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Peter Tompkins - Strategy of Terror (Italien)

Peter Tompkins, Strategy of Terror, inedito, traduzione all. al procedimento penale 91/97 R.G. Mod. 21 della Procura della Repubblica presso it Tribunale di Brescia. G-A-47-514-1159

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Jean Herve
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Peter Tompkins, Strategy of Terror, inedito, traduzione all. al procedimento penale 91/97 R.G. Mod. 21 della Procura della Repubblica presso it Tribunale di Brescia. G-A-47-514-1159

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PROCURA.DELLA REPUBBLICA
pres~o il Tribunale di Brescia

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RAGGRUPPAMENTO OPERATIVO SPECIALECARABINIERI
Reparto Anti Eversione

Nr. 378/581 ~8 di prot.llo Roma, 04 giugno 1999.


Rif. f.n. 91/97 mod 21 del 23.10.1998

ia
OGGETTO:~ Procedimento Penale 91/97 R.G. Mod.21 della Procura della Repubblica
presso ilTribunale di Brescia.

or
~

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA


PRESSO IL TRIBUNALE DI

em
(Dr. R. di Martino e Dr. F. Piantoni)
BRESCIA
M
Fa seguito al foglio pari numero datato 19.02.1999 di questo Reparto. '1

~..
lla

~~
In merito alla delega in riferimento, riferita alla nomina
dell'ausiliario di P.G., si trasmette la traduzione del dattiloscritto asseritamente in
de

possesso di Labruna Antonio, sia su supporto informatico che cartaceo:

. nr. 3 floppy disk da 1.44 mb 3 %", a scioglimento della riserva formulata nel foglio cui
~
a

si fa'seguito;
. verbale di restituzione del dattiloscritto, redatto in data 26.05.1999;
as

. nr. 644 pagine contenenti la traduzione integrale del dattiloscritto, ognuna siglata
dall'ausi1iario di P.G.;
C

. dichiarazione resa dall'Ausiliario. di P.G. Bernabe' Sara, riguardante il rimborso del


lavoro sostenuto per la traduzione del testo.

, .
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Per quanto
.
riguarda il contenuto del testo tradotto, l'analisi dello stessQ potrebbe essere
affidata al perito Prof. Aldo Sabino GiarlLli.

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II Maggi re
comandante d Reparto
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COPERTINA
PER GLI ATTI DEL CARTEGGIO

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Specialità ~~.

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Pratica~__ .~_.
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OGGETTO
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(1) Per il carteggio elas.silicato si deve indicare la prevista sigla.

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PROLOGO

Da quando il Consiglio per la Sicurezza Nazionale fu istituito nel


1947, come strumento riservato dell 'Esecutivo, le sue operazioni
sono rimaste nell'ombra, sconosciute sia al resto del governo che
ai cittadini dello Stato che lo avevano eletto. Ne fece conoscenza
invece chi ne restò vittima, nei Paesi stranieri che, in tutti gli
angoli del mondo, ne hanno sofferto l'attività. La storia può

ia
essere ricostruita sulla base degli autorevoli documenti, la cui
tragica testimonianza contiene spesso sconvolgenti dettagli,

or
classificati come riservati, degli ultimi 40 anni, e quindi esclusi,
nella sfera indeterminata della "sicurezza nazionale", dalla

em
conoscenza dei cittadini solo nominalmente sovrani nonché del
congresso da essi eletto.
\ Ostentatamente istituito per difendere la democrazia
dall'imperialismo comunista, il C.S.N. è stato invece dirottato per
M
intraprendere operazioni segrete mirate al controllo, attraverso il
terrore, di Paesi amici, per indebolirli, favorendo regimi autoritari
lla

di destra, con grave danno dell'immagine U.S.A., nel contesto


internazionale.
Piuttosto che impiegare risorse nei "marines" , in una legittima
de

1J esibizione della potenza strategica degli Stati Uniti, gli artefici di


~
questa strategia segreta ritennero essere più economico e facile '1
imporre la loro politica "pseudo~anticomunista" sul mondo, ~
assoldando terroristi mercenari e killer: da qui, i colonnelli in
a

Grecia, Pinochet in Cile, D' Aubusson in S. Salvador, Marcos


as

nelle Filippine, e così via, "ad nauseam", con il lavoro sporco


portato avanti da torturatori e squadre della morte.
Per un caso ~fortuito come quello del Watergate.. è venuta infine
C

alla luce questa cospirazione di potere occulto, che assoldava


scorte di neo..nazisti, neo..fascisti, criminali, gangster, poliziotti
sadici, truffatori, mercanti d' armi, spacciatori, finanzieri corrotti,
killer professionisti della Mafia, spesso operando all' ombra di una
fantomatica fratellanza massonica internazionale.

~.ßJ~
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P\3

Tutto cominciò con un normale raid di polizia il 17\05\1981, quando,


una pattuglia, composta da 12 auto della Guardia di Finanza, uscì
rombando dal cuore finanziario ed industriale italiano, l'antica città
longobarda di Milano. Allorché il loro stemma fiammeggiante
splendette ai primi raggi dell'alba, gli agenti si trovarono impegnati in
una missione così segreta che il suo obiettivo era sconosciuto a tutti,
tranne che al loro ufficiale superiore, colonnello E. Bianchi. In una

ia
cartella di pelle nera, egli recava con sé ordini sigillati, emanati da due
magistrati di Milano, G. Turone e G. Colombo, da aprirsi solo al

or
momento in cui si fossero trovati sull'Autostrada del Sole, in
direzione della città di Arezzo, avendo come meta una collina toscana,

em
ad una sessantina di km, a sud~est della città di Firenze.
Tecnicamente adibita al controllo doganale, la Guardia di Finanza è
una delle 8 forze di polizia armata d'Italia, ed ha come fine la lotta al
M
contrabbando d' armi, della droga, della valuta, alla frode e alla
corruzione, in uno dei regimi politici più corrotti e fraudolenti, inserito
in una superiore devastante strategia, sostenuto e protetto da tutta la
lla

serie di Amministrazioni U.S.A., fin dalla fine della seconda Guerra


Mondiale.
Sospettosi che ci fosse una "talpa", in alto loco, nella Guardia di
de

Finanza (poi, si scoprì che ce ne erano tre: il Comandante Generale, il


Capo del Personale, il Capo dell 'Informazione), i magistrati avevano
pianificato l'operazione con la massima precauzione, timorosi che la
a

loro preda potesse prendere il volo, proprio all'ultimo momento.


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C

~~~
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P\4

Quando la pattuglia si arrestò, alla periferia di Arezzo, nel cuore di


una terra resa famosa dai suoi pittori rinascimentaJi, il Col. Bianchi si
apprestava a portare alla luce la trama di una Italia molto più
angosciante di quella, uno di quegli scenari lunari del mezzogiorno
mafioso, dell' omertà, del segreto, del potere occulto,
dell'implacabilità, ignobilmente dipinto col sangue.
Aperta la busta che conteneva le istruzioni specifiche dell' operazione

ia
segreta, il Col. lesse che doveva perquisire la residenza e gli uffici del
Maestro Venerabile della Loggia occulta della Libera Massoneria

or
Italiana, conosciuta come P2, o Propaganda 2, il canuto, occhialuto L.
Gelli, forse il più potente manovratore di uomini in Italia. Come capo

em
di un Ordine Universale Internazionale, si riteneva che egli fosse
coinvolto nella più bizantina delle cospirazioni segrete, la scoperta
della quale avrebbe avuto un forte impatto, non solo in Italia, ma
M
anche negli U.S.A., oscurando addirittura il Watergate.
Il Col. fece segno alla sua pattuglia di seguire una tortuosa strada di
campagna, fra ulivi e cipressi, in direzione della sommità della collina,
lla

chiamata S. Maria, che sovrasta Arezzo. Lì, dietro un muro di cinta,


con controllo elettronico, circondato da un parco di trenta acri, con
statue di manna, fontane zampillanti e una piscina olimpica, era
de

situata la sontuosa villa, da venti stanze, di Gelli, col nome di Wanda.


Nonostante gli agenti avessero effettuato una accurata perquisizione,
non fu trovato nulla di molto interessante; all'interno vi era solo la
scostante moglie di Gelli, Wanda. Allora si diressero ai suoi uffici,
a

nella vicina cittadina di Castiglion Fibocchi. Lì, nella fabbrica di


as

GioIe, per la produzione di molle per materassi di lusso, trovarono la


segretaria di Gelli, Carla Giovannini, che dichiarò di non avere da
esibire a1cunchè potesse loro interessare.
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P\5

< Che c'è lì dentro ?> chiese il colonnello Bianchi, indicando la borsetta
della donna sulla scrivania.
< Niente ~rispose la segretaria.. solo cose personali>
Frugandola, il colonnello trovò una chiave che aprì la scrivania della
segretaria. Nel cassetto c' erano altre due chiavi. Una aprì la cassa
forte. Conteneva la lista del gruppo massonico segreto italiano, gli 848
membri regolari della P2; i nominativi di 114 membri cancellati

ia
dall'appartenenza; di 5 sospesi; di 23 trasferiti. Erano i nomi dei
membri della Confraternita più segreta d'Italia, la cui identità, nella

or
maggior parte dei casi, era nota solo al Gran Maestro in persona. Vi
erano anche i nominativi di 49 membri "in sonno", il termine

em
massonico che indica gli inattivi, e una lunga lista di richieste
d'ammissione alla P2, con il nome del papabile ministro della
Giustizia, Adolfo Sarti e del Comandante Generale dei Carabinieri la ~
M
polizia paramilitare speciale d'Italia.. Alberto Dalla Chiesa, che, da lì a
breve, sarebbe stato ucciso dalla Mafia a Palermo, insieme alla bella e
giovane moglie, per essersi avvicinato troppo alle connessioni tra la
lla

P2, l'eroina e l'assassinio di Aldo Moro. C'era anche un reso conto


delle attività finanziarie segrete della Loggia.
Gli occhi del colonnello si posarono su una vecchia valigia di pelle
de

marrone, riposta accanto alla cassaforte, con la dicitura "fragile". La


seconda chiave aprì la sua serratura, per rivelare 32 buste sigillate.
Queste erano piene di fotocopie di documenti di stato segreti,
compresi anche dei documenti segreti della N.A.T.O.; annotazioni di
a

denaro depositato, in conti cifrati, in banche svizzere, da parte di alti


as

magistrati, politici, dirigenti di pubblici enti; una ricostruzione


dettagliata dei maggiori scandali politici che avevano fatto vacillare il
Paese, negli ultimi 10 anni, sporchi accordi riguardanti petrolio e
C

tangenti per armi, estorsioni, spionaggio, terrorismo, tutti spesso


connessi con il C.N.S. statunitense.

LfáJ-
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P\6

Si trattava, come scrissero i giornalisti italiani, P. Bongiorno e M. De


Luca, nel loro libro "Avant Garde", l'Italia della P2, "della storia
segreta di 10 anni di vita pubblica italiana". Ma c' era molto di più:
era la chiave di lettura, non solo per la storia segreta del neofascismo
in Italia, sin dalle sue origini, ma, cosa più importante, dei suoi
sponsor internazionali e soprattutto della sua sopravvivenza ed
espansione nell' astuta scalata ai potere, come fenomeno mondiale,

ia
durante i 40 anni trascorsi dal fuoco che distrusse il cadavere di
Hitler nel Reichskanzlerei di Berlino, e dallo spettacolo del cadavere

or
di Mussolini, appeso per i piedi, in piazza Loreto a Milano.
Per capire il fascismo nelle sue articolazioni internazionali, come

em
messo in pratica dal C.S.N. degli U.S.A., esso deve essere analizzato,
in dettaglio, nel suo luogo di origine, l'Italia, dove nacque la
"Strategia del terrore" del Duce; il sistema palese con cui prese il
M
potere, lo stesso sistema che fu portato ai suoi estremi limiti, fino alla
mostruosità dell 'Olocausto, dal suo ammirato imitatore, il Fuehrer. Il
vecchio fascismo governò l'Italia in maniera ufficiale, forse non
lla

molto efficientemente, tranne che per la sua crudeltà, per due soli
decenni. Il neofascismo, che aveva trovato il suo spazio negli oscuri
meandri dove si annida il vero potere, ha dominato questo povero
de

Paese, con sistematicità e per il doppio del tempo, rispetto a quando


era al potere in maniera ufficiale. Occultamente il sistema si
ramifica nel mondo in vari aspetti, ascia e fasci sono il debole ripiego
a

nella morsa massonica, il bicchiere di vino in una suite del Vaticano


o il mantello dell'integrità militare, il menu appropriato per il tavolo
as

situato sulle colline della Virginia.


n perché, il Gran Maestro Gelli scelse di lasciare del materiale, così
fortemente compromettente, allo scoperto nei suoi uffici, resta un
C

mistero. Alcuni reputano che lo "status" di Gelli, consigliere


commerciale dell' ambasciata della Repubblica Argentina (la cui
giunta gli aveva concesso la doppia cittadinanza, come segno di
gratitudine, per essersi adoperato in favore del colpo di Stato), lo
avesse tratto nell'inganno di ritenersi in godimento della immunità
diplomatica, nei confronti di qualsiasi ispezione. Seconda
spiegazione: Gelli aveva deliberatamente lasciato in evidenza quel
materiale per un disegno più ampio, machiavellico e diabolico.

~~
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P\7

Qualunque fosse stata la ragione, e a prescindere dal fatto che la


G.d.F. avesse agito lecitamente o no, gli agenti presero il materiale e
tornarono velocemente dai magistrati milanesi. La soddisfazione di
questi ammirevoli magistrati fu ben presto temperata dalla sorpresa e
dal timore. Coraggiosi e onesti, erano infatti anche pratici. Si resero
conto che sarebbe stato fatto di tutto per insabbiare tale scoperta. La
pressione non sarebbe venuta da Roma, ma tramite Roma: poteri più

ia
grandi, d'oltreoceano, si sarebbero messi in moto. Fu impiegata tutta
la notte per fotocopiare il loro bottino. La mattina, erano pronte tre

or
copie, per essere nascoste in tre sedi diverse, e ben a ragione: dall'
Avvocatura Generale di Roma arrivò infatti l' ordine di trasferimento

em
di tutto il materiale, dalla giurisdizione milanese a quella della
magistratura, politicamente più malleabile, della capitale. Tentando di
non rendere pubblica la lista esplosiva, 1'ufficio dell'A vvocatura
Generale aprì un procedimento, sulla vaga base di "concorso
M
criminoso", un mero pretesto, per avocare a sé il materiale in oggetto,
poiché non c'era ancora evidenza di crimine.
lla

L' allora primo ministro, il diccì A. Forlani .. il cui nome non appariva
nella lista fece inviare al suo ufficio tutto il materiale originale. Per
~

due mesi regnò il silenzio: il contenuto non fu reso pubblico. Infine


de

una Commissione parlamentare, sospettando l' occultamento, insistette


perché quei documenti fossero messi a conoscenza del Parlamento. I
membri di destra della Commissione, invocando l'immancabile
minaccia alla sicurezza nazionale, insistevano affmché l' accesso ai
a

documenti fosse riservato solo al Presidente della Commissione, uno


as

dei loro membri, sottomesso agli U.S.A. e sostenuto dalla D.C.; ma la


maggioranza dei membri decise che i documenti dovessero essere
messi a disposizione dell'intero Parlamento.
C

Di fronte a tale tempesta, Forlani, da insabbiatore, capovolse il suo


atteggiamento e stabilì che il materiale fosse messo a disposizione
della pubblica opinione tramite la stampa, il 20 maggio 1981.

~&J,-
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P\8

Il giorno successivo cadde il governo Forlani. Si era scoperto che


molti dei suoi ministri appartenevano alla Loggia segreta P2. Molte
"brillanti" carriere politiche inaridirono, allo scrutinio di questa lista
stupefacente. Quarantasei generali e sei ammiragli, inclusi i maggiori
ufficiali superiori della N.A.T.O., vennero sollevati dalloro incarico,
così come lo furono anche i capi dei servizi segreti ed il loro
coordinatore generale. Così anche il Comandante dei Carabinieri, il

ia
direttore delle reti televisive nazionali, e, ironia della sorte il
Comandante della G.d.F., il Gen. Orazio Giannini, i cui uomini

or
avevano realizzato il blitz. E come dopo qualsiasi terremoto, le
scosse sismiche continuarono a far tremare quella distesa di macerie

em
per mesi; le onde sismiche vennero avvertite fill nei bui corridoi dei
servizi segreti di tutto il resto del mondo.
Per due anni e mezzo, una gagliarda antifascista veneta, l' ex ministro
M
T. Anselmi, presiedette la Commissione Parlamentare dei 40,
cercando di far luce all'interno dellabirinto. Nelluglio 1984, avendo
avuto a disposizione migliaia di pagine di testimonianze, e avendo
lla

passato al setaccio una enorme mole di rapporti speciali della


magistratura, la sua Commissione documentò la massiccia
cospirazione dei massoni cattolici di destra, "un potere occulto ~come
de

testimonia l' Anselmi.. parallelo al governo legittimo".


L' attenzione maggiore fu naturalmente concentrata sull' azione della
cospirazione in Italia: assassinii, mutilazioni, latrocini, frodi,
rapimenti; una sanguinosa e prolungata strategia del terrore; con una
a

serie di efferati attentati dinamitardi, culminati nel massacro del 1980,


as

con 85 vittime innocenti, alla stazione ferroviaria di Bologna. Ma lo


scenario si presentava simile in tutto il resto del mondo: in Guatemala,
Brasile, Argentina, Cile, Bolivia, Grecia, con l'agghiacciante
C

partecipazione di torturatori e bande sporche di sangue.

~~~
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P\9

L'interesse principale consisteva nel fatto che l'Italia fosse il primo


(ma non sarà l'ultimo) Paese, non appartenente al terzo mondo, ad
essere vittima del terrore. Così la Commissione si concentrò sul
l' evidente e immanente pericolo per l'Italia. Molte connessioni
erano evidenti: scopi e direzione della cospirazione avevano ~arattere
internazionale, globale. La documentazione della Commissione
dimostra che le azioni illecite furono portate avanti da neonazisti e

ia
neofascisti, i cui leader (1'equivalente di numerosi Klaus Barbies)
furono appositamente risparmiati, dai servizi segreti alleati,

or
dall'essere perseguiti per crimini di guerra, allo scopo di essere
introdotti in varie organizzazioni segrete ed unità d' assalto para~

em
militari, finanziati con prodigalità da industriali tormentati, dal
Vaticano, dalla Mafia e soprattutto dalla C.I.A. del Consiglio per la
Sicurezza Nazionale, reclutati e delegati alla Loggia segreta P2,
M
corriere diplomatico delle tenebre.
I singoli cospiratori furono identificati e messi in stato di accusa
dalla Commissione; ma, per "ragioni di stato", considerando il ruolo
lla

dell'Italia, con la sua dipendenza "coloniale" dagli U.S.A., la


Commissione fu prudente nei confronti della C.I.A., e nemmeno
menzionò il C.S.N.. Eppure legami erano chiari tra i delinquenti
de

menzionati e la scellerata Agenzia che agiva al servizio dei suoi


padroni presidenziali, nella lunga guerra contro la democrazia, in
nome della democrazia.
<Quando il fascismo arriverà negli U.S.A. ~rifletteva Huey Long,
a

prima che diventasse troppo scomodo~ 10 chiameranno


as

"antifascismo"> .
La storia di traffici illegali di armi con terroristi iraniani, per
sovvenzionare i Contras anti sandinisti , in modo occasionale, e
C

l'abbattimento fortuito di un aereo del C.S.N., sulla giungla del


Nicaragua, operante per conto della C.I.A., con eguale occasionalità,
dettero inizio insieme allo scoperchiamento di una storia molto più
grande: quella della volgare ingerenza del C.S.N. negli affari interni
di Paesi sovrani spesso amici e, talvolta, anche alleati che risaliva
~
~

al periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale.

~&J~
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P\10

Molto era già stato reso evidente in Italia, attraverso innumerevoli


testimonianze, nel corso dei processi, nelle inchieste dei magistrati, e nei
rapporti investigativi, brillanti e spesso eroici: molto di più ancora è
rimasto sepolto, assieme ai cadaveri chirurgicamente esecutati dai killer
professionisti del gruppo segreto. Ciò nonostante, l' eredità incriminante
delle vittime sopravvive e grida giustizia.
Negli U.S.A., molte operazioni internazionali sono state svelate, molto

ia
spesso da ex agenti della stessa Agenzia, nauseati dai crimini che avevano
avuto l'ordine di commettere: torture, assassinii, genocidi, molto spesso

or
confermati dalle clamorose memorie dei dirigenti al vertice dell'Agenzia,
quali Allen Dulles, William Colby, Richard Helms, tutti direttori, e Liman

em
Kirkpatrich, ultimamente ispettore generale. Mancano solo le memorie di
George Bush, per riempire gli spazi vuoti. M
lla
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CAPITOLO 1
LA TRAGICA DOTTRINA TRUMAN

Quando nella primavera del 1945, Harry Truman, presidente


neofita ed occasionale, si trovò catapultato nell'ufficio ovale dove il ~

suo mastro Fra. Roosevelt aveva regnato sovrano per 13 anni .., era
così impreparato ad afftontare la politica su scala mondiale, che fu
costretto ad assicurarsi il più meditato parere di James F. Byrnes, suo
primo Segretario di Stato.

ia
Byrnes sintetizzò l'approccio pacifico dell'Amministrazione negli
affari mondiali, senza mezzi termini: <la nostra tradizione di popolo

or
amante della pace, democratico e rispettoso della legge, costituisce la
garanzia che le nostre forze armate mai saranno usate, tranne che nel

em
caso in cui ne sia richiesto l'impiego dal Consiglio di Sicurezza (da
poco creato nell'ambito dell'O.N.U.) e non saranno impegnate in
alcuna guerra, senza il consenso da parte del Congresso.>
Questa enunciazione politica era certamente chiara; e nel
M
sottolineare l' intento etico e pacifico dell'Amministrazione (così
presto dopo Hiroshima e Nagasaki) , Byrnes aggiunse: <per quel che
lla

concerne gli U.S.A., noi non ci assoceremo ad alcuna azione contro


nessuno Stato. Non faremo nulla per dividere il mondo in blocchi
contrapposti o sfere di influenza, in questa epoca atomica. Il mondo è
de

uno e non ci adopereremo per dividerlo.>


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as
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1\2

Nel Dipartimento di Stato, Byrnes ebbe come consigliere uno


degli ultimi idealisti del New Deal, Ben Cohen, descritto dall'analista
politico J.F. Stone, come saggio, prudente e cortese la cui filosofia era:
<accordare il massimo della fiducia, usare ogni opportunità possibile
per perseguire una soluzione pacifica, piuttosto che assumere
atteggiamenti aggressivi e intransigenti".
Byrnes ~ sostiene Martin Weil, nella sua opera di analisi storica

ia
del Dipartimento di Stato, "Founding Fathers" (i Padri Fondatori) ~

considerò se stesso erede della politica estera di Fra. Roosevelt,

or
ponendo a fondamento della politica americana del dopoguerra,
l' obiettivo del mantenimento di stretti rapporti con la Russia Sovietica.

em
Che Truman fosse alla Casa Bianca al posto suo sostiene Weil ~ ~ era
considerato da Byrnes, solo una mera anomalia della Storia; egli intese
"proiettare una immagine di guida, che mettesse in ombra Truman ed
elevasse lui a figura di grandezza storica. Sarebbe stato il grande
M
artefice della pace, favorendo l'armonia fra gli interessi conflittuali
delle nazioni."
lla

Come Assistente Segretario di Stato per l'Economia, Byrnes ebbe


Will Clayton, un commerciante internazionale di cotone, convertito al
New Deal, che aveva fatto con successo affari con i Russi, per un
de

quarto di secolo, volendo dare ai Sovietici una opportunità per aiutarli a


ricostruire il loro Paese devastato, che aveva subito la perdita di 20
milioni di persone, nella guerra contro l' aggressione nazista. Dei
Sovietici Clayton disse: < Ho fatto affari con loro per anni. E hanno
a

sempre onorato i loro impegni>.


as

Come Byrnes, Clayton che nutriva la visione di un mondo unito, si


oppose a qualsiasi legislazione limitativa del commercio con la Russia,
favorendo, al contrario, la concessione di sostanziosi crediti, così come
C

a qualsiasi altra nazione dilaniata dalla guerra, per ripristinare la loro


potenzialità commerciale, e così prevenire lo stabilimento di "blocchi
chiusi", est e ovest, che avrebbe strangolato gli scambi.

~~~
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1\3

Ma quando il suo collega "New Dealer", il Segretario del Tesoro,


Henry Morgenthon, raccomandò un credito di 10 bilioni di dollari alla
Russia, il Capo Dipartimento di Stato, Eldrige Ambrow, facendosi
portavoce della vecchia guardia intransigentemente anticomunista,
pose come tetto massimo la irrisoria cifra di duecento miliono di
dollari che, l' ambasciatore a Mosca, George F. Kennan,
violentemente anticomunista, voleva fosse addirittura azzerata.

ia
Diplomatici di carriera, abituali frequentatori di salotti del
Vecchio Mondo, inalterabilmente radicati nell'idea che il regime

or
sovietico "non avrebbe mai potuto essere un affidabile interlocutore
degli U.S.A." , cercavano appoggi a sostegno delle loro convinzioni.

em
Iniziarono allora le raccomandazioni da parte della vecchia guardia
reazionaria del Dipartimento di Stato, alle rappresentanza estere, che
sollecitavano una vigorosa opposizione alle aperture verso la Russia.
Come risultato, i dispacci, provenienti dall 'Europa, cominciarono
M
uniformemente a descrivere un Comunismo in marcia, diretto da
Mosca, e risoluto a sottomettere l'intero continente. Dalle capitali
lla

liberate dell 'Europa dell 'Est e dai Balcani, scorreva un fiume


giornaliero di informazioni per il Dipartimento, che documentava le
atrocità russe. Non fu difficile ~ osserva Weil ~ per gli alti dirigenti
de

che ricevevano tali informazioni, presentare come reali i "fatti" che


leggevano .
Doverosamente, Truman leggeva le informative, ma, avendo
imprudentemente abolito, nel settembre del 1945, l'O.S.S, non aveva
a

altra consulenza, cui affidarsi, se non a quella della vecchia guardia


as

dei dirigenti dei Servizi Esteri. Trincerati nei loro pregiudizi


antisovietici, con l' esclusivo controllo delle informazioni dall' estero,
di cui potevano distorcere l'ottica come desideravano, furono felici di
C

provocare il ribaltamento della politica rooseve1tiana, riguardo ai


Sovietici, e di sabotare ogni costruttivo sforzo del segretario Byrnes .

~~-
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1\4

Come i membri del New Deal, l'O.S.S, O.W.! e F.E.A. fecero i


bagagli per andarsene da Washington, "avvocati, accademici, uomini
d' affari ~ sostiene Weil ~ che avevano cercato di realizzare la Grande
Alleanza, aiutando la Russia con merci, propaganda ed intelligenza,
tornarono al più lucroso pascolo della vita privata", lasciarono campo
libero, negli affari esteri, ai professionisti del Vecchio Dipartimento di
Stato, con gli antisovietici più determinati nelle posizioni..chiave.

ia
A Mosca, Kennan era un nostalgico dei buoni vecchi giorni degli
Czar. In Germania e Francia, i reazionari ambasciatori cattolici,

or
Robert Murphy e Jefferson Caffery, si erano decisamente reinseriti nei
loro vecchi comportamenti filofascisti. A Roma, il nuovo

em
ambasciatore, era James F. Dunn, uno dei più fanatici anticomunisti
del Dipartimento, che aveva fortemente appoggiato Franco, ed era
impaziente di ristabilire il vecchio gioco: favorire al massimo gli
industriali tedeschi, per ricostituire la Germania come baluardo contro
M
il Bolscevismo. All'interno, il più vicino consigliere di Truman era
l'integralista ammiraglio cattolico, William Leahy, amico e
lla

sostenitore del maresciallo Petain, il fascista di Vichy.


Una volta che i resti dell' O.S.S., il trust di cervelli della R & A
(ricerca e analisi), menti brillanti come H. Stuart Hughes, Herber
de

Marcuse, Franz Neumann, furono spediti all'inferno, perché


pericolosamente di sinistra, ed esiliati nella "Siberia del Fondo
Nebbioso", in lontani uffici con telefoni che squillavano raramente,
Truman ebbe poca scelta, se non quella di credere a ciò che la vecchia
a

guardia gli diceva.


as

Con la Casa Bianca priva del settore adibito all'analisi dei


rapporti, di cui si era giovato Roosevelt, senza ufficio politico militare
nel Pentagono, che provvedesse alle infonnazioni sulle attività
C

sovietiche, e , fino a quel momento senza la C.I.A., Truman si


lamentava della contraddittorietà dei rapporti della "Intelligence" che
affluivano sulla sua scrivania, lasciandolo confuso, irritato e
disinformato.

~~~
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1\5

Per rimediare ad una situazione così potenzialmente pericolosa,


istituì un provvisorio Gruppo Centrale di Intelligence, o C.LG., il 22
gennaio 1946, che rilevasse le funzioni del vecchio ufficio dei Servizi
Segreti, e potesse fornirgli una più chiara visione, meno parrocchiale,
dei fatti.
William S. Donovan e Allen Dulles, brillanti leader della vecchia
O.S.S., che erano entrambi ansiosi di gestire la nuova organizzazione,

ia
pregarono Truman che a questa fosse concesso di effettuare "operazioni
di destabilizzazione all' estero" , ma il Presidente, che diffidava di

or
Donovan, da quando avevano partecipato insieme alla famosa
"Divisione Arcobaleno" di Donovan stesso, nella prima guerra

em
mondiale, ed era ancora ingenuamente puritano e moralista, rifiutò
saggiamente di ammettere operazioni di siffatta natura. Fu una
decisione che finÌ poi per rovesciare.
In quel periodo, nel primo 1947, si verificarono molti eventi
M
sfavorevoli. Rapporti monumentalmente allarmanti daB'Italia
(sventagliati dagli agenti "stay behind" di Donovan a Roma),
lla

annunciavano clamorosamente che, sia i comunisti che i socialisti di


Nenni, si stavano preparando alla rivoluzione. La C.I.G, di recente
costituzione e povera di organizzazione ~ asseriva perfino di ricevere
de

rapporti segreti da parte del Vaticano, attraverso il capo della polizia a


Roma .. prevedeva che sarebbe stata effettuata una concomitante
invasione dell'Italia, da parte della Jugoslavia di Tito.
L'ambasciatore Dunn cablò al Dipartimento: < i servizi segreti
a

italiani reputano che i comunisti abbiano abbandonato la speranza di


as

ottenere una vittoria elettorale e si stiano preparando ad una azione di


forza > , aggiungendo ingenuamente di ritenere che, comunque, nulla
sarebbe accaduto, prima che i lavoratori avessero riscosso la loro
C

gratifica natalizia, come tredicesima mensilità.


Alcide De Gasperi, primo ministro democratico cristiano, si recò
in visita segreta negli Stati Uniti, per sollecitare fondi. Una figura di
rilievo, che dette corpo e vigore a quelle pallide minacce. La
Rivoluzione, la conquista del potere, i senzadio, tutto veniva ad essere
reso plausibile nello stile freddamente enfatico di De Gasperi.

~~~
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1\6

Nel tardo febbraio 1947, il Dipartimento di Stato ricevette un


telegramma di 8000 parole di Kennan, da Mosca, attraverso il quale si
sarebbe poi formata la base ideologica della politica americana, non
solo nei confronti della Russia, ma nei confronti di tutto il resto del
mondo. Kennan scriveva che, Stalin o Molotov, occidentali od
orientali, il sistema sovietico era implacabilmente espansionista, una
forza animalesca ed inesorabile che si espandeva per spadroneggiare

ia
sulle coste dell'Atlantico e del Pacifico.
Questo telegramma ..sostiene Weil~ spinse Byrnes a considerare la

or
politica russa, non nei termini di uno Stalin assediato e bisognoso di
un gesto di conciliazione americano, per screditare i suoi rivali

em
integralisti, bensì come una forza della natura che oltrepassava
demoniacamente gli argomenti sulla sua persona.
I repubblicani anticomunisti di professione, come il generale
Donovan e Allen Dulles, speravano di dirigere, appena possibile, una
M
nuova agenzia di Intelligence, nel momento in cui, come fermamente
erano convinti, la loro addestrata pedina, Thomas E. Dewey, sarebbe
lla

stata insediata alla Casa Bianca con le elezioni del novembre 1948;
ora riecheggiavano con forza l'affermazione del maestro Churchill,
che la Russia rappresentava una minaccia per il mondo così come,
de

precedentemente, Hitler. Con il sostegno degli studi effettuati dal


Consiglio sulle Relazioni Estere, sovvenzionato da Rockefeller, del
quale erano membri importanti, e che, come un gas inodore, pervasivo
ma impalpabile, permea e concettualizza tuttora la politica estera
a

statunitense a tutti i livelli, essi predicavano la dottrina del


as

containment, con l'uso segreto della violenza, lungo tutte le frontiere


dell'U.R.S.S. , ed il reclutamento di forze anticomuniste (cioè
nazifasciste) ovunque e comunque potessero trovarsi. Le loro
C

maggiori speranze erano quelle di potersi infiltrare oeIl'U.R.S.S.


stessa, e mettere il comunismo in ginocchio, con la forza.

~ (dJ"
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1\7

Truman fu inesorabilmente risucchiato da questo scostamento


repentino dalla politica di Roosevelt, convinto dalle sue fonti del
Dipartimento di Stato, che l'U.R.S.S. avrebbe cercato di impadronirsi
di tutto e che sarebbe indietreggiata, solo se ostacolata con fermezza.
Quando i Britannici, esausti fisicamente e finanziariamente dopo
6 anni di guerra, annunciarono nel febbraio, che avrebbero interrotto
tutti gli aiuti a Grecia e Turchia, Truman, colpito dalla retorica di

ia
Churchill sulla Cortina di Ferro, indossò il mantello nero da vecchio
combattente e proclamò: < Dobbiamo dare loro una lezione (ai

or
Sovietici) >.
Presentandosi al Congresso, nel famoso discorso del marzo 1947,

em
con la sicurezza di possedere l' arma atomica, egli enunciò la sua
dottrina: contenimento e controrivoluzione, e se nessuna
controrivoluzione avesse potuto essere provocata, adoperarsi per
annientare le forze politiche considerate rivoluzionarie. Massicci aiuti
M
militari dovevano essere inviati alle forze armate di Grecia e Turchia,
non perché fossero, come sostenuto da Walter Lippeman, esempi
lla

brillanti di democrazia e delle quattro libertà, ma perché si trovavano


o stavano per trovarsi nella situazione di fronteggiare le porte
strategiche del Mar Nero e quindi del cuore dell'U.R.S.S..
de

Così cominciò la strana "teoria del domino", posta in essere da un


oscuro vice console del porto di Tabriz, sul Mar Nero. Troppo
ambizioso e troppo disoccupato, per la sua mente febbrile, alcune
minori manovre "Rosse" divennero per lui una minaccia contro l'Iran,
a

l'Iraq e Turchia e l'ultima tessera nel medio~oriente, della sequenza


as

del domino.
C

LßJ~
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1\8

Cercando invano di ostacolare la filosofia della Cortina di Ferro,


Ben Cohen sosteneva che i Russi più venivano pressati e più
avrebbero pressato. Allo stesso modo, Stuart Hughes era convinto che
gli steccati ideologici innalzati contro i regimi filosovietici,
nell 'Europa orientale, spingevano semplicemente i Russi a stringere la
loro morsa su di essi. E , capo del vecchio O.S.S., R.&A.,
divisione russa, riteneva che se gli Stati Uniti avessero cercato un

ia
compromesso, i Russi sarebbero probabilmente stati disponibili; e che
invece, nel caso in cui gli U.S.A. avessero fatto pressione fmo agli

or
estremi limiti, l'U.R.S.S. sarebbe stata incoraggiata ad adottare una
contropolitica di espansione rivoluzionaria. Tale consiglio non fu

em
seguito, e la Cortina di Ferro di Churchill, debole metafora ne)
Missouri, divenne una dura realtà, a110rchéfu calata per spaccare in
due l'Europa, per una generazione.
M
Un Truman bellicoso (che Rooseve)t aveva de)iberatamente
scelto come Vice, invece del più ovvio Byrnes, per le sue posizioni
conservatrici, che Roosevelt sperava lo favorissero nel rapporto con
lla

un Senato isolazionista) , abbandonò il pacifista Byrnes e rivelò le


sue reali opinioni nei confronti dei "New Dealers" . Henry
Morgenthau, disse Truman, "non è in grado di distinguere la merda
de

dal burro fatto con le mele". Quanto a Henry Wallace, "non è altro
che un gatto bastardo".
Byrnes venne sostituito da un militare di carriera, George
Marshall, che, allorché si insediò nel suo incarico civile, come
a

Segretario di Stato, presentò un piano per salvare l'Europa dalla


as

"avanzata del comunismo". A dire il vero, il pensiero di Marsha11


riguardo al migliore antidoto al comunismo, era quello di combattere
la povertà in Europa; ma gli ingenti sussidi offerti dagli U.S.A. a11e
C

forze dell' anticomunismo, sarebbero poi stati più militari che civili.
Si trattava di una politica protesa a confonnare tutto il mondo,
dividendolo in due campi armati, comunista e anticomunista; con )a
Cortina di Churchill addobbata di tendine ne11asezione nord, e quella
di bambù, armata di lance, fino a circondare il globo. Qua)siasi
opposizione al piano era bollata come comunista o filocomunista.
Fu )' apice del maccartismo.

~~~~~
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1\9

In Grecia, la dottrina Truman provocò l' esplosione del terrorismo


di destra contro gli oppositori. Dei primi trecento milioni di dollari,
stanziati per la Grecia, la metà andò all' ala destra dell' esercito, per lo
più sotto la guida del Gen. Napoleone Zervas, ministro dell'Ordine
Pubblico, che era stato messo al potere dai Britannici, per opporsi
all'Esercito Popolare di Liberazione Nazionale, E.L.A.S., e al Gen.
Grivas che, durante l'occupazione tedesca, era stato il leader

ia
dell' organizzazione terroristica di destra "X". Questi signori,
desiderando avere a tutti i costi una loro guerra personale, avevano

or
dato la caccia all'E.L.A.S. antinazista, con brutali assassinii.
Alla liberazione, l'E.A.M. ~il braccio politico della resistenza ~

em
insistette con i Britannici per una immediata punizione dei
collaborazionisti di guerra, sostenendo che tale azione sarebbe stata
essenziale, per un sano futuro della Grecia, nonché un esercito
rinnovato di sana pianta, nei suoi vertici. Invece il Comandante
M
Generale britannica, Sir Ronald Scobie, sostenuto dall'intrasigente
Churchill, scelse di disperdere le forze partigiane e mantenere la
lla

polizia e la gendarmeria, che erano state filo~Asse, a sostegno di un


esercito realista, purgato dagli elementi repubblicani.
Come conseguenza dell' ondata di fiducia reazionaria, promossa
de

dalla dottrina Truman, la vecchia E.A.M. fu messa fuori legge, mille


e trecento dei suoi veterani, molti dei quali avevano rischiato la vita
per la causa comune, furono massacrati come comunisti, altri finirono
in campi di concentramento, 100 mila furono confinati sulle isole.
a

n governo U.S.A. non aveva più interesse di quello britannico alla


as

istituzione di una democrazia in Grecia, ma solo di avere uno stato


completamente succubo della sua nuova politica; a questo fine fu
usata la feccia della destra nazi~collaborazionista. Al Congresso
C

alcuni moderati brontolarono; altrimenti regnò il silenzio e la


neutralità. Quando il corrispondente della C.B.S., ad Atene, George
Polk, cercò di fare una cronistoria obiettiva fu assassinato da canaglie
della destra. n Gen. Donovan, della defunta O.S.S., incaricato dal
Congresso di investigare su questo delitto, scelse invece di far istruire
un processo farsa, nel quale un comunista innocente fu condannato
all' ergastolo, per un crimine mai commesso.

~~~
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1\10

La guerra civile in Grecia, in cui la Sinistra combatteva a difesa


della propria libertà, divenne l'occasione per mettere in pratica il
primo serio coinvolgimento di agenti operativi, di quella che sarebbe
poi diventata la C.I.A.; molti di questi agenti ricevettero un
addestramento, per ironia, chiamato ellenico, per le future scorrerie
antidemocratiche in Guatemala, Indonesia, Vietnam e tutto il sud~est
asiatico.

ia
Nel tardo 1947, le spie e le contraspie della vecchia O.S.S. che
erano state ereditate dal C.I.G., per il settore delle Operazioni Speciali,

or
andavano al di là dei loro compiti circoscritti. Per permetterglielo,
Truman aveva deciso di far passare la legge per la Sicurezza

em
Nazionale. L'establishment militare, unito sotto la direzione unica del
Segretario della Difesa, fu portato da tale legge a mettere insieme sia
le operazioni ufficiali che quelle segrete, poiché era a disposizione sia
del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, che dell'Agenzia centrale
M
dei Servizi Segreti; questa, con la sua libertà di azione, avrebbe finito
col macchiare di sangue la nostra bandiera.
lla

Anche uno scioccÇ>può intuire che il termine scelto di "difesa",


era una deliberata maschera con il significato di "attacco", anche se in
modo coperto e non ufficiale. La frase chiave si trovava nelI' atto
de

istitutivo della C.I.A. ed era quella che la autorizzava "a portare


avanti altre funzioni e compiti di Intelligence riguardanti la Sicurezza
Nazionale, che il Consiglio può, di volta in volta indicare".
A questo fu aggiunto un emendamento che esentava la C.I.A. da
a

tutte le disposizioni che richiedevano la pubblicizzazione di funzioni,


as

nomi, titoli ufficiali, salari, numero di personale assunto dall'Agenzia.


C

.~.~~
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1\11

Ciò scoperchiò il vaso di Pandora. In poco tempo gli agenti della


C.I.A. furono in grado di condurre operazioni segrete contro Paesi
stranieri, in tutte le regioni del pianeta. Il fatto che operassero sotto il
controllo del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, limitò, ad un
vertice ristretto, la conoscenza delle loro operazioni distruttive,
lasciando nella completa ignoranza sia il Congresso che il popolo
degli Stati Uniti. *(nota)

ia
Non che i membri del Congresso, incaricati regolarmente della
gestione dell'Agenzia, fossero entusiasti di farIa, in quella altamarea

or
di culto per l'Esecutivo, che combinava il culto dell'eroe
internazionale di metà secolo ~da quello di Hitler attraverso De Gaulle

em
fino a Mao~ con gli interessi propri di politici accademici e giornalisti.
Il Congresso era soddisfatto di considerare la C.I.A. come una riserva
particolare dell 'Esecutivo, uno strumento per il solo Presidente, da
usare nel caso del cosiddetto interesse di Sicurezza Nazionale, e
M
approvò i fondi dell' Agenzia, con poca o nessuna discussione,
riguardo la tipologia delle operazioni per le quali accorrevano.
lla

< Voglio essere molto :fÌ"anco~disse il Senatore Richard Russel~


non voglio avere informazioni, eccetto che in casi rarissimi >. Il
Senatore Leverett Saltanstal aggiunse che si trattava di informazioni
de

che, come membro del Congresso e come cittadino, avrebbe preferito


non avere, < Poiché avrebbero potuto coinvolgere la vita di cittadini
americani>. Per non parlare dei cittadini di qualsiasi altro Paese.
a

*(nota) presieduto dal Presidente, i membri del C.S.N. consistono


as

nel Vicepresidente, Segretari di Stato e della Difesa, il Direttore della


Pianificazione d'Emergenza, il Presidente dei Capi del Personale, e il
direttore dei Servizi Segreti Centrali. Poiché questi vertici escutivi
C

erano in genere troppo carichi di incombenze, per seguire i dettagli


delle attività segrete, fu istituito un piccolo gruppo, alle dirette
dipendenze del Presidente e del Direttore dei Servizi Segreti Centrali.
Prima conosciuto come "Quadro 5414", cambiò con regolarità il
proprio nome, da Gruppo Speciale al Comitato 303, 1909, 40.

Á~~
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1\12

Quindi l'Agenzia aveva mano libera, o libero pugno di ferro; ed


assumendo personale del vecchio O.S.S., esperto in operazioni
segrete, istruì numerosi agenti pronti all' azione. I soldi non erano più
un problema. Abilmente l'Agenzia riuscì ad accedere ad un sistema di
finanziamento senza documentazione, che la rese in grado di operare,
senza dover rendere conto al Congresso, delle diverse destinazioni; si
trattava di un sistema che venne reso successivamente di una sicÜrezza

ia
perfetta, grazie ad un emendamento apportato alla legge per la
Sicurezza Nazionale, secondo il quale il Direttore del "Center

or
Intelligence" avrebbe dovuto semplicemente garantire che si trattava
di denaro "speso correttamente", senza bisogno di ulteriori dettagli.

em
Somme sempre più grosse vennero nascoste, con fittizie
assegnazioni ad altri Dipartimenti o altre Agenzie, consentendo
all' Agenzia di spendere e spandere, e permettendo al Direttore di
farIa, senza riguardo alcuno per la legislazione nazionale e
M
internazionale, o delle regole relative alla spesa dei fondi del Governo.
Il primo ad accusare il peso dell' aggressione segreta, nelle sue
lla

forme più subdole e insidiose, fu il popolo italiano.


de
a
as
C

~~,
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Capitolo 1a
Lo spettro del fascismo

In Italia, quando la V Armata Alleata sbarcò a Salerno il


09\09\1943, il re V. Emanuele III, sollecitato dal suo primo ministro,
l' ex fascista Ma.llo. Pietro Badoglio, fuggì, per sottrarsi all' esercito
alleato, in uno dei tradimenti più ignominiosi della storia, lasciando la
città aperta di Roma priva di comando militare, con la difesa affidata a
pochi patrioti, per lo più civili, e presto occupata dai tedeschi. Circa

ia
55 divisioni italiane, che avrebbero potuto fiancheggiare lo sbarco
alleato, e quindi accorciare la guerra di un anno, restarono senza ordini,

or
per essere poi disarmate da piccole squadre decise di nazisti; con un
unico atto di vigliaccheria, il re aveva tradito i suoi precedenti alleati,

em
quelli futuri ed. il popolo italiano, il cui onore aveva giurato di
difendere.
In mezzo a tutti questi inganni, un brillante raid di alianti, al
M
comando del capo squadriglia Otto Skorzeny, delle S.S. aereo
trasportate, prelevò Mussolini dalla sua prigione, in cima a una
montagna, dove i suoi rivali fascisti massoni, lo avevano rinchiuso.
lla

Il Fascismo, considerato dal vacillante re formalmente sepolto, con


l' arresto di Mussolini, ora resuscitava come Lazzaro, per ricostituirsi
come neo fascismo nella Repubblica Sociale di Salò, rifugio per alcuni
de

dei personaggi più sinistri della storia italiana, molti dei quali sarebbero
presto stati reclutati dalla O.S.S. dalla e.I.G e quindi dalla e.LA, fra
cui il futuro Maestro Venerabile della P2, Licio Gelli.
a

È sufficiente un semplice sguardo al regime di Salò, per mostrare


la vera natura di questi neo fascisti, la loro arroganza crudele e
as

cialtrona, le squadre della morte e le torture, prodomi dei Pinochet,


Papadopoulos, Gualtieri e Somozza. *(nota)
C

*(nota) sono un testimone diretto di questi avvenimenti, poiché ho


passato 5 duri mesi nella Repubblica di Salò, operando per conto del
Sevizio di Intelligence della O.S.S, in connessione con i partigiani,
spesso travestito con una delle uniformi della polizia di Salò.

~~,
L
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la\2

Tutto cominciò quando, Mussolini, raggrinzito, depresso, vestito


con un trasandato pastrano nero, cappello floscio nero, il collo che
usciva, come quello di un pollo, da un colletto troppo largo ~pregnante
parodia dell' anarchico vagabondo che era stato in gioventù~, fu
trasportato in aereo a Monaco, per ordine di Hitler. Nel rifugio del
Fuehrer, il mito delle aquile, l'ex duce confessò che il suo unico
desiderio era quello di ritirarsi nella sua casa di campagna, in

ia
Romagna, per scrivere le sue memorie chiariticatrici. Hitler invece
aveva idee diverse: voleva che Mussolini tornasse nel Nord Italia per

or
riorganizzare i suoi seguaci fascisti, in un governo che fosse stato in
grado di amministrare una Italia occupata dai tedeschi, e a protezione

em
della retroguardia tedesca, affmché il Feldmaresciallo Kesselring
potesse opporsi agli Alleati, lungo la "Linea d'inverno", a nord di
Napoli. Quando Mussolini si dimostrò dubbioso, lo sguardo di Hitler
M
si indurì: o il Duce avrebbe acconsentito a farlo, oppure Hitler avrebbe
lanciato le VI e le V2, le sue armi segrete, contro Milano, Torino e
Genova.
lla

Fu così che nacque Salò. Pallido, smunto e indebolito, con gli


occhi sbarrati sul viso emaciato, reinsediato ma cupo, il Duce tornò in
Italia il25\09\43, per rimettere in piedi con la feccia del suo vecchio
de

regime, l'infame Repubblica Sociale Italiana. Per sua capitale, fu


Hitler a scegliere la piccola cittadina di Salò, sulle sponde dellago di
Garda; apparentemente, per metterlo a sicuro da un attacco aereo
alleato, in realtà, per tenere Mussolini ed ogni sua mossa, sotto il
a

controllo accurato di un distaccamento delle S.S, lontano dalla più


as

animata vita politica dei centri industriali. Da questo villaggio di


pescatori, situato ad un bivio (con una drogheria, un bar, una sala da
biliardo, con il velo dell' aspetto melanconico che ha un luogo di
C

villeggiatura estiva, nel bel mezzo dell'inverno), il neonato governo,


fu gestito da una congerie di fascisti intransigenti.

~/LJ~
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la\3

Il nuovo regime passerà unicamente alla storia, per aver messo


insieme i pochi superstiti ancora fedeli a Mussolini, alla sua ideologia,
al patto d'acciaio con la Germania, i pericolosi perdenti del tempo
della Rivoluzione Fascista. I fascisti più pratici, che avevano imparato
a prendere quello che potevano, si stavano ora accostando alle
passioni, a lungo nascoste, di convinzioni democratico~cristiane,
sussultarono nei loro cuori.

ia
Il posto chiave del Ministero degli Interni andò al brutto, grasso,
inaffidabile squadrista della prima ora, Bufarini~Guidi, uno dei favoriti

or
del Vaticano, che aspirava ad essere, allo stesso tempo, il Fouché e il
Talleyrand di Salò. *(nota)

em
Perfino a Salò, questo squallido poliziotto fece il doppio gioco tra
i fascisti più intransigenti e quelli più moderati, tenendosi in contatto
con questi ultimi, attraverso i suoi stretti rapporti con il Vaticano, e in
M
particolare con un ingegnere di nome Castelli, sperando ~in qualsiasi
modo gli eventi fossero maturati o degenerati~ di riuscire alla fine a
salvare se stesso.
lla

Il metodo di Bufarini~Guidi per mantenere il controllo a Salò, era


quello con c'-1idava un assaggio del regime democristiano ~ che sarà
sostenuto dagli Alleati vittoriosi, con l' aiuto dei loro servizi segreti, e
de

che sarebbe durato 40 anni e più~. Egli era solito assegnare ai suoi
amici più stretti, senza valutare se ne avessero la capacità o meno, o se
fossero inadeguati al compito (primaria caratteristica che identifica la
a

D.C), la guida di varie provincie, con largo uso di somme di denaro,


sempre disponibili, di dubbia provenienza, allo scopo di corrompere là
as

dove non avrebbe potuto esercitare un controllo diretto.

*(nota) Anche se aveva agito vicino a casa Savoia, usando come


C

carta vincente un dossier segreto che rivelava la vita sessuale, "à voile
et à vapeur", del Principe di Piemonte, era riuscito a tenersi fuori
dalla riunione del Gran Consiglio, e non aveva quindi votato contro
Mussolini, così scampando, a Verona, all' esecuzione che lo avrebbe
visto in compagnia del genero di Mussolini, Ciano, e degli altri
cospiratori condannati.

L~~,
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la\4

Il fratello di Bufarini~Guidi dette inizio al metodo, creando una


fasulla forza di polizia che si appropriava di gioielli e denari, con la
semplice autorità delle uniformi, minacciando e se necessario
applicando prigionie e torture, in risposta a qualsiasi resistenza. Detto
con le parole di Dean Achenson: < ero quindi presente alla
creazione...> della applicazione scientifica su scala mondiale del
potere della C.LA .

ia
Intorno ai ministeri di Salò, svolazzavano anche le sottane di una
curia squadrista: preti che avevano trovato una vocazione nella

or
Repubblica Sociale, e che erano ~come raccontato dallo storico
Giorgio Bertoldi~ incapaci di rinunciare alla identificazione del

em
fascismo con il cattolicesimo: ciò era strano, poiché l'ateismo di
Mussolini era sempre stato a malapena nascosto, per esigenze
diplomatiche. Bertoldi descrive un monaco ~Eusebio Zappaterreni~
M
che indossava camicie di seta e frequentava donne penitenti che
uscivano dalle sue stanze con i capelli arruffati e gli occhi lucidi. Un
altro monaco ~Epaminondo Troja~ aveva un debole per assistere alle
lla

torture e incitava gli aguzzini a un sempre maggiore impegno. L'alto


Rinascimento, almeno nei suoi aspetti novellistici, non si è mai
concluso, in Italia, e nemmeno"la Controriforma.
de

Tutto ciò era avvilente per Mussolini, come, del resto, la sua vita
famigliare con Rachele, la bisbetica moglie che, con la sua lingua
velenosa, acutizzava le fitte della sua ulcera. Era appena venuta a
a

conoscenza (tramite Bufarini~Guidi), dopo averlo ignorato per lunghi


anni, che Mussolini da tempo beneficiava delle giovani grazie
as

dell' amante, Claretta Petacci. Alloggiata in una villa vicino al lago,


Claretta era guardata a vista, 24 ore su 24, da un piccolo gruppo di
S.S, eccetto quando arrivava Mussolini, sotto una pioggerellina
C

incessante, per la sua regolare visita, dalle cinque alle sette.

L~"-~
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la\5

Bufarini aveva parlato con cognizione di causa: dietro sue


istruzioni, il Capo del controspionaggio di Salò, Eugenio Apollonio,
aveva applicato una microspia alla lampada vicino alletto di Claretta.
Ciò le sarebbe costato una punizione, quando Mussolini scoprì che
ella cercava di ottenere un incarico per il fratello, nella Repubblica di
Salò, come Ministro delle Finanze.
n Duce, alloggiato nella villa estiva della benestante famiglia

ia
Feltrinelli, sul litorale nord~ovest del lago, "grigio, umido e cupo",
fissando fuori le acque grigie, velate dalla nebbia, confidò al suo

or
diario di sentirsi essere stato tradito da Hitler, che l'aveva costretto a
partecipare di nuovo alla guerra comune ma gli aveva negato la

em
dignità di alleato, riducendolo alla stregua di un Vlasov o di un
assassino ustascio; limitandolo a borbottare con ufficiali tedeschi
distaccati e disattenti; con un solo telefono, di seconda scelta,
M
riservato, a lui che, una dozzina di anni prima, era stato il decano della
reazione internazionale. Se Mussolini si fosse per un momento
distolto dall' oggetto delle sue lamentele, si sarebbe reso conto che la
lla

ruota, per il mondo, stava girando con più importanti conseguenze,


che non per lui, povero vecchio despota esaurito: il comando del cielo
era passato dal nero al bruno, da Roma a Berlino; ma se avesse
de

compreso alcune sinistre associazioni divine, avrebbe potuto


accorgersi che era di nuovo passato al nero, a Roma ~ più
appropriatamente e duraturamente al Vaticano. ~

Per riguadagnare un po'di prestigio, Mussolini decise di


a

ricostituire la sua vecchia milizia fascista, che si era disintegrata dopo


as

l'armistizio dell'otto settembre; i suoi 130.000 membri in divisa,


smesse le camicie nere, si erano nascosti, mischiandosi alla
popolazione di profughi della disorientata penisola.
C

A capo della sua nuova Guardia Nazionale Repubblicana,


Mussolini designò Renato Ricci, un vecchio squadrista della marcia su
Roma, responsabile del massacro di una ventina di antifascisti, a
Sarzana, nel 1921, prima che il fascismo andasse al potere, e che si era
spavaldamente lasciato alle spalle, impunito, il massacro.

~~-
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la\6

Alto, bello e rinomato donnaiolo, Ricci era giunto fmo al


comando dei balilla, l'equivalente italiano dei boy~scouts: un
retroterra utile, visto che molte delle sue guardie neo reclutate, erano
appena adolescenti.
Per assicurare il flusso di tali reclute, fu disposta la pena di morte
per tutti i coscritti che non si fossero presentati entro tre giorni. Con

ia
orrore della cittadinanza per il decreto di siffatta Repubblica, le
famiglie dovettero assistere allo spettacolo dei loro giovani, costretti a
scavarsi la fossa, per poi essere sommariamente massacrati dentro di

or
essa, da fascisti vomitati da un passato nauseante, un compito che
eseguivano con demoniaca allegria, immortalati dai cinegiornali

em
dell' epoca, come ammonimento per i potenziali disertori. Attraverso
le farfugliate distorsioni della dottrina del filosofo fascista Gentile
(assassinato misteriosamente più a sud) sul dovere, la lealtà,
M
I'eroismo, era avvertibile il sussurro più vecchio, profondo e duraturo:
"il male è la mia guida".
Illavoro principale della polizia italo~tedesca, era affidato a questi
lla

mostri, che operavano al comando di Ricci per i compiti militari, e di


Bufarini~Guidi, per quelli di polizia; in effetti erano senza reale
controllo, specialmente quando erano i tedeschi a prendere l'iniziativa
de

per i loro obiettivi più odiosi. In tutto il territorio della Repubblica,


nacquero bande di fascisti, armati fino ai denti, mascherati da forze
dell'ordine private, decisi a stuprare e rapinare per vendicare le
a

umiliazioni sofferte alla caduta di Mussolini.


I tedeschi trovavano utili questi sicari, come li avrebbe trovati
as

utili la C.LA, per eseguire azioni che altrimenti avrebbero depresso


delle truppe disciplinate. A Salò era impossibile, per il governo,
controllarli. Molti erano delinquenti comuni, appositamente
C

scarcerati, che usarono la loro divisa per trafficare in valuta, fare del
mercato nero, in concorrenza con quello dei siciliani e dei napoletani
che si trovavano nella zona alleata.

~~~
~
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la\7

Al comando di tali malviventi, uscirono fuori, come feci dalla


latrina del troppo realistico film di Pasolini su Salò, delle figure folli,
originali maniaci, pervertiti autorealizzatisi, molti dei quali avevano
usurpato gradi gerarchici dell' esercito e perfino titoli di nobiltà:
sergenti erano diventati colonnelli (e guai ai superiori che avessero
osato sfidarli!), venditori ambulanti si erano inventati marchesi. In
mezzo a questi delinquenti, apparve un arcifascista di 24 anni,

ia
veterano della guerra civile di Franco in Spagna, ora autodesignatosi
ufficiale di collegamento tra Salò e la divisione di paracadutisti

or
"Hermann Goering Panzer": Licio Gelli, il futuro Maestro Venerabile
della Loggia massonica P2.

em
Per acquisire informazioni con cui mettersi in luce presso la
Sicherheitsdienst (forza di Sicurezza tedesca), Gelli e i suoi compari
poliziotti neofascisti, usarono il pretesto della lotta contro i partigiani,
M
ex~badogliani ed agenti alleati, per allestire locali per la tortura che
avrebbero fatto invidia a quelli dell'Inquisizione.
Uno di questi, gestito da un ex luogotenente dei Granatieri, di 27
lla

anni, Pietro Koch, di padre tedesco e madre italiana, alto, bello, con
spalle strette e una testa troppo piccola (infme spappolata da un
plotone di esecuzione nel classico e terribile documento visivo di
de

Visconti), torturò a morte alcuni dei miei compagni partigiani.


Mentre frustava le sue vittime, bastonava le reni con manganelli di
sabbia, rompeva denti, schiacciava testicoli, strappava unghie,
a

obbligava a bere coktails di urina e cherosene, le sgualdrine del


torturatore davano un sapore piccante al suo divertimento facendo lo
as

strip~tease, bevendo champagne e mangiando ghiottonerie, dinanzi


alle vittime affamate, offtendosi per scherno in cambio di
informazioni.
C

~.~~
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la\8

Per quanto fosse stato duro fmo alla nausea, all' epoca, dover
sopportare tutto questo, mi sarei sentito oltraggiato, solo all'idea che
tali persone e tali metodi avrebbero mai potuto essere usati da noi. Ma
l' Agenzia ha fatto diventare realtà quell'incubo, in tutto il mondo,
istruendo, sovvenzionando e sostenendo torturatori e squadre della
morte, in nome dell' anticomunismo, percorrendo la stessa strada,
macchiata di sangue, di Hitler e Mussolini.

ia
Già a Salò avevano il loro prototipo e protetto. Furono
ugualmente utili alla C.LA, coloro che fecero anni dopo su larga scala

or
ciò che Koch aveva fatto al minuto: gli assassini del gruppo che
fiancheggiava il "Principe Nero", Junio Valeria Borghese, degno

em
discendente del casato romano, al tempo stesso papale e militarista,
comandante di una unità di uomini rana conosciuta come X Mas.
Questa squadriglia di torpedini, aveva acquistato grande fama,
M
penetrando nelle grandi basi navali britanniche di Gibilterra, Suda
Bay, e Alessandria, per affondare 264.792 tonnellate di naviglio,
comprese le navi da guerra Queen Elizabeth e Valiant. Il Principe
lla

Nero fu sorpreso dall' armistizio nella base navale italiana di La


Spezia, mentre stava programmando il suo colpo più temerario, un
raid nella città di New York, con un sottomarino di grande autonomia,
de

infiltrato lungo il fiume Hudson. La O.S.S. avrebbe trovato altre


utilizzazioni per il talento di Borghese, e la C.LA lo preparò per
capeggiare un putsch neofascista nell 'Italia del dopoguerra, secondo le
linee del colpo di stato dei colonnelli in Grecia.
a
as
C

... ~.,
~l~.
~
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la\9

N el frattempo, infuriato per essere stato tenuto all' oscuro


dell' armistizio da parte dell'Alto Comando, Borghese insistette per
continuare la lotta accanto ai suoi alleati originari, i nazisti. Questi,
ansiosi di emulare i suoi atti coraggiosi di uomo rana, desideravano di
entrare in possesso del suo armamento sofisticato, temendo che
potesse finire nelle mani degli Alleati. Il Gran Ammiraglio, Karl
Doenitz, capo della flotta tedesca, permise che Borghese usasse i suoi

ia
1.300 marinai, come nucleo di un esercito privato. Nacque così la
banda più dura e crudele di killer e cacciatori di partigiani; temuti per

or
le loro rappresaglie indiscriminate e non differenziabili da veri e
propri omicidi. I lampioni di Salò si appesantirono dei &utti del

em
Principe: ad essi vennero impiccati uomini, donne e bambini.
Ottocento di queste morti gli furono poi imputate al suo processo,
prima che la O.S.S lo salvasse per salvare noi da Sovietici.
M
Allettati dall' offerta di un trattamento speciale, speciali razioni e
paghe più alte, decine di reclute neofasciste si arruolarono nella X
Mas di Borghese, che si trasformò gradualmente da unità marina ad
lla

esercito terrestre regolare, completo di battaglioni di artiglieria, truppe


alpine e paracadutisti; molti di questi corpi erano ritenuti così
affidabili dai tedeschi, da essere impiegati contro gli Alleati, sul fronte
de

di Anzio. Queste truppe, appena disoccupate, furono poi assunte dalla


e.I.A, come forze anti..insurrezionali, per fare fronte alla minaccia di
una vittoria comunista alle elezioni. Un gruppo speciale, il battaglione
a

San Marco, era già noto alla O.S.S. e alla C.I.G, da quando le sue
squadre si erano rese minacciose nelle linee alleate con uccisioni e
as

distruzioni. Il battaglione Vega, una unità di spionaggio, aveva fatto


infiltrare i suoi agenti nelle linee partigiane ed alleate, con documenti
falsi e parole d'ordine strappate con le torture più crudeli; questi
C

agenti finirono per essere spensieratamente reclutati dall'O.S.S, per un


gratuito viaggio di ritorno tra le braccia dei loro padroni nazisti.

L~,..'
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la\IO

Tuttavia gli eventi contrari si erano andati accumulando sui


nazifascisti ed i loro occulti protettori. Nonostante le brillanti azioni di
retroguardia di Kesselring, due eserciti alleati stavano risalendo
inesorabilmente lo stivale italiano, con organizzazione ed
informazioni superiori, molte delle quali fornite dai partigiani, in un
vortice di antifascismo nazionale, seminato dal vento fascista. I
combattenti per una duratura libertà, salirono in montagna,

ia
avaramente armati dalla O.S.S, e dal suo equivalente britannico, il
S.O.E, ma sufficientemente forti da obbligare Mussolini, e i suoi

or
seguaci più vicini, sull 'ultima trincea del fascismo, in una totale
guerra civile.

em
Tutti i cittadini maschi fino all' età di 60 anni, non impiegati già
nella Guardia Repubblicana, dovettero essere inquadrati nelle Squadre
d' Azione, note come le Brigate Nere, sotto il comando dell'ultimo
segretario del partito, Alessandro Pavolini. Composto da reclute che,
M
prima dell' armistizio, avevano avuto poco o niente da fare, se non
ftequentare bar e bordelli, con regolarità dentro e fuori di galera,
lla

furono inquadrati in quelle squadre, senza alcuna gerarchia o distintivi


di truppa, con una uniforme di giacconi neri di pelle, sopra maglioni
neri, con baschi neri da sciatore, convenientemente adornati con un
de

teschio. Chiunque si fosse rifiutato di arruolarsi, si sarebbe presto


ritrovato di fronte ai plotoni di esecuzione della X Mas di Borghese.
Inutili al fronte, dove venivano guardate con disprezzo dai
tedeschi, le' Brigate Nere venivano impiegate nei compiti più
a

degradanti: insieme alle unità di "Italienische S.S" (italiani in


as

uniformi tedesche della S.S), le Brigate Nere si dedicavano alla


speciale
C

L~~
....
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1a\11

caccia agli ebrei, riscuotendo una taglia per ciascuno di quelli che
fosse poi stato deportato nei campi di sterminio di Eichman.*(nota)
I brigatisti si abbandonarono presto ad una tale Walpurgisnacht di
rapine, furti e orrori gratuiti, bruciando gli abitanti dei villaggi nelle
loro case, uccidendo donne e bambini, orge di sommarie
impiccagioni; persino gli stessi tedeschi, che pur avevano insegnato
loro come farsi temere, si preoccupavano che tali atrocità potessero

ia
esasperare i partigiani fmo a provocare una loro reazione ancor più
determinata. Il ministro tedesco a Verona, Rudolf Rahn, chiamò il

or
ministro responsabile di Salò, per lamentarsene. Pavolini difese le
brigate con la giustificazione che doveva poi diventare il refrain dei

em
"felici combattenti di Langley", come Frank Wisner, Richard Helms,
William Colby, Bill Harvey, e Theodore Shackley: "il terrore deve
essere combattuto con il terrore". Rahn fece allora notare che
M
ovunque operassero le Brigate Nere, non solo i partigiani non
diminuivano, ma illoro numero aumentava di parecchio. Era infatti un
tranello, evidente anche ai tedeschi, che i presidenti Nixon, Johnson,
lla

Reagan, e Bush, avrebbero fatto meglio ad evitare in Vietnam, Cile,


Brasile, Nicaragua ed anche in Iraq.
de

*(nota) Ufficialmente furono deportati dal regime di Salò, verso


le camere a gas, 6.885 ebrei; le squadre li avevano scovati tramite i
dossier forniti loro dal ministro degli Interni, Bufarini~Guidi. Di mille
ebrei italiani deportati in Germania, nell'ottobre del 1943, solo 15
a

fecero ritorno. Come ai tempi dell'Inquisizione si ricavava un


as

guadagno nel bruciare gli ebrei. Salò beneficiò di 7.000 decreti di


espropriazione, che £ruttarono 900 milioni di lire in beni immobili,
730 milioni in titoli di borsa e un miliardo in gioielli e beni mobili.
C

~~,~
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la\12

Alla fine della guerra, i partigiani italiani erano pronti a restaurare


l'ordine e ridemocratizzare illoro Paese. Nella primavera de11945,
Mussolini e soci erano ormai agli sgoccioli. Il 25 Aprile, quando gli
Alleati attraversarono il Po, minacciando Milano, tutte le forze
tedesche del nord d'Italia, incalzate dai partigiani, si arresero agli
Alleati. Mussolini, furioso. per essere stato tradito, .. anche se

ia
l' occultamento della resa era perfettamente coerente con il
trattamento, riservatogli dalla Germania, durante Salò ~ abbandonò il

or
palazzo dell'Arcivescovo, giurando vendetta: avrebbe combattuto fino
alla fine sull 'ultima trincea fascista. Circondato dagli ultimi suoi
fedeli, compreso il suo supposto figlio naturale, Pino Romualdi, ed il

em
suo "chef de cabinet", Giorgio Almirante, il Duce era comunque
turbato da contrastanti consigli. Il principe Borghese nutriva dubbi su
questa "Alamo" fascista; egli sperava, con buona ragione, di essere il
M
benvenuto alla tavola di "carni guaste", che gli Alleati stavano per
servire a tutti gli Italiani: salvaguardò quindi la sua posizione,
rivelando agli Alleati le localizzazioni delle mine tedesche, all'esterno
lla

dei porti del nord Italia. Anche Mussolini, recuperando un po'del suo
vecchio spirito, stava programmando di tradire tutti, scappando in
Svizzera.
de

Sotto il braccio teneva ben stretta una cartella contenente


documenti segreti, compreso, si dice, il carteggio segreto con il suo
corrispondente W. Churchill; sperava di usarlo come un passaporto e
a

come la prova, in un eventuale processo da parte degli Alleati, che egli


era sempre stato partecipe alla loro guerra segreta contro il comunismo
as

nel mondo. Ma egli non sapeva che il suo perfido, o, in questo


contesto, meramente professionale, Ministro degli Interni, lo aveva
anticipato. Bufarini~Guidi aveva esplorato la possibilità di assicurare la
C

fuga in Svizzera per l'intero Gabinetto di Salò, senza Mussolini.


Questo affinché gli Alleati non avessero insistito per la sua
estradizione, creando un precedente che avrebbe coinvolto tutti nel
ritorno, per affrontare un processo poco piacevole.

L~,
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la\13

Mentre stava terminando l'ultimo giorno di Mussolini a Milano,


un pallido raggio di sole s'infiltrava nello smog del tardo pomeriggio;
alle 20, il Duce, scoraggiato, uscì dalla Prefettura di polizia,
all'imbrunire di una tiepida primavera. I gerarchi fascisti che avevano
giurato di seguirlo fmo alla morte, come alle loro Tennòpili, fintanto
che erano stati protetti dalle unità delle S.S tedesche, si dimenticarono
della difesa, senza cedimenti, dell'''Impero'', e della loro imperterrita

ia
fedeltà alla "Razza". Come riferisce Bertoldi: < essi nascosero le
loro camicie nere ed i loro fez; abbassarono i loro sguardi magnetici;

or
sgonfiarono i loro petti; ammorbidirono la linea delle loro mascelle; e,
quatti~quatti, sparirono >. Per un po' avrebbero dovuto restare

em
nell'ombra. Più tardi, molti di loro sarebbero stati recuperati dalla
O.S.S e, poi, dalla C.I.A.
Mentre il convoglio del Duce proseguiva, durante la notte, verso
M
il lago di Corno, la strada migliore per la loro fantasticata trincea (e
per la frontiera svizzera), i vari gruppi cominciarono aseparasi.
Bufarini~Guidi cercò di fuggire in Svizzera, ma i partigiani lo stavano
lla

aspettando; trascinato via tra le urla, egli fu portato dinanzi ad una


corte marziale, che lo condannò per i suoi assolutamente incontestabili
crimini. Mentre attendeva l' esecuzione, cercò di inghiottire del
de

veleno, ma non ci riuscì. In uno slancio di quella legalità che egli


aveva sempre ignorato, coloro che lo avevano catturato, lo
trasportarono a Milano, appena liberata, dove una Corte d'Assise
a

confermò la sentenza. Alla luce dei fari di una macchina, fu trascinato


su una sedia, con la camicia bianca aperta sul grasso collo, implorante
as

pietà, mentre una raffica di fucileria lo colpiva a morte.


