC avrebbe una duplice ori-
gine, in parte da una popolazione di cellule acinari e duttali, in parte da
cellule mioepiteliali. Anthony et al.25 evidenziarono nel 1975 la presenza
di actomiosina nelle cellule neoplastiche, a prova della loro natura mioe-
piteliale. Una analisi stereologica di 5 casi di ACC dimostrò la presenza di
un 73% di cellule duttali, di un 2.5% di cellule mioepiteliali e di un 1.9%
di cellule acinari di tipo secretorio27.
In ulteriori studi per identificare i tipi cellulari presenti nell’ACC28,29 è
emerso che alcune cellule tumorali mostrano una differenziazione epi-
Myoepithelial
cell
23
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
24
Appunti sulla evoluzione delle nostre conoscenze...
25
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
26
Appunti sulla evoluzione delle nostre conoscenze...
Patogenesi molecolare
27
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Negli anni recenti si sono ottenuti progressi nel controllo locale dell’ACC
per mezzo della RT conformazionale a 3D, la RT frazionata accelerata, la
RT frazionata stereotassica, la RT a modulazione di intensità (IMRT), la
dose escalation e la RT ad alto-LET.
Oltre a questo, l’uso di particelle nella terapia ha aumentato il controllo
locale del tumore, rispetto alla RT con fotoni. Le diverse tecniche impie-
gate sono state:
1. terapia con i neutroni59,60;
2. terapia con ioni C1261;
3. terapia con protoni62;
4. terapia combinata con fotoni a modulazione di intensità e con
boost di ioni C1263,64.
28
Appunti sulla evoluzione delle nostre conoscenze...
29
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Bibliografia
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EPIDEMIOLOGIA E
FATTORI PROGNOSTICI
EPIDEMIOLOGIA E FATTORI DI RISCHIO
C. Miccolo, S. Chiocca
Epidemiologia
37
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
38
Epidemiologia e fattori di rischio
UOMINI DONNE
39
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
MALE
NORTH WEST 2 19 44 79 20
NORTH EAST 3 15 36 74 17
CENTRE 3 18 46 111 23
SOUTH 2 16 37 68 15
POOL 3 16 39 76 17
FEMALE
NORTH WEST 5 24 52 91 30
NORTH EAST 4 18 36 78 22
CENTRE 6 32 50 90 29
SOUTH 4 19 46 50 18
POOL 4 21 45 75 23
BOTH SEXES
NORTH WEST 4 21 48 87 25
NORTH EAST 3 16 36 76 19
CENTRE 5 25 48 98 26
SOUTH 3 18 42 54 16
POOL 3 19 42 75 20
Tab. 2: Prevalenza completa per sesso, macro area ed età. Da “Rapporto AIRTUM – Epi-
demiologia e Prevenzione 2014”30.
notare che globalmente nel nord (est ed ovest) vi è una prevalenza mag-
giore (44 individui per 100000 residenti) rispetto al centro (26 individui su
100000) e al sud più isole (16 su 100000).
Se osserviamo i dati di sopravvivenza relativa, e quindi il rapporto tra la
sopravvivenza all’interno del gruppo di pazienti oncologici e la soprav-
vivenza attesa di una popolazione generale di riferimento simile per età
e sesso, ma non affetta dal tumore in esame, si nota che, dopo cinque
anni, si arriva ad un 60% di soprvavvivenza32.
La figura 1 mostra l’andamento della sopravvivenza relativa, dopo la dia-
gnosi del tumore alle ghiandole salivari, alla fine del primo, del terzo e del
quinto anno.
Se si fa un paragone con studi effettuati a livello dell’Unione Europea,
notiamo che la percentuale di sopravvivenza relativa a cinque anni dalla
diagnosi è del 60% in Italia, mentre a livello europeo si ha un dato di 69%21.
40
Epidemiologia e fattori di rischio
100
90
80
81
Relative survival (%)
70
60
66
50 60
40
30
20
10
0
1 2 3 4 5
Years after diagnosis
Fig. 1: Sopravvivenza relativa nei cinque anni successivi alla diagnosi di tumore alle ghian-
dole salivari. Da “Rapporto AIRTUM - Epidemiologia e Prevenzione 2011”32.
41
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
100 92
90 79
80 69
Relative survival (%)
70
56
60
50 36
40
30
20
10
0
15-44 45-54 55-64 65-74 75-99
Age groups
Fattori di rischio
42
Epidemiologia e fattori di rischio
RADIAZIONI
Le radiazioni ionizzanti sono frequentemente associate ai tumori alle
ghiandole salivari.
Quando una cellula è colpita da radiazioni ionizzanti, produce radicali
liberi e sostanze tossiche (ROS) che aumentano lo stress ossidativo
all’interno della cellula, provocando danni a macromolecole come DNA,
RNA, lipidi e proteine. Le lesioni al DNA indotte da radiazioni possono
non essere riparate dai sistemi endogeni e quindi scatenare una carcino-
genesi105. Il rischio di tumori radioindotti risulta essere tanto più elevato
quanto più giovane è l’età dell’individuo irradiato42-45.
La radioterapia gioca un ruolo cruciale nell’approccio terapeutico dei tumori
testa collo. La maggior parte di questi tumori hanno bisogno di radioterapia
come trattamento primario, in combinazione o no con la chemioterapia,
oltre che la chirurgia. La dose di radiazione viene stabilita in base alla loca-
lizzazione e allo stadio del tumore. Il più importante fattore limitante è la
tolleranza del tessuto normale adiacente al tessuto tumorale. Le radiazioni
vengono somministrate in modo frazionato, con una dose di 2 Gy per volta
per un periodo che di cinque o sette settimane, una volta al giorno per
5 giorni ogni settimana46. Questo tipo di frazionamento ha un effetto conte-
nuto sui tessuti normali, mentre i tessuti tumorali, che si replicano veloce-
mente, subiscono maggiori effetti, rispondendo meglio e più rapidamente.
Le ghiandole salivari che hanno cellule con un indice di tournover lento,
appaiono più radio-resistenti rispetto ad altri tessuti. In diversi studi, si
è osservato che quando le ghiandole salivari sono comprese nella zona
irradiata, allora vi è una relazione lineare dose-risposta di rischio di tumo-
rigenesi35,47-49. Non è stato evidenziato, invece, nessun aumento (o per
lo meno, non significativo) di rischio, se le ghiandole salivari non sono
comprese nella zona esposta alle radiazioni.
L’esposizione a radiazioni mediche e dentali sono state un grande fattore
di rischio soprattutto prima del 1960 quando le dosi usuali erano signifi-
cativamente più alte rispetto a quelle consentite al giorno d’oggi47. Sem-
pre in quegli anni, l’utilizzo di radiazioni veniva fatto anche per condizioni
cliniche benigne (ipertrofia adenotonsillare) o per curare la tinea capitis o
acne giovanile50,51.
Studi condotti su una popolazione di più di 4000 individui trattati da
bambini con radiazioni per ipertrofia tonsillare, evidenziano l’esistenza
di una lunga latenza tra irradiazione e comparsa di carcinoma alle ghian-
dole salivari, con l’esigenza di monitorare per tempi anche oltre 30 anni i
pazienti sottoposti a radiazioni nel distretto cervico-cefalico52.
Da una analisi dei superstiti delle città del Giappone vicine ad Hiroshima
e Nagasaki, si evince la stretta correlazione tra le radiazioni atomiche e
l’insorgenza di tumori a carico delle ghiandole salivari e più nello speci-
43
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
VIRUS
È stato dimostrato che diversi virus sono mediatori della proliferazione
neoplastica soprattutto nei tipi di tumori testa-collo squamosi66, 7; meno
negli adenocarcinomi68-70. I virus che più sono stati studiati e correlati a
questi carcinoma sono Citomegalovirus (CMV), Epstein-Barr virus (EBV)
e Papilloma virus (HPV).
-- CMV: il Citomegalovirus è un herpes virus che in seguito alla prima
esposizione può rimanere latente nell’organismo71. L’espressione
di geni virali è fortemente ridotta o assente in fase di latenza, pre-
cludendo un vitale ciclo virale72. Circa il 90 % dei casi di tumore
mucoepidermoidi alle ghiandole salivari, sono correlate ad una
positività di espressione proteica da parte di CMV. Questo virus
sembra essere correlato e colocalizzare con una maggiore espres-
sione ed attivazione di una cascata di segnali, ben conosciuti come
oncogenici (COX/AREG/EGFR/ERK)73.
-- EBV: l’Epstein-Barr virus e un herpes virus trasmesso tramite la
saliva. Persiste nelle cellule epiteliali duttali delle ghiandole salivari
e può essere coinvolto in una proliferazione aberrante74,75. Nono-
stante la sua localizzazione duttale, non è stata dimostrata la sua
positività nei tumori alle ghiandole salivari, in uno studio effettuato
su una popolazione caucasica76.
44
Epidemiologia e fattori di rischio
ORMONI
Androgeni, estrogeni e progesterone, operano attraverso specifici recet-
tori, giocando un ruolo importante nella crescita e sviluppo di diversi
tumori, tra cui quello alla mammella, endometrio e prostata82, 83. I pazienti
con tumore mammario positivi al recettore degli estrogeni (ER) e recet-
tore del progesterone (PR) trattati con antagonisti degli ormoni, mostrano
una forte diminuzione di una recidiva e un alto tasso di sopravvivenza.
Risultati simili sono stati riportati anche in pazienti con cancro alla pro-
stata positivo per il recettore degli androgeni (AR)84,85.
Le ghiandole salivari e le ghiandole mammarie, sono delle ghiandole eso-
crine tubulo-acinose, che condividono simili caratteristiche morfologiche
e istologiche tumorali86-88. L’espressione di recettori per ormoni sessuali
in certi tumori, tra cui quello alle ghiandole salivari, suggerisce un ruolo
significativo di questi recettori, nella patogenesi, progressione e terapia
del tumore89. Si possono quindi assimilare ai tumori ormono-dipendenti
come quelli mammari.
Elkin e Jacobs hanno riportato due casi di Carcinoma Adenoide Cistico
delle ghiandole salivari in cui vi era una remissione a seguito di tratta-
mento con tamoxifene90. Gli studi molecolari condotti sull’espressione di
recettori dell’estrogeno e del progesterone in tumori delle ghiandole sali-
vari, intenzionati a stabilire il loro ruolo nella patogenesi e terapia, sono
fortemente in conflitto82,83,90-94.
45
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
DIETA
La composizione della dieta, può modificare la carcinogenesi a diversi
livelli. Vi sono sia composti naturali quali vitamine, flavonoidi, steroli
vegetali, sali di selenio, che composti sintetici come retinoidi, antiossi-
danti fenolici e inibitori della sintesi di prostaglandine, che agiscono su
diversi meccanismi cellulari. La loro azione può includere la stimolazione
di una risposta immunitaria, induzione o soppressione di geni, detossifi-
cazione o blocco del danno ossidativo al DNA100.
Studi epidemiologici e di laboratorio, suggeriscono che l’assunzione fre-
quente di alcuni frutti, specialmente gli agrumi, e verdure, in particolare
crucifere, e vegetali ricchi di carotene, possono ridurre il rischio di tumore.
Al contrario il consumo frequente di cibi cotti alla griglia, al microonde,
fritti, o conservati sotto sale hanno un effetto opposto e quindi aumen-
tano il rischio di tumorigenesi101,102.
Alcuni studi fatti sulle vitamine, evidenziano che la mancanza di vitamina
A aumenta il rischio di tumorigenesi103, mentre un’assunzione di vitamina
C equivalente o maggiore a 200 mg al giorno è associata ad una diminu-
zione del 60% del rischio di tumore alle ghiandole salivari104,105.
Anche il consumo di lipidi, considerando sia quantità che composizione,
è correlato alla promozione o alla prevenzione del tumore106.
Acidi grassi essenziali come olio di pesce e di vegetali, ricchi in acidi grassi n-3
polinsaturi, devono essere assunti tramite dieta per avere un effetto protettivo
contro il tumore. Questo effetto potrebbe essere correlato ad un aumento della
produzione di metaboliti antiproliferativi107. Al contrario acidi grassi monoinsaturi
come l’acido n-9 oleico, come principale fonte di lipidi, si comportano da pro-
motori di tumore alle ghiandole salivari, così come al seno, colon e orale107-113.
L’effetto legato all’acido oleico, in condizioni di deficit di acidi grassi essenziali,
può essere indotto da un’alterata produzione di eicosanoidi che si comporta-
no da modulatori della proliferazione e differenziazione cellulare114.
46
Epidemiologia e fattori di rischio
FATTORI OCCUPAZIONALI
Esposizioni lavorative a radiazioni, materiali radioattivi e composti chi-
mici, possono aumentare il rischio di insogenza dei tumori alle ghiandole
salivari.
In alcuni studi, si è visto che individui che lavorano in industrie chimiche
di produzione di gomma104,118, fertilizzanti azotati35,119,120, legno121, indu-
strie galvaniche, a contatto con elementi quali piombo, nichel e cromo122,
presentano un aumentato rischio di tumori alle ghiandole salivari.
È stato riportato anche un aumento di rischio di carcinoma alle ghiandole
salivari in alcune zone geografiche come ad esempio in Quebec dove
vi erano miniere di asbesto e la gente vicina alle cave si ammalava in
maniera proporzionale alla vicinanza123.