C

L~~
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la\14

Le ultime ore di Mussolini furono spese tra le braccia di Claretta;


essi trascorsero insieme quella che fu forse la loro unica notte
d'amore. Il giorno successivo, scappando verso la frontiera, con le
mutande bianche di Claretta sventolate in segno di tregua, furono
catturati dai partigiani. Il Duce, nonostante fosse travestito con il
pesante cappotto della Wehrmacht, fu trascinato via dalla macchina,
per affrontare il destino dei tiranni. Alle prime ore, la mattina

ia
seguente, il29 Aprile 1945, in piedi davanti al cancello di ferro di una
villa per le vacanze, il capo di Salò fu mitragliato a morte, assieme

or
alla sua ancora devota amante.
Ma i semi neri del fascismo, generati dal dittatore, stavano già

em
germogliando nella terra fertile della reazione cattolica. Un orda di
nazisti in fuga stava per essere affidata, dalla Madre Chiesa, alle
braccia confortevoli della C.I.A.
M
lla
de
a
as
C

~~,
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CAPITOLO 2
ATTRAVERSO I SOTTERRANEI DEL VATICANQ

Ancor prima della disfatta della sadica neofascista Repubblica di


Salò di Mussolini, e della sua esecuzione da parte dei partigiani, i suoi
servizi segreti avevano predisposto un serbatoio sotterraneo di agenti,
per proseguire nello spionaggio e nelle operazioni clandestine, anche
nel caso di sconfitta da parte degli Alleati. Questi agenti dovevano
trovare nascondigli e reperire vie di fuga, per coloro sui quali

ia
gravavano incriminazioni tali, da dover persino essere protetti dagli
Alleati. L' organizzazione segreta installò il suo quartier generale nel

or
nord, nella città di Padova, che rappresentò da allora come verrà ~

descritto in seguito un rifugio permanente per i neofascisti; si


~

em
costituì come una organizzazione commerciale, i suoi uomini forniti di
documenti falsi, ed il quartier generale della N.A.T.O, a due passi,
come angelo custode, per rifornimenti e protezione. Erano stati presi
accordi con il Vaticano, per dare rifugio ai fascisti nei monasteri e
M
nelle sedi di proprietà vaticana, al sicuro, ed in attesa di ordini, per le
mosse successive, da parte del Segretario di Stato del Vaticano,
lla

Monsignòr Montini, poi diventato Papa Paolo VI.


Documenti, di cui si venne poi in possesso, dimostrano come si
consigliava agli uomini dell' organizzazione di infiltrarsi nei
de

democratici Comitati di Liberazione Nazionale e nel P.C.!. Ciò fu


realizzato, con rapidità ed efficienza, grazie all'attività del futuro
Grande Maestro della P2, Licio; era ancora giovane, ma già giocava
su due tavoli, quello sovietico. e quello statunitense, mentre
a

organizzava vie di fuga verso il più salubre clima argentino del regime
as

di Juan Peron, nata Perrone. *(nota)

*(nota) Vedere rapporto dettagliato in appendice.


C

L~~
L
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2\2

Nel frattempo il maggiore delle S.S, Otto Skorzeny, che, con una
prodezza, aveva liberato Mussolini dalla sua prigione di montagna,
stava mettendo a punto un sistema di fuga per migliaia di criminali di
guerra tedeschi, compresi uomini del calibro di Barbie e Eichmann: la
tristemente famosa operazione "Odessa". Si trattò di costituire 50
stazioni clandestine, che andavano da Brennen, nella Gennania del
nord, fino a Bari nel sud Italia; ciascuna era fonnata da 5 uomini, con

ia
la città di Padova come stazione chiave di collegamento.
Già nell'agosto de11944, si era tenuta una riunione, segreta anche

or
per Hitler, a Strasburgo, nella quale 67 membri del partito nazista ed
un consorzio dei maggiori industriali tedeschi, Thyssen, I.G. Farben,

em
Krupp, Reinmetal, Messerschmidt, ecc avevano progettato come
scampare alla sconfitta. La cosa non deve sorprendere, considerato
che si trattava di persone ed industrie, che avevano ricevuto
M
sovvenzioni dai banchieri americani, a sostegno dell' ascesa al potere
di Hitler e per il riarmo della Wehrmacht, come bastione contro il
Comunismo. *(nota)
lla

Per finanziare la fuga dell' élite nazista sconfitta, quando dovette


cominciare a nascondersi, furono trasferiti 500 milioni di dollari in
paesi neutrali o non belligeranti, in conti bancari di prestanome o di
de

attività di copertura. Furono costituite 750 ditte fantoccio: 112 in


Spagna, 58 in Portogallo, 35 in Turchia, 98 in Argentina, 214 in
Svizzera ed il resto sparpagliato in altri paesi. L'efficienza tedesca
fece sentire la sua presenza clandestina in posti sorprendenti, da
a

Baghdad a Bulawayo (vedi Philippe Aziz). Mentre decine di


as

migliaia di nazisti e fascisti fuggivano verso il sud America e il medio


Oriente, per installarvisi, con la complicità delle filofasciste autorità
locali, la maggior parte dei criminali s~ebbe presto stata accolta
C

benevolmente dalla C.LA, con la prospettiva di asilo negli U.S.A.


Tutto ciò fu realizzato grazie al coinvolgimento diretto del Vaticano,
ed in particolare di una ristretta cerchia di prelati di destra, che
operavano con l' approvazione del Pontefice. (inserire più notizie su
Pio XII)

*(nota) vedi capitolo 40

~&J~
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2\3

Un rapporto segreto, stilato dal rappresentante diplomatico


americano in Vaticano, Harold Tittman, segnalava che papa Pio XII
aveva deciso di predisporre una organizzazione "per controllare la
situazione politica interna italiana, e combattere il comunismo".
Doveva essere gestita dal cardinale Enrigo Gasparri (responsabile di
aver appoggiato la Marcia su Roma di Mussolini) e doveva
comprendere monsignor Montini, padre Norberto de Boynes,

ia
generale dei Gesuiti, Pietro Boetto, arcivescovo cardinale di Genova,
e l'integralista di destra, cardinale Caccia~Dominiani. Montini

or
doveva mantenere le relazioni con l' episcopato italiano e, tramite
questo, indirizzare l' attività di tutti i parroci italiani; così come

em
doveva tenere informata l'organizzazione su quel che pensava la
gente. Dopo la liberazione di Roma, Montini aveva cominciato a
collaborare con l'O.S.S, fornendo persino informazioni, sugli
M
obiettivi da colpire in Giappone, all' Air Force. (per la mobilitazione
della organizzazione cattolica e le affermazioni del Pontefice, vedere:
l' 85600\5~ 146 di Harold Tittman).
lla

Un rapporto della O.S.S segnalava che un gruppo di industriali


italiani del nord, fra i quali spiccava un genovese, armatore e
zuccheriere, Rocca Piaggio, aveva anch' esso deciso di intraprendere
de

una offensiva, su tutta la linea, contro il comunismo, facendo


propaganda contro i suoi leader, corrompendo i suoi giornalisti, ed
armando squadre anticomuniste, come gli squadristi di Mussolini del
a

1922, e le sue Brigate Nere del 1944; migliaia di quegli uomini


stavano solo aspettando l' occasione per vendicarsi della ignominiosa
as

sconfitta, sofferta per mano dei partigiani democratici ne11945.


Piaggio si espresse con chiarezza: avrebbe preferito consegnare
le sue industrie agli Alleati, piuttosto che lasciarle cadere nelle mani
C

degli operai.

~~,
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2\4

Il professore Mario Francesco Odasso ~ un altro accademico


fasullo: le cattedre nell'Italia democristiana possono essere valutate
come i titoli nobiliari al tempo di Lloyd George ~ che era stato
nominato, grazie alla sua posizione, amministratore dell'importante
industria tessile Snia Viscosa, fu il promotore dell 'associazione
segreta fra gli industriali. I nomi della quale sembravano usciti dalla
lista di invitati al matrimonio di un Agnelli. Altri membri erano

ia
Franco Marinotti, suo superiore alla Snia Viscosa, il propagandista
Luigi Barzini Jr., assieme alla moglie Giannalisa FeltrinelIi. Gli

or
industriali sostenitori erano Vittorio Valletta della F.I.A.T, e i
magnati della gomma, Piero Pirelli, e dell'acciaio Enrico Falk. Essi

em
si tassavano ogni anno di 120 milioni di lire; i soldi venivano
depositati nella Città del,Vaticano, per essere investiti, e quindi messi
al riparo dalla svalutazione della lira.
Un altro rapporto della O.S.S, ottenuta co] consenso di fonti del
M
P.C.!, esponeva nel dettaglio un piano messo a punto da industriali
italiani, uomini d'affari e grandi proprietari, in associazione con forze
lla

monarchiche, per organizzarsi contro la minaccia delle


espropriazioni. L'obiettivo di tali gruppi, descritti come "sotto gli
auspici della massoneria italiana e britannica", era quello di "agire
de

sulla diplomazia internazionale ed interna, per poter quindi avere


sotto controllo i governi e cambiare quelli che si dimostrino benevoli
verso il comunismo".
Tali industriali venivano accusati di pianificare l' organizzazione
a

di squadre della morte, formate da nazifascisti e gangester


as

professionisti, per essere usate contro i comunisti, per assassinare


altri ufficiali, ed effettuare attentati terroristici contro la popolazione
civile, usando materiale falsificato e riconducibile alla Sinistra, per
C

far credere che queste azioni provenissero da quella parte. I rapporti


furono ben presto confermati, quando i membri delle Brigate Nere di
Mussolini, freschi massacratori nel regime di Salò, cominciarono ad
essere apertamente arruolati in bande paramilitari anti~antifascisti.

~~,
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2\5

La strategia delle operazioni segrete in Italia, era già stata


messa a punto dal Gen. dell'O.S.S, William I. Donovan, poco dopo
la liberazione di Roma, nel giugno '44. Il nemico, non più il
fascismo, ma la Sinistra ~inprimis socialisti di Nenni e comunisti di
Togliatti~ doveva essere indebolito, e se possibile, battuto, con tutti
i mezzi possibili: gli uomini da reclutare, più disponibili ed
informati, erano, naturalmente, i superstiti dei Servizi Segreti

ia
fascisti, l'O.V.R.A, il S.I.M e in particolare la sezione segreta
autonoma del contro spionaggio di quest'ultimo. *(nota)

or
La fiducia reazionaria consisteva nell'abbondante disponibilità
di personale professionista autoctono, addestrato da 20 anni, a

em
fiutare e neutralizzare quelli della Sinistra, fornito di migliaia di
dossier, completi di foto segnaletiche. Ben fmanziati e, tramite le
forze armate alleate, protetti nei confronti, in particolare, delle
M
nuove leggi contro il fascismo e il neofascismo, gli agenti potevano
dedicarsi alloro lavoro senza problemi finanziari.
Già l'O.S.S di Donovan aveva accolto membri dei disciolti
lla

Servizi Segreti di Mussolini, e li aveva impiegati per usare la loro


esperienza in sabotaggi, ricatti ed assassinii, e senza rischi. Come
l' ancor più segreta Cheka di Mussolini ~un gruppo di picchiatori
de

sfacciatamente gestiti dal Ministero degli Intemi~, questa nuova


Cheka americana aveva il compito di minacciare o eliminare figure
importanti e importune della vita politica ed economica italiana. Il
a

che, in pratica, stava ad indicare qualsiasi persona di sinistra, che


intendesse ristabilire una democrazia laica.
as

*(nota) L'O.V.R.A era la polizia segreta di Mussolini; il


S.LM, l'ufficiale Sevizio Segreto dell'Esercito, che era comunque
C

controllato da agenti fascisti.

~~,
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2\6

Per agire in stretto collegamento con il Vaticano, Donovan


piazzò, dietro le quinte, un domenicano esperto di spionaggio, padre
Felix Morlion, da poco reclutato in Belgio, che doveva restare
agente effettivo, anche per gli anni a venire.
Per le operazioni di copertura immediata, in stretto contatto con
il Vaticano, Donovan si portò da Londra un 27enne anglicano,
James Jesus Angleton, incaricato di essere il referente romano dell'

ia
X~2, la più segreta, indipendente, pericolosa sezione dell'O.S.S, che
gestiva il controspionaggio. Solenne e di carnagione olivastra, con

or
una bocca larga e carnosa, grandi orecchie e capelli ondulati con la
riga in mezzo, Jim, come era chiamato, era il figlio del Lt.

em
Colonnello Hugh Angleton, anch'egli agguerrito reazionario
anglicano, veterano del distaccamento a.s.s della V Armata in
Italia. Per molti anni concessionario per l'Italia dei registratori di
cassa "National", a Milano, e presidente, qui, della Camera di
M
Commercio, il vecchio Angleton era in ottimi rapporti con quella
élite fascista, che credeva che l'Italia gli fosse stata affidata da Dio.
lla

Come ci si poteva aspettare, egli era anche un membro, di grado


elevato, della Massoneria di rito scozzese, la stessa che aveva fatto
salire al potere Mussolini nel '22, abbattuto nel '43, e che sarebbe
de

stata successivamente diretta da Licio Gelli nell'italia del


dopoguerra.
Jim era stato messo al mondo da Hugh a Boise, Idaho, nel1917
con una messicana 17enne incontrata neI periodo in cui, insieme a
a

"Wild Bill'" Donovan e "Black Jack" Pershing, cavalcava


as

all'inseguimento di Pancho Villa. Quando la famiglia Angleton si


trasferì a Milano, negli anni '30, il piccolo Jim, aveva imparato a
parlare italiano, e aveva poi stretto legami amichevoli con gli
C

avanguardisti fascisti.
In Inghilterra, prima al Malvem College, e poi a Yale, Jim si
era dedicato apparentemente alla poesia, e pubblicava una rivista
letteraria, chiamata Furioso, in cui apparivano poesie di Ezra Pound,
le cui teorie fasciste lo avevano affascinato; in Italia nel periodo
post ~bellico, egli gli fece visita più volte in carcere, dove il poeta era
detenuto, per reati di tradimento contro gli U.S.A, e riferiti alle sue
trasmissioni radiofoniche di propaganda fascista.

~~,
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2\7

Per assicurarsi che la polizia, nell'Italia del dopoguerra, fosse


diretta dagli stessi poliziotti che avevano fatto corona al regime di
Mussolini, 1'X2 cominciò a lavorare subito dopo la liberazione di
Roma, nel giugno del 1944, mentre le forze tedesche si trovavano
ancora a sud di Firenze. Da ciò che rimaneva del Ministero degli
Interni Italiano, 1'0.S.S assunse un giovane poliziotto, Federico
Umberto D' Amato e lo fece paracadutare nel territorio controllato

ia
dai tedeschi, con il compito di contattare in segreto, nella zona di
Salò, Guido Leto, un poliziotto di carriera da tempo al comando

or
della polizia segreta di Mussolini, l'OVRA. Ciò che l' O.S.S
voleva, erano gli archivi dell'OVRA, completi dei dossier di tutti gli

em
antifascisti conosciuti, specialmente socialisti e comunisti, per
tenerli sotto controllo, al meglio. Ciò che Angleton aveva in mente,
era di salvare Leto e gli altri alti commissari regionali dell 'OVRA,
al fine di formare una équipe di specialisti contro la Sinistra.
M
Subito dopo la morte di Mussolini nel 1945, i poliziotti segreti
del Duce vennero trasferiti dall'O.S.S a Roma, sottratti alla giustizia
lla

partigiana, per andare ad occupare i posti chiave nella burocrazia


della ricostituita polizia dell'Italia liberata, saldamente protetti dagli
Alleati, loro datori di lavoro. Fra i colleghi di Leto vi erano:
de

Riccardo Pastore, capo dell'OVRA di Napoli e Ciro Verdiani,


responsabile della Serbo~Crazia, un collega degli assassini ustasci;
egli doveva diventare il primo Comandante di polizia della Roma
liberata.
a

Dei 369 prefetti nell'Italia liberata, solo 2 non avevano fatto


as

parte del regime fascista. Dei 274 capi di polizia e dei loro vice,
solo 5 avevano avuto rapporti con la Resistenza.
Per quanto riguarda i Carabinieri, il loro Comandante Generale
C

fino al 1944, il Generale Giovanni Pieche, aveva agito, in qualità di


spia n° 1 di Mussolini, in appoggio del dittatore ustascio, Ante
Pavelic. Sotto il governo De Gasperi, sarebbe diventato l'esperto
anti~insurrezionale di Scelba.

~.~{,
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2\8

Per il successivo mezzo secolo, D' Amato avrebbe agito, come


agente segreto di Angleton, nel ricostituito Ministero degli Interni in
Italia, lavorando segretamente per l'O.S.S, poi per la e.LA e infme
per il Maestro Venerabile Licio Ge1li, capitalizzando la sua
posizione chiave come ufficiale di massima sicurezza per tutte le
autorizzazioni N.A.T.O .
Con la liberazione di Milano, Angleton, che non faceva segreto

ia
delle sue simpatie c1erico~fasciste, fu inviato dall'Ammiraglio
E1lery Stone, schierato sulla stessa linea, Capo della Commissione

or
di controllo alleata, per salvare il suo vecchio amico Valerio
Borghese, il Principe Nero, nel caso che questo inflessibile fascista,

em
fosse stato condannato a morte dai partigiani, come rappresaglia per
i misfatti della sua X Mas, i boia delle Brigate Nere di Mussolini.
Aiutato da un ufficiale (presente e futuro) dei Sevizi Segreti
M
Marittimi Italiani, capitano Carlo Resio, riuscì a trovare Borghese
che si era nascosto a Milano, e lo scortò a Roma, travestito con una
uniforme americana, sottraendolo alla giustizia, e lo nascose
lla

nell' appartamento di un amico compiacente.


Che l'Ammiraglio Stone desiderasse salvare Borghese, non
deve sorprendere: prima de1la guerra, Stone era stato il
de

rappresentante in Italia della multinazionale 1.T.T, ed era stata la


LT.T, insieme ad altre società americane, a finanziare la rivoluzione
di Hitler e a riannare la Wehrmacht per la guerra. *(nota)
a

*(nota) Sosthenes Behn, "il re mondiale del telefono",


as

fondatore americano della I.T.T. nel 1920 (con fmanziamenti


Morgan) aveva guadagnato l' accesso alla simpatia della élite
nazista, tramite le compagnie LT.T tedesche, di cui era proprietario.
C

I suoi dirigenti tedeschi erano il Barone Kurt Von Schroeder, un


colonnello delle S.S, e Walter Schellenberger, capo della
Sicherheitsdienst di Himmler, o Forza di Sicurezza.
Durante la guerra, la LT.T continuò a produrre sofisticate
attrezzature per le comunicazioni per i nazisti; come proprietaria di
gran parte della Focke~wulf, i suoi aerei bombardarono la Gran
Bretagna e mitragliarono spietatamente i soldati americani sul
campo.

~~L,
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2\9

Stone, ammiratore del blasonato Borghese, aveva sposato una


giovane contessa italiana ed era stato nominato Gran Ufficiale della
Corona d'Italia. Dopo la guerra, tomato nell'I.T.T, Stone venne
descritto da Antony Sampson in "The sovereign state of LT.T" (lo
stato sovrano della LT.T), come un uomo molto attivo in Europa,
sempre in movimento per contattare i suoi vecchi amici, lasciando il
suo nome ovunque, intrattenendo ospiti al Savoy (a Londra) e nella

ia
sua suite speciale all 'Hotel Metropole di Bruxelles a suo agio
ovunque come sul suo ponte di coperta.

or
Né il suo protetto, Angleton, si limitò a salvare e reclutare
fascisti italiani. Quando il Capo del controspionaggio dell' esercito

em
tedesco per il nord Italia, George Sessler, consegnò la sua intera
documentazione agli Alleati, Angleton ordinò che tale "regalo
inaspettato", fosse tenuto lontano dagli inglesi: temeva che questi
M
potessero condannare Sessler come criminale nazista. Quando
Sessler fu processato, Angleton Io fece uscire di prigione mediante
corruzione. David Martin, nel suo "Wilderness of Minors"
lla

(Specchi Selvaggi), riferisce che Angleton premiò Sessler con una


nuova identità, lo fece riunire alla sua compagna, facendoli stabilire,
come proprietari di una pensione, nel sud della Francia.
de

Già nel 1945, la politica di salvataggio dei vertici nazisti, e la


loro assunzione presso i Servizi Segreti americani, aveva ricevuto il
suo imprimatur allivello più alto: da Eisenhower e dal suo Direttore
a

del Personale, il Generale Walter Bedell Smith, futuro direttore


della C.LA. Questi assunse deliberatamente, ed in gran segreto, il
as

Generale Maggiore Reinhold Gehlen, un nazista esperto di cose


sovietiche, unitamente al suo staff dei Servizi Segreti del "frende
Shere Host", che affermava di essersi profondamente infiltrato nella
C

Russia sovietica, ed aver accumulato tonnellate di impressionanti


archivi. Anni dopo, una volta spremuti dalla C.LA, i documenti di
Gehlen furono consegnati ai Servizi Segreti della Germania ovest,
dove circa 4000 agenti delle s.S. ed S.D. erano stati assunti, e
avevano mantenuto i loro contatti con l'Internazionale Nazista in
tutto il mondo, ignari che in essa si fossero profondamente infiltrati
i Sovietici.

~ {hJ-
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2\10

La stessa tattica, impiegata nell'Italia fascista, era più difficile


da tenere segreta. Quando il Gen. Mario Roatta, già capo del S.LM,
fu processato per una serie di delitti e crimini, fra i quali
l' avvelenamento con il curaro, di diplomatici abissini, gli inglesi,
temendo che Roatta potesse fare rivelazioni su compromettenti
corrispondenze tra Churchill e Mussolini, favorirono la sua fuga;
egli fu trasferito in uno ospedale militare e affidato alla sorveglianza

ia
del Generale dei Carabinieri, Taddeo Orlando, un uomo che aveva
operato, come sottoposto di Roatta, in Albania e Jugoslavia. Qui

or
entrambi erano stati fra i protagonisti nell'infliggere torture e
condanne a morte a partigiani. Roatta non ebbe alcuna difficoltà ad

em
eludere i suoi custodi, e con indosso unicamente un pigiama, si era
dileguato dall' edificio; saltato il recinto del giardino accanto al
Tevere era scappato, con l'aiuto del Vaticano, in Spagna dove visse
senza essere ricercato, libero, negli anni a venire, di progettare con
M
il nazista Maggiore Skorzeny ed il neofascista Principe Borghese,
un colpo di stato per ristabilire il fascismo in Italia. Per aver favorito
lla

la fuga di Roatta, Orlando venne promosso comandante dei


Carabinieri, ufficio nel quale le sue tendenze politiche lo spinsero a
favorire noti fascisti ed ostacolare i loro oppositori.
de

Solo quando il Colonnello Sante Emanuele, del controspionaggio


S.l.M., venne arrestato, il Paese fu messo a conoscenza, con la sua
confessione, di una lunga serie di crimini, compreso un omicidio
perpetrato sotto il regime fascista. I fratelli Rosselli erano stati
a

brutalmente assassinati dai fascisti francesi, i Cagoulards, in cambio


as

della fornitura di mitragliatrici Beretta, da parte del S.I.M, una storia


ricostruita fedelmente nel romanzo di Moravia, "Il conformista" e nel
film di Bertolucci. Altri delitti ed atrocità erano stati portati a termine
C

dall' estrema Destra e dai Cagoulards, al servizio dei loro datori di


lavoro Darlan e Petain. L'obiettivo a lungo termine della
cospirazione del S.I.M, era quello di creare un grande blocco fascista,
comprendente Germania, Francia, Italia, Spagna e, a tempo debito,
l' America Latina.

L~,c
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2\11

I cospiratori avevano in comune il collegamento con il Vaticano


e con una misteriosa organizzazione sinarco~massonica, che aveva
agenti dislocati in ogni posizione strategica, compresi, anzi
soprattutto, gli U.S.A. Gli agganci segreti con tale cospirazione
mortale furono, ben presto, ristabiliti e consolidati dal Maestro
Venerabile della Massoneria, Licio Gelli, con la sua occulta Loggia
P2. Fu fra questi personaggi equivoci che 1'0.S.S e la C.LA

ia
detenninati dalla loro endemica paranoia anticomunista, scelsero di
selezionare gli agenti operativi, per promuovere quelli che

or
fraintendevano essere gli interessi degli U.S.A nel mondo.
Non a caso, il Capo dei Servizi Segreti della O.S.S, in Italia, era

em
Earl Brennan, un massone di rito scozzese, del 33°, elevato a tale
augusto rango, negli anni 20, nella medesima Loggia toscana
frequentata da Balbo e Farinacci, i fedeli di Mussolini, e che, più
tardi, sarebbe stata guidata da Licio Gelli.
M
Nonstante fosse stato il primo massone americano ad arrivare a
Roma, Hugh ~il padre di Jim Angleton.. che si appoggiava al
lla

comandante della V Armata, il Gen. Mark Clark, anch' egli massone di


rito scozzese, era sorvegliato da vicino da un agente di Earl Brennan.
Michael Chinico, che in precedenza aveva lavorato nell 'ufficio del
de

Notiziario Internazionale di Roma ed era tornato con l'incarico di


corrispondente di guerra, doveva, con i fondi di Brennan, aiutare il suo
vecchio Grande Maestro, Raoul Palermi, che nel frattempo aveva
lavorato in segreto per l'OVRA di Mussolini.
a
as
C

L-~,
c

'1 '\
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APPENDICE 2
LA CONNESSIONE AMERICANA

Per comprendere il meccanismo di perpetuazione del


fascismo in Italia, e il suo velato controllo da parte dei fascisti
americani tramite la CIA, bisogna tornare a11943.
Solo all' alba della liberazione della penisola, quando le
truppe alleate trascinarono i loro stivali infangati su per lo Stivale, le

ia
logge Inassoniehe liberali enlersero dai bui sotterranei, per
sventolare le loro verdi bandiere, che avevano riposto per vent'anni.

or
Mark W. Clark, generale USA, massone di trentatreesimo
grado, pose il proprio quartier generale nella malandata Reggia di

em
Caserta, a nord est di Napoli. I massoni italiani, appena conosciuta
la lieta notizia, giunsero scodinzolando, con il cappello in mano, per
riallacciare le relazioni con i loro conftatelli americani. Spuntarono
logge di ogni tipo, che sostenevano di rappresentare I' autentica
M
massoneria, esibendo attestati e pergamene, e cercando
riconoscimento e soldi. Sfortunatamente per i massoni liberali di
Giustini, Clark era un massone di rito scozzese.
lla

A Napoli, il mafioso Charles Paletti, ex governatore di New


y ork, si illsediò CaIne Govenlatore luilitare di tutta l'Italia occupata,
de

assistito dal vecchio amico di Cosa Nostra di New York, Don Vita
Genovese, un criminale che era sfuggito ad una accusa di omicidio,
nel 1937, con un bottino di 750mila dollari, con cui comprare il
rispetto degli eminenti fascisti napoletani. "Scoprì che il genero di
a

Mussolini sniffava cocaina, ciò era tutto quello di cui Vita aveva
as

bisogno di sapere" disse Lucky Luciano con professionale


ammirazione. "Da lì in avanti, divenne il fomitore personale di
Ciano" .
C

L~,
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AP.2\2

Nella Napoli liberata, Genovese usò la propria conoscenza


dell'inglese, e i suoi contatti mafiosi, per divenire l'interprete delle
Forze Alleate, posizione chiave per alimentare un prosperoso
luercato nero, e con parte dei guadagni, nonché una lussuosa auto
bianca, ricambiare Paletti. *(nota).
Anche gli espatriati piÙ nobili ritrovarono la strada di casa.

ia
Insieme agli eserciti di liberazione, giunse un gruppo di massoni
esiliati di Palazzo Giustiniani, talvolta sostenuti e talvolta ignorati

or
dai confratelli inglesi e americani. Essi si davano da fare per
l'immediata abdicazione di Vittorio Emanuele Ill, a causa del suo

em
sostegno ondivago del fascismo, e il suo vigliacco comportamento
nella mancata difesa della sua capitale dai tedeschi. Desideravano
fonnare un governo anti fascista, con il giovane nipote del re come
monarca, sotto reggenza. Non avevano calcolato il sostegno
M
reazionario di cui godeva il re e il suo valletto Badoglio: dovevano
rimanere al potere, con l' aiuto dei servizi segreti alleati, sulla base
della cinica teoria che erano più vulnerabili e ricattabili, che non gli
lla

ostinati partigiani che perseguivano la democrazia.


de

*(nota).
La Divisione di investigazione criminale dell' esercito
inchiodò Genovese, come il capo di una banda di disertori canadesi
e civili italiani, che rubava rifornimenti dell'esercito USA. Riportato
a

negli Stati Uniti, accusato di omicidio, evitò il processo a causa


as

dell' avvelenamento del testimone chiave, Peter La Tempa. Quando


un altro magistrato tentò di incrim inarlo, il suo testimone chiave
"Rupolo il Falco", fu trovato cadavere e mutilato nella Jamaica Bay.
C

L~,
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AP 2\3

Sull' altro fronte, nella Roma occupata dai tedeschi, gli agenti
segreti di Badoglio (appartenenti al vecchio SIM) si trovarono a
combattere su tre fronti: contro i tedeschi, che li consideravano
traditori dell'Asse; contro i repubblichini di Mussolini, che li
consideravano traditori del Duce; e contro i Comitati di Liberazione
Nazionale ~soprattutto il Partito d' Azione, socialisti e comunisti~

ia
che avevano ogni ragione di considerarli traditori del popolo
italiano.

or
La Massoneria del Gesù, nell'Italia tedesca, era ufficialmente
rappresentata nei C0111itatidi Liberazione, dal cosiddetto Partito

em
Socialista Democratico, una élite di vecchi massoni, come gli ex
premier Bonomi, Orlando, Nitti e De Nicola. Aveva a che fare ben
poco sia con la democrazia che con il socialismo, e poteva essere
considerata a malapena un partito, visto che aveva la testa ma non il
M
corpo. Come figura dominante militare fu scelto il vecchio generale
giustiniano, Roberto Bencivenga, il quale svolgeva il suo lavoro
dall'interno di un sicuro monas'tero del Vaticano.
lla

L' anticomunismo, che caratterizzava questi veterani ~per non


parlare della loro certezza di quale tavolo scegliere a cui
de

accomodarsi~ li avvicinò a Badoglio, e agli ufficiali del SIM, fra cui


il giovane colonnello De Lorenzo.
Come gli Alleati si accinsero a liberare Roma, incaricarono
Bencivenga del comando delle forze partigiane locali, ufficialmente
a

per unificare il Comitato di Liberazione, ma in realtà per emarginare


as

le forze di sinistra.
C

iL k~,
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AP 2\4

Gli Alleati erano detenninati a tenere Roma saldamente in


pugno, senza preoccuparsi della libera autodeterminazione politica.
Badoglio e il suo re si preparavano ad agire come esecutori, per
conto dei loro conquistatori, progettando di rioccupare il Quirinale,
attaccati alla giacca degli Alleati, protetti da un battaglione di

ia
Carabinieri. Ma non era destino. Bencivenga tergiversò troppo a
lungo, dal suo nascondiglio vaticano, mentre i membri della

or
resistenza, seguendo le indicazioni den 'OSS, prendevano il
controllo della città, che consegnarono intatta nelle mani degli

em
Alleati.
Nell'aria soffocante di Roma liberata, nell'estate del '44,
spirò ciò che lo storico H. Stuart Hughes definì "La brezza
chiarificatrice del nord" fredda abbastanza, da costringere Badoglio
M
a dimettersi, e il re ad abdicare a favore del figlio Umberto.
11vuoto fu riempito da un governo in cui erano rappresentati
lla

tutti e sei i partiti del Comitato di Liberazione Nazionale, capeggiato


dal massone Ivana Bonami, con il giustiniano Carlo Sforza al
Ministero degli Esteri, e il giustiniano Tito Zaniboni ~ appena
de

liberato dalla prigione di Ventotene dall'OSS~ accusato di eliminare


i fascisti, per vendicare i vent' anni passati in prigione, a seguito
dell'attentato al Duce del '24.
Ma i leader del governo esapartito a Roma, come sottolinea
a

Hughes, non erano altro che i fantasmi del vecchio parlamento


as

oligarchico, che tornavano a fluttuare nelle aule di Montecitorio, per


tentare di restaurare la democrazia, così come esisteva in Italia
prima del 1922. Non riuscirono nel loro intento: una nuova
C

generazione di massoni stava per contrapporsi loro, per il controllo


del Paese, finanziati prima dall'OSS e poi dalla CIA, segretamente
manipolati dal Vaticano, e ufficialmente guidati da De Gasperi e dal
suo partito democristiano.

L~~
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AP 2\5

Il primo degli agenti massoni di Brennan a rientrare nella


Roma 1iberat~ fu Michael Chinigo, di origine albanese, che aveva
lavorato in Italia per l'INS, prima della guerra, ora travestito da
Brennan conle corrispondente di guerra per Hearst.
Chinigo trovò il vecchio Gran Maestro di Brennan, Raoul
Palenni, anch'egli fresco d'esilio in Sicilia, pronto a darsi da fare,

ia
per sostenere gli Alleati, indirizzando Chinigo al Supremo
Consiglio dei 33, con un messaggio untuoso per il confratello

or
massone, Franklin D. Rooosevelt, il quale aveva rapidamente
ritnpiazzato il Duce negli affetti di Palenni.

em
Per dare corpo alla rinascita ufficiale dei Massoni di Gesù,
con i soldi dell'OSS, Palermi giudiziosamente stabilì la sede nel
vecchio palazzo Barberini, a via della Mercede, di fronte al Club
della stampa estera. Lì, convocò i 12 membri del Consiglio
M
Supremo~ ma vi erano già dei rivali nella loggia, che conoscevano la
sua lunga deferenza ossequiosa verso il FascislllO, e ritenevano
lla

fosse più saggio che lasciasse 1'incarico di Gran Maestro a qualcun


altro. Palenni non se ne diede per inteso, neanche quando il suo
nome figurò nella Gazzetta ufficiale fascista, come membro della
de

polizia segreta di Mussolini, 1'OVRA, e fu obbligato a fare un passo


indietro~ continuava comunque a ritenersi il Sovrano Comandante
del Rito.
I confratelli dissidenti formarono una Loggia rivale,
a

stringendosi attorno al generale Ricciotti Garibaldi, nipote del


as

grande liberatore. Coloro che rimasero nella Giustiniani facevano


notare che Ricciotti Garibaldi aveva anch' egli lavorato per l'OVRA,
e che ~nei primi tempi dell' euforia antifascita~ era stato internato a
C

Padova, e liberato grazie all' amnistia di Togliatti.

~~,
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AP 2\6

In tutta Rom~ gruppi di massoni si diedero da fare per


ricostituire le loro logge, cercando di ristabilire i contatti con il
Grand Orient francese, e con le logge di Rito Scozzese statunitensi.
Maynard Johnson, Gran Maestro di Rito Scozzese dei distretti del
nord, forti di due milioni e mezzo di adepti, consentì a riconoscere i
massoni di Palazzo Giustiniani e ristabilire le relazioni. Era

ia
spalleggiato da John Cowles, Gran Sovrano della Grande Loggia di
Rito Scozzese del sud il quale, sotto inchiesta, aveva revocato il

or
riconoscimento delle Logge di Gesù del 1908.
A ROIna arrivò un altro degli agenti n1assoni di Brennan, "Il

em
reverendo" Frank Gigliotti, il rappresentante dell' anticomunismo,
che faceva avanti e indietro tra la Massoneria americana e quella
italiana. *(nota).
M
*(nota) Nonostante il suo nome, Gigliotti era cresciuto nel
Montana, come un indiano d'America, e aveva fatto parte della rete
di trasmissioni, usata durante la prima guerra mondiale, per la
lla

sicurezza derivante dall'idioma indiano incomprensibile per i


tedeschi. Guadagnò una borsa di studio dalla Legione Americana
de

per Roma, e qui fondò una stazione della Legione, di cui fu a capo,
sottraendosi all'abbraccio dell'Italia fascìsta, e persuadendo
Washington a pennettere agli italo..alnericani, che avevano
combattuto nell'esercito italiano, di rientrare negli USA senza
a

pregiudizio, e accordare loro la cittadinanza statunitense. Brennan


as

favorì Gigliotti prima della seconda guerra mondiale, finanziando i


suoi viaggi a Washington e lo iniziò nella confraternita di Gesù.
Gigliotti fu anche inserito nei "Figli d'Italia", quella potente
C

organizzazione conservatrice italo..a¡nericana, presieduta dal


magistrato di New York, Ferdinand Pecora.

L~,
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AP 2\7

Il compito di Gigliotti, nel 1947, era di ricreare una


massoneria anticomunista, riunendo la Gesù e la Giustiniani, ed
escludendo qualsiasi adepto di sinistra. Brennan gli aveva dato 34
mila dollari da investire. Ma non era così facile, e i soldi non
potevano fare tutto.
La prima mossa di Gigliotti a Roma era stata di aiutare i
Giustiniani a riprendere possesso del loro quartier generale, un

ia
vecchio palazzo in via del Governo Vecchio, sottratto dal governo
fascista. Il Gran Maestro entrante Publio Cortini, un industriale

or
saragattiano, aveva fatto ricorso alla Corte di Cassazione. Gigliotti,
che era in contatto anche con Christian Herter (più tardi Segretario

em
di Stato) della Loggia di Mount Tabor, a Boston, offrì di fare da
intermediario per riunire i massoni italiani ai loro confratelli nord
atllericani, e convinse l' Atnbasciata a iniziare una campagna di
stampa. La Corte di Cassazione intanto decretava la restituzione del
M
Palazzo.
A questo punto, il Gran Maestro Maynard Johnson di Boston,
che aveva riconosciuto il Grande Oriente Italiano, rimase dì stucco
lla

nell'apprendere chela Giustiniani contava, oltre ai repubblicani più


111oderati,che avversavano l'influenza clericale nella vita politica
de

italiana, anche molti uomini di sinistra, specialmente socialisti e


qualche comunista. Fabiani lo racconta nella sua opera illuminante
sulla massoneria italiana: "Si trattava del periodo in cui la loggia
segreta, Propaganda, era ancora addetta alla protezione dei
a

confratel1i più in vista dai "fulmini" del Vaticano. II meglio della


as

fatlliglia romana dei nlassollÍ era riunita nella Loggia di Cola Di


Rienzo, alla quale apparteneva l' editore comunista di Paese Sera,
Tommaso Smith, deputato comunista nena prima legislatura. Non
C

durò a lungo.

L &J(,
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AP 2\8

Furioso all'idea di dover sostenere dei sovversivi, Johnson


ritirò il proprio ricol1oscnnento alla Giustiniani, e fece di tutto
perché il Gran Maestro del sud facesse altrettanto con le logge
italiane che avessero ammesso degli elementi radicali. Per questo
stato di cose, i giudici romani rovesciarono la loro sentenza sul
quartier generale della Giustiniani.
Per quel che riguarda i confratelli della Gesù, Raoul Palenni,

ia
manovrando per rientrare nel suo ufficio massonico, si mise al
sicuro con gli USA, con una circolare che affennava che le sue

or
logge escludevano tutti gli atei dichiarati. "Aderiamo ai principi
morali e sociali della religione praticata da quasi tutti gli italiani,

em
quella cattolica. L'alta autorità morale della Chiesa è assolutamente
essenziale per il futuro della Nazione e della umanità".
Quindi, forse sentendo la minaccia della morte vicina,
Palermi si liberò di 50 anni di segreti, e fece atto di pubblica
M
sottomissione alla Chiesa, annunciando il proprio ritiro dalla
Massoneria. Ricevuto in udienza da Pio XII, il vecchio Gran
Maestro della Gesù, che aveva collaborato all'intesa tra Mussolini e
lla

il Vaticano, ottenne infine il suo premio: il ritiro della scomunìca.


Egli Illorì, superati gli 80 anni, tra le braccia di Madre Chiesa, ed
de

ebbe un funerale religioso celebrato a San Gioacchino di Prati, con


circa 500 confratelli della Gesù presenti. Durante il sermone,
l'officiante commentò: "Nonostante il deceduto fosse consapevole
di aver peccato, si rese poi conto dei propri errori, e si pentì
a

aggiungendo minacciosamente.. dovrebbe essere un esempio per chi


as

ha ancora il tempo di pentirsi".


C

Lu,
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AP 2\9

Appena la bara fu sotterrata al cimitero, uno dei devoti di


Palenni, il prefessor Manfredi de Franchis, maestro di Rito
Scozzese, dichiarò: "Non è vero che Raoul Palermi abbia rinnegato
la Massoneria. Fino alla sua morte, l'altra sera, era il nostro
legittimo Gran Maestro, si recava regolannente al suo ufficio per
dirigere la vita della comunità".

ia
Di lì a poco la Loggia Trinagria si distaccò dal gruppo di via
della Mercede ~piazza del Gesù, affermando che il nuovo Gran

or
Maestro, Cesare Terzani, si era accordato con il padre gesuita
Macri, per porre il gruppo sotto la direzione dei gesuiti. Era

em
abbastanza chiaro, in ogni caso, che coloro che seguivano Terzani
erano dei forti sostenitori democristiani, che spalleggiati dalla CIA
appena nata, stavano per dar prova di se nelle crociali elezioni del
1948.
M
Uno dei gruppi che si erano staccati dai massoni di Gesù di
Palern1Î, l' Alatll, capeggiato dal dottore del Vaticano, Tito
Ceccherini, si diceva che iniziasse chiunque fosse disposto a pagare,
lla

per lo più ex fascisti. Il colpo migliore di Ceccherini era stato di far


iniziare l' atnico di Brennan, il principe siciliano Alliata di
de

Monreale, definito da Fabiani, "amante di Casa Savoia, delle belle


donne e del gioco di azzardo", che fu poi nominato Sovrano
Comandatlte di Rito Scozzese, soprattutto perché era riuscito ad
acquisire al gruppo Alam il sostegno dei distretti del sud degli USA.
a

Ma poi Alliata ruppe i rapporti con Ceccherini, e formò un gruppo


as

proprio, portandosi appresso il credito statunitense. I massoni


atnericani, rendendosi conto dell' incongruità della situazione,
diedero illoTo sostegno ad Alliata, riunendo la Massoneria italiana.
C

L~\
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AP 2\ IO

I Gran Comandanti Sovrani americani, del distretto del nord e


del sud, giunsero infme in Italia. Gigliotti li incontrò al porto di
N apoli, e li condusse a Roma per incontrare il Ministro delle
Finanze, il massone democristiano Giuseppe Trabucchi e Antonio
Segni, il Ministro degli Affari Esteri e successivamente presidente.

ia
Gli americani fecero pressioni affinché si riunisse la
Massoneria italiana, il che, commenta Fabiani, accadde "dopo

or
alcune procedure grottesche". L' amico di Brennan, Alliata di
Monreale, consapevole che il suo piccolo gruppo sarebbe sempre

em
stato confinato ai margini, tese la mano ai membri della Giustiniani.
Ma questi, continua Fabiani, conoscendo il tipo di fascisti che aveva
ftequelltato le Logge di Alliata e Ceccherini, dichiararono che
avrebbero accettato solo a patto di esaminare le credenziali di ogni
M
singolo membro.
Molti massoni italiani sparirono dalla circolazione, compreso
lla

Alliata, che rinunciò alla sua posizione nella confraternita. Era stato
talmente poco accorto, da essere processato per bigamia, e fu
interrogato dalla Caillera, riguardo il l11assacro di Portell a della
de

Ginestra, perché il cugino di Giuliano, Pisciotta, lo aveva accusato


di esseme il mandante, insieme al Ministro degli Interni Scelba.
Per riunire la Massoneria italiana e mantenere i suoi stretti
legami con la CIA, fmalmente si presentò l'uomo giusto, secondo
a

gli americani, al ruolo di Gran Maestro: un dignitario spirituale


as

della Chiesa gnostica di Ravenna, imbevuta di rituale esoterico della


Massoneria, Giordano Gamberini.
Giovane in confronto all' età media dei politici italiani ~aveva
C

45 anni~ politicamente 11loderato, segretario provinciale del PSDI,


Gamberini venne eletto Gran Maestro, nel giugno de11960.

~~,
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AP 2\11

Il patto di unione fu firmato al cospetto del reverendo di


Brennan, Gigliotti, e dell'ambasciatore americano. E così,
all'interno di questa casa dalle numerose stanze ~circa 600 logge~
entrarono i Giustiniani, che ambivano a rendere laMassoneria una
forza etica al di sopra della politica di partiti, e i massoni di Gesù
determinati a coadiuvare il Vaticano, e il suo ramo secolare

ia
democristiano, non solo a restaurare segretamente il fascismo, ma
addirittura la sua espansione oltre che in Italia anche a livello

or
mondiale.
Sotto il protetto della CIA, Gatnberini, i Giustiniani liberali

em
furono ben presto emarginati. L' assistente del Oran Maestro,
Roberto Ascarelli, ufficialmente un socialista distaccatosi dal PSDI,
in realtà simpatizzante di destra, piazzò nelle posizioni di
avanguardia, neo fascisti dichiarati, soprattutto raccomandati da
M
Alliata di Monreale e dal funzionario Elvia Sciubba.
Gamberini riconobbe prontamente, e stabilì un rapporto con
le logge dell'esercito USA a Venezia, Livorno e Bagnoli, quartier
lla

generale delle Forze NATO, stazionate in Italia: insielne formavano


"Associazione Militare americana di Rito Scozzese del nord Italia",
de

e la "Associazione militare americana di Rito Scozzese del sud


Italia e della Sicilia". (vedere The New Age, marzo 1979 p. 34)
Gamberini visitava regolarmente gli USA, per mantenersi in
contatto con il compagno massone Vanni Montana, a capo dei
a

lavoratori tessili, e tramite lui, con Earl Brennan e la CIA. l


as

maggiori sostenitori negli USA, a parte i confratelli Harry Truman,


George Marshall e Douglas Mc Arthur, erano i generali, di Rito
Scozzese, Ljman Lemintzer e Ornar Bradley, entrambi appartenenti
C

allo staff dei Capi riuniti, ed esponenti di destra, COlneJames H.


Doolitle, Eddie Rickenbacker e Charles A. Lindbergh.

~~,
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AP2\12

Il passo successivo fu quello di creare una organizzazione


assolutamente segreta in Italia, per portare avanti un piano di
cospìrazione. Ritornato a Roma, Gamberini cominciò ad iniziare
membri della Loggia segreta Propaganda, di solito iniziazioni
sollecite, ""inpunta di spada", e presto passò questo compito a Licio

ia
Gelli.
Nel marzo del 1964, mentre De Lorenzo stava organizzando

or
SOLO, il Gran Maestro Gamberini fu rieletto per secondo triennia,
grazie al forte sostegno di Gelli. Ciò consentì a Gelli stesso di

em
consolidare la sua P2, reclutando circa 400 membri delle Forze
Armate, molti dei quali saranno poi coinvolti in tentativi di colpi di
stato.
Appena uscì di scena Giovanni XXIII, Gelli iniziò a spingere
M
per un accordo massonico con la Chiesa. La reazione di Paolo VI
viene descritta da padre Felix Morlion, rettore dell'Università Pro
Dea di Roma, uno dei favoriti dell' OSS del generale Donovan,
lla

piazzato fra i vertici del servizio segreto del Vaticano: "quando i


tenIpi saranno luaturi, regnerà la pace tra la Chiesa e la Massoneria.
de

Sono sicuro che ci riusciremo. La Chiesa ritirerà la scomunica e i


massoni deporranno le loro armi. Ma ci vorrà tempo. Tempo e
prudenza" .
Per facilitare l'intesa, Gamberini iniziò un dialogo con una
a

delle autorità della Chiesa di Roma meglio informate sulla


as

Massoneria, il paolino padre Rosario Esposito, "non siamo stati noi


a dichiarare guerra alla Chiesa. Siete stati voi a perseguitarci". "E'
stato l'atto di un Papa vecchio e malato" rispose serenamente
C

Esposito. *(nota).

*(nota). Intendeva riferirsi a Clemente XII che, nel 1790,


aveva emanato una bolla che proibiva ai cattolici, pena la
dannazione, di unirsi alla Massoneria.

JIiA:
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AP 2\13

Il dialogo a livello paritario, instaurato con la Chiesa, fu un


successo per Gamberini. Ma il prezzo non fu basso: Gamberini
dovette accettare un livello di basso profilo sul tema amaro del
divorzio, e sulla spinosa questione della revisione dei Patti
Lateranensi, che la sinistra voleva abrogare o almeno modificare.
Presagendo complicazioni, i massoni di sinistra fecero fronte

ia
comune contro Gelli, e tentarono, senza successo, di far rimuovere
Gamberini nel 1967. Solo nel 1969, quando il terzo ed ultimo

or
reíncarico consecutivo consentito, fu scaduto, egli :fu costretto a fare
spazio a un successore. Questo fu scelto dallo stesso Galuberini e da

em
Gelli: Lino Salvini, un fiorentino quarantatreenne geriatra,
specializzato in medicina nucleare.
C' era molto disaccordo fra i Giustiniani, durante i primi mesi
del 1970: scandali, lotte intestine, tradimenti ed espulsioni; tutto
M
riconducibile alle conseguenze delle operazioni di Gelli. Per
l' equinozio di pritl1avera, Gelli e Gatnberini avevano fatto insediare
illoro nuovo Gran Maestro, che opportunamente confermò Gelli a
lla

capo della P2, e mantenne Gamberini come collegamento chiave


con la CIA.
de

Presto uscì fuori che il nominalmente socialista Salvini era


coinvolto in traffici discutibili, e affari loschi riguardo concessioni
petrolifere, per i quali fu infine incrinlÌnato. Per coloro che
sapevano, era già tutto scritto.
a
as
C

~~
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AP 2\14

Quando Salvini, nelle vesti di nuovo Gran Maestro, volle


recarsi a presentare i suoi omaggi al presidente Saragat, pretese di
farsi accompagnare da un confratello, Alessandro del Bene, uno dei
Inaggiori trasportatori in Italia, che dichiarava di aver speso 30
milioni di lire per l'elezione di Salvini. Ma gli agenti di sicurezza
del Presidente si rifiutarono di ammettere la presenza di Del Bene al

ia
Quirinale. Le ragioni furono chiare quando il cavo di una gru, che
sosteneva contenitori di "attrezzature elettroniche", nel porto di

or
Livorno, si spezzò, riversando il suo contenuto di mitra, per tutta la
banchina. L' accaduto fu fatto passare ufficialtnente sotto silenzio,

em
grazie a una telefonata di Geni alla polizia doganale. Ma i guai
stavano per arrivare.
I massoni notarono presto delle anomalie politiche nella
attività di Salvini. La prima importante cerimonia tenuta dal Gran
M
Maestro ~per celebrare il centenario della Liberazione di Roma da
Pio IX~ ebbe luogo nel Palazzo dei Congressi, il 20 settembre 1970,
lla

alla presenza di 2.000 confratelli. La cerimonia fu rovinata dalla


partecipazione di 100 neo fascisti aderenti ad "Europa Civiltà",
guidati da Loris Facchinetti, ~un amico di Elvia Sciubba e di
de

Alliata~ ognuno dei quali era stato pagato 2.000 lire per la presenza.
All'inizio del 1971, anche il Gran Maestro Salvini aveva
cominciato a preoccuparsi della P2. Escogitò quindi uno
stratagemma per sottomettere Gelli, e dichiarò la sua intenzione di
a

creare una seconda Loggia segreta, che si sarebbe chiamata


as

Propaganda I. I suoi membri sarebbero stati conosciuti solo da lui


stesso, da Gelli, da Domenica Bernardini, e dall'immancabile
Sandra del Bene.
C

L (]J,
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AP 2\15

Per aderire alla PI non ci sarebbe stato necessità di avere


importanti credenziali, essa avrebbe compreso solo elementi di
quinto grado, facenti parte dell'amministrazione statale. Durante le
riunioni della confraternita, i membri avrebbero indossato tuniche e
cappuccí neri, e guanti bianchi. Salvini si augurava che, nomínando

ia
Gelli suo vice, l'avrebbe spinto a portarsi dietro qualche mel11bro
della sua P2. Ma le adesioni furono poche e a basso livello. Gelli si

or
tenne stretta la P2, dando a Salvini poco più che dei consigli.
Era il 1971, e onnm Gelli aveva creato con la sua Loggia un

em
mondo massonico separato, che comprendeva i livelli più alti della
società, del mondo finanziario e industriale, e delle Forze Armate.
n suo quartier generale era stabilito in un piccolo palazzo in via
Cosenza, ed era gestito da due fedeli generali: Franco Picchiotti e
M
Luigi De Sanctis, quest'ultimo addetto a fornire i nomi in codice ai
membri.
lla

Tra i confratelli di spicco c'era Nicola Picella, segretario


generale del Presidente della Repubblica~ due membri del Gabinetto
democristiano Amoldo Forlani e Gaetano Stammati, insieme al
de

Capo dei servizi segreti, al Capo della pubblica sicurezza, al


Comandante dei carabinieri, al Presidente del tribunale militare, ed a
tutta una serie di alti appartenenti alla sfera ll1ilitare.
I massoni della P2 ~commenta Fabiani~ venivano iniziati,
a

non nell'interesse della Massoneria tradizionale, per essere fedeli al


as

proprio giuramento di fratemità, libertà e uguaglianza, "ma


semplicemente per perpetuare poteri e privilegi".
C

~~
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AP 2\16

Quaranta di tali massoni si riunirono a Roma, nella primavera


del 1971, per esaminare la situazione politica ed economica italiana,
che si trovava di fronte alla minaccia della sete di potere del PCI,
appoggiato dai clericali di sinistra di Moro. Lamentavano
"l'incapacità del Governo di governare, la corruzione dei costumi e

ia
la posizione economica dell' Italia, che rischiava di diventare un
Paese sottosviluppato, con la lira che perdeva terreno e i sindacati

or
sempre più prepotenti".
Alla fine del 1971, Salvini con un improvviso voltafaccia,

em
trasferì 450 membri dalla sua PI a Gelli, confennò a questo il potere
di iniziare segretamente i membri della P2, fornendogH addirittura
della carte di identità false. Ciò lasciò Salvini alla gestione delle
altre 330 logge, con 15mila membri, che erano completamente
M
all'oscuro di ciò che succedeva nella P2. Nel 1972, Giorgio
Almirante ammise i massoni nell'MSI. I massoni della P2 erano ora
liberi di essere anche fascisti. L' ammiraglio Gino Birindelli, allora
lla

presidente dell'MSI, e Osvaldo Minghelli, generale della Pubblica


Sicurezza, potevano ora agire liberamente, sia dietro il fascio che il
de

grembiule. La mossa ebbe vaste ripercussioni. Il 13 settembre 1972,


Salvini e i suoi confratelli ebbero la piacevole sorpresa di rícevere
un documento, da parte del Duca di Kent, Gran Maestro della
Loggia Unita di Gran Bretagna, in cui si riconosceva il Grande
a

Oriente d'Italia, e cioè la Giustiniani. Si trattava di un


as

riconoscimento da parte di colui che era considerato il custode delle


antiche tradizioni massoniche, e al quale i massoni italiani
ambivano da quasi cento anni.
C

~fL1"
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AP 2\17

Grazie a tale riconoscimento, Gelli, lavorando dietro le


quinte, fu in grado di spingere Salvil1i a tentare il suo colpo
maggiore, la riunificazione della Giustiniani anti~clericale con le
logge di Gesù apertamente filo cattoliche. Quando il Gran Maestro
di quest'ultim~ Francesco Bellantonio, acconsentì ad unire i suoi
3.500 confratelli ai 12.000 della Giustiniani, e divenire Gran
Maestro congiunto di un Grande Oriente unificato, Gelli, come

ia
capo della P2, riusCÌ a far incorporare i membri segreti delle logge
di Gesù (conosciute come Giustizia e Libertà), direttamente nella

or
sua P2 e quindi avere il controllo di entrambe le logge.
Fra i nuovi membri vi era una schiera di politici di spicco e di

em
banchieri, compreso il membro chiave per le operazioni future,
parente di Bellantonio, Michele Sindona. Le logge segrete fuse
c0111prendevano la crèl11e dell' establislu11ent italiano, che avrebbe
poi giocato un ruolo chiave nella P2, negli avvenimenti che
M
sarebbero seguiti. *(nota).
Nella Loggia segreta di Gesù, ciascunmembro aveva un
codice, un espediente che, unito alla prudenza di Gelli, consentiva
lla

di tenere insieme, nella medesima organizzazione segreta, numerosi


personaggi incongruenti e spesso litigiosi, COl11eAloya e De
de

Lorenzo. I confratelli che non desiderava accogliere, come


Bellantonio, venivano scartati senza scrupoli.
Sapendo che la Giustiniani era stata in contatto con gli
emissari del Vaticano, Bellantonio si era illuso di diventare, un
a

giorno, il Gran Maestro di tutti i massoni. Ne era così sicuro, che


as

acconsentì a fondere il tesoro della Gesù con quello della


Giustiniani, e a cedere a Salvini l'uso di Piazza del Gesù. Due anni
dopo, quando Gelli aveva ormai tutto quello che voleva, l' accordo si
C

ruppe e Bellantonio non poté più accedere neanche al suo vecchio


quartier generale, per tentare di ricostituire una Massoneria di Gesù
indipendente.

*(nota) Giovanni Caradonna Eugenio Cefis ~


Leopoldo ~

Modugno Giuseppe Arcaini Enrico Cuccia Raffaele Ursini


~
~
~
~

Cesare Merzagora Francesco Cosentino


~

Carmelo Spagnolo ~
~

Ettore Bernabei.. Vito Miceli.

LßJ-
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AP 2\ 18

A mano a mano che il suo potere crescev~ GeUi, trasferì il


suo quartier generale in Via Condotti, al di sopra della gioieUeria
Bulgari, e proseguì la sua scalata al mondo politico.
Si recava spesso dal nuovo Presidente democristiano
Giovanni Leone, (costretto più tardi aUe dimissioni per corruzione)
che credeva, ingannandosi, di dover la propria posizione a Gelli,
grazie ai 100 "amici" che questo contava in Parlamento.

ia
Suggerendo a Leone che si sarebbe potuto trovare emarginato, al
Quirinale, e disinformato su ciò che accadeva nel Paese, Gelli si

or
offtì, di tenerlo quotidianamente aggiornato, tramite la sua vasta rete
informativa.

em
Ogni mattina, alle 6.00, riferisce Fabiani, Gelli riceveva una
chiamata nelle sue stanze, all'Hotel Excelsior, che lo informava
degli ultimi avvenimenti politici, economici e fmanziari, grazie ai
membri segreti della P2 nei vari ministeri e nei servizi segreti.
M
Gelli approfittò della situazione per riempire la testa di Leone
di disinformazioni riguardo l'instabilità politica del Paese, che
sosteneva si trovasse sull'orlo del disastro economico ~tutto
lla

manovrato appositamente da Sindona~ a causa della minaccia


politica de "l'apertura a sinistra". Gelli accusò il partito comunista
de

italiano di aver fatto dividere la Chiesa tra i prelati ricchi e poveri,


di aver sovvertito le Forze Annate, sobillando i militari a non
eseguire gli ordini dei loro superiori, e di praticare lo spionaggio
militare.
a

Serviva un governo molto più forte, sosteneva Gelli, con il


as

controllo della stampa, così da far riguadagnare fiducia al mondo


imprenditoriale, che stava entrando in crisi, a causa dei continui
scioperi. I salari, sosteneva Gelli, dovevano essere bloccati. E se
C

qualcuno si fosse opposto, il Presidente avrebbe potuto ricorrere


immediatamente alle Forze annate, portando avanti questa politica,
tramite un nuovo partito della destra democristiana, guidato
dan' ammiraglio della P2, Gino Birindelli.

L(3J~
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AP 2\19

Poi arrivò il Watergate, il crollo di Sindona, l' arresto di


Miceli e le rivelazioni di Andreotti riguardo i tentativi di un colpo di
stato. Per salvare la propria posizione, e quella della Massoneria
italian~ Salvini decise di demolire pubblicamente la P2 di Gelli,

ia
lasciando intendere, durante la convenzione massonica, del
dicembre 1974, a Napoli, che Gelli era stato coinvolto nel tentativo

or
di colpo di stato del 1970, con la P2 in collusione con la CIA.
Esterrefatti da tali accuse, i Maestri Venerabili riuniti

em
decisero, quasi all'unanimità, di abolire la Loggia colpevole. In
futuro, solo Salvini, in qualità di Gran Maestro, avrebbe potuto
effettuare la selezione dei membri, da tenere nell'ombra o no.
Gelli fu informato da Salvini dopo fonnale riconoscimento
M
~

per la sua attivìtà~ che non era più segretario della P2: "lei mi piace,
ma è esonerato". Imperturbabile, Gelli invitò Salvini nella sua villa,
nei pressi di Arezzo, e gli disse che non aveva alcuna intenzione di
lla

rinunciare alla P2, e quindi di non disturbarsi a chiedergli la lista dei


membri segreti. Se Salvini avesse insistito, Gelli avrebbe trasferito
de

tutti i membri dalla Loggia italiana e li avrebbe inscritti a una nuova


Loggia nel Principato di Monaco, che sarebbe stata subito
riconosciuta dalla Massoneria americana del nord e del sud.
Se Salvini fosse stato tanto sciocco da tentare di espellere
a

Gelli, avrebbe tirato fuori dei documenti che l'avrebbero mandato


as

diritto in galera. Gelli confidò ad un confratello: "con tutto quello


che so sul conto di Salvini, potrei, se volessi, distruggerlo in un
momento. Ce l'ho in pugno. Gli ho imposto la mia politíca e se
C

I1lanca di portare a cOlllpÌ1l1entoillnio progranuna, lo farò cadere".


(Barberi & Pagani).

~~-
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AP 2\20

Salvini, face~do mostra di tranquillit~ annunciò che avrebbe


tirato dritto. Subito una serie di documenti compromettenti
cominciarono a filtrare, che vedevano coinvolto Salvini in frode e
corruzione. Durante una riunione pubblica, all'Hotel Hilton di
Roma, un giovane avvocato siciliano esibì un documento che
accusava il Gran Maestro: vari dirigenti della Confmdustria, e in

ia
particolare della Fiat, gli avrebbero consegnato ingenti somme di
denaro, per mobilitare la confraternita massonica contro il

or
movimento sindacale e il suo progetto di unificazione. I pagamenti
.avrebbero avuto inizio nel 1971, con l50milioni di lire, ed erano

em
proseguiti nel 1972, arrivando alla cifra di 500 nrilioni. Mario
Cantamessa, dirigente anuninistrativo della Fiat, aveva emesso degli
assegni intestati ad un fautomatico Ugo Bassi, poi incassati da
Danilo Pastorboni, dirigente Fiat a Roma, e intascati infme da
M
Salvíni, senza che il suo nome apparisse.
Pallido e scosso, Salvini aggiornò la riunione, e pregò Gelli
di richiamare i suoi segugi. Gelli soddisfatto acconsentì a che
lla

Salvini mantenesse la sua carica di Gran Maestro, a condizione che


il completo ed irrevocabile controllo della P2 rimanesse nelle sue
de

mani. In cambio, il giovane avvocato avrebbe chiesto formalmente


scusa a Salvini, e inviato una circolare ai confratelli, in cui
affennava di essere stato ingannato, in buona fede, da l11enzognedi
matrice comunista. Lo stesso Salvini, sollevato, spiegò che si era
a

trattato di un complotto comunista per distruggere la massoneria


as

italiana. Ufficialmente elevato a rango di Venerabile Maestro, Gelli


era ora libero di mantenere la segretezza sui suoi membri P2, anche
al Gran Maestro, e fare ciò che voleva.
C

A Inarzo del] 976, con l'aiuto di Gelli, Salvini fu rieletto, per


il terzo triennia, Gran Maestro da 20.000 massoni di 486 Logge
riunite in 100 Templi. Bellantonio, espulso daI Grande Oriente,
lasciò a Gelli la crema della Loggia segreta del Gesù, da usarsi
come arma per una P2 ancora più potente. Fu l' apoteosi, fmché un
raid sfortunato non scoprì le liste segrete di Gelli.

JLM~
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ia
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M
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C

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Capitolo 3
Il primo sangue

I segnali di Reazione organizzata e occulta contro la Sinistra nel


dopoguerra italiano, si manifestarono ben presto. L 'Italia, come
prima vittima, fu la cartina di tornasole per il resto del mondo.
Gli Alleati, dopo aver installato al potere, a Roma, i loro
sostenitori conservatori, cedettero la loro autorità diretta, all'inizio
del 1946, lasciando ad Angleton, e alle sue forze occulte, la gestione

ia
della situazione, nel momento in cui il Paese andava incontro alle
elezioni, per formare una Assemblea Costituente che promuovesse

or
una costituzione democratica. Il 2 giugno il popolo italiano doveva
decidere con un plebiscito, se mantenere la compromessa monarchia,

em
oppure diventare una repubblica. Angleton non voleva neppure
sentir parlare di repubblica.
Meno di un mese prima delle elezioni, il vecchio re, Vittorio
M
Emanuele III, il re di Mussolini, che era stato il pedissequo e debole
notaio dell'inizio e della fme del regime fascista, muovendosi come
un blocco di ghiaccio, abdicò a favore del suo piÙ popolare figlio
lla

Umberto, e andò in esilio in Egitto; tale partenza, troppo a lungo


procrastinata, apportò una manciata di voti al partito monarchico.
Ma mentre gli italiani erano di fronte al primo esercizio del loro
de

potere legale, dopo un quarto di secolo, la situazione era caotica.


Anche se il fascismo era formalmente morto , stavano nascendo
numerosi gruppi di neofascisti ..come mosche dalle loro larve~
a

sostenuti, ispirati ed organizzati da una ben definita coalizione di


industriali, Vaticano e Angleton. Gli esperti del vecchio D.S.S e della
as

R & A, identificarono una mezza dozzina di formazioni armate di


Destra: Squadre d' Azione Mussolini; Cadetti della Violenza;
Battaglioni del Mondo; Decima Mas; Squadre di Vendetta Mussolini;
C

Gruppi d'Azione Fascista. (D.S.S x14336 10 aprile 1946)


La politica alleata, o quello che è ora la N.A.T.O, pianificò di
armare la feccia fascista europea, per lottare contro le forze della
Sinistra, dellavoro, del comunismo, con bande di strada e con gruppi
occulti che simulavano essere di sinistra.

L~'
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3\2

La violenza reazionaria neofascista aumentò giorno per giorno,


soprattutto al nord. La polizia non si opponeva a coloro che la
perpetravano, dove poteva invece l'agevolava, come ne11922.
Le prefetture ~ formidabili strumenti del governo centrale~ si
rifiutavano di vedere quello che succedeva, così togliendo la
possibilità di intervenire, anche a quegli uomini perbene che pure

ia
facevano parte del governo. Il pretesto era sempre lo stesso, come
un'eco dei duri a morire del Dipartimento di Stato americano: la

or
Sinistra preparava ovunque la rivolta, le teste dell'Idra comunista
dovevano essere mozzate ovunque spuntassero.

em
Il Primo Ministro democristiano, De Gasperi, alla ricerca di
fondi, andò insinuando alle autorità americane di un supposto
complotto per arrestare la famiglia reale, eliminare la proprietà
terriera ed occupare le fabbriche. Ragionevolmente, l' ambasciata
M
americana a Roma sosteneva che non c' erano prove di alcun colpo di
stato di sinistra, e che, a parte le provincie rosse dell 'Emilia~
Romagna, non era probabile che si andasse oltre a tafferugli locali.
lla

L'ambasciatore Alexander Kirk, un anticomunista di vecchia scuola e


simpatizzante di Mussolini, che aveva prestato servizio a Mosca, e
non avrebbe potuto mai essere accusato di simpatie di sinistra,
de

comunicò al Dipartimento di Stato che, sebbene ci fossero stati


numerosi assassinii di famigerati fascisti, nei primi giorni della
Liberazione, i successivi delitti, accompagnati da piccole ruberie,
a

erano stati falsamente attribuiti a comunisti di stretta osservanza.


< Queste persone ~spiegò Kirk~ sono comunisti in quanto hanno la
as

tessera del partito; portano il fazzoletto rosso al collo, e altri


distintivi. La loro appartenenza al comunismo è epidermica e, per la
C

maggior parte, si tratta di elementi sbandati della popolazione che


hanno scoperto come un fazzoletto rosso dia loro una certa immunità,
e che una tessera del partito li avvantaggi rispetto a quelli che non
l'hanno> .
Quello che Kirk ometteva di rilevare, era che molti di quelli, se
non la maggior parte, erano fascisti travestiti da comunisti.

~~(
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3\3

Kirk concluse che certamente non v' era alcuna prova che tali
violenze fossero commesse su istigazione del Partito. Stuart
Hughes, di Harvard, con l'autorevolezza del servizio all'O.S.S che
aveva alle spalle, si schierò su una posizione ancora più netta: "dalla
fme del giugno 1945, qualsiasi tenue probabilità che una rivoluzione
italiana fosse mai stata possibile, era defmitivamente tramontata".
David Key, incaricato d'affari degli Stati Uniti, quando Kirk

ia
tornò negli U.S.A asserì che queste accuse contro la Sinistra,
specialmente quelle che la proclamavano pronta ad un colpo di

or
stato, erano "parte integrante di interessate esagerazioni, fatte
circolare dagli avversari del P.C.!" ed erano "invenzioni scaturite da

em
circoli monarchiei" .
Comunque il martellamento di relazioni allarmistiche crebbe
(86500\5~2346), e Angleton deluso dai tiepidi rapporti di Key,
M
organizzò in segreto, e realizzò con successo, il trasferimento di
questo inopportuno ufficiale del Servizio Estero.
Grazie ai servizi resi al fascismo monarchico, Angleton venne
lla

decorato da re Umberto durante una udienza privata. Per aver


contribuito alla causa cattolica ~operando così una raffinata
distinzione rispetto all'azione di altri in quel periodo~, Angleton ed
de

il suo delegato, Raymond Rocca, ricevettero una croce al merito, da


parte del Sovrano Militare Ordine di Malta del Vaticano, una
istituzione, come sarà evidente nelle indecenti connessioni che
racconteremo, che rappresenta il cuore della cospirazione mondiale
a

di destra.
as

Con Kirk in America e Key rimosso, la direzione della politica


effettiva, all'ambasciata, passò nelle mani del co..cospiratore di
Angleton, Cormel Offie, un piccolo, raffinato omosessuale,
C

originario delle montagne abruzzesi, cresciuto nella Pensylvania


occidentale, dove suo padre aveva una drogheria. Massone di rito
scozzese e viscerale anticomunista, Offie era stato assunto, come
stenografo traduttore, a Mosca, dall' ambasciatore William Bullit, il
quale lo presentò a Robert Murphy, rinomato cattolico di destra.
Ufficialmente Offie lavorava a Roma come consigliere politico
per la Commissione di Controllo Alleata, in collegamento con i
membri dei Servizi Segreti italiani.

~
~/3J
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3\4

La sua prima richiesta agli Italiani fu quella di una lista


aggiornata di tutti gli attivisti della Sinistra, potenzialmente
pericolosi. Tutti, dal teologo liberale al sostenitore dell' autonomia
operaia, venivano considerati come agli ordini di Mosca.
Secondo Thomas Powers, nel suo libro su Richard Helms,
vecchio direttore della C.LA, Offie era un uomo di grande abilità ed
iniziativa, "ambidestro, fmo al punto di poter scrivere, con la destra,

ia
una simpatica lettera personale, e, con la sinistra, un documento
governativo". *(nota)

or
N onostante tutti gli sforzi di Oftie e di Angleton, a sostegno
della monarchia, il 2 giugno 1946, la repubblica vinse, se pur con un

em
magro 54% di suffragi. Nell' Assemblea Costituente, i
democristiani di De Gasperi ottennero 207 deputati, i socialisti 115,
i comunisti 105. Una semplice addizione dimostrava come la
M
Sinistra, se alleata in un unico fronte, poteva costituire una grande
minaccia. Si sarebbe dovuto quindi fare un impegnativo sforzo per
annullare tale democratica minaccia: era giunta l' ora di liberare il
lla

grande gruppo di talenti fascisti disponibili.


Per ironia, il primo passo in questa direzione fu compiuto dal
Guardasigilli della nuova Repubblica, il leader comunista Palmira
de

Togliatti. Per dimostrare la generosità pacificatrice della


democrazia, egli propose una amnistia comprendente tutti i crimini
politici, eccetto quelli particolarmente gravi.
a

*(nota) Successivamente elevato alla posIzIone di capo


as

deputato dell 'ufficio di coordinamento politico della C.LA, Offle


stava per guadagnarsi una posizione di considerevole potere, nel
cuore degli sporchi giochi mondiali del Dipartimento, quando il
C

senatore Joseph Me. Carthy, un maestro ancor più raffinato in


questa arte, apprese, dalla polizia di Washington, che Offie era stato
arrestato nel parco La Fayette, per atti osceni in luogo pubblico.
Interrogato, Oftie ammise di essere omosessuale; ciò gli costò
il suo posto federale, ma non la sua posizione in Italia, dove
continuò con considerevole successo il suo lavoro sotterraneo.

~~~
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3\5

Ma i magistrati, che erano rimasti quelli del periodo fascista,


dimostrarono, e la cosa non è sorprendente, di avere uno stomaco di
ferro, applicando quel testo alla lettera: cosÌ, chiunque avesse ucciso
un bambino, nel nome della Repubblica Sociale di Mussolini, o
avesse strappato gli occhi a un partigiano, nella lotta contro il
bolscevismo, venne liberato, con la destabilizzazione del Paese,
permettendogli così di percorrere di nuovo le vecchie strade ~con il

ia
compiacente aiuto di Angleton e affie~.
Circa 12.000 fascisti vennero scarcerati, e, assieme agli

or
innocenti e agli sbandati, uscirono anche i peggiori criminali di
guerra, compreso mostri come Aurelio Languasco. L' ex

em
comandante dei "Cacciatori degli Appennini", era stato condannato
alla fucilazione dalla Corte d'Assise di Cuneo, per l' assassinio di 40
persone, compreso quello di una partigiana dilaniata da una granata,
M
introdotta tra le gambe. La Corte di Cassazione annullò ora la sua
condanna, e lo mandò libero; egli diventò il responsabile
dell 'Unione Veterani di Salò, e concorse persino per il Senato.
lla

Dai sotterranei e dai conventi, uscì la peggiore feccia ~o per


altri, la crème de la crème~, le svariate élite sociali, politiche e
psicopatiche del vecchio Partito Fascista, e la maggior parte dei più
de

autorevoli membri governativi di Salò, che erano stati condannati a


morte dai partigiani. Si misero subito d' accordo per rivitalizzare il
loro movimento ~non morto ma solo dormiente~, per il quale
scelsero apertamente l'innocente nome di "Movimento Sociale
a

Italiano": il cui acronimo segreto era il nostalgico "Mussolini Sei


as

Immortale !" l' emblema di questo partito neofascista era una


fiamma bianco~rosso~verde che si elevava da un funereo
baldacchino nero, a simboleggiare che il genio del Duce ispirava
C

ancora i suoi seguaci superstiti.

Á~'
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3\6

E cosÌ, come ci si poteva aspettare, i fascisti tornarono, come


rigurgitati: killer e torturatori amnistiati, le cui azioni erano
documentate dai pubblici archivi, si riunirono con gli altri spiriti
affmi, resi liberi da un atto di generosità, che era però stato concepito
solo per risolvere le scomode situazione giudiziarie, in cui si
sarebbero trovati soggetti come vigili urbani o poliziotti onesti. Allo
scoperto tornò allora il propagandista di Salò, Giorgio Almirante,

ia
sporco di sangue partigiano, leale a Mussolini fino all'ultimo, che si
tolse l'improbabile travestimento da rappresentante di saponette, per

or
formare i Fasci d'Azione Rivoluzionaria: una collezione di duri del
regime, un distillato dei peggiori .

em
Il F.A.R unì le sue forze a quelle del M.S.!, guidato da Arturo
Michelini, per formare un compatto blocco anticomunista, che
vantava una piattaforma politica simile a quella della rimpianta
M
Repubblica Sociale. La sua tetra leadership era guidata da pallide
luci, come l' arrogante Pino Romualdi, presunto bastardo del Duce, e
il suo giornalista favorito, Giorgio Pini (che era stato sottosegretario
lla

agli Interni del Governo di Salò). Un altro dei primi aderenti al


F.A.R, fu il giornalista neonazista Pino Rauti, che ben presto
avrebbe diretto una propria organizzazione neonazista, Ordine
de

Nuovo, che diventerà la fucina del successivo revival della Strategia


del Terrore. Indirettamente gestito dalla Agenzia, si sarebbe poi
sentito parlare molto di lui, e per niente di buono: la sua prima
a

bomba fu fatta esplodere il 22 ottobre, per commemorare


l' anniversario della marcia su Roma di Mussolini. Visto che nessun
as

passo effettivo veniva fatto dalle autorità, per fermare simili azioni
criminose, la Destra entrò beffardamente nell' ordine di idee di
aumentare il numero degli attentati, diretti alle sedi dei partiti di
C

sinistra, e di far ricadere la responsabilità sugli anarchici ..in


omaggio, senza dubbio, del giovanile anarchismo del Duce...

L &J,-
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3\7

La direzione dell'M.S.!, fu affidata ad Almirante, il macellaio,


che aveva intitolato con orgoglio la sua autobiografia: "Il boia dei
partigiani". Altri dirigenti di alto grado e funzionari fascisti
amnistiati gravitavano nell'M.S.I: il maresciallo Rodolfo Graziani
(salvato da due ufficiali dell'O.S.S dalla condanna a morte, che
avrebbe meritato se non altro per i massacri compiuti in Abissinia
con i gas); Valerio Borghese (comandante della X MAS); Augusto

ia
Dei Marsanich (sottosegretario agli Affari Esteri di Salò); ed il
vecchio quadrumviro della marcia su Roma, Cesare Maria De

or
Vecchi di Val Cismon, che era miracolosamente scampato alla
condanna a morte fuggendo in Spagna.

em
Il nucleo principale dell'M.S.I neofascista era dunque costituito
dalla peggiori canaglie di Salò, ma visto che la praticità veniva
prima della ideologia, si accettò, grazie a larghi finanziamenti,
persino la partecipazione degli oppositori massoni di Mussolini,
M
proprio di quegli uomini che, il 25 luglio 1943, avevano votato
affmchè illoro Duce decadesse dal suo incarico. Con fmanziamenti
lla

aggiuntivi da parte di Angleton, del ricco genovese ed altri


industriali, I'M.S.! fu in grado di affidare al militare fascista, gen.
Enzo Galbiati, il compito di acquistare delle armi; e di allargare la
de

propria presenza sul territorio fino a 2000 sedi col sostegno della
propaganda di 30 pubblicazioni sovvenzionate, settimanali o
bisettimanali.
Con la piena approvazione del Vaticano, 1'M. S.I ricevette .
a

ancora un consistente contributo grazie agli sforzi del gesuita,


as

Giovanni Battista Janssens, un ideologo belga, che andava alla


ricerca di un governo di tipo salazariano per l'Italia. Un editoriale
apparso sull'organo ufficiale di stampa del Vaticano, l'Osservatore
C

Romano, (ed attribuito alle sollecitazioni congiunte dei cardinali


Giuseppe Siri, Ernesto Ruffini, Alfredo Ottaviani) dichiarava che la
collaborazione con i neofascisti era accettabile in quanto essi erano
"Buoni cattolici, mentre i socialisti non lo sono".

L~,
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3\8

Per intensificare la lotta con tutti i mezzi possibili, leciti e non


leciti, al punto di ignorame la distinzione, negli interessi della Fede,
la Santa Sede diede disposizione ai suoi vescovi diocesani che
nessun cattolico potesse iscriversi o votare per un partito di sinistra,
pena la scomunica e quindi la perdizione. Con tale deterrente,
1'M. S.I si presentò come partito alle elezioni municipali di Roma
nel 1947, in cui ottenne 25.000 voti ed insediò tre consiglieri.

ia
Con la garanzia di ulteriori successi, la leadership neofascista
cominciò a contattare le sue anime gemelle all'estero: i nazisti

or
ancora presenti in Germania, i Resistenti belgi, i Quislings
norvegesi, i Falangisti spagnoli ecc... e naturalmente la diaspora

em
fascista in Egitto, Irlanda, e Sud America. Mentre I'M.S.I
rappresentava l' espressione ufficiale del neofascismo, Angleton,
industriali e Vaticano finanziavano una fungaia pullulante di
invisibili fascisti che matureranno nel buio, in tutta la penisola.
M
Fra gli stratagemmi più subdoli che la Destra usava, vi era
quello di agire camuffata da formazioni di Sinistra. Un gruppo di
lla

questo tipo, Bandiera Rossa, venne creato per compiere azioni


criminali, mirate al fine di screditare i partiti di sinistra; un arma che
sarebbe sta impiegata, ancora più subdolamente, dai futuri ispiratori
de

delle cosiddette Brigate Rosse, e comunque ogni qualvolta


l' Agenzia dovesse dedicarsi alla propria missione. Un altro
gruppo mascherato, Unione Proletaria, fu fondato dal già~
monarchico agente britannico, Umberto Salvarezza, legato al
a

maresciallo Badoglio, e al Gen. Adolfo Infante: questo gruppo viene


as

definito, nellibro d'avanguardia di Roberto Faenza e Mario Fini,


"Americani in Italia", come formato da ricattatori e banditi, nascosti
sotto una facciata di sinistra, e in realtà strettamente legati alla
C

banda del sottobosco romano del "Gobbo del Quarticciolo".

~~~
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3\9

Le "speciali operazioni" di estrema segretezza di Angleton,


spesso ignote alla stessa Ambasciata Americana, o al Dipartimento
di Stato, erano destinate a creare una fitta rete sotterranea contro i
comunisti. Furono forniti denaro ed armi agli agenti, per lo più
provenienti da Salò, guidati da ex ufficiali del S.LM, nonostante
molti non fossero che comuni criminali, alcuni ~come i famosi
banditi Bozzi..Barbieri e Tombolini.. proprio all'apice della loro

ia
carriera. Tali antibolscevici furono ingaggiati ~ome ai tempi del
Duce~ per assassinare i leader dell' opposizione e rapinare banche

or
per autofinanziarsi. Si trattò deBa prima scintilla che avrebbe poi
provocato l'incendio in Italia, e dopo anche nel resto del mondo.

em
Era giunto il momento di spargere sangue, usando come
burattini, i sacrificabili personaggi della malavita o, più
subdolamente, idealisti fuorviati, i futuri candidati aIle Brigate
M
Rosse, che con le loro azioni sanguinarie, provocassero una violenta
e giustificata reazione, ed una ulteriore oppressione poliziesca.
Furono fatti i primi passi esplorativi verso la Mafia. La più forte
lla

offensiva contro la Sinistra fu attuata in Sicilia. Questa venne


appoggiata con impegno dalla Mafia che temeva che una vittoria
della Sinistra potesse sconvolgere il suo secolare controllo del
de

territorio. Socialisti e Comunisti, col Fronte Popolare, erano riusciti


ad avere più voti de~ Democristiani; il risultato ottenuto impedì
allora di poter più tenere comizi nelle zone mafiose. Le sedi di quei
a

partiti furono fatte oggetto di attentati con esplosioni, incendi,


sparatorie. Esponenti di sinistra e sindacalisti furono minacciati,
as

spaventati e uccisi a decine. Quando la Mafia si dichiarò pronta a


combattere i comunisti con proprie squadre armate, i suoi sodali a
Roma, accettarono l' offerta, gestendo un aperto massacro dipartiti
C

costituzionali. (Dipartimento di Stato. Doc. 86500\11..2395)

~&J~
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3\10

Nell'aprile del 1947, vicino a Montelepre, il bandito mafioso


Salvatore Giuliano ricevette un messaggio che avrebbe dovuto
essere letto e subito bruciato. Il suo braccio destro, Giovanni
Genovese (lontano parente del gangster Vito) successivamente
raccontò, ad un magistrato che lo interrogava, di aver visto il
bandito dare fuoco al messaggio e commentare, con soddisfazione:
< E' arrivato il momento: entriamo in azione contro i comunisti. Li

ia
faremo fuori il primo maggio, a Portella delle Ginestre>.
ParteIla, un villaggio pittoresco situato tra due catene

or
montuose, le cui pendici declinano verso la splendida Piana degli
Albanesi, era una tradizionale roccaforte della Sinistra. Nelle

em
elezioni, tenutesi ad aprile, aveva dato 2739 voti alla Sinistra e solo
13 voti alla Destra sostenuta dalla Mafia. I contadini avevano
riesumato la loro vecchia usanza ~soppressa negli anni del fascismo~
M
di celebrare il primo maggio con cortei ed una festa all'aperto. La
sera prima della festa, Giuliano e i suoi banditi presero posizione
sulle pendici più basse del monte Pizzuta. Quando un esponente
lla

socialista, un calzolaio, iniziò a parlare, cominciarono a sparare


addosso a lui e alla folla.
Quarantuno persone, uomini, donne e bambini caddero morti a
de

terra, mischiati ai corpi insanguinati di asini e muli che scalciavano


nelloro stesso sangue. La giornalista Gaia Servadio, nel suo storico
libro~indagine sulla Mafia, scrisse di questa scena: "così deve essere
a

apparsa Guernica a Picasso". Ben 800 bossoli vuoti erano sparsi


sul terreno di monte Pizzuta.
as
C

~u~
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3\11

Le prove che il massacro fosse stato ispirato da Roma,


sfumarono nel nulla, ma gli istigatori erano ben conosciuti in Italia.
Uno dei banditi di Giuliano aveva fatto, durante il processo, il
nome dei tre principali colpevoli: il Principe siciliano Gianfranco
Alliata (un nobile locale decaduto, massone vicino all'O.S.S);
Bernardo Mattarella , ministro democristiano siciliano; e Mario
Scelba, il siciliano ministro degli Interni. La Corte d' Appello

ia
dichiarò tutti e tre innocenti, "per insufficienza di prove".
Anni dopo, quando l'unico testimone a conoscenza della verità,

or
il cugino diGiuliano, Gaspare Pisciotta, si rese conto di essere stato
abbandonato dai suoi protettori democristiani, decise di parlare, e

em
chiese un colloquio con un alto magistrato della Corte di Palermo,
Pietro Scaglione. Il magistrato si recò da solo da Pisciotta, nella
cella del carcere dell 'U cciardone a Palermo, per far deporre il
M
detenuto, senza essere accompagnato dall' assistente, come prescrive
la legge. Quel che i due si dissero, non si è quindi mai saputo.
Nello stesso giorno in cui Scelba fu nominato Primo Ministro,
lla

Pisciotta fu trovato morto nella sua cella, avvelenato. Di lì a poco,


l' onesto magistrato fu ucciso, assieme al suo autista, mentre stava
rendendo visita alla tomba della moglie, da "persone ignote".
de

Will Rogers era solito dire che il Polo è un gioco da gentleman,


per la ragione che gli uomini alti vengono chiamati "Shorty": è la
stessa cosa in Sicilia, per le persone defmite "Ignote". La strategia
a

dette buoni frutti: 468 membri della Sinistra furono uccisi in Sicilia
nel 1947, perché ciò fosse ricordato con paura. Alle elezioni
as

successive in Sicilia, i Democristiani di Scelba raddoppiarono i voti.


La vecchia "Strategia del Terrore" così abilmente impegata da
Itala Balbo, il massone uomo di fiducia di Mussolini, nelle elezioni
C

degli anni'20, e poi sviluppata da Hitler negli anni'30, diventò


scienza negli anni'40.
E funziona tuttora, in tutto il mondo, nelle abili mani degli
allievi nordamericani: in Estremo Oriente, nel Centro e Sud
America e, più sottilmente, in Europa.

~~~
, ~ .
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CAPITOLO 4
O VOTI O PALLOTTOLE

All'inizio del '48, l'amministrazione Truman era in allarme per


la possibilità che i comunisti, in Italia, potessero ottenere il potere
legalmente, vincendo le elezioni che si sarebbero tenute ad aprile.
James Farrestal, Segretario alla Difesa, un anticomunista
viscerale (fmo a quando perse defmitivamente la testa e saltò giù da
una finestra d'ospedale), decise che i democristiani dovessero essere

ia
fortemente finanziati, proprio come avevano fatto, prima di hii,
Dillan e Read che avevano finanziati Hitler, negli anni '30, tramite

or
industriali tedeschi ed americani. Ma Forrestal questa volta trovò
degli ostacoli. Gli industriali del nord Italia, che avevano fatto

em
pressione sugli amici americani nel 1920..22, affinché finanziassero
i fascisti del1a prima ora di Mussolini, e di nuovo nel 1945 per i suoi
neofascisti, si tirarono indietro nel '48 nel timore di rappresaglie,
M
nel caso in cui i comunisti avessero vinto le elezioni, come del resto
sembrava probabile.
Consapevole del fatto che sarebbero stati gli imprenditori
lla

americani, a beneficiare di una vittoria democristiana, e del Piano


Marshall, che ne sarebbe seguito, Farrestal cominciò a tastare il
terreno, facendo circolare il cappello delle collette nel Brook club, a
de

New York, tramite i suoi amici dell "'Eastern establishement".


Tocqueville era rimasto in bilico tra le previsione che gli U.S.A
sarebbero stati destinati a dividersi il mondo con i Russi e la
a

considerazione che non avrebbero mai potuto avere una politica


estera, perché privi di una aristocrazia.
as

In questo curioso party, tenuto nella stanza per fumatori, del


Brook club, i due temi si incontrarono e trovarono una loro sintesi.
C

j~~ ße.J-
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4\2

Ulteriori contributi per aiutare i partiti italiani dì centro, furono


racimolati dai fratelli Dulles, John Foster e Allen, che tornarono a
quella che passa per essere una pratica privata, a Wall Street, per
uomini come loro (riapparvero, più tardi, uno come Segretario di
Stato, l' altro come Direttore dei Servizi Segreti).
Truman tirò i remi in barca, minacciando di tenersi soldi e
rifornimenti destinati all 'Italia, se fossero stati inclusi dei ministri

ia
comunisti nel futuro governo. Mentre i fondi federali riservati
all'Italia, venivano illegalmente dirottati a sostegno della D.C, gli

or
italo..americani, mobilitati da una straordinaria campagna di
allarmismo radiofonico e di editoriali strumentalizzati dall'Agenzia,

em
cominciarono ben presto a versare denaro nei salvadanai
democristiani, con allarmata solerzia.
Per instillare il messaggio negli elettori italiani, iniziò una
M
campagna epistolare tra gli itala americani negli U.S.A ed i parenti in
Italia. La Chiesa cattolica negli U.S.A promosse una valanga di
lettere e cartoline, mentre il suo arcivescovo, Cardinale Spelman,
lla

caro all'industria e Cappellano Generale delle Forze Armate, apparve


a New York assieme a Truman, per dichiarare alla folla: < Non
posso credere che la gente italiana sceglierà Stalin al posto di Dio, la
de

Russia invece che l'America, quest' America che ha fatto così tanto e
che ancora è disposta a fare, purché l'Italia rimanga libera e amica>.
a
as
C

LU-
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4\3

Era commovente vedere Spelman, che si era mostrato


abbastanza indifferente verso la libertà italiana, tra il 1922 ed il
1943, quando era intimo del filonazista Pio XII, improvvisamente
risvegliarsi di fronte al pericolo. Le lettere, stampate a cura dei
reduci dell 'Unità dei Servizi Segreti, e che ora sono nella C.LA,
concludevano: "Fai arretrare la minaccia comunista. Questo
t'implorano tutti gli Americani di origine italiana, il giorno della

ia
Santa Pasqua, nella speranza che la Resurrezione di Nostro Signore,
possa essere sempre celebrata nella terra che è il centro del

or
cattolicesimo."
Il precedente governatore di New York, Charles Paletti, passato

em
al servizio pubblico dopo aver operato come Governatore Militare
di Napoli (assieme al gangster Vita Genovese, come suo assistente),
era impegnato in una furiosa campagna contro la Sinistra italiana.
M
Era aiutato, in tale compito, dalla crema della vecchia colonia
fascista di New York, rappresentata dall' affermato editore de "Il
Progresso Italo~americano", Generoso Pope. Un fascista dichiarato
lla

e potente, intoccabile, grazie al serbatoio di voti che garantiva al


partito di Roosevelt aNew York.
Hugh Angleton, il padre Jim, fece la spola tra New York e
de

Milano, per sostenere la campagna epistolare, che arrivò ad un


totale di 35 milioni di lettere, spedite tra marzo e aprile 1948.
Meschinamente, l' ambasciatore Dunn riuscì a fare includere nel
a

testo, la minaccia che i pacchi di cibarie e di regali non sarebbero


più stati spediti in Italia, se il Fronte Popolare avesse vinto le
as

elezioni.
C

~CiJ,
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4\4

Per dare maggior forza alla battaglia, Marshall, nuovo


Segretario di Stato di Truman, si rivolse alla C.LA, da poco creata.
Al primo direttore della C.I.A, Roscoe Hillenkoetter, per molti
aspetti inadatto al compito, fu ordinato di intraprendere una vasta
serie di attività coperte, al fme di impedire una vittoria comunista
nelle elezioni italiane. La prima mossa della e.I.A era stata l'invio
di grandi quantità di grano ed altre provviste per sopperire alla

ia
penuria alimentare italiana; più che altro per tirar acqua al mulino
americano. Le operazioni, sotto copertura, della C.LA, passate per

or
speciali direttive del C.N.S, sono ancora classificate ~~Riservate",ma
molte di loro furono ben presto evidenti, specie a chi ne restò

em
vittima.
La serietà con la quale fu affrontata la situazione, è esemplificata
da un cablogramma di George Kennan, diventato direttore del
M
Personale di Programmazione Politica del Dipartimento di Stato,
inviato a rappresentanti U.S.A in Europa, in cui si proponeva, senza
mezzi termini, un intervento militare americano, nel caso di vittoria
comunista: "Per quanto concerne ) 'Europa, l'Italia è ovviamente il
lla

punto chiave. Se i Comunisti dovessero vincere le elezioni, tutta la


nostra posizione nel Mediterraneo, e quindi in Europa, verrebbe
de

probabilmente minata alle radici." *(nota)

*(Nota) Documento 740454: in esso si descrive l'importanza


a

politica e strategica dell 'Italia, e si afferma che ]a sua sicurezza


interna era un elemento essenziale nella lotta contro il Kormintem,
as

poiché l'Italia costituiva la porta per l'Europa centrale ed orientale,


dalla quale dipendeva il controllo dell'Adriatico, dello Ionio e dei
Ba1cani. Il documento, firmata dal Col. J. Williams, era esplicito:
C

"l' esercito italiano non offre la minima garanzia contro Tito e la


Quinta Colonna comunista in Europa. Dobbiamo quindi contare su
tutti coloro che nutrono sentimenti anticomunisti."

L(lJ~
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4\5

Un rapporto del Consiglio Nazionale di Sicurezza (vedere


relazione estera 1948 vol. 3 pago 770) disponeva un piano per aiutare
i movimenti clandestini anticomunisti, con armi e denaro. Il "Piano
X" consisteva nel fornire a De Gasperi grandi quantità di armi per i
movimenti reazionari, che erano per lo più dichiaratamente
neofascisti. Questi dovevano promuovere sabotaggi, guerriglie, e
disordini da addossare poi al Fronte Popolare. Falsi rifornimenti

ia
civili furono fatti segretamente transitare per il passo del Brennero:
50.000 fucili, 20.000 fucili mitragliatori, 50 milioni di munizioni... .

or
"Siamo ora in grado di dare assistenza con contributi per 300
tonnellate di materiale di base" affermava il cablogramma di

em
Marshall a Dunn, il 23 marzo 1948. La consegna sarebbe stata
effettuata come proveniente da un "Paese vicino" e sarebbe apparsa
come una transazione privata.
M
A questo punto gli U.S.A affrontarono dei piani di emergenza per
un maggior coinvolgimento militare, nel caso di una guerra civile,
conseguente ad una vittoria comunista. La direttiva del C.S.N, dellO
lla

febbraio 1948, impegnava gli U.S.A ad impiegare la forza militare per


assicurare che l'Italia restasse uno stato anticomunista.
I Capi congiunti del Personale istituirono un comando unificato a
de

Norlfolk, Virginia, per programmare e coordinare una operazione


militare di supporto ad un eventuale intervento. Una squadra di
combattimento del reggimento della marina U.S.A, venne inviata per
a

rinforzare le forze navali americane nel Mediterraneo. I piani militari


prevedevano addirittura il reclutamento di truppe polacche, nella
as

eventualità di una insurrezione. Nel frattempo, furono inviati


consiglieri militari ed altri supporti, per sostenere le forze di sicurezza
interne italiane.
C

Randolfo Pacciardi, ministro della Difesa, veterano della guerra


civile spagnola, assunse il controllo della polizia e delle altre forze di
sicurezza interna, in previsione di una insurrezione che egli stesso ed
il Ministro degli Interni Scelba e non i comunisti, intendevano
pilotare. L 'uomo dell'Agenzia che sovraintendeva a tali operazioni,
era Carmel Offie.

~~,
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4\6

Il 10 febbraio 1948, l'Ambasciata a Roma informò con


precisione il Dipartimento Di Stato, su come si stessero organizzando
dei particolari servizi di polizia "per la lotta contro il comunismo".
Erano stati appositamente reclutati degli ex agenti dell 'OVRA, la
polizia segreta di Mussolini. L'operazione, organizzata dal Ministro
degli Interni Scelba, e ispirata da Angleton e Offie, era basata sul
modello francese. "Per combattere il pericolo comunista, la Francia

ia
aveva organizzato dei corpi di polizia esterni alla polizia regolare,
pur se sempre dipendenti dalla Suretè Nazionale. Essi erano

or
finanziati ed addestrati in modo speciale".
Tali forze di polizia agivano come copertura per le operazioni

em
effettuate da gruppi di estrema destra. Intanto Scelba manipolava la
sua organizzazione dei Servizi Segreti, per attribuire inesistenti
intenzioni rivoluzionarie al Fronte Popolare, tentando di far ricadere
M
su questo la responsabilità dei giochi che egli stesso imbastiva.
Monsignor Mc. Geough, del Segretariato di Stato della Santa
Sede, fece visita all' Ambasciata U.S.A, su incarico del suo Capo di
lla

Stato Monsignor Montini, contatto primario di Angleton in Vaticano,


per informare che i comunisti avevano distribuito divise da
carabiniere ad agenti provocatori. Questi avrebbero dovuto
de

confondersi fra la folla, alla Basilica di Massenzio, che sarebbe


intervenuta ad un comizio del Col. Valeria (l'esecutore di Mussolini).
Il piano, riferiva Mc. Geough, era quello di assassinare Valeria,
a

perché egli sapeva troppo sulla sparizione di 10 milioni di lire


appartenente al Tesoro di Dango, e persi teoricamente durante la
as

veloce fuga di Mussolini verso la Svizzera. I falsi carabinieri


avrebbero avuto il compito di fare fuoco anche sulla folla, per creare
il panico ed assicurarsi che fossero accusati i neofascisti. Ma perfino
C

Dunn dovette ammettere che questo piano così contorto appariva


essere "estremamente irrealistico".

L~,
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4\7

Il 19 febbraio 1948, Dunn informava il Dipartimento che il


Partito democristiano stava per inviare il dotto Pietro Ruffino negli
U.S.A, per ottenere dei finanziamenti per le elezioni: "Egli vuole
fonnare un piccolo comitato, a New York, di industriali e banchieri,
con interessi in Europa". I fondi avrebbero dovuto essere
riservatamente depositati in un conto speciale della National City
Bank, intestato all'Istituto delle Opere Religiose (LO.R) del

ia
Vaticano, per poi essere trasferiti al Vaticano stesso.
Al fine di scuotere un Congresso riluttante ad aprire il

or
portafoglio in aiuto dell 'Italia, Angleton ed Offie impegnarono le
loro forze segrete per incrementare gli atti di violenza, ben travestiti

em
da comunisti. Presto la loro strategia del terrore cominciò a far
vedere i suoi frutti. Deputati del Congresso, in viaggio in Italia,
rimasero sbigottiti dalla violenza diretta contro un governo filo..
M
americano, e quando tornarono non indugiarono un attimo a votare a
favore degli aiuti finanziari per l'Italia.
Truman, approfittando dei successi di Angleton, si appellò al
lla

Congresso affinché approvasse il Piano Marshall, prima delle


elezioni del 18 aprile. "l'Italia, disse Truman, rischia di cadere nelle
mani deIl'U.R.S.S e se se ne andasse, l'intero Mediterraneo la
de

seguirebbe". I quotidiani, assediati da una campagna coordinata


nominalmente dal Dipartimento di Stato, cominciarono a scrivere che
non approvare il Piano Marshall, avrebbe letteralmente significato
a

consegnare l'Italia ai comunisti.


as
C

L~,
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4\8

La maggior parte degli italiani consideravano il Piano Marshall


come un rimarchevole atto di altruismo dell'America, promosso per
far riprendere una Europa dilaniata dalla guerra. Solo i Comunisti
sostenevano che questo aiuto era invece più vicino agli interessi
dell'industria americana e, in particolare, a quelli di un ristretto
gruppo di multinazionali che vedevano nel "European Recovery
Plan" una opportunità per estendere i propri interessi nei mercati

ia
esteri, a spese del cittadino americano che pagava le tasse a sostegno
dell'economia. (vedi Eldridge Durbrow. Dpt. Affari Esteri al

or
National War College).
A questo punto la scena era pronta, nella primavera del 1948, per

em
la scelta del popolo italiano (la più vicina alla democrazia, sulla carta,
della sua storia) per il Senato e per la Camera della nuova
Costituzione Repubblicana.
M
Per quanto detto, un grande test del valore del processo
democratico, a gran voce sostenuto dall'Amministrazione Truman, si
sarebbe poi trasformato, di fatto, in un progetto di demolizione
lla

sistematica, dal principio alla fine dell'intera sfera dell'interesse


americano, di governi eletti democraticamente, per favorire regimi di
destra, o le correnti di destra dei partiti di centro, come i democristiani
de

in Italia, sempre in nome della salvezza del processo democratico del


totalitarismo sovietico.
Scrisse un giorno Archibald Macleish:
Libertà, era un bene di cui disporre
a

L 'hanno trasformato in un bene da risparmiare,


as

Gli hanno scavato tutt'intorno e recintato


Come la tomba di un uomo morto.
C

k~-
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4\9

Era ormai chiaro che né il governo americano né quello italiano


di De Gasperi erano disposti ad accettare a questo punto una
sconfitta elettorale. Erano stati trasferiti armamenti, rifornimenti e
consigli tecnici alle forze armate in Italia, in maniera tale che si
potesse mettere in atto un colpo di stato, in caso di fallimento alle
ume.
La notte delle elezioni portai Edward R. Murrow della C.B.S,

ia
per cui lavoravo, al ministero per fargli conoscere il ministro degli
Interni Scelba. La sede era pittorescamente circondata da carri

or
armati Sherman. Spiegai a Scelba che saremmo andati in onda
entro un'ora, e che i dati riportati da "Il Messaggero", il quotidiano

em
numero uno della D.C, indicavano una grande vittoria elettorale,
non registrata però da altre attendibili fonti, visto che i risultati a
disposizione delle principali sedi dei vari partiti, erano ancora
M
largamente incompleti. Avevamo fatto un controllo facendo un giro
con la nostra jeep, attraverso la città in ebollizione. Scelba, radioso,
fece schioccare i suoi guanti di pelle nera e ci assicurò che
lla

potevamo andare in onda, riportando i dati pubblicati dal


Messaggero. E così fece Murrow, mettendo a segno lo scoop, con
un anticipo di 24 ore.
de

Ci rendemmo conto allora di quel che aveva fatto Scelba. Egli


aveva fatto trapelare i risultati vincenti, già a sua conoscenza, al
Messaggero. Infatti, l'intero sistema telefonico e telegrafico italiano,
a

attraverso cui dovevano passare i risultati delle elezioni,


appartenente allo stato, era controllato dal Ministero degli Interni,
as

con sofisticate postazioni d'ascolto. Così, alla minima avvisaglia di


un vantaggio della Sinistra, Scelba avrebbe potuto mettere in moto il
suo colpo di stato, accusando l'opposizione di frode o di aver
C

causato incidenti, ciò che avrebbe fatto scattare la reazione


governativa. Il sistema telefonico era dunque paralizzato e tutta
l'informazione o disinformazione era gestita da Scelba.
Più tardi quando feci presente questa situazione ad un amico
ufficiale della C.LA, egli impallidì, sbalordito dal fatto che avessi
scoperto uno stratagemma, che non avrebbe potuto ingannare
nemmeno Pulcinella.

~~
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4\10

Scelba, lavorando con Angleton e gli altri suoi segreti


sostenitori, aveva diviso l'intero paese, in zone articolate, a capo
delle quali aveva piazzato uomini decisi e di fiducia, preferibilmente
siciliani. Solo allora fu chiaro che Scelba avrebbe preferito forse
perdere le elezioni, in modo da rendere inevitabile, anche per i suoi
colleghi più cauti e rispettosi della legge, il ricorso al colpo di stato,
accuratamente pianificato con Angleton e Offie. La vera ragione

ia
dello sproporzionato dispiegamento di polizia, fu chiaro anche a
quegli osservatori italiani che rimarcarono come andasse ben oltre

or
una normale tutela dell' ordine pubblico, durante le elezioni. I1
giornalista Antonio Gambino rilevò che l'obiettivo di Scelba e

em
compagni, non era tanto quello di. difendere la democrazia dal
comunismo, quanto di abbattere il neonato stato costituzionale,
trovando un qualsiasi sistema che fosse tanto accettabile, da poter
M
gettare la miglior luce possibile, sul loro padrone Langley;
instaurare un governo di destra, sotto la protezione U.S.A
(precisamente il programma della vecchia "Mano Nera" degli anni
lla

'20, descritto dallo storico Gaetano Salvemini); un piano


impemiato sulla sostituzione di governi parlamentari, con governi
autoritari. Nel '48 andarono molto vicini al successo.
de

In quel periodo i dirigenti comunisti, per la maggior parte,


~come fece notare Stuart Hughes~ avevano ormai rinunciato ad una
vera e propria rivoluzione, come poteva essere concepita nel 1921.
Essi facevano affidamento piuttosto sulla forza del Fronte Popolare
a

per ottenere il successo nelle elezioni. Avevano tuttavia fatto i conti


as

senza Scelba che, al minimo segno di successo, avrebbe accusato la


Sinistra di brogli elettorali e quindi attivato le sue forze dal grilletto
facile.
C

L~~
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4\11

Così fmì che la Democrazia Cristiana, in un modo anelI' altro,


ottenne una maggioranza schiacciante in entrambe le Camere. La
politica americana aveva vinto. Ma ancora, come commenta Stuart
Hughes, "la maggior parte degli americani non era in grado di
valutare i risultati elettorali nella loro complessità. Videro solo il
trionfo della democrazia occidentale (o almeno del potere
occidentale). Quel che non colsero fu che, attraverso lo stesso

ia
schema, i gruppi sociali che avevano sostenuto il regime fascista,
erano tornati ad occupare le medesime posizioni di predominio.

or
Potevano vedere cioè solo la parte emersa dell' iceberg
democristiano, quella che propugnava la libertà degli individui e la

em
tradizione democratica occidentale. Non si vedeva la parte
sommersa, più larga ed importante, in cui azioni ed interessi
intrecciati, smentivano le nobili enunciazioni della dirigenza
ufficiale" .
M
Come fece notare James E. Miller ~appena prima di
raggiungere l'Ufficio Storico del Dipartimento di Stato americano~
lla

"il risultato pratico raggiunto dagli U.S.A, con la loro mascherata


ingerenza, fu quello di affidarsi ad un partito in maggioranza
conservatore, e quindi di soffocare quelle stesse riforme che i
de

politici americani ritenevano essenziali, quale base di un sistema


democratico stabile la democrazia stabile, auspicata dagli U.S.A,
fu la vittima prima delle azioni e della politica americana".
I sintesi, Miller descrisse nel dettaglio ciò che attendeva l'Italia,
a

mentre i dirigenti della D.C dividevano scrupolosamente incarichi


as

ed aiuti americani, fra le correnti del loro partito. "Tali


atteggiamenti della dirigenza D.C ~scrisse Miller~ minarono alla
base ogni sforzo di rafforzamento dell'ala progressista dei partiti
C

democratici, che rappresentava l'unica potenziale alternativa alla


regola della D.C.
I comunisti nel frattempo si ripresero dagli effetti della sconfitta
del 1948, e rinforzarono la loro influenza su un largo strato della
popolazione italiana. Cominciò un lungo duello tra le due principali
e rivali forze politiche in Italia.

~ (L;L '
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4\12

De Gasperi, forte della sua vittoria, arrestò la purga dei dirigenti


coinvolti col fascismo. Quasi tutti i dipendenti pubblici sospesi, in
quanto compromessi con il fascismo, furono reintegrati, a
prescindere dai loro reati del passato. I maggiori gerarchi fascisti,
non pentiti, tornarono tranquillamente ad occupare le loro posizioni
chiave, nell'amministrazione pubblica e nelle attività private.
Le elezioni dell'aprile '48 dettero anche 500.000 voti ai

ia
neofascisti dell'M.S.I, con 6 deputati, infiammando la battaglia
contro la Sinistra. Poi arrivò il momento del sindacato: andava

or
smembrato per sottrarlo all'influenza comunista. A Washington,
Hillenkoetter diede incarico a James Angleton, ormai divenuto

em
assistente speciale della C.LA, di cooperare con Luigi Gedda e i
suoi comitati civici ultra~cattolici, per avviare una lotta psicologica
ed ideologica nel settore sindacale.
M
(Inserire Gigliotti)
Altri capitali vennero impiegati dagli agenti C.LA, a Roma, per
dividere le due organizzazioni della destra sindacale, dalla C.G.I.L,
lla

dominata dai comunisti. Prima l'Unità dei Servizi Strategici, e poi


la C.LA spesero complessivamente dai 20 ai 30 milioni di dollari,
per fmanziare partiti anticomunisti, sindacati e quotidiani italiani.
de

Ma le conseguenze peggiori della vittoria democristiana si


fecero sentire altrove. A Washington, il successo della campagna
italiana, con il suo pesante uso di fondi e propaganda, con i suoi
a

sporchi giochi e le sue forze paramilitari, provocò un' ondata di


entusiasmo per le operazioni segrete da impiegare nella Guerra
as

Fredda, che molto presto finiranno in metastasi.


C

~(lJ~
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CAPITOLO 5
VISCIDI "NON~SKIDS"

Nel maggio 1948, George Kennan, Capo della Programmazione


Politica al Dipartimento di Stato, raccomandò la creazione di una
sezione permanente all'interno della C.LA, che operasse, a livello
mondiale, così come era stato fatto, tanto egregiamente in Italia.
Rapidamente una serie di direttive ad alto livello della
"Intelligence" del C.N.S ~simpaticamente definite "non..skids" (non

ia
scivolose) dalla C.LA che doveva metterle in atto~, produssero una
nuova organizzazione chiamata "Ufficio di Coordinamento Politico",

or
destinata a sostenere speciali operazioni per sovvertire sistemi
politici esteri, come quelli dell'U.R.S.S e dei suoi stati..satellite.

em
L'Ufficio di Coordinamento Politico (O.P.C), diretto da Frank
G. Wisner, veterano dell'O.8.S per le operazioni nei Balcani, da un
punto di vista amministrativo dipendeva dalla C.LA, ma per quello
M
operativo era agli ordini di Kennan e quindi del Dipartimento di
Stato. Era gestito da un insieme di personaggi machiavellici, già
appartenenti all'O.S.S, che avevano autorizzazione a uccidere,
lla

distruggere e sovvertire, in nome della democrazia americana.


Profeti armati di un tragico destino superiore, eccitati da una
visione messianica, i gelidi guerrieri di Wisner erano autorizzati ed
de

attrezzati per attuare della propaganda destabilizzante, guerra


economica, sabotaggio, annientamento, sovversione ed altri attività
criminali contro i dirigenti della Sinistra, e per presiedere alla
a

formazione di gruppi clandestini, a sostegno di elementi indigeni


anticomunisti; tutto ciò in previsione di una "guerra calda" con i
as

Sovietici, reputata ormai imminente. Le operazioni dell'Ufficio di


Coordinamento Politico dovevano restare assolutamente segrete, e
perfmo la loro esistenza sempre e comunque negata.
C

1~.
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5\2

Nel suo "Armies of Ignorance", William R. Corson puntualizzò


che la fonnazione dell'O.P.C veniva interpretata nell'ambiente dei
servizi segreti, "come una dichiarazione di guerra, con lo stesso
impatto, se non maggiore, che avrebbe provocato se fosse stata fatta
dal Congresso medesimo" (Pag 304). Secondo W. Colby, che si unì
presto al gruppo, il suo capo Wisner "cominciò ad agire in una
atmosfera che faceva pensare a quella del tempo dei Templari, per

ia
salvare la libertà occidentale nel conflitto con l' oscurità comunista".
L'ordinaria amministrazione dei Servizi Segreti della C.I.A,

or
venne a quel punto gestita dall'Ufficio delle Operazioni Speciali,
considerato da Wisner come una combriccola di vecchiette.

em
Wisner, avvocato di successo a Wall Street, affabile e con mezzi
personali, era descritto imponente e dotato di eloquio facondo; gli
piaceva la bella vita e spendere per divertirsi, ma fu obbligato a
M
stabilire gli uffici segreti dell'O.P.C, in luoghi scadenti di edifici
provvisori, lungo il centro commerciale vicino al Lincoln Memorial.
Di lì cominciò a reclutare uomini risoluti dei servizi segreti di
lla

Georgetown, come Kermit Roosevelt, Tracy Barnes, Desmond


Fitzgerald, Richard Bissel e Cord Meyer Jr, tutti destinati a diventare
famosi, o malfamati, negli annali dei servizi segreti. Insieme
de

formavano una squadra consacrata all' avventurismo, tanto segreto


quanto pericoloso, che provocava in continuazione rischi di guerra;
stampa, pubblico e Congresso erano tenuti completamente all' oscuro.
a

Un Congresso che comunque preferiva, in defmitiva, non sapere.


Tale situazione era destinata a durare per quasi una generazione.
as

Ray Cline, in precedenza alto ufficiale dell'Agenzia, ed uno dei


suoi cronisti più accondiscendenti, ammise che: "dopo la direttiva del
1948, che autorizzava azioni segrete, quelle successive del ' 50 e del
C

,
51, in cui si richiedeva una intensificazione delle attività, erano
restate prive di precise linee guida". Tale concessione, da tale
provenienza, dice tutto.

LIL1~
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5\3

Il Col. L. Fletcher Prouty, per lungo tempo ufficiale di


collegamento tra la C.LA e i Capi Uniti del Personale, accusò
l' Agenzia di usare il suo ruolo di "Intelligence" per coprire le sue
operazioni occulte. Peggio ancora, continuava, l'Agenzia operando
tramite quello che egli chiamava "Secret Team", aveva creato una
sezione occulta del Servizio Segreto, come strumento per operazioni
che dovevano restare ignote, in nome della sicurezza nazionale,

ia
cosicché nessuno potesse mettere in dubbio la buona fede. La
falsità genera il potere, il potere necessita di ulteriore falsità per

or
giustificarsi: il risultato finale fu una forza illegale operante
nell 'assoluta oscurità.

em
Già nella primavera del 1948, secondo il veterano della O.S.S
Harry Rositzke, la Casa Bianca considerava imminente la guerra
con I'V.R.S.S . Non vi era dubbio alcuno nella mente degli agenti
M
operativi dei Servizi Segreti dell'Vfficio Operazioni Speciali della
C.LA . "L 'Unione Sovietica ~afferma Rositzke~ era il nemico, la
missione dei nostri servizi segreti aveva i Sovietici come bersaglio.
lla

Eravamo dei professionisti impegnati in una unica causa, in una


crociata americana, contro Stalin, così come lo eravamo stati contro
Hitler . Avevamo lavorato sodo e per lunghe ore, di notte e nei fme
de

settimana, in una atmosfera di inquietudine e tensione. La Guerra


Fredda, per noi, era una guerra calda, visto che la vita dei nostri
agenti era a rischio continuo."
Tuttavia in mezzo a questa confusione, v' era anche un
a

assennato gruppo di analisti della C.LA che lavorava al progetto


as

nGSA W ~un segretissimo studio sul Comunismo nel mondo,


iniziato nel tardo '49~ che concluse come, a Mosca, non esistesse
alcun grande progetto per il dominio della Terra. Ray Cline, che si
C

concentrò sull 'Europa, e John Maury sul settore russo, reputavano


che l'V.R.S.S "fosse essenzialmente uno Stato conservatore, che
avrebbe certamente cercato di estendere la sua influenza, ogni
qualvolta ciò fosse stato possibile, con aggressioni parziali e
sovversioni locali, ma non con un conflitto generalizzato."

~&J-
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5\4

Le conclusioni del progetto nGSA W erano talmente poco


ortodosse ~racconta Trevor Barnes della C.I.A~ che vennero
smontate immediatamente, all'interno dell' Agenzia stessa. Il 20
gennaio I'N.S.C redigeva il piano con l'obiettivo essenziale della
lotta segreta: la caduta del sistema socialista nell 'Unione Sovietica,
un obiettivo considerato "irrealizzabile senza una guerra".
Ironicamente, o sinistramente, la terminologia adottata era

ia
simile a quella della Direttiva n° 21 di Hitler, emanata 7 anni prima,
con il nome, in codice, di "Barbarossa".

or
Con l' arrivo delle elezioni presidenziali del novembre '48,
Wisner, repubblicano convinto, aveva contato sulla vittoria di

em
Dewey per collocare il suo vecchio capo e amico, Allen Dulles, alla
direzione della C.LA, e John Foster Dulles, al Segretariato di Stato.
Quando Truman mandò a rotoli i suoi piani, a Wisner non restò che
M
aumentare la pressione sulla Casa Bianca, presentando in termini
esagerati la forza della minaccia sovietica, al suo ingenuo
presidente.
lla

I diplomatici di professione stavano facendo il lavaggio del


cervello a Truman; i militari soffiavano sul fuoco ~rischiavano
infatti di non ottenere ulteriori favori, senza una guerra o una
de

minaccia di guerra~; egli fu infine addirittura coinvolto, dai falchi


dell'industria e della politica, in un gioco pericoloso, quale era
quello di studiare uno scenario di guerra aperta contro l'U.R.S.S.
L'operazione "Dropshot", preparata da un comitato di Capi Uniti
a

del Personale nel 1949, con l'assenso informato del Presidente,


as

consisteva in un piano studiato per l' annientamento nucleare della


Russia, seguito da una sistematica occupazione militare e
dall'auspicato annullamento del Bolscevismo.
C

Nei primi 30 giorni di guerra si proponeva di sganciare 133


bombe atomiche su 70 città sovietiche, 8 su Mosca, per fare terra
bruciata di circa 40 miglia quadrate del centro della città, 7 su
Leningrado per spazzare via circa 35 miglia quadrate.

L ()J"
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5\5

Il Gen. Curtis Le May, il capo appena in carica del Comando


Aereo Strategico, successivamente Capo del Personale, conosciuto
come .. , commentò che "Avremmo potuto distruggere
completamente la Russia, senza neanche sbucciarci i gomiti!". Ma
gli ideatori del "Dropshot", più cauti, avvertivano che i Sovietici
avrebbero potuto occupare l'intera Europa occidentale, nel giro di

ia
20 giorni, e che forse, alla lunga, gli U.S.A avrebbero anche potuto
perdere la terza guerra mondiale.

or
In ogni caso sarebbe rimasto il problema di cosa fare della
Russia, se fosse stata conquistata, un problema che Stalingrado

em
aveva evitato ad Hitler. Il "Non~skids" addetto a tale problematica,
rilevò prontamente che "non sarebbe conveniente o comunque
fattibile, per noi, occupare e portare sotto la nostra amministrazione
M
militare, il territorio nemico dell'U.R.S.S. Tale evenienza è da
escludersi, per le dimensioni del territorio, e per il numero dei suoi
abitanti. "
lla

Secondo Weir, rimaneva un'unica soluzione: quella di una


politica non aggressiva, come era stata originalmente improntata da
F. D. Roosevelt e dai suoi New Dealers. Poteva essere facilmente
de

attuata anche dal suo successore Truman. Ma i bellicosi politicanti,


presenti nel Dipartimento, incapaci di concepire la pace in qualsiasi
termine, furono determinati, in mancanza di meglio, a sguinzagliare
a

i guerrieri della segreta O.P.C di Wisner.


as
C

L~~
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5\6

Per la carenza di proprie specifiche fonti di infonnazione, i


suggeritori di tale deciso progetto antisovietico, erano alla disperata
ricerca di elementi utili, e non riuscirono a trovare niente di meglio,
come fonte informativa sul nemico, di un generale nazista che aveva
rifornito Hitler e la sua macchina di guerra: il Maggior Generale
Reynhardt Gehelen, capa del Fremde Heere Ost, la sezione
informativa militare dell'esercito tedesco sul fronte russo.

ia
Considerato un esperto della strategia militare sovietica, Gehelen,
sin dall'inizio era riuscito a dare solo cattive notizie ad Hitler.

or
*(nota)
Con l' esercito sovietico alle porte di Berlino, ed il disastro

em
incombente, Gehelen, criminale di guerra ~se non altro per gli
interrogatori, le torture e le esecuzioni di centinaia di migliaia di
prigionieri di guerra sovietici~ evitò abilmente il capestro,
M
rifugiandosi sulle montagne della Baviera, con quel che equivaleva
ad un passaporto per la libertà. Come succulenta carota con cui
adescare i servizi segreti alleati, Gehelen, non solo si portò dietro i
lla

migliori esponenti del suo staf:f, ma anche 52 preziosi involucri


contenenti microfilm segreti, interi archivi di spionaggio su
personalità sovietiche, piani di battaglia, reti di spionaggio, e liste di
de

potenziali partigiani anticomunisti.

*(nota) John Loftus riferisce un divertente aneddoto sul Gen.


Heinz Guderian: nei primi giorni del '45, in qualità di Capo
a

Personale sul fronte orientale, aveva presentato ad Hitler un


as

resoconto della situazione militare, in rapida degenerazione, e della


minacciosa forza delle armate sovietiche. Tale resoconto era stato
stilato da Gehelen. "Idiota integrale!" aveva urlato il Fuehrer
C

ordinando che Gehelen fosse rinchiuso in manicomio. Guderian


replicò rabbiosamente che Gehelen era "uno dei migliori ufficiali
della mia organizzazione" e che non avrebbe certo consegnato il
rapporto a Hitler, se egli stesso non fosse stato d'accordo sul
contenuto. Da quel momento sia Gehelen che Guderian finirono
sulla lista nera di Hitler.

L~,
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5\7

Gehelen fu interrogato dal Centro di Controspionaggio dei


servizi segreti, un ufficio politicamente inetto, vicino a Oberursal,
nena zona americana di occupazione. Egli si offrì di proseguire la
guerra contro i Sovietici, dalla parte degli Americani, con l' ausilio
dei suoi archivi segreti e dei servizi del suo staff di nazisti. Il Col.
William R. Philip, al comando di quell 'ufficio polveroso e mal
organizzato, trasmise tale offerta, politicamente dubbia, ma

ia
professionalmente anettante, al Gen. Edwin L. Sibert, che era a
capo dei Servizi Segreti della XII Annata, che a sua volta la passò al-

or
Capo del Personale, radicale anticomunista, di Eisnehower, il Gen.
W. Beddle Smith. Gehelen fu immediatamente assunto e messo su

em
un volo per l'America, con approvazione al più alto livello,
travestito con una unifonne da generale statunitense.
Divenuto amico, a Washington, di Allen Dulles che stava
M
aspettando la propria occasione al Dipartimento, ~ansioso com' era
di rientrare nel settore delle operazioni segrete~ il nazista cominciò
subito a lavorare per l'O.P.C, sotto la copertura del Dipartimento di
lla

Stato; le spese del suo ingresso, e di quello del suo staff, negli
U.S.A fu sostenuto da George Kennan, grazie all'influenza della sua
posizione di Capo della Programmazione Politica di Stato. Fra i
de

ripugnanti nuovi membri nazisti, vi erano dei criminali del calibro di


Franz Six e di Hemil Augsburg, che aveva guidato le squadre mobili
della morte sul fronte orientale, partecipando alla gestione
a

dell'Olocausto. Six, un prottetta di Himmler, veniva descritto da


Adolf Eichman come un vero "castoro operoso" nello sterminio
as

degli Ebrei. Augsburg aveva personalmente guidato gli squadroni


della morte, nella Russia occupata, organizzando assassinii a decine
di migliaia dietro le linee tedesche.
C

~&J,
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5\8

Prima della fme dell' anno, Gehelen fu di ritorno in Germania,


per gestire le operazioni segrete della C.LA; si stabilì nella
precedente base di addestramento della "Waffen S.S" presso
Pullach, un villaggio di contraddittoria gradevolezza in Bavaria, 8
miglia a Sud di Monaco.
Con la speranza di soddisfare il desiderio dell'esercito U.S.A di
destabilizzare l' impero sovietico con operazioni clandestine, prima

ia
dell'ormai inevitabile conflitto Est~Ovest, Wisner necessitava di
forze anticomuniste affidabili e pronte ad intraprendere le pericolose

or
attività antisovietiche. Egli era originario del sud, di sangue
reazionario, ossessionato da un innato anticomunismo, che si era

em
accresciuto coi contatti avuti con i Sovietici nei Ba1cani e nella
Germania del dopoguerra. Aveva già stilato, a Bucarest, una lista di
fascisti rumeni, collaborazionisti dei nazisti, coi quali era
M
determinato ad iniziare a contrapporsi all'impero sovietico.
Centinaia di migliaia di altri collaboratori, provenienti da altri Paesi
già occupati dai tedeschi, stavano in quel periodo nascondendo il
lla

loro passato nei campi alleati per dispersi. Vi erano Bielorussi,


Baltici, ustasci, Ungheresi e Rumeni, tutti ex collaborazionisti, rei di
atroci crimini contro i loro connazionali; avevano scovato Ebrei e
de

partigiani antinazisti, li avevano torturati e uccisi; avevano afa


bisogno di protezione e voglia di vendetta.
I Bielorussi avevano....
a

In un giorno Jasiuk, fu accusato dello sterminio dell'intera


as

popolazione ebraica di un paese, stimata in circa 5.000 persone.


C

L~~
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5\9

In Armenia i collaboratori dei nazisti, non solo avevano fatto a


pezzi 200.000 Ebrei, ma anche centinaia di migliaia di Armeni
cristiani. Gli ustasci croati, agli ordini del governo fantoccio di Ante
Pavelic, imposto da Hitler, sterminarono mezzo milione di
Jugoslavi: Serbi, Ebrei e zingari. Durante i primi mesi del regime,
era stata promessa la salvezza a circa 150.000 Serbi di fede
ortodossa, se si fossero convertiti al cattolicesimo. Coloro che si

ia
rifiutarono vennero immediatamente macellati, ad alcuni venne
tagliata la gola da un orecchio all' altro, con speciali coltelli. Altri

or
furono arsi vivi. Ad altri ancora furono strappati gli occhi dalle
orbite, rotte gambe e braccia, strappati gli intestini ed altri organi,

em
dai corpi ancora in vita.
Papa Pio XII, che approvava il Cattolicesimo militante di
Pavelic, e che considerava la Croazia come la "Frontiera della
M
Cristianità", concesse una udienza privata a Pavelic nell' aprile del
1942, e lo definì come un "uomo molto diffamato". E quando il
suo Segretario di Stato, monsignor Montini (futuro Paolo VI), fu
lla

informato sulle atrocità croate, replicò che dovevano sicuramente


essere state opera dei comunisti, e poi malvagiamente imputate ai
cattolici.
de

All'inizio del 1943, quasi tutti gli 800.000 Ebrei ucraini erano
stati liquidati dai connazionali che erano al servizio delle Unità
Mobili della Morte delle S.S. Furono messi in scena atroci
spettacoli, mai visti in alcun momento della storia umana. Così a
a

Babi Yar, dove 100.000 Ebrei furono fucilati in appena tre giorni, le
as

donne denudate, violentate e fotografate prima dell' esecuzione.


C

~aJ.,
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5\10

Impenitenti colpevoli di crimini di guerra, decine di migliaia di


nazi~collaborazionisti erano ora disponibili per le attività
anticomuniste. Con denaro ed equip aggiament i statunitensi,
Gehelen, con l' ausilio dei suoi vecchi collaboratori, promise di
reclutare dalle loro file una efficiente équipe di agenti di spionaggio
e sabotaggio; assassini a conoscenza della lingua, in grado di
operare sul terreno, all'interno dell 'Unione Sovietica e dei Paesi

ia
dell 'Est. Per rendere più rapida e praticabile l'operazione, Wisner
ottenne da parte del C.LC, che in Germania si arrestasse la caccia ai

or
nazisti, per cominciare ad ingaggiarli. Per potersi assicurare il
meglio dei criminali già appartenenti alle S.S e alle S.D, fu

em
ingaggiato niente di meno che Klaus Barbie (e molti suoi simili),
direttamente dal C.LC che si occupò di tale delicato reclutamento.
Trovare i nazisti e i loro collaboratori, che si erano nascosti sotto
M
false identità, richiedeva la presenza di ufficiali delle S.S e delle
S.D, con uno specifico livello di conoscenza in modo da poter
garantire il passato anticomunista dei reclutabili e, si sperava,
lla

l'individuazione delle spie infiltrate dai Sovietici.


Barbie di cui i conservatori francesi non desideravano il ritorno,
nel timore che potesse fare i nomi di vari politici francesi di spicco,
de

che erano stati informatori della Gestapo, compreso l' Alto


Commissario francese per la Germania, Francoise Poncet, si
adoperò con vivacità, fino al momento in cui, con l' aiuto della C.I.A
si rifugiò in Sud~America.
a

Gehelen, con molto impegno, riuscì finalmente a far armare ed


as

attrezzare migliaia di ex soldati ed ufficiali delle S.S. Waffen,


perché fossero impiegati da Wisner nel terrorismo, in territorio
sovietico e in quelli occupati dai Sovietici. Per usufruire di centri
C

sicuri, in cui addestrare i nuovi collaboratori, Wisner si mise in


combutta col Comandante alleato in Germania, il Generale Lucius
Clay, un "ragazzo del sud" furibondo anticomunista, definito come
l' Americano più potente d'Europa. Il Generale accettò volentieri le
reclute filonaziste di Wisner, e le nascose nei suoi campi militari,
travestiti da operai, dando così vita ad un esercito segreto all'interno
dell' esercito regolare.

L&JL '
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5\11

A riprova dello spirito del tempo, il Gen. George S. Patton, che


aveva pian piano radunato i nazisti nella sua zona della III Armata,
faceva pressioni affinché molte delle migliori divisioni delle S.S
Waffen potessero essere aggregate al suo esercito, così da poterIe
"guidare contro i Rossi".
In campi speciali, le reclute venivano addestrate da ex istruttori
delle S.S. Waffen, e da istruttori americani, per combattimenti a

ia
mani nude e all' ann a bianca, per comunicazioni radio e
paracadutismo, e per tutto ciò che necessitava come requisito per

or
operare al di là delle linee nemiche. Con l' aiuto di Gehelen, i
Bielorussi avevano letteralmente preso il controllo dei campi D.P,

em
nei quali erano stati dislocati. A Pullach, la rete delle S.S dei
Bielorussi era ora diventata un gruppo di "analisti di ricerca".
A questo punto, Gehelen era riuscito a reclutare la maggior
M
parte dello staff originale degli squadroni della morte della
Einsatzguppen.
Wisner desiderava addestrare le migliori forze speciali,
lla

compreso il gruppo dei migliori agenti dell' Intelligence nazista,


negli U.S.A. Ciò per tenere le operazioni lontano dagli occhi degli
agenti sovietici e da quelli degli agenti dei Servizi Segreti rivali.
de

Escogitò pertanto un piano molto sottile: avvalendosi della sua


copertura di deputato assistente del Segretariato di Stato nei Paesi
occupati, Wisner riuscì a piazzare i propri agenti negli uffici chiave
del dipartimento adibito alla concessione dei visti sui documenti.
a

Grazie alla C.LC che in Germania riforniva false identità, da


as

cittadini esemplari, Wisner fu in grado di far emigrare molti nazisti,


criminali di guerra compresi, tanti quanti riteneva essere necessari,
per essere addestrati al terrorismo, in una base segreta, specialmente
C

attrezzata in Virginia, vicino a Williamsburg, e a Fort Bragg nel


nord Carolina, per i paracadutisti.
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5\12

Nell'estate del 1948, il Congresso approvò il "Displaced


Persons Act" che permetteva l'immigrazione in America di circa
400.000 rifugiati, ma proibiva in maniera esplicita tale possibilità ai
criminali di guerra. Truman era allora sicuro che nessuno ufficio
americano avrebbe mai potuto permettere di far arrivare nel Paese
qualche nazista o traditore o criminale di guerra. Wisner invece,
imperturbabile, facendosi forte della sua posizione all'interno del

ia
Dipartimento, spalleggiato da George Kennan, fece entrare nel
Paese, tra il '48 e il ' 50, tutti i leader nazisti dei regimi fantoccio

or
responsabili di crimini di guerra. Gli erano necessari, e per far
questo coinvolse migliaia di cittadini incolpevoli.

em
Per quel che riguardava i finanziamenti, Wisner non aveva
problemi. Come racconta Tom Braden, ufficiale senior delle
operazioni nei primi anni '50, l'Ufficio di Coordinamento Politico
M
"non doveva mai rendere conto del denaro che spendeva, tranne che
al Presidente, nel caso in cui egli avesse voluto conoscere nel
dettaglio l'ammontare della spesa. Altrimenti le spese non solo erano
lla

incontestabili ma non erano nemmeno documentate, e non vi era


quindi alcun modo per operare dei controlli .1O.P.C poteva
assumere tutto il personale che voleva poteva fare tutto ciò che
de

voleva. ... reclutare eserciti o comprare banche. Non c'era


semplicemente alcun limite al numero di persone che si poteva
assumere, né limite alcuno alle attività che si potevano intraprendere,
qualora fossero state necessarie alla conduzione della guerra segreta.
a

Si trattava di una multinazionale. Forse è stata anche una delle


as

prime". Con soltanto 302 agenti in 5 compartimenti ed un budget di


4,7 milioni di dollari, nel '49 e fino a tutto il '52, dopo lo scoppio
della guerra in Corea e l' acquisizione della bomba atomica da parte
C

russa, l'O.P.C era cresciuta fino ad avere 4.000 agenti dislocati in 47


compartimenti, con un bilancio di 82 milioni di dollari. Il Gen.
Bedell Smith, nominato nel 1952 direttore del Central Intelligence,
da Truman, aveva a quel punto abilmente fuso l'O.P.C e l'O.S.O, nel
"Directorate of Plans", gestito da Allen Dulles, dando via libera a
Wisner, e ai suoi sbrigativi nazisti, contro i Sovietici.

Á~'
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5\13

Come collegio di esperti per l'Europa orientale, lo staff di


Wisner contattò i dirigenti di quattro ministeri nazisti che avevano
gestito i collaborazionisti in quell'area, durante la guerra.
Inclusero criminali di guerra come Gustav Hilgher, un
diplomatico del Ministero Affari Esteri nazista, protetto da Kennan,
che aveva lavorato, in qualità di esperto per la Russia, a fianco di
Hitler nella stesura del piano Barbarossa. Per gestire il reclutamento e

ia
l'addestramento delle "forze speciali" di Wisner, Gehelen suggerì il
nome del dotto Franz Six. Nel1940 Six, un ex professore di Berlino

or
in scienze politiche, aveva capeggiato un Einsatzcommando, le
formazioni mobili speciali con il compito di liquidare ufficiali

em
comunisti, partigiani ed Ebrei, sul fronte orientale. Quattro Einsatz~
gruppen, provvisti di liste tratte dagli archivi dei servizi segreti
sovietici, da uomini di fiducia di Geheten, furono responsabili della
M
morte di due milioni di Ebrei, commettendo atrocità tali da nauseare
persino i tedeschi stessi.
Con poche eccezioni, i comandanti delle Einsatzgruppen erano
lla

stati tutti condannati a morte, ma molti di essi, come Six, vennero


salvati e messi a disposizione dell'Intelligence alleata. Furono
esercitate forti pressioni per commutare la condanna a morte di Six,
de

in 22 anni di prigione. Dopo un certo periodo di detenzione, fu


amnistiato dal Gen. Clay. In breve, Six si trovò al fianco di Gehelen,
per ingaggiare altri nazisti e collaborazionisti.
a
as
C

~~,
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5\14

Gehelen aveva dichiarato di aver lasciato in territorio russo un


gigantesco apparato sotterraneo, in ogni grande città, in previsione
di una rivoluzione anticomunista. Wisner, che gli aveva creduto, era
determinato a rivitalizzare tali presunte forze di resistenza, facendo
entrare di nascosto in U.R.S.S, gli ex collaborazionisti dei nazisti.
Agenti di lingua russa provenienti dall'Ucraina, Bielorussia e dai
Paesi Baltici, addestrati nei centri della e.LA, furono fatti infiltrare

ia
attraverso tutte le frontiere, terrestri, di mare, e d'aria; dai Paesi
Scandinavi, dalla Germania federale, la Grecia, la Turchia, l'Iran e

or
il Giappone, allo scopo di formare bande armate segrete e
raccogliere informazioni di interesse militare.

em
Incoraggiato dall'acquisizione, attraverso Gehelen, dei
documenti dei Servizi Segreti nazisti, riguardanti le operazioni
contro l'U.R.S.S, incluso le tecniche di falsificazione di documenti
M
di identificazione, l'O.p.e intraprese le operazioni con grande
fiducia. Ma il successo fu minimo. In pratica tutte le operazioni
dell' Agenzia, in Russia e nel blocco orientale, furono smascherate
lla

ed i suoi agenti condannati a morte. I nazisti di Wisner non


.

trovarono alcuna rete sotterranea, e che pochissimi complici su cui


contare. Velocemente, senza alcun frutto, essi furono terribilmente
de

eliminati.
La p~ggiore operazione di Wisner fu forse la devastante "Win",
con la quale un imprecisato numero di agenti venne fatto infiltrare
a

in Polonia. Dopo poche settimane, una ventina di loro, inviava


informazioni e richiedeva sempre più denaro, dichiarando di avere
as

500 sostenitori attivi, 20.000 parzialmente attivi, ed altri 100.000


che sarebbero stati pronti nell' eventualità di una guerra. Ma ci fu
qualcosa che Wisner mancò di apprezzare. Sin dal 1947, le forze di
C

sicurezza polacche si erano infiltrate nella "Win", acquisito la


complicità dei suoi leader. I doppi agenti di Wisner divennero tripli
agenti del K.G.B. . Nel1952 i comunisti avevano ormai convertito
a loro favore l'intera operazione polacca, poiché si erano
impadroniti di tutti i contatti anticomunisti con l'Occidente.

~~-
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5\15

Come illustrato da Mark Aarons e John Loftus in "Ratlines",


decine di milioni di dollari vennero spesi, nel vano tentativo di
combattere i comunisti dall'interno, poiché "una dopo l'altra, le
forze sotterranee di Wisner furono eliminate e con loro, gli
innocenti cittadini che con esse avevano collaborato."
Ma la follia continuò. Con Eisenhover alla Casa Bianca, il suo

ia
Segretario di Stato, John Foster Dulles, fu lasciato libero di
esercitare la sua bellicosa politica del rischio calcolato, mentre al

or
fratello più giovane, Allen, fu consentito di soddisfare la sua
nevrotica passione per le azioni segrete. Sotto lo sguardo vigile e
cupo del Vice Presidente Nixon, Wisner, lo stratega della guerra

em
fredda del Presidente, fu incoraggiato a continuare nello
addestramento degli agenti dissidenti del blocco comunista per "fare
arretrare i Sovietici". Nixon fu accompagnato da Wisner in persona
M
nel suo centro di addestramento delle "forze speciali" in Virginia.
Ma visto il continuo e miserevoie fallimento di tali operazioni,
a tutto il 1954, cessarono i lanci di paracadutisti muniti di radio
lla

ricetrasmittenti. N eppure nella Cina comunista, l'Agenzia riuscì a


far meglio, ed i dirigenti cinesi, anche a fmi propagandistici,
pretesero l' esecuzione di 106 spie americane e cinesi, che erano
de

state paracadutate nel loro territorio, tra il '51 e il ' 54, nonché la
condanna al carcere di altre 124. In Albania, 500 neofascisti,
reclutati tramite Brennan, addestrati in Grecia ed inviati oltre
confine da Wisner, con l'obiettivo dichiarato di destituire il dittatore
a

comunista Envere Hoxha, vennero trucidati: i comunisti ..grazie alle


as

rivelazioni di Kim Philby.. li stavano aspettando al varco.


C

L~~
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5\16

La folle mania di riciclare nazisti per presunti fmi democratici,


è raccontata da Christopher Simpson nel suo chiaro e rivelatorio
"Blow Back". Era noto che le informazioni di guerra sui Sovietici
erano state ottenute principalmente in due modi: attraverso
interrogatori, torture e facendo morire di fame circa 40.000
prigionieri di guerra, nonché tramite una rete di agenti filotedeschi ,
in territorio sovietico, chiamata Max, in codice. La rete Max era

ia
ancora in grado di operare nel dopoguerra; questo fu il contributo
principale fornito da Gehelen alla C.I.A. . Le relazioni e le analisi di

or
Gehelen ~scrive Christopher Simpson~ furono riportate
integralmente su carta intestata dell'Agenzia, e presentate alla Casa

em
Bianca come resoconti informativi, senza aggiunte. Questo
rappresentava tutto ciò di cui il Presidente riusciva ad essere
informato sull'Unione Sovietica e sull 'Europa dell'est. In effetti
M
Eisenhower, con Dulles come Segretario di Stato, ebbe unicamente
Gehelen come fonte informativa dalla Germania.
Per sopravvivere, Gehelen e i suoi criminali di guerra
lla

camuffati, dovevano presentare la minaccia sovietica, nella maniera


più critica possibile: significava poter continuare il loro lavoro,
incassare più soldi con cui perpetuare l'inganno.
de

Gehelen passò una gran mole di false informazioni sulle mosse


sovietiche, che vennero considerate attendibili, esasperando così la
paranoia americana contro il Comunismo e l'U.R.S.S. Simpson
a

afferma che la stessa assunzione di Gehelen rappresentò una


sostanziale escalation della guerra fredda, tale da minare alla base le
as

scarse speranze di pace e cooperazione Est..Qvest, negli anni


crociali 1945..1948.
Con i Repubblicani al potere, la fiducia in Gehelen continuò.
C

Ma fu tutto denaro buttato, considerato lo sviluppo degli eventi.


Secondo Victor Marchetti, già capo analista dell'Agenzia,
addetto allo studio delle potenzialità militari sovietiche,
"l' organizzazione di Gehelen non riuscì a fornire alcun contributo
alla comprensione, o aiuto per l' adeguata valutazione della sostanza
militare e politica dei Sovietici nell 'Europa dell' est e altrove".