Conclusioni
I registri dei tumori, sono l’unica fonte per sapere quanti individui resi-
denti in una particolare area hanno il tumore e che tipo di neoplasia
47
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
48
Epidemiologia e fattori di rischio
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E. Orlandi, L. Licitra, L.D. Locati
59
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
(> 30% per Perzin and Szanto7,8 e > 50% per Spiro9). Un altro sistema,
proposto più recentemente, classifica l’ACC sulla base della presenza
o meno della componente solida, indipendentemente dalla quantità,
basandosi sull’evidenza che la sola presenza di una componente solida
ha un impatto negativo sull’outcome del paziente10.
L’immunoistochimica (IHC) può essere utile per fare diagnosi di ACC.
In particolare, le cellule neoplastiche mioepiteliali appaiono positive per
actina muscolo liscio, S100, vimentina e catena pesante della miosina
muscolo liscio. Inoltre, le cellule di ACC sono francamente positive per
il recettore delle tirosino-chinasi c-KIT (CD117) e MYB11,12. Biomarca-
tori come c-KIT, VEGFR-3, Ki-67 e p53 sono stati correlati a maggiore
aggressività biologica e a cattiva prognosi11.
60
Biologia, genetica e fattori prognostici
base del cranio fosse coinvolta, la dose dovrebbe essere almeno 56-63
Gy15,16,18,19, 22. Per un’irradiazione selettiva linfonodale, la dose dovrebbe
oscillare fra 45-50 Gy, con frazionamento standard. Tecniche di RT come
la radioterapia ad intensità modulata (IMRT) sono altamente raccoman-
date per questo tipo di neoplasie, perché
i. sono tumori dalla conformazione molto complessa;
ii. siamo in presenza di numerose strutture radiosensibili nella regione
testa-collo;
iii. sono necessarie alte dosi di RT (60-70 Gy).
Gli ACC non resecabili possono essere trattati con la sola RT. La radio-
terapia con neutroni ha mostrato un LC superiore rispetto alla RT con
fotoni senza nessun vantaggio in termini di sopravvivenza23,24. Tuttavia, i
neutroni non sono utilizzati nella pratica clinica corrente. Le tecniche di
IMRT con dosi ≥ 70 Gy hanno dimostrato un controllo di malattia simile
con meno complicanze tardive25. Recentemente, è l’impiego in clinica
di nuove energie come i protoni e gli ioni carbonio (particelle pesanti).
Nonostante le proprietà fisiche simili, gli ioni carbonio sembrano avere
maggiori vantaggi biologici rispetto ai protoni. Tuttavia non sono state
riscontrate differenze significative in termini di LC e OS tra questi due
trattamenti. Il controllo locale a 5 anni per i T4 e i tumori inoperabili è stato
rispettivamente del 66% e del 68%, meglio della RT con fotoni, sugge-
rendo che la terapia con particelle pesanti dovrebbe diventare il tratta-
mento standard in questi casi26. Gli ioni carbonio sono utilizzati anche in
combinazione con la IMRT con fotoni negli ACC in stadi avanzati27.
L’ACC è difficile da trattare per la sua tendenza alla recidiva locale e a
distanza. Il decorso clinico è spesso protratto; i tassi di ricorrenza libera
da malattia sono rispettivamente 50,5% e 45-52% a 5 e 10 anni mentre
i tassi di sopravvivenza globale sono 70-72% e 44-54% a 5 e a 10 anni,
rispettivamente28.
In presenza di una recidiva, bisogna sempre considerare il trattamento
chirurgico, sebbene la recidiva spesso coinvolga la base cranica, ren-
dendo tecnicamente difficile un’ampia exeresi con margini negativi.
Le metastasi a distanza compaiono frequentemente e possono svilup-
parsi, nonostante il controllo locale, anche dopo anni dalla diagnosi, tal-
volta anche dopo 10-20 anni. Il coinvolgimento multiorgano è frequente.
Le sedi più comuni di metastasi sono i polmoni (75%), seguiti delle ossa
(6,9%), dal fegato (3,4%) e altre sedi29; nonostante le metastasi encefaliche
siano molto rare (2.1%), l’encefalo dovrebbe essere studiato con una inda-
gine radiologica mirata (Tac o RMN) nei pazienti con lunga storia clinica.
La chemioterapia sistemica ha un ruolo palliativo. Una revisione sistema-
tica di Laurie e colleghi del 201130 ha messo in evidenza la scarsa effica-
61
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
62
Biologia, genetica e fattori prognostici
Mutazioni nel dominio catalitico di PTEN sono state trovate in due casi
di ACC47. La perdita del PTEN funzionante conduce all’attivazione costi-
tutiva a valle dei componenti della via di PI3K, AKT e mTOR, aprendo
la strada all’impiego di farmaci inibitori di PI3k/AKT/mTOR. Sono state
identificate altre mutazioni dei geni associati a PI3K e della chinasi del
recettore.
Le alterazioni della via di Notch sembrano essere correlate all’outcome
dei pazienti con ACC, in particolare alla progressione tumorale65,66 ed alla
transizione epiteliale-mesenchimale66. È stata condotta un’ampia analisi
immunoistochimica per valutare il livello di espressione delle proteine dei
membri della famiglia Notch nell’ACC67. La combinazione di Jagged 1
(uno dei cinque ligandi di Notch) e di Notch 2 (uno dei quattro recettori di
Notch) risulta associata ad un miglior outcome, mentre l’associazione di
Jagged 1 con altri recettori come Notch1 e Notch4, correla con un com-
portamento biologico più aggressivo. Come già detto, l’attivazione del
segnale di Notch è innescata dal legame ligando-recettore, ciò determina
eventi di clivaggio proteolitico che culminano con il rilascio del dominio
intracellulare di Notch ad opera della gamma-secretasi. Modelli xeno-
graft di ACC con mutazioni puntiformi di NOTCH1 e alti livelli di NOTCH1
attivato, sono risultati sensibili agli inibitori della gamma-secretasi68. Que-
sti farmaci potrebbero costituire un trattamento promettente nei tumori
con attivazione di Notch.
L’ACC esprime frequentemente alti livelli di recettori tirosino-chinasici
come c-kit ed EGFR, mentre esprime in misura variabile altri recettori di
fattori di crescita come il recettore del fattore di crescita dei fibroblasti di
tipo 1 (FGFR1).
L’espressione di c-kit è stata associate a tumori ad alto grado e pattern
solido69,70; c-kit potrebbe avere un ruolo nell’invasione locale e nello svi-
luppo di metastasi a distanza accelerando la mobillizzazione delle cellule
neoplastiche71. C-kit si trova quasi sempre in forma wild-type nell’ACC;
non sono state riscontrate invece alterazioni negli esoni 11 o 17 (coinvolti
nell’attivazione di c-kit nei GISTs). Il meccanismo di attivazione di c-kit è
dato probabilmente da una stimolazione autocrina.
L’espressione di EGFR è presente nelle cellule epiteliali di molti tessuti
umani normali ed in un’ampia varietà di tumori delle ghiandole salivari,
incluso l’ACC72. La sua overespressione sembra correlata ad una migliore
prognosi nell’ACC. Non sono state identificate mutazioni genetiche47.
Evidenze precliniche suggeriscono un ruolo del fattore di crescita dei
fibroblasti (FGF) nella carcinogenesi dell’ACC. È stata dimostrato che l’o-
verespressione di FGF1, FGF2 e FGFR1 è coinvolta nella carcinogenesi
dell’ACC73,74. Sono state descritte mutazioni attivanti del FGFR2, identi-
che a quelle riportate in altri tumori maligni (es. tumore ovarico ed endo-
63
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
3. Fattori prognostici
Conclusioni
64
Biologia, genetica e fattori prognostici
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70
Biologia, genetica e fattori prognostici
71
PRINCIPI DI DIAGNOSTICA
CARCINOMA ADENOIDE CISTICO
DELLE GHIANDOLE SALIVARI MAGGIORI: IMAGING
L. Preda, G. Conte, M. Moscatelli, L. Nicosia, E. De Fiori
75
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 1: Carcinoma Adenoide Cistico della parotide: l’esame ecografico mostra un nodulo
a margini irregolari ed ecostruttura disomogenea, con componenti solide ad ecogenicità
intermedia e componenti cistiche anecogene. Tali caratteristiche orientano per la natura
maligna della lesione.
76
Carcinoma Adenoide Cistico delle ghiandole salivari maggiori: imaging
Fig. 2: Carcinoma Adenoide Cistico della parotide: l’ecografia mostra un nodulo solido
ovoidale, a margini regolari, con ecostruttura omogeneamente ipoecogenea e modesto
rinforzo acustico posteriore (A). Lo studio Power-Doppler evidenzia alcuni spot vascolari
all’interno della lesione (B). Le caratteristiche della lesione non consentono una sicura
diagnosi differenziale con le lesioni benigne.
77
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
78
Carcinoma Adenoide Cistico delle ghiandole salivari maggiori: imaging
79
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Spessore di fetta/
3/0.6 3/0.6 3/0.3 5/1 0.6/0
Intervallo (mm)
Tempo di eco/
Tempo di ripetizione 10/630 109/5100 150/3900 77/5000 2.88/7.43
(ms)
Numero di medie 2 2 4 4 1
Soppressione del
… … … SPAIRe SPAIR
grasso
a SE = Spin Echo, b TSE = Turbo Spin Echo, c SSH = Single Shot,
d EPI= Echo Planar Imaging, e SPAIR = Spectral Adiabatic Inversion Recovery,
f MDC = mezzo di contrasto, g GRE = Gradient Echo
Tab. 1
80
Carcinoma Adenoide Cistico delle ghiandole salivari maggiori: imaging
Fig. 4: Carcinoma Adenoide Cistico della parotide sinistra. Le immagini RM assiali (A) e
coronali (B) T2-pesate mostrano una lesione a margini irregolari e mal definiti con infil-
trazione dei tessuti cutanei superficiali, dotata di segnale disomogeneo con componenti
centrali a basso segnale. La lesione mostra componenti con elevato segnale nelle imma-
gini pesate in diffusione (C) e basso segnale nelle corrispondenti mappe di ADC (D),
reperti compatibili con tessuto ad elevata cellularità.
81
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 5: Carcinoma Adenoide Cistico a medio grado di differenziazione della ghiandola sot-
tolinguale sinistra. La RM mostra una lesione a margini regolari e ben definiti, senza segni
di infiltrazione delle strutture adiacenti, localizzata nello spazio sottolinguale; la lesione
mostra basso segnale nelle immagini T1-pesate (A) ed elevato segnale nelle immagini
pesate in T2 (B) e diffusione (C), inoltre è dotata di omogeneo e intenso contrast-enhan-
cement (D). I reperti descritti sono caratteristici delle lesioni a basso grado di malignità.
82
Carcinoma Adenoide Cistico delle ghiandole salivari maggiori: imaging
83
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 6: Carcinoma Adenoide Cistico del lobo profondo della parotide destra. L’esame
RM, nelle immagini T2-pesate (A, B) e T1-pesate post-contrasto (C, D), documenta una
lesione espansiva che interessa il lobo profondo della parotide, da cui risulta non cliva-
bile, insinuandosi nello spazio parafaringeo. La lesione disloca anteriormente il muscolo
pterigoideo mediale (frecce), antero-medialmente il grasso parafaringeo (punte di freccia),
postero-medialmente la carotide interna (freccia tratteggiata), posteriormente il processo
stiloideo (freccia spessa) con slargamento del tunnel stilo-mandibolare.
84
Carcinoma Adenoide Cistico delle ghiandole salivari maggiori: imaging
Fig. 7: Carcinoma Adenoide Cistico della parotide sinistra: immagini assiali (A) e rico-
struzione parasagittale (B) di una sequenza volumetrica T1-pesata con soppressione del
segnale del grasso, acquisita dopo somministrazione di mezzo di contrasto. Si evidenzia
lesione a margini irregolari con infiltrazione dei tessuti cutanei superficiali associata a
contrast-enhancement lungo il decorso del nervo facciale, indicativa di diffusione peri-
neurale retrograda fino al foro stilo-mastoideo e al tratto discendente del canale di Fal-
loppio (frecce in A e B).
85
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 8: Recidiva locale di Carcinoma Adenoide Cistico della parotide sinistra in esiti di
parotidectomia. Le immagini assiali della sequenza volumetrica T1-pesata con soppres-
sione del segnale del grasso, acquisita dopo somministrazione di mezzo di contrasto,
mostrano lesione dotata di contrast-enhancement nel contesto dei tessuti molli della log-
gia parotidea e in sede periauricolare (frecce). È inoltre evidente la presenza di contrast-
enhancement posteriormente al condilo mandibolare, lungo il decorso del nervo auricolo-
temporale fino al forame ovale (punte di freccia), suggestivo per diffusione perineurale
retrograda di malattia.
86
Carcinoma Adenoide Cistico delle ghiandole salivari maggiori: imaging
87
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
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88
Carcinoma Adenoide Cistico delle ghiandole salivari maggiori: imaging
89
CITOLOGIA, BASI ISTOPATOLOGICHE E
RUOLO DELLE TECNICHE ANCILLARI
F. Fulciniti, F. Maffini, D. Lepanto, J. Barizzi,
E. Merlo, V. Martin, F. Molinari, L. Mazzucchelli
Prefazione
Questo articolo è stato scritto per costituire una guida pratica alla dia-
gnosi cito-istologica del Carcinoma Adenoide Cistico (AdCC) della testa
e del collo su campioni di citologia con ago sottile e bioptici. Vuole essere
di aiuto per i citopatologi clinici e per gli istopatologi che, solo occasio-
nalmente, si confrontano con la diagnosi dell’AdCC.
L’AdCC rappresenta il 3-5% di tutti i tumori delle ghiandole salivari e
circa il 10-12% dei carcinomi; è leggermente più frequente nelle donne
che negli uomini (rapporto M:F 2:3) e la sua incidenza è superata solo
dal carcinoma mucoepidermoide. Nella regione della testa e del collo, la
maggior parte origina dalle ghiandole salivari minori (75%), dove rappre-
senta solo l’1,2% dei tumori (25% dei tumori maligni). La ghiandola sot-
tomandibolare è la localizzazione più comune tra le principali ghiandole
salivari. Nelle ghiandole salivari minori, la neoplasia si osserva più spesso
nella cavità orale, alla base della lingua e nei gruppi delle ghiandole sali-
vari minori contenute nel tessuto adiposo del Bichat1-3. Nella zona della
testa e del collo altre sedi interessate sono la cute del cuoio capelluto e
del viso, le ghiandole lacrimali e sudoripare, la mucosa respiratoria delle
cavità nasali e dei seni paranasali (inclusa quella contenuta nello sfe-
noide e ossa etmoidali)4-9. Inoltre sono stati pubblicati numerosi esempi
di AdCC della trachea che, a loro volta, hanno clinicamente simulato
una massa tiroidea, insorti centralmente nel collo10-11. Sono stati inoltre
descritti casi a sede intra-mandibolare che, forse, rappresentano un’in-
filtrazione neoplastica da lesioni primitive delle piccole ghiandole salivari
accessorie della gengiva12. Quando localizzato nelle ghiandole salivari
maggiori, l’AdCC si presenta come nodularità ben delimitate, che spesso
vengono segnalate come benigne alla CT-scan. Neoplasie in fase avan-
zata possono produrre dolore, deficit nervoso periferico o paralisi in virtù
dell’infiltrazione dei nervi. Nel palato e nella cavità orale gli AdCC ten-
dono a crescere sotto una mucosa inizialmente normale che nel tempo
si ulcera. La mucosa della gengiva viene facilmente e precocemente
ulcerata dalla sottostante neoplasia mentre, in altre sedi, l’ulcerazione
91
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Embriologia
92
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
Figure 1-4: 1: Acini salivari “A” e dotti intercalari “In” sottesi da cellule mioepiteliali “M”.
2: Dotti striati “S” commisti ad acini salivari. 3: Campo microscopico a basso ingrandi-
mento dei dotti striati nei quali possono essere osservate delle pieghettature del rivesti-
mento epiteliale. 4: Dettaglio ad alto ingrandimento dei dotti escretori.
Sia nelle cellule del dotto striato che dei dotti intercalati possono verifi-
carsi modificazioni metaplastiche e/o rigenerative a seguito di processi
infiammatori, che spesso esitano in metaplasia ossifila dell’epitelio dut-
tale, un processo quest’ultimo, fisiologico, che aumenta con l’età. I dotti
intercalari si continuano nei dotti inter-intralobulari costituiti da cellule
cubiche pluristratificate che, a loro volta, formano i dotti escretori.
Dardick ha ipotizzato che i tumori delle ghiandole salivari possano deri-
vare selettivamente da alcune sezioni dell’unità duttulo-lobulare; que-
sta ipotesi è stata recentemente confermata da altri autori, con l’aiuto
dell’immunoistochimica14,15. Come in altri organi, la conoscenza detta-
gliata della variabilità morfologica ed architettonica delle ghiandole sali-
vari, e delle loro neoplasie, è della massima importanza per una corretta
diagnosi cito-istologica.
93
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Citopatologia clinica
PROBLEMI TECNICI
Il campionamento con ago sottile (2,5 a 4 cm in lunghezza, 25-27 Gauge)
di una massa, solida o microcistica di un AdCC produce un prelievo di
materiale solido, di consistenza densa, appiccicosa che mostra una tipica
alternanza di particelle cellulari visibili con materiale mucoide luccicante.
Più raramente, da un campione prevalentemente cistico si può ottenere
materiale con più scarsa cellularità.
La guida ecografica può essere di aiuto al prelievo citologico nelle neo-
plasie palpabili o con una struttura ecografica complessa. La “Rapid-On-
Site Examination” (ROSE) (esame estemporaneo) utilizzando colorazioni
veloci (per es: Diff Quik™) è generalmente molto utile per migliorare la
qualità e la quantità del materiale ottenuto, e deve essere sempre prati-
cata e incoraggiata. In sede intraorale la metodica può essere eseguita
utilizzando aghi da 7 a 9 centimetri (spinali, con punta tipo Chiba, di
25 Gauge, sotto controllo palpatorio o guida visiva). L’anestesia locale
con l’uso di lidocaina spray deve essere eseguita prima dell’agoaspirato
94
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
GS M
Fig. 5: neoplasie delle ghiandole salivari e loro rispettive sezioni anatomiche presunte di
insorgenza:
A) - Carcinoma a cellule aciniche (ACC)
I) - Adenoma pleomorfo (PA)
- Carcinoma adenoide cistico (AdCC)
- Adenoma monomorfo
- Carcinoma epi-mioepiteliale (EMC)
- Adenocarcinoma polimorfo di basso grado (PLGA)
S) - Tumore di Warthin (WT)
- Oncocitoma
E) - Carcinoma mucoepidermoide (MEC)
- Carcinoma dei dotti salivari (SDC)
- Carcinoma epidermoide
- Papilloma
GS) - Neoplasie con differenziazione sebacea
M) - Neoplasie con differenziazione mioepiteliale
95
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
AdCC CLASSICO
Nel classico AdCC il materiale ottenuto è generalmente abbondante, con
un aspetto luccicante mucoide che potrebbe, a prima vista, assomigliare
a quello del materiale ottenuto dall‘adenoma pleomorfo. In base alla
variante istologica, il numero e le dimensioni dei gruppi di cellule presenti
nella matrice extracellulare (ECM) può variare, anche considerevolmente.
La variante cribriforme produce, generalmente, pari quantità di cellule e di
ECM in cui le cellule si alternano regolarmente. I tumori differenziati pro-
ducono cellule epiteliali di dimensioni medio-piccole con nuclei ovoidali,
struttura della cromatina vescicolosa e piccoli ma evidenti nucleoli. Le cel-
lule mostrano una scarsa quantità di citoplasma poco tingibile e di solito
hanno un elevato rapporto nucleo-citoplasma. Sono disposte in lembi,
strutture ghiandolari, globulari, ammassi sferoidali, piccole trabecole o
cluster digitiformi (nella cosiddetta variante tubulare) e spesso tendono
ad essere correlati alla ECM sia in continuità lineare (come nell’adenoma
pleomorfo) o in più stretta coesione. La citologia con ago sottile (FNC) nei
campioni ottenuti dalla variante cribriforme classica mostra la presenza
di numerosi ammassi globulari di cellule neoplastiche epiteliali contenenti
una massa interna globulare di ECM. In strisci colorati con Diff Quik, que-
sta sostanza è metacromatica e assume una colorazione magenta (Fig. 6),
mentre può apparire leggermente cianofila o orangiofila in strisci colorati
con la metodica di Papanicolau (PAP) (Fig. 7). Questi ammassi di ECM
sono chiamati globuli ialini (cilindri), giustificano il vecchio nome della
neoplasia: cilindroma e rappresentano un segno distintivo diagnostico
dell’AdCC20. Quando le cellule sono disposte prevalentemente in lembi,
96
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
Fig. 7: Campione di FNC. Stesso caso della Fig. 6. In altri campi microscopici il pattern di
crescita della neoplasia diventa trabecolare e l’ECM assume un aspetto ”cordoniforme”.
(Pap, 400 X).
97
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
98
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
Fig. 8: campione di FNC. Un AdCC moderatamente differenziato mostra nuclei più grandi
di un AdCC ben differenziato (cfr. Fig. 7). I nuclei neoplastici sono ipercromatici e alcuni
di essi mostrano nucleoli evidenti. La proporzione relativa dei nuclei mioepiteliali sembra
ridotta rispetto alla Fig. 7. La cellularità complessiva è anche aumentata e vi è un maggior
grado di commistione tra le cellule neoplastiche e la ECM (Pap, 630 X).
Fig. 9: campione di FNC, preparato in fase liquida (LBC). Si noti come l’ECM tenda a
diventare più trasparente rispetto ai preparati da striscio tradizionale. Le cellule neo-
plastiche e le cellule mioepiteliali più scure, sono ancora facilmente riconoscibili (PAP,
400 X, ingrandimento originale).
99
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 10: campione di FNC: stesso caso come Fig. 9. Preparazione per citoincluso delle
cellule ottenute dal campione LBC. Si noti la conservazione ottimale dell’architettura e
come sia facilmente individuabile l’aspetto “cribriforme” (H & E, 630 X).
100
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
Fig. 12: campione di FNC: stesso caso della Fig. 11. Alla colorazione di Papapanico-
laou, le cellule mostrano nuclei ipercromatici con evidenti nucleoli centrali. Il citoplasma è
scarso ed indistinto e il pattern di crescita è decisamente solido (Pap, 630 X).
101
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 13: campione di FNC. Adenoma a cellule basali. Si può osservare un gruppo a cito-
logia blanda, anche se densamente popolato, di cellule basaloidi. Le cellule neoplastiche
si fondono impercettibilmente con l’ECM metacromatica color magenta della ECM simu-
lando un pattern cribriforme (DQ, 630 X).
avere uno stretto rapporto con l’ECM. Nel BCA sono generalmente
presenti due tipi cellulari: cellule basaloidi nella porzione interna
dei clusters cellulari e cellule cubiche di tipo luminale alla periferia,
spesso con formazione di palizzata periferica (Fig. 13-14). Il BCA
può avere foci di metaplasia squamosa che sono praticamente
assenti nell’AdCC; frammenti di tessuto stromale e nuclei nudi mio-
epiteliali possono far parte del quadro citologico nei BCA. Varianti
cistiche possono produrre materiale ipocellulare, complicando la
diagnosi citologica. Necrosi e atipie cellulari sono costantemente
assenti nel BCA. La variante nota come “adenoma a cellule basali
di tipo membranoso” mostra una maggiore quantità di ECM, che
102
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
Fig. 14: campione di FNC. Adenoma a cellule basali. Stesso campione della Fig. 13. In
altri campi microscopici, le cellule neoplastiche sembrano formare palizzate. Si possono
osservare alcune piccole cellule mioepiteliali miste a istiociti e a detriti cellulari (in alto a
sinistra) e alcune cellule stromali simil-fibroblastiche (DQ, 630 X).
103
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 15: campione di FNC. Variante membranosa di adenoma a cellule basali della ghian-
dola parotide. Questo lesione si osserva di solito nel contesto della Sindrome di Brooke-
Spiegler (vedi testo per la spiegazione). Si noti come la ECM metacromatica e vagamente
trabecolare sia dispersa nella popolazione di cellule basaloidi. Quest’ultima ha caratteri-
stiche citologiche piuttosto blande. Alla periferia dei gruppi di cellule basaloidi si possono
osservare le cellule mioepiteliali (DQ, 630 X).
104
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
Fig. 16: campione di FNC. Adenoma pleomorfo con aspetti cosiddetti “adenoidei”. In que-
sto caso le cellule epiteliali mostrano una forma cubica o “basaloide” e la ECM è notevol-
mente ridotta, con evidente perdita del suo previsto aspetto mixo-fibrillare. Si possono
osservare cellule mioepiteliali alla periferia degli aggregati di cellule epiteliali (DQ, 630 X).
105
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 17: campione di FNC. Stesso caso della Fig. 16. Colorazione immunoistochimica
per S-100 sopranucleare diffusa e citoplasmatica, che esalta anche l’aspetto “stellato” o
allungato del citoplasma di alcune cellule epiteliali (immunoperossidasi, 630 X).
106
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
Fig. 18: campione di FNC. Carcinoma epi-mioepiteliale. In questo campo microscopico, poche
cellule epiteliali neoplastiche con citoplasma vacuolizzato (in alto a destra) sono riconoscibili
all’interno di una neoplasia in gran parte mioepiteliale. Si notano una densa matrice ECM “a
gomma da masticare” , differente da quella dell’AdCC e del BMT, con gruppi di cellule atipiche
basaloidi mescolate alla ECM (in centro e in basso a sinistra della foto) (Pap, 630 X).
107
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 19: campione di FNC. Adenocarcinoma a cellule basali. Si osserva una neoplasia
solida costituita da cellule di media taglia con evidenti atipie citologiche. Nota i clusters
densamente trabecolari digitiformi di cellule ovoidali ipercromatiche con scarso citopla-
sma. Questi mostrano una marcata “rigidità” architettonica. (DQ, 630 X).
Fig. 20: Campione di FNC. Stesso caso della Fig. 19. La colorazione con Pap mostra
cellule neoplastiche scarsamente differenziate con nuclei ipercromatici ed architettura
solida e trabecolare (metà superiore) e con cluster digitiformi (la metà più bassa). Le cel-
lule mioepiteliali sono riconoscibili alla periferia dei gruppi di cellule maligne (Pap, 630 X).
108
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
Fig. 21: Campione di FNC; AdCC. Immunocolorazione per CD 117 (C-kit) che mostra una
tipica espressione membranosa nelle cellule neoplastiche (immunoperossidasi, 630 X).