~~~
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5\17

Secondo Arthur Macy Cox l' organizzazione di Gehelen,


che era la fonte primaria di Intelligence, sosteneva che "i Sovietici
stavano per aggredire la Germania. .. .. .. un mucchio di sciocchezze
allora, come Io sono ancora oggi."
Il professore John Lucas, nel suo Foreign Affairs, concluse che
Stalin non aveva alcuna intenzione di invadere l'Europa occidentale,
e prestava anche poca attenzione ai pur potenti partiti comunisti

ia
francesi ed italiani.
Ma all'Agenzia Gehelen piaceva, "perché riferiva quello che si

or
aspettavano di sentire". Con il popolo americano riluttante a
finanziare il settore militare, a meno che non si fosse di fronte ad

em
una reale aggressione, Gehelen era di essenziale importanza.
"Davamo sempre molto peso ai suoi rapporti e li passavamo,
così come erano, a tutti gli altri, al Pentagono, alla Casa Bianca, ai
M
giornali. Anche a questi piacevano. Ma si trattava solo di
spazzatura sullo spauracchio sovietico: procurò molti danni al
nostro Paese".
lla

Così Marchetti sintetizzò la situazione: " assumere Gehelen è


stato solo una perdita di tempo, di denaro e di fatica; a parte il fatto
che forse aveva anche un certo costo per il controspionaggio, visto
de

che praticamente tutti, nella sua organizzazione, tenevano i piedi in


due staffe, una sovietica ed una americana."
In quale grave misura, Gehe1en fosse stato coinvolto nel doppio
a

gioco, non si è saputo per un decennio, fino a quando non si scoprì


che Heins Felfe, il suo dirigente di controspionaggio, era anche un
as

agente sovietico. Non esisteva segreto in tutti gli archivi della


N.A.T.O ~rivela John Loftus, nel suo "Belarus Secret"~ a cui Felfe
non avesse avuto accesso, compresi i piani operativi di Wisner.
C

Il risultato fu la distruzione di centinaia di reti di agenti,


organizzate da Wisner.

~~~
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5\18

Quaranta anni dopo venne alla luce anche il fatto impensabile


che perfmo durante la guerra, le informazioni che Gehelen era
riuscito ad ottenere, da dietro le linee sovietiche, tramite la rete
Max, in realtà erano state fornite dai sovietici stessi. Visto che la
rete Max aveva rappresentato il maggior contributo fornito da
Gehelen alla C.LA, le false informazioni sovietiche avrebbero
depistato, per un intera generazione, Dulles, Wisner, e Angleton,

ia
durante tutto il corso della loro carriera; il tutto fu brillantemente
orchestrato dal Gen. Torkul, un agente sovietico del K.G.B, le cui

or
operazioni segrete riscossero più successo di quelle di Kim Philby.
Prima di lasciare il suo posto di capo delle operazioni segrete

em
della C.LA, Wisner, scrive John Loftus, deve essersi reso conto di
quanto fosse stato profondamente tradito dai suoi protetti nazisti. Ad
ogni modo, per imbarazzo o per rabbia, egli non informò i suoi
M
successori. E Dulles, preoccupato che la rivelazione della
infiltrazione sovietica nella rete nazista, potesse rovinare la carriera
politica di Nixon, si tenne il segreto.
lla

Le peggiori conseguenze di questo trastullarsi con i nazisti ed i


loro collaboratori, dovevano sfortunatamente ricadere, non solo su
l'estero, ma anche in casa, negli Stati Uniti.
de

Come premio per aver investigato sui Sovietici, a migliaia di


collaboratori nazisti di Wisner, e alle loro famiglie, fu concesso di
trasferirsi in America, compresi i peggiori criminali di guerra
Ucraini ed Ustasci. Tutto ciò viene descritto, con grotteschi dettagli,
a

da Loftus e Simpson, sulla base dei documenti recentemente


as

svincolati dalla segretezza.


C

~~~
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5\19

Decine di migliaia di nazisti e di loro collaboratori furono


aiutati anche dalla Chiesa cattolica a fuggire, via Roma e Genova,
nell' America centrale e del sud, dove la Chiesa poteva fare pressioni
sui regimi di destra, per farli accettare. Il macellaio Pavelic,
assistito nella sua fuga in Argentina da Padre Krunoslav
Draganovic, attraverso le strutture del Vaticano, si trasformò in
consigliere per la sicurezza di Peron, e fu in contatto ..raccontano

ia
Loftus e Simpson.. "con quasi l'intero governo, dirigenti statali,
ufficiali dell'esercito e della polizia, molti dei quali erano criminali

or
di guerra ricercati".
Grazie agli sforzi personali di Papa Pio XII, l'intera Divisione

em
della S.S Waffen ucraina, all'incirca 11.000 uomini, più le loro
famiglie, fu recuperata alla sopravvivenza e sostegno del mito
nazista. Wisner, che usò le strutture del Vaticano come uno dei
M
percorsi occulti per l'immigrazione, col nome in codice di
"Operazione sangue di pietra", fece salpare da Bremerhaven alla
volta degli Stati Uniti i suoi neo arruolati, sopravvissuti alla guerra,
lla

ed i loro famigliari, in navi militari adibite appositamente al


trasporto passeggeri.
CosÌ, circa 10.000 criminali nazisti furono fatti infiltrare negli
de

Stati Uniti, e, una volta all'interno del Paese, fu difficoltosa anche la


loro localizzazione, visto che dovevano firmare registri una sola
volta l'anno. Ci si assicurò anche che una speciale normativa
a

riducesse l' obbligo di residenza, già stabilito in cinque anni, per tutti
coloro che erano stati impiegati all' estero negli "Istituti di Ricerca
as

Americani"! .
Come mette in evidenza Simpson, le operazioni clandestine che
impiegarono i nazisti non produssero mai i risultati programmati,
C

contribuirono invece a rafforzare alcuni dei più reazionari


orientamenti della vita politica americana. Queste tossine estranee
non furono innocuamente metabolizzate dall'organismo americano:
gli immigrati restarono dei fanatici nazifascisti che, come sostiene
Loftus, disprezzavano ugualmente sia la democrazia americana che
il comunismo sovietico. Così, le cellule cancerose filonaziste si
diffusero liberamente nel corpo politico della nazione, come una
metastasi.

~&J~
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5a\1
CAPITOLO 5a
Gli amici di Reza Shah Pahlavi

Visto che l'Unione Sovietica e la Repubblica Popolare cinese


~nonostante tutte le diavolerie che Wisner era riuscito a mettere in
campo~ erano ancora stabilmente in piedi, l' Agenzia, ancora
tenacemente dipendente dalla droga dei maneggi sotterranei, si
adeguò al più semplice compito di imporre regimi anticomunisti a

ia
Paesi meno recalcitranti, in lontane aree di influenza statunitense,
che venivano considerate, o meglio che l'Agenzia considerava,

or
tendenzialmente attratte dall' area comunista.
L 'Occidente, secondo Allen Dulles, doveva imparare a

em
sconfiggere il Comunismo usando gli stessi "sporchi trucchi". Per
proteggersi quindi, il mondo libero avrebbe dovuto far propri i
metodi terroristici delle Brigate Nere di Mussolini. Come diceva
M
Dulles: "dobbiamo combattere il fuoco con il fuoco".
Joseph Smith dette le dimissioni dalla C.LA, disgustato dopo 20
anni di sporchi giochi, quando capì che provare a sconfiggere i
lla

comunisti con questi metodi, equivaleva ad alimentare una


controreazione e ritrovarsi inevitabilmente di tronte ad un
atteggiamento ancora più intransigente.
de

David Wise, co~autore con Thomas B. Ross di uno dei primi e


migliori trattati sull'Agenzia, "Il governo invisibile", commenta così
quei metodi, senza peli sulla lingua: "è difficile trovare una qualsiasi
base etica o legale per tali operazioni che appaiono, nei migliori dei
a

casi, di dubbia costituzionalità. Nessuno ha mai dato mandato agli


as

U.S.A di intervenire negli affari interni di altre nazioni. Tali


operazioni rappresentano una flagrante violazione della Carta
dell'O.N.U. . Si può ben immaginare quale reazione si scatenerebbe
C

nel nostro Paese, se un servizio segreto straniero provasse a


provocare una invasione della Florida; spendesse milioni di dollari
per sostenere un candidato presidenziale o congressuale,
influenzando l' esito delle nostre elezioni; tentasse di rovesciare il
Presidente con un colpo di stato",

L[¡.
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5a\2

Proprio ciò che stava facendo l'Agenzia in più di quaranta stati


sovrani, con i quali eravamo in rapporti pacifici, con cui non
avevamo alcun contenzioso e che non ci avevano mai arrecato alcun
danno. La verità è che tutto questo intrallazzare sotterraneo era
perseguito solo nell'interesse di grandi gruppi privati, e sempre a
spese del contribuente. I costi furono enormi; i soldi buttati, tanti. E
raramente erano stati approvati e stanziati pubblicamente.

ia
Una delle prime operazioni vide coinvolto l'Iran, con
conseguenze che la comunità internazionale ancora oggi sconta. I

or
guai ebbero inizio nell'estate del 1951 e riguardavano il petrolio.
Lo Shah, Mohammed Reza Pahlavi aveva esercitato pressione

em
d' ordine economico sul suo primo ministro, il settantenne dotto
Mohammed Mossadegh; questo provvide allora all' esproprio e alla
nazionalizzazione delle azioni della Compagnia petrolifera Anglo~
M
iraniana. A quel punto, le grandi compagnie petrolifere americane,
fermamente decise a non lasciarsi sfuggire l' occasione di penetrare
nella ricchissima area, si dettero da fare per inserire alcuni loro
lla

fidati rappresentanti nel Consiglio di Sicurezza Nazionale, per


indurre la.C.LA ad orchestrare imbrogli tali da costringere lo Shah a
licenziare il suo primo ministro, agitando il solito spauracchio del
de

comunismo.
Mossadegh, leader carismatico, sprezzantemente descritto
dall' Assistente del Segretario di Stato, Dean Acheson, come
"piccolo e rinsecchito, senza un capello sulla testa liscia, come una
a

palla da biliardo, un viso magro corredato da un lungo naso adunco,


as

affiancato da due occhi luccicanti come bottoni", fu accusato di aver


favorito il partito comunista ¡raniano, il Tudeh, per il quale, al
contrario, non provava alcuna simpatia, visto che era un genuino
C

liberale. Aveva anzi preso più volte decise posizioni anti..Tudeh,


quando quel partito aveva cercato di favorire talune ambiziose mire
sovietiche sull'Iran.

~~-
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5a\3

L' autore iraniano Sepehr Zabih mette in evidenza, nel suo


saggio "The Mossadegh Era", come fossero stati usati contro di lui,
per farlo apparire come un filosovietico, sia la sua convinta politica
di non allineamento, che il suo rifiuto, su basi costituzionali, di
mettere fuori legge un partito politico, solo per fare un favore agli
U.S.A. Se, in un primo momento, aveva infatti ricevuto un qualche
appoggio dal Tudeh, in un secondo tempo, questo gli si era

ia
schierato contro. Pertanto erano prive di fondamento le accuse di
filocomunismo riversate su di lui, quando non volle soddisfare le

or
"avversioni" espressegli dall'ambasciata U.S.A. In effetti, sostiene
Zabih, il movimento politico di Mossadegh, nonostante fosse giunto

em
al potere su una spinta di matrice nazionalistica, con toni
spiccatamente xenofobi, era fondamentalmente liberale,
costituzionale e riformista. Il partito era orientato, sul piano interno,
M
a ridurre l' autorità dello Shah, e la sua xenofobia era più diretta
verso i vecchi invasori che avevano spaccato il Paese, la Gran
Bretagna e la Russia, piuttosto che verso i lontani e ben voluti Stati
lla

Uniti d' America. Anche quando i Britannici, per ritorsione,


applicarono l' embargo sugli acquisti di petrolio dall'Iran,
Mossadegh e il suo Ministro degli Esteri, Hossein Fatemi,
de

limitarono la loro reazione a riorganizzare l' economia iraniana, sulla


base dei previsti minori introiti dell'industria petrolifera.
Ma gli U.S.A, o meglio le sue compagnie petrolifere avevano
a

altre idee. Con l'intento di negoziare un accordo tra le parti, Truman


inviò Averell Harriman, già ambasciatore in U.R.S.S, a Teheran, in
as

compagnia del suo scaltro interprete, il Col. Vemon Dick Walters,


personaggio che diverrà noto in seguito, più per aver organizzato dei
colpi di stato, che non degli accordi diplomatici. Si aspettavano
C

un amichevole benvenuto, ma furono accolti con lanci di uova e


pietre.
Il governo britannico laburista dichiarò inaccettabili alcune
clausole della nazionalizzazione. Il 4 ottobre 1951, tutto il personale
britannico fu richiamato dalle raffinerie di Abadan, abbandonando
"il più grande affare d'oltremare del commercio britannico".

L-&J.
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5a\4

La compagnia petrolifera anglo~iraniana costituiva una delle


principali fonti di introiti, in valuta estera, per il Regno Unito, e
garantiva inoltre gran parte del fabbisogno petrolifero della Gran
Bretagna. Questa perdita, con le riserve in dollari pericolosamente
basse, significava essere costretti ad acquistare il petrolio da altri
fomitori, con pagamento in moneta pregiata, una scoraggiante
prospettiva per il partito laburista britannico, fino a quando

ia
Churchill ~il paladino dell'Impero~ tornato di nuovo al potere, con
Anthony Eden come ministro degli esteri, non si accinse a mettere

or
in campo un adeguato piano di rivincita.
I britannici che avevano scarsi fondi ed esigui spazi di manovra,

em
come quelli che erano loro garantiti dagli agenti segreti presenti in
Iran, si rivolsero allora ad uno degli agenti dell'Ufficio di
Coordinamento Politico di Frank Wisner, un giovane sulla trentina
M
che aveva operato per l'O.S.S, durante la guerra: Kermit "Kim"
Roosevelt. Era, significativamente, nipote di quel Roosevelt che si
era impadronito di Panama, con un colpo di mano sovversivo,
lla

cinquanta anni prima. Kim era abbastanza anglofilo da rischiare


volentieri di togliere le castagne dal fuoco di Mossadegh, per conto
degli inglesi. Aveva come dote, non solo il suo nome, ma anche un
de

discreto retroterra di familiarità con l'establishment orientale. Era


quindi in grado di ottenere l' appoggio non solo dei suoi superiori,
Waspy a Washington, Allen e John Foster Dulles, rispettivamente
D.C.! e Segretario di Stato di Eisenhower, ma dello stesso
a

Presidente in persona, che era formalmente illoro capo, anche se


as

molto nominalmente, tanto che Foster Dulles aveva sibilato: "non


diciamogli troppo". Tali argomenti era meglio affrontarli con
l'esperto militare e civile di Ike, il Gen. Waiter Bedell Smith, da
C

poco trasferito dall' Agenzia al Segretariato di Stato..

L~.
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5a\5

Il motivo che costrinse il giovane Roosevelt ad attendere, per


mettersi in azione, l'insediamento della squadra Eisenhower ~Nixon,
el' ascesa al potere dei fratelli Dulles, un periodo di quindici mesi
dopo l'iniziativa di Mossadegh, fu rivelato a Joseph Smith, da un suo
collega della C.LA, uno dei falchi della Agenzia: "ora la faremo
finita con quei fottuti bastardi comunisti, e ci libereremo di tutti i
rossi del Dipartimento di Stato e dintorni. Chiuderanno tutti bottega,

ia
come quel pelato figlio di puttana che, ieri notte, stava quasi per
piangere, quando ha dovuto arrendersi ad Ike" si riferiva

or
naturalmente ad Adlai Stevenson.
Aprendo il concilio segreto per approntare l'operazione AJAX, a

em
quanto riferito da Kim Roosevelt, Foster Dulles, appoggiato allo
schienale della sedia, la sigaretta tra i denti, cominciò così:
"Finalmente ora possiamo liberarci di quel matto di Mossadegh!"
sottolineò gli aspetti geo~politici dell' operazione, aggiungendo, con
M
tono didascalico: "Voi signori sapete, presumo, dove si trovi l'Iran e
cosa rappresenti. Se i Sovietici riuscissero a mettervi le mani sopra, a
lla

quel punto controllerebbero tutto il Golfo Persico. E questo è sempre


stato illata ambizioso sogno, fin dai tempi di Pietro il Grande",
Tutti compresero, anche se non fu detto esplicitamente, che
de

Foster Dulles aveva anche messo gli occhi sulle concessioni


petrolifere iraniane perse dai Britannici.
a
as
C

~~,
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5a\6

Il primo passo di Kim Roosevelt, secondo i piani preparati dal


Servizio Segreto britannico, fu quello di introdursi in Iran con il suo
pseudonimo operativo di James F. Lochridge. Una volta a Teheran,
con a disposizione un mucchio di dollari ~quasi un milione, per
l' esattezza~ con i quali comprare e corrompere a sua discrezione,
avrebbe fatto in modo di introdursi segretamente nel palazzo dello
Shah, nascosto nel cofano di una macchina, avvolto in una coperta.

ia
Durante un appuntamento segreto, in mezzo alla notte, avrebbe
offerto a Sua Maestà Imperiale ~come Roosevelt amava chiamarlo~

or
il sostegno segreto degli Stati Uniti per esonerare Mossadegh, un
leader troppo sbilanciato a favore dei Sovietici, e che concedeva

em
troppi favori al partito comunista del Tudeh. Lo Shah avrebbe
dovuto emanare due decreti reali, stilati da Roosevelt stesso e già
pronti per la firma. Con uno avrebbe licenziato Mossadegh, con
)' altro l' avrebbe rimpiazzato, come primo ministro, con il Gen.
M
Fazollah Zahedi.
Da tale strategia, saltò subito agli occhi l'orientamento
lla

dell' operazione: Zahedi era stato il duro ministro degli interni di


Mossadegh, ed era stato estromesso dall'incarico, dopo aver
soffocato nel sangue, una dimostrazione di protesta. Era stato un
de

simpatizzante nazista ed anche condannato al carcere dagli Inglesi


come collaborazionista hitleriano. Quando fu arrestato, gli Inglesi
scrissero, nel loro rapporto, di aver trovato, nella sua camera da
letto, "una collezione di armi automatiche tedesche, biancheria di
a

seta, oppio, corrispondenza con paracadutisti tedeschi operanti sulle


as

colline, ed una album fotografico con tutte le più sofisticate donnine


di Teheran" .
C

~~~
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5a\7

Per organizzare il sostegno militare al golpe, Kim Roosevelt


doveva agire in collegamento co~ alcuni colonnelli dell' esercito, già
scrupolosamente selezionati e provvisti di nome in codice. Questi
ultimi erano stati attribuiti dall' Agenzia stessa che, a questo
proposito, dette una prova del proprio senso dell 'umorismo: nomi
come "L'uomo che ride", "Musicista matto" e così via. Il S.LS
britannico aveva un consistente patrimonio di appoggi negli

ia
ambienti più influenti, dentro e fuori il governo, grazie alla
supervisione di eminenti orientalisti inglesi, quali il Col. Geoffrey

or
Wheeler e Miss Anne K. Lambton della London University. La
stessa compagnia petrolifera anglo..iraniana poteva contare, in tutto

em
il paese, su una fitta rete informativa che comprendeva anche
orientalisti del calibro del dotto Lawrence Lockhard e di Richard
Sedan. Ma dopo lo strappo di Mossadegh, i Britannici furono
M
costretti ad affidarsi ad elementi iraniani e ad altri agenti stranieri,
piuttosto che ai propri connazionali. Il contributo del S.LS ad AJAX
non sarebbe stato quello di fornire appoggi diretti, quanto quello di
lla

mettere a disposizione le proprie superiori conoscenze del paese e


della sua cultura.
Il maggiore sostegno a Roosevelt venne dal caposezione della
de

C.I.A. presso l' ambasciata, Antony Cuomo, nominalmente


segretario politico, e dai suoi due principali agenti, Reporter
Shahpour, un iraniano di fede zoroastriana, ed Ernst Peron,
fiduciario svizzero dello Shah che godeva di molto credito a
a

Palazzo. Erano questi a gestire una ampia ed articolata rete di agenti


as

iraniani, molti dei quali erano militari di grado elevato, in attività o


in pensione. Lo Shah, quando venne a conoscenza dei dettagli
dell' operazione, decise di defilarsi, trasferendosi nella sua residenza
C

estiva sul mar Caspio, insieme all'Imperatrice Soraya; agli


americani ricordò, a sostegno della sua scelta, l' analogo
comportamento tenuto dal Profeta, con l'Egira.

~ !3J.. -
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Sa\8

Roosevelt rivelò quanto goliardico fosse il livello del


complotto, descrivendo come, alla fme del suo ultimo incontro
clandestino con lo Shah, avesse ritenuto opportuno inventarsi un
messaggio di saluto del Presidente Eisenhower, diretto al "Trono del
Pavone", "visto che Ike non ne aveva mandati", usando termini che
riteneva che il Presidente avrebbe sicuramente avallato. "Vostra
Maestà, ho ricevuto proprio questa sera un cablogramma da

ia
Washington: il Presidente Eisenhower mi ha chiesto di riferirvi le
sue parole". Il messaggio era : "che Dio benedica Vostra Maestà

or
Imperiale. Se i Pahlavis ed i Roosevelt, lavorando assieme, non
riescono a risolvere questo piccolo problema, nessun altro ci

em
riuscirebbe. Io ho completa fiducia che voi avrete successo!".
"Siamo d'accordo ~aggiunse con piaggeria Roosevelt~ che il
Presidente ha fatto bene il punto della situazione." Ricorda
Roosevelt che "compiaciuti ed entrambi più fiduciosi, ci lasciammo
M
di ottimo umore". Ma i fatti non andarono come ci si aspettava: nel
giro di 12 ore, Roosevelt cominciò a sentirsi nervoso; nel giro di 36,
lla

profondamente a disagio; dopo una settimana, completamente


disperato. "Quel ciccione stronzo", come riferì ad uno dei suoi
compari, non era riuscito a recapitare i decreti per la firma, prima
de

che 10 Shah partisse per il Mar Caspio. Appena riuscì a


raggiungerlo, quelli furono fmnati, ma intanto era arrivato il fine
settimana islamico, durante il quale non era più possibile dare inizio
all' azione. Allarmato, lo Shah, la cui autorità imperiale avrebbe
a

dovuto già essere acclamata, quale pilastro per l'Occidente, si


as

rifugiò precipitosamente a Roma.


C

L~~
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5a\9

Già insospettito dalla fuga del suo re, Mossadegh ricevette il


Col. Nematollah Nassiri, capo della guardia imperiale dello Shah,
che si presentò con il decreto finalmente firmato. Data un'occhiata
al documento, Mossadegh fece immediatamente arrestare il
Colonnello. Fece poi confluire delle truppe attorno alla propria
residenza, allO 1 di Avenue Kahk, al comando del suo fidato Capo
del Personale, il Gen. Taghi Riyahi. Imposto il coprifuoco,

ia
Mossadegh parlò alla radio, denunciando che "elementi stranieri"
stavano tentando di farlo destituire. La radio di stato smise di

or
trasmettere l'inno nazionale, omise la quotidiana preghiera di
fedeltà allo Shah e fece omettere il nome del sovrano dalla preghiera

em
del mattino.
Nella confusione che ne risultò, Roosevelt, il grande
organizzatore del putsch, si ritrovò impotente, obbligato ad oziare
sul bordo della piscina del capo sezione dell'Agenzia, a bere vodka
M
e succo di limone, a fumare, a giocare a carte con i bambini, o a
backgammon con il suo ospite, "bestemmiando oscenità appropriate
lla

solo alle occasioni più disperate". Sentiva che la sua carriera si


stava avviando al disastro. Ricevette infatti un secco richiamo da
parte di Bedell Smith: "Molla tutto e squagliati".
de

Ma Mossadegh, descritto da Ackeson nervoso come un


uccellino saltellante fra i rami, finì per crollare per primo. Quando i
ribelli si presentarono, davanti alla sua casa, armati di bazooka e
decine di iraniani a lui fedeli rimasero uccisi, dichiarò che preferiva
a

essere linciato dalle bande inferocite, che rischiare una guerra civile.
as

Sgusciò dalla porta sul retro e sparì al di là della staccionata. I


ribelli, intravedendo la loro grande occasione, presero d' assalto la
stazione radio e trasmisero la notizia dell' avvenuta nomina, a primo
C

ministro, del Gen. Zahedi. Incoraggiati da una grande folla,


organizzata da agenti britannici che avevano reclutato lottatori,
giganteschi sollevatori di pesi ed altre squadre di atleti, provenienti
dai quartieri popolari, e che avevano marciato attraverso i bazaar di
Teheran, i cospiratori esibirono la loro forza con un contingente di
carri armati, guidati dal Col. Nassidy, che era stato nel frattempo
liberato.

~~~
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5a\10

Per aggiungere altra legna al fuoco di questa eterogenea


moltitudine, ecco apparire anche un Brigadiere Generale americano,
H. Norman Schwarzkopf, allora meglio noto per i suoi interventi
radiofonici a "Gang Busters", oppure per avere investigato sul
rapimento del piccolo Lindberg, nel 1932, come capo di polizia
dello stato del New Jersey. Si ripresentò a sostegno del suo vecchio
amico Zahedi, per il quale aveva riorganizzato la forza di polizia

ia
dello Shah, negli anni '40. Spinto dalla folla, un gruppo di ufficiali
andò a cercare Zahedi, che era stato nascosto da Roosevelt in una

or
casa sicura. Anch' egli aveva attraversato le strade sotto una coperta.
Irrompendo nella cantina, gli ufficiali trovarono il playboy, un

em
omone di un metro e ottantacinque, seduto in un angolo, vestito solo
della sua biancheria invernale, che teneva ben stretta una valigetta
con dentro la sua divisa da generale. Portato in trionfo sulle spalle
della folla, e trascinato fino al club degli ufficiali, il nuovo primo
M
ministro scelse i componenti del suo gabinetto da un gruppo di
vecchi commilitoni.
lla

Mossadegh, scoperto, fu messo agli arresti domiciliari, per tre


anni. Per la prima volta nella storia, fu consentito ad un consorzio di
compagnie petrolifere americane, ~Gul:f,Exson, Mobil, Texaco~ di
de

partecipare con una quota del 40% alle risorse petrolifere dello Stato
iraniano, pari a quella della Compagnia Anglo~Iraniana. *(nota)
A Teheran, per proteggere questo bottino, James Jesus
Angleton fece trasferire i suoi amici dei servizi segreti del Massad,
a

per creare la Savak, una organizzazione iraniana' di Intelligence, che


as

passerà alla storia come una delle più crudeli ed oppresive, una vera
multinazionale, visto che era un ibrido di varie nazionalità,
dominata dagli Americani e dai loro soldi.
C

*(nota) per il resto, la Royal Shell olandese aveva il 14%; e la


francese il 6%.

L&J,~
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5a\11

Gli esponenti più spietati e decisi della Savak, dovevano


promuovere una eventuale rivolta; fmiranno poi per far piombare il
Paese dalla padella dei Palahis, alla brace degli Aytollahs. Nel
regime imposto dan' Agenzia, ogni richiesta di limitare l' autorità
costituzionale dello Shah, fu abbandonata; il programma politico era
semplicemente quello di starsene tranquilli; fmo a che non scoppiò
la rivoluzione degli anni '70, che, con i suoi eccessi radicali,

ia
avrebbe potuto benissimo essere evitata. In quell' occasione, proprio
vicino alla fme, lo Shah si rivolse, in cerca di appoggio, ai

or
sostenitori di Mossadegh: ma era ormai troppo tardi. Invece di un
equo accordo di sfruttamento delle risorse petrolifere iraniane, gli

em
Stati Uniti preferirono imporre a quel Paese un regime che fu
esecrato fin daB' inizio, costringendoci ad ereditare non solo
Khoumeni, ma anche e soprattutto l'inimicizia del popolo iraniano.
M
Sebbene il contribuente statunitense avesse versato una somma pari
a 1,3 miliardi di dollari, per l'Iran, tra 52 e 64, ben poco fu fatto per
.
alleviare la povertà delle masse. La maggior parte dei quattrini finì
lla

nelle mani di una burocrazia irrimediabilmente corrotta. Un


rapporto del "House Commitee", riguardo le operazioni governative
del 1957, affermò che l'aiuto americano all'Iran, era stato così mal
de

gestito che "ora è impossibile ~per quanto accuratamente si possa


investigare~ dire che fine abbiano fatto quei fondi.
Shapour Reporter della Intelligence britannica, che fu nominato
Sir dalla regina Elisabetta II, per il successo dell' AJAX, divenne il
a

maggior referente per le aziende e le industrie militari britanniche


as

che facevano affari con l'Iran, in particolare i fabbricanti di carri


armati "Chieftain" e di missili "Rapier". Due anni prima della
rivoluzione, fu processato da una corte britannica, "per
C

appropriazione indebita" di grandi somme di denaro, per


"commissioni". Non sorprese nessuno che fosse poi dichiarato "non
colpevole", per mancanza di concreta evidenza di reato.

"Il male si sparge per il mondo, preda di mali più grandi


dove l'opulenza si accumula e gli uomini imputridiscono"

~~~
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5a\12

Mentre l'Iran con poche o nessuna riforma sociale ed


economica, continùava ad alimentare comunismo, fondamentalismo,
e OPEC, John Foster Dulles continuava a rimanere estraneo a
qualsiasi senso etico.
"Dondolandosi sulla sedia, con un ghigno volpino" ~così la scena
viene descritta da Kim Roosevelt~ consegnò a Kermit una
onorificenza al merito per la Sicurezza Nazionale, e in più gli offrì di

ia
guidare la prossima grande avventura dell'Agenzia, il golpe
guatemalteco, già in gestazione, per recuperare gli ettari di terra che

or
la United Fruit Company aveva perso, a causa della riforma terriera.
Kim doveva muoversi, adeguatamente al suo nome, dalle "notti

em
d' Arabia" a "O. Henry". Onestamente cosciente di quanto fossero
stati occasionali i suoi successi in Iran, egli declinò il nuovo incarico,
ammonendo sui pericoli insiti in tali pericolose avventure, che non
M
avevano adeguata preparazione. Successivamente, quando si unì
alla corporazione del petrolio del Golfo, come direttore della
relazioni inter~govemative, dette questo resoconto finale della sua
lla

attività: '~Ho dato le dimissioni dalla C.LA, prima del disastro della
Baia dei Porci, che ha clamorosamente dato ragione a quel mio
monito".
de
a
as
C

~~~
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6\1

CAPITOLO 6
Il golpe in Guatemala

ILLEGGIBILE

ia
or
em
M
lla
de
a
as
C

cL iJvL
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6\2

Nel 1956, quando Kim Roosevelt rifiutò l'offerta di Dulles, il


Paese era guidato da Jacobo Arbenz Guzman, figlio di un emigrato
svizzero che si era congedato daU'esercito, per diventare farmacista.
Arbenz era da poco salito al potere, succedendo al Presidente Juan
Josè Arevalo, un socialista dichiaratamente anti~americano. Appena
in carica, si era trovato davanti alla questione dei braccianti delle
piantagioni di caffè che reclamavano il raddoppio del loro salario

ia
minimo, che era di quaranta centesimi al giorno, nonché quella dei più
sindacalizzati lavoratori delle piantagioni di banane, che reclamavano

or
un salario giorna1iero di un dollaro e 63 cent.
Pienamente consapevole che fosse essenziale, anche per il
mantenimento dell' ordine pubblico, cominciare a metter mano a

em
qualche riforma sociale, Arbenz fece approvare una riforma terriera
e condizioni di lavoro meno pesanti per i braccianti agricoli. Ciò
costrinse anche la United Fruit, come datare di lavoro, a migliorare
M
le misere condizioni di vita dei contadini. Nello stesso tempo,
commise anche l'errore di espropriare 200.000 acri di terreno
incolto, di proprietà deUa United Fruit, acquistati anni prima per un
lla

tozzo di pane; il risarcimento offerto era di valore pari a quello


dichiarato all'acquisto, che era stato addirittura inferiore a quello
reale, per ragioni di tasse. Fu come un drappo rosso agitato sotto
de

il naso dei fratelli Dulles, legati a filo doppio aU'azienda


multinazionale. Non ebbero difficoltà a convincere Eisenhower che
era necessario ripristinare lo "status qua ante", e che questo scopo
a

poteva essere raggiunto con un modesto intervento mascherato della


C.LA. Ben venti milioni di dollari, tasse pagate dal contribuente,
as

furono stanziati per questa avventura che, ancora una volta, vantava
la paternità del Sottosegretario di Stato, Walter Bedell Smith.
C

Quando Eisenhower chiese di conoscere il programma, Dulles


gli illustrò il suo piano. Scrisse David Philips, incaricato allora di
promuovere trasmissioni clandestine anti~Arbenz: "era una calda
notte d' estate. Bevemmo tè freddo seduti attorno ad un tavolinetto,
nel giardino posteriore della casa di Dulles, a Georgetown. Si
distingueva, attraverso gli alberi, il fascio di luce che illuminava il
monumento a G. Washington , finalmente Brad iniziò
l' esposizione del suo piano. Quando ebbe concluso, Allen Dulles
commentò: "non avevo mai sentito tante stronzate in vita mia!"

LßJ~
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6\3

Il bello è, che il piano fu approvato. Fu promosso un accanito


battage propagandistico, attraverso una radio clandestina
dell 'Honduras, sotto la direzione del ragazzaccio della C.LA,
Howard Hunt; la D.S.LS, come poi stato ammesso dal suo direttore
dell' epoca, si mise rapidamente in moto per far pubblicare articoli
diffamatori sui giornali latino..americani, nei quali, molti importanti
dirigenti guatemaltechi, incluso Arbenz stesso, venivano

ia
apertamente defmiti comunisti. L' A.LD si era rifiutato di vendere
armi al Guatemala; quando Arbenz commissionò una partita di

or
armamenti alla Cecoslovacchia, che avrebbe dovuto arrivare su una
nave svedese, fu inviata segretamente una nave della marina

em
statunitense, per intercettare e fermare navi "sospette", dirette in
Guatemala. Questa mossa incauta, attribuita a Dulles da Robert
Murphy, allora assistente Segretario di Stato, fu un atto di pirateria
tale che avrebbe "fatto rivoltare nella tomba l'Ammiraglio Von
M
Tirptz" .
Tanto bastò alla C.LA comunque per entrare in azione.
L' operazione fu affidata alle mani esperte di Frank Wisner. Wisner
lla

trovò il sostituto di Kim Roosevelt nella persona di Jahn Emil


Peurofoy, soprannominato "sorridente Jack", un provinciale, nato a
de

Walterbora, Sud Carolina; il suo aspetto stile "vecchio sud" e le sue


maniere affettate mascheravano appena una ferocia da brivido.
Appena rientrato dal tour come rappresentante diplomatico per
la Grecia, dove si era macchiato di sangue nella guerra civile,
a

agendo neIl' ombra, Peurifoy era rimasto senza occupazione. Una


as

spiacevole retrocessione per un uomo che aveva appena fatto una


dura salita. Dopo aver lasciato (o essere stato espulso da) West
Point, aveva avuto dei momenti difficili, durante il periodo della
C

Depressione. Aveva lavorato come cassiere nel ristorante Child a


New York; come ragazzo d'ascensore al Congresso; come
giardiniere ai Giardini Botanici di Washington. Tutti questi lavori,
prima di approdare al Servizio Estero. Con tale misero retroterra e
con poche prospettive, senza conoscere una parola di spagnolo, e
avere la minima conoscenza del Paese, Peurifoy accettò ora l' offerta
di Wisner. Fu praticamente uno scherzo riuscire a destinado
all' ambasciata in Guatemala, visto il rapporto di simbiosi tra Stato e
Agenzia.

LL~
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6\4

Wise e Ross riportano che la mattina del 18 gIUgnO 1954,


l'ambasciatore Peurifoy, che aveva sostituito, in maniera così
inopinata, l' affabile Rudolf Schoenfeld, buon amico di Arbenz,
rivolto al suo personale d' ambasciata, proclamasse con spavalderia:
"bene ragazzi, domani a quest' ora, staremo già ballando al nostro
party!".
Si riferiva naturalmente agli attesi risultati del colpo di stato,

ia
targato C.LA; riteneva che avrebbe conseguito un pieno successo
nel giro di 24 ore. Ma il complotto, come in Iran, andò incontro a

or
dei problemi, e quel party dovette essere rimandato.
Il personaggio sul quale l'Agenzia contava, per mandare in porto

em
il golpe, era stato un compagno di corso di Arbenz, all' Accademia
militare del Guatemala, il Col. Carlos Castillo Armas, un ufficiale
tutto d 'un pezzo, dall' aria ascetica. Era riuscito a tirarsi fuori di
M
prigione, dove era stato sbattuto da Arbenz, per aver già tentato un
putsch. Grazie ai due anni trascorsi a Fort Leavenworth, nel Kansas,
in una scuola di preparazione per comandanti militari e personale
lla

dirigenziale, Castillo Armas era considerato dall'Agenzia come


1'uomo "ad hoc" per i propri disegni.
Appena prima dell'alba del 18 giugno, alcuni vecchi
de

bombardieri Thunderbolt P..47, pilotati da personale statunitense,


dipendente dall'Agenzia, colpirono la città portuale, sul Pacifico, di
San Josè. Un altro aereo inondò Città del Guatemala di volantini
propagandistici anti..Arbenz. Era pilotato da Jerry Fred Delarm, di
a

San Francisco, un ometto magro e audace oosoprannominato"Faccia


as

di falco".. Rosebinda, in codice, che si nascondeva sotto i panni di


un venditore di autovetture Chevrolet, a Managua.
In poche ore, Castillo Armas attraversò il confine tra Honduras
C

e Guatemala, a bordo di una malandata station..wagon, alla testa di


150 mercenari della C.LA, in direzione di Esquipulas. Sei miglia al
di là della frontiera, giunsero di fronte al più importante santuario
del Paese, la chiesa del Cristo Nero; qui dovevano serrare le fila, per
la marcia trionfale verso Guatemala City, a bombardamenti ultimati.
All' ora prefissata, "Rosebinda" bombardò e mitragliò la capitale,
facendo guadagnare ai suoi P..47 il soprannome di "Los Solfatos", "I
Purganti", in spagnolo.

LßJ~
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6\5

A questo punto cominciarono i guai. Dopo aver nuovamente


danneggiato le importanti, e certamente inoffensive, rovine degli
antichi monumenti Maya a Coban, due aerei statunitensi furono
colpiti e costretti ad atterraggi di fortuna a Tapachula, in Messico.
Arbenz sfruttò l' accaduto per rafforzare la propria posizione e
richiedere l'aiuto internazionale. Henry Cabot Lodge, un'altra
acqua cheta al Servizio delle multinazionali, in veste di

ia
ambasciatore alle Nazioni Unite, posizione rischiosa ma
inattaccabile, si affrettò a smentire seccamente qualsiasi

or
coinvolgimento statunitense "nell'invasione. Come spiegò Stephen
Schleisinger, in "The Nation": "Ci si avvalse della posizione di

em
forza degli Stati Uniti, in seno alle Nazioni Unite, per impedire che
Francia e Gran Bretagna accettassero la proposta sovietica di un
intervento militare, per il ristabilimento della pace."
M
L'accusa di Arbenz era che l'operazione "El Diablo" avesse il
suo centro operativo a Managua, capitale del Nicaragua, con la
complicità del Presidente Anastasio Somoza, il dittatore che era
lla

stato indottrinato negli States, e l' appoggio dell' altro dittatore, il


dominicano Rafael Trujillo. Arbenz sosteneva che gli invasori
fossero stati addestrati nella piantagione di Somoza a Puerto Cabeza
de

..che costituì la base aerea, sette anni più tardi, per l' operazione della
Baia dei Porci... In effetti ..informano Wise e Ross.. l'addestramento
aveva avuto luogo a Momotombito, un'isola vulcanica al largo del
Nicaragua, sotto la guida del Col. Rutheford della C.LA; Somoza
a

era comunque pienamente coinvolto.


as

Alla Casa Bianca, fu convocata frettolosamente una riunione,


per trovare una via di uscita. Henry F. Holland, assistente
Segretario di Stato per gli affari inter..americani, preoccupato,
C

raccomandava un disimpegno immediato. Allen Dulles invece


insisteva per andare avanti, il che significava inviare altri
bombardieri. Eisenhower chiese a Dulles quante fossero le
probabilità di successo del golpe. "Circa il 20%" rispose Dulles.
"Va bene, andiamo avanti" disse allora Eisenhower. Più tardi, gli
spiegò: "Se tu avessi detto il 90%, avrei detto di no. La tua risposta
mi ha convinto per la sua onestà".

ÁßJ~
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6\6

Altri P~47 furono fatti passare attraverso il Nicaragua, e la


C.LA si fece carico del relativo costo, circa 150.000 dollari.
Guatemala City fu di nuovo bombardata, e questa volta fu distrutta
la stazione radio, tra l' altro di proprietà di una missione protestante
di Passaic, nel New Jersey.
Sul fronte dell'invasione, i comandanti di Arbenz non sapevano
bene come comportarsi, erano incerti. La e.LA, che poteva

ia
intercettare le loro comunicazioni, inserendosi sulle loro frequenze,
aveva fatto infiltrare delle false notizie, che li avevano indotti a

or
ritenere che gli eventi stavano rapidamente precipitando a loro
sfavore.

em
Dopo un'altra incursione dei "Solfatos", Arbenz decise di
passare la mano, lasciando la capitale alla guida del Col. Carlos
Enrique Diaz, a capo di una giunta militare. Enrique Diaz fece
M
l' errore di annunciare pubblicamente che la lotta contro i mercenari
sarebbe continuata. E ciò fu troppo per Peurifoy ~commentano Wise
e Ross~. Indossò la sua migliore uniforme, strinse alla cintola la sua
lla

45 bellum e si preparò di nuovo ad attaccare, per cacciare anche


Diaz. Ma questo capì al volo la brutta piega, e ne trasse le
conseguenze.
de

L'improvviso vuoto di potere, fu sbrigativamente riempito


dall'arrivo di Castillo Armas, sull'aereo privato di Peurifoy. In
quel momento, Foster Dulles stava ricostruendo per radio "i rapaci
disegni del Kremlino, accusato di tentare di insediarsi in "nidi" nelle
a

Americhe. Dulles dichiarò che "i patrioti, guidati dal Col. Castillo
as

Armas, erano insorti contro i comunisti al potere, per rovesciarli. I


Guatemaltechi stessi, insomma, stavano provvedendo da soli a
sovvertire la pericolosa situazione."
C

~ßJ-
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6\7

Senza indugi, i rappresentanti di quel che rimaneva della giunta


militare, elessero Castillo Armas presidente del Guatemala, l' 8
luglio, tre settimane appena dopo l'inizio del golpe. Entro agosto, il
"liberatore" aveva già soppresso tutte le garanzie costituzionali.
Uno dei sui primi provvedimenti fu quello di abolire il diritto di
voto per gli analfabeti, privando così dei propri diritti politici, in un
sol colpo, circa il 70% della popolazione guatemalteca, in pratica

ia
quasi tutti gli Indios. Fu istituito un Comitato "Per la difesa contro
il Comunismo", con ampi poteri discrezionali. Il Comitato infatti,

or
dopo riunioni a porte chiuse, poteva accusare chiunque di
comunismo, senza diritto d' appello. Chiunque fosse stato sospettato

em
di tale reato poteva essere fermato, per un periodo fino a sei mesi.
In una settimana, il governo, in via cautelativa, arrestò circa 4000
persone. In 4 mesi, in 72.000 erano stati accusati di comunismo, o
M
di esserne dei simpatizzanti. Il Comitato sosteneva che fossero
coinvolti almeno 200.000 guatemaltechi. Un numero che,
probabilmente, era almeno di dieci volte superiore alle persone che
lla

avessero mai sentito parlare di Comunismo; prima che il Comitato


stesso non l'avesse pubblicizzato, naturalmente.
Il governo si riappropriò di 800.000 acari di terreno dai
de

contadini (più di quelli che erano in precedenza stati espropriati) e


revocò gli emendamenti apportati alla legge del 1947, che
garantivano i diritti dei lavoratori e dei loro sindacati. Gli occupati,
a

da 100.000, scesero a soli 27.000.


Subito dopo il golpe, circa 200 sindacalisti furono trucidati, nel
as

corso delle violenze scatenate da squadracce di destra, che


soppressero altre migliaia di vite. Tutti le conquiste fatte in dieci
anni di riforme, furono brutalmente cancellate; i contadini furono
C

ridotti in miseria e in schiavitù dai grandi latifondisti. Si verificò


quella che il sociologo inglese Andrew Pierce definì essere stata
"l'illegalità e l'ingiustizia più macroscopica che si sia mai vista nel
mondo intero".

L&J~
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6\8

In breve tempo, le multinazionali statunitensi raddoppiarono i


loro investimenti diretti in Guatemala, dando un segno della loro
piena fiducia nel nuovo ordine politico e cominciando a sfruttare fra
l'altro, uno dei più ricchi giacimenti di nichel del mondo. Non a
caso, John Foster Dulles era stato uno dei direttori del "Nichel
trust", ed anche uno dei principali consiglieri, per tutti gli affari
fuori del continente americano. Durante tutta la II Guerra

ia
Mondiale, il Trust aveva continuato le consegne di nichel, materia
prima strategicamente importante, ai nazisti, che negò invece

or
all'alleato degli Stati Uniti, la Gran Bretagna.
Quando i giocatori d'azzardo nord~americani cominciarono ad

em
arrivare a Guatemala City, fu costruita una casa da gioco, in cui
militari guatemaltechi, di grado elevato, si associarono
finanziariamente con gli imprenditori statunitensi. E q~ando perfino
M
Castillo Armas dichiarò che era inaccettabile questa corruzione, a
tali livelli, fu assassinato da una delle guardie del palazzo
governativo. Fu sostituito da Miguel Ydigoras Fuentes, la cui lealtà,
lla

all'inizio, fu messa in dubbio dalla C.LA. Gli fu offerto mezzo


milione di dollari in contanti, che Ydigoras sosteneva di aver
rifiutato; fatto sta, che finÌ poi per concedere alla C.LA
de

l'autorizzazione ad usare il Guatemala come area di addestramento


per il futuro sbarco a Cuba, nella Baia dei Porci. Quando una parte
dell' esercito insorse contro Ydigoras, l' Agenzia lo aiutò a
sopprimere la ribellione: ma nemmeno questo gli bastò per rimanere
a

in sella con i suoi padroni. Fu destituito con un golpe del Col.


as

Enrique Peralta, rapidamente riconosciuto dagli Stati Uniti, che


strinse il Paese in una morsa militare di ferro. Ciò fu seguito da
una ulteriore brutale repressione, quando iniziò una campagna di
C

terrorismo contro~rivoluzionario, promossa dall'addetto militare


U.S.A, il Col. John Webber.

L~~
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6\9

Secondo le stime di Amnesty International, circa 20.000


Guatemaltechi, per la maggior parte contadini e poveri braccianti
urbani, perirono di morte violenta, per mano delle squadriglie della
morte tra il '60 e il '70, a questi si aggiunsero altri 15.000 tra il '70
e il '75. Nel maggio 1978, la Chiesa Cattolica, in Guatemala, rese
noto che erano stati uccisi 114 contadini, in un villaggio Indio,
dall' esercito, quando i contadini tentarono di presentare una

ia
petizione di protesta, contro l' esproprio dei loro terreni, da parte di
grandi latifondisti. E ancora nel 1985, sempre la Chiesa riferì al

or
Vaticano che, nella zona di Patzun, l' esercito aveva trucidato 60
contadini, bambini compresi.

em
In un Paese che sarebbe stato facilmente in grado di soddisfare
le esigenze alimentari, non soltanto dei propri cittadini, ma anche di
quelli dei suoi vicini a sud, 50.000 bambini muoiono ogni anno, per
malnutrizione. Le tracce di D.D.T, presenti nellatte materno, in
M
Guatemala, sono le più alte del mondo occidentale, 185 volte al di
sopra della soglia considerata di sicurezza. Pesticidi cinque volte
lla

più potenti di quelli già considerati pericolosi, e quindi letali, il cui


uso è proibito negli States, vengono inviati in Guatemala e falll10
parte degli aiuti ufficiali degli Stati Uniti. Gli unici beneficiari sono
de

i produttori di questi prodotti mortali, pagati dai contribuenti


. americani che si rendono così complici, senza saperlo, del
genocidio.
Nel giugno del 1963, l'ex presidente Eisenhower si permise il
a

lusso di confessare che gli U.S.A avevano rovesciato il legittimo


as

governo del Guatemala, nel 1954. Parlando nel suo solito stile
involuto, quasi avesse difficoltà ad esprimere il suo rudimentale
guazzabuglio di pensieri, Eisenhower, dichiarava: "ci fu un
C

momento in cui eravamo in una situazione molto rischiosa, o


almeno noi reputavamo che tale fosse, in America Centrale, e
dovemmo rovesciare un governo comunista che aveva preso il
potere. I nostri primi tentativi andarono a vuoto, per un brutto
incidente e fummo quindi costretti ad inviare dei rinforzi, per
correre ai ripari".

L&J~
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6\10

Nell'ottobre del '78, Stephen Schlesinger produsse, in un


articolo sul "The Nation", dei documenti, ottenuti grazie all' Atto di
Libertà d'Informazione, i quali provavano che, al contrario di quella
che si riteneva essere stata una operazione promossa da esuli
politici, ed eseguita con solo un modesto aiuto da parte della C.LA,
"quello era stato un golpe concepito e realizzato, al livello più alto
di governo, in stretto collegamento con l'United Fruit Company e,

ia
sotto la piena direzione del Segretario di Stato, John Foster Dulles,
d' accordo con il Presidente Eisenhower".

or
Tutto quello che era accaduto fu una tragedia per i poveri
discendenti dei Maya, in Guatemala, la riconferma di un destino

em
implacabile da ben quattro secoli. Ma anche per l'ignaro cittadino
U.S.A si stava preparando una tragica novità: i congiurati a
Wßshington erano ormai convinti di avere il diritto di potersi
M
ripetere, impunemente, ovunque nel mondo avessero interesse a
farlo. Soltanto il capo sezione della C.LA, a Guatemala City, ebbe
il buongusto di mollare tutto, disgustato da quel degradante
lla

comportamento, tenuto in nome della democrazia. Si ritirò per


lavorare nel settore del cemento. Un lavoro di ben più onesta
solidità, in tutti i sensi.
de
a
as
C

L~~
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7\1

CAPITOLO 7
Il nostro agente a L'A vana

Per convincersi che la C.LA fu coinvolta nella programmazione


istituzionalizzata di torture ~come queUe praticate daUa Savak
iraniana~ e come ciò fosse scaturito da ordini provenienti da John
Foster Dulles, basta attingere informazioni dal dettagliato rapporto

ia
redatto dall'Ispettore Generale dell' Agenzia, Lyman B. Kirkpatrick,
pubblicato a Taipeh, Taiwan. Kirkpatrick, alto dirigente di

or
integrale dedizione, avrebbe un giorno potuto succedere ad Allen
Dulles, come direttore, se la polio non l' avesse confinato sulla sedia

em
a roteUe. Allen Dulles inviò Kirkpatrick a L'A vana, nel giugno del
'56, ufficialmente per "riscuotere una promessa che il Presidente
Fulgencio Batista aveva fatto a suo fratello, John Foster. La
M
missione di Kirkpatrick in realtà era quella di allestire atroci
strutture per la tortura, come quelle che sarebbero poi spuntate come
funghi in occidente, e quindi in tutto il resto del mondo.
lla

Riferisce Kirkpatrick che: "Batista aveva detto a Foster Dulles


che avrebbe organizzato una efficiente struttura che si occupasse
specificatamente delle attività comuniste a Cuba". In quel periodo,
de

nel 1956, i fratelli Dulles erano insoddisfatti, perché ben poca cosa
era stata fatta a L'A vana, pur avendo convogliato ingenti
fmanziamenti a favore di una struttura anticomunista, la cui
esistenza era più teorica che reale, visto che non era mai riuscita ad
a

ottenere risultati. "Il signor Dulles ~scrive Kirkpatrick ~ ci esortò a


as

convincere Batista a mettere quella organizzazione sotto la


direzione di qualche dirigente governativo, attribuendogli anche un
alto grado di responsabilità". Allen Dulles prometteva un impegno
C

scritto, da parte del fratello, per Batista, finalizzato a migliorare


l' organizzazione "Buro Para Repression de los Actividados
Communista", il cosiddetto B.R.A.C.

L~~
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7\2

Descrivendo il suo viaggio a Cuba, l'ispettore generale ~bella


qualifica alla Gogol~ osservò che "sarebbe stato meglio defmirlo un
volo charter per giocatori d'azzardo, visto che gli altri passeggeri
sembravano essere dei personaggi usciti dalle pagine di un romanzo
di Damon Runyon assillavano la hostess perché servisse loro i
daiquiris ghiacciati, compresi nel prezzo del volo di 55 minuti.
All' aeroporto della splendida città de L'A vana, "che sembrava

ia
una replica de Las Vegas, visto l'affollamento di americani",
Kirkpatrick fu accolto dal capo~settore della C.LA, chiamato, per

or
ironia il "Nostro agente a L'A vana". Se si riuscisse a convincere
Angleton e Graham Greene, due devoti cattolici, a fare l'uno la

em
descrizione dell' altro, avremmo il ritratto dei due personaggi che si
incontrarono. Accompagnato all'ambasciata dal capo settore,
Kirkpatrick venne a conoscenza che l' ambasciatore, Arthur
Gardner, un ricco industriale del Michigan, aveva impartito la
M
disposizione che nessuno del suo personale potesse avere contatti
con l' opposizione a Batista. Ciò in quanto "egli era stato
lla

accreditato presso il governo cubano, e la ragione di Stato gli


imponeva di sostenere, a tutti i livelli, il governo in carica, compresa
l' assistenza politica."
de

Batista era alla presidenza già da quattro anni; aveva anche


inscenato un golpe, nel momento in cui sembrava che non sarebbe
riuscito ad ottenere più del 30% di voti alle elezioni. Nello stesso
anno, il 1956, Fidel Castro apparve nella provincia orientale, con
a

alcuni seguaci, per dare inizio ad azioni di "guerrilla", nella Sierra


as

Maestra, attirando su di sé, prima l'interesse, e poi un


considerevole consenso, in tutta Cuba. Sorpreso dall' atteggiamento
pedissequamente schierato di Gardner che, come riferisce lo stesso
C

Kirkpatrick, "non aveva alcun senso, dal punto di vista dei Servizi...
e avrebbe potuto mettere il Direttore della C.LA in una posizione
difficile e delicata", ciò nonostante, riferì all' ambasciatore il
programma, che era quello di ottenere il pieno sostegno di Batista,
per migliorare il B.R.A.C; e gli consegnò la lettera di Foster Dulles.

L6J~
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7\3

Una volta che l'ambasciatore venne a sapere che nel


programma vi era anche l'allestimento di un carcere di sicurezza,
per sottoporre i "sospetti comunisti", alle più moderne tecniche di
"interrogatorio", dette immediatamente il suo entusiastico assenso,
e si mise in contatto con la residenza presidenziale, per fissare un
incontro. Kirkpatrick era soddisfatto, essendo "particolarmente
interessato a conoscere quell' ex sergente dell' esercito, che aveva

ia
preso il potere due volte". Commentando l'ottimo inglese di Batista
~che attribuì al suo lungo esilio in Florida.. Kirkpatrick non si

or
rendeva conto che, come la maggior parte dei satrapi messi al potere
dagli Stati Uniti, in America Latina, Batista era stato indottrinato a

em
Fort .....
Kirkpatrick informò Batista che avrebbe volentieri messo a
disposizione la propria ampia conoscenza delle tecniche e tattiche
comuniste, e che sarebbe stato lieto di assistere all' addestramento, e
M
fornire assistenza aJ B.R.A.C, per soddisfare Je attese di Washington
che riteneva occorresse un impegno maggiore.
lla

Egli promise poi di fornire al ministro cubano, designato a


questo incarico, de))e specifiche proposte scritte, per rafforzare iJ
B.R.A.C, prima di lasciare Ja città. Kirkpatrick suggerì anche che, a
de

Cuba, ci si concentrasse di più sui comunisti, invece dì usare iJ


B.R.A.C contro ogni opposizione al governo, visto che vi era il
coinvolgimento del S.LM (il Servizio Segreto Militare) e del Burn
de Investigaciones. Quando si trattò di discutere de))'uso della
a

tortura, Kirkpatrick pensò di includere qualche osservazione


as

negativa sull 'uso di questa violenza ~che era invece così congeniale
al S.I.M~, ma decise che non era il caso, visto che già era stato
abbastanza critico.
C

~~~
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7\4

Quando Kirkpatrick ritornò a Cuba, nel 1958, per verificare


quali progressi fossero stati fatti, trovò il regime di Batista in
disfacimento. I suoi oppositori ora si raccoglievano attorno al
movimento del 26 luglio di Fidel Castro, che stava acquisendo
rapidamente sempre maggiori consensi.
Invece di aver fatto diminuire il numero dei ribelli, sembrava
che il B.R.A.C li avesse fatti aumentare. La spiegazione razionale di

ia
Kirkpatrick, che fosse ingenua o invece perfidamente sottile, colse
in pieno nel segno: "era un circolo vizioso e mortale: a mano a

or
mano che aumentava l' opposizione, di pari passo diventava sempre
più terribile la reazione brutale della polizia e degli agenti

em
delI'Intelligence militare, e viceversa Le persone torturate a
morte o direttamente uccise dalla polizia, erano più di dieci a
settimana, solo a L' Avana.
L' abilità di Kirkpatrick di non sporcarsi mai le mani di sangue,
M
è messa in evidenza dalla sua disincantata descrizione delle
fotografie di un donna, scattate da un dottore al quale si era rivolta,
lla

per essere soccorsa. Una insegnante che era stata arrestata, insieme
ad un suo studente, con l'accusa "di aver complottato contro il
governo". Il dottore ammise di non aver mai visto un corpo umano
de

più brutalizzato di quello, e aveva scattato delle foto, perché "c' era
ancora chi non credeva, o si rendeva conto di ciò che stava
succedendo ed era un caso dopo l'altro, anche di giovani delle
migliori famiglie di Cuba, che dopo essere entrati a far parte di
a

organizzazioni studentesche, o del movimento del 26 luglio, erano


as

stati arrestati e torturati amorte".


C

~.~~
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7\5

"Era questo tipo di atrocità ~reagiva finalmente Kirkpatrick~ che


stava costando a Batista la perdita degli ultimi sostenitori fra la
gente, a Cuba... nell' autunno del ' 58 si stimò che l' 80% della
popolazione era schierata contro il regime di Batista, e mentre
probabilmente una percentuale inferiore appoggiava il movimento
del 26 luglio, questo stava rapidamente guadagnando consensi
sempre maggiori... . Poteva trovare facilmente rifornimenti in

ia
generi alimentari, visto che trattava bene i campesinos, che così
parteggiavano per il movimento, e questi assicuravano oltre che

or
cibo, anche informazioni, tanto che poteva operare sul territorio con
relativa tranquillità".

em
In effetti, solo l'esercito (addestrato negli U.S.A e finanziato da
questi) divideva ormai il dittatore dalla disfatta: ma anche i militari
non avevano più voglia di rischiare la pelle.
M
Sulla base degli elementi disponibili, l'ispettore generale ed i
suoi colleghi non potevano avere la piena sicurezza che Castro fosse
allora un comunista. *(nota)
lla

Per quanto riguardava il B.R.A.C ~allora, sotto il suo quarto


comandante, un ufficiale di polizia con addestramento statunitense~
Kirkpatrick assicurava al nuovo ambasciatore americano, Earl
de

Smith, che "abbiamo fatto del nostro meglio per metterlo in piedi. ..
per addestrare il personale, fornire attrezzature e garantire un
ufficiale di collegamento, a tempo pieno".
Le attrezzature erano, naturalmente, gli ultimi sofisticati
a

macchinari elettrici per la tortura.


as

*(nota) dopo aver ascoltato un dettagliato resoconto della


C.LA, nell' autunno del 1960 (dieci mesi dopo la conquista del
C

potere da parte di Castro), dal quale non si evinceva con chiarezza


se Castro fosse o meno un comunista, Robert Lovell, che aveva
servito in qualità di Sottosegretario di Stato e Segretario della
Difesa, così descrisse la reazione dell' establishment: "Beh, che
importa? Agisce come se lo fosse!"

L~~
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7\6

Mentre il regime di Batista si disintegrava, l'Agenzia, temendo


un bagno di sangue, prese in considerazione l'ipotesi di sostituire
Batista con una giunta militare, "che avrebbe garantito maggiori
possibilità di riportare la pace in quell'isola inquieta". Ci fu un
dibattito su quali fossero i generali più idonei "a riportare l' ordine e
la calma"; un problema reso ancora più complesso perché quei
generali avrebbero dovuto essere ben accetti a Batista, che

ia
altrimenti non avrebbe mai lasciato loro alcuno spazio. D'altro
canto, non avrebbero dovuto essere nemmeno troppo vicini al

or
presidente, altrimenti non avrebbero potuto trattare con i ribelli.
Il Segretario di Stato ~osserva blandamente Kirkpatrick~ aveva

em
deciso di non tenere informato, a questo proposito, l'ambasciatore
americano a Cuba.
Batista, cosciente che per lui il gioco era agli sgoccioli, invitò i
suoi amici più fedeli ad un banchetto di addio, alla periferia de
M
L'Avana. Festeggiò con loro, e poi scappò in Spagna. Il giorno
seguente, il 10 gennaio del 1959, Fidel Castro ed i suoi barbudos
lla

conquistarono il potere e, con sorpresa di Washington, formarono


un governo che "comprendeva alcune delle personalità politiche
cubane più degne di rispetto.
de

Ma il Dipartimento di Stato restò responsabile solo


nominalmente: in fondo non aveva più molto di cui preoccuparsi.
Tutta la faccenda ormai, non si trovava più nelle sue mani, ma
piuttosto in quelle della vecchia Mafia de L'A vana, e del suo boss
a

Meyer Lansky. La Mafia, unitamente agli imprenditori americani


as

che avevano patito gli espropri, era fermamente determinata a


liberarsi di Castro, il più rapidamente possibile; a reinsediare al
potere Batista, o chi per lui, affinché tutto, a Cuba, tornasse come
C

pnma.
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7\7

Kirkpatrick era molto preoccupato per il B.R.A.C. Infatti questo


diventò "il bersaglio numero uno per i barbudos entrati a L'A vana;
si erano diretti subito al suo quartier generale, si erano impadroniti
di tutta la documentazione ed arrestato tutti i membri del personale,
che erano stati così scemi da farsi trovare ancora in giro". Sebbene
"fossero stati compiuti tutti gli sforzi, da parte del governo
americano, per assicurare il loro rilascio" (bella mossa

ia
diplomatica!), i sadici torturatori furono processati da una corte
marziale, e fucilati.

or
Kirkpatrick rimase scioccato: "mi ferisce quando perdo degli
amici e compagni in un paese ostile, ma ciò mi fa ancora più male,

em
in un paese amico."
L' esigenza di Washington era ora quella di togliere
rapidamente Fidel Castro di mezzo, poiché ~come commenta in
M
modo illuminato Kirkpatrick~ "gli Stati Uniti avevano, sì, superato i
tempi della diplomazia del dollaro, ed avevano anche rinunciato ad
intervenire con la forza, negli affari interni degli altri Paesi, tuttavia
lla

c' era una volontà talmente ossessiva di liberarsi di Castro, che


sembrò quasi naturale l'uso, a questo fine, di mezzi illeciti, visto
anche che, proprio grazie a questi, lo stesso Castro aveva ottenuto il
de

successo. Se gli U.S.A avessero dato la loro assistenza agli esuli


cubani, per organizzare forze paramilitari, questi avrebbero potuto
rientrare a Cuba, rovesciare Castro, così come egli aveva fatto con
Batista" .
a

Quale fosse la volontà del popolo cubano, non costituiva mai


as

oggetto di discussione.
N on si era ancora spento l' eco della fucilazione dei torturatori
di Kirkpatrick che, il mentore di Batista, Richard Nixon, cominciò a
C

muoversi di persona, per preparare una immediata, drastica


vendetta, sostenendo un'associazione criminale, per rovesciare
Castro.

~&J~
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7\8

Prima della caduta di Batista, tra gli Stati Uniti e Cuba era
operante una associazione criminale, un vero racket internazionale,
guidato da un boss de] crimine organizzato americano, Meyer
Lansky, che spaziava dal gioco d' azzardo alla prostituzione, dagli
omicidi su commissione al traffico di stupefacenti. A Cuba, il
lavoro era gestito da Santo Trafficante Jr., che aveva stretti legami
con Batista, il dittatore fantoccio della C.LA, al quale passava una

ia
percentuale sui proventi, in cambio di protezione delle sue attività
delittuose. Con il vittorioso ingresso di Castro a L'A vana, questo

or
gioco finì. Trafficante, e molti dei suoi, furono obb1igati a sparire
dalla circolazione.

em
A Miami, assieme a molti dei 250.000 esu1i cubani politici,
questi criminali furono ingaggiati da Nixon, per essere inviati in due
basi d'addestramento militare, nelle Everglades e in Guatemala, per
formare un corpo di spedizione, denominato Brigata n° 2506,
M
programmato per scagliarsi, dagli U.S.A, contro il popolo ed il
governo cubano. Per spiegare il costoso fallimento dell'avventura
lla

alla Baia dei Porci, Kirkpatrick, che ebbe l'incarico di stendere il


rapporto definitivo della C.LA sull'operazione (ancora considerato
top~secret), addusse una serie di motivi attinenti alla Sicurezza,
de

Servizi, politica ed operatività; "ma, essenziale fu l'incapacità


governativa di comprendere che non avrebbe mai potuto supplire,
con interventi mascherati e sotterranei, a ciò che non era disponibile
a fare con la diplomazia o con un diretto intervento militare."
a

Era l'accusa pubblica più forte mai fatta, fino a quel momento,
as

alle operazioni segrete dell'Agenzia, da parte di uno dei suoi


massimi dirigenti. Quando arrivò l' ora, per Kirkpatrick, di essere
promosso direttore, lo buttarono fuori, anche se gli consentirono di
C

dare le dimissioni.

L~~
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8\1

CAPITOLO 8
Dolce far niente

Questi brevi resoconti dell' attività del)' Agenzia si riferiscono


ad avvenimenti ricostruiti fedelmente, con il contributo di fonti
diverse, visto che la maggior parte della documentazione ad essi
relativa, è ancora classificata top~secret. Essi rendono l'idea di

ia
quanto fosse vasto il campo delle operazioni, pur se non è possibile
scendere nei dettagli di tutti i golpe e di tutti gli attentati terroristici,

or
che vennero di fatto effettuati, per conto dell'Agenzia, da mercenari
neofascisti e neonazisti, recuperati dalle ceneri della Seconda

em
Guerra Mondiale, e cinicamente reclutati per eseguirli.
In Italia la situazione era però diversa. Chi aveva cospirato per
restaurare il regime fascista, o un regime decisamente di destra,
aveva infine fallito. Avevano provato prima con la corruzione, poi
M
con le bombe. Fallirono perché i padroni d'oltreatlantico avevano
optato per un metodo più tortuoso per raggiungere i loro scorretti
lla

fmi. Tutta questa vicenda può essere ricostruita nei dettagli,


straordinari e spesso raggelanti, grazie alla perseveranza e
collaborazione di un insieme di onesti magistrati, coraggiosi
de

investigatori e appassionati legislatori, i cui sforzi congiunti sono


stati esaurientemente documentati da un comitato parlamentare. Per
altro sono state di grande aiuto anche le scottanti testimonianze di
quegli agenti C.LA che rassegnarono le loro dimissioni, accusando
a

l'assoluta immoralità delle operazioni nelle quali si erano trovati


as

coinvolti. In Italia, negli anni '50, l'epoca della Dolce Vita, la lotta
contro il comunismo fu combattuta in maniera diversa, più
silenziosa, con un silente metodo di corruzione. L'Agenzia scelse
C

infatti di combattere con l'arma del denaro. Dalle informazioni dei


propri servizi, aveva acquisito la certezza che Mosca stesse
versando la cifra annua di 50 milioni di dollari, per finanziare
l'attività del P.C.! . Sull'assunto che comunque l'Agenzia avrebbe
dovuto e saputo fare meglio dei Sovietici, iniziò una rincorsa per
superarli, finendo per andare ben al di là di ogni ragionevole misura.

L flJ~ ~
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8\2

Il compito di distribuire la generosità dell'Agenzia fu dato ad


un nuovo arrivato a Roma, un veterano dell'O.S.S, il moderato e
devoto cattolico, William Colby, il cui aspetto era
straordinariamente ingannevole: un Clark Kent nelle vesti del
cronista, di modi gentili, che lavorava per l'Osservatore Romano del
Vaticano, ma divenuto Supennan, un Torquemada, freddo e deciso.
Quando, più tardi, fu inviato in Vietnam, per gestire il criminale

ia
programma di stenninio, Phoenix, i suoi occhi chiari avrebbero
freddamente assistito alla tortura e alla morte di circa 40.000 civili

or
vietnamiti, la maggior parte dei quali, e ciò fu ammesso anche
dall' Agenzia, erano innocenti dell'accusa di essere complici dei

em
Vietcong.
Ma a Roma, all' ombra della cupola di San Pietro, la radice
inquisitoria di tante politiche perennemente sanguinarie, tutto
M
sembrò pacifico e amabile nei primi anni '50. Gli Italiani, che sono
svegli, approfittarono della straordinaria occasione, ed emuli dei
fondatori di Roma, Romolo e Remo, succhiavano beatamente ai
lla

capezzoli del Cremlino e della Casa Bianca, rendendo ancora più


dolce la loro già Dolce Vita. I più furbi incrementavano i loro
guadagni con traffici illegali di valuta, e depositavano illoro bottino
de

neUe banche svizzere, tramite la banca del Vaticano, lo LO.R .


Questo fu forse il più corrotto fra gli importanti istituti finanziari del
mondo, nel periodo in cui, alla sua guida c' era l' arcivescovo
americano Paul C. Marcinkus di Chicago, personaggio a cui il Papa,
a

da una parte, e la cupola della Mafia, dall' altra, avevano dato il


as

massimo di fiducia. I noti finanzieri criminali, Michele Sindona e


Roberto Calvi, avrebbero avuto molto a che fare con lui, e fmiranno
poi per pagarlo dolorosamente. Sindona condannato al carcere, per
C

un quarto di secolo, fu trovato avvelenato nella sua cella; Calvi, che


soffriva di vertigini, fu trovato impiccato sotto il ponte dei Frati
Neri, in un'alba londinese: una vendetta di stampo massonico.
Marcinkus fu più fortunato: non perse la sua testa ma solo il
cappello, quello rosso~sangue da cardinale, che tanto sospirava.

L~.
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8\3

Nelle sue memorie, Colby defmisce il suo ruolo a Roma,


nell'autunno del 1953, come "una delle più eccitanti sfide che
l' Agenzia avesse potuto offrirmi. Si trattava della gestione del
maggiore programma segreto di azione politica, mai eseguito fino
ad allora; una occasione senza precedenti, per dimostrare come, con
un aiuto segreto, si potesse aiutare i nostri amici e sconfiggere i
nostri nemici, senza l'uso della forza e della violenza". Purtroppo,

ia
l'uso della forza e della violenza ci sarebbe stato, e in maniera
massiccia, in misura pari alla sottile falsità del ragionamento di

or
Colby ed all'ipocrisia del suo ripensamento sUll'uso della forza.
Alla luce rosata di ogni tipica mattinata romana, con le mura

em
colar ocra illuminate dal sole, Colby riempiva la sua station~wagon
di mucchi di banconote di grosso taglio, e scivolava via, per
recapitarli dove meglio avrebbero reso, non tanto all' Agenzia, ma ai
M
suoi avidi destinatari. Il successo che ottenne, con tale metodo,
nella lotta contro il comunismo, può essere equiparato a quello
ottenuto da chi si fosse impegnato a combattere una epidemia di
lla

peste bubbonica, sparando con un fucile da caccia, dalla propria


finestra di casa, ai ratti responsabili, in una notte di buio pesto.
L' esibizione di scandalosa opulenza ~tutti sembravano essere
de

felicemente in business~ della nuova classe politica italiana,


alimentata dalla prodigalità di Colby, otteneva solo uno
straordinario effetto di proselitismo per il P.C.! .
Colby racconta nel suo "Honorable Man", il suo metodo di
a

distribuzione dei fondi della C.LA: "io, o uno de miei agenti,


as

prendevamo contatto diretto con i destinatari del nostro aiuto. Ci


incontravamo, dopo un approccio questa volta indiretto, in case
accuratamente selezionate e appartate, luoghi sicuri, anche se i soldi
C

sarebbero stati poi consegnati materialmente da una terza persona,


affinché la consegna non avvenisse in presenza di qualche agente
americano, che avrebbe potuto essere riconosciuto".
La guerra è pace; la schiavitù è libertà; la segretezza è
trasparenza!
Se, come è sempre stato proclamato, lo scopo di queste
operazioni era quello di difendere il sistema democratico, perché
tanta segretezza? È chiaro: gli scopi erano altri.

~~
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8\4

Il pupillo dell'Agenzia, in Italia, era il deciso anticomunista


Presidente del Consiglio, A. De Gasperi, che aveva però perso
molto consenso dalle elezioni del 1948, e che quindi, per assicurare
la vittoria al suo partito, nelle successive elezioni del 1953, fu
obbligato a ricorrere ai vecchi espedienti di Mussolini, che erano
quelli di truccare le carte. Ma il piano, per lui, non funzionò, come
aveva egregiamente fatto per Mussolini. Infatti, senza le bande di

ia
Italo Balbo a condizionare, in maniera decisa, gli elettori fin dentro
le cabine elettorali, la coalizione centrista di De Gasperi non riuscì

or
ad ottenere la maggioranza necessaria, e il governo cadde. I
democristiani registrarono una diminuzione di suffragi, circa 2

em
milioni di voti in meno di quelli ottenuti nella vittoria del 1948,
raggiungendo una percentuale del 40%. Comunisti e socialisti
guadagnarono quasi un milione e mezzo di voti.
M
Era un compito molto difficile, per Colby, invertire questo trend
politico negativo e impedire che l'Italia fosse conquistata
legalmente dai comunisti, nelle successive elezioni del 1958. "Si
lla

trattava di impedire soprattutto ~come egli scrisse~ il pericolo che le


basi militari della N.A.T.O, fossero spiate e controllate da una
quinta colonna sovversiva", quale era considerato appunto il P.C.I.
de

Nonostante il programma di azione politica della C.I.A fosse,


come egli orgogliosamente vantava, "la maggiore operazione della
C.I.A, e i milioni di dollari disponibili, la più grande somma mai
stanziata per una singola operazione", nonostante il completo
a

sostegno dell'Ambasciata, occupata dall' arci~cattolica Clare Booth


as

Luce, a sua volta consigliata da un vecchio esperto di politica


romana, l'anticomunista Eldridge Durbrow, i loro sforzi congiunti
non portarono ad alcun risultato positivo.
C

Come per Gehelen, erano stati tutti soldi buttati via.

L~-~.
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8\5
Era necessario applicare metodi, nello stesso tempo più
penetranti e più efficaci.
La mia controparte dell 'O.S.O, nel 1958, in Italia ~spiega Colby
nelle sue memorie~ era coinvolta in varie attività di spionaggio e
controspionaggio, con connessioni con i Servizi Segreti italiani.
Da quando l'Italia era diventata parte della N.A.T.O, ed era
considerata in possesso di sufficiente autonomia, per gestire propri
servizi segreti, Carmel Offie, l'instancabile agente C.I.A, aveva
lavorato, a stretto contatto, con il Ministro della Difesa dell' epoca,

ia
Randolfo Pacciardi, da lungo tempo legato all'O.S.S e alla C.LA .
Dovevano appunto dare vita ad un Servizio d'Informazione delle

or
Forze Armate, il S.I.F.AR. Convenivano che questo apparato, in
stile Charlie Macarthy, dovesse passare tutte le sue informazioni

em
alla C.I.A e riceveme le istruzioni. Per meglio controllare tale
accordo a senso unico, l'Agenzia riteneva necessario avere alle
proprie dirette dipendenze il Capo della organizzazione del
S.LP .A.R. Era una metodologia che cercava di applicare ovunque
M
operasse.
Per questa essenziale posizione, Offle scelse un ambizioso
Generale di Brigata, il siciliano Giovanni De Lorenzo. Tendenze
lla

fasciste a parte, De Lorenzo era molto interessato, per favorire la


propria carriera, a prestare servizio in una Intelligence, nazionale o
de

estera che fosse. Nato in Sicilia da madre sarda ~ed è incredibile


quanti mascalzoni, in questa storia, siano siciliani~ De Lorenzo
aveva studiato a Genova, ed era così fiero della sua laurea in
Ingegneria Navale, che amava farsi chiamare Ingegnere, nella vita
a

privata. Era stato, prima nazionalista, poi fascista, quindi si era


as

associato ai fascisti monarchici di Badoglio, quando questi dette


inizio alla sua poca energica lotta contro i tedeschi. Durante
l' occupazione nazista di Roma, De Lorenzo aveva gestito il servizio
C

di informazione monarchic a, i cui bollettini giornalieri, stilati su


carta velina rosa, erano spesso contraddittori, sia da un punto di
vista militare che politico. *(nota)
*(nota) Ne ho diretta conoscenza poiché, in veste di ufficiale
della O.S.S in carica a Roma, dietro le linee tedesche, pagavo
l' enorme cifta di 20.000 £ al mese, per ottenere quelle veline; poi
avevo la possibilità di metterle a confronto con quelle d' altre fonti,
che risultavano essere molto più attendibili, oltre che meno costose.

L r3eJ0
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8\6

Promosso Generale di Brigata dopo la guerra, De Lorenzo


cominciò a portare con civetteria il monocolo e a fare, con sussiego,
riferimento a ''Noi di un certo ceto". Si lamentava sempre di non
poter fare affidamento sui suoi collaboratori, inaffidabili, a suo dire,
perfino per spedire un pacco. I suoi colleghi lo consideravano
ambizioso, impulsivo e tirannico ed alludevano spesso al fatto che
avesse passato la maggior parte della sua carriera dietro una

ia
scrivania, senza alcuna, o poca, esperienza pratica.
Per poter soddisfare la propria ambizione di carriera, De

or
Lorenzo aspirava a raggiungere una maggiore autorità gerarchica:
da qui l'idea, coadiuvato da pochi fidati consiglieri, di architettare

em
un piano astruso e incredibile, tipico del cospiratore confinato ad
una scrivania. Il piano intendeva assicurarsi il favore del Presidente
della Repubblica, da poco eletto, Giovanni Granchi.
M
La sezione della e.LA a Roma era, notoriamente in quel
periodo, sotto stress paranoico, nei confronti di Granchi, che era
ritenuto tendenzialmente di sinistra. Come capo del S.I.F .AR, De
lla

Lorenzo era intenzionato a convincere il Pres~dente Granchi,


facendo riferimento a segretissime informazioni, che fosse stato
organizzato ai suoi danni un complotto per rapirlo dalla sede
de

balneare delle sue vacanze, la residenza presidenziale di San


Rossore, già del re, sulla costa tirrenica. De Lorenzo informò il
Presidente, sul piede di partenza con l' aereo per le vacanze, che il
rapimento sarebbe stato effettuato da un gruppo scelto di
a

paracadutisti traditori, appoggiati da elementi dell'O.A.S francese.


as

Un caccia torpediniere era pronto a rilevarlo e a farlo sparire in


Corsica. Il putsch sarebbe stato poi seguito daB' instaurazione di un
governo militare, guidato dall' ex Ministro della Difesa, Randolfo
C

Pacciardi (un pupillo di Earl Brennan) con la partecipazione di


tecnici ed industriali. La sottigliezza di questo piano era, che
sarebbe stato davvero architettato un complotto di tal genere, ma
sarebbe stato possibile effettuarlo solo molto più tardi, quando De
Lorenzo si sarebbe trovato in una posizione così autorevole da
poterla egli stesso eseguire.

~ßJ~
GI
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8\7

Il giorno del fantomatico rapimento, De Lorenzo fece confluire


un cospicuo gruppo di paracadutisti "leali", a protezione del
Presidente, e perfino delle forze navali, con considerevole spesa a
carico del contribuente italiano (e pure di quello americano), per
dare l'impressione di tenere lontano il pericolo.
Con gratitudine mal riposta, il Presidente Granchi, da allora
iniziò a consigliarsi assiduamente con il Gen. De Lorenzo, in qualità

ia
di Capo dei Servizi Segreti, e, suo tramite, finiva per prendere
consigli ed istruzioni dalla Agenzia entusiasta, influenzando, a sua

or
volta, in modo anticostituzionale , il Capo del Governo ed il suo
gabinetto.

em
De Lorenzo fu gratificato di un' altra promozione, come premio
per il suo operato: da Generale di Brigata a Generale di Stato
Maggiore. I regolamenti vietavano tale grado agli ufficiali che non
avessero operato sul campo, al comando di forze militari, ma un
M
decreto presidenziale ovviò alle regole, stabilendo che il Direttore
dei Servizi Segreti, sarebbe stato automaticamente elevato a questo
lla

grado.
Presto, De Lorenzo cominciò a complottare con i suoi mentori
una serie di mosse totalmente anticostituzionali, così segrete da
de

poter essere celate anche ai membri del governo, allora in carica,


compreso Primo Ministro e Ministro della Difesa. Furono aggiunte
delle clausole segrete ai protocolli relativi all'adesione italiana alla
N.A.T.O, che imponevano al Capo del S.I.F.AR di eseguire un
a

piano, chiamato DEMAGNETIZE, diretto a ridurre l'influenza del


as

p .C.!, in qualsiasi modo possibile. Questa organizzazione ~

ufficialmente inesistente.. doveva assicurare che l'Italia sarebbe


rimasta a fare parte della N.A.T.O comunque, indipendentemente da
C

chi fosse stato eletto a governare.

k~~
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8\8

Per ottenere una segretezza assoluta ~e tale segreto è stato


custodito per più di una generazione~ fu creato nel Dipartimento del
Ministero degli Interni, un altro reparto segreto, con funzioni
relative al patto Atlantico, incaricato del controllo di tutto il
personale italiano assegnato alla N.A.T.O. Aveva la prerogativa
esclusiva di poter promuovere l' esonero di chiunque, membri
governativi compresi, e a tutti gli effetti finiva per ridurre il paese

ia
al ruolo di una Repubblica delle Banane. L'uomo chiave di questo
ufficio super segreto era, non a caso, il poliziotto vecchio amico dal

or
'45, di Angleton: Umberto Federico D'Amato.
Per l'ottimale funzionamento di DEMAGNETIZE, De Lorenzo,

em
come capo del S.I.F.AR, provvide ad ampliare i segreti quadri di
sicuri anticomunisti, già organizzati, negli anni'40, da Angleton ed
Offie; gli uomini erano chiamati, in codice, GLADIA TORI. Fu così
M
pronto ad applicare DEMAGNETIZE che doveva opporsi, con
qualsiasi mezzo, ai tentativi comunisti di conquistare il potere,
legalmente o no, e, se necessario, a mettere in campo le tecniche
lla

oscure della Strategia del Terrore: destabilizzare il Paese, per poter


favorire un colpo di stato di destra.
Per classificare amici e potenziali nemici, e tenere sotto controllo
de

qualsiasi cosa, De Lorenzo incrementò, in misura abnorme, il numero


dei 10.000 dossier realizzati da Angleton, nella sua attività di
controspionaggio; questa volta, aggiunse i dossier relativi a tutti i più
a

importanti uomini politici italiani, con un occhio di riguardo per


coloro che avrebbero potuto favorire una svolta di sinistra.
as

L' Agenzia, per assicurarsi di essere informata su tutto ciò che


avveniva al vertice del potere, ordinò a De Lorenzo di nascondere
delle microspie, persino negli uffici del Presidente, al Quirinale, e
C

negli uffici del Papa, in Vaticano.

I
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8\9

Con grande disappunto di De Lorenzo e dell'Agenzia, Pio XII,


il loro potente alleato, si ammalò e morì. Fu sostituito
dall'intelligente Cardinale Roncalli, la peggiore scelta possibile, per
i sostenitori di una politica di destra.

ia
or
em
M
lla
de
a
as
C

~~,
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8\10

Malgrado tutte queste articolate manovre anti~comuniste, le


elezioni del1958 furono le più libere della storia italiana.
Risultarono catastrofiche per i partiti di destra, che
complessivamente ottennero solo il 9,5% dei voti. Entrambi i partiti
socialisti aumentarono i loro voti e "una svolta a sinistra", ciò che
avrebbe significato l'ingresso al governo dei socialisti di Nenni,
diventò una prospettiva plausibile.

ia
Per opporsi a tale pericolosa ipotesi, il centro destra cominciava
ora a prendere in considerazione l' alternativa di una intesa con i

or
fascisti dichiarati del M.S.! .
Nelle sue memorie, Colby, per sottile falsità o disperante

em
ingenuità, par1a in maniera specifica di non sostegno per i fascisti:
"Fu decisa, a Washington e a Roma, una chiara e coerente linea
politica che escludeva di fornire un qualsiasi tipo di sostegno al
partito fascista e a quello monarchica . . . dopo tutto, quel che
M
desideravamo di più, per l'Italia, era la democrazia, perciò non
potevamo appoggiare gruppi antidemocratici, che fossero di Sinistra
lla

o di Destra.
Eppure era esattamente quello che veniva fatto. Quanto fosse a
conoscenza Colby di tutte le attività segrete, prima di essere
de

trasferito a Saigon ~e discretamente omesso nelle sue memorie~ non


è comunque dato a sapere. Secondo De Lutiis, nella sua dettagliata
storiografia sui Servizi Segreti italiani, fino al 1958, l'Italia non
aveva avuto bisogno di una polizia segreta. Le normali forze di
a

polizia di Scelba erano state sufficienti. Ma quando i partiti di


as

centro si disfecero nel 1958, e la Sinistra reiterò la sua richiesta di


riforme e di una diretta rappresentanza nel governo, l' ex ministro
degli Interni del governo Scelba, Fernando Tambroni, che era stato
C

un centuriane della milizia fascista, decise di ricostituire il settore


dei Servizi Segreti di polizia assumendo personale che già aveva
appartenuto all'O.V.R.A., la polizia segreta di Mussolini. * (nota)
*(nota) Tambroni era stato un modesto esponente del Partito
Popolare, al tempo dell' assassinio Matteotti; entrò a far parte del
Partito Fascista quando Mussolini (definito da Tambroni come
"l'uomo destinato da Dio a fondare la grandezza del mondo")
diventò dittatore nel 1935.

~~
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8\11

MANCANTE

ia
or
em
M
lla
de
a
as
C

LßJ~
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8\12

Visto che il partito socialista e, per una certa parte, anche i


Comunisti davano l'impressione di apprezzare sinceramente
l'istituto democratico, soprattutto dopo la brutale repre~sione
sovietica in Ungheria, la Chiesa di Giovanni XXIII e la corrente di
sinistra della D.C., erano orientati ad aprire un dialogo con la
Sinistra. Papa Giovanni si presentò con una linea di sfida
all'episcopato italiano e alle forze conservatrici del Vaticano: una

ia
serie di audaci innovazioni, contenute in una Enciclica che trattava
il tema della povertà nel mondo, e nella quale si faceva anche un

or
appello diretto ad un intesa, che facesse cadere gli steccati innalzati
dalla guerra fredda.

em
I democristiani della corrente di sinistra, ancora scottati dalla
sconfitta elettorale, erano di fronte al bivio, se invitare i socialisti di
Nenni a far parte del governo, e aprire ad un nuovo progetto di
M
sviluppo economico, oppure restare sulla linea politica degli
industriali, che era semplicemente quella del boom economico nella
stabilità.
lla

La corrente democristiana guidata da Aldo Moro era


logicamente a favore della più sensata scelta di una intesa con i
socialisti di Nenni. Ma questo passo era ostacolato sia dagli
de

ambienti industriali che dal Vaticano. Giovanni XXIII infatti, non


aveva ancora imposto in maniera completa la sua guida, e doveva
confrontarsi con un Curia dominata da una pentarchia di vecchi
Cardinali conservatori, che gli bloccavano la strada. Il Concilio
a

Vaticano II, iniziato dal nuovo Papa nel 1959, che doveva
as

"modernizzare la Chiesa" non sarebbe diventato realtà prima di due


anni più tardi, nell'Ottobre de1I962.
C

~~
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8\13

I democristiani di destra, in un frenetico tentativo di impedire


una svolta a sinistra, esercitarono forti pressioni sul Presidente
Granchi, tanto da indurlo a dare l'incarico di formare il nuovo
governo a Fernando Tambroni, palesemente uomo di destra.
Impossibilitato ad avere l'appoggio del Partito Repubblicano e di
quello Socialdemocratico, Tambroni poteva assicurarsi la
maggioranza parlamentare, solo con il sostegno del Movimento

ia
Sociale neofascista. Invece di una svolta di sinistra, si ottenne così
di avere dei fascisti dichiarati al governo. Intendendo dare il

or
massimo di visibilità alla loro parte, le antiche camicie nere
organizzarono uno sfavillante Congresso del partito a Genova, che

em
doveva essere presieduto dall' ex caporione provinciale,
responsabile, durante l' occupazione tedesca, della deportazione e
morte di centinaia di lavoratori.
Invece di impedire il Congresso, con la motivazione di sospetta
M
ricostituzione del Partito Fascista, ciò che sarebbe stato pienamente
legale, il governo Tambroni dette il suo assenso a che si tenesse il
lla

raduno.
Le forze del lavoro reagirono con una dimostrazione popolare
di massa. La città antifascista di Genova si sollevò in una
de

insurrezione corale, e l' opposizione al governo si estese ad altre


città, spaventando seriamente gli ambienti di destra. Proprio quello
che si aspettavano i colleghi dell'O.S.O. di Colby: un pretesto per
introdurre misure repressive contro la sinistra.
a

Agendo tramite De Lorenzo, Oftie decise di permettere che le


as

squadracce fasciste, nella stessa maniera dei vecchi squadristi della


prima ora di Mussolini, venissero a scontrarsi nelle strade con i
dimostranti. AI10rchè cinque lavoratori finirono uccisi, Tambroni,
C

usando la stessa tattica della strategia del terrore di Mussolini, fece


richiesta al Capo dello Stato di poteri speciali, militari e di polizia,
per reprimere la sommossa.
Il Presidente Gronchi si dimostrò prima perplesso, poi,
cosciente che tale mossa non avrebbe mai potuto ottenere l'assenso
del Parlamento, oppose un rifiuto: Il governo Tambroni cadde.

L&J-
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8\14

La sollevazione popolare mise in grande allarme gli ambienti di


destra, che cominciarono a cercare un "uomo forte", alla De Gaulle,
da poco andato al potere in Francia, per instaurare una repubblica
presidenziale che arginasse l'avanzata della Sinistra.
N acque l'idea di organizzare un colpo di stato che, ideato
dall' Agenzia, fosse eseguito da De Lorenzo. Il fme era quello di
sotterrare la prima repubblica italiana, ed instaurare al suo posto un

ia
governo militare. Per i neofascisti il sogno era di imporre in Italia ~e
poi nel resto del mondo, come cantava la gioventù hitleriana~ una

or
dittatura di destra come quella di Salazar in Portogallo, una
riedizione, se possibile, del regime di Salò, già condannato dalla

em
storia.
De Lorenzo già si vedeva galoppare alla ribalta come "l 'uomo
sul cavallo bianco", per salvare il Paese sia da un governo troppo
debole che da un governo comunista. La veste di capo dei servizi
M
segreti del suo Paese già gli andava troppo stretta. Con il sostegno
dei suoi capi dell'Agenzia, puntò alla nomina di comandante dei
lla

Carabinieri, la polizia paramilitare italiana, mantenendo al tempo


stesso le redini del S.I.FAR. Non aveva importanza che questo
incarico fosse già ricoperto dal Gen. Renato De Francesco, a cui
de

rimanevano molti anni prima del pensionamenta. Il S.LFAR. si


attivò per incastrare in qualche modo De Francesco, mettendo sotto
controllo il suo telefono, e pedinandolo 24 ore su 24. Furono anche
adibiti allo scopo degli agenti provocatori, ma senza esiti
a

soddisfacenti: De Francesco sembrava esente da qualsiasi macchia.


as

Tuttavia il solo fatto che il Comandante dei Carabinieri fosse


persino solo sospettato di qualcosa, fu considerato base sufficiente
per sostituirlo. " Non poteva essere permesso che il Comandante dei
C

Carabinieri fosse anche solo sfiorato dal sospetto"!

~~
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8\15

Per mantenere per intero i1 controllo del S.I.FAR., che era


comunque un ufficio gestito, quasi integralmente, dai Carabinieri,
l' esultante De Lorenzo si portò dietro una dozzina di ufficiali del
S.LF.AR, scelti con la massima cura rra quelli a lui personalmente
devoti, lasciando un suo fidato luogotenente, il Gen. Egidio
Viggiani, nominalmente capo dell'ufficio. Il suo rapporto con il Col.
Luigi Tagliamonte fu ancora più equivoco nella gestione finanziaria

ia
congiunta di carabinieri e S.LF.AR. De Lorenzo poteva infatti usare
a suo piacimento le ingenti somme non documentate, fornite

or
sottobanco dalla C.LA per il S.I.F.AR, per controllare e corrompere
anche il corpo dei carabinieri.

em
Sotto forma di bonus, cominciò a distribuire consistenti
gratifiche a tutti gli ufficiali superiori. In Italia, dove favori e
bocciature ~come quella di cui fu vittima De Francesco~ insieme
all'inflazione e al disordine pubblico, provocano anche personali
M
incertezze economiche, tali inconsuete regalie non furono certo
considerate offensive. Erano materialmente convenienti ed in più
lla

davano una gratificazione emotiva. Neanche coloro che erano


perplessi, rifiutarono; prendevano infatti in considerazione il
rovescio della medaglia, costituito dal potere che aveva il
de

Comandante di poter trasferire, su due piedi, e non si sa dove,


qualsiasi ufficiale non condiscendente. Così, presto, De Lorenzo
regnò indisturbato. Per soddisfare le richieste dei suoi capi
dell' Agenzia ed allargare il suo personale potere, come primo passo,
a

il Generale, assunse agenti di controspionaggio per aprire dossier,


as

non solo su gli elementi sospettati di spionaggio, provocazione o


legami con potenze straniere, ma su tutte le personalità più in vista
del Paese. Emulava così John Edgar Hoover, che può essere
C

considerato un maestro di questo gioco di prestigio.

~
~l~~
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8\16

A tutti gli ufficiali di controspionaggio del S.I.F .AR, fu


ordinato di redigere la biografia, con dettagliate informazioni, di
tutti i deputati e senatori, inserendo i particolari riguardanti gli
introiti professionali e ogni entrata economica. La documentazione
fu allargata anche agli esponenti del clero: 45.000 dossier su di loro,
su un totale di 157.000; 30.000 riguardavano personalità industriali
e del mondo della finanza. Le copie di questi documenti finivano

ia
alla C.LA e se certamente questa banca dati era preziosa per
l' Agenzia, era altrettanto lesiva della sovranità e della indipendenza

or
dell 'Italia. La struttura spionistica di De Lorenzo era in effetti
diventata lo strumento dell' Agenzia e della N.A.T.O per controllare

em
e condizionare l'intero apparato statale italiano.
Seguendo alla lettera le istruzioni contenute nei manuali U.S.A,
curati dal Gen. Westmoreland, De Lorenzo operò una puntigliosa
indagine su l'intero corpo militare, usando i carabinieri ai suoi
M
ordini, per compilare i dossier di tutti gli ufficiali superiori e di
molti altri di grado inferiore. Qualsiasi ufficiale indiziato. di avere la
lla

minima simpatia per la sinistra, fu, senza alcuno scrupolo,


defmitivamente emarginato.
Quando fu ordinato al S.LF.AR di inserire anche le
de

informazioni sulla vita privata, specie quelle scandalose, come


abitudini sessuali, predilezioni deviate, frequentazioni mercenarie di
entrambi i sessi, aborti procurati e figli illegittimi, ciò significò che
non si trattava più ormai di controspionaggio, bensì della raccolta di
a

elementi atti a esercitare ricatti politici, puri e semplici, chiaramente


as

in previsione di un golpe. Proprio quello che De Lorenzo, assieme


al Col. Vernon Walters ..riapparso a Roma, in qualità di attaché
militare U.S.A~ stava organizzando. Un golpe che dovendo essere
C

eseguito soltanto da De Lorenzo e dal Corpo dei Carabinieri,


sarebbe passato sotto il nome, in codice, di SOLO.
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10\1

CAPITOLO 10
Kennedy tradito

Dalla parte opposta del Pacifico, nelle agitate acque atlantiche


del Mar dei Caraibi, in un giorno assolato di gennaio de11959, Fidel
Castro ed i suoi fedeli barbudos erano dunque entrati a L'A vana,
costringendo il dittatore alle dipendenze degli U.S.A, Fulgencio

ia
Batista, a fuggire alla volta della Spagna. A Washington, senza
esitare, il vicepresidente Nixon ed un gruppo reazionario formato da

or
vecchi proprietari terrieri americani di Cuba, erano decisi a
rimettere al poter a L' Avana, Batista, o qualche altro simile despota,

em
che si ponesse al loro servizio. Informato dei pericolosi sviluppi
della situazione dal suo abile G~2 a Miami, Castro decise di tenere
duro, e proteggere la sua sudata e vittoriosa rivoluzione, alleandosi
M
anche, se necessario, con il diavolo in persona. Il suo satanico
salvatore, in questo caso, si rivelò essere Khruschev, che, con il suo
K.G.B, offrì a Castro un sostegno spontaneo.
lla

Iniziò così la lunga lotta tra Davide e Golia, una contesa


assolutamente sterile e frustante, sia per Cuba che per gli Stati Uniti,
che ridusse un'isola bellissima, economicamente vitale, ad un
de

dittatoriato comunista ed alla indigenza, costantemente tenuta sotto


tiro da parte della Mafia e della C.LA .
La prima mossa di Nixon fu quella di convocare il successore di
a

Wisner nel D.D.P, Richard Bissell, per dargli l'incarico di trovare la


strada più veloce possibile, per eliminare Castro.
as

Bissell che aveva capito al volo le intenzioni di Nixon, convocò


allora William Harvey, un veterano caposezione della C.LA, e gli
ordinò di allestire un "permanente potenziale operativo",
C

eufemisticamente chiamato "Azione Esecutiva", in parole povere,


una operatività atta ad eseguire assassinii di leader esteri scomodi.
Come sintetizza Ray Cline "che la C.LA fosse direttamente
responsabile di assassinii premeditati, era ormai un fatto: non si
trattava più riguardo a questi della aberrazione temporanea di
qualche agente coinvolto".

cL~~
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10\2

Era del tutto evidente, ad esempio, che fosse stato il presidente


Eisenhower stesso, ad approvare il tentato omicidio del leader
congolese Lumumba, che costituì uno dei primi obiettivi di Harvey,
pur se furono all' epoca messe in atto molte cautele, perché non
fosse evidente. Allen Dulles aveva usato le sue maniere più subdole,
quando inviò un cablogramma al caposezione C.LA, a Leopoldville,
Lawrence Devlin, in cui rifaceva il verso alla insinuante

ia
provocazione di Beckett: "chi mi libererà di questo prete
turbolento?".

or
Bissell ed Harvey, consapevoli comunque che la Casa Bianca
avesse in pratica dato loro mandato, anche se solo a livello

em
discorsivo, di compiere un omicidio, si attivarono con discrezione,
ed Harvey, allo scopo di colpire Lumumba, ed evitare che fosse
possibile collegare l'Agenzia a tale atto, ingaggiò due killer
professionisti, che nemmeno si conoscevano tra loro.
M
Come criminale alle dipendenze del governo, non si poteva fare
scelta migliore di Harvey. Caritatevolmente definito come una
lla

"figura variopinta", era un ex agente dell'F.B.I, licenziato da


Hoover a causa della sua frenetica attività sessuale. Una testa calda,
affiliato alla "Associazione Nazionale del Fucile", Harvey era di
de

robusta costituzione, aveva una pancia da birra e degli occhi da


sbirro minaccioso. Viene descritto, da uno dei suoi biografi, rosso
di viso, cogli occhi sporgenti e la testa lucida, con "una andatura da
papera, un po'dondolante ed un po'spavalda". Vestito con
a

pantaloni larghi, cappello grigio di feltro con la tesa piegata in


as

basso, capelli corti, sfoggiava il fermacravatta el' anello del college.


Secondo Ramelgh, poiché Harvey era stato allevato in un paesino
del west, si sentiva come un pesce fuor d' acqua, a frequentare il
C

sofisticato ambiente di Washington.

~&d-
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10\3

Harvey aveva lavorato insieme ad Angleton, fm dal 1947, per


scoprire spie sovietiche in America, collaborando felicemente con
Kim Philby, che scherzava sempre con loro, e che non sarebbe mai
stato smascherato da Harvey come spia sovietica, se non fosse stato
per l'indiscrezione di Guy Burgess. *(nota)
Ciò che rese Harvey famoso fu il fatto di aver escogitato e

ia
gestito il funzionamento del famoso tunnel di Berlino.
(inserire la storia del muro di Berlino)

or
em
M
*(nota)
Come racconta Ranelagh, Burgess era l' ospite chiassoso di
lla

feste in cui tutti si ubriacavano; aveva sviluppato una certa abilità a


fare la caricatura ai suoi ospiti. Quando Libby, la moglie di
Harvey, gli chiese di posare per la sua, Burgess la ritrasse come una
de

ubriacona, a gambe larghe, senza indumenti intimi e la gonna tirata


su fino alla cinta. Harvey, furioso stava per venire alle mani ed
Angleton dovette calmarlo, portandolo fuori a fare una passeggiata
all'aria fresca. Ma Harvey non dimenticò e non perdonò. Il 13
a

Giugno 1951, tre settimane dopo la fuga di Maclean e Burgess a


as

Mosca, Harvey consegnò un memorandum di cinque pagine al Capo


delle Operazioni Speciali in cui accusava categoricamente Philby di
essere un agente sovietico. +
C

L~~
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10\4

Per organizzare l' assassinio di Castro, Bissell ingaggiò un altro


poco raccomandabile ex agente dell 'FBI, Robert Maheu, braccio
destro del miliardario Howard Huhes, che aveva stretti legami con
la Mafia. Era conosciuto anche per essere stato il produttore del film
a luci rosse "Happy Days", che aveva messo in ridicolo Sukarno,
rappresentato in atteggiamenti sconvenienti a Mosca, nudo e
circondato da belle donnine. I contatti mafiosi di Maheu gli erano

ia
tornati utili in Italia, per l' acquisto del "Rame Daily American", per
conto della CIA, e poi per assumere giornalisti prezzolati addetti

or
alle pubbliche relazioni in favore delle compagnie petrolifere
americane in Italia. Le sue tendenze ad associarsi con personaggi

em
poco raccomandabili, si manifestò con l' aiuto prestato in difesa di
Aldo Icardi, che era stato accusato dell' omicidio, compiuto durante
la guerra, dal Maggiore dell'OSS, William Holchan.
Per l'affare Castro, Maheu si mise in contatto con un gangster,
M
John Roselli, boss mafioso di Chicago e Las Vegas, già
appartenente alla gang di Al Capone. Il suo vero nome era Filippo
lla

Sacco, era sposato all'attrice June Lane ed amico di Frank Sinatra.


Maheu offrì a Roselli la cifra di 150.000 dollari per la testa di
Castro, suggerendogli di ingaggiare dei mercenari cubani per essere
de

sicuro che il delitto non fosse messo in relazione con ambienti


statunitensi. Roselli, poco noto a Miami, assunse il nome di John
Rawiston per questa operazione; affermava di lavorare per un
gruppo di Wall Street, con interessi a l'A vana.
a

Durante una cena all'Hotel Fontainbleau, sulla spiaggia di


.
as

Miami, . Roselli presentò a Maheu due malavitosi della Florida, Sam


Giancana e Santo Trafficate Jr., entrambi attivamente ricercati dalla
FBI. Il secondo era stato appena scarcerato, dopo aver scontato una
C

condanna per spaccio di eroina e sfruttamento della prostituzione, e


poteva quindi ritornare tranquillamente a L' Avana.

L~~
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10\5

Ma i mesi passavano e i gangster sembravano procedere con


piedi di piombo; un tentativo dopo l'altro andava a vuoto, per una
ragione o l'altra. Nixon, che aveva ftetta do ottenere dei risultati,
aveva ormai quasi convinto Eisenhower che fosse necessario che la
CIA organizzasse una vera e propria invasione di Cuba, per andare a
rinforzare la supposta opposizione sotterranea che, così pensava il
Vicepresidente, era pronta a ribellarsi a Castro. Quindi Bissell

ia
cominciò a lavorare all' operazione della Baia dei Porci, una
operazione che richiedeva tempi lunghi: si dovevano assoldare

or
uomini, addestrarli in campi segreti della Florida, del Guatemala e
dell 'Honduras. Quando John Kennedy riuscì a battere Nixon, per

em
una manciata di voti, alle elezioni del Novembre 1960, tutto questo
si trovò, all'improvviso, nelle sue mani.
Il fiasco della Baia dei Porci, su cui sono stati versati fiumi di
inchiostro, portò al defenestramento di Bissell e di Allen Dulles,
M
diventati i capi espiatori di questo inatteso disastro. Il primo sarà
sostituito da Richard Helms, un veterano del 'ass e professionista
lla

CIA; il secondo dall'indipendente John McCone, un miliardario che


aveva accumulato una fortuna, durante la guerra, nel settore
costruzioni di navi ed aerei. Secondo l'U fficio Generale delle
de

Finanze, McCone aveva, con un investimento iniziale di centomila


dollari, ricavato un profitto di 44 milioni di dollari, ed era
proprietario per un valore di molti milioni della Standard Oil.
a
as
C

YCWL ~~
J
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10\6

Si diceva che McCone, uno scozzese severo, ironicamente


chiamato dentro la Compagnia "Allegro John", avesse "una mente
eccezionale, disciplinata, dura, pulita, controllata in modo
stupendo. .." sfortunatamente per Kennedy ..e soprattutto per il
Paese, MacCone non era solo un cattolico bigotto, un repubblicano,
un industriale reazionario, ma anche l' esponente di una visione
politica che andava in direzione opposta a quella del Presidente.

ia
Kennedy affermava che, poiché il suo margine vittorioso su Nixon
era stato così ridotto, aveva bisogno di un repubblicano alla testa della

or
CIA, per ottenere il massimo di appoggio unitario alla sua politica. Ma
poiché, su questa base, aveva incluso altri repubblicani nel suo

em
gabinetto, come Douglas Dillon al Tesoro, e Robert Mac Namara alla
Difesa, i suoi sostenitori progressisti si trovarono senza alcun potere
effettivo, visto che le posizioni strategicamente più importanti, erano
M
state occupate dai conservatori repubblicani.
Le influenze più negative provenivano forse da MacGeorge Bundy,
il consigliere per la Sicurezza Nazionale, e dal Gen. Maxwell Taylor,
lla

promosso alla direzione dei Capi Riuniti. Entrambi stavano cercando di


riscaldare la guerra fredda, insistendo con la solita canzone dei
Sovietici che stavano minacciosamente macchinando contro la paca
de

mondiale. Bundy era favorevole ad attaccare Cuba, e peggio ancora, 10


era anche Bob Kennedy che era furioso per la perdita di prestigio subita
dal fratello, a causa del fiasco alla Baia dei Porci, e cercava la rivincita
a

su Castro. Goliardicamente infatuato dalle operazioni segrete, così


come lo era stato Nixon, Bob chiamò Harvey e gli ordinò di preparare
as

un piano per assassinare Castro.


Si dette così inizio alla operazione "Mangusta", diretta da Harvey a
Miami, che coinvolse 300 agenti della CIA, e con 60 milioni di dollari
C

stanziati, si avvaleva della disponibilità di 100 veicoli, di un esercito di


3000 esuli cubani, la maggior parte dei quali, erano criminali, ruffiani,
trafficanti di droga ed avventurieri fuggiti da Cuba per non finire in
galera. Le tendenze sanguinarie e sadiche di Harvey ~dice David
Martin.. erano evidenziate anche dai nomi attribuiti ai suoi agenti di
Mangusta: "sangue.. frusta.. artiglio ecc...

L~~
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10\7

Come era successo ai tempi di Wisner, la maggior parte dei lanci


con cui si intendeva infiltrare dei paracadutisti, per farli aggregare alla
supposta rete sotterranea di oppositori di Castro, fmì per essere
neutralizzata dalle forze cubane. Harvey, che non aveva ritenuto
opportuno informare MacCone sul complotto di morte, credendolo già
informato, esercitò forti pressioni su Rosselli, minacciando di non
versargli una lira dei 150.000 dollari pattuiti, fino a che non si fosse

ia
visto un risultato positivo.
Il corrispondente del New York Times, Tad Szulz, tomato da un

or
viaggio a Cuba, scrisse una lettera all' assistente di Kennedy, lo storico
di Harvard, Arthur Schlesinger, in cui motivava il suo suggerimento,

em
di cercare di normalizzare le relazioni con Cuba. Ma il consiglio fu
ignorato dai falchi che circondavano Kennedy e, invece fu formato un
gruppo anti~insurrezionale con a capo Bobby.
Per rendere più acuminati i denti della Mangusta, Harvey fece
M
arrivare dalla Germania il suo precedente assistente, Theodore
Shackley, che fu senz'altro uno dei più brutali agenti dell' Agenzia.
lla

Un trentacinquenne pallido, magro, psichicamente instabile, che


guardava passivamente attraverso i suoi occhiali con grosse lenti,
soprannominato "Biondo Fantasma"; Shackley si aggirava per Miami,
de

a bordo di una potente Cadillac, e pensava a come seminare il panico a


Cuba con incendi, attentati dinamitardi, contaminando alimenti e
magari avvelenando tanto zucchero da obbligare tutti gli altri Paesi a
cessarne l' acquisto. Il suo guardaspalle, Thomas Clines, grosso e
a

taciturno, a cui piaceva "farsi un goccio con gli amici" lo seguiva


as

dappertutto come un cane.


Poi, un giorno, gli Americani si svegliarono con la notizia che
Kruschew aveva dislocato dei missili a Cuba, puntati su obiettivi
C

. .
amencanl.
Il temerario sbarramento della flotta al largo, con cui si rischiò
una guerra atomica, convinse infine Kruschew a fare marcia indietro;
in cambio Kennedy dovette impegnarsi a non invadere Cuba e a porre
fille all' embargo economico.

~~,
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10\8

L' ordine di Bobby ad Harvey di annullare tutti i piani, venne


preso poco in considerazione da questo e dai suoi sostenitori di destra,
che ritenevano di saper meglio degli altri come fare ad occuparsi di
Castro. Ne nacque una discussione accesa, durante la quale, fu
intimato ad Harvey di uscire dalla stanza della Casa Bianca in cui si
teneva la riunione. MacCone, irritato dell' atteggiamento di Harvey,
pretendeva le sue dimissioni, ma Helms, motivato sicuramente da

ia
solidarietà professionale, si oppose, ed Angleton approfittò della
occasione per suggerire di spedire Harvey in Italia, per sostituire

or
Thom Karamessines. Questo era stato, infatti, costretto a lasciare
precipitosamente ]'Italia, lasciando scoperto il suo posto di

em
caposezione C.LA a Roma, quando su di lui si erano addensati sospetti
di un suo coinvolgimento nell' assassinio di Enrico Mattei.
I cubani reclutati dall'Agenzia, che si stavano addestrando in
Louisiana, ricevuto l' ordine per cui non avrebbero più potuto attaccare
M
Castro, si rifiutarono di accettare quello che consideravano un
tradimento. Jack Kennedy, furioso per tale insubordinazione, ordinò di
lla

irrompere, nei campi di addestramento, alla polizia militare a bordo


degli elicotteri dell 'Esercito. Gli esuli, considerandosi beffati e traditi,
giunsero alla conclusione che, per liberarsi di Castro, dovevano prima
de

liberarsi di Kennedy.
Messa da parte la questione cubana, Kennedy diede ascolto
all'argomentazione del suo assistente speciale Arthur Schlesinger, che
indicava nell'Italia la frontiera più urgente su cui confrontarsi, per
a

contrastare l'influenza dei Sovietici, che qui si avvalevano


as

dell' appoggio del PCI.


Schlesinger suggeriva che la soluzione della crisi politica italiana
dovesse passare attraverso un appoggio all'apertura nei confronti di
C

una parte della sinistra. Favorendo infatti l'ingresso dei Socialisti di


Nenni nella coalizione governativa, i Comunisti sarebbero rimasti
isolati all' opposizione. Questa mossa ..spiegava Schlesinger~
gioverebbe alla stabilizzazione politica italiana, dopo la caduta del
governo centrista, tamponando, tramite i socialisti, l' avanzata
comunista. Non agire prontamente in questo senso, equivaleva a
rischiare di far cadere l'Italia in mani comuniste.

~~
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10\9

La crisi era nata per la maturata indisponibilità della


Democrazia Cristiana a riproporre una coalizione di centro, come
quella che aveva governato l'Italia per 10 anni; tuttavia n~:mriusciva
a decidersi se orientarsi a sinistra verso i socialisti di Nenni o a
destra verso i liberali e i neofascisti. Piuttosto che operare questa
scelta si preferì indire nuove elezioni, per il Maggio 1963.
Al quartiere generale della CIA, Angleton cominciava ad

ia
innervosirsi. Dal suo punto di vista, il Partito Socialista, in Italia,
altro non era " che una semplice appendice comunista, e il progetto

or
politico kennediano equivaleva ad una sicura sconfitta". Angleton
sospettava addirittura ~e lo affermò anche pubblicamente~ che

em
Schlesinger, il primo responsabile ad avere prospettato questo
"incontro suicida con la Sinistra" era in effetti un agente sovietico.
*(nota) Ora era chiaro perché Angleton volesse Harvey a Roma.
Desiderava avere accanto qualcuno che fosse politicamente di sua
M
fiducia, per contrastare la politica di Kennedy, ed aiutare,
sottobanco, De Lorenzo nel colpo di stato che avrebbe dovuto
lla

instaurare, in Italia, un regime di destra.


David Martin, nel suo "Wilderness of Mirrors" sostiene che,
nonostante fossero passati ormai quindici anni, da quando Angleton
de

aveva operato a Roma, egli esercitava ancora un certo controllo


sulle attività italiane. "Era ancora molto ben introdotto, quanto la
mano più esperta". Thom MacCoy, che aveva rappresentato la CIA,
durante. gli anni 50, disse: "Jrn aveva un paio di uomini che
a

lavoravano solo per lui, e non per la sezione, compresa una talpa in
as

Vaticano, anche se non sono mai riuscito a provarlo".


*(nota) Martin ricostruisce le circostanze su cui si fondava
questa sorprendente affermazione: " Un membro dell' Ambasciata
C

sovietica, a Caracas, era stato sentito affermare di aver appreso la


data dello sbarco alla Baia dei Porci, da qualcuno della Casa Bianca;
Angleton aveva indicato Schlesinger, ex membro dell'OSS e unico
dirigente dell'Amministrazione ad essere contrario all' operazione,
come il colpevole più probabile".

k~'
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10\10

Anche Martin riferisce che un altro agente dell'Agenzia sosteneva che


Angleton continuava ad avere diretti contatti con tre fiduciari della CIA,
che erano inseriti nell' apparato statale, assunti da lui stesso e dal suo
assistente, Ray Rocca, negli anni immediatamente successivi alla fine della
guerra. "Occupavano tutti e tre posizioni di alto livello ~specificava
l'agente dell'Agenzia, che era a conoscenza della loro identità~ Uno era al
Ministero degli Interni; un altro, nome in codice, Detector, era un

ia
Maggiore dei Carabinieri, già a capo del controspionaggio italiano in
Svizzera, durante la guerra. Quest'ultimo era a conoscenza di tutti gli

or
armadi dove erano stati nascosti gli scheletri."
Harvey, che non conosceva affatto l'Italia, e ancor meno vi era

em
interessato, arrivò a Roma nei primi mesi del 1963, fresco reduce
dell'altolà subito da Robert Kennedy. Grossolano, bevitore, sempre
armato, con un gran pancia, il nuovo capo venne soprannominato "Pera"
dai suoi colleghi, e "Cow Boy" dai romani. Sebbene non parlasse alcuna
M
lingua, a questo perfetto campione dello spionaggio statunitense, spettava
in quel momento, l'incarico di collegamento con i Servizi Segreti italiani.
lla

Che Harvey fosse più indifeso nei confronti degli italiani di quanto
questi non lo fossero nei suoi confronti, è testimoniato anche dalla moglie.
Secondo Libby Harvey, il marito era un donnaiolo impenitente, restava
de

fuori quasi tre notti a settimana e rientrava sempre la mattina all' alba;
circostanze che Harvey stesso confermava, vantandosi di aver avuto
rapporti con una donna ogni giorno della sua vita, fin dall' età di dodici
anni. Proprio quello di cui De Lorenzo aveva bisogno, per tenere Harvey
a

sotto il suo controllo. Era stato proprio durante una di tali scappatelle che
as

~secondo la testimonianza della moglie~ Harvey era stato licenziato dalla


FBI: l' omossessuale Hoover non approvava le relazioni extraconiugali, tra
i suoi agenti eterosessauali.
C

k~~
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10\11

Di umili origini, la moglie di Harvey era una alcolizzata, ciò


rendeva ancor più difficile, ad Harvey, la frequentazione degli
ambienti delle ambasciate. Secondo i suoi conoscenti, era comunque
egli stesso che la incoraggiava a bere, per tenerla così, meglio
sottomessa.
"Harvey racconta uno della CIA odiava tutti quei maledetti
~

terroni, ed era molto freddo con i suoi contatti italiani". Abituato a

ia
trattare con i tedeschi, Harvey disprezzava gli italiani con cui
lavorava, e non amava per niente Roma. Gli unici italiani, con cui

or
andava d'accordo, erano i mafiosi italo~americani, che operavano
fuori Miami.

em
Prima di lasciare gli Stati Uniti, Harvey aveva ricevuto una lista
di nomi, da Rosselli, Giancana e Trafficante, con i quali prendere "
contatto, una volta arrivato in Italia: uomini di potere, coinvolti
nello spaccio di droga e riciclaggio di denaro sporco, tutti legati a
M
Sindona.
Tra le sue prime operazioni, vi fu quella di piazzare delle
lla

rnicro~spie nel quartier generale del Partito Comunista. Harvey così


apprese che i comunisti non stavano programmando alcun tipo di
azione eversiva; al contrario, sembravano desiderosi di rendersi più
de

indipendenti possibile da Mosca. Ciò nonostante inviò un bollente


resoconto a Langley, in cui sosteneva che i comunisti stavano per
mettersi in azione, in Italia, e che dovevano essere fermati, a tutti i
costi. Harvey aveva già appreso da "Vemon Walters ....
a

corrispondente militare USA a Roma~ dei preparativi del golpe


as

programmato insieme a De Lorenzo.


"A Roma ~sostiene Martin~ Harvey, che aveva già fatto la sua
parte, litigando con quasi tutti i dipendenti della Sicurezza
C

Nazionale dell' Amministrazione kennediana, aveva ora l'occasione


per inimicarsi anche tutti i dipendenti della Sicurezza Nazionale
Italiana." Il capo divisione CIA dell'Europa occidentale definiva
Harvey come "un pesce fuor d' acqua", a Roma. E un altro alto
dipendente dell'Agenzia, lo etichettò come "un completo disastro".

~~~
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10\12

Nonostante avesse a disposizione una lussuosa villa di un bel


colore dorato, su uno dei sette colli di Roma, dove veniva servito da
un domestico in guanti bianchi, Harvey, sostiene Martin, era
costantemente ubriaco; portava sempre con se una pistola, ogni
giorno diversa, visto che poteva sceglierla dalla sua collezione che
contava più di duecento pezzi. Durante una riunione di emergenza,
convocata dall' ambasciatore Rheinhardt, si racconta che si fosse

ia
addonnentato di colpo e che la sua pistola, uscita dalla fondina,
fosse rotolata sul pavimento.

or
A quanto raccontava un collega, Harvey cominciava a bere così
presto che a mezzogiorno era già incapace di intendere e di volere.

em
Quando arrivò a Roma John MacCone, per la sua regolare visita al
Papa, in cui sperava, quella volta, di dissuadere Giovanni XXIII, dal
suo pericoloso approccio nei confronti dei comunisti italiani e
sovietici, Harvey avrebbe dovuto accompagnare ed intrattenere il
M
suo dirigente. Per fare fronte a questa noiosa incombenza, visto che
MacCone non gli era affatto simpatico, arrivò a bere cinque
lla

bicchieroni di Martini Dry, prima di pranzo. "Mai visto un uomo


bere cosÌ, in vita mia" disse un assistente. Comunque sia, Harvey
stava combattendo una battaglia senza speranza sia con il suo
de

Presidente che con il Papa.


L'approvazione papale alle nuove tendenze presenti nella
politica italiana ~afferma Stuart Hughes~ non avrebbe potuto essere
più esplicita. "Papa Giovanni sembrava dire che la separazione
a

insonnontabile tra Cattolicesimo e Marxismo, la scomunica di Pio


as

XlI nei confronti del Comunismo, la stessa divisione ideologica del


mondo, erano ormai da confinarsi ad un passato non felice".
Questo, almeno, era come i conservatori italiani interpretavano
C

l' appello di Giovanni XXIII, che fu prontamente etichettato come il


"Papa Rosso".

~~~
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10\13

Nonostante gli sforzi di Harvey, molti cattolici, che erano


favorevoli all' avvio di riforme economiche, fmirono per votare per i
partiti di sinistra, alle elezioni del 1963, tenutesi in Aprile. I
Comunisti ebbero molti suffragi, conquistando il 25,3% del voto
popolare, la più alta percentuale mai ottenuta. Questo successo del
PCI mise in crisi lo schieramento di centro~sinistra. Le notevoli
perdite della DC, portarono a galla le beghe interne al partito

ia
nonché le relazioni conflittuali con i partiti minori del centro~
sinistra. Inoltre anche il Partito Socialista era diviso, al suo interno,

or
sulla alternativa se insistere per una radicale riforma dell' economia
o piuttosto cercare di arginare l'inflazione. Il risultato fu la nascita

em
di un altro partito socialista, il PSIUP, che si aspettava forse un
aiuto da parte dell'Agenzia.
Kennedy che subiva forti opposizioni da una parte dal
Dipartimento, dall'Ambasciata USA a Roma, e dalla parte operativa
M
della CIA, tutti determinati a lottare contro l' apertura a sinistra in
Italia, decise di recarsi di persona a Roma, in Luglio, a parlare con
lla

Nenni.
Ad un ricevimento all'Ambasciata di Roma, al quale era stato
invitato anche Nenni, Harvey convinto che il Presidente avrebbe finito
de

per sostenere l'ingresso al governo dei socialisti, e determinato a


boicottare, in qualche modo, le intenzioni di Kennedy, incaricò i suoi
uomini di piazzare delle micro~spie per registrare la conversazione di
Kennedy con illeader socialista, ma non gli servì a molto.
a

Mentre Kennedy partiva dall' aeroporto, A. Moro, pur se


as

contrastato con decisione, sia dal Presidente Segni che dal Ministro
della Difesa Andreotti, si stava già preparando a formare un nuovo
governo di centro~sinistra.
C

Moro, che aveva la carica di segretario del Partito Democristiano,


era riuscito a persuadere le forze di centro del partito, ad allearsi con
una parte della sinistra, per formare un governo di coalizione che
includesse, appunto, i socialisti di Nenni.
Vi era ancora una forte resistenza a tale spostamento dell'asse
politico, da parte degli industriali, ma questa volta venne meno il veto
dal Vaticano. Giovanni XXIII aveva ormai affermato la propria
autorità sulla Curia.

~&vL,
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10\14

Aldo Moro, i1leader democristiano, era senz' altro più gentile e


più paziente del suo predecessore, il corrosivo Fanfani, e fu
descritto da Hughes come " un uomo del sud, con una malinconia
congenita, unita ad una impassibilità di stampo anglosassone".
Aveva dimostrato un alto grado di tenacia e competenza nel
perorare la causa della nuova apertura politica. Come disse Hughes
" nessuno ebbe più abilità di lui a convincere sia il suo partito che

ia
quello socialista a collaborare". Il primo risultato di questa svolta fu
la nazionalizzazione dell'industria dell' energia elettrica, una delle

or
maggiori del Paese. Fu il chiaro segnale che in futuro, il governo
italiano riteneva necessario che i settori di pubblico interesse in

em
campo economico, fossero gestiti direttamente dallo Stato, a a
vantaggio dei consumatori e non di un gruppo di speculatori privati.
Con l'ingresso dei socialisti al governo, si tentò di arrestare la
divorante speculazione nel settore immobiliare, che era da sempre
M
stata una pratica fascista. L'industria edile impazzava, grazie a
crediti statali a basso costo, nella costruzione di edifici da incubo,
lla

antieconomici, per i quali correvano tangenti scandalose. Alcuni


relatori ufficiali, ad un congresso internazionale, denunciarono la
presenza di ventitremila appartamenti di costo sproporzionato,
de

permanentemente inabitati, nelle grandi città italiane, mentre tanti


cittadini a basso reddito, non riuscivano a trovare una abitazione.
a
as
C

~&J-
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10\15

Sul fronte delle Destra, l'alternativa proposta a queHa che era


considerata una politica di sprechi fmanziari, era il blocco degli
stipendi e il rinvio di ogni riforma economica. Quando apparve
infruttuosa l'opposizione alla politica che era di Kennedy, Moro e
Giovanni XXIII, la Destra si preparò a fare ciò che di solito decide
di fare, in casi come questi: un colpo di stato militare con
l' eliminazione delle personalità ingombranti.

ia
Il 22 Novembre 1963 John F. Kennedy fu assassinato. Gli
successe il Vicepresidente L.B. Johonson, completamente all'oscuro

or
di politica italiana. Anche Giovanni XXIII, amico di Kennedy, e a
lui associato politicamente nel progetto di apertura verso la sinistra,

em
morì. Gli successe, convenientemente per la Destra, Paolo VI; quel
Monsignor Montini, che era stato di grande aiuto all'OSS e più
tardi, in veste di Segretario di Stato Vaticano, alla CIA. La Destra
M
si stava preparando a conquistare il potere con la forza, minacciando
il governo Moro. Per gestire le delicate relazioni con De Lorenzo,
che era a capo del complotto, l'Agenzia aveva bisogno di qualcuno
lla

che fosse più affidabile di Harvey. Facile alle ingiurie, quando era
ubriaco, aveva fmito per mettersi nei guai con la polizia italiana.
Dopo una serie di incidenti automobilistici, l' ambasciatore
de

Rheimort, fu costretto a denunciare il suo sconveniente


comportamento a Washington. Quando alla fine fu trasferito,
organizzò una festa di addio, in un salone riservato all'Hilton, in cui
a

campeggiava una fontanella zampillante champagne. Alla fine,


secondo quanto riferisce Martin, uscì e pisciò contro il muro
as

dell' Ambasciata USA. Questo lasciò Vemon Walters a trattare con


De Lorenzo e il Col. Rocca che era a capo di quel delicato settore
del SIFAR, che si occupava dei contributi provenienti dagli
C

industriali nonché dell'ingaggio e dell'addestramento di gruppi


clandestini di guerriglieri fascisti, da mobilitare nelle piazze contro
il mondo dellavara.

~~
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10\16

Per preparare la strada al colpo di stato, si dette inizio ad una


violenta campagna di stampa contro il diritto di sciopero, soprattutto
ad opera dei giornali di Attilia Monti. Monti, come Mussolini, era
figlio di un fabbro, di Ravenna, e aveva fatto i soldi con il petrolio
durante la guerra. Grazie ai suoi stretti legami con il segretario del
Partito Fascista, Ettore Muti, era diventato il proprietario della più
grande raffineria italiana. Dopo la guerra, aveva stretto un accordo

ia
con la British Petroleum per rifornire le basi N.A. T.O, tramite la sua
raffmeria, ed aveva presto acquistato altre raffmerie a Gaeta, per

or
rifornire le navi cisterna. Questa iniziativa aveva provocato la
sollevazione da parte della popolazione locale per i grossi danni

em
arrecati al tudsmo balneare. Monti reagì riversando soldi dove era
opportuno farlo: nel SIFAR. Per accrescere gli effetti della sua
campagna di stampa, furono studiati dei piani per una strategia di
intimidazione, del tipo' di quella che era stata attuata da Mussolini
M
negli anni 20.
Il compito di Rocca era quello di arruolare della milizia
lla

mercenaria con nomi falsi e indirizzi di copertura; sarebbe stata


armata e addestrata per " speciali occasioni". Gli uomini da
reclutare venivano ricercati fra gli ex militanti della X Mas di
de

Borghese, militari congedati, specialmente repubblichini, e fra gli


ex carabinieri.
a
as
C

~&J~
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10\17

Viaggiando attraverso Liguria e Piemonte si mise in contatto


con ex paracadutisti ed ex militari di Salò. Mentre stava
organizzando le sue forze paramilitari, si teneva in stretto contatto
con i vertici confindustriali, specie la FIAT. Il direttore generale
della FIA T, Valletta, si impegnò finanziariamente a favore della
organizzazione della squadra destra, in Piemonte e Liguria, con la

ia
motivazione formale che essi erano semplici informatori, pagati
dalle industrie e dalla CIA.

or
Come parte del piano generale di destabilizzazione, per arrivare
al colpo di stato, l'ambasciatore Reinhardt, giudicato troppo blando,

em
fu sostituito dal più duro anticomunista, Graham Martin, scelto
appositamente per appoggiare l'operazione. Martin, che
successivamente sarebbe diventato l'ultimo ambasciatore americano
in Vietnam, lavorava, in Italia, a stretto contatto con Michele
M
Sindona, per indirizzare denaro negli ambienti politici e in quelli dei
Servizi. deviati, in vista del golpe.
lla

Il SIFAR continuò ad esercitare la sua influenza anche sul


nuovo Presidente della Repubblica, Antonio Segni, eletto nel 1963.
Nell' Aprile del 1964, il Col. Rocca gli sottopose una scottante
de

relazione, in cui la situazione economica era descritta vicina al


collasso, a causa delle rivendicazioni sindacali, e in cui si avvertiva
che se la Destra non fosse stata messa al timone della situazione, ci
sarebbe stata una grave crisi economica, che avrebbe potuto essere
a

sfruttata dai comunisti. Per contrastare l'attivismo sindacale


as

dell'aPI e salvare l'Italia dalla minaccia di un regime di sinistra,


diceva Rocca, era necessario un governo di Destra, così come era
stato instaurato in Brasile, e ciò poteva essere realizzato con un
C

golpe, organizzato da Vemon Walters, l' esperto CIA in tale materia,


perfetto punto di riferimento per il SOLO di De Lorenzo.

L&..L ~
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11\1

CAPITOLO 11
Gli squadroni brasiliani della morte

Due anni prima, nel 1962, il Presidente brasiliano Goulart si era


trovato in una situazione di tensione con gli Stati Uniti, a causa della
prospettata espropriazione di una azienda controllata dalla I.T.T. Il
contenzioso con Washington era acuito anche dalla sua

ia
determinazione a riannodare i contatti diplomatici con l'Unione
Sovietica, e dalla sua riluttanza a schierarsi a favore dell' espulsione

or
di Cuba dalla Organizzazione degli Stati Americani.
Reso prudente dalla lezione guatemalteca, Goulart cercò di

em
evitare la diretta espropriazione di una proprietà statunitense,
temendo un ulteriore deterioramento dei rapporti bilaterali.
Proponeva quindi una tranquilla operazione di compravendita per
alcune imprese operanti in Brasile: ciò fu comunque considerato
M
come una provocazione da parte dei proprietari statunitensi.
Nella speranza di ottenere un qualche riscontro favorevole alle
lla

sue proposte, Goulart si era recato in visita dal Presidente Kennedy,


a Washington, nell'aprile del 1962, ed aveva anche ottenuto la
promessa che la visita sarebbe stata ricambiata in Brasile, a luglio.
de

Sembrava che tutto filasse liscio. Poi arrivò una relazione riservata
della C.I.A, in cui si ammoniva che il Brasile stava per diventare
un'altra Cuba, che era quindi necessario promuovere una azione
diretta alla caduta del governo costituzionale di Goulart.
a

Le aziende interessate, protette dalla C.LA, erano spaventate


as

per le proposte di Goulart; :iTa le altre, vi era la richiesta che le


aziende si impegnassero anche a concedere prestiti ai lavoratori, a
imporre affitti, sulle locazioni di loro proprietà, proporzionati agli
C

stipendi minimi. Goulart stava anche promuovendo una inchiesta, su


larga scala, su tutti gli investimenti pubblici ed era anche arrivato a
firmare un decreto che obbligava le industrie manifatturiere a
comprendere nel loro listino, un assortimento di scarpe e tessuti, a
prezzo calmierato, per permetterne l' acquisto anche da parte dei più
indigenti. Fu considerato come un attentato alla libera iniziativa.

J~~,
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11\2

A Langley, decisero che Goulart doveva andarsene.


L'occasione migliore si sarebbe presentata con le elezioni
brasiliane, in programma per l'ottobre dello stesso anno. Philip
Agee, che aveva lavorato, in lungo ed in largo, in Sud America, per
l' Agenzia ..e che più tardi si dimise per fare luce su tutti i complotti
architettati.. riferì che, per abbattere Goulart, furono spesi più di 20
milioni di dollari, in occasione delle elezioni del ' 62, a sostegno di

ia
candidati anti..Goulart, non solo di quelli a livello nazionale ma
anche provinciale o municipale. Fu orchestrata una enorme

or
campagna propagandistica contro il presidente in carica, la stampa
fu inondata di articoli in cui l'informazione era deliberata

em
disinformazione, proveniente da fonti inquinate di istituti di ricerca,
editori e scrittori disponibili. La C.LA aveva a disposizione dozzine
di giornalisti prezzolati ed era in grado quindi di far stampare più o
M
meno quel che voleva.
I media brasiliani furono saturati di 80 programmi radiofonici
settimanali, e con trecento ore di inserzioni propagandistiche
lla

radiofoniche e televisive. Fu pubblicata e distribuita gratuitamente


anche una elegante rivista mensile, in ricercata carta patinata.
Furono stampate grandi quantità di manifesti ed installati grandi
de

cartelloni di pubblicità elettorale, nelle strade. L' Agenzia


sovvenzionò l'edizione anonima di varie pubblicazioni d'ispirazione
reazionaria, che venivano distribuite gratuitamente. Non soddisfatta
della produzione di tanta diretta disinformazione, l'Agenzia spese
a

anche parecchi soldi, per diffondere notizie diffamatorie atte a


as

screditare candidati individuali, come dei volantini su cui era


denunciata la presenza, di qualche candidato ad una qualche
riunione marxista, che naturalmente non era mai avvenuta.
C

L fL¡-
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11\3

Il principale argomento di propaganda, diffuso fra i Brasiliani,


era quello secondo il quale Goulart aveva inserito nelle posizioni
chiave del suo governo, ben 23 comunisti, di linea intransigente.
Pur se priva di fondamento, questa storia passava per essere
attendibile, non solo in Brasile ma anche all' estero. Uno dei bersagli
maggiori dell'Agenzia furono i sindacati: divennero il bersaglio del
A.LF .L.D brasiliano, che era sostenuto dai finanziamenti della CIA.

ia
Fu una delle prime mosse della cospirazione, quella di incaricare gli
uomini del A.LF .L.D, addestrati negli States, di liberare il sindacato

or
dagli elementi "sovversivi". Quel che s'ignorava era che, un paio di
mesi dopo il golpe, tutto il movimento sindacale sarebbe stato

em
soppresso, ed anche I'A.LF .L.D ne sarebbe rimasto coinvolto.
La sezione dell' Agenzia a Rio, ed anche i suoi maggiori
distaccamenti, presenti in tutto il Paese, finanziò dimostrazioni
M
urbane di massa di presunti oppositori del governo Goulart.
Comunque, i risultati di tutte queste fatiche, quando finalmente i
Brasiliani votarono, furono deludenti per Washington. Con una
lla

affluenza record, i candidati di Goulart ottennero notevoli successi,


sia a livello nazionale che locale. Così l'Agenzia decise di passare a
metodi più incisivi, e l'uomo scelto per guidare l'operazione fu il Lt.
de

Colonnello Vernon (Dick), Walters, inviato a Rio come attaché


militare, visto che era grande amico del Gen. Humberto Castelo
Branco, Capo del Personale delle Forze Terrestri Brasiliane.
a

L' Agenzia vedeva nel Generale la persona più adatta, per guidare il
Brasile su posizioni di maggiore affidabilità. Branco era diventato
as

amico di Walters durante la campagna italiana, quando il Generale


brasiliano aveva guidato un corpo di spedizione aggregato alla V
Armata.
C

LG~L
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11\4

Visto che Walters parlava portoghese, aveva avuto l'incarico di


ufficiale di collegamento tra Blanco e i1 Gen. Mark Clark. Già
coinvolto nel golpe iraniano, Walters stava diventando un esperto, e
la sua naturale tendenza alla reazione, non si era ridotta affatto dopo
essere stato preso a sassate ed insultato, assieme a Richard Nixon,
che aveva seguito, nell'infelice visita compiuta dal Vicepresidente

ia
in sud America, per fargli da interprete.
A spalleggiare Walters c'era Lincoln Gordon, ambasciatore Usa

or
in Brasile, allievo di Rhoches; già noto come un " ragazzo
prodigio", era stato professore di Economia Internazionale ad

em
Harvard in" Business Administration". Apertamente critico nei
confronti del governo brasiliano, Gordon offÌ'ì il suo attivo sostegno
per il colpo di stato, promettendo anche di mettere a disposizione
M
attrezzature militari che, come ci si poteva aspettare, l'Agenzia
aveva già trovato modo di introdurre clandestinamente, a supporto
delle forze anti~governative.
lla

Nell'Ottobre del 1963, il governo Goulart, che si era accorto di


quanto stava accadendo, annunciò la scoperta di scorte nascoste di
armamenti USA, entrati nel Paese in casse inviate dalla "Alliance
de

far Progress" ed indirizzati a personaggi anti~govemativi.


Nel momento in cui prese coscienza di ciò che avveniva,
Goulart capì che avrebbe potuto fare affidamento solo sulle forze di
a

sinistra e per mantenere la sua maggioranza in Parlamento, nel


Marzo del 1964, fu obbligato a formare una coalizione frontista.
as

Ciò tracciò una chiara linea di demarcazione con le forze


dell' opposizione: da una parte stavano i militari brasiliani, sostenuti
e finanziati dalla CIA; dall'altra, il fronte popolare di Goulart,
C

sostenuto dai sindacati, dalle leghe dei contadini e da molti militari


semplici dell' esercito.

~~~
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11\5

Il 27 Marzo, Walters dette assicurazione al Dipartimento di


Stato che Castelo si era formalmente impegnato, con tutto il suo
prestigio, a partecipare al complotto : "E' ora chiaro che il Gen.
Castelo Branco ha finalmente accettato di mettersi alla guida delle
forze determinate ad opporsi al Fronte Popolare di Goulart ed al
controllo del potere da parte comunista.
I generali brasiliani decisero di mettersi in azione, fidandosi

ia
delle assicurazioni ricevute da Gordon, da Walters e dal capo
sezione della C.LA che se avessero preso San Paolo e resistito per

or
48 ore, Washington li avrebbe riconosciuti come rappresentanti del
nuovo legittimo governo del Brasile.

em
Da parte sua, Washington acconsentì ad assistere ed agevolare
direttamente il golpe del generale. Langguth, corrispondente del
Times, descrisse così gli avvenimenti: "Furono effettuati tutti i
preparativi necessari per attuare un pronto supporto segreto, nel
M
caso fosse stato necessario: fu programmato illancio paracadutato
di armi, mentre navi cisterna sarebbero rimaste in attesa a Santos,
pronte per eventuali rifornimenti, nel caso in cui i comunisti
lla

avessero occupato Petrobas. Era stato studiato perfino un piano di


emergenza nel caso, poco probabile, di una qualche mossa sovietica.
de

Un giornalista cileno, più tardi, riferì di un'altra assicurazione:


durante il suo soggiorno a Rio, in Marzo, il Gen. Andrew
P.O'Meara, responsabile del'U.S. Southern Command, si era
impegnato ad aviotrasportare truppe paracadutiste, dalla zona del
a

Canale di Panama, per lanciarle dove si fossero eventualmente


as

formate delle sacche di resistenza".


Relazioni "top secret" dei Capi Uniti del Personale, dettero la
misura, più tardi, di quanto il Pentagono facesse affidamento
C

sull'ambasciatore Gordon e sul suo personale, per garantire il ruolo


americano nel golpe. In un messaggio si assicurò la disponibilità di
armamenti e munizioni per 100 tonnellate, alla base aerea di Me
Guire, nel caso che Gordon avesse giudicato fossero necessarie per
l'esercito o la polizia brasiliana. In più una task force d'appoggio
che si stava dirigendo alla massima velocità verso il sud Atlantico,
era a disposizione di Gordon, e dei suoi eventuali ordini di gettare
l' ancora nei porti, se fosse stata necessaria una dimostrazione
intimidatoria della potenza navale statunitense.

~~~
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11\6

Durante tutta l'operazione, gli Stati Uniti tenevano sotto stretto


controllo le consegne di petrolio al Brasile.
All 'alba del 31 Marzo, 4000 soldati e 18000 poliziotti dettero
inizio alla loro rivolta armata contro il governo centrale; molti
furono trasportati su automezzi forniti dalla compagnia americana
"Hanna Mining Corporation", che avrebbe tratto grandi benefici,

ia
per il suo disinteressato aiuto, dopo il golpe, con concessioni
minerarie di considerevole valore. Le truppe coinvolte avevano

or
capito così poco degli avvenimenti, che molti militari pensavano di
essere diretti verso Rio, per proteggere la città dai nemici di Goulart

em
e viaggiavano con l' ansia fiduciosa di chi si appresta a difendere la
democrazia" .
Si fece in modo di convincere il Paese che stava cadendo nel
M
caos politico, e che l'unica salvezza dall' anarchia consisteva nel
controllo da parte dell'esercito, sceso in campo; a sostegno di questa
versione si provvide alla larga diffusione di un manifesto, già
lla

preparato per tempo dalla CIA, in cui si evidenziava la preesistente


minaccia comunista.
L' Agenzia, ad ogni modo, non avrebbe avuto ragioni di assillo:
de

Goulart, deciso a non far scorrere sangue, si rifiutò di ordinare, alle


truppe rimastegli fedeli, di opporsi con la forza alla ribellione. Così,
i comandanti delle Forze Armate si impadronirono del potere, senza
a

colpo ferire e Castelo Branco fu nominato presidente. Il giorno


dopo il suo insediamento, pranzava con Walters, nella sua nuova
as

residenza presidenziale.
C

s~~~
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11\7

Il Brasile, a questo punto, non guadagnò in democrazia, anzi fu


il contrario. Branco instaurò, senza perdere tempo, un regime
dittatoriale, attribuendosi la prerogativa di poter destituire qualsiasi
deputato eletto, o fare arrestare chiunque decidesse. L "'Habeas
Corpus" fu disconosciuto per gli oppositori politici; i processi che
vedevano coinvolta la "sicurezza nazionale", vennero posti sotto la
giurisdizione dei tribunali militari. Furono vietati gli scioperi. I

ia
leader dei sindacati di sinistra arrestati in massa; i movimenti
studenteschi disciolti.

or
Negli USA ci fu solo una mmlma reazione: "E'stato
scongiurato un ennesimo golpe comunista". Il Gen. O'Meara riferì

em
al Congresso: "l' ascesa al potere del governo di Castelo Branco ha
salvato il Paese da un regime dittatoriale, a cui avrebbe fatto seguito
un regime comunista". Quando Harold Gross, un repubblicano
M
dell' Iowa, chiese: " ma, oggi, è un regime dittatoriale?" la risposta
del Gen. O'Meara fu : "certamente no!".
John Connolly, portavoce di un largo intreccio di interessi,
lla

nonché membro di un ristretto gruppo che pretendeva un maggior


peso dei conservatori nel Paese, asserì candidamente: " gli USA
dovrebbero seguire l'esempio del Brasile, per rimettere ordine nella
de

propria economia". Un prototipo di pensiero stravolto. Nei dodici


anni successivi, il contribuente statunitense si fece carico della cifra
di 2miliardi di dollari, in aiuti economici e militari al Brasile, per
a

proteggere investimenti privati del valore di un miliardo e mezzo di


dollari. Investimenti tanto strategici, da dover essere tutelati con
as

l' imposizione della più sanguinaria dittatura, fra tutte le sanguinarie


dittature del continente.
Un portavoce dell' AID affermò al Congresso che il suo
C

compito, in Brasile, era stato quello di "assistere la polizia di quel


Paese a reclutare, addestrare ed organizzare una struttura destinata
al mantenimento della legge e dell' ordine".
Dopo BRAC e SAVAK, non era certamente una novità.

J~~~
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11\8

Subito dopo il colpo di Stato, cominciarono a sparire uomini e


donne, per riapparire cadaveri, nei campi e nei dirupi, con segni di
torture e mutilazioni.
Sergio Fernando Paranhos Fleury, che era figlio di un medico
legale, aveva, nelle descrizioni, "capelli lisci, sguardo assente e una
bocca serrata come la fibbia di un portamonete" si professava un

ia
non violento, un animo tenero del tipo che si commuove anche al
cinema: sarebbe diventato famoso come capo degli squadroni della

or
morte brasiliani.
Erano già state prese segrete iniziative nel Paese, sin dai primi

em
anni '60, da parte di un gruppo di militari di alto grado ed ufficiali
di polizia, per la creazione di una rete di "squadroni della morte",
autonomi se pur coordinati, per annientare l' opposizione politica.
M
Secondo quando riportato dal" Jornal do Brasil", ben presto gli
squadroni della morte furono responsabili di migliaia di uccisioni.
Gli squadroni avevano anche delle proprietà ufficiali e
lla

amministravano perfino un giornale, il G. Gringo. I corpi trovati


nelle acque del fiume Macacu, ricoperti di fango, mostravano
ancora i segni riconoscibili di manette, lividi e bruciature di
de

sigarette. Le successive autopsie misero in evidenza poi che le


vittime erano state torturate, colpite a morte e poi buttate in acqua.
Per illustrare i metodi di tortura da applicare per strappare ai
a

torturati i nomi delle future vittime, nell 'Operacao Bandeirantes"


descritto come "una scuola avanzata di tortura", furono usati come
as

cavie dei prigionieri politici. Secondo Jean Pierre Clavel,


giornalista del "The New York Times", alcuni torturatori brasiliani
"già abilitati", si recarono presso le accademie militari di Paesi
C

limitrofi, per tenere delle lezioni su ciò che veniva eufemisticamente


definito "tecnica di interrogatorio".
Il Dott. Timothy Shallice, dell' ospedale di Londra,
commentando tali situazioni dichiarò : una volta la tortura era un
fatto artigianale, ora è alta tecnologia".