109
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
110
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
Istopatologia
111
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 22: Agobiopsia per ago Tru-cut di AdCC in cui la parte principale della neoplasia
è caratterizzata da un pattern architetturale cribriforme-tubulare come osservato negli
AdCC ben differenziati (G 1) (H&E 200X).
112
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
113
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Immuno
Type P63 P40 GFAP CD43 CD117 CK14 CK7 Calponin S100 MYB
AdCC +++ +++ --- +luminal +lumi +basal +luminal +/- +/- +80%
PLGA +++ --- +/- +/- +/-lumi +basal +luminal --- +/- ---
PA +++ +/- +++ +/- +/- +++ +++ +/- +/- ---
LGCA --- --- --- n.d n.d --- +++ --- --- ---
Myoepithe-
+++ --- ++ --- --- +/- ++ +++ +++ ---
lioma
Fig. 24: Agobiopsia per ago Tru-cut dello stesso caso della Fig. 22, in cui la colorazione
immunoistochimica per p63 evidenzia le cellule basali dell’AdCC (p63, 400X).
114
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
Fig. 25: Agobiopsia per ago Tru-cut delle stesso caso delle figure 22 e 24, dove la colo-
razione immunoistochimica per p40 evidenzia le stesse cellule che si osservano colorate
con p63 (p40,400 X).
115
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 26: Agobiopsia per ago Tru-cut dello stesso caso della Fig. 22, in cui si osserva una
colorazione di membrana e citoplasmatica immunoistochimica per CD117(c-kit) nelle cel-
lule epiteliali luminali (c-Kit, 400X).
116
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
Fig. 27: Campione di FNC; AdCC. Colorazione immunocitochimica per laminina. Si noti
l’intensa espressione dalla ECM, che esalta la struttura “cribriforme” della neoplasia
(immunoperossidasi, 630 X).
117
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 28: Intensa e diffusa espressione immunoistochimica per p53 in un ampia area dedif-
ferenziata di un AdCC. Nella sezione inferiore dell’immagine, dove il pattern cribriforme è
ben evidente, l’immunocolorazione è negativa (p53, 200X).
118
Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
Fig. 29: Campione di FNC; AdCC. Ibridazione in situ in fluoresceza (FISH) su agoaspirato
(FNC) con una sonda per MYB di tipo “break apart” (ZytoLight, ZytoVision). Questo kit
è stato progettato per ibridare distalmente e prossimalmente al breakpoint la regione di
MYB (6q23.2-q23.3) con una sonda di color rosso e una sonda di color verde (1000 X).
Fig. 30: Campione FNC; AdCC. Ibridazione in situ in fluorescenza (FISH) su agoaspirato
(FNC) con una sonda per MYB di tipo break apart (ZytoLight, ZytoVision). Campione
negativo per MYB che mostra due segnali separati rosso e verde ed un segnale di fusione
di color giallo (1000 X).
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IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
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Citologia, basi istopatologiche e ruolo delle tecniche ancillari
125
TERAPIA CHIRURGICA
FILOSOFIA DEL TRATTAMENTO CHIRURGICO
NEL DISTRETTO CERVICO FACCIALE
G. Giugliano, D. Scelsi, M. Ansarin, F. Chiesa
129
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
130
Filosofia del trattamento chirurgico nel distretto cervico facciale
131
TERAPIA CHIRURGICA DELLE LOCALIZZAZIONI PRIMITIVE
NEL CAVO ORALE E NELL’OROFARINGE
F. Longo, F. Ionna
Riassunto
Introduzione
133
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Materiali e metodi
134
Terapia chirurgica delle localizzazioni primitive nel cavo orale e nell’orofaringe
12 F
Sesso
9M
11 palato duro
2 lingua
2 mucosa orale
2 palato molle
Sedi
1 pilastro tonsillare
1 labbro
1 gengiva (regione 45)
1 pavimento orale
16 T1-T2
5 T3-T4
5 N+
Stadiazione
3 sincrone
2 metacrone
5 M (3 polmone, 1 ossa, 1 polmone+ cervello)
2 positivi
5 “close”
Margini
9 infiltrazione perineurale
3 infiltrazione vascolare
7 cribriforme
Istotipo 9 tubulare
5 solido
Tab. 1: Caratteristiche cliniche dei pazienti.
135
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Risultati
Tutti i pazienti sono stati osservati per almeno tre anni (range 3-15 anni).
L’età dei pazienti al momento della prima osservazione oscillava tra 19 e
82 anni (media 50.5), con una maggiore incidenza nella V e VI decade di
vita (rispettivamente 6 e 7 casi). In 12 casi i pazienti erano di sesso fem-
minile (57.1%) e in 9 maschile (F:M 1.33/1).
Non è stata evidenziata alcuna correlazione con i fattori di rischio valutati.
Il palato era la sede più frequentemente coinvolta (11 casi, 52,4%),
seguita dal palato molle, dalla lingua e dalla mucosa orale (2 casi per
parte, 9,5%) e dal labbro, dal pavimento orale, dalla gengiva e dal pilastro
tonsillare (1 caso per parte, 4,8%).
Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad agoaspirato per la diagnosi pre-
operatoria; in 19 casi (90,5%) l’esame citologico aveva evidenziato una
neoplasia compatibile con la diagnosi di Carcinoma Adenoide Cistico
(in un caso era risultata inconclusiva ed in uno la diagnosi era di ade-
nocarcinoma). Le dimensioni della neoplasia variavano tra 5 millimetri e
6,5 centimetri.
All’esame istologico era presente una predominanza dalla variante cri-
briforme in 7 casi (33,3%), dalla variante tubulare in 9 casi (42,9%) e
dalla variante solida in 5 casi (23,8%). Malgrado le ampie asportazioni, i
margini di resezione sono risultati positivi in due casi (9, 5%) e “close” in
5 casi (23,8%); in 9 casi (42,9%) è stata osservata la presenza di infiltra-
zione perineurale e in 3 casi (14,3%) la presenza di infiltrazione vascolare.
Tutti i pazienti sono stati stadiati secondo la classificazione TNM-UICC,
(VII edizione del 2010) relativa al cavo orale e sono risultati T1-T2 in 16
casi (76.2%) e T3-T4 in 5 casi (23,8%).
136
Terapia chirurgica delle localizzazioni primitive nel cavo orale e nell’orofaringe
137
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Discussione
138
Terapia chirurgica delle localizzazioni primitive nel cavo orale e nell’orofaringe
139
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Conclusioni
140
Terapia chirurgica delle localizzazioni primitive nel cavo orale e nell’orofaringe
141
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
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TERAPIA CHIRURGICA
DELLE LOCALIZZAZIONI PRIMITIVE PAROTIDEE
M. Bussi, F. Pilolli, L.O. Piccioni
Introduzione
145
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Management del T
146
Terapia chirurgica delle localizzazioni primitive parotidee
147
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
148
Terapia chirurgica delle localizzazioni primitive parotidee
149
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
150
Terapia chirurgica delle localizzazioni primitive parotidee
151
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 4: Surale.
152
Terapia chirurgica delle localizzazioni primitive parotidee
Fig. 5: Mastoide.
153
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
154
Terapia chirurgica delle localizzazioni primitive parotidee
Trattamento recidive
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IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
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GESTIONE DEL NERVO FACCIALE NEL TRATTAMENTO
DEL CARCINOMA ADENOIDE CISTICO DELLA PAROTIDE
F. Biglioli, F. Allevi, V. Navach
159
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Quando un segmento del nervo facciale viene sacrificato, gli estremi pros-
simale e distale devono essere sottoposti ad esame istologico intraope-
ratorio per accertarne la negatività oncologica. Nel caso in cui venga evi-
denziata una loro positività, la resezione oncologica deve essere estesa.
Nel caso in cui il moncone prossimale non fosse ulteriormente radicaliz-
zabile all’interno del canale stilomastoideo, si darà indicazione a radiote-
rapia postoperatoria.
Il tronco del nervo facciale, a causa della invasione cellulare tumorale e
del successivo bust radioterapico cui verrà eventualmente sottoposto,
non darà garanzie di buona funzionalità ed affidabile sprouting asso-
nale; di conseguenza verrà scartato ai fini della ricostruzione nervosa. Un
nervo donatore alternativo ne vicarierà le funzioni (Fig.1, Tab. 1).
Le fonti motorie utilizzabili possono essere distinte in due gruppi: quelle
che vengono scelte per la forza dello stimolo impartito e quelle che
vengono invece utilizzate per ottenere una buona qualità dello stimolo
Fig. 1: Schema della ricostruzione standard dopo parotidectomia totale. Neurorrafia del
tronco del nervo facciale (1) al tronco del nervo toracodorsale (2), le cui ramificazioni (3)
vengono a loro volta anastomizzate a quelle del nervo facciale sacrificato (4).
160
Gestione del nervo facciale nel trattamento...
segmento segmento
ripristino della
prossimale prossimale ripristino
spontaneità del
del n. facciale del n. facciale dell’ammiccamento
sorriso
negativo positivo
aggiunta di innesto
aggiunta di innesto
n. masseterino, cross-face di nervo
cross-face di nervo
n. temporale, surale anastomizzato
nervo facciale surale anastomizzato ad
30% del nervo ad una branca per
stesso una branca palpebrale
ipoglosso, il muscolo grande
del n. facciale
n. spinale zigomatico del
controlaterale
n. facciale controlaterale
Tab. 1: Scelta della fonte motoria nelle rianimazioni simultanee alla resezione oncologica.
161
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
162
Gestione del nervo facciale nel trattamento...
Fig. 2-3: Paziente già sottoposta a parotidectomia totale e trattamento radiante per Car-
cinoma Adenoide Cistico, riferita all’UO di Chirurgia Maxillo-Facciale 5 mesi dopo l’in-
tervento chirurgico. È evidente la paralisi facciale completa. L’esame EMG documenta
la presenza di fibrillazioni della muscolatura mimica facciale e la buona funzionalità del
nervo masseterino. Il tronco del nervo facciale, di difficile repertazione intraoperatoria e
sottoposto ad un bust radioterapico, viene escluso come possibile fonte motoria.
Fig. 4: Schema ricostruttivo. Il nervo masseterino (1) viene anastomizzato al nervo toraco-
dorsale (2), le cui diramazioni (3) vengono a loro volta anastomizzate ai rami periferici del
nervo facciale sacrificato. Due innesti cross-face di nervo surale garantiscono ammicca-
mento palpebrale (4) e spontaneità del sorriso (5).
163
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 5-6: Buona simmetria del viso 12 mesi dopo l’intervento di rianimazione facciale.
Aspetto statico (5) e dinamico (6).
164
Gestione del nervo facciale nel trattamento...
resezione di
resezione del resezione di
tutta la ramificazione
tronco del n. facciale 1-2 rami del n. facciale
del n. facciale
165
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
sorriso:
lembo di m. temporale/
lembo microvascolare
n. masseterino neurorrafia masseterino- +
di buona qualità toracodorsale-facciale palpebre
(all’EMG) + 2 innesti cross-face lembo biforcato di m. temporale/
peso d’oro palpebrale/
innesto cross-face di n. surale
+ m. plastisma
sorriso:
neurorrafia temporale- lembo di m. temporale / lembo
toracodorsale-facciale microvascolare
n. masseterino + 2 innesti cross-face +
di cattiva qualità oppure palpebre
(all’EMG) neurorrafia spinale- lembo biforcato di m. temporale/
toracodorsale-facciale peso d’oro palpebrale/
+ 2 innesti cross-face innesto cross-face di n. surale
+ m. plastisma
Tab. 3: Scelta tecnica in caso di rianimazione differita rispetto alla demolizione oncologica.
Per la rianimazione del terzo medio del volto, diverse tecniche sono state
impiegate. Distinguiamo tra lembi muscolari locali e lembi microvasco-
lari muscolari. I primi garantiscono un miglior risultato statico di simme-
trizzazione ma hanno potenziale motorio inferiore. I lembi microvascolari
hanno invece maggiori capacità dinamiche, ma spesso devono essere
associati ad innesti di fascia lata per ottimizzare i risultati statici. Il loro
utilizzo può essere reso difficoltoso e meno garantito dalla deplezione
vascolare post-operatoria, eventualmente aggravata dalla radioterapia.
La scelta tra le due metodiche viene fatta anche in relazione alle capacità
tecniche microchirurgiche dell’equipe.
Tra il lembi muscolari locali prevalgono le trasposizioni di muscolo tem-
porale nelle varianti proposte da McLaughlin e Labbé e di muscolo mas-
setere. In entrambi i casi i nervi motori propri sono rami trigeminali il cui
funzionamento viene accertato preoperatoriamente tramite un’elettro-
miografia12. Tra i lembi liberi distinguiamo (Tab. 4):
-- lembo microvascolare di muscolo gracile con doppia innerva-
zione (nervo masseterino omolaterale per assicurare la forza
166
Gestione del nervo facciale nel trattamento...
Sia per le paralisi facciali acute che per quelle croniche, a distanza di
almeno 12-18 mesi dall’intervento di rianimazione facciale è possibile
procedere a ritocchi e rifiniture affidandosi a tecniche di chirurgia ancil-
lare (es. innesti di fascia lata per la sospensione del solco nasogenieno o
della palpebra inferiore e lipofilling).
167
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Conclusioni
168
Gestione del nervo facciale nel trattamento...