~~~
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11\9

Flavio Tavares Freitas, giornalista brasiliano, fu arrestato


quando portò allo scoperto i collegamenti esistenti tra la CIA e
l'OBAN ~l'organizzazione che comprendeva agenti di polizia e
militari, che si consideravano liberi di colpire, a loro piacimento,
l' opposizione. L'ispettore di polizia a capo dello squadrone che
l' aveva fermato, un uomo soprannominato "chines", per i suoi occhi

ia
a mandorla, spiegò a Tavares che, come Nazionalista Cristiano, egli
era ancora più pericoloso, per il governo, di un comunista, in quanto

or
la sua credibilità era maggiore. Portato al quartier generale di
polizia, venne torturato per tre giorni e tre notti, in un locale

em
appositamente attrezzato; gli incaricati ai macchinari elettrici di
tortura, impiegavano un piccolo generatore grigio, lungo circa un
piede e mezzo. Dallato opposto a Tavares si vedeva lo scudo rosso
M
bianco e bleu del USAID. I torturatori gli applicarono fili elettrici al
pene, gliene introdussero altri nell' ano ed altri nelle orecchie ed
ancora, fra i più sottili a disposizione, perfino fra i denti. Il dolore
lla

doveva essere atroce.


Jean Mark, un leader degli studenti, venne portato nella
prigione principale, al piano terra del Ministero della Marina, vicino
de

al porto, e bastonato per 24 ore da agenti che si davano il cambio,


prima di essere sottoposto alla tortura elettrica. All'interno della
prigione, racconta il corrispondente del New York Times, Langguth,
a

i prigionieri si scambiavano informazioni, e molti raccontavano di


aver visto i marchi di fabbricazione USA sui telefoni da campo e sui
as

generatori elettrici usati per le torture. "Tutti concordarono


nell' attribuire agli USA l' efficienza e la preparazione brasiliana.
Prima che arrivassero i consiglieri statunitensi, per dare una mano,
C

accorrevano giorni, prima di riuscire a capire se un nuovo


prigioniero apparteneva o meno al movimento ribelle. Dopo, fu
solo questione di qualche ora..".
I torturatori volevano avere dei nomi e questo si poteva ottenere
solo spezzando la volontà delle vittime. A Santiago, per strappare
informazioni ad una donna che non voleva sapeme di parlare, "i
suoi torturatori le misero davanti il figlio, di un anno e mezzo, e gli
strapparono le unghie una ad una, con le pinze".

J~ ~¿~
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11\10

Il capo~consigliere americano era Don Mitrione, fervente


cattolico, che era stato istruttore di polizia in una cittadina del
Middle West. Mitrione arrivò a Rio nel 1963, per collaborare con i
colonnelli della polizia che stavano preparando il colpo di Stato.
Cominciò a lavorare nei sobborghi, in un piccolo ufficio della
caserma di polizia, "quartel"; nel cortile interno c'era una piccola

ia
cappella dedicata a "Nossa Senora das Dolores", Nostra Signora del
Dolore, coerentemente. Fu Mitrione a fornire la sofisticata

or
attrezzatura per la tortura, gli aghi più sottili, con la tecnica per
renderli più penetranti. Questo moderno inquisitore di modi gentili,

em
era convinto che più forte fosse il dolore inflitto alla vittima, prima
questa avrebbe confessato, rendendo meno probabile la sua morte
sotto interrogatorio. Nel caso di un leader sindacale, il cui
M
"interrogatorio" doveva durare meno possibile, ordinò: "Mettetelo
nudo, faccia al muro e fatelo violentare dal più volenteroso dei
giovani carcerieri; lasciatelo in cella senza acqua per tre giorni e
lla

quindi dategli da bere una ciotola di acqua e orina. Come elemento


di pressione psicologica con cui terrorizzare le vittime, Mitrione
suggeriva di far ascoltare al prigioniero delle registrazioni di urla di
de

donne e bambini, riferendogli che erano quelle della sua famiglia,


nella cella accanto. La pubblicazione britannica "The New
Scientist" descrive un congegno, chiamato " La camicia di
a

Mitrione" , che gonfiato, lentamente finiva per frantumare le costole


della vittima.
as

Fu riservata poca attenzione a certe storie provenienti dal


Brasile. Anche nel 1973, quando un membro della opposizione
brasiliana cercò il Senatore James G. Abourezk, del South Dakota,
C

per descrivergli, sotto segreto professionale, queste disgustose


torture, e gli sottopose prove convincenti, se pur frammentarie, del
coinvolgimento USA, niente fu fatto per dare un seguito alle
rivelazioni.

~w~'
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Il \11

Nel 1967, dopo quasi cinque anni di indottrinamento di


centinaia fra i 100.000 poliziotti brasiliani, addestrati dall'OPS,
Mitrione se ne andò a praticare la sua arte in Uruguay, dove fu
acchiappato e ammazzato dalle sue vittime in quel Paese, i ribelli
Tupamaros. Quando le sue spoglie furono riportate dove era nato, a
Richmond, nell'Indiana, per essere tumulate, il Presidente Nixon e

ia
Signora inviarono una corona di fiori, con garofani rossi, crisantemi
bianchi e fiordalisi azzurri, coerentemente.

or
Dieci anni dopo l'abbattimento del governo Goulart, il Brasile
fu accusato dall'ONU di violazione dei diritti umani, per le torture

em
inflitte a circa 15.000 prigionieri politici. In Brasile non esisteva più
la libertà di parola, di stampa; erano scomparsi i sindacati, non
c' erano più elezioni o dibattiti politici o diritti civili. Non è
M
sorprendente che l'opposizione affermasse che l'unica strada
percorribile, a quel punto, per riottenere la libertà, fosse quella della
violenza.
lla
de
a
as
C

L~~
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Il a\ l

CAPITOLO Il a
De Lorenzo al potere

Ora era il turno dell 'Italia. Walters tornò a Roma, in veste di


attaché militare, e qui si rimise in stretto contatto con il Gen. De
Lorenzo. Ad una riunione dei comandanti di divisione di De
Lorenzo, nel Marzo 1964, furono messi a punto i piani di SOLO.

ia
Come in Brasile, l'obiettivo era quello di impadronirsi dei
centri nevralgici del Paese. Su tutto il territorio italiano, l' azione

or
sarebbe stata coordinata dai Comandanti delle tre divisioni dei
Carabinieri. Le installazioni militari dovevano essere protette da

em
una possibile reazione popolare; i centri strategici di telefoni,
telegrafo e televisione dovevano essere occupati. I leader dei partiti
di opposizione, senatori e deputati compresi, e i direttori dei giornali
M
di opposizione, sarebbero stati arrestati, radunati in centri di
smistamento, da dove sarebbero stati trasportati, in aereo o in nave,
in campi di concentramento, in Sardegna, sotto giurisdizione
lla

NATO.
Per massima sicurezza, tutti i documenti riguardanti il golpe
dovevano essere scritti a mano, oppure battuti a macchina, dagli
de

stessi Capi del Personale, senza alcun intervento di segreteria.


Furono previste tre fasi nello stabilire i piani per fermare i
personaggi "pericolosi". Si sarebbe organizzata una sorveglianza
a

per potere stabilire esattamente la residenza degli individui presi di


mira, comprese le località in cui si sarebbero potuti rifugiare, per
as

evitare l'arresto. Si sarebbero dovute preparare anche delle chiavi


false degli appartamenti di coloro che abitavano in case senza il
portiere, in modo da facilitare illoro arresto prima dell'alba.
C

De Lorenzo sottolineò che il piano avrebbe funzionato a dovere


soltanto se fosse stato eseguito con prontezza e senza far domande,
sotto i suoi ordini di Generale Comandante dei Carabinieri. Egli
stesso avrebbe trasmesso la notizia al Paese, una volta che il golpe
fosse andato in porto.

s~~~
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lla\2

Per la gestione delle stazioni radio e televisione, erano stati


intensamente addestrati alcuni sottufficiali dei Carabinieri, destinati
a sostituire i tecnici civili della radio~televisione di Stato. Il piano
SOLO, durante la sua esecuzione, doveva garantire "di mantenere
l' ordine nel Paese", anche nei momenti precedenti al trasferimento
di potere, che si sarebbe realizzato, dall' autorità civile a quella
militare. Lo schieramento tempestivo di una brigata completa di

ia
carri armati M6 americani, era indispensabile, secondo De Lorenzo,
per il successo dell' operazione. Visto che nessuna brigata, di tipo

or
corazzato, esisteva allora neIl' organismo dei Carabinieri, De
Lorenzo ne creò una dal nulla, e ne assunse direttamente il

em
comando. Riuscì ad organizzarla, ancor prima di aver ottenuto
l' autorizzazione a farlo, e non si consultò né con il Ministro della
Difesa né con il Presidente del Consiglio. E' chiaro però che una
M
tale iniziativa poteva essere stata possibile, soltanto se il Generale
avesse avuto la copertura, col tacito consenso, di una autorità
superiore: questa alta autorità poteva essere rappresentata solo dal
lla

Ministro della Difesa, Giulio Andreotti, che aveva alle spalle gli
USA e la NATO. La gestione dei rapporti in quel momento era
nelle mani di Walters.
de

L 'approvazione ufficiale, per la Brigata Corazzata, arrivò


diversi mesi dopo la sua nascita.
a
as
C

J~~~
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11a\3

Fra i Carabinieri, gli ufficiali che ignoravano la vera ragione


della costituzione della brigata corazzata, non riuscivano a capire la
necessità di un simile reparto. I Carabinieri infatti, anche se
facevano parte integrante delle Forze Armate, erano impiegati
soprattutto in operazioni di polizia. In quale modo, si chiedevano
perplessi, si poteva usare un carro annata da 50 tonnellate, per
mantenere l' ordine pubblico? Nel caso in cui avessero mai avuto

ia
bisogno di equipaggiamento più pesante, avrebbero potuto
richiedere il sostegno dell' esercito regolare. Ma le istruzioni erano

or
esplicite: l'esercito regolare, come la polizia regolare, dovevano
rimanere all'oscuro dell'operazione SOLO. I Carabinieri avrebbero

em
agito da soH.
In più, per aumentare l' autonomia del Corpo, De Lorenzo riuscì
ad ottenere per i Carabinieri un più elevato budget, distinto dal resto
M
den' esercito, malgrado le proteste da parte della Marina a cui erano
destinati finanziamenti uguali a quelli del, più piccolo, Corpo dei
Carabinieri. I soldi spesi per le forze di sicurezza, in Italia, ------c
lla

452 miliardi di lire~ erano quasi pari alla somma destinata a tutte le
Forze Annate, nelloro insieme.
Il 2 giugno 1964, anniversario della Repubblica, la brigata
de

meccanizzata dei Carabinieri, creata da De Lorenzo, sfilò nella


parata militare, attraverso la città di Roma, esibendo spavaldamente
il proprio moderno equipaggiamento fornito dagli USA. Il 14
a

Giugno, nell'anniversario dei 15° anni della fondazione del Corpo


dei Carabinieri, la brigata corazzata, che comprendeva 900
as

Carabinieri con 30 carri armati, 20 mezzi cingolati e 50 veicoli


annati, sfilò di nuovo in parata, alla presenza del Presidente Segni.
Il giorno seguente, De Lorenzo parlò con ognuno dei suoi
C

Comandanti di Divisione, per metterli sull' avviso che una azione


improvvisa sarebbe stata, a breve, possibile. A Milano il piano
SOLO fu illustrato ai comandanti della I° divisione. Ai comandanti
della brigata corazzata fu ordinato di tenersi pronti per l' azione,
nella più grande segretezza.

L~'
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11a\4

Secondo i piani, i Carabinieri avrebbero dovuto assumere il


controllo di tutte le installazioni civili e militari, Prefetture, Ufficio
del Presidente, Ufficio degli Esteri e pure del carcere, "per impedire
che cadesse sotto il controllo dei sovversivi", e neutralizzare
qualsiasi possibile reazione popolare.
Un piano ausiliario, denominato SIGMA, doveva scartare non
appena SOLO fosse stato eseguito; comprendeva l'arruolamento di

ia
3450 riservisti dei Carabinieri, guidati da 92 ufficiali, per garantire
il mantenimento dell' ordine dopo il golpe. Prima del 25 giugno, i

or
. . . . .. , .
preparativI erano ormaI fi stato avanzato, SI era gla prontI per
l' azione. . Il 25 giugno cadde il governo quadripartito di Moro, per

em
divergenze nate sulla Pubblica Istruzione; il problema riguardava un
sussidio, di 149 milioni di lire, destinato alle scuole cattoliche
private. Tutti, a parte i democristiani, avevano votato contro,
M
mettendo in crisi il governo Moro. *(nota)

*(nota) Il ministro della Pubblica Istruzione, il democristiano


lla

Luigi Gui, aveva aggiunto una clausola destinata ad incrementare i


fondi delle scuole secondarie religiose, al]'insaputa del suo collega
di gabinetto, il ministro socialista del bilancio, Antonio Giolitti. Ma
de

la vera questione, come la spaccatura del 1908, tra Massoni~Laici e


Massoni~Cattolici, era politica. I democristiani erano determinati a
perseguire la politica del Ministro del Tesoro, Emilio Colombo, e
a

del Governatore della Banca d'Italia, Guido Carli, i quali erano stati
istruiti da Washington a lottare energicamente contro l'inflazione,
as

rimandando qualsiasi rifonna economica.


l partiti che rappresentavano il mondo del lavoro, insistevano
invece per una politica di garanzia dei salari e di piena occupazione.
C

Questo impasse era favorevole: la circostanza adatta al golpe di De


Lorenzo.

~&d~
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Il a\5

Il giorno dopo, anche se era di domenica, De Lorenzo convocò


i suoi tre Comandanti di Divisione, nel suo ufficio di Roma, in abito
borghese. Erano presenti gli ufficiali superiori del srp AR,
compreso il Generale Giovanni Allavena, capo della "Sezione D"
del controspionaggio, tutti in borghese.
Furono distribuiti gli elenchi delle persone da arrestare e si

ia
chiarì che sarebbe stato lo stesso Gen. De Lorenzo, ad impartire
l'ordine d'inizio dell'azione, via telefono, a tutti loro. Gli elenchi,

or
in buste blu, comprendevano i nomi di 1200 persone, di alto livello,
da arrestare, in tutta Italia, concentrati soprattutto nelle grandi città

em
industriali del nord, come Milano, Torino, Genova, Alessandria e La
Spezia.
Mentre gli ufficiali esaminavano gli elenchi, molti di loro erano
M
trasecolati. Invece di contenere i nomi e gli indirizzi di pericolosi
sovversivi, sabotatori addestrati all' estero, come ci si aspettava, gli
elenchi contenevano i nomi di personaggi politici, che gli ufficiali
lla

consideravano completamente inoffensivi, regolarmente eletti,


appartenenti a vari partiti politici, pericolosi solo per le loro idee
democraticamente espresse.
de

A Milano, quando il Generale Adamo Markert spiegò, agli


ufficiali subordinati, che dovevano essere occupate le Prefetture e
che anche i Prefetti avrebbero dovuto essere arrestati, in caso di
a

resistenza, o anche soppressi senza esitazione, gli ufficiali si resero


finalmente conto che si trattava proprio di un colpo di stato.
as

Tuttavia, quando fecero rilevare che la Prefettura di Milano era


protetta da 1000 uomini e sarebbe quindi stato impossibile arrestare
il Prefetto, da Roma giunse l' ordine di lasciare perdere la Prefettura.
C

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11a\6

Mentre la crisi di governo si protraeva un giorno dopo l' altro,


apparvero dei .manifesti sui muri di Roma e di Torino, affissi
nottetempo, con la richiesta di un governo militare. "Potere a De
Lorenzo" recitavano a chiare lettere, e "Tutti con Pacciardi per un
Governo d'Emergenza".
Pacciardi, il beniamino dell'O.S.S, si considerava l'uomo del
momento, il De Gaulle italiano; aveva da poco creato una nuova

ia
organizzazione politica, subito finanziata, "L 'Unione Popolare e
Democratica per una Nuova Repubblica". Il suo partito neonato era

or
appoggiato da un settimanale "La Folla", edito grazie al massiccio
fmanziamento degli industriali e della CIA. Il Colonnello Rocca

em
raccontò che Pacciardi era, da lungo tempo, sovvenzionato dal
Comitato Nazionale Repubblicano degli USA, tramite l'ambasciata,
nella persona dell'ambasciatore Claire Boothe Luce. Earl Brennan,
M
vecchio amico di Pac ciardi, aveva provveduto a raccomandarlo a
quel Comitato, a Washington, nonché al capo sezione di Roma,
William Colby, che gli aveva versato finanziamenti per anni.
lla

Pacciardi aveva anche il sostegno di "Azione Agraria", gestita da ex


repubblichini.
Richiamandosi al mito gollista, con gli stessi sottintesi dello
de

smantellamento del Parlamento del 1935 di Mussolini, Pacciardi


proponeva l'instaurazione di una Nuova Repubblica, accusando il
sistema parlamentare di essere una parodia, dominato com' era da
a

fazioni che non rappresentavano altri che loro stesse. Domandò al


Presidente Segni di assumere su di sé i pieni poteri, e di formare un
as

Governo d'Emergenza per la Sicurezza Pubblica, un forte governo


di destra con stretti legami NATO; un governo che avrebbe abolito
il diritto di sciopero, cancellato il concetto di "lotta di classe" e che
C

avrebbe confermato il Concordato con il Vaticano. Per chiarire la


propria posizione personale, Pacciardi tornò pubblicamente alla fede
cattolica. Era ormai chiaro che stava preparandosi ad assumere il
potere.

~~~
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Il a\7

Negava che avrebbe mai usato la violenza per primo, ma, se


costretto, avrebbe reagito con la forza: chiara indicazione di chi, in
effetti, avrebbe dato inizio alla battaglia.
I microfoni, nascosti da tempo negli uffici di Segni al Quirinale,
permettevano a De Lorenzo, e pure all'Agenzia, di seguire di
nascosto l' evolversi delle consultazioni del Presidente, per la

ia
formazione di un nuovo governo. Qualsiasi mossa nella direzione
sbagliata avrebbe dato ilIa al golpe.

or
Il 14 Luglio, per uno sciopero di tipografi, non uscirono i
giornali, a Roma. Mentre De Lorenzo controllava da vicino Segni,

em
pronto a fare la sua mossa, Pacciardi, dietro le quinte, restava in
attesa. Il Capo di Stato Maggiore Generale italiano, Giuseppe
Aloja, era convenientemente occupato nelle esercitazioni Nato della
M
Terza Armata a Padova, e si rese tecnicamente indisponibile a
dirigere eventuali contromisure da parte dell' esercito regolare.
D'improvviso e del tutto inaspettatamente, il 16 Luglio, proprio
lla

nel momento in cui il golpe stava per scattare, con il tacito appoggio
del Quartiere Generale di Verona della Nato nel Sud Europa, la crisi
politica ebbe termine, grazie all'azione dell'accomodante leader
de

democristiano A. Moro, e della perspicacia del leader socialista


Nenni. Sospettando la possibilità di un golpe, Moro, con rapidità, si
spostò su posizioni più moderate. Secondo Nenni, la crisi si risolse
a

quando Moro fu cosciente del pericolo imminente; e se anche Nenni


non avesse moderato la sua posizione, tutti avrebbero rischiato tutto,
as

travolti da un golpe di destra.


C

~&J~
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l
Il a\8

Stabilizzando la situazione, Moro riuscì a formare un nuovo


governo comprendente il duro Scelba, che andò a sostituire
l'irrequieto socialista di sinistra, Lombardi, al Ministero degli
Interni. I ministri graditi alla CIA rimasero ai loro posti strategici:
Saragat, affidabilmente, agli Esteri; Andreotti stabile alla Difesa;
Colombo al Tesoro. I membri di quello che i partiti all'opposizione

ia
chiamavano "il partito americano del golpe", avevano le redini del
potere. Tre settimane più tardi, migliorarono ancora di più la loro

or
posizione: durante una violenta discussione, al Quirinale, tra il
Ministro degli Esteri, Saragat, e il Presidente Segni, alla presenza

em
del Presidente del Consiglio, Moro, Segni si infuriò talmente fino a
provocarsi una ischemia cerebrale che gli paralizzò tutto il lato
destro del corpo. I commessi del Quirinale riferirono di aver
M
sentito, di sfuggita, la minaccia di Saragat di deferire Segni all'Alta
Corte di Giustizia, per incriminarlo di alto tradimento.
Impossibilitato a restare in carica, Segni rassegnò le dimissioni, e
lla

Saragat, con il beneplacito degli U.S.A, fu eletto Presidente al suo


posto, pronto a cospirare con la CIA, per organizzare un altro golpe,
non appena si fosse presentata l' occasione favorevole.
de
a
as
C

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CAPITOLO 12
Arruolati nell 'Ombra.

SOLO morì ancor prima di nascere e l'aborto fu sepolto in


silenzio, senza che gli Italiani si accorgessero di essere scampati,
per miracolo, ad un colpo di stato, con l'imposizione di un governo
militare. Alcuni giornalisti, che erano sul chi vive, intuirono la
pericolosità di ciò che avrebbe potuto succedere, ma furono
prontamente messi a tacere, dalla legge che protegge i segreti

ia
imposti per motivi di sicurezza, e dal pesante rischio di essere
denunciati per diffamazione, visto che non erano in grado di

or
documentare le accuse.
Per quanto riguarda De Lorenzo, egli si rese conto che i tempi

em
non erano ancora maturi: c' era stato in effetti scarso appoggio
popolare. Per spianare la strada ad un forte regime di destra, c' era
bisogno di una intensificazione della strategia del terrore:
M
spaventare gli italiani con le bombe, gli attentati, i crimini, fino a
che fossero stati talmente scossi, da augurarsi, essi stessi, un
governo militare, abbastanza forte da ristabilire l'ordine pubblico.
lla

Con una armata segreta di terroristi neofascisti, che era pronta ad


agire nell' ombra, si dovevano ora attirare altri ufficiali superiori nel
complotto. A tale fine l'Agenzia, forgiò il suo sotterraneo.
de

collegamento con la Massoneria, che le avrebbe permesso di


operare, con le spalle coperte.
A Roma al primo massone vincolato all'Agenzia, il Gran
a

Maestro Giordano Gamberini, fu richiesto di aumentare il numero di


iniziazioni, "in punta di spada", alla Loggia Propaganda, che già
as

annoverava, al suo interno, personaggi di tutto rilievo, della


burocrazia, del governo, delle forze armate, della magistratura e
dell 'università nonché la presenza di personaggi anche poco
C

raccomandabili, come il Gen. Saverio Malizia, conosciuto come un


inflessibile giudice militare, a Salò, durante l' occupazione nazista.

~~~
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12\2

Un altro che si era ricoperto di gloria a Salò, e che ben presto


sarebbe salito alla ribalta, superando lo stesso Gamberini, era il
brillante parvenu Licio Gelli. Frequentatore assiduo delle riunioni,
che si tenevano il mercoledì, della Loggia "Gian Domenica
Romagnosi" ~un noto raggruppamento democratico, al quale fu
introdotto nel 1962, a 43 anni~ Gelli, era stato relegato al grado più
basso a causa del suo passato fascista. Ma proprio grazie ai suoi

ia
trascorsi, venne scelto dall'Assistente Gran Maestro, Roberto
Ascarelli, e presentato a Gamberini, a cui l'ovvio apostata, piacque

or
subito. Fu presto promosso, "in punta di spada", a Maestro di IIIO
grado, e gli fu affidato il compito di reclutare adepti, per la segreta

em
Loggia P2, negli "ambienti giusti". Cominciò così la straordinaria
ascesa di Gelli, fino al grado di Venerabile Maestro. Fabiani
descrive questo arrivista come uno scaltro operatore, una mente
eccezionale per l' organizzazione, sprezzante degli "aspetti,
M
filosofici, spirituali ed esoterici della Massoneria", e intento alla
formazione di un importante centro di potere occulto, in grado di
lla

controllare il destino della gente, che riunisse, "sotto la volta stellata


del tempio", gli uomini che avrebbero deciso le sorti del Paese.
Per realizzare questo obiettivo, Gelli creò quello che, senza
de

alcuna modestia, chiamò "Raggruppamento Gelli P2". I suoi adepti,


selezionati fra gli ambienti italiani di alto livello, conosciuti solo da
lui stesso ~e neanche dal Grande Maestro, come esigeva la regola~
avevano in comune, fra loro, l'appartenenza al cattolicesimo, alla
a

Destra, e in molti, alla estrema Destra neofascista.


as

Lo stesso passato, da camicia nera, di Gelli era irreprensibile.


Nato a Pistoia ne11920, figlio di un mugnaio, a 17 anni era già stato
espulso da tutte le scuole che aveva frequentato. Convinto che la
C

sua unica prospettiva fosse quella di percorrere la strada dell' eroe


fascista, falsificò la sua data di nascita, e si offrì volontario, insieme
al fratello Raffaele, per combattere, in un battaglione di camicie
nere, in favore di Franco contro la Repubblica.

5~~,
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12\3

Già era diventato, racconta Pino Buongiorno, ~che ha


laboriosamente raccolto i dettagli degli anni giovanili di Gelli~ uno
scaltro manipolatore, e spiegava ai suoi camerati fascisti come fosse
stato espulso dall'Istituto di Ragioneria, per aver preso a calci negli
stinchi il preside " perché non era pienamente d' accordo con il
pensiero fascista".
Tornato a Pistoia nel 1939, in lutto per il fratello, caduto a

ia
Malaga, gli fu tributato un benvenuto da eroe, fu portato
trionfalmente in piazza del Duomo, e fu poi premiato con un ben

or
retribuito incarico. Questo consisteva, per lui che non era
nemmeno diplamata, nella posizione di organizzatore degli studenti

em
universitari fascisti, incarico che accrebbe la sua reputazione
fascista, anche grazie alla pubblicazione di articoli, scritti da altri,
sulla rivolta anti~bolscevica in Spagna. In un libello, scritto nello
M
stile fiorito della decadente e criminale idolatria fascista per la
guerra, che fu poi drammaticamente affossata, due anni più tardi,
nella sabbia del Nord Africa, Gelli vantò le sue presunte avventure,
lla

sotto il fuoco nemico.


Nel 1942, quando i Tedeschi soccorsero l'esercito italiano nei
Balcani, Gelli era presente nella città costiera jugoslava di Cattaro
de

(ora Kotov), come segretario del Fascio locale.


n tesoro trafugato dalla Banca Centrale di Jugoslavia si trovava
proprio a Cattaro e quando fu restituito nel 1949, era stato
alleggerito di circa 20 tonnellate d' oro. Era un bottino di guerra,
a

dice Pino Buongiorno, che può essere servito di base alle fortune
as

della P2.
Tornato a Pistoia, due giorni dopo l'Armistizio dell'8 Settembre
1943, Gelli si presentò in testa ad un battaglione di tedeschi,
C

indossando una uniforme di sua invenzione: " di colar cachi, che si


intonava ai suoi capelli castano chiari; stivali gialli da cavallerizzo;
sciarpa di seta intorno al collo e nessuna mostrina".
Protetto dal Colonnello della Wehrmacht al comando, Gelli si
faceva passare per ufficiale di collegamento tra Salò e la Divisione
di paracadutisti della Herman Goering Panzer.

~~,
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12\4

Contattato daB' odioso Ministro degli Interni di Mussolini,


Bufarini Guidi, e dal suo vecchio segretario del Partito,
l'intellettuale Alessandro Pavolini, Gelli si unì alle SS. Italiane e
cominciò a dare la caccia ai partigiani. Quando il vento di guerra
cominciò a calmarsi, tornò a galla il patriottismo di Gelli, come la
materia solida in una fossa biologica, e cominciò scaltramente a
dirottare le pattuglie tedesche là dove non c' erano "ribelli". Fece

ia
rilasciare dei lasciapassare tedeschi e degli attestati di "assistenza
alla Wehrmacht" a quei partigiani che avrebbero potuto risultare

or
utili per il prossimo corso italiano.
Questo doppio gioco decise i comunisti ad ordinare di

em
eliminarlo, ordine che fu poi misteriosamente annullato. Quando i
tedeschi si accorsero della sua condotta disonesta, così come Salò,
finì nel mirino di tutti; dapprima fu protetto dai primi Alleati che
entrarono a Pistoia, poi dalle unità Sudafricane, che erano sembrate
M
sapere esattamente dove rintracciare il loro uomo, che gli
concessero una certa libertà, e lo impiegarono come loro confidente.
lla

Con tale sostegno, bastò poi un solo passo per diventare


informatore del controspionaggio della VOarmata, e poi dell 'ass.
Con la fme della guerra, nel maggio del '45, arrivò anche, a suo
de

carico, una sentenza di condanna a morte: Gelli sparì e ricomparve


presso una zia, in Sardegna, moglie di un ufficiale di Marina, del
controspionaggio SIM, con il quale Gelli concluse un accordo: < in
cambio di protezione nei confronti delle accuse a mio carico, mi
a

impegno a fornire i nomi di coloro che hanno collaborato con i


as

servizi segreti tedeschi>.


N e risultò un rapporto di quattro pagine che fu successivamente
rinvenuto negli archivi dei Servizi Segreti a Roma.
C

Se Gelli abbia fornito i nomi per fare in modo che quei traditori
fossero incastrati o, più probabilmente, per farli reclutare dall'OSS,
è discutibile. Ormai il vento era cambiato, e ora la lotta si
concentrava contro la Sinistra.

s~~~
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12\5

Arrestato per omicidio nel 1946, Gelli uscì di galera con


l'amnistia di Togliatti. Tra il'46 ed il 1948, secondo il giornalista
Gianfranco Piazzesi, si trasferì in Argentina, dove partecipò al
traffico di opere d'arte, trafugate dalle SS., a sostegno dei loro
fuggiaschi, dopo il crollo del Reich.
Il trionfo elettorale democristiano del 1948 riportò Gelli in
affari in Italia, dove entrò nell' entourage di alcuni leader più

ia
influenti del regime, Giulio Andreotti e Amintore Fanfani, e
frequentò una schiera di preti e monsignori, anche dopo la sua

or
iniziazione massonica.
Uno dei suoi nuovi "fratelli" fu così colpito dal successo in

em
questo incarico di Gelli da commentare: " Se il nostro Pistoiese
continua di questo passo, fa diventare massone perfino il Papa".
Negli affari Gelli era egualmente abile; ben presto controllava
M
una fabbrica di materassi con grande giro di vendite, per addolcire il
sonno delle truppe NA TO, ed una rivendita di vestiti, che smerciava
migliaia di completi di qualità media, confezionati in Romania.
lla

Con i proventi di queste imprese, Gelli acquistò la sontuosa villa in


cima alla collina, fuori Arezzo; quanto le sue entrate fossero frutto
di affari legali e quanto provenissero da altre fonti, rimane un
de

mistero. Il suo andirivieni in Romania e Bulgaria fece nascere


sospetti di spionaggio (per quante parti?) e di traffico di armi, un
arma ugualmente a doppio taglio.
a

(Inserire più notizie sugli incontri tra Gelli e i Sovietici)


as

( Per un quadro storico sulla massoneria italiana e la carriera


successiva di Gelli vedere l'Appendice).
C

J~~~
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12\6

Nel Marzo del 1964, mentre De Lorenzo organizzava SOLO,


Gamberini ottenne un secondo mandato di 3 anni per la carica di
Gran Maestro, grazie anche al forte appoggio prestato da Gelli; in
cambio questi ottenne ancora maggiore libertà di azione, che lo mise
in condizione di ingrossare le fila della P2, con l'ingresso di 400
membri delle Forze Armate, appetiti dall'Agenzia per quello e futuri
colpi di Stato.

ia
Per l' assalto futuro alla cittadella del potere, De Lorenzo si
apprestò a rafforzare la propria posizione, facendosi promuovere al

or
posto chiave di Capo di Stato Maggiore Generale, per il controllo,
non solo dei Carabinieri, ma di tutte le Forze Armate.

em
La medesima situazione d' altronde si era appena verificata a
Washington, alla fonte del potere, dove l'informatore della CIA, il
Gen. Maxwell Taylor, si era fatto nominare Direttore dei Capi Uniti
M
del Personale da un troppo fiducioso ed ingenuo Kennedy.
Diversamente dagli USA però, dove gli avvicendamenti, nelle
posizioni di comando, sono periodici ed avvengono senza drammi,
lla

in Italia, il Capo di Stato Maggiore Generale era il Gen. Giuseppe


Aloja, fermamente deciso a restare saldamente al suo posto. Per
sottrargli la poltrona, De Lorenzo si rivolse alla sua manovalanza
de

del controspionaggio, sguinzagliando i suoi segugi. Si scoprì presto


che un ufficiale del personale di Aloja era stato da lui incaricato di
spendere 2 milioni di lire, per la dote della figlia di Aloja, prossima
a

al matrimonio.
Poco dopo Aloja fu costretto a far strada a De Lorenzo, che a
as

questo punto poteva seriamente aspirare, con i suoi capi segreti, ad


instaurare fmalmente un governo militare in Italia.
C

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12\7

Aloja che era uno dei membri della P2, come del resto lo era De
Lorenzo, si infuriò quanto seppe che era stato silurato per colpa
delle spie del SIFAR. Meditando vendetta, incaricò due giornalisti
neofascisti, Pino Rauti e Guido Giannettini, di scrivere un libercolo
dal titolo "Mani rosse sulle Forze Armate", nel quale De Lorenzo
veniva accusato dell'inconsistente delitto, ormai un classico, di aver
permesso l'accesso dei comunisti nell'esercito. La cosa buffa, di

ia
questo teatro dei burattini, era che tutti i protagonisti, De Lorenzo,
Aloja, Rauti e Giannettini, erano a libro paga, o lo sarebbero stati

or
presto, del]' Agenzia.
L"Alta Autorità", venuta a conoscenza di questa faida, si

em
adoperò per parle fine, con una soluzione che fosse vantaggiosa per
tutti. "Bibì" e "Bibò" furono incaricati di cooperare alla rinnovata
cospirazione militare.
M
Per soddisfare il desiderio di rivalsa di Aloja, il Capo del
SIFAR di De Lorenzo, il Gen. Giuseppe Allavena, anch' egli futuro
affiliato CIA, fu sostituito da un fedelissimo di Aloja, l'Ammiraglio
lla

Eugenio Henke, e i 10.000 libretti di Rauti e Giannettini furono


mandati al macero, a spese della CIA.
de
a
as
C

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12\8

L 'unico uomo in Italia, che potesse ora mediare fra queste


manovre complicate, richiamando alla disciplina entrambi i ûatelli
massoni, era Licio Gelli, il Venerabile Maestro della P2, ben presto
soprannominato "Il burattinaio", a suo vantaggio e in generale a
vantaggio della cospirazione. Gelli mise sotto la sua protezione
anche il Gen. Allavena, guadagnando la disponibilità di un gran
numero di dossier su personaggi di spicco italiani, tutti dossier

ia
sottratti al SIFAR. Ciò avrebbe aumentato i poteri di Geni che
aveva così scottanti elementi di persuasione.

or
Per reclutare nuovi partigiani della Strategia del Terrore, e allo
stesso tempo, rabbonire i due giornalisti delusi da Aloja, Rauti e

em
Giannettini, De Lorenzo offrì loro di assumerli nei Servizi Segreti; i
loro curricoli da estremisti erano fra i più idonei per la nuova
stagione del terrore. Giuseppe Rauti, noto come Pino, alias Flavio
M
Messala, era un razzista antisemita, fanatico ammiratore della
Germania nazista. All'età di 17 anni si era arruolato volontario
nen' esercito di Salò. Catturato dagli Alleati, era scappato in
lla

Marocco, per arruolarsi nell' esercito falangista. Fu arrestato nel


1946 e poi rilasciato per la sopravvenuta amnistia e si iscrisse al
MSI. Arrestato di nuovo nel 1951 per aver gettato bombe nelle
de

sezioni dei partiti avversari, passò 10 mesi in carcere, e poi fu


assunto presso il giornale di destra, Il Tempo, allineandosi con
Almirante, segretario del MSI, nel dichiarare che "La democrazia è
a

la malattia dello spirito". Era regolarmente stipendiato


dall' Agenzia, a dimostrazione che, quando Colby aveva affermato
as

che i fascisti non sarebbero mai stati protetti, aveva detto una
sciocchezza.
Decidendo che il MSI era troppo morbido per i suoi gusti, Rauti
C

fondò un movimento rivoluzionario di destra, Ordine Nuovo.


Ufficialmente era un gruppo di studio, di analisi dell' esperienza del
Fascismo e del Nazismo, nella loro strategia di conquista del potere.
In effetti, Ordine Nuovo era un movimento nazista a tutto tondo, che
cercava di ricostituire lo squadrismo dei bei tempi di Mussolini,
negli anni '20, con l'uso dello strumento dialettica più persuasivo
del Fascismo: il manganello.

~~~
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12\9

Ordine Nuovo era legato alla Internazionale neo~nazista,


rappresentata in Francia dalla Jeune Europe, ed in Germania dalla
N.P.D.. Ma i contatti più stretti, Rauti li aveva con il Vaticano,
attraverso il derico ~fascista Baget Bozza ed il suo movimento
integralista, Ordine Civile~. C'era un chiaro legame tra gli
integralisti cattolici e la violenta internazionale neo~nazista
Il compagno d' armi di Rauti, Guido Giannettini, era un fascista

ia
radicale. Del 1930, nativo del Sud, figurava negli schedari del
Ministero degli Interni già nel 1960, quando i suoi movimenti

or
cominciarono ad essere seguiti da vicino dalla polizia. Chi era a
conoscenza deUe sue opinioni di destra, lo assunse come

em
informatore. Era specializzato in unità corazzate e fu avvicinato dal
Gen. Aloja che 10 invitò a scrivere per la pubblicazione "La rivista
militare" e lo inviò come osservatore italiano alle riunioni NA TO.
M
Da qui il suo legame con la CIA. Nel1962, Giannettini fu invitato
dal Gen. Pedro del Valle, della Marina USA, a tenere una
conferenza di tre giorni, ad Annapolis, sulle "Tecniche e possibilità
lla

di un colpo di stato in Europa", un incarico che nessuno sarebbe


riuscito ad ottenere senza prima essere stato attentamente vagliato
daB'Agenzia.
de

Gli obiettivi dei cospiratori divennero più chiari nel maggio del
1965, quando si tenne un simposio di tre giorni, su "La guerra
rivoluzionaria", nellussuoso albergo romano del Parco dei Principi;
sponsorizzato da un virtualmente sconosciuto istituto di studi storici
a

e militari, sotto il quale si nascondeva la CIA. Assieme a molti


as

generali e ammiragli di destra, la riunione era presieduta dal Conte


Pio Filipponi Ronconi, uno studioso di sanscrito.
C

k~e
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12\10

traduttore di lingue orientali che lavorava nell 'ufficio dei codici


del Ministero della Difesa, e dall' egittolo go Boris Rachevils, genero
del reazionario poeta americano Ezza Pound; secondo la rivista
Panorama, entrambi erano legati ad un gruppo di diplomatici italiani
che mantenevano i contatti tra la CIA e il MSI.
Alla conferenza, Ronconi propose la creazione di piccoli nuclei
scelti, sconosciuti fra loro, addestrati in ciò che egli chiamò

ia
"contraterrorismo"; coordinati da un commando centrale, e
stranamente simili agli "squadroni della morte" brasiliani, ed ai

or
gruppi greci nazi~fascisti che, proprio in quel momento, stavano
preparando il golpe dei Colonnelli, infiltrandosi nella Sinistra e

em
compiendo azioni terroristiche.
La conferenza presentò le credenziali dei neofascisti italiani,
come esperti nella teoria e nella pratica della "contro insurrezione",
qualificandoli alla candidatura dei Servizi Segreti.
M
Come premio per gli spazi letterari prodotti per il Gen. Aloja, e
per il suo silenzio quando vennero cancellati, Giannettini finì sul
lla

libro paga del SID, nella sezione dello spionaggio estero, la "R",
guidata dal Generale Di Marco. Era il 27 Settembre 1966.
Giannettini ben presto fu trasferito nella sezione nazionale di
de

spionaggio, con il compito più pericoloso e delicato di individuare


ed ingaggiare giovani disponibili ad impegnarsi in attività
terroristiche; gli fu anche assegnata la responsabilità del controllo di
Sicurezza, fra i gruppi dei giovani neofascisti aderenti alle
a

organizzazioni di Avanguardia Nazionale ed Ordine Nuovo. Il


as

gruppo di estrema destra di Avanguardia Nazionale, fondato nel


1962 era. per lo più formato da giovani provenienti dalla classe
media, che si era arricchita con il boom edilizio, ed era finanziato,
C

con 300.000 lire al mese, dalle solite fonti come Carlo Pesenti della
Confindustria, industriale del cemento, i cui precedenti da gerarca
fascista s' allineavano perfettamente, con il suo ruolo centrale nelle
segrete manovre finanziarie del Vaticano.

~~~
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12\11

e come Ernesto Brivio, denominato "l 'ultimo giustiziere di


Salò", e il cui servizio prestato con le Brigate Nere e con il dittatore
cubano F. Batista, erano lusinghieri requisiti, tali da meritargli la
candidatura missina al Parlamento.
Mentre l' estrema Destra dei neofascisti si era organizzata
attorno al Fronte Nazionale di Borghese, chi era più propenso al
terrorismo, era vicino a Ordine Nuovo di Rauti. Avanguardia

ia
Nazionale e Ordine Nuovo si concentrarono sulle azioni
squadristiche ed attentati dinamitardi, specie contro gli studenti anti..

or
fascisti, compiendo le prime violenze nelle università assieme a
"Primula Goliardica" di Pacciardi. *(nota)

em
*(nota). Gli universitari italiani protestavano, sia contro la
recrudescenza del Fascismo, sia per l'impossibilità di ricevere una
istruzione seria: " l'istruzione superiore italiana, dichiaravano
M
giustamente, è ormai diventata una farsa". Dopo la guerra, il
numero degli studenti era aumentato del 40%, mentre i titolari di
lla

cattedra, solo del 20%. I vecchi professori, cresciuti in epoca


fascista, erano degli autocrati inaccessibili. Le biblioteche ed i
laboratori erano in uno stato penoso, e non solo i professori erano
de

pochi, ma poche erano anche le aule adibite alle lezioni che, dal
canto loro, erano irrilevanti ed obsolete. Come mette in evidenza
Stuart Hughes, solo un terzo, fra quasi un milione di studenti iscritti,
potevano trovare posto nelle aule che erano per lo più precarie.
a

Dopo aver sperimentato l' annosa inerzia del Parlamento


as

democristiano, per una riforma del sistema dell'istruzione, visto che .


le proposte venivano già affossate in Commissione, gli studenti
infine insorsero, pretendendo dei fatti concreti.
C

E ne fecero presto conoscenza ma sotto forma di aggressioni di


neo fascisti, mobili{ati per lo più, dalla visceralmente anti..
intellettuale "Avanguardia Nazionale".

~~~
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12\12

Le violenze presentarono al proscenio una terza canaglia,


Stefano Delle Chiaie. Con Rauti e Giannettini, Delle Chiaie sarebbe
stato conosciuto per i suoi attentati terroristici, anche all' estero. Era
un trentaduenne studente fallito di Scienze Politiche, e si occupava
di una agenzia di assicurazioni, ma, col nome di battaglia "caccola"
era più noto come segretario della sezione del quartiere Appio del

ia
MSI. Nel 1958 abbracciò Ordine Nuovo e nel '62 fondò il GAR (
Gruppo di Azione Rivoluzionaria). Il suo ruolo più prestigioso lo

or
ricoprì come dirigente di Avanguardia Nazionale. Schedato dalla
polizia per 126 pestaggi, soprattutto di studenti, "caccola" non fu

em
mai arrestato. Quando non si agitava nelle piazze, frequentava il
"Club Savages", un ritrovo per il Fronte Nazionale di Valeria
Borghese, bazzicato anche da generali in pensione ed ex
repubblichini, ed anche, in modo sconcertante, da Carabinieri in
M
servIzIO.
Si tenevano delle riunioni presiedute da estremisti come Giano
lla

Accame, del "La folla" di Pacciardi. Delle Chiaie era anche


corrispondente del NPD, il partito neonazista tedesco.
Uno dei membri di Avanguardia Nazionale, Paolo Pecoriello,
de

riferì poi che, tra il '60 e il '66, l' organizzazione si prefiggeva


l' obiettivo di fomentare il disordine partendo dalle università: i
disordini unitamente all' avvicinarsi di una crisi economica,
deliberatamente provocata, avrebbero dovuto spianare la strada al
a

golpe dei Carabinieri.


as
C

~.~~
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12\13

"Nel 1964, ~ scrive Pecoriello-, vi erano stretti contatti tra i


nostri dirigenti e gli agenti del SIFAR. Dopo la scomparsa
temporanea di Avanguardia Nazionale, fu formato un movimento
clandestino, costituito solo dai suoi dirigenti. Fu allora che
stringemmo collegamenti più stretti con ex membri della
Repubblica di Salò, con funzionari del Ministero degli Interni,
agenti dei Servizi Segreti, e con la longa manus del Vaticano, i

ia
Comitati Civici Cattolici. A Roma, frequentai un corso di guerra
psicologica, basata su un manuale scritto da Guido Giannettini, e

or
tratto dalla documentazione dei Servizi Segreti, i quali erano a
perfetta conoscenza di quello che ognuno di noi stava facendo, in

em
ogni città italiana." *(nota)
A metà Aprile del 1966, per molti giorni consecutivi, bande di
neofascisti devastarono l'Università di Roma, infierendo contro gli
studenti con spranghe di ferro e sfollagente di sabbia. La polizia
M
stava a guardare. Il merito dei successi di tali aggressioni andò a
Giulio Caradonna e a Luigi Turchi, il cui solido civismo, fu
lla

successivamente premiato dai "Comitati Nazionali Repubblicani"


degli USA, che li invitarono negli Stati Uniti, per la campagna
elettorale di Nixon del 1968.
de

Registrazioni su nastro, alle quali è stato di recente tolto il


segreto di Stato, dimostrano in modo inequivocabile la mentalità
fascista comune tra le due sponde dell' Atlantico. Per fare fronte
all' opposizione alla guerra nel Vietnam, il Capo del Personale di
a

Nixon, K.R. Haldeman , suggerì che manovali ed ex combattenti e


as

quelli che egli chiamava i delinquenti del "Teamster union" fossero


usati per caricare i dimostranti. Al che Nixon rispondeva con
entusiasmo: "Bene, mettiamogli di fronte dei ragazzi che andranno
C

a rompere un po'di teste" ed Haldeman: "Sicuro sono assassini.


Ragazzi che, sai, lo fanno veramente .si tratta proprio di regolari
rompiossa. .. ...e gliela faranno fare sotto, a quella gente. E, ub,
spero proprio che gli facciano male. Voglio che gli rompano la
schiena" .
*(nota) Il manuale base di guerra psicologica USA, da
utilizzare per la destabilizzazione del Paese, sarebbe poi riapparso
tra le carte di Gelli.

L~~
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12\14

Un altro entusiasta elemento fra i bulli organizzati da


Giannettini, era un giovane fascista, pronto a ricoprire = ruolo
chiave nella imminente strategia del terrore, il ventenne Mario
Merlino, figlio di un funzionario romano della cattolica Propaganda
Fide. Dal 1962, Merlino aveva militato in gruppi di estrema destra,
come Avanguardia Nazionale, Giovane Italia e Ordine Nuovo, e
passava le vacanze estive in Germania, per imparare tattiche

ia
paramilitari. Nel 1965..66, con Della Chiaie, restò per 6 mesi in uno
dei campi di addestramento nazisti, che erano stati organizzati da

or
Skorzeni, e poi sviluppati dal DNB e dalla CIA, dove imparò a
maneggiare gli esplosivi. Strettamente alleato a Pino Rauti e al

em
deputato del MSI, Giulio Caradonna, Merlino era diventato
segretario provinciale della Giovane Italia, in riconoscimento per la
sua campagna di pestaggi alla guida di gruppi squadristi.
Il 27 Aprile 1966, durante una violenta battaglia provocata da
M
Delle Chiaie, di fronte alla Facoltà di Lettere, Merlino fu fotografato
fra i neofascisti che avevano lasciato lo studente socialista, .Paolo
lla

Rossi, pestato a sangue e moribondo. La polizia aveva affermato


che le ferite erano state provocate da una caduta causata da
vertigini, e finÌ per riconoscere l' omicidio solo un anno più tardi.
de

Il 2 Maggio, l'intera Università di Roma era occupata. Tremila


studenti e cinquantuno membri di Facoltà denunciavano le violenze
e la illegalità che regnava nella Città Universitaria, ormai in
ostaggio di unità neofasciste che ostentavano svastiche e altri
a

simboli nazisti.
as

Il Rettore dell 'Università, l'ex fascista Ugo Papi, lamentava che


"mia unica colpa è stata quella di aver ostacolato i professori troppo
politicizzati e sbilanciati a Sinistra". Trecento squadristi guidati da
C

Caradonna presero d'assalto la Facoltà di Giurisprudenza ma gli


studenti si opposero con la lotta, mettendo in evidenza la flagrante
complicità della polizia. Il Commissario di Polizia D' Alessandro fu
punito per aver favorito i Fascisti: le autorità furono costrette ad
intervenire per proteggere gli studenti.

k&4~
l
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12\15

Qualche settimana più tardi, Delle Chiaie ed alcuni dei suoi


uomini furono arrestati, per aver fatto esplodere dei candelotti di
dinamite, di ftonte agli Uffici della Rai, un Via Teulada. Ma Delle
Chiaie fu prontamente rilasciato, il che non fece che far aumentare
le voci che avesse protezioni "in alto loco", che lo rendevano
"intoccabile" per la polizia.

ia
In Ottobre, la polizia romana intercettò una lettera, in codice, in
cui si denunciava che Stefano Delle Chiaie fosse un trafficante di

or
armi; ma non fu fatto nulla. La sua impunità ricevette una ulteriore
conferma quando Antonino Aliotti, figlio di un comunista, che era

em
diventato, per reazione,. uno dei picchiatori più accaniti, in una delle
bande di Delle Chiaie, lo accusò di non essere un vero
rivoluzionario ma una pedina del sistema. Una accusa
M
perfettamente legittima, come sarà svelato successivamente da
testimonianze processuali. Delle Chiaie era sempre stato a libro
paga dell'Ufficio di Affari Confidenziali del Ministero degli Interni,
lla

guidato dalla vecchia recluta di Angleton, Federico Umberto


D'Amato. .

Poco dopo le pubbliche accuse di Aliotti, egli fu fermato dalla


de

polizia che, perquisendo la sua automobile, trovò dell' esplosivo nel


portabagagli che Aliotti giurava di vedere per la prima volta.
Sospettando che fosse stata l' opera di Delle Chiaie, Aliotti minacciò
a

di rivelare le relazioni di quello con il Ministero degli Interni. Fu


una vana minaccia. Aliotti fu trovato cadavere al posto di guida
as

della sua macchina, di nuovo piena di esplosivo. La sua morte fu


ufficialmente attribuita a suicidio.
Poi, uno degli elementi più vicini a Giannettini, in Avanguardia
C

Nazionale, Adriano Romualdi, figlio di Pino, che era diventato ricco


come costruttore, presentò Giannettini ad un giovane veneziano,
Franco Freda. Si trattò del momento cruciale: Freda stava per
diventare uno dei terroristi più agguerriti, giocando un ruolo
importante quanto quello di Merlino, nena imminente strategia del
terrore.

k~L
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~
I
"I,

CAPITOLO 13
Inferno- greco

L' obiettivo dei neofascisti e dei loro sostenitori CIA diventò


chiaro a tutti, il 21 Aprile de1I967, il giorno del colpo di Stato dei
Colonnelli; la conclusione, puntuale come un cronometro, di una
prolungata ed efficace strategia del terrore, durante la quale molte
persone innocenti erano state indiscriminatamente vittime di bombe,

ia
armi da fuoco e da taglio, ovunque in Grecia. Erano stati tutti
crimini le cui responsabilità erano state attribuite ai Socialisti o al

or
Partito Comunista, che già era stato messo al bando; in realtà fu un
lavoro di terroristi di destra, commissionato, finanziato e diretto

em
dalla CIA, tramite il suo equivalente greco, il KYP.
Le elezioni greche erano state le più libere, da un secolo a
quella parte. La Gendarmeria era stata tenuta sotto controllo, con
risultati sorprendenti. Per la prima volta, in trentacinque anni, un
M
partito del centro libera]e aveva ottenuto ]a maggioranza assoluta, e
ancora di più avrebbe potuto guadagnare se non ci fossero stati dei
brogli. Il Palazzo, l'estrema Destra e l'Esercito furono presi dal
lla

panico, rendendosi conto di rischiare la perdita del controllo che da


sempre avevano esercitato sul Paese. Il leader del Partito
de

dell 'Unione di Centro, il vecchio liberale George Papandreou, mise


la Grecia sulla strada di una libertà ben più ampia di quella concessa
dalla NATO, limitando le attività di quelle che Sthefhen Rousseas,
in una delle sue prime rivelazioni sulla tragedia greca, chiamò "le
a

forze di Sicurezza al controllo dell'informazione" e decretando una


as

amnistia generale per i prigionieri politici. Ancora più moleste per


quelli, risultarono le attività parlamentari del figlio di Papandreou,
Andreas. Rinunciato alla sua cittadinanza statunitense, Andreas era
C

tornato in Grecia, lasciando la sua cattedra in Scienze Politiche, alla


Università di Berkeley in California.

L~,
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13\2

Era tornato per offrire il suo contributo ad un programma


ragionato e pacifico, per rifonnare una società fondamentalmente
corrotta, così come appariva a tutti i democratici greci. Ma la
piattafonna politica di Andreas che, secondo Rousseas, era un misto
di "New Deaf', "New Frontier" e " Great Society", agli occhi degli
oligarchi bizantini della semifeudale Grecia, era l' espressione di un
pericoloso comunista. Così pensava il Palazzo, e così la burocrazia

ia
in trincea; così l'Esercito e la Polizia, nonché la bnltale
Gendanneria, che aveva massicciamente collaborato con i Nazisti,

or
quando questi avevano preso il sopravvento. Le loro proteste si
levavano, con intensità melodrammatica, e ad esse davano seguito

em
quelle dell' Ambasciata Americana e dei membri della Missione
Militare USA in Grecia che, con le sue relazioni infonnative al
Dipartimento di Stato e della Difesa, riuscì a suscitare quella che
Rousseas chiama una "ostilità quasi patologica".
M
Per tarpare le ali ad Andreas, il Capo sezione CTA, Laughlin
Campbell, uno scaltro e bonario cinquantenne, "bon~vivant" ed
estroverso, si recò a ca.~a di Andreas, nel quartiere periferico di
lla

Psychico. Affabile ed eloquente, Laughlin cercò di convincere


Andreas ad esercitare pressioni sul padre, perché cambiasse il
de

sistema elettorale in vigore, con un altro sistema truffa che avrebbe


tolto qualsiasi rappresentanza alla Sinistra, anche nel caso che
avesse ottenuto il49% dei voti.
Quando Andreas commentò che il padre aveva troppo rispetto
a

per il sistema democratico, Campbell, secondo la descrizione dello


as

stesso Andreas, si alzò di scatto e puntandogli contro l'indice,


replicò furioso: " Vada a dire a suo padre che in Grecia bisogna fare
a modo nostro. Siamo comunque in grado di ottenere quello che
C

vogliamo, senza fennarci di fionte a nulla".

~~-
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13\3

Dando seguito a questa minaccia grossolana, John 1\1aurydella


CIA, un uomo che non si lasciava certo crescere l'erba sotto i piedi,
con disinvoltura corruppe 49 deputati del Partito dell'Unione di
Centro, che pretesero pure cifre elevate. I traditori, come furono poi
defmiti, cercarono, ma senza successo, di convincere gli altri loro
122 colleghi a togliere la fiducia al vecchio Papandreou.
La maggioranza rimase leale. Per risolvere l'impasse, il

ia
ventiseienne Re Costantino, incostituzionalmente, cacciò il governo
Papandreou, ed insediò una schiera di ministri fantoccio, in attesa

or
delle elezioni programmate per il 28 Maggio 1967. Tl Re e
l' Agenzia intendevano manipolare queste elezioni, così come

em
avevano fatto con quelle del 1961, con un ondata di atti terroristici
ed con una intimidazione violenta. Fu lasciata mano libera ai
Battaglioni di Sicurezza Nazionale, TEA, una nauseante
organizzazione paramilitare. Ma i risultati furono controproducenti.
M
Tutto indicava che il Partito dell 'Unione di Centro avrebbe ottenuto
una maggioranza ancora più schiacciante; certe previsioni
indicavano il 600/0dei voti, ciò che avrebbe significato un numero di
lla

deputati pari ai tre quarti del Parlamento. L'unica alternativa


prevista dall' Agenzia, davanti a tale realistica ipotesi, era quel1a di
de

un golpe prima delle elezioni, servendosi dell'Esercito greco, ormai


completamente assoggettato. Non era stato un compito difficile, se
si considerano i cento milioni di dollari destinati ogni anno al1'aiuto
militare alla Grecia, e l'integrazione di tutto l'Esercito greco nella
a

N ato, dove, a comandare, erano gli ufficiali statunitensi, che


as

potevano, a loro piacimento, distribuire favori e bocciature.


C

L~'
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13\4

Per di più, la CIA aveva sotto controllo il giovane Re,


attraverso l'influenza che su di lui esercitava l' amico, ed eccellente
compagno di "squash", il simpatico Lt. Colonnello Joseph L.
Liposyk, l' Assistente Attaché Militare nonché agente CTA.Si fonnò
un comitato, che comprendeva i generali più importanti, il Re e la
madre Frederika, reazionaria nipote del Kaiser Wilhelm, pronto ad
agire nei quindici giorni che avrebbero preceduto le elezioni. Ma,

ia
sotto la superficie dell' acqua, era in agguato un complotto più
machiavellico, che avrebbe dovuto coprire la figura del Re e della

or
CIA. Si trattava di un gruppo più ristretto e compatto, formato per
lo più da colonnelli di estrema destra. TIloro compito era quel10 di

em
anticipare il colpo di stato, senza infanTIare né i generali né il Re,
che così sarebbe potuto apparire come "preso di sorpresa". Secondo
Henry Kamm del New York Times (5 maggio 1967), gli Stati lJniti
erano rappresentati in tutte e due gli organismi. La simulata
M
riluttanza del Re e l' apparente sorpresa degli Americani, doveva
servire a coprire l'uno e mascherare il coinvolgimento dei secondi.
Entrambi i Papandreou sospettavano che ci sarebbe stato un golpe.
lla

Un ricco armatore greco aveva informato Papandreou padre, di aver


sentito da un suo buon amico, John McCone, allora direttore della
de

CIA, dell'esistenza di un complotto organizzato dal Palazzo e dal


Ministero della Difesa.
Andreas dichiarò coraggiosamente che se il Re avesse innescato
un golpe, tutto il sistema politico basato sulla monarchia avrebbe
a

avuto necessità di essere rivisto; una allusione esplicita alla


as

possibilità che la Casa Reale avrebbe potuto essere rispedita in


esilio, per instaurare un sistema repubblicano in Grecia.
C

k!3J-
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13\5

La Regina madre~ furiosa~ fece accusare Andreas di tradimento.


Avvertito di un arresto imminente, il quarantenne professore ormai
non dormiva più in casa sua. Per ironia ~commenta Rousseas~ egli
era stato I'uomo che con i1 suo impegno aveva, più di ogni altro,
indebolito la posizione dei comunisti in Grecia~ ottenendo più
risultati della repressione reazionaria della polizia. Mentre si stava
avvicinando il "D-Day" ~il Lt. Col. Lipozik tornò dagli Stati Uniti in

ia
compagnia di Richard Barhamm, un agente CIA che aveva trascorso
tre anni in Grecia. Questo, come Attaché Commerciale, aveva

or
esercitato un ruolo di primo piano, nella crisi del Luglio del 1965,
quando il Re aveva rimosso Papandreou senior. Questa volta

em
Barhamm si presentò come funzionario di una compagnia
petrolifera la Esso-Pappas. *(nota)
Arrivò dagli Stati IJniti anche Nicholas Fannakis ~per una
missione segreta "aumma aumma", come aveva scherzato con i suoi
M
amici di New York- il quale sarebbe poi diventato il portavoce
ufficiale della nuova Giunta militare.
Per coincidenza, la VIo Flotta Americana del Mediterraneo~ era
lla

ancorata nel porto di Atene, nella baia di Phaleron, pronta, su


eventuale richiesta, ad intervenire per qualsiasi minaccia alla
de

NATO. Quando fu chiesto all'Ambasciatore Philips Talbot, se


sarebbero sbarcati i marines~ rispose " si~ nel caso di un colpo di
Stato della Sinistra".
a

*(nota) La fondazione Pappas di Boston fu indicata essere il


as

canale sotterraneo dei finanziamenti della CIA, e quando John C.


Pappas tornò dalla Grecia, subito dopo il golpe, il "Boston Herald"
riferi che egli aveva dichiarato a proposito dei colonnelli:"... sono
C

dei vari patrioti. Altri Paesi farebbero bene a prenderli come


esempio" .

L~,.
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13\6

Il personaggio più importante che arrivò ad Atene, fu Daniel


Brewster, 10 statista che si occupava del settore greco ~ turco.
Brewster era cresciuto in Grecia, dove il padre aveva insegnato, ed
il significato del suo arrivo, appena prima dell'inizio della guerra
israeliana dei sei giorni, non sfuggì ai suoi vecchi amici. La Grecia
aveva fornito agli Stati Uniti la base strategica, non solo per il

ia
controllo dell'estremo sud~est del Mediteranneo, ma per tutto il
Medio Oriente, con Cipro che ne costituiva una parte essenziale.

or
Qualsiasi problema che si fosse creato con Cipro, avrebbe
minacciato l'indebolimento del fianco della NATO. Era considerato

em
cruciale avere in proprio potere la Grecia. Ma il sostegno evidente
di Brewster al golpe dei Colonnelli, gli sarebbe costato la simpatia
degli amici greci con cui era cresciuto, e dopo il golpe non fu più
considerato una "persona gradita" fra loro.
M
L'ultima coincidenza fu l' assenza, senza apparente ragione,
dalla scuola di Atene, in quella settimana, dove studiavano i figli
dell' Ambasciatore Talbot.
lla

Alle tre di mattina di venerdì 21 Aprile, commandos, in assetto


di guerra, apparvero nelle strade di Atene, annati di mitra. Li
de

seguivano dei carri armati. Pochi coraggiosi cercarono di incitare i


cittadini alla resistenza, al grido di "Viva la Democrazia!". Una
dozzina di loro, passata per le armi, fu abbandonata sul selciato,
cadavere, come monito. Non che dei cittadini disarmati avrebbero
a

potuto fare molto, a mani nude, contro un moderno esercito


as

convenientemente equipaggiato.
Alle sei di mattina, i golpisti avevano occupato tutte le posizioni
strategiche in città: stazioni radio, centri di comunicazione, uffici
C

postali, ministeri, sede del Governo, Parlamento nonché tutti gli


snodi stradali più importanti che furono bloccati dai carri armati.

L~,
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13\7

Furono anche occupati tutti gli uffici della Stampa e sequestrati


tutti i giornali già stampati. Tutte le strade, in entrate ed uscita,
della capitale furono bloccate; chiuso l'aeroporto e le linee
ferroviarie internaziona1i; chiuse le frontiere. Furono tagliati tutti i
servizi telefonici, a parte quelli militari.
Alle sei e trenta, la radio nazionale, che aveva, fino ad allora,
trasmesso delle marce militari, annunciò che l' esercito aveva

ia
assunto il potere ed imposto 10 stato di assedio. Fu comunicato che
undici articoli costituzionali erano stati sospesi, senza specificare

or
quali, a causa della ~~minacciaaU'ordine pubblico e alla sicurezza
dello Stato". Chiunque avesse violato l' ordine pubblico sarebbe

em
stato messo sotto processo da speciali tribunali militari, con la
reintrodotta pena di morte per i crimini politici.
Furono sufficienti mille uomini per precipitare la Grecia nella
dittatura militare. La Forza aerea e della marina e la maggior parte
M
del1a polizia non fornirono una partecipazione diretta. Solo trecento
ufficiali, selezionati con cura fra i 10.000 dell'esercito, sapevano del
golpe: quelli della N.A.T.O e le brigate d'assalto degli alpini, che
lla

erano state addestrate negli Stati Uniti e organizzate come i Berretti


Verdi. Erano appoggiati da una brigata corazzata, al comando
de

dell'unico generale che prese parte al golpe, Stylianos Pattakos e


dal1a polizia militare agli ordini del col. Dimitrios Tamidis, un duro
"testa rasata". Entrambi questi ufficiali erano, da molto tempo,
subaltemi deUa C.I.A, come è stato poi accertato. Appena prima
a

dell' alba tutto era finito. Gli arresti erano iniziati presto, verso l'una
as

di notte. Plotoni misti di soldati e polizia avevano fatto quasi 10.000


prigionieri in tutto il Paese, per la maggior parte si trattava di
militanti e simpatizzanti di sinistra ma anche i dirigenti di altri
C

partiti furono arrestati, compreso il Primo Ministro Kanelopoulos e i


Ministri del suo Gabinetto, deputati, sindacalisti, giornalisti,
scrittori, attori e qualsiasi altTa persona che nutrisse opinioni non
conformiste.

L~,
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13\8

Gli elenchi erano già pronti, ~come quelli di De Lorenzo~ forniti


ai go]pisti da complici nella polizia e nei Servizi Segreti ed in parte
scaturivano dai vecchi archivi preparati dai nazisti, una generazione
prima della guerra civile greca.
Gli elenchi definitivi, tenuti scrupolosamente aggiornati, erano
stati forniti dal Colonnello George Ladas, un militare abile e deciso

ia
che era Segretario Generale del Ministero della Sicurezza. Le
persone che avevano cambiato indirizzo, in quella settimana,

or
trovarono anche esse, le truppe alpine alla porta. Gli arresti non
dovevano creare solo un clima di terrore e la disponibilità di un gran

em
numero di ostaggi, essi furono essenziali per il successo
dell' operazione perché decapitarono, in un colpo solo, tutta
l' opposizione, reale e presunta. Precisamente quello che aveva
programmato De Lorenzo, per l'Italia. All'alba la maggioranza dei
M
leader dell' opposizione era ormai nelle mani dell'esercito, compresi
George e Andreas Papandreou. *(nota)
Gli arrestati furono trasferiti all'interno degli stadi sportivi di
lla

Atene e dintorni, e quindi in altri campi sorvegliati della Grecia,


situati prevalentemente nelle isole. Duemilacinquecento Comunisti
de

riconosciuti furono trasportati. fino all'isola di Yaros, una estesa


roccia priva di alberi ed acqua potabile, infestata da topi, poche
miglia ad est del Pe1oponneso.
a

*(nota). Andreas riuscì ad evitare l'immediata esecuzione,


as

grazie alla personale intercessione del Presidente Johnson,


costrettovi dalla clamorosa petizione di tutto il mondo accademico
americano. Esprimendosi nella tenninologia tipica de] personaggio,
C

Johnson ringhiò: "Ho semplicemente detto a quei greci bastardi di


lasciare stare quel figlio di puttana, chiunque egli sia".

k~-
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13\9

Priva anche dei ripari più elementari e costantemente battuta dal


vento, era stata considerata, perfino dagli antichi Romani, inadatta a
tutti, anche ai condannati all'esilio. L' obiettivo dei Colonnelli era
chiaramente quello di mandare al1'altro mondo i prigionieri, molti
dei quali erano vecchi e malati; e c'erano anche donne con bambini
piccoli. L'esilio alla Cayenna, durante la Rivoluzione Francese, era
stato definito come condanna a una " ghigliottina senza

ia
spargimento di sangue"; questa isola poteva essere definita come un
plotone d'esecuzione meteorico.

or
Il 21 Aprile, la sera,la radio di Atene annunciò la formazione
del nuovo governo guidato da Costantine Collias, Procuratore

em
Generale della Corte di Cassazione, il reazionario pubblico
ministero che aveva cercato di incriminare per tradimento Andreas
Papandreou. Collia..ç; motivò il colpo di Stato, sostenendo che
altrimenti il Paese sarebbe andato verso il disastro, ancor più
M
velocemente con le elezioni.
Il colpo di Stato era stato condotto da tre Ufficiali relativamente
giovani: il Colonnello George Papadopoulos, il Generale di Brigata
lla

Sty1ionos Pattakos e il Colonnello Nikolas Makarezos.


Papadopoulos, come capofila, spiegò che il golpe aveva prevenuto
de

una insurrezione comunista. Ma Pattakos, il carrista trasformatosi in


Ministro degli Interni, confessò pubb1icamente: "L'abbiamo fatto
per evitare le elezioni".
Poche ore prima del colpo, Pattakos aveva radunato i suoi
a

ufficiali, alla scuola di guerra, col pretesto di pianificare una


as

esercitazione notturna, poi aveva sprangatole porte e annunciato:


"Signori, dobbiamo salvare la Patria. Il dovere più sacro
del1'esercito è ora quello di impedire che la Sinistra vada al potere.
C

k&J~
I
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13\] O

Ed infine il colpo di Stato era andato in porto, dopo un


complotto pluriennale, eseguito da un gruppo di militari, ma
orchestrato e fmanziato dalla CIA. Molti dei Colonnelli coinvolti
erano stati giovani ufficiali sotto la dittatura fascista di Metaxas, ed
avevano collaborato con i tedeschi durante l' occupazione. Ora, col
sostegno dell' Agenzia, i Colonnelli avevano aggirato il Re e la sua
Giunta di generali. Il Re, non volendo ammettere che qualcuno del

ia
suo esercito l' avesse tradito, restò in silenzio, fmgendo di
approvare il golpe, pur se la sua intera congrega di generali, con una

or
sola eccezione, era sotto chiave nel proprio ridicolo "Pentagono".
L' eccezione era il capo di Stato Maggiore Generale, Gregorius

em
Spandidakis; i cospiratori avevano avuto bisogno del suo appoggio
per portare a compimento con successo illoro disegno.
Dopo aver colto tutti di sorpresa, era indispensabile il supporto
del piano segreto "Prometeo". Questo era stato studiato dalla
M
NA TO, come una variante di Gladio, per contrastare un colpo di
Stato comunista coordinato ad una invasione daB'esterno, da parte
di lm Paese del blocco comunista. Era stato, di recente, rivisto e
lla

adottato per essere impiegato solo per una situazione interna, e


poteva essere attivato, appunto, solo dal Capo di Stato Maggiore. ]
de

cospiratori rintracciarono illoro generale, la mattina presto, mentre


stava giocando a carte in casa di amici. Bloccato e con le direttive
già avviate, Spandidakis poteva soltanto dichiararsi d' accordo e
avallare l' attivazione, già avvenuta, di Prometeo. Visto che si era a
a

conoscenza che tutti i Comandanti dell' esercito si trovavano ad


as

Atene, per una conferenza tenuta dal Ministero della difesa per il
Personale Generale, i vari ufficiali designati sul campo avevano
cominciato a mettere in esecuzione il piano senza esitare.
C

k~~
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13\11

Era comunque perfettamente chiaro, a Papandreou padre e


figlio, che era stata la Cl A ad architettare il complotto: il suo
collegamento con almeno tre dei cinque uomini al centro della
cospirazione, non lasciava spazio alcuno a dubbi. Papadopolous,
era l'ufficiale di collegamento tra la CIA e il KYP~ il suo numero
due Makarezas era a capo del settore infonnativo del KYP stesso; e

ia
Michael Roufogalis, il Luogotenente Colonnello, in casa del quale
si era raccolto il gruppo, il 20 Aprile, per dare il segnale di avvio del

or
golpe, era direttore di settore del personale, sempre del KYP. 11
KYP, come tutti sapevano era solo un appendice, anche dal punto di

em
vista amministrativo e finanziario, della CIA. Il piano Prometeo era
una operazione strettamente della NATO.
Secondo l'Observer" di Londra, Papadopoulos era stato da
sempre un agente della CIA, facilmente tenuto sotto controllo, per la
M
sua precedente collaborazione con la Sicherneiscienst nazista,
durante la guerra, e a causa della sua partecipazione, al comando di
un battaglione della Sicurezza, al massacro di partigiani nell' area di
lla

Patras. L'ufficiale di controllo di Papadopoulos, ne11aCTA, tra il


'60 ed il '64, era stato il deputato di John Maury, James Patts, un
de

ufficiale di carriera della CIA che aveva perso una gamba in guerra,
ed era poi stato messo al comando degli Affari dell' Africa
Occidentale.
Per ottenere il sostegno dei civili, i ColonneBi ricorsero. al
a

movimento del "Quattro Agosto", diretto dal neonazista Kostas


as

Plevris, finanziato daBa Regina. Madre Frederika, un' altra buona


amica della CIA.
C

(inserire più notizie su Frederika)

k~,
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13\12

L'investitura di Paul Totomis come Ministro per l'Ordine


PubbJico, costituiva una ulteriore prova del legame con la CTA.
Totornis aveva 1asciato la Grecia nel 1951,a causa di uno scandalo,
ed aveva lavorato negli USA, tornando poi in Grecia come Direttore
del Personale delle imprese di Tom Pappas. Pappas rese di pubblico
dominio i suoi accordi con l'Agenzia, durante una intervista, nel

ia
luglio del 1968, quando la Fondazione Pappas, a Boston, fu
riconosciuta essere il canale preferenziale per i fmanziamenti occulti

or
diretti in America Latina. Come sottolineò Andreas Papandreou,
visto che Totamis non aveva mai preso parte alla vita politica

em
pubblica in Grecia, l' assegnazione a lui di un Ministero di così
cruciale importanza ~nei Paesi Europei questo è il dipartimento
responsabile deHa polizia e dell' ordine pubblico~ considerata
contestualmente alla sua posizione nelle imprese Pappas, aveva una
M
unica plausibile spiegazione.
Due anni più tardi, i Colonnelli greci trovarono illoro maggior
alleato in Richard Nixon, e nel suo vicepresidente greco~americano,
lla

Spiro Agnew, le cui campagne elettorali erano state largamente


finanziate da Tom Pappas, ormai capofila, a Washington, della
de

lobby che sosteneva la Giunta militare greca. Pappas sarebbe ben


presto stato avvicinato dall'avvocato di Nixon, il Gen. John
Mitchen, per trovare i soldi necessari a comprare il silenzio degli
"idraulici" del Wartegate.
a

Il primo Maggio del 1977, il "Washington Post" riferì che il


as

fratello di Tom Pappas, John, era sospettato di aver usato la sua


posizione di capo della Fondazione Pappas, per fmanziare il Colpo
di Stato. Dove infatti la Giunta avrebbe potuto reperire i
C

fmanziamenti necessari per la propria vasta rete di polizia, di


informatori e per i suoi mercenari? E quale profittò ricavò la Grecia
dalle loro attività! Tparenti dei militari al potere furono tutti assunti
in posizioni pubbliche di prestigio. La corruzione dilagò invece di
diminuire. Tutti i contratti degli investimenti pubblici venivano
assegnati segretamente, senza concorso. Le figlie dei cospiratori per
i loro matrimoni ebbero sontuose cerimonie, degne di lll1Niarchos.

k~'
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13\13

Gli stipendi degli ufficiali furono raddoppiati~ vennero messe a


disposizione ingenti somme per l'acquisto di automobili e di case, e
si finanziarono cooperative di costruzioni, con il 3% di tasso di
interesse in venti anni. E mentre i Colonnelli, e i loro neo arricchiti
ufficiali, frequentavano con una assiduità, senza precedenti, night e
ragazze squillo, un lugubre e grottesco perbenismo, un'orgia di

ia
puritanesima fu imposto a tutto il Paese. Barbe e capelli lunghi
furono vietati agli uomini, le minigonne alle donne, turisti inclusi.

or
*(nota). Come puntualizza Noam Chomsky, le giunte militari

em
e i dittatori sponsorizzati e sostenuti dagli Stati Uniti, abitualmente
proclamavano come, uno dei loro obiettivi prioritari, fosse quello di
ripulire dalla corruzione democratica il tessuto civile della società.
Invece questi regimi hanno portato la corruzione ai livelli più alti
M
mai visti, una volta insediati al potere. Nel Vietnam del Sud, il Gen.
Khanh, scelto come leader degli US, nel '64 '65, espatriò con tUl
~

patrimonio valutato in dieci milioni di dollari. Marcos, che era fra i


lla

primi dieci contribuenti deBe Filippine, accumulò una fortuna di


decine di milioni di dollari, nonostante il suo appannaggio fosse di
de

solo 4500 dollari l'anno. Mobuto, in Zaire, depositò una enorme


fortuna nelle banche svizzere e nelle sue residenze estere. Il
bilancio nazionale iraniano aveva conferito aHa Shah un fondo
discrezionale di un miliardo di dollari, e le sue proprietà personali
a

erano valutate sui tre miliardi. Chian Kay~shek fu tra i peggiori: una
as

analisi effettuata su 43 milioni di dollari in certificati di risparmio e


titoli, messi in vendita nell'ottobre del 1943, portò alla luce che la
proprietà era nelle mani dei leader del Kuomintang: T.V. Sung
C

aveva 4 milioni e mezzo di donari. La lunga frequentazione del


Gen. Stilwell con il Kuomintang, 10 portò a concludere, e 10 ripeté
spesso, che si trattava semplicemente di "gangsters" che credevano
di poter continuare a "succhiare favori dagli USA, in tennini di
soldi e rifornimenti, usando il vecchio ritorneno che avrebbero
mollato tutto. . .se non fossero più stati sostenuti".

~~-
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13\14

Gli studenti, obbligati a frequentare le chiese, dovettero


abbandonare i loro vecchi testi di stori~ ed acquistame di nuovi,
contenenti una parte esclusivamente dedicata ai Re greci, e
incensanti trattazioni dei regimi di destra. Si ordinò, a tutti i teatri di
prosa, di sottoporre i loro copioni all'esame preventivo di una
commissione che poteva, non solo disporre delle cancel1azioni, ma

ia
aveva anche il potere di riscrivere intere parti. Quegli attori che
deviavano dal copione rivisto, rischiavano l' arresto immediato.

or
Tutte le antiche tragedie e commedie di Eschi1o, Sofocle, Euripide
ed Aristofane furono censurate. Fu vietata la musica di Tchaikosky,

em
Prokoviev ed altri compositori russi. La storica lealtà allo Zar di
alcuni, non fu considerata come una attenuante all'essere russi: in
effetti, nessuno avrebbe mai osato scommettere che, un individuo
come Pattakos, ne avesse mai sentito parlare. Quanto alla Stampa,
M
Papadopoulos si vantava che l' avrebbe ridotta ad una ubbidienza di
tipo militare.
Con la Stampa imbavagliata, l'intera leadership in prigione,
lla

l'opposizione poteva solo fare appello alle democrazie estere


affmché esercitassero una qualche pressione sui Colonnelli. Il
de

sottocomitato europeo per i Diritti Umani e Amnesty International


inviarono dei loro incaricati che presentarono degli agghiaccianti
rapporti sulle condizioni di vit~ nei campi di concentramento e
nelle prigioni; identificarono 200 fra i maggiori responsabili di
a

torture che continuavano ad esercitare impunemente e


as

disinvoltamente la loro attività. Il principale luogo di tortura, ad


Atene, era situato al piano attico di Via Bouboulinas al n. 121,
proprio dietro il Museo Nazionale di Archeologia. Qui i prigionieri
C

venivano assicurati ad un tavolaccio, in un locale attrezzato di tutto


il corredo occorrente aHa bisogna: spranghe di ferro, sfoHagenÚ~,
fruste, bastoni, tenaglie per strappare le unghie, sofisticati
macchinari elettrici. Inumane brutalità erano compiute su giovani,
uomini e donne, sotto la supervisione dell'Ispettore delle Forze di
Sicurezza, il tristemente noto capitano Basil Lambrou

L~'
L
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13\15

Amnesty International 10 descrisse come un tipo elegante e


sorridente, sempre contTollato pur se con un lieve tic nervoso sulla
guanci~ che aveva studiato psicologia negli Stati Uniti.
Lungo tutto il giorno, sottoponeva i prigionieri alla " falanca
bastinado" sulle piante dei piedi. I carnefici erano costretti a fare i
tum(, e finivano spesso per storpiare per sempre le loro vittime. Le

ia
obbligavano a bere decine di galloni di acqu~ mentre appoggiavano
attizzatoi roventi sugli organi genitali, maschili e femminili. Lo

or
stupro era esercitato normalmente sulle vittime, di entrambi i sessi.
Le donne venivano violentate con i revolver e venivano introdotti

em
nell' ano dei tubi, dentro cui scorreva acqua gelata a forte pressione.
Anthony Marreco, di Amnesty International, riferì il caso di una
ventenne, Maria Kellerghi, denudata in tUla caserma e costretta ad
inghiottire i peli strappati dal suo pube, ed obbligata ad espletare le
M
sue funzioni fisiologiche, alla presenza dei militari.
Tntutta la Grecia, i prigionieri erano rinchiusi, anche venti alla
volta, in celle infestate dai ratti, senza lettini, con il pavimento
lla

ridotto ad un pantano melmoso dei loro stessi escrementi. Le


prigioni, i campi di concentramento, le camere di tortura, il
de

personale" anticomunista" che gestiva il tutto, erano stati approntati


da tempo, come De Lorenzo in Italia. l consiglieri americani erano
presenti neHa maggior parte delle basi militari, ed anche nei locali
adibiti alle torture. Il gruppo degli ufficiali greci che aveva portato
a

a termine il golpe, era stato addestrato dal AID militare statunitense


as

,~
per conferire conoscenze e capacità oltre quelle militari
possedute". E in campi NATO, erano pure stati addestrati, in
"controinsurrezione", molti seguaci dei Colonnelli.
C

Una agenzia della France Presse, del 28 Novembre ] 968,


indicava Aghia Paraskevi, come un campo militare, vicino ad
Atene, adibito a speciali interrogatori con l'impiego delle torture,
sotto il diretto comando NATO.

~~~
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13\16

Gli agenti americani riuscirono a stabilire, là dove era nata la


democrazia, la prima dittatura che riappariva in Europa dopo 30
anni. Davanti al Comitato del Senato che aveva approvato la sua
nomina a Direttore del Central Intelligence, William Colby negò
sfacciatamente che la C.I.A avesse finanziato Papadopoulos. Ciò
era comunque formalmente corretto: il finanziamento era avvenuto
attraverso degli intermediari, con gli stessi metodi che Colby rivelò,

ia
poi, essere stati usati nella distribuzione delle onerose mazzette in
Italia, da lui gestita.

or
Come disse Vietar Marchetti, già dirigente anziano della C.LA:
"dopo un anno di bugie propinate a noi e pure al nostro governo, ora

em
sappiamo che l'Agenzia è stata coinvolta in pieno con la Giunta, e
che alcuni dei leader, due dei suoi stessi capi, Papadopoulos e
Ioannides erano a libro paga della C.I.A stessa" _ Ioannides, il
sadico, raffmato capo della polizia militare, più tardi tradì i
M
Colonnelli, quando la fortuna abbandonò loro e dette una mano a
Papadopoulos.
Intanto, Andreas Papandreou sosteneva che la Grecia non era
lla

stata trasformata soltanto in un bastione della NA TO, ma era anche


diventata la principale base della CIA, per 10 spionaggio ed il
de

controspionaggio in Medio Oriente. Il Segretario aHa Difesa del


presidente Johnson, Clark Clifford, il 17 maggio 1968, dichiarò: "gli
obblighi che abbiamo nei confronti dell'Alleanza NATO, sono
molto più importanti del tipo di governo che hanno in Grecia, e
a

anche di ciò che noi ne pensiamo". Il golpe sembrava aver risolto il ,


as

problema di Cipro, secondo le linee auspicate dal Pentagono e dalla


CIA. I Turchi, come commentò Papandreou, "avevano sufficiente
esperienza per capire che la Giunta greca era solo una appendice
C

statunitense, e che i Colonnelli erano degli ubbidienti burattini di


quelle forze che spingevano per una soluzione a favore della
Turchia, sulla questione di Cipro".

L~'
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13\17

Una volta che questa fu, almeno temporaneamente, sotto


contraBo, la CIA poteva cominciare a pensare a come togliere di
mezzo il Re. Papadopolous fu incaricato di lasciare al Re lo spazio
necessario, per farlo cadere nella trappola di compiere un colpo di
Stato per proprio conto. Gli uomini di Costantino furono
tempestivamente arrestati, ed il Re fu mandato in esilio, lasciando ai

ia
Colonnelli la soddisfazione di vedere fmalmente la Grecia diventare
una Repubblica delle Banane.

or
Andreas Papandreou forni tre ragioni per]a preferenza
accordata dalla Agenzia a Papadopolous, piuttosto che al Re. Gli

em
uomini del KYP erano letteralmente uomini della CIA, e ci si
poteva fidare di loro, come esecutori di ordini. La Giunta dei
Generali si era sgonfiata: parlavano troppo e agivano poco. L'utilità
del Re, per la CIA e per la Missione Militare Americana, era quasi
M
nulla. Egli aveva dato prova di essere poco furbo, poco abile, poco
affidabile e molto ingenuo; ed era riuscito a farsi odiare dalla grande
maggioranza del suo popolo.
lla

La CIA aveva sperato che la gente interpretasse il Colpo di


Stato, come una minaccia diretta ai privilegi di Costantino, e che si
de

sarebbe potuto capitalizzare il sentimento anti Realista, diffuso in


Greci~ per dare al]a dittatura perfino un sostegno popolare.
Ma in questo i Colonnelli non riuscirono mai: erano
evidentemente più corrotti dei loro predecessori, pur con tutto illoro
a

chiacchiericcio sulle riforme, visto che erano, tanto evidentemente,


as

succubi della CIA e del Pentagono. Quando i Colonnelli cessarono


di essere utili, auch' essi furono gettati via, senza tante cerimonie.
Come commenta Marchetti: ''Nel momento in cui la CIA tolse il suo
C

appoggio alla Giunta, nel 1974, essa crollò, in una sola notte, senza
che fosse stato sparato un solo colpo".
Purtroppo, come Papadopolous era solito vantare: " Ci sono
Colonnelli ovunque, sconosciuti come lo eravamo noi, il 2] Aprile
del 1966".
E quanto avesse ragione, ]0 dimostrò soprattutto l'Italia.

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CAPITOLO 14
Avanti S. Nixon

Il canale, attraverso cui i Colonnelli greci erano collegati ai loro


corrispettivi italiani, era l'attaché militare ad Atene, il colonne110
Giannadiello Maletti, appartenente al SID, per anni in contatto con
il KYF greco, da cui aveva appreso come riuscire ad imporre un
regime militare al Paese, con l'impiego deBe Strategia del Terrore.
Per indottrinare i suoi compatrioti sune tecniche di successo del

ia
KYP, quella del terrorismo criminale, Maletti organizzò un viaggio
in Grecia per circa quaranta giovani terroristi di Ordine Nuovo ed

or
Avanguardia Nazionale. Come ospiti d'onore, ad Atene, deHa
"lega dei fascisti greci in Italia", gli italiani, guidati da Stefano Delle

em
Chiaie e Pino Rauti, furono gratificati con attestati da parte del
ministro Pattakos. Tl contatto con il movimento nazista greco fu
stabilito tramite il suo capo, Costantino Plevris.
In Italia, la strategia appresa in Grecia dal gruppo dei fascisti di
M
Maletti, fu esemplificato dalla radicale trasformazione dal terrorista
cattolico ventunenne, Mario Merlino, già responsabile dell'omicidio
del giovane studente Rossi. Gli era stato ordinato di infiltrarsi tra le
lla

file della Sinistra; ed aveva cambiato completamente atteggiamento:


si era fatto crescere i capelli e la barba e aveva fondato una fasulla
de

organizzazione di Sinistra, il movimento "XXII Marzo" . Aveva


addirittura tentato di unirsi ad un vero movimento di sinistra,
Avanguardia Proletaria, ma fu subito riconosciuto come un
provocatore fascista. Quando provò ad iscriversi al PCI, fu ben
a

presto identificato come uno dei fascisti che aveva messo a


as

soqquadro il quartiere generale del partito, in Via delle Botteghe


Oscure.
C

L~,
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14\2

Merlino respinto, come altri fascisti dichiarati, riprese gli


attacchi agli studenti all'Universit~ mentre cercava una migliore
copertura per infiltrarsi. Il 17 Marzo 1968, Merlino era fra i 200
neofaseisti, provenienti da tutta Italia, spinti ad aggressioni di
gruppo per le strade, dai deputati del MSI Almirante, Caradonna e
Turchi, buoni amici del Comitato Repubblicano Nazionale USA. I

ia
fascisti tornarono all' attacco della Università di Roma, prendendo
specialmente di mira la facoltà di Lettere. Nel corso dei tafferugli,

or
uno degli studenti, Oreste Scalzone, si ruppe la colonna vertebrale.
Anche la lezione dell'ex premier italiano, Ferruccio Parri,

em
all'Istituto di Storia Moderna, fu interrotta dall'inno fascista di
"Giovinezza", e dallancio di bombe lacrimogene; i suoi studenti, ed
egli stesso, furono malmenati. Non ci fu alcuna reazione da parte
del Rettore. I poliziotti si limitarono ad arrestare gli studenti
M
malconci.
L'Italia non costituiva un caso a sé. Ovunque, studenti
esasperati daB' approccio globalmente medioevale all'istruzione,
lla

venivano caricati dalla polizia, in molti altri Paesi, evidentemente


come parte di una strategia concertata e guidata dai vari Servizi
de

Segreti. In Francia. ...

(Inserire)
a

Quando la primavera riportò fuori gli studenti, neB' aria


as

profumata di Roma, Almirante e compagni tornarono ad aggredirli


con gruppi di teppisti armati di spranghe di ferro, manganelli e
catene. Ci fu una colluttazione con centinaia di studenti nel
C

Piazzale della Minerva, all'Università. I fascisti respinti si


attestarono nella facoltà di Giurisprudenza, da dove inflissero
diversi danni ai loro inseguitori. Proprio quando questi stavano per
avere la meglio sulla canaglia, intervenne la polizia, come era
successo ne11922.

L~~
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14\~

Tra i fascisti fermati c' erano Stefano Delle Chiaie e Mario


Merlino, oltre ad una dozzina di Bulgari, ingaggiati da un campo
profughi vicino a Latina. Furono tutti rilasciati ------e lo stesso non
accadde agli studenti vittime~ e si apprese poi che, a ciascuna
recluta fascista, era stata elargita la somma di 50.000£, cortesemente.
messa a disposizione dal SID, di concerto con la CIA. C'erano, e ci

ia
sono naturalmente, numerosi sostenitori della Destra, in Italia, ma
tentare di cavare loro fuori dei soldi, per una causa pubblica,

or
sarebbe come strappare loro un dente. Hanno sempre fatto ricorso
all'uso del denaro di quello Stato al quale preferiscono non pagare

em
le tasse. L' obiettivo di tutto questo violento disordine era, proprio
come in Grecia, quello di intimidire la gente per le elezioni del
1968, ventesimo anniversario dell' exploit della DC del 1948.
Questa volta i risultati furono inaspettati. l socialisti riunificati
M
dal PSU, fortemente sovvenzionati dalla CIA, rimasero molto delusi
dagli esiti delle urne. Avevano sperato di poter condividere il
potere con i Democristiani, con una forte rappresentanza, magari
lla

ottenendo più voti del PCI, ed invece sfiorarono la rovina. *(nota)


Il segretario della DC, Aldo Moro, vedeva ora chiaramente che
de

se il suo partito avesse voluto mantenere la sua posizione di


predominio, non avrebbe potuto farlo avendo contro il PCT: si
doveva concepire un radicale e nuovo orientamento. L'unica strada
percorribile sembrava essere quella di superare la precedente
a

"timida apertura nei confronti della Sinistra", e tentare un approccio


as

diretto con il PCI. Una mossa ardita ma incontestabile.

*(nota) i democristiani mantennero la loro posizione di primo


C

partito, i comunisti avevano registrato un lieve progresso, ma il


PSU, nonostante gli appoggi dall'estero, perse il 5,4% dei voti
rispetto al 1963. A Sinistra, il PSTUP sorprese tutti con il 4%) dei
voti.

L ;3JZ
,
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14\4

Imperturbabile, malgrado le minacce di morte, Moro informò


ufficialmente il Consiglio Nazionale del1a DC, nel Dicembre 1968,
proprio nel periodo in cui Nixon si stava avvicinando alla Casa
Bianca, che era sua intenzione ricercare ulteriori convergenze con la
Sinistra, superando le tradizionali posizioni del suo partito.
Quando i comunisti mostrarono di accogliere favorevolmente le

ia
avances di Moro, il grande "esperimento" della politica italiana fu
maturo per venire alla luce ed altrettanto rapidamente abortire.

or
Ad Harvard, Stuart Hughes spiegò così lo sviluppo: "Quando il
leader comunista Enrico Berlinguer coniò lo slogan "compromesso

em
storico", saltando a piè pari i Socialisti, per trattare direttamente con
la corrente democristiana guidata da Moro, fu chiaro che, in Ita11a,
la dirigenza comunista non aveva alcuna intenzione di intraprendere
una rivoluzione violenta, ed era contraria a rischiare la posizione di
M
rappresentatività raggiunta. La via della legalità, attraverso regolari
elezioni, offriva prospettive più solide".
Ma Moro non aveva tenuto conto di Richard Nixon, e degli
lla

intransigenti della Agenzia, per i quali una simile idea rappresentava


un anatema. Quando il neoeletto Presidente americano arrivò a
de

Roma, alla fme di Febbraio del 1969, un mese appena dopo la sua
investitura, ufficialmente per discutere della situazione monetaria
mondiale, in compagnia del Consigliere Speciale per la sicurezza
Henry Kissinger, fu accolto da violente dimostrazioni anti
a

americane. Migliaia di poliziotti e carabinieri erano stati mobilitati


as

per permettere a Nixon di rendere visita a Saragat, al Palazzo del


Quirinale. L'avversione dimostrata, che avrebbe fatto infuriare ed
irrigidire Nixon, non era solita per gli italiani e tantomeno per i
C

romani, che hanno un debole" per gli stranieri e soprattutto


accolgono quelli importanti esibendo una ospitalità generosa.
TI putiferio era stato organizzato dal nuovo caposezione deBa
CIA e dall'onnipresente Vernon Walters.

~ i3J[
~
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14\5

Fra i falsi dimostranti anti Nixon c'erano naturalmente, i neo


~

fascisti di Delle Chiaie, con fascia rossa al braccio, per farsi passare
come appartenenti alla Sinistra. Fu lanciata anche una bomba
molotov contro la fmestra dell 'ufficio di Roma della American
Minnesota Mining and Manifacturing Company, proprio come era

ia
accaduto ad Atene, per rendere incandescente l' atmosfera pre
rivoluzionaria del colpo dei Colonnelli. Diede alla polizia romana

or
l'occasione per disperdere la manifestazione con la forza. Proprio
per questa ragione Mario Merlino, fresco del suo indottrinamento al

em
KYP greco, aveva gettato la bomba. Il giorno successivo fece a
pezzi il parabrezza di una jeep della polizia con una spranga di
ferro, provocando una ulteriore reazione repressiva. L'MSI espose
uno striscione in cui si avvertiva Nixon che il centro sinistra stava
M
per tradire i suoi alleati americani, e gli impegni assunti nei
confronti della NATO.
A! Quirinale, il Presidente Saragat spiegava che gli operai
lla

italiani reclamavano per avere la loro parte del "miracolo


economico" del Paese. Anche gli operai democristiani si
de

schieravano in una azione congiunta con quelli comunisti. E gli


studenti non si davano pace.
Nixon, Kissinger e Saragat analizzarono la situazione, e ciò che
più li preoccupava era la possibile spaccatura del PSU, come
a

conseguenza del tracollo elettorale, che avrebbe rafforzato la


as

corrente di sinistra della DC, guidata da Moro, e dato ossigeno al


suo programma di convergenza verso i Comunisti. Entrambi i
Presidenti 10 consideravano pericoloso, per la propria
C

amministrazione, e per la NATO.

LM~
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14\6

Fu allora, secondo l' autore francese Laurent, che Nixon,


Kissinger e Saragat si trovarono gesuiticamente d'accordo con il
concetto "del fme che giustifica i mezzi" e concordarono di seguire
l' esempio dei Colonnelli greci, promuovendo, anche in Italia, una
brutale Strategia del Terrore. Sarebbero state coinvolte tante vittime
innocenti, da garantire le migliori condizioni per un colpo di Stato.

ia
n compito sarebbe stato affidato alla CIA e ai Servizi Segreti
italiani, per inscenare un terrorismo di cui avrebbe potuto essere

or
accusata solo la Sinistra.
Lo scrittore comunista Ruggero Zangrandi, autore della più

em
autorevole cronistoria sulla fme del regime di Mussolini, che
raccolse e pubblicò tutta una serie di documenti segreti del STFAR e
del SID, riferiva che, per l'intera durata del soggiorno di Nixon, in
Italia, i generali De Lorenzo e Aloja, erano stati sorvegliati dal SID
M
che relazionò sui loro stretti e frequenti contatti con il generale
Vemon Walters, il falco dell'Agenzia, una autorità in fatto di
organizzazione di colpi di mano, che sarebbe presto stato nominato
lla

da Nixon direttore deHa CTA. Le rivelazioni di Zangrandi erano


circostanziate e furono presto avvalorate dalla sua misteriosa caduta
de

da una finestra del suo appartamento, con una morte


prematura. *(nota).
Poco dopo la partenza di Nixon e Walters, cominciarono ad
esplodere bombe in tutta Italia, tre a Palenno in quell'aprile, seguite
a

da una lunga e dolorosa serie a Padova. Come avevano già fatto in


as

precedenza, gli inquirenti rivolsero le loro indagini verso sinistra.


Poi arrivò il vero terrore in tutta la sua crudezza.
Il 18 Aprile, Delle Chiaie, inviò Pino Rauti, esperto di
C

terrorismo, e Giannettini del SID, altrettanto esperto, a Padova, per


incontrare il giovane estremista Franco Freda
*(nota). Naturalmente non prima di avernli consegnato il
manoscritto del suo.libro per la pubblicazione.

L~~
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14\7

Fervido antisemita e ammiratore di Hitler, Freda si era iscritto


al MST, per organizzare gli studenti universitari; successivamente
era passato a Ordine Nuovo, negli u1timi anni '60, per divulgare le
sue opinioni. Per farlo al meglio, aveva assunto la gestione di una
libreria, in via Patriarcato a Padova, che diventò presto il punto di
ritrovo degli estremisti.

ia
Il 18 Aprile, Giannettini e Rauti si incontrarono, per la prima
volta, con Freda e con il suo braccio destro, il ventiduenne Giovanni

or
Ventura, di famiglia democristiana, che scriveva articoli su una
rivista di nome "Reazione", contro le "democrazie bolsceviche e

em
borghesi". Ventura era anche il segretario, a Venezia, della
"Associazione dell' Amicizia italo~tedesca", un gruppo neonazista,
non solo dedito alla reciproca ammirazione.
Nonostante Giannettini si fosse regolarmente registrato con il
M
proprio nome, a11'Hotel Monaco di Padova, la notte del 18 Aprile
1969, fu presentato a Freda e Ventura solo come "Agente Z" del
SID. Si incontrarono in un locale dell'Università messo a
lla

disposizione dal portiere, il neofascista Mario Pozzan, che restò di


guardia. Di cosa discussero, non si sa, ma di li a pochi giorni Freda
de

partì per Milano, come più tardi dichiarerà al suo processo, per
piazzare delle bombe neHa agenzia di cambio della Stazione
Centrale, e nel padiglione della FIAT alla Fiera Campionaria.
Molte persone rimasero ferite e solo un miracolo evitò un vero
a

massacro.
Furono prontamente arrestati quindici anarchici e la campagna
as

isterica della stampa di destra contribuì a tenere le indagini lontane


da altre piste. Gli anarchici restarono in carcere malgrado che a loro
C

carico non risultassero ne indizi ne prove.

~~,
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]4\8

Il 27 Aprile 1969, Giannettini tornò a Padova, registrandosi con


la consueta arroganza e faciloneria, al Monaco Hotel, portando le
congratulazioni di Delle Chiaie e incoraggiando i neo assunti
terroristi, incentivandoli a continuare l'ottimo lavoro. La Strategia
stava iniziando a srotolarsi. Il piano successivo fu ricostruito
dall'analista Walter Rubini, sulla base della successiva

ia
testimonianza processuale, accuratamente raccolta ed ordinata:
Rauti e Giannettini infonnarono Freda e Ventura che l'evolversi

or
della situazione politica, richiedeva una intensificazione della lotta.
n che significava che avrebbero dovuto uccidere più gente possibile.

em
Pozzan, il portiere, testimoniò poi che "L 'uomo del SID" li aveva
così assicurati: "qualsiasi cosa succeda, nessuno vi potrà toccare".
Freda e Ventura appresero che il segretario "moderato" del MSI
era morto, e che sarebbe stato presto sostituito dal più duro e -~
M
radicale Giorgio Almirante. *(nota).
La prova delle riunioni è contenuta in due rapporti dati da
Giannettini a Freda e Ventura, il 4 ed il 17 maggio, le cui copie
lla

vennero rinvenute più tardi in una cassetta di sicurezza. Gli originaJi


spuntarono fuori tre anni più tardi, in casa di Giannettini, quando fu
de

perquisita dalla polizia. Sotto giuramento, Giannettini ne ammise la


paternità.
*(nota). Quando I'MSI passò alla guida del nuovo segretario
Almirante, fu nominato vicesegretario il presunto figlio naturale di
a

Mussolini, Pino Romualdi, e come "federale" di Roma, l'incallito


as

fascista e sostenitore di Nixon, Caradonna. Il senatore Nencioni, un


industriale miliardario con amicizie in Vaticano, fu nominato alla
presidenza dei senatori missini. Insegnante alla Università Cattolica
C

di Milano, Nencioni era il proprietario del settimanale neofascista


"Il Borghese", che era del resto fmanziato anche dall'Agenzia
tramite il SID.

~6JL '
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14\9

A Freda e Ventufa fu detto che la Strategia del Terrore, favorita


dal "partito americano" di Saragat, avrebbe diviso il Paese e
l'avrebbe indirizzato alla radicalizzazione della lotta politica, fmo al
punto di non ritorno di una guerra civile tra la Sinistra e la Destra,
che si sarebbe conclusa con un regime che avrebbe ristabilito
I' ordine civile. Una soluzione greca, o indonesiana al problema.

ia
Assicuratosi l'accordo di Freda e Ventura, Giannettini informò
il SID che si sarebbe potuto fare affidamento sui neofaseisti, per

or
portare avanti con continuità la violenza, fino alla completa
insurrezione de]];¡ Destra. In uno dei suoi rapporti segreti

em
Giannettini segnalava che l'industriale del Nord e padrone di
giornali, Attilio Monti avrebbe finanziato l' azione. Più avanti,
nell'inchiesta si trovò la prova di un suo versamento di diciotto
milioni e mezzo di lire in favore di Rauti e Ordine Nuovo-.- -- ~~_..~~_.~
.. --
M
Poco dopo le elezioni del 1948, i1 ruolo che Monti ricopriva,
come presidente di numerose e importanti imprese, 10 portò ad
allacciare contatti con Eugenio Cefis, che era alla testa del consorzio
lla

petrolifero italiano deJl'ENT, e, più tardi, con ]'impero finanziario


del banchiere del Vaticano, Michele Sindona. In Sicilia, il
de

collaboratore di Monti era Guttierez Spatafora, legato alla Mafia e


fmanziatore dei fascisti. Per mantenere i contatti con le loro guide
americane, i neofascisti inviarono Monti negli Stati Uniti, nel
Giugno 1969, per incontrare i sostenitori di Nixon, fmanzieri ed
a

industriali. Tramite una agenzia di stampa, finanziata da Monti con


as

la somma di due milioni mensili di lire, si stava preparando il


terreno politico per il colpo di Stato ormai prossimo. Il 4 luglio, la
data fu scelta forse in onore dei capi d' oltreatlantico, la corrente
C

saragattiana decise la scissione dal PSU; annunciò che non avrebbe


più appoggiato il governo di centro sinistra di Moro, e che invece
era disponibile a sostenere, dall'esterno, un monocolore "ponte"
democristiano, che governasse il Paese fino allo spirare della
legislatura, dieci mesi più tardi.
Ciò per dare al PSDJ il tempo di riorganizzarsi con i fondi
dell' Agenzia e con altri sollecitati dall'Agenzia stessa.

L~-
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] 4\10

Durante il periodo immediatamente precedente a questa


scissione socialis~ il dirigente sindacale americano Vanni
Montana, amico di Earl Brennan deB'ass, e noto per i suoi stretti
legami con l'Agenzia, inviò personalmente i contributi dei sindacati
USA per il PSDI. Secondo l'inchiesta del Rappresentante di New
York, Otis Pike, ]a CIA spese 65 milioni di doUari, in aiuti per i

ia
Socialisti di destra, e 125 milioni per spaccare la Confederazione
Generale del Lavoro. I sindacati che si divisero, la CISL e la UIL,

or
ricevettero finanziamenti anche dalla FIAT.
Fra chi aveva orchestrato la scissione fra socialisti, c' era Mario

em
Tanassi che, successivamente, come ministro deBa difesa del PSDI,
doveva essere incriminato per la sua partecipazione aHa scandalo
Lockheed.
Come fu riportato dal corrispondente di Roma di "Le Monde":
M
"aB'interno del Partito Socialist~ Tanassi era considerato come il
colonneBo favorevole ad un colpo di Stato morbido, che avesse
riproposto al governo una coalizione sostenuta dalle correnti della
lla

destra democristian~ dai liberali, dallo stesso PSDI e, naturalmente,


dalla grande industria e dagli Americani."
de

Nella tarda estate del 1969, fecero la loro apparizione a Roma,


dei manifesti che inneggiavano: "1 Generali al Potere". Tutte le
organizzazioni di destra strepitavano per la mobilitazione. I
Comunisti, a quanto riportato dai loro giornali, avvertirono la
a

necessità di mettere in allerta le loro sedi e le loro 11170 ceBule, per


as

difendersi.
In risposta al disegno del PSDI di Saragat che era queBo di
proporsi come unica forza decisamente anti comunista, e capace di
C

tenere il PCI lontano dalle posizioni di potere, Moro offiì


l'alternativa consistente nella costituzione di un nuovo governo di
maggioranza democristiano, che si opponesse alle elezioni
anticipate, con Forlani, come segretario della DC, apertamente in
contrasto con Saragat e contro lo scioglimento del Parlamento.

~~~
" Platinum Sponsor: Provincia di Brescia - Regione Lombardia - Comune di Brescia

Per contrastare questa manovra ~racconta Rubini~ Saragat si


14\11

rivolse all' Ambasciatore USA> Graham Martin, "per mettere in


scena il loro show" con un immediato colpo di Stato. Martin che
era un anti comunista viscerale, descritto dalla stampa americana
come aggressivo e senza scrupoli, disponibile ad impiegare qualsiasi
mezzo, pur di raggiungere lo scopo, si dichiarò determinato ad

ia
ague.
Secondo il rapporto SID, redatto dal dirigente in capo a Milano,

or
il Luogotenente Colonnello G. Battista Pasino, il Principe Valeria
Borghese ~il protegé di Jim Angleton~ fu incaricato di organizzare il

em
colpo di Stato. Era già stato a Genova per tenere una serie di
riunioni e raccogliere fondi dagli industriali locali, che si erano
presentati con sorprendenti larghe disponibilità di denaro, d' accordo
con il suo-piano, che era quello di impadronirsi di tutte~le maggíori
M
città italiane. Si recò quindi a La Spezia, Biella, Milano, Bergamo
e Brescia.
A Settembre, Giannettini e Rauti ~stando alla loro successiva
lla

testimonianza~ si recarono in Germani~ ufficialmente per visitare


la scuola militare di guerra ~strano, come le stesse istituzioni
de

abbiano le stesse associazioni!~ a Musterlanger, )a scuola di Guerra


Psicologica de])'Esercito tedesco a Coblenza, e le fabbriche di carri
armati Leopard a Monaco. In realtà cercavano, attraverso i loro
amici neonazisti, di reperire disponibilità per fomiture di armi da
a

impiegare nell'imminente colpo di Stato.


as

Ovunque sia possibile, la CIA gradisce che i suoi finanziamenti


siano ricic1ati e le sue armi fornite da fonti apparentemente estranee.
C

~&J[,
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,, .
CAPITOLO 15
Freda prepara le bombe

Nell'estate del 1969, che sarà poi ricordata come restate


"caldan, fu chiaro che gli attentati dinamitardi di Freda e Ventura,
con la supervisione di Giannettini, Rauti e Delle Chiaie, erano
eseguiti non solo con il sostegno del SID, e quindi della CIA, ma
anche con la protezione del Ministero degli Interni italiano. Alcune

ia
conversazioni telefoniche registrate evidenziarono una serie di
implicazioni talmente pericolose, da richiedere più incisive misure

or
di segretezza, in vista di ulteriori attentati: tali misure
comprendevano anche l' omicidio.

em
A seguito della bomba nelI'ufficio di Enrico Opocher,
l' antifascista Rettore dell 'Università di Padova, il procuratore dello
Stato, Aldo Fais, ordinò, da Roma, di mettere sotto controllo il
telefono di Freda, fortemente indiziato. Fortunatamente per Freda,
M
tale compito fu affidato al dirigente della Polizia politica locale,
Saverio Molino, uomo della Destra, che sviò i sospetti. Fino al 18
aprile, ci furono importanti intercettazioni suna linea di Freda, tra
lla

cui quella che Pino Rauti, capintesta di Ordine Nuovo, stava


giungendo in città insieme ad un agente del SID, "Agente zn, che
de

era stato descritto come un individuo sulla quarantina, piccolo,


corpulento, con cape])i scuri e impomatati: evidentemente
Giannettini. Questi sospetti collegamenti, stavano pericolosamente
venendo a galla. Molino, temendo che le attività sovversive di
a

Freda fossero scoperte, tolse l'intercettazione e inviò le registrazioni


as

al Procuratore Fais, commentando, contro ogni evidenza, come non


fosse stato registrato nulla di importante.
C

~
}~ &J.
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15\2

Insoddisfatto del nulla di fatto ~in realtà del molto occultato~


nella caccia al terrorista locale, il Capo della Polizia di Padova,
Federico Manganella, incaricò del compito Pasquale Juliano, capo
della Squadra Mobile. L'ispettore Juliano, un abile professionista,
decise di applicare il producente metodo di ottenere informazioni, in

ia
cambio di qualche banconota da diecinrila lire, da ladri, ruffiani e
prostitute. Una pista indicata da Alberto Murano, sorvegliante di un

or
edificio frequentato da neofascisti, gli consenti di stabilire che Freda
e Ventura erano in effetti a capo di una cellula terroristica.

em
Nonostante le sue tendenze politiche di destra, Juliano capì che si
trattava di un fatto importante, e sapeva quale fosse il suo dovere.
Il 6 Settembre 1969, refficiente ispettore inoltrò una nota
informativa al Giudice Francesco Ruberto, il magistrato inquirente
M
di Padova, riportando ciò di cui era venuto a conoscenza,
aggiungendo di aveme infannato anche il capo della polizia
politica, Molino. Il gatto nero stava quasi per essere tirato fuori dal
lla

sacco ministeriale. Molino immediatamente prese misure drastiche


per coprire gli indizi che portavano ai terroristi. Ventura, avvisato
de

del pericolo da qualcuno della polizia, si preparò a sparire. Di li a


poco, arrivò a Padova un ispettore del Ministero degli Interni di
Roma, ufficialmente per prendere visione dei progressi delle
indagini di Juliano, in realtà per rimuoverlo.
a

Iniziò il solito balletto: il testimone chiave di Juliano, Murano,


as

improvvisamente ed inspiegabilmente, ritrattò la sua prima


dichiarazione riguardo Freda e Ventura. Come risultato, la Squadra
Mobile di Juliano fu accusata dall'ispettore ministeriale, di aver
C

usato dei "testimoni inaffidabili e inattendibili".

~ /3J~
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15\3

Resosi conto della minaccia, Juliano si recò a casa di Murano e


lo convinse a ripensarci e riconfennare la sua prima versione, e
quanto dichiarato su Freda e Ventura. Ma prima che Juliano potesse
presentare di nuovo il testimone, a sua difesa, Alberto Murano :fu
trovato morto in fondo alle scale del palazzo in cui lavorava.

ia
Severamente censurato dal Ministero, Juliano venne sospeso
dal suo incarico, senza stipendio, e fu poi sbattuto in un distretto

or
lontano, in fondo allo stivale italiano, con l' accusa di aver "istigato
dei testimoni a dichiarare il falso": una prova evidente che la

em
Strategia del Terrore veniva coperta direttamente dal Ministero
degli Interni. Soltanto più tardi, molto più tardi, I'uomo chiave
della CIA al Ministero, eredità di Angleton, sarebbe stato finalmente
portato allo scoperto.
M
A Freda fu ridato il via libera. Per festeggiare, si recò, Io stesso
giorno, a Milano e piazzò un' altra bomba nel Palazzo di Giustizia.
Fortunatamente, fu scoperta in tempo, prima che esplodesse, ed al1a
lla

polizia non sfuggì il fatto che era simile a quella usata per gli
attentati del 25 aprile. Le bombe "standard" di Freda consistevano
de

di un contenitore di acciaio, corredato di due resistenti batterie a


secco, un timer tedesco "Ruchia" e un modesto quantitativa di
T.N. T.: erano ordigni di media efficacia, il cui precario
funzionamento non convinceva Freda; le esplosioni non
a

producevano danni devastanti tali da impressionare l'opinione


as

pubblica. Alla ricerca di esplosivi più potenti e più sofisticate


tecniche per portare al massimo il loro potere distruttivo, Freda
avvicinò un ingegnere elettronico suo amico, Tullio Fabris.
C

~&-
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15\4

che successivamente dichiarò al Giudice Giancarlo Stiz di


Treviso: "a fine agosto del 1969, Freda mi chiese informazioni sui
circuiti elettrici di batterie con elementi a secco, con un relay. Stava
studiando un circuito che potesse bruciare la resistenza con un certo
ritardo" .

ia
IllS Settembre 1969, Freda telefonò a Fabris per sapere quando
avrebbe potuto ritirare i 50 Timer Junghaus ordinati alla

or
Elettrocontrolli di Bologna. A quel punto, il telefono di Freda era di
nuovo sotto controllo, per ordine del Procuratore Fais, ma Freda fu

em
di nuovo messo in guardia da parte del capo della Polizia di Padova,
Molino. Ventura, testimoniando al processo Freda, dichiarò: "Gli
amici di Freda, alla questura di Padova 10 tenevano costantemente
informato su tutto ciò che succedeva" . (tale deposizione fu poi
M
confermata da Freda stesso al suo terzo processo).
Fabris ritirò i timer dalla ElettrocontrolJi ~del tipo di solito
impiegato per uso domestico, con uno scostamento di 60' e insegnò
lla

a Freda come innescare la carica con quelli.


Era tutto pronto per una massiccia serie di attentati, tranne la
de

scelta del capro espiatorio, che sviasse i sospetti dai veri


responsabili e dai loro mandanti.
Gli anarchici rappresentavano i migliori soggetti per essere
colpevolizzati, ed anche i meno abili a difendersi, quindi la polizia
a

di Roma era alla ricerca del personaggio adatto a cui addossare la


as

responsabilità dei prossimi attentati di Freda, e scelse come vittima


potenziale un anarchico dalla maniere miti, Giuseppe Pinelli, la cui
occupazione era quella di capo scambista alla stazione Centrale di
C

Milano, e la cui aspirazione principale era la leadership di un


"Comitato della croce nera", una organizzazione di assistenza per le
vittime della persecuzione fascista. Un tipo cordiale, il cui telefono
. messo sotto controllo, non rivelò nulla di sospetto: la polizia in un
primo momento trovò che sarebbe stato molto difficile far passare
Pinelli per un terrorista assassino.

~ ilL-
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15\5

Ma un informatore riferì che Pinelli era arrivato alla stazione


Centrale di Milano, l' 8 agosto, portando una pesante valigia, ed era
ripartito per Roma, con il treno delle 11,40. 11treno era arrivato 10
minuti prima, da Udine, e vi era stata trovata, prima che potesse
esplodere, una bomba. La coincidenza indusse la polizia a ritenere
Pinelli responsabile. Solo molto più tardi, il magistrato inquirente,

ia
Gerardo Ambrosio, stabilì che il treno con la bomba era giunto a
Milano con 20 minuti di ritardo. Era provato che Pinelli era già

or
partito, quindi non avrebbe potuto essere lui il responsabile.
La bomba, come fu provato in una successiva testimonianza,

em
era in effetti stata piazzata dalla squadra Freda ~ Ventura; era una
delle dieci, di cui otto erano esplose regolarmente, provocando
diversi morti. Le due inesplose erano identiche a quella piazzata il
24 luglio nel Palazzo di Giustizia di Milano, ciò convinse la polizia
M
~che ancora riteneva che il treno di Pinelli fosse partito dopo
l' arrivo di quello con la bomba a bordo~ che illoro sospettato fosse
responsabile di entrambi gli attentati.
lla

Ma prima di arrestare Pinelli, il capo della polizia a Roma,


Antonio Allegra, decise di scoprire a chi Pinelli avesse portato la
de

valigia a Roma. Si trattava di Ivo Della Savia, fratello di uno degli


anarchici fermati per gli attentati del 25 Aprile. Era tornato da un
viaggio nell 'Europa Nord Orientale, e si vantava di essere membro
del gruppo anarchico "Barcelona 39", responsabile di vari innocui
a

attacchi ad agenzie di viaggio spagnole, e ai consolati spagnoli


as

franchisti. Diceva di essere stato membro del "Bakunin club". Era


amico di un ballerino anarchico : Pietro Valpreda.
C

~&-
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15\6

Per tenere sotto controllo sia Valpreda che Pinelli, e quindi


scoprire il contenuto della valigia, la polizia mise al lavoro il
proprio informatore, Mario Merlino, che ricevette istruzione di
inftltTarsi nel gruppo anarchico Marzo XXII. Nessuno del gruppo
ancora sospettava di Merlino. La sola cosa che appariva singolare

ia
in quei circoli era che egli si presentava come un cattolico devoto,
andava a messa la domenica regolarmente alle 10, nella chiesa delle

or
Suore di via Montanelli, punto di ritrovo di cattolici integralisti; li
era conosciuto come un fervente commentatore dei testi evangelici.

em
Ma un giorno, Merlino lasciò da qualche parte una rubrica, in cui vi
erano indirizzi, nomi e numeri telefonici di molti noti fascisti
romani. Fu la fine. Nel settemhre 1969 era completamente bruciato
per tutti i circoli di sinistra nei quali cercava di infiltrarsi.
M
L'unico campo di azione che gli era rimasto era quello fra gli
anarchici, ai quali si avvicinò affermando che era ricercato e
chiedendo di essere introdotto nel Bakunin Club. Questo gioco
lla

andò in porto casi bene, che il capo dell 'ufficio politico al Ministero
degli Interni, Bonaventura Provenza, cercò di assoldare anche il
de

ballerino anarchico Valpreda come -informatore. Lo incontTò vicino


al Colosseo e gli offri tre anni di contratto retribuiti con 800.000 lire
e una nuova macchjna~ Valpreda rispose volgarmente al poliziotto,
indicando ciò che' poteva farci con quel lavoro, un insulto che g1i
a

costò un paio di schiaffoni (testimonianza resa al processo); più


as

seriamente, fu annotato come un possibile sospetto per le bombe di


agosto.
Quando Valpreda raccontò al suo compagno anarchico, Della
C

Savia, dell' offerta della polizia, Della Savia fuggì dal Paese.
La fuga all' estero dell 'uomo che la polizia considerava il primo
anarchico "d'azione", fece concentrare ancor di più il sospetto su
Valpreda.

LM~
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15\7

Nel frattempo, Freda era pronto, con le sue bombe, ad


infiammare l'autunno italiano. Una serie di scioperi, a gatto
selvaggio, era riuscita a produrre un aumento, del 200/0medio, dei
salari nell'industria. La Confindustria chiese al governo di porre un

ia
freno agli "scioperi politici", e, in un rapporto riservato, chiese a
Saragat un governo forte, senza Socialisti, in grado di controllare gli

or
operai del nord, proibire i picchettaggi, e impedire la "propaganda
sovversiva" e le "riunioni sediziose".

em
A Novembre, il Ministero della difesa del PSDI, Tanassi
dichiarò guerra aperta al comunismo, in tutte le manifestazioni e
fonne si fosse presentato. Nell' atmosfera di tensione che ne risultò,
un funzionario del Ministero degli Interni, citato da Panorama,
M
dichiarò: "Sarebbe sufficiente la morte di un poliziotto, durante una
manifestazione, o anni da fuoco scoperte nelle mani dei dimostranti,
per far dichiarare lo stato di emergenza, da parte del Capo di Stato e
lla

del Governo".
L'Economist di Londra, il 17 novembre 1969, intitolava:
de

"Italia: potrebbe diventare vera guerra".


(citare)
a
as
C

~ßJl-
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15\8

Il 19 Novembre 1969, durante uno sciopero generale, che ebbe


larga partecipazione, l' agente Antonio Annarumma della Celere, si
ferì mortalmente mentre era alla guida di un auto della po1izia.
Per la Destra si trattò di "una morte caduta dal cielo". Il
Presidente Saragat addossò prontamente la responsabilità della

ia
morte di Annarumma ai Comunisti; e reclamò dal governo severe
misure per difendere l'ordine e la legge. Nonostante una ripresa

or
filmata da un amatore dimostrasse che Annarumma aveva sterzato
bruscamente, salendo sul marciapiede, e aveva sbattuto la testa

em
contro il parabrezza, questo fatto, che non faceva comodo, fu subito
ignorato. Visto che non esistevano altre testimonianze, non si poté
provare quello che era veramente accaduto.
Al funerale di Annarumma, i poliziotti della Celere, erano di
M
umore decisamente aggressivo. Sui muri di Milano apparvero dei
manifesti: "Lunga vita ai Parà" e "Abbasso i partiti politici" e
ancora "L' esercito al potere". Presto il funerale si trasformò in una
lla

grande marcia anticomunista, con la presenza di Arditi Fascisti,


nelle loro uniformi del 1921, Brigate Nere in uniformi
de

Repubblichine, volontari del MSI, squadristi di professione, spioni


della polizia e l'inevitabile "maggioranza silenziosa".
Cominciò una caccia sfrenata ai "rossi": ragazzi, colpevoli solo
di avere i capelli lunghi, venivano presi e pestati "per principio",
a

mentre il Ministro degli Interni, Franco Restivo, e il Capo del1a


as

Polizia, Angelo Vicari, guardavano da un'altra parte, senza


curarsene.
Il 10 dicembre 1969, il settimanale tedesco "Der Spiegel"
C

pubblicò una dichiarazione del segretario del MSI, Giorgio


Almirante: "I nostri giovani si stanno preparando per la guerra
civile. NelJa lotta al Comunismo ogni mezzo è lecito".

L(L(~
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15\9

Per metà Dicembre tutte le parti erano pronte alla lotta. Saragat
e il "partito americano" stavano cercando di anticipare le elezioni
per far tornare il Paese al clima politico del centro..destra degli anni
~50_ Spostandosi a Destra, compiacendo il rifiuto popolare della
Strategia del Terrore (ancora pervicacemente attribuita all~azione

ia
della dannata Sinistra), Saragat sperava di poter raccogliere tre
milioni di voti. Ma non poteva anticipare le elezioni senza il

or
consenso de11a maggioranza del1e Camere; 1'unico sostegno gli
proveniva da Nixon, dalla CIA e dagli industriali.

em
~
Se Moro avesse potuto mettere d accordo le correnti del suo
partito ed allinearle su una unica posizione con i Comunisti, contro i
Socialisti del PSI e del PSDI, avrebbe potuto contare su uno
schieramento pari all~80% in Parlamento. Se Saragat, in veste di
M
Presidente della Repubb1ic~ si fosse mosso contro una taje
maggioranza, ciò si sarebbe configurato come un atto
anticostituzionale, simile a quel di Re Costantino contro Papandreou
lla

del 1965.
Per impedire una tale coalizione demo~comunista, gli USA
de

potevano solo agire in funzione della creazione di uno stato


d'emergenza che isolasse Moro e la sinistra DC. "Bisognava
scuotere violentemente ruomo della strada ~diceva Rubini.. per
fargli credere di essere costretto a difendere la propria libertà dalla
a

sovversione comunista".
L ~Ambasciatore americano, Graham Martin, fu messo in
as

azione. Il suo contatto con Stefano Delle Chiaie era Peter Bridges,
~
Primo Segretario all Ambasciata US. Si dette il via libera alla
C

organizzazione terroristica, purché fosse la Sinistra ad apparire


sempre responsabile di ciò che sarebbe accaduto.

~/LC
..
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\

15\1O

Nel corso di una riunione di "Marzo XXII", il provocatore


Merlino venne a conoscenza che Valpreda stava per partire per
Milano, I'll Dicembre, per fare visita a sua madre, per le feste
natalizie, e rispondere a un mandato di comparizione, relativo alla

ia
distribuzione di volantini che attaccavano Paolo VI, sulla sua
posizione sul controllo delle nascite.

or
Una coincidenza perfetta. Valpreda poteva diventare il capro
espiatorio per l' attentato terroristico programmato a Milano. Per

em
incastrare Valpreda, Merlino stabilì con Delle Chiaie che le bombe
avrebbero dovuto esplodere non appena Valpreda fosse giunto a
Milano, l' Il dicembre.
La mattina delIO, Delle Chiaie telefonò al socio terrorista di
M
Freda, Ventura, dandogli disposizione di partire per Roma dove gli
aveva prenotato una stanza all'Hotel Locarno. Nello stesso giorno,
a Padova, Freda comprava dal negozio di pelletteria "Al Duomo",
lla

quattro valigette di peHe, neHe quali piazzare le bombe.


La mattina del 12, Freda partì per Milano, mentre l'amico
de

Ventura prendeva il treno per Roma. Lì fu visto parlare con Stefano


Delle Chiaie: fu una grossolana imprudenza visto che ciò stabiliva
un filo diretto con Peter Bridges e l' Ambasciata USA.
a
as
C

L~
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CAPITOLO 16
MASSACRO A MILANO

All'imbrunire di quel venerdì 12 dicembre, piazza del Duomo era


affollata da gente che faceva spese, nel fme settimana. Precisamente
alle 16.37, una forte esplosione distruggeva l'ingresso della Banca
dell' Agricoltura. Si contarono sedici cadaveri, ottantotto feriti, alcuni
dei quali orribilmente mutilati, accecati, i lineamenti sfigurati, gambe
e braccia irrimediabilmente danneggiate. Era statoil miglior lavoro di

ia
Freda, fmo a quel momento. A distanza di cento metri, in piazza della
Scala, vicino al Teatro dell 'Opera, un impiegato della Banca

or
Commerciale Italiana trovò, vicino ad uno degli ascensori, una
valigetta nera .contenente una scatola di metallo. Questa non era

em
esplosa.
Nello stesso momento esplodeva a Roma una bomba, nel
sottopassaggio della Banca Nazionale del Lavoro, all'angolo di via
Veneto, vicino all'Ambasciata Americana. Rimasero ferite solo
M
tredici persone. Mezz'ora più tardi, esplosero due altre bombe, una
vicino al grande monumento a Vittorio Emanuele, nella piazza da cui
Mussolini aveva infiammato la folla. Rimasero leggermente ferite
lla

altre quattro persone, e due passanti furono colpiti dai calcinacci:


Merlino e Ventura non erano stati efficienti quanto Freda.
de

Al Ministero degli Interni si discuteva animatamente. Il Ministro,


Franco Restivo, voleva accusare la Sinistra, ma il Capo della Polizia,
Angelo Vicari, cominciava a sospettare anche degli ambienti di
Destra. Luigi Calabresi, incaricato di indagare sugli attentati,
a

informò immediatamente la stampa che le bombe erano dello stesso


as

tipo degli attentati del 25 aprile. "E' un lavoro dell' estremismo di


Sinistra" affermò Calabresi al corrispondente della Stampa di Torino,
"Anarchici" .
C

b~~
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16\2

Descritto dalla stampa come il "Commissario della CIA~~,a causa


di un corso speciale di polizia che aveva ftequentato negli Stati Uniti,
si sapeva che Calabresi aveva fatto da guida ufficiale al gen. Vemon
Walters della C~ durante la prima visita di quello in Italia. Alcuni
giornalisti avevano anche riportato che Walters era stato per la prima
volta presentato proprio da Calabresi al gen. De Lorenzo, in un
appartamento di via Villa Sacchetti 15.

ia
Era stato un gioco da bambini, per Calabresi, addossare la colpa
agli anarchici: essi erano senza copertura parlamentare, male

or
organizzati e in definitiva incapaci di difendersi. Per la gente, solo la
parola "anarchico" faceva pensare al caos nichilista. Era già successo,

em
che diversi attentati dinamÜardi a chiese e a sezioni di carabinieri, più
tardi riconosciuti come opera dei neofascisti della "Giovane Italia",
fossero stati attribuiti agli anarchici, che poi erano stati incarcerati,
senza nemmeno l' assistenza della difesa.d'ufficio.
M
Nella tarda serata del 12 dicembre, si cominciò a raccogliere i
~
frutti dall' albero dell indignazione. TICapo della Polizia di Milano,
Marcello Guida, annunciò, in una conferenza stampa che si stavano
lla

prendendo speciali misure contro circoli della estrema sinistra. Poche


ore dopo 10 scoppio delle bombe, le sedi di sinistra, degli anarchici,
de

maoisti, trotskisti, furono messe a soqquadro e furono effettuati molti


arresti. Il Ministro degli Interni confermò che erano state arrestate 244
persone ed erano stati perquisiti 367 locali sede di organizzazione
politiche. Erano tutte di sinistra, Avanguardia Nazionale non fu
a

nemmeno sfiorata.
as
C

LM~
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16\3

La città di Milano chiuse i battenti: caffè e altri posti pubblici


furono rapidamente chiusi, mentre bande di squadristi anti~comunisti
si aggiravano per le strade, colpendo la gente a casaccio.
I neo fascisti formarono perfino blocchi stradali, e anche un
senatore del PCI, Gianftanco Maris, fu riconosciuto, fennato e
picchiato. Gli studenti se ne stavano a casa. A Roma, le correnti di
destra della DC reclamavano misure d'emergenza contro "banditi di

ia
sinistra" ed i loro complici nel PCI, nel PSI, nella sinistra della stessa
DC. Soltanto il senatore democristiano Giovanni Marcora si dissociò,

or
dichiarando che le bombe avevano semplicemente 10 scopo di
attentare alle conquiste fatte dai sindacati, dopo mesi di trattative

em
pazienti e democratiche.
Mentre la Destra insisteva a parlare di un complotto comunista, il
PCI fu accusato direttamente, senza la minima esitazione, dal
Presidente Saragat, che ammoniva che tale attentati avrebbero potuto
M
provocare un colpo di stato, come quello dei Colonnelli in Grecia.
Saragat convocò il Ministro degli Interni Restivo, e il nuovo
Comandante dei Carabinieri, Luigi Forlenza, e chiese loro di
lla

proclamare "10 stato di emergenza". I Prefetti di tutte le città italiane


avrebbero potuto arrestare chiunque senza fornire immediata
de

motivazione e il Ministero degli Interni avrebbe potuto emettere dei


decreti immediatamente esecutivi: fatti senza precedenti, nella storia
della Repubblica. Quand9 perfino Restivo disse che prima avrebbe
dovuto consultare il Primo Ministro, Saragat fece marcia indietro.
a

Il 14 dicembre, l'Observer di Londra accusò Saragat di aver


as

incoraggiato i neo fascisti ad usare la violenza, defmendo la sua svolta


politica come una "strategia della tensione". L'Observer commentò
che la situazione non era sfuggita di mano solo grazie al senso di
C

responsabilità dimostrato dal PCI. Saragat, furioso, costrinse il


Ministro degli Esteri ad inoltrare una nota ufficiale di protesta agli
editori del Giornale.

~,
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16/4

Il 15 Dicembre, ai solenni funerali delle vittime degli attentati,


elementi di Destra e neofascisti speravano di ripetere disordini ed
incidenti, per le strade, che avevano caratterizzato il funerale di
Annarumma. Cercavano l'occasione per farH diventare una
imboscata contro i comunisti. Arrivarono i neofascisti da tutto il
nord con l'intenzione di prendere parte alla caccia all'uomo. Ma

ia
non avevano fatto i conti con l' ordinata organizzazione dei partiti di
sinistra e dei sindacati, che avevano previsto la possibilità di scontri.

or
Il PCI ed il PSI, congiuntamente alle organizzazioni sindacali,
schierarono i loro militanti lungo tutto il corteo per tenere divisi gli

em
opposti schieramenti. Fin dalla mattinata, i lavoratori avevano
occupato i centri strategici intorno a Piazza del Duomo, con le loro
tute blu da lavoro, affluendo dalle metropolitane, integrati dagli
studenti, con le loro giacche a vento. Quando i neofascisti, che
M
erano arrivati peñmo dal Veneto, videro la organizzata
determinazione, desistettero e si dispersero.
Quando cominciò la cerimonia, alla presenza del Capo dello
lla

.
Stato e delle più alte autorità del Paese, trecento mila persone erano
presenti, in un silenzio composto, sotto un cielo di piombo, per
de

seguire il corteo. Peñmo il Primo Ministro, Mariano Rumor, colpito


dalla disciplina e dalla calma, esclamò: "il popolo italiano non vuole
la guerra civile. Non vuole avventure pazze!". Tornato a Roma,
aveva perso ogni fiducia nella strategia programmata e golpista di
a

Saragat.
as

Quanto alle indagini della polizia, un importante indizio


avrebbe dovuto essere la bomba inesplosa alla Banca Commerciale.
Il suo rivestimento di alluminio e il suo timer tedesco Diel
C

Jungleans avrebbe dovuto costituire un vero tesoro investigativo.


Invece di analizzare la bomba e cercare di stabilirne la provenienza,
fu fatta inspiegabilmente detonare, nel cortile centrale dell'edificio,
distruggendo improvvidamente un importante indizio. Non avevano
bisogno di prove, come disse la polizia, visto che già si
conoscevano i colpevoli: quei terribili anarchici.

&JàJ~,
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16\5

Fra questi colpevoli indifesi in pnglone, c' erano diversi


studenti adolescenti, di buona famiglia. Perfino la polizia si rendeva
conto che era improbabile che questi avessero piazzato una bomba,
con l intenzione di mutilare e massacrare delle persone innocenti.
L' anarchico dichiarato, che era stato interrogato più

ia
stringentemente dal commissario Calabresi, era il capro espiatorio
precedentemente selezionato con tanta cura da Merlino: Pietro

or
Valpreda, il ballerino professionista trentasettenne, senza alcuna
precedente penale, che si era rifiutato di diventare una spia, non si

em
sa se per avidità o per paura. L'unico elemento di sospetto era la
somiglianza tra gli attentati di aprile e di dicembre. Invano si cercò
di stabilire dove fosse stato il 12 dicembre. Per incriminarlo, il capo
della polizia, Bonaventura Provenza, incalzato dai suoi superiori,
M
decise di sacrificare il proprio agente infiltrato, Mario Merlino. Se
Valpreda fosse stato coinvolto nel -possesso di esplosivi, ciò
avrebbe significato, per Merlino, confessare di esserne stato a
lla

conoscenza, ma di non aver rivelato l'esistenza di un deposito di


armi, lasciato da Della Savia appunto in custodia di Valpreda: tale
de

silenzio avrebbe costituito un..reato.


Merlino, che sarebbe stato descritto dal Tribunale, che poi lo
avrebbe accusato di aver eseguito gli attentati del 1968, come
"uomo di intelligenza superiore, astuto e con una forte personalità",
a

rifiutò di sacrificarsi, rendendosi conto che questo avrebbe rischiato


as

di renderlo complice. Tuttavia, quando fu minacciato di una più


grave incriminazione, cioè di essere il responsabile delle bombe di
Roma, finì per piegarsi, e fu immediatamente fermato. Alle lOdi
C

sera del 14 dicembre, rilasciò una deposizione in cui accusava


Valpreda. Questo, sotto pressante interrogatorio confessò di essere a
conoscenza dei timer nascosti da Della Savia in nascondigli nella
Via Tiburtina. La polizia concluse che Valpreda e il ferroviere
Pinelli erano i colpevoli. In questo senso, informò la stampa,
aggiungendo di essere alla ricerca di più importanti mandanti. Alle
lOdi sera del 15 dicembre, cominciarono ad interrogare Pinelli,
come il maggior indiziato.

g~,
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16\6

Più o meno a mezzanotte, Aldo Palumbo, giornalista dell 'Unità,


lasciò la sala stampa della stazione centrale della polizia. Si fermò
per accendere una sigaretta per le scale, chiedendosi se sarebbe
riuscito ad avere ulteriori informazioni sulle centinaia di fermati che
erano sotto interrogatorio al quarto piano. Quando iniziò ad
attraversare il cortile, vide cadere il corpo di un uomo dal quarto
piano. Rimbalzò sul cornicione del terzo e poi del secondo,

ia
atterrando ai suoi piedi con un pesante tonfo. Il tuffo verticale, da
peso morto, senza segno di saito, fece capire a Palumbo che il corpo

or
era stato lasciato cadere, senza vita o senza coscienza, da una
fmestra. Il corpo era quello di Giuseppe Pinelli, del cui "suicidio",

em
la polizia darà diverse versioni, nelle settimane seguenti. Prima,
dichiararono che un sottufficiale aveva cercato di fermare Pinelli,
mentre saltava dalla fmestra, tanto che era rimasto con una scarpa in
mano. Questa versione non resse, perché i reporter che si erano
M
precipitati nel cortile avevano visto l'uomo con tutte e due le scarpe.
Successivamente, il "suicidio" di Pinelli fu definito una chiara prova
di colpevolezza: gli attentati, era chiaro, spiegarono con una
lla

consequenzialità irrazionale, dovevano essere stati opera degli


anarchici, visto che il motto di Valpreda era "bombe, sangue,
de

anarchia. "
Per concludere il caso, la polizia fece pressione su un tassista
suggestionabile, Cornelio Rolandi. Questi che si era presentato
"casualmente" alla sede centrale, affermò che prima dell'esplosione
a

alla Banca dell' Agricoltura, aveva lasciato, nei pressi, un uomo con
as

una cartella nera, in cui aveva riconosciuto Valpreda.


Controinterrogato, il tassista ammise che la polizia gli aveva
mostrato prima la fotografia dell' anarchico che doveva riconoscere.
C

~,
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16\7

Poco tempo dopo aver fmnato una deposizione scritta per i


magistrati ~testimonianza valida, secondo la legge italiana, anche in
caso di successiva morte del testimone~ a Rolandi fu permesso di
tornare a casa, avendo incriminato Valpreda in maniera decisiva per
una condanna.
Ad evitare che Rolandi potesse essere interrogato dagli avvocati di

ia
Valpreda, "un atto di Dio" rese il tassista non disponibile per
qualsiasi Tribunale di questo mondo. Morì alrimprovviso e

or
misteriosamente di polmonite galoppante.

em
M
lla
de
a
as
C

~~L,
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CAPITOLO 17
UOMO MORTO NON MENTE

Era uno sport pericoloso essere un testimone, pericoloso quasi


quanto essere a conoscenza della paternità d' oltreoceano degli
attentati. Armando Calzolari, che era stato durante la guerra un
appartenente al gruppo di assalto di Valerio Borghese, fu sentito
vantarsi del fatto di essere a conoscenza degli autori delle stragi di

ia
Milano e Roma. La mattina del Natale del 1969, solo 13 giorni
dopo l'esplosione delle bombe, lasciò il suo appartamento a Monte

or
Mario, a Roma, per portare a spasso il suo setter, dicendo alla sua
compagna, Maria Pia Romano, che sarebbe tornato verso le 10,00

em
per accompagnarla a Messa.
All 'una, non era ancora tornato e Maria Pia cominciò a
preoccuparsi, specialmente dopo aver notato che aveva dimenticato
a casa il suo portafoglio con la carta d'identità. La loro Cinquecento
M
bianca non si trovava dove l' avevano parcheggiata, e fu un vicino
che l'accompagnò al Parco di Villa Doria Panfili, dove dei vigili
urbani riferirono di non aver visto passeggiare nessun uomo con un
lla

cane.
Dopo aver fatto ricerche presso vari ospedali senza successo,
de

Maria Pia si rivolse ad un amico, un monsignore del Vaticano


affmché facesse ricerche anche presso la polizia. Il 28 dicembre la
Cinquecento bianca di Calzolari fu ritrovata; era a circa 200 metri
da casa e la moglie e i vicini erano sicuri di non averla vista li prima
a

di allora.
as

n giorno seguente degli amici neofascisti di Calzolari fecero


visita a Maria Pia, e un capitano dei carabinieri le suggerì di non
fare caso alle ipotesi di certa stampa, secondo cui il marito avrebbe
C

potuto essere stato vittima di un omicidio politico.


In un articolo del Tempo, il giornale neofascista romano, si
riferiva che Calzolari era stato visto impallidire rispondendo al
telefono. E qualche giorno dopo, Sergio Te, che era un reporter del
quotidiano missino Il Secolo d'Italia, nonché membro di
Avanguardia Nazionale, era appunto giunto ad accusare la Sinistra
di aver commesso un omicidio politico.

~,
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17\2

Secondo la moglie, Calzolari si era trasferito a Roma da


Genova, soltanto 2 mesi prima, in quanto la capitale offriva
maggiori opportunità per il suo lavoro di public relation di
incontrare gente importante. Spiegava che il suo lavoro era quello di
incontrare varie personalità, a livello ministeriale~ e che questi
incontri avvenivano in genere durante delle cene, che erano

ia
organizzate in un noto ristorante subito fuori Roma, sulla via
Aurelia, Villa Radieuse. A queste cene intervenivano industriali,

or
politici, religiosi tra cui persino il cardinale Eugenio Tisserant e
alcuni pezzi gros~i come il famoso carrozziere Zagato. *(nota).

em
Confidava che il marito ammirava i colonnelli greci e considerava
gli arabi e i negri subalterni e incompetenti. La moglie pretendeva di
non essere a conoscenza del suo lavoro politico, ma di sapere solo
che aveva stretti legami con delle personalità del Vaticano, che
M
frequentava i monaci di San Battista dei Genovesi e che andava a
Messa nella chiesa di Sant' Andrea della Valle, quella stessa chiesa
in cui Scarpia di Puccini aveva intrappolato la bella Tasca. Maria
lla

Pia aggiungeva che aveva molti amici all'estero specie negli Stati
Uniti e che la sua conoscenza delle lingue lo aveva reso prezioso per
de

i suoi datori di lavoro, che sembravano occuparsi della costruzione


di strade e di ponti. In realtà il vero lavoro di Calzolari era stato
quello di raccogliere ed amministrare dei fondi, per il Fronte
Nazionale di Valeria Borghese.
a

Un compagno del Fronte confidò che Calzolari era stato


as

reclutato come istruttore di "forze speciali" in Israele e che avrebbe


dovuto recarsi lì, nella primavera del 1970.
C

*(nota)
La connessione tra gli organizzatori "neri" di terroristi come
Borghese, personaggi del Vaticano e Servizi Segreti, è più facile da
cogliere quando ci si rende conto che J.J. Angleton era incaricato
del controspionaggio della CIA del settore del Vaticano e di Israele.

s~~~.
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17\3

N ato a Genova nel 1926, Armando Calzolari, conosciuto come


Dino, era stato un ufficiale della Marina Mercantile Italiana ed era
stato membro della Decima Mas di Borghese, e non aveva più visto
il mare dal1960.
Mercoledì 28 gennaio 1970 un muratore, attraversando un
terreno a fianco di un cantiere, molto scosceso, pieno di alberi e

ia
canne, vicino alla sede del SIM a Forte Bravetta, trovò i corpi di un
uomo e di un cane dentro un piccolo stagno. Era Calzolari e il suo

or
setter Paurette. Era molto fuori mano e i carabinieri non si erano
spinti fm là nelle loro ricerche, in quanto la moglie di Calzolari

em
aveva escluso la possibilità che avrebbe potuto portare a spasso il
cane, in una simile zona, così fangosa e lontano da casa.
L'orologio al polso di Calzolari si era fermato alle 8,34. TI
corpo era in stato di avanzata decomposizione e l' autopsia non
M
rivelò alcun segno di violenza. I carabinieri conclusero che
Calzolari era caduto nello stagno forse per salvare il suo cane e che
qui era annegato. Nessuno aveva sentito chiedere aiuto. Lo stagno
lla

era nascosto da una scarpata e da una macchia di canne ed era al


centro di una zona recintata e resa molto fangosa dalle piogge.
de

Lo stagno non era profondo più di l metro ed era costeggiato da


un muro di mattoni di un metro e mezzo. Sarebbe stato veramente
difficile caderci dentro, specialmente per un uomo come Calzolari
che era atletico, campione di judo ed esperto subacqueo. Ma questi
a

particolari furono trascurati. Il vero scivolone di Calzolari era stato


as

un altro e causato dalla sua lingua lunga. Quando il magistrato Aldo


Vittozzi espresse l'opinione che Calzolari fosse stato assassinato per
qualche suo legame con gli attentati, l'inchiesta gli fu tolta ed
C

assegnata ad un magistrato più accomodante, che infatti concluse


che Calzolariera morto cercando~dLsalvareilsuo c.ane.