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169
LA RIABILITAZIONE DEL NERVO FACCIALE
M.C. Simoncini, F. Baggi
Indice
1. Anatomia
2. Muscoli innervati dal nervo facciale e loro funzione
3. Lesione periferica del nervo facciale per parotidectomia
4. Fisioterapia
-- Valutazione
-- Trattamento
• Mime therapy
• Biofeedback
• Facilitazioni neuromuscolari propriocettive
• Elettrostimolazione
• Rieducazione neuromuscolare
5. Ricostruzione del nervo
6. Conclusione
7. Bibliografia
1. Anatomia
171
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Il nervo facciale entra nell’osso temporale a livello del fondo del condotto
uditivo interno e ne fuoriesce dal forame stilomastoideo, rimanendo sem-
pre all’interno di un canale osseo che lo contiene, detto canale di Fallop-
pio. In questo tratto il nervo è suddiviso in 3 ulteriori porzioni (labirintica,
timpanica e mastoidea), intervallate da 2 ginocchi. Il tratto extracranico
infine inizia a livello del forame stilomastoideo; dopo alcuni centimetri il
nervo entra nella ghiandola parotide dove inizia a ramificarsi per poi distri-
buirsi alla muscolatura dell’emifaccia. Dalla sua origine dal tronco dell’en-
cefalo fino all’interno della parotide, dove si suddivide nelle branche termi-
nali, il nervo viene progressivamente ricoperto da guaine esterne sempre
più spesse. Di conseguenza aumenta anche la sua resistenza agli insulti.
I rami terminali del nervo facciale sono:
1. tronco temporo-facciale, verso l’alto, che a sua volta emette il ramo
temporale e zigomatico.
2. tronco cervico-facciale, verso il basso, da cui originano i rami buc-
cale, mentoniero (o mandibolare) e cervicale.
RAMO TEMPORALE:
-- Muscolo auricolare anteriore e superiore: spostare leggermente
l’orecchio
-- Muscolo frontale: elevare le sopracciglia.
RAMO ZIGOMATICO:
-- Muscolo corrugatore del sopracciglio: avvicinare le sopracciglia
-- Muscolo orbicolare dell’occhio:
• parte orbitale: chiudere gli occhi con forza
• parte palpebrale: chiudere gli occhi dolcemente.
RAMO BUCCALE:
-- Muscolo procerus: tirare in alto le porzioni laterali delle narici
-- Muscolo depressore del setto: abbassare la punta del naso restrin-
gendo le narici
-- Muscolo nasale: dilatare le narici
-- Muscolo grande e piccolo zigomatico: tirare gli angoli della bocca
in alto e lateralmente
-- Elevatore del labbro superiore: sollevare il labbro superiore,
mostrando le gengive
-- Buccinatore: comprimere le guance contro i molari, tirando l’angolo
della bocca indietro.
172
La riabilitazione del nervo facciale
Fig. 1
RAMO CERVICALE
-- Platisma: mettere in tensione la cute del collo.
173
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fronte liscia
Occhio
aperto e
lacrimazione
Guancia piatta
labbra cadenti
Fig. 2
Come ogni lesione nervosa in cui la fibra è mantenuta nella sua integrità,
il recupero è completo e si verifica in 6-8 mesi.
Esistono diversi gradi di lesione del nervo a seconda di quali tronchi ner-
vosi o singoli nervi siano compromessi.
Si può avere quindi spianamento delle rughe di una metà del viso; la rima
boccale è spostata in basso verso il lato leso; da questo lato il soprac-
ciglio è abbassato e la rima palpebrale è più ampia, manca l’ammicca-
mento e si ha caduta di lacrime lungo la guancia. Il soggetto non riesce a
succhiare, fischiare, soffiare; mastica e deglutisce con difficoltà, non può
chiudere l’occhio (lagoftalmo) né corrugare la fronte.
4. Fisioterapia
174
La riabilitazione del nervo facciale
VALUTAZIONE
La valutazione può essere strumentale o clinica. A livello strumentale,
i test a disposizione sono l’elettromiografia, e l’elettroneurografia. La
prima consiste nel posizionare elettrodi sui muscoli facciali e valutarne
l’attività a riposo e durante la contrazione, la seconda invece misura la
capacità del nervo di condurre un impulso elettrico ai muscoli attraverso
la stimolazione elettrica del nervo e la registrazione di superficie. A livello
clinico, esistono diverse scale di valutazione, tra cui la Scala di Burres-
Fisch2, Scala di Yanagihara3, Scala di Sunnybrook (Tab. 2)4 e la Scala di
House e Brackmann (Tab. 1), la maggiormente riconosciuta ed utilizzata.
175
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Brow lift 1 2 3 4 5
Gentle eye
1 2 3 4 5
closure
Open
1 2 3 4 5
mouth smile
Snarl 1 2 3 4 5
Lip pucker 1 2 3 4 5
Tab. 2: Scala Sunnybrook per la valutazione del grado di paralisi facciale modificata
da Ross et al. 1996. Voluntary movement score (x4) – Resting symmetry score (x5) –
Synkinesis score = Compositive score
176
La riabilitazione del nervo facciale
TRATTAMENTO
Il trattamento fisioterapico deve iniziare il più precocemente possibile,
preferibilmente già nella prima giornata post operatoria, e comprende
diverse tecniche riabilitative.
Mime therapy
È una tecnica introdotta negli anni ’70 nei Paesi Bassi per opera dell’at-
tore Jan Bronk e dell’otorinolaringoiatra dott. Pieter Devriese. Consi-
ste nell’eseguire esercizi con i muscoli mimici e assumere determinate
espressioni, sia singolarmente che in sequenza, con lo scopo di miglio-
rare la simmetria del volto e recuperare il controllo dei muscoli facciali.
È importante durante l’esecuzione degli esercizi controllare la precisione
dei movimenti, per evitare che si instaurino sinergie e contrazioni involon-
tarie, le quali risultano poi essere difficilmente correggibili. Per lo stesso
motivo non bisogna esagerare con l’esecuzione degli esercizi: è consi-
gliabile che vengano fatti per non più di 30 minuti al giorno, suddivisi in
3 ripetizioni da 10 minuti l’uno, per non affaticare i muscoli6,7,8.
Biofeedback
Le tecniche con biofeedback permettono di avere un’analisi immediata
del movimento, per evidenziare gli errori e cercare l’auto correzione.
Le tecniche maggiormente usate sono lo specchio9,10,11 e l’elettromio-
grafia.9,12
Utilizzando lo specchio come biofeedback, il paziente esegue gli esercizi
della mime therapy cercando di non attivare sinergie, come, ad esempio,
chiudere gli occhi mentre muove la bocca.
Il biofeedback con elettromiografia di superficie si basa sullo stesso con-
cetto: al paziente viene chiesto di eseguire un movimento e vengono posti
elettrodi sia sul muscolo deputato all’esecuzione del quel movimento sia
su altri muscoli. A contrazione muscolare corrisponde l’accensione di un
led colorato e/o sonoro sulla macchina di biofeedback. Il paziente deve
accendere il led corrispondente al muscolo da attivare, mantenendo a
riposo, quindi con led spento, tutti gli altri muscoli.
177
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
178
La riabilitazione del nervo facciale
...segue continua...
179
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
...segue
180
La riabilitazione del nervo facciale
fu ideata dal Dott. Herman Kabat negli anni ’50, ed è stata poi appli-
cata come riabilitazione per diverse patologie, tra cui la lesione periferica
del nervo facciale13,14. In neurofisiologia con il termine “facilitazione” si
intende che l’arrivo di un impulso ad una sinapsi facilita il passaggio di
impulsi successivi. Questo lo si può ottenere attraverso la sommazione
di stimoli che può essere:
-- temporale: alla sinapsi giungono una serie di impulsi consecutivi
nel tempo
-- spaziale: più impulsi giungono contemporaneamente.
181
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Elettrostimolazione
L’efficacia dell’elettrostimolazione è dibattuta in letteratura.15,16,17
Esistono molte obiezioni riguardo questo tipo di trattamento, legate al
rischio di insorgenza di sincinesie e contratture. Infatti gli elettrostimola-
tori per il viso presentano la ovvia mancanza di non riuscire a stimolare un
muscolo alla volta, dal momento che i muscoli mimici sono molto piccoli
e difficilmente rintracciabili ed isolabili da un macchinario che è munito di
elettrodi di dimensioni non inferiori ai 2 cm di larghezza. Questo rischia di
creare contrazioni involontarie associate a movimenti volontari, che poi
difficilmente riescono ad essere inibite e controllate. Inoltre non esistono
protocolli o linee guida condivise che indichino il tipo di impulso da utiliz-
zare né la durata e frequenza dei trattamenti.
Rieducazione neuromuscolare
È un approccio che si basa sulla simmetricità del volto e sul presupposto
che aumentando la percezione sensitiva e la consapevolezza motoria dei
muscoli colpiti si favorisce il recupero motorio. È quindi di fondamen-
tale importanza lavorare sull’immagine motoria, cioè sulla capacità del
soggetto di rappresentarsi mentalmente in azione senza produrre movi-
mento18. Nell’approccio neuromuscolare-neurocognitivo, l’immagine
motoria viene quindi utilizzata come ponte tra percezione e controllo
motorio. Il paziente analizza l’immagine e il movimento dalla parte sana e
la confronta con il movimento dal lato leso, questo permette di avere una
guida per riprodurre l’azione correttamente.
Il lavoro impostato è diverso a seconda della fase in cui si trova il paziente:
-- Prima fase: denervazione
In questa fase si lavora sulla percezione del volto e sul rilassamento
della tensione muscolare, facendo maggiormente attenzione ai
“punti chiave” del volto (occhi e bocca). Per fare questo si utilizza il
paragone tra lato sano e lato malato, l’immagine motoria, il contatto
manuale, il contatto con superfici di diversa forma, consistenza e
temperatura.
-- Seconda fase: reinnervazione- iniziale
Si lavora su esercizi motori semplici ma che abbiano una finalità
espressiva al fine di agevolare il reclutamento muscolare. È di fon-
damentale importanza in questa fase il controllo delle sincinesie. Si
proseguono gli esercizi sensitivi con oggetti diversi.
-- Terza fase: reinnervazione- avanzata
In questa fase si eseguono esercizi di reclutamento di più unità
motorie, sempre con finalità espressiva, e controllando le sinci-
nesie. Gli esercizi possibili sono: imitare espressioni facciali quali
tristezza, sorpresa, felicità, disgusto, collera, paura, passare da
182
La riabilitazione del nervo facciale
6. Conclusione
Non esistono linee guida che definiscano in modo univoco il tipo di tera-
pia più adeguato, nè la durata e frequenza delle sedute di fisioterapia.
Questi aspetti vengono decisi in base alla situazione del paziente. È
importante comunque alternare i tipi di lavoro: autonomamente e insieme
al fisioterapista, con e senza biofeedback, con e senza facilitazioni neu-
romuscolari.
Un aspetto molto importante di cui deve tenere conto il fisioterapista è
che nel processo riparativo, le fibre rigenerando possono contrarre con-
nessioni diverse da quelle normali.
Potrebbero quindi comparire movimenti associati intrafacciali (volontari
o provocati) tra i muscoli innervati dal facciale e dovuti alla incapacità di
contrarre separatamente ogni singolo muscolo: nel chiudere l’occhio si
porta in alto l’angolo della bocca e viceversa, oppure nel chiudere l’oc-
chio si ha contrazione del muscolo mentoniero. È molto importante ini-
bire e correggere da subito queste sinergie muscolari, che con il tempo
diventano più difficilmente eliminabili.
La riabilitazione fisioterapica del nervo facciale è quindi un campo
ancora poco sviluppato, non esistono linee guida universalmente con-
divise ed è difficile trovare fisioterapisti esperti; raramente a tutt’oggi,
infatti, l’argomento è stato incluso nei programmi di formazione univer-
sitaria e post laurea. Speriamo che nei prossimi anni venga affrontato
in modo più esauriente e specifico attraverso un approccio evidence
based che permetta di stilare una strategia terapeutica comprovata e
precisa.
183
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
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La riabilitazione del nervo facciale
185
TERAPIA CHIRURGICA
DELLE LOCALIZZAZIONI PRIMITIVE SOTTOMANDIBOLARI
M. Benazzo, G. Bertino, M. Garotta
Introduzione
187
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Trattamento
188
Terapia chirurgica delle localizzazioni primitive sottomandibolari
189
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
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Terapia chirurgica delle localizzazioni primitive sottomandibolari
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193
TERAPIA CHIRURGICA NELLE LOCALIZZAZIONI PRIMITIVE
LARINGEE E DELLA GIUNZIONE LARINGOTRACHEALE
M. Lucioni, A. Bertolin, M. Lionello, G. Rizzotto
Riassunto
Introduzione
195
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Materiali e metodi
PAZIENTI
Presso l’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale di Vitto-
rio Veneto dal Novembre 1989 al Gennaio 2014 sono stati diagnosti-
cati e trattati chirurgicamente 8 casi di ACC della laringe (5 femmine
e 3 maschi). La stadiazione preoperatoria di questi pazienti consi-
stette in una videolaringoscopia con endoscopio flessibile, radiografia
del torace ed ecografia del collo. Preoperatoriamente, i pazienti sono
stati anche valutati con ottiche angolate (0°, 30°, 70°) per migliorare la
visualizzazione del ventricolo e della regione ipoglottica. Tutti i pazienti
sono stati sottoposti ad uno studio radiologico con tomografia compu-
terizzata (TC) e/o risonanza magnetica (RM) con mezzo di contrasto. I
tumori laringei sono stati stadiati secondo la classificazione corrente
della Union Internationale Contre le Cancer e l’American Joint Commit-
tee on Cancer10.
196
Terapia chirurgica nelle localizzazioni primitive laringee...
TECNICHE CHIRURGICHE
Gli approcci chirurgici conservativi adottati nella nostra serie di pazienti
sono consistiti in una laringectomia glottico-ipoglottica (LGI), in 4 casi,
ed in una laringectomia open parziale orizzontale (open partial horizontal
laryngectomy - OPHL) tipo I (laringectomia sopraglottica), in 2 casi.
Inizialmente adottata per il trattamento delle stenosi laringee post-trau-
matiche, la LGI è stata successivamente applicata ai casi di tumori primi-
tivi ipoglottici, piuttosto che ai tumori glottici in stadio precoce con limi-
tata estensione ipoglottica (cT1-cT2 con mobilità cordale conservata)8.
Tale procedura consiste nell’asportazione completa delle regioni glottica
ed ipoglottica, fino agli anelli tracheali superiori. La laringe sovraglottica
viene risparmiata, assieme ad una o entrambe le aritenoidi e lo spazio
inter-aritenoideo. La laringe viene separata dalla parete anteriore faringo-
esofagea. La ricostruzione avviene mediante un’anastomosi termino-ter-
minale con treacheo-tireo-pessia. Viene confezionata una tracheostomia
temporanea (Fig. 1).
Una OPHL di tipo I è stata presa in considerazione in selezionati casi
di malattia sovraglottica, o con limitato coinvolgimento del baselingua,
dell’aritenoide o della parete mediale del seno piriforme. Ulteriori esten-
sioni del tumore a livello laringeo, con almeno una unità crico-aritenoidea
conservata potevano essere gestite con altri tipi di OPHL11. Una laringec-
tomia parziale presupponeva l’assenza di estensione profonda a strut-
ture extra-laringee, e accettabili condizioni generali o comorbidità corre-
late all’età del paziente.
Nei pazienti con malattia localmente avanzata, con importante coinvolgi-
mento di tessuti extra-laringei ed estesa invasione tracheale, si è proce-
duto ad una laringectomia totale (LT) allargata (2 casi). Tale procedura è
stata eseguita secondo la tecnica standard ed estesa agli anelli tracheali
superiori (il cui numero era correlato all’estensione del tumore) e ad una
ablazione subtotale della ghiandola tiroide (totale in caso di invasione dei
tessuti prelaringei) (Fig. 2). Uno svuotamento completo delle catene linfo-
nodali ricorrenziali è mandatorio in caso di patologia ipoglottica.
Tutte le procedure sono state eseguite dalla stessa equipe chirurgica. Gli
approcci chirurgici conservativi erano accompagnati da una conferma
dell’assenza di malattia ai margini di resezione, mediante esame istolo-
gico estemporaneo al congelatore.
Risultati
197
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
OPHL-I +
2,m 46 Sopraglottica 2 1 3 1 + - NED (28)
SLC
LT allargata +
5,f 39 Ipoglottica 4a 0 4a 0 + - NED (205)
SLC
LT allargata +
8,f 50 Transglottica 4a 1 4a 1 + + NED (14)
SLC
198
Terapia chirurgica nelle localizzazioni primitive laringee...
CASI CLINICI
Di seguito vengono riportati due casi paradigmatici di presentazione cli-
nica e trattamento di ACC laringeo.
Caso 1 (Fig. 1)
Un uomo di 53 anni (Paziente 3 - Tabella 1) è stato sottoposto a tra-
cheotomia in urgenza presso la nostra Unità Operativa di Otorinolarin-
goiatria, per l’insorgenza di distress respiratorio acuto. In precedenza
il paziente era stato trattato con terapia sistemica per asma bronchiale
ingravescente. La videolaringoscopia preoperatoria aveva mostrato una
neoformazione sessile esofitica a livello ipoglottico, determinante una
significativa stenosi della via aerea. La biopsia della lesione è risultata
compatibile con ACC laringeo. Una RM con mezzo di contrasto ha con-
fermato l’aspetto sessile della lesione. È stata quindi eseguita una LGI
allargata agli anelli tracheali superiori. Il paziente è stato decannulato in
quarantesima giornata postoperatoria ed era vivo e libero da malattia
ventidue anni dopo la chirurgia.
Caso 2 (Fig. 2)
Una donna di 39 anni (Paziente 5 - Tabella 1) è giunta alla nostra osser-
vazione lamentando tosse da almeno 6 mesi e due recenti episodi di
distress respiratorio acuto. Era stata precedentemente trattata con
terapia steroidea ed antibiotica, senza significativo miglioramento della
sintomatologia. La videolaringoscopia preoperatoria dimostrò un rigon-
fiamento della parete laringea posteriore a livello ipoglottico, che si
estendeva caudalmente per almeno 3 centimetri, con mobilità cordale
conservata. La TC con mezzo di contrasto ha confermato la presenza di
una lesione ipoglottica con uno spessore massimo di 1 centimetro, che,
caudalmente, raggiungeva il terzo anello tracheale, in stretta contiguità
alla ghiandola tiroide. Non sono state evidenziate metastasi regionali.
La biopsia della lesione è risultata compatibile con ACC laringeo. La
paziente è stata sottoposta ad una LT allargata ai primi 5 anelli trache-
ali, ad una emi-tiroidectomia sinistra, e ad uno svuotamento dei linfo-
nodi ricorrenziali omolaterali. La paziente era viva e libera da malattia,
vent’anni dopo la chirurgia.
Discussione
199
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
200
Terapia chirurgica nelle localizzazioni primitive laringee...
201
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
202
Terapia chirurgica nelle localizzazioni primitive laringee...
PROGNOSI
In letteratura la prognosi dell’ACC è generalmente considerata scadente
se paragonata a quella del carcinoma squamocellulare della stessa sede
e stadiazione19. Il comportamento biologico dell’ACC della laringe si
ritiene essere analogo a quello dell’ACC di altre sedi del distretto testa-
collo, con un lungo periodo di sopravvivenza, patologia ricorrente e
frequente sviluppo di metastasi a distanza20. La letteratura riporta una
sopravvivenza a 5 anni generalmente superiore al 60%14,20,21. Tuttavia,
considerato l’elevato tasso di metastasi a distanza, che possono occor-
rere fino ad oltre 10 anni dopo il trattamento, la maggior parte degli autori
suggeriscono un lungo periodo di follow-up, di almeno 10 anni, ma pochi
studi presentano periodi di follow-up di tale lunghezza. La nostra coorte
di pazienti è relativamente “giovane” e 2 di loro non hanno raggiunto i
2 anni di follow-up, ma erano tutti vivi e liberi da malattia all’ultimo con-
trollo. Nella nostra esperienza, nessun paziente ha presentato recidiva
di malattia dopo approccio chirurgico primario (controllo locale: 100%),
e tutti erano vivi e liberi da malattia all’ultimo controllo (sopravvivenza
globale e malattia-specifica: 100%).
Considerando i fattori prognostici, nella nostra serie di pazienti, un’in-
vasione perineurale ed un interessamento dei margini chirurgici sono
occorsi in 5 e 4 pazienti (62% e 50%), rispettivamente. Sebbene l’inva-
sione perineurale sia caratteristica dell’ACC, l’invasione del nervo larin-
geo ricorrente è stata raramente descritta22. Nella presente casistica,
nessun paziente con evidenza di invasione perineurale all’esame istolo-
gico definitivo, ha presentato recidiva di malattia e lo stesso si è verifi-
cato anche nei pazienti con presenza di patologia a ridosso dei margini
di resezione. La predilezione dell’ACC per una diffusione sottomucosa,
può rendere ragione dell’alta incidenza di margini positivi negli specimen
chirurgici21. Nella nostra esperienza, l’exeresi della neoformazione deve
essere condotta su margini macroscopicamente liberi da malattia e, in
caso di procedure conservative, l’analisi al congelatore dei margini di
resezione è mandatorio. Ciononostante, in caso di ACC della laringe, il
riscontro patologico di margini chirurgici close/positivi non è infrequente,
ma, in casi selezionati, una politica osservazionale con un follow-up
stretto può essere una valida alternativa alla LT, considerata la bassa
aggressività di questo tumore.
203
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Conclusioni
Ringraziamenti
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Terapia chirurgica nelle localizzazioni primitive laringee...
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TRATTAMENTO DEL CARCINOMA ADENOIDE CISTICO
NASO-SINUSALE (ACC) A SEDE MASCELLARE
R. Accorona, D. Mattavelli, D. Lombardi, P. Nicolai
Introduzione ed epidemiologia
207
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
208
Trattamento del Carcinoma Adenoide Cistico naso-sinusale (ACC)...
In caso di ACC del palato duro o del seno mascellare i diversi tipi di
maxillectomia costituiscono l’intervento chirurgico di prima scelta,2 men-
tre l’approccio endoscopico è riservato ai casi, peraltro eccezionalmente
rari, limitati alla parete mediale del seno mascellare. La scelta del tipo
di maxillectomia deve essere modulata sulla base della RM preopera-
toria e dei reperti intraoperatori (es., il coinvolgimento rilevato all’esame
istologico estemporaneo di strutture apparentemente indenni). In caso
di evidenza o sospetto di diffusione perineurale pre od intraoperatoria
e/o di diretto coinvolgimento neoplastico, il contenuto delle fosse pteri-
gopalatina ed infratemporale va asportato. I nervi a rischio (i.e. V2, V3,
vidiano, palatino maggiore, ecc.) devono essere valutati con esame isto-
logico estemporaneo ed eventualmente resecati fino ad arrivare al tratto
di nervo non coinvolto. In caso di lesioni a contatto o infiltranti la base
cranica media o anteriore, può essere richiesta anche la resezione durale
con successiva plastica di riparazione, preferibilmente con materiale
autologo.
La maxillectomia inferiore viene effettuata solo sporadicamente per
tumori limitati al processo alveolare, in stadio precoce, senza evidenza di
diffusione perineurale ed estensione alla fossa pterigo-mascellare. Come
già specificato, l’ACC del seno mascellare si presenta spesso in stadio
avanzato alla diagnosi: questo rende conto della necessità di effettuare
molto più frequentemente una maxillectomia subtotale o totale, radicale
o radicale estesa con eventuale sacrificio del contenuto orbitario (exen-
teratio orbitae).
Le maxillectomie inferiori o subtotali possono essere condotte con
approccio puramente transorale o mediante degloving, a seconda dell’e-
stensione supero-mediale della resezione. Per la maxillectomia radi-
cale o, a maggior ragione, per gli interventi estesi al contenuto orbitario,
all’osso zigomatico, agli spazi retro-mascellari è preferibile ricorrere ad
una rinotomia laterale associata à la demande a labiotomia superiore.
L’exenteratio orbitae, per le gravissime ricadute in termini estetici e fun-
zionali che questa demolizione comporta, va eseguita in presenza di una
macroscopica estensione neoplastica attraverso la periorbita al conte-
nuto orbitario.
Ricostruzione
209
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Coinvolgimento linfonodale
210
Trattamento del Carcinoma Adenoide Cistico naso-sinusale (ACC)...
dro simile a quello di una metastasi linfonodale dal punto di vista clinico
ma differente istologicamente in quanto non si osserva presenza di tes-
suto neoplastico nel contesto del parenchima linfonodale.
La bassa percentuale di metastasi linfonodali occulte sembrerebbe esclu-
dere la necessità di uno svuotamento elettivo del collo. A tale riguardo,
Amit et al. hanno recentemente condotto uno studio retrospettivo mul-
ticentrico su 457 ACC della testa e del collo (321 ACC dalle ghiandole
salivari minori), confrontando 2 gruppi omogenei per età, pregressa irra-
diazione del collo e stato dei margini: il primo con 226 (49%) pazienti
sottoposti a svuotamento laterocervicale elettivo, il secondo con 231
(51%) pazienti non trattati elettivamente sul collo. L’incidenza media di
metastasi occulte è stata del 17% (22% dal cavo orale, 17% dal tratto
naso-sinusali, con netta prevalenza del seno mascellare); nonostante
questi risultati, non è stata riscontrata nessuna differenza statisticamente
significativa in termini di OS e DFS nei due gruppi di pazienti.25 Questi
risultati confermano che il trattamento chirurgico elettivo del collo non è
raccomandato in caso di ACC.
In caso di metastasi clinicamente evidenti, sia alla presentazione cli-
nica che durante il follow-up, l’esecuzione di uno svuotamento del collo
radicale modificato o radicale classico (livelli I-V), modulato sulla base
delle caratteristiche e del numero di metastasi linfonodali, diventa invece
obbligatorio.
Trattamento adiuvante
211
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
trattamento con protoni e con ioni carbonio come terapia in modalità sin-
gola con intento radicale per ACC della testa e del collo è stato descritto
anche da Takagi et al. In una coorte di 80 pazienti non precedentemente
trattatti gli Autori hanno riscontrato un tasso di controllo locale e una OS
rispettivamente del 75% e il 65%, senza differenze significative tra le due
tecniche.34
Anche l’utilizzo della chemioterapia (CHT) in associazione a RT o in caso
di malattia avanzata metastatica è argomento controversie. Secondo il
lavoro di Gondikvar et al.,35 la CHT con agenti singoli o combinati trova
ad oggi scarse indicazioni nel trattamento dell’ACC, poiché la crescita
indolente del tumore conduce ad percentuali di risposta insoddisfacenti.
Prognosi
212
Trattamento del Carcinoma Adenoide Cistico naso-sinusale (ACC)...
Numero
Autore (anno) DFS 5 anni DFS 10 anni OS 5 anni OS a 10 anni
di pazienti
213
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Conclusioni
214
Trattamento del Carcinoma Adenoide Cistico naso-sinusale (ACC)...
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TERAPIA CHIRURGICA PER VIA ENDOSCOPICA
NELLE LOCALIZZAZIONI PRIMITIVE E NELLE RECIDIVE
DEL CARCINOMA ADENOIDE CISTICO NASOSINUSALE E
DEL BASICRANIO ANTERIORE
P. Castelnuovo, L. Volpi, A. Karligkiotis, D. Lepera, M. Bignami
219
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
220
Terapia chirurgica per via endoscopica nelle localizzazioni primitive...
221
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 2: I sei steps principali della resezione endoscopica con craniectomia transnasale
sono rappresentati schematicamente su un preparato anatomico.
222
Terapia chirurgica per via endoscopica nelle localizzazioni primitive...
223
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Fig. 3: Carcinoma Adenoide Cistico esteso alla dura madre ed infiltrante il bulbo olfatto-
rio sinistro. Nelle immagini radiologiche si evidenzia come il bulbo olfattorio sinistro sia
stato dislocato superiormente dalla neoplasia ed è assente lo spazio liquorale tra bulbo e
lobo frontale. Il dato radiologico è stato confermato endoscopicamente, dove si riscontra
come la neoplasia abbia superato la dura madre ed infiltrato il bulbo olfattorio di sinistra.
Fig. A: RMN Sequenza T1 con gadolinio.
Fig. B: RMN Sequenza T2.
Fig. C: riscontro intraoperatorio di infiltrazione del bulbo olfattorio.
B: bulbo olfattorio. dm: dura madre. Fx: falx cerebri. gr: giro retto. T: tumore.
224
Terapia chirurgica per via endoscopica nelle localizzazioni primitive...
225
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
226
Terapia chirurgica per via endoscopica nelle localizzazioni primitive...
Fig. 4: Recidiva di Carcinoma Adenoide Cistico a livello della fossa pterigopalatina sini-
stra. Le immagini RMN evidenziano una lesione dotata di impregnazione contrastografica
nelle sequenze T1 con gadolinio e disomogeneità nelle sequenze T2. Il seno mascellare di
destra appare occupato da una raccola flogistica con iperintensità in T2 ed enhancement
a cornice nelle sequnze T1 con contrasto. Il controllo postoperatorio evidenzia la radica-
lità della resezione chirurgica e la risoluzione dell’empiema mascellare destro.
Fig. A: sequenza T1 con gadolinio preoperatoria in coronale.
Fig. B: Sequenza T2 preoperatoria coronale.
Fig. C: Sequenza T1 con gadolinio in assiale preoperatoria.
Fig. D-E-F rispettive sequenze RMN postoperatorie.
ICA: arteria carotide interna, LPM: muscolo pterigoideo laterale, MPM: muscolo pterigoi-
deo mediale, MS: seno mascellare, ON: nervo ottico, V2: nervo mascellare.
227
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
228
Terapia chirurgica per via endoscopica nelle localizzazioni primitive...
229
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
230
Terapia chirurgica per via endoscopica nelle localizzazioni primitive...
231
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Risultati
232
Terapia chirurgica per via endoscopica nelle localizzazioni primitive...
233
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
234
Terapia chirurgica per via endoscopica nelle localizzazioni primitive...
235
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
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237
IL TRATTAMENTO DEL COLLO NEL
CARCINOMA ADENOIDE CISTICO DELLE GHIANDOLE SALIVARI
G. Cristalli, M. Costa, A. Anelli, G. Mercante, F. Ferreli, G. Spriano
Introduzione
a. SEDE DI INSORGENZA
Il Carcinoma Adenoide Cistico è il quinto tumore maligno per incidenza nella
ghiandola parotide mentre nella sottomascellare, sottolinguale e nelle ghian-
dole salivari minori è al secondo posto in ordine di frequenza1 e complessi-
vamente rappresenta il 5-10% dei tumori epiteliali delle ghiandole salivari. La
sede di insorgenza condiziona il tipo di diffusione metastatica infatti il rischio
di metastasi a distanza è circa due volte maggiore se la sede primitiva della
neoplasia è rappresentata dalle ghiandola sottomandibolare e sottolinguale,
20% dei casi2 rispetto alla parotide. Le sedi di metastasi a distanza per via
ematica sono il polmone, l’osso, il sistema nervoso centrale ed il fegato3.
b. GRADO DI MALIGNITÀ
Il grado della neoplasia è definito esclusivamente dai caratteri istologici
della neoformazione valutati microscopicamente dopo colorazione ema-
239
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Low 2% 3% 9%-17%
240
Il trattamento del collo...
Fig. 1: Metastasi latero cervicale da Carcinoma Adenoide Cistico; si noti come il tumore
infiltra il N. vago risparmiando la carotide interna.
241
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Istotipo Spiro Kane Armstrong Frankenthaler Stennert Regis de Brito Johns Lau Media
Mucoep IG, HG 44% 23% 14% 23% 34% 57% 44% 35% 34%
Adenoca. 36% 24% 18% 25% 61% 55% 26% 35% 38,2%
Ca. squamoso 70% 36% 41% 50% 69% 79% 37% 55,7%
Tab. 3: rapporto tra metastasi clinicamente rilevabili al momento della diagnosi ed inci-
denza di metastasi occulte.
242
Il trattamento del collo...
Stadiazione preoperatoria
Fattori di rischio
243
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
244
Il trattamento del collo...
T1 –T2 16%
T3 –T4 52%
245
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Variabili %
Estensione extraparotidea - 33
Estensione extraparotidea + 53
Infiltrazione perineurale - 34
Infiltrazione perineurale + 57
Desmoplasia -/+ 33
Desmoplasia +++ 66
Facial-paralysis X X
Age(>54y) X
High-grade X X X X X
Perilymphatic inv. X
Extraparotid ext. X
Size (4 cm) X
T-stage X X
Desmoplasia X
246
Il trattamento del collo...
247
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Alla luce delle considerazioni fatte fin ora in merito a tali neoplasie, in
caso di metastasi linfonodale laterocervicale rilevabile clinicamente
(cN+) o con l’ausilio di metodiche strumentali quali l’ecografia, la TAC
o la RMN (livello di certezza C2) c’è un assoluto consenso in letteratura
sulla necessità del trattamento del collo e le metodiche chirurgiche sono
preferite a quelle radioterapiche. Per quanto riguarda il tipo di procedura
PAROTIDE-
ISTOLOGIA DESMOPLSIA SOTTOMANDIBOLARE-
SOTTOLINGUALE
COINVOLGIMENTO COINVOLGIMENTO
DEL NERVO FACCIALE DELLA CUTE
VOLUTTUARIE-
DIFFUSSIONE-
ESTENSIONE ALCOOL-FUMO-
PERLINFATICA-E-
EXTRAGHIANDOLARE SOSTANZE
VASCOLARE
STUPEFACENTI
248
Il trattamento del collo...
249
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
250
Il trattamento del collo...
251
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
252
Il trattamento del collo...
UNIVARIATA MULTIVARIATA
T3 - T4 MEC
ADENOCARCINOMA ADENOCARCINOMA
MEC
LOCALIZZAZIONE FARINGEA
Tab. 9: Fattori di rischi per metastasi linfonodale in caso di neoplasia delle ghiandole
salivari minori36,37.
253
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
254
Il trattamento del collo...
Conclusioni
255
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
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IL RUOLO DELLA CHIRURGIA
NELLE METASTASI POLMONARI
M. Casiraghi, F. Petrella, L. Spaggiari
261
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
262
Il ruolo della chirurgia nelle metastasi polmonari
tutti i pazienti solo dopo il 2004. Tutti i pazienti inclusi nell’analisi avevano
il tumore primitivo controllato o controllabile e nessuna evidenza di meta-
stasi extrapolmonari.
Le caratteristiche dei pazienti e la loro associazione con la sopravvivenza
generale sono evidenziate nella tabella 1.
Trenta pazienti (92%) sono stati sottoposti a toracotomia e 3 pazienti a Video
Assisted Thoracic Surgery (VATS) (8%); diciassette pazienti (47%) hanno
avuto un intervento chirurgico monolaterale, dieci pazienti (28%) hanno
avuto toracotomie bilaterali sequenziali (entro 40 giorni dalla prima toracoto-
mia) e 9 pazienti (25%) metastasectomie reiterate (dallo stesso lato o contro-
laterale ma oltre 40 giorni dalla prima toracotomia). La resezione polmonare
atipica/tumorectomia di precisione è stata eseguita in 29 pazienti (80,6%),
la lobectomia in 4 pazienti (11,1%) e la segmentectomia in 2 (5,6%). Solo un
paziente (2,7%) è stato sottoposto a toracotomia esplorativa per irreseca-
bilità del tumore. La resezione completa (R0) è stata ottenuta in 29 pazienti
(80,6%), R1 ed R2 in 6 ed in 1 paziente, rispettivamente.
Metastasi linfonodali sono state riscontrate in 1 caso (2,7%), mentre in
25 pazienti (69,4%) i linfonodi sono risultati negativi. La linfadenectomia
non è stata eseguita in 10 casi.
DFI
≥12 months 30 (83.3) 1.00
<12 months 6 (16.7) 7.02 (1.54-31.9) 0.01
Sex
Men 24 (66.7) 1.00
Women 12 (33.3) 1.79 (0.40-8.04) 0.44
Age (years)
<50 13 (36.1) 1.00
50-59 10 (27.8) 1.18 (0.16-8.52) 0.87
60+ 13 (36.1) 1.64 (0.27-9.91) 0.59
Metastases
1-4 12 (33.3) 1.00
5-9 9 (25.0) 0.20 (0.02-2.42) 0.20
10-14 8 (22.2) 0.30 (0.03-3.65) 0.35
15+ 7 (19.4) 1.61 (0.25-10.5) 0.62
Hazards ratios (HR) and 95% intervallo di confidenza (CI) ottenuto da
Cox proportional hazards regression model.
Tab. 1: Caratteristiche del paziente e la loro associazione con la sopravvivenza generale.
263
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
264
Il ruolo della chirurgia nelle metastasi polmonari
100
80
60
All patients
40
20
0
0 1 2 3 4 5 6 7 Years
N° at risk
All 36 30 22 16 12 6 4 1
100
80 12+
60
40
20
<12
Log-rank P=0.0036
0
0 1 2 3 4 5 6 7 Years
No at risk
<12 mths 6 4 3 2 2 1 1 0
≥12 mths 30 26 19 14 10 5 3 1
Fig. 2: Sopravvivenza generale in base al DFI (intervallo di tempo tra le date di chirurgia
del cancro primitivo e la metastasectomia) dopo la prima metastasectomia nei 36 pazienti
sottoposti a chirurgia per metastasi da Carcinoma Adenoide Cistico.
265
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Bibliografia
266
TERAPIA NON CHIRURGICA
IL TRATTAMENTO NON CHIRURGICO:
STATO DELL’ARTE
N. Denaro, M.C. Merlano
Riassunto
Introduzione
269
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
270
Il trattamento non chirurgico: stato dell’arte
Aspetti molecolari
271
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Trattamento
272
Il trattamento non chirurgico: stato dell’arte
273
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
274
Il trattamento non chirurgico: stato dell’arte
Conclusioni
275
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
276
Il trattamento non chirurgico: stato dell’arte
Bibliografia
277
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
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Il trattamento non chirurgico: stato dell’arte
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IL RUOLO DELLA RADIOTERAPIA:
TERAPEUTICO, ADIUVANTE, DI RECUPERO
G. Sanguineti, D. Alterio
281
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Tecnica radioterapica
CAMPI DI TRATTAMENTO
La definizione dei volumi di trattamento è un processo personalizzato.
Per un tumore localizzato nel lobo profondo della parotide, lo spazio
parafaringeo e la fossa infratemporale devono essere coperte adegua-
tamente. In considerazione del fatto che il Carcinoma Adenoide Cistico
infiltra spesso i nervi cranici, la via nervosa deve essere irradiata in
maniera profilattica fino al basicranio. Solo in caso di tumori della ghian-
dola sottomandibolare, in assenza o con minima infiltrazione perineurale,
l’irradiazione della via nervosa fino al basicranio può essere omessa in
considerazione dell’alta probabilità di effetti collaterali ed la bassa inci-
denza di recidive in tale sede.
Al contrario, per tumori del palato e dei seni paranasali, il basicranio deve
essere sempre incluso nel volume di trattamento in considerazione della
sua vicinanza al letto chirurgico.
In caso di trattamento profilattico dei linfonodi del collo, dovrebbero
essere irradiati almeno i linfonodi intraparotidei (per tumori della parotide)
282
Il ruolo della radioterapia: terapeutico, adiuvante, di recupero
DOSI DI RT
Sul letto tumorale, dopo la chirurgia, si raccomandano dosi da 60 Gy ad
almeno 66 Gy per pazienti rispettivamente a basso ed alto rischio (margini
< 1mm). La dose di RT post-operatoria raccomandata per l’irradiazione
linfonodale varia da 46 Gy a 50 Gy per l’irradiazione profilattica e da 60
a 66 G per i linfonodi patologici rispettivamente senza e con estensione
extracapsulare1,2. In presenza di infiltrazione perineurale, la RT post-opera-
toria alla dose di 50 Gy, con l’inclusione del basicranio nel volume di trat-
tamento, ha dimostrato aver ridotto l’incidenza di recidiva locale dal 15%
ottenuto con la sola chirurgia al 5% ottenuto con chirurgia e RT1,3.
Nei pazienti ad alto rischio sono stati inoltre pubblicati dati preliminari
sulla fattibilità di una escalation di dose ottenuta con una tecnica com-
binata di IMRT seguita da una RT stereotassica (sistema Cyberknife)11.
I dettagli generali sulla tecnica di radioterapia possono essere trovati in
recenti pubblicazioni12.
Re-irradiazione
283
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Effetti collaterali
284
Il ruolo della radioterapia: terapeutico, adiuvante, di recupero
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286
RUOLO DELL’ADROTERAPIA
P. Fossati, M. Bonora
287
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
4
protoni 135 MeV
Dose relativa
fotoni 18 MV
2
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
Range in cm
Fig. 1: Profili dose-profondità dei protoni (in verde) dei fotoni (in viola) e degli ioni carbonio
(in rosa). Un singolo fascio di fotoni deposita la dose con andamento esponenziale men-
tre i fasci di particelle permettono una deposizione più localizzata della dose.
288
Ruolo dell’adroterapia
289
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
1 - MeV PROTON
10 nm
Fig. 2: I punti (nella parte superiore) rappresentano gli eventi di ionizzazione di un singolo
protone rispetto alla scala di grandezza della cromatina (nella parte inferiore). Come si
può osservare la distanza media tra due ionizzazioni è molto maggiore del diametro della
doppia elica.
Ione carbonio
1 MeV/u
Fig. 3: I punti (nella parte superiore) rappresentano gli eventi di ionizzazione di un singolo
ione carbonio di bassa energia rispetto alla scala di grandezza del DNA (nella parte infe-
riore). Come si può osservare la distanza media tra due ionizzazioni è molto minore del
diametro della doppia elica.
Una singola particella ad alto LET produce danni multipli al DNA nello
spazio di poche coppie di basi.
L’effetto biologico delle particelle ad alto LET è quindi prevalentemente di
tipo diretto. Le multiple ionizzazioni alterano la struttura tridimensionale
della molecola di DNA e ne rendono difficile il riconoscimento da parte
dei meccanismi di riparazione del danno. L’effetto delle radiazioni ad alto
290
Ruolo dell’adroterapia
LET è molto poco dipendente dalla fase del ciclo cellulare, dall’efficienza
dei meccanismi di riparazione del danno, dalla presenza di ossigeno (fon-
damentale per amplificare il danno da radicali ma ininfluente per il danno
diretto), dalla presenza di meccanismi di apoptosi ed in generale da tutti
i fattori che determinano le variazioni di radiosensibilità delle cellule alle
radiazioni a basso LET. Le particelle ad alto LET risultano quindi ugual-
mente efficaci anche contro le neoplasie radioresistenti o contro le com-
ponenti più radioresistenti di una neoplasia.
I neutroni hanno però una deposizione della dose di tipo esponenziale,
simile quindi a quella dei fotoni, e non permettono distribuzioni di dose
particolarmente conformate. Inoltre il loro LET rimane in prima approssi-
mazione costante durante tutto il loro tragitto e pertanto anche i tessuti
sani vengono danneggiati con ionizzazioni ravvicinate e possono riparare
tale danno solo con difficoltà.
Le particelle cariche hanno un LET variabile lungo il loro percorso. La
cessione di energia di una particella carica avviene in multipli eventi.
La probabilità che una particella ha di interagire con i tessuti attraver-
sati dipende dalla sua energia: man mano che la particella cede ener-
gia diventa più probabile che ne possa cedere ancora. Questo feno-
meno è descritto da una relazione matematica complessa (la formula
di Bethe Block) e risulta nella caratteristica forma del picco di Bragg.
La probabilità di interazione non determina solo la forma della curva
dose profondità ma anche la densità di ionizzazione lungo il percorso
della particella. Per tutte le particelle cariche la densità di ionizzazione
aumenta lungo il loro percorso ed è massima nel picco di Bragg. Per le
particelle leggere come i protoni anche nel picco la distanza media tra
due ionizzazioni non diviene mai inferiore al diametro del DNA, Per par-
ticelle pesanti, come ad esempio i nuclei di ferro, la distanza media tra
due ionizzazioni diviene comparabile con il diametro della doppia elica
già nel plateau di ingresso.
Gli ioni carbonio presentano le caratteristiche più favorevoli dato che la
distanza media tra due ionizzazioni diviene comparabile col diametro
del DNA esattamente nella porzione ascendente del picco di Bragg,
mentre resta maggiore di esso per tutto il plateau. Con gli ioni carbonio
è quindi possibile depositare una dose elevata nel volume bersaglio
risparmiando i tessuti circostanti. Inoltre la bassa dose ceduta ai tessuti
sani sarà anche sparsamente ionizzante e farà quindi un danno simile a
quello dei protoni e dei fotoni e perciò potenzialmente riparabile; men-
tre la alta dose depositata nel bersaglio sarà anche densamente ioniz-
zante e avrà quindi un’efficacia maggiore, simile a quella dei neutroni,
anche contro le componenti tumorali ipossiche, quiescenti e comunque
radioresistenti.
291
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
ioni carbonio
4
300 MeV/u
dose relativa
3
Alto LET
1
Basso LET
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
Numerosi studi hanno validato l’utilizzo dei neutroni nei tumori delle
ghiandole salivari, in cui la chirurgia, seguita o meno da radioterapia con
fotoni, mostrava tassi di recidiva elevati. I dati iniziali hanno dimostrato
che l’utilizzo dei neutroni poteva migliorare il controllo locale rispetto ai
fotoni (dal 17% al 56%); la neutronterapia è però gravata da una notevole
tossicità tardiva5. Lo studio randomizzato condotto dal RTOG (Radia-
tion Therapy Oncology Group) e MRC (Medical Research Council), ha
comparato neutroni e fotoni in 32 pazienti con tumore delle ghiandole
salivari inoperabili o recidivati. Il tasso di controllo locale e linfonodale
era dell’85% e 86% nel gruppo dei neutroni e del 33% e 25% nel gruppo
dei fotoni. I tassi di controllo loco regionale e di sopravvivenza globale
a 2 anni erano rispettivamente 67% e 62% per il gruppo dei neutroni e
17% e 25% per il gruppo dei fotoni. Lo studio è stato chiuso anticipata-
mente per un netto vantaggio del braccio trattato con neutroni6. Il report
finale pubblicato successivamente ha riportato che i tassi di controllo
locale e sopravvivenza globale a 10 anni erano rispettivamente del 56%
e 15% e 17% e 25%7. I risultati dello studio, sebbene datato e con pochi
292
Ruolo dell’adroterapia
293
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Studi in corso
294
Ruolo dell’adroterapia
Indicazioni
Dosi e volumi
295
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Reirradiazioni
296
Ruolo dell’adroterapia
Bibliografia
297
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298
MONITORAGGIO
DOPO LA TERAPIA
IL FOLLOW-UP CLINICO E STRUMENTALE
C. Miani, M.G. Rugiu
301
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
a causa della varietà di durata e qualità del follow up riportata nei diversi
studi. In generale la sopravvivenza tende a ridursi progressivamente dai
5 ai 10 anni, continuando a diminuire fino ai 30 anni. A titolo esemplifi-
cativo, Lloyd et al. riportano valori di overall survival a 5, 10, 15, 20, 25
e 30 anni di 77,3, 59,3, 44,9, 35,0, 25,5 e 20,5% rispettivamente. Per
quanto riguarda la cause-specific survival i dati riportati sono rispettiva-
mente i seguenti: 83,5, 71,9, 62,4, 55,6, 52,7 and 47,1%7.
La programmazione del follow-up dell’ACC non può prescindere dal
prendere in considerazione le principali caratteristiche della sua storia
naturale che, indipendentemente dalla sede di partenza dell’ACC, pos-
sono essere così riassunte:
-- comportamento indolente, caratterizzato da crescita lenta;
-- elevata frequenza di invasione perineurale, descritta come presente
nel 22-46% dei casi9, compresi pazienti peraltro completamente
asintomatici. L’invasione perineurale può talvolta essere associata
con lesioni a salto lungo il nervo, che determinano un aumento
significativo del rischio di recidiva, anche quando il tumore è stato
completamente e radicalmente asportato;
-- incidenza relativamente bassa di metastasi linfonodali regionali,
con un tasso di coinvolgimento dei linfonodi nel corso della malat-
tia che varia dal 4 al 15%10. Tuttavia Lee et al. hanno riscontrato la
presenza di metastasi linfonodali nel 15,38% dei pazienti affetti da
ACC sottoposti a svuotamento latero-cervicale (Slc) elettivo pro-
filattico e sulla base di questa osservazione essi raccomandano
l’esecuzione di Slc anche nei pazienti con collo N011;
-- frequente sviluppo di metastasi a distanza, sino al 50% dei casi,
con possibile sviluppo tardivo anche fino a 10-20 anni dopo il trat-
tamento definitivo (media: 59 mesi secondo quanto riportato da
Optalek et al.)12. La sede più comune di metastasi a distanza è il
polmone (80%), seguito da osso (15%), fegato, tiroide, encefalo e
milza (5% per le rimanenti sedi)13. Le metastasi sono caratterizzate
da una progressione lenta, che può restare asintomatica per un
lungo periodo di tempo, e il paziente può sopravvivere per molti
anni dopo la diagnosi di localizzazioni secondarie. Il tempo che
mediamente trascorre tra la diagnosi di metastasi polmonari e il
decesso è di 32,3 mesi14.
302
Il follow-up clinico e strumentale
303
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Dato che dopo 5 anni dal termine del trattamento il rischio maggiore
rimane quello di metastatizzazione a distanza in particolare a livello pol-
monare, si suggerisce che il paziente venga seguito con esecuzione
annuale di Rx o TC del torace; quest’ultimo esame è considerato a
tutt’oggi il miglior mezzo diagnostico per l’evidenziazione e la valutazione
della diffusione metastatica polmonare21. La TC del torace deve essere
effettuata sempre, anche nei casi in cui vi sia un sospetto di recidiva
loco-regionale, prima di programmare un trattamento di salvataggio.
La tomografia ad emissione di positroni con 18Fluorodesossiglucosio
(FDG PET), preferibilmente affiancata dalla TC (PET TC), è universal-
mente utilizzata nel follow-up delle neoplasie testa e collo. Tuttavia
attualmente il suo utilizzo nella pianificazione del trattamento e nel fol-
low-up dei tumori maligni delle ghiandole salivari è limitato, a causa della
sua bassa specificità conseguente all’alto numero di falsi positivi (cap-
tazione falsamente positiva da parte di flogosi ghiandolare o di tumori
benigni)22. Per quanto riguarda specificatamente l’ACC, al momento
non vi sono dati significativi a supporto dell’utilizzo di questo esame
nel follow-up, in quanto la sua frequente bassa componente cellulare
e realtivo basso tasso metabolico possono far sì che l’ACC sfugga alla
PET, con risultati falsamente negativi15. Tuttavia la PET TC può trovare
una sua indicazione in casi selezionati nella programmazione chirurgica
del trattamento loco-regionale dell’ACC, in quanto permette sia di iden-
tificare l’estensione di malattia da trattare che di escludere la presenza
di metastasi a distanza.
Come per tutte le altre malattie tumorali della testa e del collo, è impera-
tivo pianificare un follow-up regolare e a lungo termine nei pazienti trattati
per ACC, al fine di diagnosticare tempestivamente recidive loco-regionali
e metastasi a distanza, pur sapendo che le opzioni terapeutiche in questi
casi sono purtroppo al momento ancora limitate. Infatti in caso di reci-
diva loco regionale, il trattamento chirurgico di salvataggio viene preso
in considerazione, ma solo dopo aver valutato accuratamente la storia
del paziente, l’età, le condizioni generali e l’entità della sintomatologia.
L’ACC, infatti, spesso si sviluppa in modo lento e indolente, in assenza di
sintomi significativi per lunghi periodi di tempo. L’equilibrio tra il rischio di
complicanze, la morbidità correlata al trattamento chirurgico e la bassa
probabilità di ottenere un trattamento radicale senza ulteriori recidive,
può suggerire in alternativa al trattamento chirurgico un atteggiamento
di “wait and see”. Il riscontro di metastasi a distanza limita ulteriormente
le opzioni terapeutiche, essendo il trattamento chirurgico di metastasec-
tomia polmonare eseguibile esclusivamente in casi molto selezionati.
Lo stesso vale per la chemioterapia, che sembra essere di aiuto limitato
nel prolungare la sopravvivenza con malattia con l’esclusione dei casi di
304
Il follow-up clinico e strumentale
305
IL CARCINOMA ADENOIDO-CISTICO NEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE
Bibliografia
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Il follow-up clinico e strumentale
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307
Finito di stampare nel mese di Settembre 2015
presso lo stabilimento tipolitografico della torgraf
S.P. 362 km. 15,300 – Zona Industriale • 73013 GALATINA (Lecce)
Telefono +39 0836.561417 • Fax +39 0836.569901
e-mail: [email protected]