~~~
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17\4

Dopo il verdetto del Giudice Istruttore, la moglie di Calzolari


lasciò la città per recarsi a Torino; ma due mesi più tardi cominciò a
lamentarsi che il magistrato non si fosse ancora deciso a chiudere il
caso, e che questo fatto le provocava dei problemi finanziari.
La stampa rilevò ciò come una stranezza, in quanto non risultava
essere assicurata. Qualcuno evidentemente aveva dovuto prometterle
un aiuto fmanziario, non appena il caso fosse stato fonnalmente
archiviato.

ia
La successiva vittima, per aver cercato di rivelare i veri autori
degli attentati fu Vittorio Ambrosini, procuratore della Corte

or
d' Appello a Roma e fratello di un ex presidente della Corte
Costituzionale. Era stato abbastanza incauto da inviare al ministro

em
Franco Restivo una lettera, nel gennaio 1970, in cui accusava i
membri di Ordine Nuovo di essere stati i veri responsabili della
carneficina. Poco dopo, per una tragica coincidenza, doveva cadere
dalla fmestra di un ospedale, in cui era ricoverato per accertamenti.
M
A rendere più complicate le cose per l'anarchico Valpreda
sopravvenne la morte di tre testimoni della sua difesa, che rimasero
lla

schiacciati nella loro Mini Morris, da un grande camion che si era


fermato all'improvviso davanti alla loro macchina; un camion
opportunamente guidato, pare, da un militante del Fronte Nazionale di
de

Valerio Borghese.
Un altro che avrebbe dovuto fornire una testimonianza a favore di
Valpreda, Mario della Savia, fu trovato soffocato, in maniera
misteriosa, senza alcun segno di violenza e nessun motivo apparente;
a

poi ci si rese conto che era stato probabilmente scambiato per il


as

fratello, l' anarchico Pietro, che era prudentemente fuggito all'estero,


prima che tutto cominciasse.
Un altro che credeva di aver capito quello che in realtà era successo,
C

fu un po' più fortunato. La sera del 17 dicembre 1969, Guido Lorenzon,


un giovane democristiano della città veneta di Maserata sul Piave, si recò
dal suo avvocato, Alberto Steccanella, a Vittorio Veneto dicendo di essere
molto allarmato. Il suo vecchio amico, Giovanni Ventura, l'editore di
Padova, si era vantato con lui di appartenere al gruppo terroristico, che
aveva come centro Padova, e di aver compiuto parecchie operazioni a
Roma e a Milano, compresi gli attentati del 12 dicembre. Ventura gli
aveva anche confidato di aver nascosto armi ed esplosivi nella sua casa di
Castelfranco Veneto.

£J1A~ '
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17\5

L' avvocato Steccanella consigliò allora Lorenzon di informare


il Pubblico Ministero veneto, Luigi Bianchi D'Espinosa, che era un
democratico riconosciuto. A sua volta, D'Espinosa, avverti il
Pubblico Ministero di Treviso, che ordinò una perquisizione della
casa di Ventura al questore locale. Ma prima di eseguire l' ordine, il
capo dell 'ufficio politico di Treviso ritenne opportuno avvisare i

ia
suoi colleghi di Milano, ritardando l'operazione. Gli agenti si
presentarono a casa di Ventura solo tre giorni più tardi. Ventura era

or
ormai già stato avvertito, ed era sparito insieme a tutte le armi
segnalate e agli esplosivi. Per liberarsene, Ventura chiese aiuto ad

em
un collega, Franco Cornacchia, che gli concesse di nasconderle in
un posto sicuro. Ventura venne poi a sapere che il 29 dicembre,
Lorenzon era stato invitato a comparire, a Treviso, a Palazzo di
Giustizia, per essere interrogato dall' assistente procuratore della
M
regione, Pietro Calogero, su tutto quello di cui era a conoscenza
riguardo le attività di Ventura stesso. Preso dal panico, Ventura
telefonò a Giannettini del SID per chiedere aiuto, e salì sul primo
lla

treno per Roma. Giannettini lo ascoltò e lo rassicurò: "Forze


importanti ti proteggono e l'inchiesta è tutta centrata su Valpreda e
de

sugli anarchici. Soltanto loro saranno ritenuti responsabili per gli


attentati del 12 dicembre". Il magistrato Vittorio Occorso era
d'accordo con la polizia che Valpreda e gli anarchici fossero i veri
colpevoli. Quindi la copertura sembrava funzionare bene. Ma c' era
a

anche un' autorità superiore alla ricerca della verità: subito dopo
as

l' attentato del ] 2 dicembre, Luigi Guy, ministro della difesa e uomo
di fiducia di Moro, aveva chiesto al SID di svolgere un'indagine
sugli attentati.
C

~~~
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17\6

Sotto tale pressIone, il servIzIo segreto produsse


tempestivamente importanti risultati. Già per il 14 dicembre, il
luogotenente Mario Santoni poteva dichiarare che Stefano delle
Chiaie era il responsabile operativo degli attentati di Roma, che
Mario Merlino lo aveva aiutato ad eseguirli e che Merlino stesso si
era infiltrato nel gruppo anarchico XXII Marzo per poter

ia
incriminare la Sinistra.
Santoni indicò un agente del SID come fonte informativa, il

or
neonazista Stefano Serpieri, che era stato infiltrato, insieme a
Merlino, nel movimento anarchico. In effetti la rivelazione

em
proveniva da un documento perfettamente esplicito ~sostiene
Rubini~ fomito da Guido Giannettini all'ufficio "D" del
controspionaggio del SID, del novembre 1969, ma mai inoltrato alla
magistratura.
M
Giannettini informava il suo superiore, il col. Gasca Queirazza,
che Avanguardia Nazionale aveva intenzione di mettere in atto,
entro breve tempo, una serie di attentati in luoghi chiusi, i cui effetti
lla

sarebbero stati devastanti.


Secondo Rubini il documento, inviato alla sezione del
de

controspionaggio del SID, aveva lentamente percorso la scala


burocratica, risultando alla fme con un contenuto molto alterato.
Quando infatti raggiunse il col. Antonio Caciuttolo, capo del
controspionaggio, i veri autori del complotto erano indicati come i
a

neonazisti Yves Guerin~ Serac e Robert Leroy, entrambi deftniti


as

anarchici. Che questi due criminali internazionali erano in effetti


degli hitleriani ~Leroy era stato un ufficiale della Waffen SS~ era
ben noto al SID. Ma il "gioco" pretendeva che fossero identificati
C

come anarchici.
Il 16 dicembre 1968, il dossier di Santoni, riguardo questa rete
di terroristi, giunse nelle mani dell'Ammiraglio Eugenio Henke,
nuovo capo del SID, che telefonò al ministro della Difesa Guy,
fissando un. appuntamento per il giorno seguente. Guy
immediatamente informò Moro, che si trovava in quel momento a
Bruxelles in~una riunione dei ministri della~CEE~

&&L,
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17\7

Moro tornò a Roma qu~llo stesso giorno, e Guy lo incontrò il


17. Furono d'accordo che Henke trasmettesse il dossier alla polizia
giudiziaria di Roma (così riferì Henke durante il terzo processo di
Catanzaro). Una volta che i carabinieri avessero controllato le
informazioni, avrebbero potuto inviare un rapporto circostanziato ai
magistrati incaricati dell'inchiesta.
TI 20 dicembre 1969, mentre la polizia politica di Roma

ia
mostrava di non essere a conoscenza, sia del telex incriminante di
Treviso, che del rapporto del SID, il col. dei carabinieri Pio

or
Alferano diede l'ordine al capitano Francesco Valentini di inquisire
Delle Chiaie e Merlino. Delle Chiaie. fu arrestato in via.Tommaso

em
da Celano, e la sua abitazione perquisita. Merlino nel frattempo era
già agli arresti, a Milano.
"Caccola", come era universalmente conosciuto Delle Chiaie, si
comportò con l' arroganza di chi sapeva di poter contare su
M
protezioni molto in alto. Tuttavia, dopo tre giorni di prigione,
cominciò a cedere e confessÒ di essere. stato cün Merlino fino a
poche ore prima degli attentati.
lla

A tutto il 22 dicembre, il col. Alferano aveva ultimato e


consegnato un rapporto in cui si stabiliva che gli attentati erano in
de

effetti stati eseguiti da terroristi di destra. Questo rapporto avrebbe


avuto un effetto esplosivo se fosse stato reso di dominio pubblico.
Cautamente, Moro decise di tenerlo segreto, ma anche di usarlo
per fmi politici. Sostiene Rubini che quanto evidenziato dal col. dei
a

carabinieri, sarebbe servito a Moro per sconfiggere i falchi del


as

partito americano e forzare la mano a Saragat, per ripristinare un


governo quadri~partito di centro sinistra. Ciò fino a che regolari
elezioni avrebbero tolto allo stesso Sargat l' opportunità di imporre
C

ai socialisti una svolta anti..comunista.


Gli attentati di Freda e Ventura avevano avuto un effetto
controproducente, come succede spesso facendo uso
dell' estremismo.

~~
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17\8

Il 23 dicembre, Moro si recò al Quirinale per incontrare


Saragat. Durante l'incontro ~sostiene Rubini~ pervennero ad un
accordo tra "gentiluomini". Messo di fronte all'evidenza
inconfutabile che era stato Saragat stesso e il suo "partito
americano", con fmanziamenti CIA, ad avere organizzato la
strategia del terrore, con l'impiego di assassini neofascisti, Saragat
acconsentì a rinunciare alla sua campagna anti~Nenni, e a non

ia
mettere in atto la minaccia di sciogliere le camere. In cambio, Moro
si disse disponibile a non usare il rapporto di Alferano. li giorno

or
seguente, il portavoce di Saragat, il ministro Tanassi, aveva già
cominciato ad ammorbidire la linea anti:.socialista.

em
Da parte sua, quel che Alferano doveva fare era di bloccare
l'inchiesta riguardante Merlino ed i suoi rapporti con Delle Chiaie, e
non consegnare ai magistrati il rapporto SID e le infonnazioni
raccolte dal capitano Valentini. Delle Chiaie fu scarcerato; il
M
processo degli anarchici, scopertamente senza amici nello stato
italiano, fu rimandato a data da destinarsi. Qualsiasi altra persona,
infonnata dei fatti, ed abbastanza sciocca da insinuare
lla

pubblicamente che gli attentati non fossero opera degli anarchici,


rischiava una silenziosa sparizione, come Calzolari e gli altri.
de

Nulla venne a conoscenza della gente. E la cosa sarebbe morta


lì, se non fosse stato per il magistrato di Treviso, Bianchi
D'Espinosa, ancora con professionalità a caccia, seguendo l'indizio
di Lorenzon.
a
as
C

~{i;~ "
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CAPITOLO 18
IL PRINCIPE NERO COLPISCE

Sia il Presidente Saragat, che il suo partito americano erano ben


consapevoli che il nuovo governo Moro di centro sinistra, non avrebbe
avuto un programma politico morbido, come quello degli anni "60.
Presero la decisione pertanto di portare avanti un'azione più
decisa, per ostacolarlo, specialmente ora che si era venuti a

ia
conoscenza che, per le elezioni regionali, nelle zone tradizionalmente
di sinistra, come Emilia, Toscana e Umbria, i socialisti di Nenni erano

or
pronti a presentarsi insieme ai comunisti, in un Fronte popolare, come
nel "48. Per opporsi a tale minaccia, quindi, la destra avrebbe dovuto

em
agire con estrema decisione.
Per assicurarsi il controllo dei ministeri chiave, quando fosse
giunto il momento dell' azione, i socialisti democratici di Saragat, il
PSDI, garantirono l'appoggio al nuovo governo Moro, a condizione di
M
ottenere il Ministero della Difesa, che in effetti andò a Tanassi. Così
con Restivo al Ministero degli Interni, si garantirono il controllo del
SID, di polizia e di Forze Armate: nessuna forza militare avrebbe
lla

potuto essere di ostacolo.


Per collocare un uomo di fiducia a capo del SID, il nuovo
de

ministro della Difesa, Tanassi, si liberò per tempo di Eugenio Henke.


Lo fece con una promozione a capo di. Stato Maggiore Generale,
premiandolo manifestamente per aver taciuto sull '''affare'' Delle
Chiaie, e per aver ordinato ai suoi subordinati di non fare menzione ai
a

giudici istruttori dei dossier incriminanti. Per sostituire Henke, a capo


as

del Servizio Segreto, con un tocco di ispirazione trans atlantica,


Tanassi incaricò Vita Miceli, un siciliano fortemente caratterizzato a
destra. Durante gli anni "70, Miceli, con l'aiuto palese
C

dell' Ambasciata Americana ispirata occultamente dalla CIA, era stato


alla testa del servizio di controspionaggio militare del SID.

~&L~
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18\2

Miceli era diventato amico di colui che sarebbe diventato


l'organizzatore del prossimo tentato colpo di stato, Remo Orlandini,
fedelissimo braccio destro di Valerio Borghese. Preparandosi al
grande momento, i congiurati incrementarono la loro strategia del
terrore dandole nuovo impulso.
Giovanni Ventura si recò a Trenta per trattare apparentemente un
affare con il deputato democristiano Flaminio Piccoli. Ma questo, per

ia
la sua presenz~ fu un semplice pretesto. Appena giunto, una serie di
attentati neofascisti contro i rappresentanti della sinistra, si scatenò in

or
tutta la provincia. Quando la città reagì, con una manifestazione, di
grande partecipazione, contro tale delitti, Almirante, segretario del

em
MSI, pretese illicenziamento immediato del prefetto. TIministro degli
Interni, Restivo, si attivò per soddisfare illeader fascista, licenziando
il questore. Lo sostituì con un uomo di fiducia: il capo della polizia
politica, già conosciuto come intimo del neofascista Molino.
M
Tale mossa diede il via ad una serie di gravi conseguenze: il 3
settembre vi furono degli attentati ferroviari; il 4 ottobre vi furono tre
attentati dinamitardi all'interno di sale cinematografiche; tUl ulteriore
lla

esplosione avvenne la settimana dopo. E' ovvio che gli attentati


avevano tutti la stessa matrice.
de

Una bomba fu trovata, appena in tempo, prima che causasse un


massacro, ad una riunione antifascista di massa. Si sostenne che fosse
stata scoperta da Molino, ma il col. Santoro, dei carabinieri ammise,
poi, che le sue indagini furono fermate, quando stavano per giungere
a

alla conclusione che la bomba, in effetti, era stata piazzata proprio


as

dalla polizia.
TI lavoro era stato eseguito da uno studente ingaggiato dalla
polizia politica, Sergio Zani, che confessò di aver ricevuto la bomba
C

direttamente da Molino. Per mesi, nessuno fu arrestato, fatta eccezione


dei soliti studenti di sinistra.
Nel frattempo, la situazione politica era deteriorata. ' Nei primi 8
mesi del 1970, ben tre governi si erano succeduti. Il democristiano
Rumor si dimise dopo solo 100 giorni, sotto la minaccia di uno
sciopero generale che non sarebbe riuscito a controllare. La coalizione
di centro sinistra che Moro aveva rattoppato non riusciva a produrre di
meglio.

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I
I
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18\3

L' arnica di Angleton, il Principe nero, Valerio Borghese,


commentò con il giornalista Giampaolo Pansa che "il regime
democratico -è ormai esaurito e fatiscente. Alla prima nuvol~ cadrà".
Intanto nel settembre 1970, Almirante dichiarava: "E' arrivato il
momento di smettere di definirei solo fascisti ma di cominciare. ad
agire da fascisti".
Si accelerarono i preparativi per l' azione contro "i sovversivi

ia
della sinistra". Grazie al nuovo capo di Stato Maggiore, ammiraglio
Henke, ci si assicurò la disponibilità di rifornimenti di camion, radio,

or
divise ed equipaggiamenti anfibi, per le forze neofasciste
extraparlamentari, da usarsi esattamente come nel 1921, per attacchi

em
tipo "mordi e fuggi". Al 9° congresso del MSI, a novembre,
Almirante, defmendosi con orgoglio il "boia di Salò", dette
l'annuncio: "prima del prossimo congresso, saremo in trincea". E
sapeva quel che diceva. Il golpe era stato programmato per il mese
M
seguente.
Valerio Borghese si era acquartierato dentro un piccolo palazzo a
Roma, in Via Santa Anna Merici. TIputsch doveva seguire il modello
lla

di quello dei colonnelli greci, e iniziare il giorno della Immacolata


Concezione. La notte del 7 dicembre 1970 fu denonrinata in codice,
de

TOA~TORA, in onore dei vecchi alleati dell' Asse di Borghese, che 29


anni prim~ nello stesso giorno, avevano compiuto il loro attacco di
sorpresa a Pearl Harbour. Alle 19,50 Borghese seppe che la sua
insurrezione aveva avuto inizio.
a

Per parecchie ore, gruppi di neofascisti selezionati con cur~ si


as

erano andati radunando in una palestra di via Elenian~ eccitati per


l'imminente azione. Così era avvenuto in altre parti della città.
" Il colpo comincia stanotte. Le anni saranno consegnate tra
C

breve. Cacciati i comunisti, domani saremo al potere".


Alle 22, in piazza Romani~ una dozzina di veicoli si misero in
moto verso il palazzo del Viminale, sede del Ministero degli Interni.
Nello stesso momento, dall'altra parte della città, 2000 guardie
forestali, al comando del magg. Berti, arrivarono sulla via Olimpica.

g~~L ~
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18\4

Erano giunti dalla vicina località di Città Ducale, seguiti da una


dozzina di camion ed erano annati con mitr~ pistole e granate. La
colonna si fermò vicino a Via reulada davanti alla sede RAI.
Nel suo quartiere generale, Borghese ed il suo staff seguivano
l' operazione via radio~telefono. I loro obiettivi erano quelli di
prendere sotto il loro controllo, i Ministeri degli Interni e della
Difes~ i cui ministri erano ovviamente coinvolti nel complotto, di

ia
occupare la RAI, e di arrestare il capo della polizia Vicari.
In un' altra sede, il braccio destro di Borghese, Remo Orlandini,

or
aspettava il segnale insieme ad un gruppo di agitatori, per
organizzare disordini in tutta la città, tali da giustificare l'intervento

em
militare, a sostegno del golpe.
L'incarico più delicato era stato assegnato al Gen. Giuseppe
Casero che doveva agire, non solo da aiutante di campo di
Borghese, ma al momento opportuno, doveva accompagnare al
M
Ministero della Difesa il Gen. Duilio Fanelli. Questi, già Capo
Generale delle Forze Aeree, era l'uomo destinato a guidare le Forze
Armate, che avrebbero "soffocato qualsiasi resistenza usando ogni
lla

mezzo fosse necessario".


Alle 22,30 tutti i raggruppamenti maggiori avevano raggiunto i
de

loro obiettivi. Altri isolati, a piccoli gruppi, avevano preso


posizione davanti alle abitazioni delle personalità politiche più
importanti, e dei dirigenti sindacali, pronti ad arrestarli per poi
trasferirli in campi di concentramento.
a

Alle 22.35, una dozzina di uomini erano radWlati a breve


as

distanza dal Ministero degli Interni. Alle 23.15 Borghese dette il


segnale della fase numero 2: i cancelli del Ministero degli Interni si
aprirono e i golpisti scivolarono in silenzio all'interno dell'edificio.
C

I poliziotti incaricati della sicurezza erano misteriosamente


spariti. All'interno dell' edificio, 50 uomini erano in attesa; erano lì
dalla mattina, travestiti da operai, ed erano entrati da un garage
sotterraneo.

~~vA~
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18\5

Nel cortile centrale, i golpisti si divisero in due gruppi: uno, con


Stefano Delle Chiaie alla testa, si diresse verso l' anneria; l' altro,
guidato dall'ex parà, il deputato neo~fascista Sandro Saccucci,
penetrò nel centro comunicazioni. Da qui Saccucci telefonò a
Borghese: "Tutto bene".
Fuori dalla RAI, le truppe del magg. Berti erano in attesa
dell' ordine di occuparla. Infatti sarebbe dovuto intervenire

ia
Borghese, per rivolgere un discorso alla Nazione. Aveva
scarabocchiato su un pezzo di carta: "La fonnula politica che ha

or
governato l'Italia, negli ultimi 25 anni, e che l'ha portata sull'orlo
del precipizio, del collasso morale ed economico, cessa di esistere.

em
Italiani, la svolta politica da lungo tempo auspicata, il colpo di stato
da lungo tempo aspettato, è compiuto. Le forze annate, quelle
dell' ordine pubblico, gli uomini più competenti e più rappresentativi
della nazionecsono al nostro fianco".
M
Borghese aveva già assicurato ai suoi uomini l'appoggio delle
forze aeree, di unità militari terrestri, nonché dei carabinieri. Le
truppe erano in stato di allerta nelle caserme. Una colonna armata
lla

era in marcia verso la Capitale, in appoggio dei golpisti. Alle 0.53 il


col. Giorgio Genovesi del SID, telefonò al col. Federico Gasca
de

Queirazza, capo della sezione D del controspionaggio: "alcuni


uomini armati hanno occupato il Ministero degli Interni ed altri si
apprestano ad occupare il centro radiotelevisivo. Altri uomini
armati si stanno radunando n~ strad~ ~fa.c~ciamo?".
a

Il col. Queirazza chiamò l'uomo di Saragat, il Gen. Miceli ..che


as

aveva sostituito l' ammiraglio Henke a capo del SID~ chiedendo


disposizioni. Miceli rispose: "Per il momento nulla. Tieni gli occhi
aperti" al Ministero degli Interni, i golpisti erano in attesa
C

dell'annuncio radiote1evisivo e controllavano nervosamente gli


orologi. All 'una di mattina non c'era stata ancora nessuna
trasmissione. Poi squillò il telefono. Ad uno stupefatto Saccucci, fu
riferito che il golpe era cancellato e gli fu ordinato di ritirarsi
insiemec ai suoi uomini. Inutilmente cercò di mettersi. in. contatto
con il Principe Nero.

~ßJ~ ~
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18\6

Quanto alluogotenente di Borghese, Remo Orlandini, egli riferì


più tardi, ricordando: "mi precipitai alla sede di Borghese, quasi
facendomi ammazzare in un incidente. Là incontrai il gen. Casero
che usciva. Quando sentii la cattiva notizia stavo per spararmi.
Borghese ci disse che anche lui doveva obbedire a chi stava più in
alto: "dovremo ritirarci".
Al Ministero degli Interni, si era in pieno panico, e già si

ia
sentiva parlare di tradimento. Delle Chiaie voleva proseguire a tutti
i costi, ma i suoi uomini avevano cominciato già a ritirarsi

or
dall'edificio. Davanti alla Rai, il magg. Berti ricevette 10 stesso
contrordine, e si diresse in ftetta verso Città Ducale alla testa delle

em
sue truppe sbalordite
Tutti gli uomini che si erano messi in agguato davanti alle case
delle personalità da arrestare, sparirono silenziosamente nella notte.
Alle 2 di mattina, i carabinieri arrivarono davanti al Ministero: tutto
M
era a posto e mancavano solo poche anni dan' anneria.
All' alba del' 8 dicembre, delle intercettazioni telefoniche
registrarono una conversazione tra Orlandini e il col. Cosimo Paci,
lla

uomo di fiducia del gen. Miceli: "che cosa è successo?" chiedeva


Orlandini. "Cerca di comprendere ~rispondeva il col. Paci~ non
de

c'era alternativa". "Che cosa facciamo adesso?" chiedeva Orlandini;


"Bisogna tenere la testa bassa. L'operazione è cancellata".
Qualche tempo più tardi, la stampa annunciava che un colpo di
stato era fallito, nella notte dell'otto dicembre; che il Principe Junior
a

Valeria Borghese, che ne era stato a capo, era fuggito in Spagna,


as

raggiungendo il suo amico nazista, col. Otto Skorzeny.


C

~&l'
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18\7

Il 15 dicembre 1970, il capo del SID, Miceli, aveva un


completo rapporto del fallito golpe, con i nomi dei partecipanti e
degli obiettivi programmati. Ma prima del 17 marzo 1971, il
pubblico non aveva avuto nessuna infonnazione. Quel giorno un
giornale di sinistra, Paese sera, pubblicò un primo resoconto. Fu
minimizzato e ampiamente negato dal ministro Restivo e dal gen.
Miceli. Fu soltanto quando Giulio Andreotti obbligato, dopo

ia
Watergate e la caduta di Nixon, a rendere pubblici gli autentici
documenti del SID, che i fatti divennero infme noti.

or
Nel frattempo un altro golpe era in cantiere. Ma prima che
potesse essere eseguito, con sicurezza, parecchi dei principali

em
cospiratori del golpe fallito, dovevano essere costretti al silenzio,
con l' assassinio, non perché sapevano troppo del golpe, ma perché
sapevano chi veramente l' aveva ispirato.
M
lla
de
a
as
C

~4'
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CAPITOLO 19
IL COMPLOTTO SI SNODA

Il delitto era necessario per mantenere segreti i veri artefici


della strategia del Terrore. Ciò fu messo in evidenza dalla serie di
assassinii commessi, per far calare il silenzio sulla storia che stava
dietro il complotto SOLO, del I 964, di De Lorenzo.
Nel tardo 1966, i democristiani percossero la vecchia strada

ia
dell' occultamento tramite inchiesta. Il comitato parlamentare,
incaricato di fare luce su SOLO e sulle operazioni deviate del
SIFAR, fmì naturalmente per insabbiarsi. Per le indagini furono

or
scelti i generali Aldo Beolchini e Umberto Turrini: che in soli 3
:plesi erano giunti a delle valide conclusioni, ma ciò che era stato

em
scoperto fu ben presto coperto.
Aldo Moro aveva costellato di "omissis" le parti più
compromettenti del rapporto, con la motivazione di garantire la
M
~~sicurezza nazionale", Fu solamente nel maggio del "67, dopo
specifiche rivelazioni apparse sulla rivista "Espresso", che Moro
diede incarico a Roberto Tremelloni, Ministro deBa Difesa, affmché
lla

desse disposizioni al gen. Carlo Ciglieri di portare a conclusione una


inchiesta completa, riguardo le attività del vecchio SIFAR. Cìglieri
incaricò il gen. Giorgio Manes di organizzare l'inchiesta e di
de

stilargli un rapporto quotidiano, mantenendo un assoluto segreto.


L' esistenza del rapporto Manes venne alla luce alla fme del
1977, nel corso di una causa per diffamazione intentata da De
a

Lorenzo contro due giornalisti dell 'Espresso. Sotto la minaccia che


Ciglieri fosse chiamato a deporre, il generale fu rimosso dal suo
as

incarico, e spedito a comandare la Terza Armata, a Padova, sotto il


sicuro controllo del comando NATO.
C

~~,
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19\2

Quando infine Ciglieri fu chiamato a deporre, e gli fu richiesto


di consegnare alla Corte il rapporto Manes, fu costretto a farlo. H
giorno successivo, il 23 dicembre 1967, Ciglieri ebbe un
ripensamento ~spontaneo o indotto che fosse.. e chiese alla Corte di
segretare parti del rapporto, con la solita motivazione della
sicurezza nazionale.
TIPubblico Ministero, il gi~dice Occorsio, lo stesso che aveva

ia
creduto che fossero gli anarc1ìici i responsabili della strage di
Milano, riconsegnò mal volentieri il rapporto a Ciglieri, per

or
permettergli di operare i tagli opportuni; durante la notte Occorsio
aveva letto il rapporto, da cima a fondo: un gesto audace che gli

em
sarebbe costato la vita assieme a quella di tanti altri.
Certo del coinvolgimento di De Lorenzo, nel tentato colpo di
stato, e non curandosi di quanto scottasse il rapporto, Occorsio
decise diiniziare le procedure giudiziarie contro il generale.
M
Nel frattempo il gen. Manes era stato ufficialmente ammonito,
"per essere andato troppo in là con la sua inchiesta" e per aver
trattato argomenti "politici". Un rapporto curato nei minimi
lla

particolari fu prontamente reso pubblico: era pieno di buchi come


un setaccio, l'effetto che ottenne fu minimo. Ma da quello che era
de

venuto a galla, era chiaro che il col. Enzo Rocca, capo della sezione
REI, del SIFAR, avrebbe avuto molto da raccontare sulle
cospirazioni della Destra, sostenute dagli industriali del Nord e
fmanziate dall'estero. Ufficialmente, Rocca aveva già lasciato il
a

SIFAR, nel giugno del 1967, ma era noto che lavorava ancora per i
as

servizi segreti, assumendo addirittura degli agenti, da un ufficio


privato, in un locale appartenente alla FIAT.
C' era il rischio tangibile di una vera allannante inchiesta
C

parlamentare, che lo avrebbe costretto a testimoniare, sotto


giuramento, per rivelare l'intera storia del coinvolgimento della CIA
in tutte le operazioni.

~(lJ~
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19\3

1127 giugno 1968, aIle 19,30, la polizia romana avvisata dal SID
di indagare sulla morte di un colonnello dell'esercito, avvenuta al 6°
piano di via Barberini 86, trovò il col. Rocca, riverso sul pavimento
del suo ufficio, in un lago di sangue, con una ferita di arma da fuoco
alla testa, ed una pistola al suo fianco. Era stata la segretaria, con
l' aiuto del portiere a trovarlo nell' appartamento, e testimoniò di aver

ia
trovato spalancata una finestra, che comunicava con un appartamento
a fianco, che risultava vuoto. Dalla scia delle macchie di sangue, la

or
polizia accertò che il colonnello prima di uccidersi si sarebbe dovuto
sdraiare. Anomalie ed interventi estranei ~tre ufficiali del SID

em
avevano rimosso i documenti~ si incastravano armoniosamente.
In quel giorno, il comportamento di Rocca sembrava escludere
completamente quaIsiasi intenzione di suicidio. Aveva lavorato
nonnalmente durante tutta la mattina, ricevuto varie visite, e aveva
M
anche preso appuntamenti per il pomeriggio. Durante il corso della
mattinata, aveva ritirato diversi milioni di lire in banca, ma non li
aveva ancora depositati nella sua cassaforte. A casa, durante il
lla

pranzo comunicò alla famiglia che non sarebbe rientrato per cena.
n test con il guanto di paraffina, per individuare tracce di polvere
de

da sparo, risultò negativo: Rocca non aveva premuto il grilletto per


"uccidersi". La sua morte soppresse comunque tutto quel che
sapeva.
Per il resto del 1968, ogni richiesta di aprire una inchiesta, su
a

quel che era avvenuto nel 1964, fu bloccata dalla maggioranza


as

democristiana. Solo nel gennaio 1969, le ripetute insistenze


dell' opposizione, portarono al risultato della creazione di una
commissione di inchiesta.
C

n gen. C~glieri, che si trovava a Padova con tutti i documenti,


comprese le parti che erano state segretate del rapporto Manes, fu
chiamato a deporre, ancora una volta, di fronte alla Commissione.

~,
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19\4

Il sabato mattina del 25 aprile 1969, alle 11,45, il gen. Ciglieri


salì sulla sua auto, una Giulia Alfa Romeo, da solo, in borghese,
apparentemente per prendere parte ad una riunione di veterani della
seconda guerra mondiale. Tra Padova e la vicina cittadina di
Cittadella, J'auto del generale, uscì improvvisamente di strada e per
lo scontro con un albero, si ribaltò. Scaraventato fuori

ia
dall' abitacolo, il generale morì, 4 ore più tardi, nell'ospedale di
Campo S. Martino, senza aver ripreso conoscenza. Non aveva con

or
se documenti di identit~ e non era usuale per lui viaggiare senza il
suo autista, il cui cappello, trovato in macchina, indusse la polizia a

em
credere che il morto fosse proprio il suo autista, e non il generale. In
auto c'era una borsa contenente diversi milioni di lire in contanti.
Non fu riscontrato nessun segno di ftenata sull' asfalto, e la polizia
concluse che l' autista fosse svenuto al volante, per un malore o
M
qualche droga, e fosse rimasto vittima dell 'urto contro lo sterzo.
Il 28 aprile, il Gazzettino di Padova pubblicò una foto della
macchina del generale in cui, nel cofano aperto, si vedeva una busta
lla

di plastica all'interno. Quando corse voce che il generale stava


recando con se dei documenti importanti, la foto originale sparì dai
de

documenti del Gazzettino e della stessa polizia stradale. Il giorno


della morte di Ciglieri, i riflettori dell'inchiesta parlamentare furono
puntati sul gen. Giorgio Manes, vice comandante del carabinieri,
che aveva portato a conclusione la severa inchiesta del 1967.
a

Manes si soffennò al bar del Parlamento, prima di affrontare la


as

Commissione, e qui improvvisamente ebbe un collasso. La seduta


dovette essere rimandata. Portato in una clinica, dal suo ufficiale
aiutante, il luogotenente Remo Dottavio, il generale morì per
C

improvvisa insufficienza cardiaca. Con Manes sparì il testimone


chiave.

L ~ (i.l ~
,
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19\5

L 'unica persona rimasta a conoscenza dei fatti, non coinvolta,


era il luogotenente Dottavio, che aveva provveduto a battere a
macchina il rapporto sugli avvenimenti del giugno e dellugJio 1964.
Venne trovato seduto alla propria scrivania, con una pallottola in
testa.
Tutto ciò che risultò dalle indagini, riguardanti il complotto di
De Lorenzo, fu una mozione, approvata fmalmente dal Parlamento,

ia
che disponeva la distruzione dei dossier SIFAR, riguardanti le
persone. Una disposizione la cui validità può essere giudicata dal

or
fatto che, nel 1967, il ministro della difesa, Tremelloni, aveva
assicurato il Parlamento, che quei dossier erano stati effettivamente

em
distrutti, mentre 3 anni più tardi il nuovo ministro della difesa,
Giulio Andreotti, aveva dovuto ammettere che essi erano ancora
esistenti, anche se incompleti.
Le copie di molti dossier furono consegnati alla Commissione
M
Parlamentare del 1983 che conduceva l'inchiesta sulla P2. Erano
stati consegnati dalla polizia uruguaiana che li aveva reperiti in un
nascondiglio segreto, nella villa di Montevideo del Gran Maestro
lla

Licio Gelli.
De Lorenzo comunque preoccupato dagli eventi, pensò bene di
de

coprirsi con l'immunità parlamentare. Per le elezioni del 1971 si


candidò, insieme al suo compagno di cospirazione, ammiraglio
Gino Birindelli. Entrambi furono eletti nelle liste dell 'unico partito
che era disponibile ad accettarli, I'MSI neofascista. Per il momento
a

erano fuori pericolo, e la strategia del terrore poteva procedere


as

inesorabilmente, con il positivo risultato di fomentare risentimenti


contro la sinistra, in chi fosse stato ignaro delle vere radici fasciste
del terrore.
C

Scoppiarono delle bombe dan' estremo nord, a Trento, vicino


alle Alpi, fino all' estremo sud, a Catanzaro, alla punta dello stivale.
Nessuno fu arrestato. I giudici continuarono a scarcerare i
neofascisti fermati per possesso di anni, con il pretesto che fossero
semplicemente dei "collezionisti".

~ßel~
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19\6

Il commissario di polizia che aveva più dati in .suo possesso,


riguardo agli attentat~ e che avrebbe potuto smascherare i colpevol~
era Luigi Calabresi di Milano, l'ufficiale 32enne, noto nei circoli di
sinistra, come "commissario CIA", a causa del suo addestramento
avvenuto in America.
Una mattina del maggio 1972, Calabresi stava per entrare nella
sua macchina, per recarsi in questura. Era solo, perché la settimana

ia
prima, il capo della polizia l' aveva privato della guardia del corpo.
Da W1adistanza di 3 metri, un uomo esplose 3 colpi da W13pistola

or
della seconda guerra mondiale, coperta da un giornale, nella schiena
di Calabresi, per poi fmirlo con il classico colpo di grazia alla nuca.

em
La strada era piena di testimoni, uno dei quali descrisse l'uomo:
biondo e con gli occhi azzurri. Riferì, che dopo gli spari, l'uomo si
incamminò, con calma, a passo sicuro in direzione di una macchina
rossa, che stava aspettando con un complice al volante. Il testimone
M
notò che, quando l'impermeabile del killer si impigliò nello
sportello, egli lo riaprì con indifferenza, e dopo aver pulito
l'impermeabile, fece segno all'autista di partire. A parere del SID,
lla

l' assassino era presumibilmente un tedesco, prestato dal BND di


Gehlen agli italiani.
de

Quando tre individui sospetti furono fermati alla frontiera con


la Svizzera, furono infine lasciati passare, malgrado una circolare
della polizia segnalasse tre individui che corrispondevano alla loro
descrizione, come possibili colpevoli dell'assassinio. Visto che la
a

polizia italiana odia gli assassini dei poliziotti, quanto qualsiasi altra
as

polizia, la loro protezione doveva essere stata garantita da autorità


supenoTI.
Solo il giovane giudice di Treviso, Giancarlo Stiz, sembrava
C

non credere che il circostanziato racconto fornito da Lorenzon, sulla


azione di provocazione neofascista, fosse tutta una fantasia. Ordinò
quindi l'arresto di Freda e Ventura, con l'imputazione di azione
sovversiva e tentata ricostituzione del partito fascista. Ma la
protezione che li copriva era troppo forte. Stiz non riuscì ad ottenere
cooperazione da parte della polizia centrale. Dal suo canto, il gen.
Miceli ribadiva che la documentazione in suo possesso non.
conteneva nulla che potesse sostenere tali accuse.

~8JL ~
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19\7

Era una flagrante menzogna: Miceli aveva in mano il rapporto


Alferano. Ovunque Stiz indagasse, si trovava di fronte ad un muro
di silenzio, impenetrabile come quello dell'omertà mafiosa. Dopo
mesi di interrogatori senza successo, fu costretto a rilasciare Freda e
Ventura, la loro protezione era stata più forte. Tuttavia l' arresto di
Ventura fini per innescare una reazione a catena. Franco
Cornacchio, l'amico di Ventura, si spaventò a tal punto da pregare

ia
un collega, Giancarlo Marchesini, di nascondere a sua volta
l' arsenale criminale che gli era stato pericolosamente affidato da

or
Ventura. Per un po'di tempo tutto filò liscio, ma, a dicembre, alcuni
operai che lavoravano all'interno della villa di Marchesini, si

em
imbatterono casualmente in 5 mitra, una dozzina di pistole,
silenziatori e 3000 munizioni. Quando la polizia arrestò Marchesini,
questi accusò Cornacchio che a sua volta affermò di aver ricevuto il
pericoloso materiale da Ventura. Finalmente i magistrati poterono
M
emanare dei nuovi mandati di arresto per Freda e Ventura. Passando
al setaccio gli archivi del Palazzo di giustizia, a Padova, Stiz riusci a
rintracciare le registrazioni deIle conversazioni telefoniche di Freda,
lla

quelle occultate da Molino. Queste rivelarono che gli attentati erano


stati protetti e coperti dal Ministero degli Interni. Rintracciò
de

l' esperto di elettronica, Tullio Fabris, che testimoniò che i terroristi


avevano ricevuto i 50 timer, dalla Elettrocontrolli di Bologna, nel
settembre del 1969. I timer avevano targhette di identificazione
della Targlindustria, come quella rinvenuta nella ventiquattrore,
a

contenente l'ordigno inesploso alla Banca Commerciale di Milano.


as

Nel contempo, l'Istituto di ricerche di Breda, confermava


l'opinione dell'ingegnere, Teonesto Cern, che i 12 ordigni di
dicembre erano stati innescati con timer di quella marca.
C

~ (3eJ ~
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19\8

Il magistrato poteva ora accusare, in maniera documentata,


Freda e Ventura, di aver organlzzato una base terroristica, e di aver
compiuto gli attentati, del 25 aprile, del 24 luglio, dell' 8 agosto e
del12 dicembre 1969. La documentazione fu inviata a Milano, dove
il compito di completare le indagini fu assunto dal giudice Gerardo
D' Ambrosio e dal suo sostituto Emilio Alessandrini. Ciò avrebbe
portato presto ad un altro assassinio. Stiz aveva insistito anche per

ia
l' arresto di Pino Rauti, con l' accusa di aver arruolato i terroristi. I
magistrati di Milano trattennero per un po'di tempo Pino Rauti, ma

or
poi decisero di rilasciarlo, in quanto era candidato nelle liste del
MSI e, una volta eletto, avrebbe comunque dovuto essere rilasciato

em
per l'immunità parlamentare. Nel caso in cui fosse rimasto in
carcere, l'intera indagine sugli attentati terroristici, correva il rischio
di essere sottratta alla giurisdizione di Milano, per essere trasferita a
quella delle Camere, dove la schiacciante maggioranza DC, avrebbe
M
potuto seppellirla per sempre.
Mentre i magistrati di Milano studiavano la documentazione,
spuntò un' altra prova incriminante. Al corrispondente dell 'Espresso,
lla

Mario Sciajola, che era a Padova per una inchiesta su un movimento


studentesco che si proponeva di opporsi alla sovversione fascista, fu
de

consegnata una ventiquattrore M. Gruber, da uno degli studenti, che


affennava di averla comprata in un negozio di Padova. Era identica
a quella che aveva contenuto la bomba non esplosa in banca, e che
era stata riprodotta dal Gazzettino, dopo l'attentato. Sciajola portò la
a

valigetta al giudice D'Ambrosio a Milano, che interessato, fece


as

subito controllare quella fonte a Padova. Furono inviati i magistrati


Fiasconaro ed Alessandrini per interrogare il negoziante, Fausto
Giurati, e la commessa, Loretta Galeazzo, sulle valigette vendute il
C

10 dicembre 1969.

~fLL~
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19\9
Con grande sorpresa appresero che anche il negoziante e la
commessa avevano visto l articolo e la riproduzione della valigetta
~

sul Gazzettino~ e che si erano recati immediatamente in questura per


denunciare di aver venduto la valigetta ad un giovane, il 10
dicembre. In questura, i due Pubblici ministeri~ con interesse
crescente, trovarono copia di un vecchio telex, inviato dal questore
Manganella all 'ufficio Affari Riservati del ministero degli Interni,

ia
nonché alla polizia politica di Roma e di Milano. Tale telex non era
mai giunto in possesso dei magistrati che indagavano sul caso.

or
Scoprirono, inoltre, che il Ministero degli Interni aveva poi inviato
dei frammenti della ventiquattrore esplosa nella Banca Nazionale

em
del Lavoro, per essere identificati dalla M. Gruber. La ditta li aveva
riconosciuti come di loro fabbricazione. Neanche questa
informazione era stata inoltrata ai magistrati.
Questa indagine provocò l' accusa di ostruzionismo e
M
occultamento di prove, da parte del giudice D'Ambrosio, nei
confronti di Elvia Catenacci, capo del dipartimento Affari Riservati
del Ministero, e di Buonaventura Provenza e Antonino Allegra, capi
lla

degli uffici di polizia politica di Roma e di Milano.


Prontamente processati, secondo il tradizionale balletto
de

d' accusa e proscioglimento~ entrambi furono scagionati per


insufficienza di prove.
L' arresto di Preda e Ventura portò alla scoperta di una piccola
cassaforte, di proprietà della madre di Ventura, che conteneva delle
a

copie di diversi rapporti, stilati dall ~agente "Z" della sezione "D",
as

ossia da Guido Giannettini. Il giudice D'Ambrosio chiese a Ventura


di svelare l'identità dell'agente "Z"ma questi si rifiutò.
Giannettini, per assicurarsi di non essere chiamato in causa da
C

Ventura, organizzò la fuga del" bombardiere nero", dal carcere di


Monza; ma Ventura consapevole che tale fuga avrebbe giovato alla
libertà dei suoi complici, ma sarebbe costata a lui la vita, non
assecondò il progetto.

,
gQvQ(3Jl
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19\10
Il primo ad identificare in Giannettini l'agente "Z", fu il
giornalista Piero Sanavio, del periodico Il Mondo. Scrisse che
Giannettini era "l 'uomo del SID", che aveva presieduto una
riunione con Freda e Ventura, a Padova, il 18 aprile 1969. Ciò colpì
l'ambiguo vice capo della polizia del Ministero degli Interni, il
segretissimo agente di Angleton, Federico D' Amato. Per proteggere
se stesso, decise di rischiare di bruciare Giannettini, il quale fmo a

ia
quel momento era riuscito a restare nell' ombra. D'Amato, che era il
cervello dell'Ufficio AtIariRiservati del Ministero degli Interni,

or
indirizzò l'attenzione di D'Ambrosio su un "giornalista romano, che
è anche un membro del SID, e che conosce bene il retroterra del1a

em
strategia delle bombe". Successivamente fu 10 stesso Giannettini a
dichiarare che D'Amato aveva riferito a D'Ambrosio, sulla sua
appartenenza al SID. Fu allora che il Ministro degli Interni fece
emettere un ordine di cattura immediato per Giannettini, come
M
membro di Avanguardia Nazionale.
Messo di ftonte all'evidenza di prove schiaccianti, Ventura finì
per confessare di aver piazzato un'intera serie di ordigni: alla Corte
lla

di Torino; alla Fiera di Milano; alla stazione di Milano;


all 'Università di Padova; al Palazzo di giustizia a Roma e su una
de

ventina di treni.
Giannettini, sotto la minaccia den' arresto, ricorse ai suoi
superiori del SID, in cerca d'aiuto. Gli suggerirono di espatriare
immediatamente. Il cap. dei carabinieri, Antonio La Bruna,
a

accompagnò l'agente del SID all' aeroporto di Fiumicino, dove,


as

usufruendo delle sue credenziali, consentì a Giannettini di salire su


un aereo per Parigi.
Lì, Giannettini, restò a libro paga del SID, incaricato di inviare
C

rapporti sune attività delle organizzazioni anti~fasciste in Francia, e


con la disposizione di tenersi fuori dai guai. Ci riusci, ma per poco.
Passo dopo passo, il caso cominciò ad evolversi, fmo ad
arrivare a Washington, alla Casa Bianca.

~ Rtf---L"
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CAPITOLO 20

Per comprendere ID pieno quanto completo fosse il


coinvolgimento della Casa Bianca, sul sinistro sviluppo della
strategia del terrore, e la sua espansione mondiale, basta guardare
agli eventi in Cile nel 1973. Nixon, Kissinger, Haig, sotto la
sollecitazione dell'Agenzia, si accingevano ad effettuare con

ia
successo un golpe che avrebbe porfato ad una dittatura feroce.
Da11958, la CIA aveva contrastato la candidatura presidenziale

or
di Salvator Allende, e aveva definito stalinisti i sostenitori del
partito dei lavoratori socialisti. Durante 12 anni, dal 1958 al 1970,

em
l' Agenzia profuse un tniliardo di dollari, per tenere Allende lontano
dal potere, con una operazione cinicamente defmita " battaglia per
la preservazione della democrazia in Cile". Secondo il rapporto del
"Senate Select Committe", le segrete attività americane furono
M
fattore di decisiva influenza, in ogni elezione tenutasi in Cile, dal
1961 al1964. NeI1964, la CIA fornì la metà delle spese effettuate
per sconfiggere Allende, e per fare eleggere, invece, il
lla

democristiano Edoardo Frei, un leale cattolico, che aveva come


consigliere un gesuita belga, Roger Vekeman, a sua volta
de

collaboratore della CIA. In questa operazione si riuscirono ad


ottenere risultati positivi, con i soldi e l'informazione tendenziosa.
Ma per le elezioni del 1970, si dovette far ricorso al terrorismo e
alla insurrezione tnilitare, quando la CIA si rese conto che non vi
a

era altro modo, per contrastare la volontà popolare in Cile.


as

Quando ne11969, Nixon salì al potere, era dell'idea che perfmo


i democristiani fossero spostati troppo a sinistra, e abbandonò Frei,
considerato uomo di Kennedy, per favqrire Jorge Alessandri, che
C

secondo l'ambasciatore americano, Edward W. Korry, era l'ovvio


candidato di ceti abbienti, e che si proponeva di smantellare le pur
modeste riforme sociali di Frei. Un programma politico che,
secondo Korry, sarebbe risultato un disastro, sia per il Cile che per
gli Stati Uniti.

~CMl !1JL '


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20\2

Nixon confessò a David Frost, più tardi, che la sUa reazione


decisa nei confronti del Cile, fu anche influenzata
dati' ammonimento di "un uomo d' affari italiano (quasi certamente
Sindona o Gelli): "se Allende dovesse vincere le elezioni in Cile,
dopo Castro a Cuba, che è un boccone rosso, avrete tutta l'America
Latina rossa, da dover inghiottire". (NYT 25 maggio 1977).
Fu del resto evidente che Nixon stava per creare dei problemi al

ia
Cile, quando la stampa diffuse la notizia dell'arrivo a Santiago, alla
fme del 1968, del gen. Vernon Walters, uomo di punta della CI~

or
sul fronte dei colpi di stato. A luglio del "69, il terrore promosso da
Walters in Italia, era in pieno svolgimento sanguinoso, e Nixon

em
decise di eliminare la minaccia costituita da Allende, allo stesso
modo. Secondo il Senate Select Committe, fu allora che la CIA
ricevette l' autorizzazione a mettere in piedi una rete segreta
all'interno delle forze annate cilene; piazzarono agenti in tutti e tre i
M
corpi, con l'intenzione dichiarata di dare vita ad un golpe.
Furono inviati grandi quantità di armamenti, trasportati vía
mare, per garantire la classe militare; si sosteneva con i militari che
lla

essi fossero da considerarsi una classe superiore, ma li si avvertiva,


che i loro privilegi sarebbero stati minacciati da un governo di
de

sinistra.
L' esercito del Cile dipendeva già, quasi, totalmente dal
sostegno americano.
Sulla base del trattato di sicurezza inter americano, del 1949, e
a

del trattato di mutua difesa del 1952, l'addestramento professionale


as

degli ufficiali superiori cileni, era stato, per anni, sotto il controllo
diretto del Pentagono. L'intero continente era, in effetti, armato in
maniera paradossale, con una pletorica casta militare, innecessaria e
C

reazionaria, che era sostenuta soltanto per disegni illiberali.

~ßJL '
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20\3

Per contrastare Allende, nelle future elezioni presidenziali, in


programma per metà dell'estate, John McCone, membro del Consiglio
di Amministrazione della ITT, fece pressioni sulla compagnia,
affinché contribuisse con 350 mila dollari, a favore del candidato di
Nixon, Jorge Alessandri; Harold Geneen, alla testa della ITT, si offi:ì,
poi, di aumentare la somma fmo ad un totale di un milione di dollari.

ia
*(nota).
L' amministratore delegato dell' Anaconda offrì, a sostegno, altri

or
500 mila dollari. Tutta questa generosità non servì a molto: Allende
fu eletto presidente del Cile e 1'11 settembre 1970, con largo suffragio

em
popolare. Comunque, prima che potesse assumere il potere, la sua
nomina doveva essere ratificata da1 Congresso. Ciò fornì a Nixon e
a11aCIA un'ultima occasione per ostacolarlo.
Il direttore della CIA in carica, Richards Helms, si era già
M
consultato con il suo predecessore Johnn McCone, (ancora a1 servizio
della CIA come consulente), su come comportarsi nel caso di vittoria
di Allende. La follia che l'Amministrazione stava per compiere, fu
lla

emblematicamente rivelata dalle parole del Consigliere della


Sicurezza Nazionale di Nixo~ Henry Kissinger: " non capisco perché
de

dovremmo stare a guardare, mentre un paese diventa comunista, a


causa della irresponsabilità del suo popolo".
a

*(nota).
as

Ciò non era sorprendente, considerando che rITT, fondata nel


1920 da G.P. Morgan, e sviluppata in una gigantesca Multinazionale
.da Sosthenes Benn, nativo delle isole Vergini, era stato uno dei fautori
C

del riarmamento nazista. Benn acconsenti a sostenere Hitler nel 1933,


e massicci fmanziamenti erano stati effettuati a favore di Heinrich
Himmler, tramite associate tedesche, perfino durante la seconda
guerra mondiale. La ITT aveva interessi concreti, nell'industria
tedesca degli armamenti, compresi gli aerei Fock~Wolfe, impiegati
contro i soldati americani e i loro alleati, da cui la ITT ricavava un
eccellente profitto.

~~~
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20\4

Quando scambiava note infonnative con i corrispondenti


diplomatici, Kissinger, non mancava di avvertire che gli Stati Uniti
non sarebbero stati passivamente a guardare, nel caso che Allende
fosse andato al potere, ma che avrebbero considerato ciò come una
minaccia per l'intero emisfero ovest.
Il Senate Select Committee stabilì che il complotto per togliere

ia
Allende di mezzo, fu messo a punto da Nixon, nell'ufficio Ovale
della Casa Bianca, ill5 settembre, assieme a Helms, Kissinger, e al

or
suo vice Alexander Haig, e al procuratore Johnn Mitchell. Nixon
dichiarò con forza che non era accettabile un governo guidato da

em
Allende, e diede disposizioni a Helms di occuparsi pèrsonalmente di
promuovere un golpe militare in Cile, per bloccare Allende. Furono
messi a disposizione IO milioni di dollari, per effettuare
l' operazione, e altri ancora in caso di necessità La CIA fu
M
autorizzata ad agire, senza infonnare il Dipartimento di Stato o la
Difesa, né l'Ambasciatore americano in Cile, anche se Korry era
stato indipendentemente sollecitato a promuovere, per suo conto,
lla

qualsiasi ostacolo possibile ad Allende. Per una maggiore sicurezza,


il progetto del golpe cileno fu diviso in due operazioni: Track l e
de

Track 2, in codice. La prima palese, e la seconda assolutamente,


segreta. Helms assegnò al veterano della CIA, Thomas
Karamessines, (capo delle operazioni segrete, dopo la sua fuga
dall'Italia), l'incarico di collegamento con la Casa Bianca, e ordinò
a

a William V. Broe, Capo Divisione dell' Agenzia per i Servizi


as

Clandestini, nell'emisfero ovest, di incontrarsi con Ed Gerrity, vice


presidente della ITT, per discutere e ricercare quante altre possibili
trappole potessero inventare. In Cile Johnn B. Tipton e James E.
C

Anderson erano incaricati di dirigere la rete degli agenti infiltrati nei


partiti della sinistra e della destra. Tra settembre e ottobre,
l' Agenzia spese 350 mila dollari, per corrompere i membri del
Congresso e indurii a votare contro Allende.
Nel frattempo Helms chiamò un gruppo ristretto di dirigenti
CIA, a Washington, per informarli sulle segretissime direttive per
Track2.

~~~~
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I

20\5

Per mettere in atto Track 2, Helms richiamò negli Stati Uniti,


dalla Germania, Theodore Sceckley, l' agente più tenace e senza
scrupoli, daI tempo di Bill Harvey. Il 21 settembre, il Capo sezione a
Santiago, Henry Hecksner, ricevette un telegramma in codice 236 da
Langley: "scopo dell'operazione è di prevenire l'ascesa al potere di
Allende. Il gioco di prestigio con il Congresso è scartato e la
soluzione migliore è questo obiettivo".

ia
Hecksner presto scoprì l'esistenza di correnti anti~A11ende, sia
nell' esercito, sia fra i carabinieros, ma riscontrò che erano paralizzate

or
da quella che chiamava la loro "tradizione di lealtà militare per la
Costituzione". Questa posizione onorevole era fortemente sostenuta

em
dal Capo dell'esercito, il gen. Rene Schneider irremovibile nella sua
stretta osservanza del dettato Costituzionale. Pochi dei suoi subaltemi
avevano il coraggio di opporsi a taIe posizione. (pag 240 del rapporto
Select Committee).
M
A questo punto, l'Agenzia si rivolse ad un generale fellone, già
destituito per un golpe tentato nel passato, Robert Viaux, e gli offtì 20
mila dollari in contanti, più una polizza assicurativa sulla vita di 250
lla

mila dollari, se fosse stato d'accordo di ripetere il tentativo golpista.


Durante 10 sviluppo dei contatti con il gen. Viaux, l'Agenzia si
de

servì di cittadini di altre nazionalità, e si avvalse molto della loro


intraprendenza per mantenere i contatti con i cospiratori. Chi altri se
non gli uomini della P2 di Licio Gelli, membri dell' alleanza
anticomunista, operante in America Latina?
a

A metà ottobre, Viaux segnalò alla CIA di essere pronto, ma che


as

prima egli e i suoi complici avrebbero dovuto rapire il gen. Schneider.


I cospiratori el' Agenzia speravano che, una volta che il Capo
dell' esercito, ostinatamente democratico, fosse defmitivamente tolto
C

di mezzo, gli alti gradi militari eileni, indottrinati con cura dalla CIA
avrebbero avuto il coraggio di scatenare il colpo di stato,
apparentemente a sostegno dell' ex presidente Frei, ma in realtà per
instaurare un regime militare.

~~~
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20\6

Il 17 ottobre, il col. Paul Winnert, attaché militare americano in


Cile, incontrò un gruppo di cospiratori che gli sottoposero la
richiesta di 3mitra calibro 45, 500 caricatori e 10 granate
lacrimogene.
Il 19 ottobre, armi e munizioni furono inviate tramite posta
diplomatica, da Washington a Santiago. ( pag 229 del Committee

ia
report).
La mattina presto del 20 ottobre, nei sobborghi di Santiago,

or
l' attaché provvide a consegnare il tutto ad lU}ufficiale delle forze
armate cilene. Ciò dette inizio al complotto, che doveva essere

em
eseguito da un nucleo di terroristi scelti tra i figli dei maggiori
cospiratori, e che doveva sortire un esito negativo e
controproducente.
Alle 8 della mattina de] 22 ottobre, seguendo il piano "alfa", la
M
macchina del gen. Schneider fu bloccata sulla strada che portava al
suo ufficio. Quando il generale impugnò]a pistola per difendersi, fu
colpito a morte.
lla

n 24 ottobre, il piano Alfa era fallito e tutti i suoi più importanti


esecutori arrestati. Il Congresso cileno, ferito, reagi ratificando la
de

elezione di Allende. Ci vollero altri 10 mesi prima che l' oligarchia


fmanziaria americana, che operava tramite ]a CIA, riuscisse a
ricostituire l'organizzazione del complotto, in maniera adeguata, per
sperare di mandare via Allende, e rendere finalmente sicuri gli
a

investimenti effettuati dalle grandi compagnie in Cile.


as

Valeva la pena di impegnare tempo ed energia, per una delle


regioni del mondo potenzialmente più ricche di risorse naturali. Ciò
soprattutto se si riusciva ad ottenere di difendere i propri interessi a
C

spese del contribuente, con l'aiuto di un pezzo dello Stato il cui


soprannome di "Agenzia" calzava in questo caso a pennello.

~~,
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20\7

TESTO ILLEGGIBILE PERCHE MAL FOTOCOPIA TO

ia
or
em
M
lla
de
a
as
C

~~ &1~ ~
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20\8

Per mettere fme a questo successo evidente, e tentare di


sminuire tutto il prestigio politico guadagnato da Allende e
dall 'Unione Popolare, in vista di un nuovo golpe, Nixon e Kissinger
iniziarono una campagna di boicottaggio e sabotaggio.
8 Milioni di dollari furono messi a disposizione del "Forty
Committee", per destabilizzare Allende con sabotaggio economico,

ia
azione sovversiva, propaganda ostile, falsa informazione. Gli ordini
di Nixon erano semplici e diretti: "far piangere l'economia". (vedi

or
Anthony Sampson in the Soverein State of ITT).
Era stata lanciata contro il Cile la stessa guerra che era stata

em
iniziata contro Cuba. Per metterla in atto, Kissinger approntò una
nuova "squadra". Henry Hecksner, capo della sezione CIA che
aveva predetto la sconfitta di Allende, fu sostituito da Warren
Raymond, un agente di carriera con esperienza in Bolivia e nel Cile
M
stesso. Ne11971, l'ambasciatore Edward Korey, un indipendente e
politicamente duro, sempre tenuto all'oscuro da Nixon, fu sostituito
da Nathaniel M. Davis, anch'egli statale di carriera, ma anche ex
lla

ufficiale CSS, che era stato precedentemente ambasciatore in


Guatemala, al tempo del terribile programma di "pacificazione",
de

negli anni '60. La sua caratteristica più preziosa, secondo Borosage,


era quella di eseguire gli ordini di Kissinger senza fiatare.
a
as
C

~~~~
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20\9

Il piano di Kissinger, comprendeva naturalmente restrizioni di


credito, tali da portare alla bancarotta, che furono orchestrate da
John Connaldy e John Hennesy de] Tesoro statwritense, affmché le
banche americane e le maggiori compagnie potessero eseguire un
boicottaggio immediato.
In soli 2 mesi, le linee di credito del Cile precipitarono da 230 a

ia
30 milioni di dollari. Il prezzo del rame, che era la fonte principale
di rimessa estera per il Cile, divenne il successivo bersaglio. Gli

or
USA sospesero tutti gli acquisti di rame e fu imposto un embargo su
tutte le importazioni del Cile. Tutti gli specialisti tecnici americani

em
furono richiamati in Patria e nessun pezzo di ricambio era più
disponibile per il mercato cileno; visto che la maggior parte degli
autobus, in Cile, erano di fabbricazione americana, questo fmì per
paralizzare il sistema dei trasporti.
M
A sostegno dell' attività CIA, si favorì il mercato nero di dollari.
Shesch and Garrett, due osservatori americani in Cile, durante tutto
il periodo di destabilizzazione, riferirono, in un articolo, che i
lla

proprietari terrieri distruggevano o manomettevano di proposito un


gran numero di macchinari agricoli, e uccidevano o trasferivano in
de

Argentina decine di migliaia di capi di bestiame, da latte o da carne.


Anche le imprese industriali rovinavano e danneggiavano
deliberatamente grandi quantità di merce destinate al consumo.
a
as
C

~~
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20\10

Molti dei soldi messi a disposizione dal "Forty Committee"


finanziarono la disinfonnazione tendenziosa, che doveva ingenerare
confusione e panico. Ingenti somme di denaro furono destinate al
giornale conservatore "IL Mercurio", che invocava apertamente
una insurrezione. La speranza era quella di favorire un' ondata di
violenza, che avrebbe reso necessario l'intervento dei militari per

ia
restaurare l'ordine. Ironicamente, la tragedia del sistema
democratico fu che, malgrado le oltraggiose provocazioni, il

or
governo di Allende non fece mai alcun atto al di fuori della legge,
che potesse ledere i diritti democratici.

em
Ogni fonna di infonnazione funzionava senza censura, e fmo
alla fine, la stampa reazionaria poté trasmettere infonnazioni
violentemente provocatorie e sediziose. In defmitiv~ il successo
del golpe fascista dipese, in gran parte, dal rispetto di Unione
M
.Popolare per le fonne democratiche.
Nel frattempo, l'aiuto americano ai militari cileni aumentò, per
assicurarsi il favore delle forze armate. I consiglieri americani
lla

incoraggiavano i loro assistiti a considerarsi una forza di stabilità,


contro il disordine causato dal governo di Allende. Mentre John
de

McCone della ITT si incontrò con William Brae dell'Agenzia per


studiare "contatti con membri scelti delle forze armate cileni capaci
di guidare una insurrezione", l'esercito cileno era infannato che gli
Stati Uniti avrebbero appoggiato un golpe "per salvare il Cile dal
a

comunismo". Quando la collusione ITT~CIA fu rivelata da Jack


as

Anderson delW ashington Post, il 21 marzo 1972, Nixon si infuriò


talmente, da considerare seriamente di usare Hunt Haward, per
eliminare tale pericoloso giornalista non allineato. Hunt disse di
C

essere stato chiamato alla Casa Bianc~ e che gli fu detto che
qualcuno avrebbe dovuto imbottire di LSD Anderson.

g~~~
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20\11

Anderson citò un telegramma di Nathaniel P. Davis, al


dipartimento di Stato, nel quale l' ambasciatore parlava della strategia
del tenore che si stava approntando: il suo suggerimento era che per
favorire un golpe militare, era necessario creare un clima così
profondo di scontentezza, che l'intervento militare sarebbe stato il
benvenuto.
Per produrre una tale situazione, i cospiratori crearono una

ia
organizzazione terroristica che doveva essere di sostegno e
preparazione all'intervento militare. L' Agenzia. fornì appoggi e

or
informazioni a tale organizzazione para~militare, insieme ad un altro
milioni di dollari dal "Forty Committee". Furono fatti arrivare in Cile

em
85 brasiliani, che erano stati addestrati per illoro colpo di stato del
1964. (per la connessione brasiliana, vedi Washington Post dell' 8
settembre 1974). Furono allacciati stretti contatti con il gruppo fascista
~~Patriay Libertad", creato appositamente per fornire dei guastatori
M
che avrebbero creato il necessario caos sociale e politico. Furono
organizzati dei campi di addestramento in Bolivia, e furono stabilite in
Cile stazioni clandestine per le comunicazioni radio. L' elaborato
lla

sistema di cellule specializzate in terrorismo dette i risultati sperati


nella campagna di terrore dell' estate del 1973.
de

In due mesi, Patria y Libertad fu responsabile di 500 attentati e


diversi assassinii, compreso l' assassinio del principale consulente
militare di Allende, il Com. Arturo Araya Peeters, e del capo della
Associazione di Santiago degli Small Truckers, che.si era opposto agli
a

scioperi dei camionisti, scioperi finanziati dalla CIA. La maggior


as

parte degli assassinati erano contadini ed operai.


Un altro gruppo chiamato "Vanguard of the People" (ad
imitazione di Avanguardia Nazionale in Italia), aveva origini sospette
C

e nessuna evidente base di sostegno, visto che era formato solo da una
dozzina di uomini. Questo gruppo assassinò Admundo Perez
Zukovich, ex presidente e leader del partito democristiano; il risultato
~ come 1~assassinio di Aldo Moro in Italia~ fu di porre fme a qualsiasi
tentativo di cooperazione tra i democristiani e la coalizione di Unità
Popolare.

~M~
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20\12

I cospiratori, come in Italia e in Grecia, si adoperarono nel


creare gruppi di falsa ultra~sinistra, come il sedicente comunist~
~'Bandera Roya". Tali gruppi, che conta~ano ~eno di 50 uomini,
non possedevano alcuna evidente fonte fmanziaria, per le fortune
che spendevano per sobillare la mannaglia. Gli attacchi erano
portati soprattutto contro Unità Popolare, invece che contro la
.
destra, come sarebbe stato naturale.

ia
.
Dopo un tentativo abortito di colpo di stato da parte di Patria y
Libertad, nell'estate del 1973, il governo Allende.' scoprì che la

or
struttura para~militare di quella organizzazione comprendeva una
rete di cellule sovversive, addestrate" alla guerriglia.

em
L'addestramento e l'annamento dL t~ ce11uleufu localizzato~ in
Bolivia e. in Texas. In Texas, secondo Shesch e Garrett,
l' accademia di polizia sovraintendeva una scuola di terrorismo, in
cui gli "studenti" apprendevano tecniche esplosive per il sabotaggio.
M
La maggior parte degli istruttori, ~ Bolivia, erano veterani della
zona del Canale di Panama. L'intera operazione era coordinata da
due ufficiali cileni in pensione, i generali Alfredo Canales e Arturo
lla

Marshall, tutti e due costretti al pensionamento da Allende, per


attività sediziose. A Marshall, un fanatico fascista, si imputavano
de

una serie di attentati eseguiti a Santiago, e persino un tentativo di


assassinio di Allende.
Secondo il controspionaggio di Allende, il capo di Patria Y
Libertad, Pablo Rodriguez, aveva avuto contatti negli Stati Uniti con
a

gli operatori del Watergate: Bernard Barker, Prank Sturgis, Virgilio


as

Gonzales, e Eugenio Martinez. Questi uomini avevano eseguito il


furto di documenti riservati dall'Ambasciata Cilena a Washington,
un anno prima. Michael Twnley, cittadino americano, membro del
C

Corpo di Pace in Cile, durante il governo Frei, era tornato in Cile, in


qualità di agente CIA, per collaborare con Patria Y Libertad.

~~~
~
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20\13

Dopo aver guidato un gruppo armato di sabotatori, TO\V1lleysi


rifugiò in Argentina, perché accusato dell'assassinio di una guardia
notturna di una centrale elettrica, che intendeva sabotare. Un ex
agente della C~ fuoriuscito, informò le autorità cilene dei
preparativi in atto per un golpe militare, contro il governo di Unità
Popolare: il cosiddetto "Centaur Plan". L' agente, Alexander

ia
Zanders, presentò rapporti segreti e materiale registrato. Peñmo il
Washington Post (7 aprile 1973 AI2), riferì che circa 100 agenti

or
segreti della CIA si erano infiltrati in Cile, per operazioni di
"assistenza". Il futuro direttore, William Colby, che fu raramente

em
onesto, confessò, in questa circostanza, che gli Stati Uniti avevano
circa 12600 cittadini in Cile, tra il "70 e il "73, e che la maggior
parte erano consiglieri militari, istruttori e " personale diplomatico".
Il putsch fu fissato per I'll settembre. I golpisti potevano contare su
M
4000 militari cileni, dai geJ?erali fino ai gradi inferiori, addestrati
nella base del Canale di Panama, specializzata in addestramento di
azioni di guerriglia. Per sollecitare alla rivolta gli alti gradi militari,
lla

la CIA imbastì una falsa documentazione, da cui si evinceva che i


carabinieros, su istigazione di Allende, e con la complicità cubana,
de

stavano raccogliendo falsi dossier incriminanti gli ufficiali


comandanti. Erano dossier da Corte Marziale. Per guidare
1'insurrezione, l'Agenzia puntava sul gen. Augusto Pinochet, che
era stato per 10 anni attaché militare a Washington, e ufficiale di
a

collegamento con la NATO. Era inoltre un "Gran Maestro" della


as

Massoneria cilena, nonché membro della P2 di Gelli. Era stato


addestrato nella base del Canale di Panama, dove aveva frequentato
3 stage, nel "65, nel "67, nel "72, dove si era specializzato in
C

operazioni di repressione poliziesca.

~(1J, ~
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20\ 14

Anche se le forze armate cilene non avevano esperienza della


delicata meccanica di un golpe di stato, e non avevano combattuto
unaguerra dal 1890, stavano tuttavia per intraprendere quel che è
stato defmito come uno dei putsch più complicati del dopoguerra.
Shesch e Garrett, che erano a Santiago in quel periodo, suggeriscono
che la risposta a questa anomalia può essere forse rintracciabile nel

ia
"Tecnique of the Coup d'Etat" di Edward Luttwak.
Tutte~ le Unità Americane~ dettero il lo.ro contributo~ alla

or
destituzione di Allende. A settembre, diverse navi della Marina
Militare giunsero in acque cHene, con il pretesto di partecipare a

em
manovre congiunte. Il personale della Marina avrebbe avuto un ruolo
chiave, nel coordinamento delle comunicazioni, durante il golpe.
N ello stesso tempo, 32 aerei da guerra e da osservazione,
atterrarono a Mendoza, in Argentina, a poca distanza, dall' altra parte
M
delle Ande, e 150 specialisti dell' aviazione acrobatica arrivarono dal
nord America, per partecipare ad una esibizione aerea. In effetti
erano quei piloti che, secondo Le Nouvel Observateur di Parigi,
lla

sarebbero diventati protagonisti dell'attacco aereo, incredibilmente


mirato, portato contro la Moneda, sede presidenziale. Sembra che
de

fossero guidati da un aereo da collegamento, dotato di


apparecchiature elettroniche sofisticate. Più tardi la stampa argentina
fece l'ipotesi che gli aerei avessero usato delle bombe "intelligenti".
In ogni caso uno dei piloti, John Carrington, fu decorato
a

personalmente da Pinochet, leader della Giunta.


as
C

2~~~
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20\15

Dopo aver assassinato Allende, e rovesciato il suo governo,


legalmente eletto, il gen. Pinochet sciolse il Congresso e la Camera
dei Deputati. Dopo il golpe, la CIA e la DIA crearono il DINA
cileno, con l' aiuto di esperti brasiliani e tedeschi, come Walter Rauf,
ex colonnello della Gestapo, creatore dell 'Unità Mobile di
gassificazione hitleriana.

ia
Il risultato fu l' abolizione di tutte le libertà civili, la prigione per
100 mila cileni, dei quali 30 mila furono torturati e uccisi, e spesso

or
con I'unica apparente legalità di ooa condanna da parte di un
tribunale, che non era comunque abilitato. E'lo stesso crimine per

em
cui i regimi comunisti vengono aspramente criticati.
Dal 1973 al 1975, secondo il Financial Times di Londra (Il
settembre 1975 pag 4), circa 95mila oppositori della Giunta furono
ufficialmente dichiarati "scomparsi", a parte 60mila, più fortunati,
M
che riuscirono a rifugiarsi all'estero. Cadaveri bestialmente
mutilati, cominciarono a galleggiare nell'acqua dei fiumi. Molti
continuarono a venire a galla ancora negli anni "90!
lla

Mentre tutti i partiti politici erano soppressi, e il Paese si


riempiva di campi di concentramento di modello nazista, Henry
de

Kissinger testimoniava candidamente, al Senato Americano, sotto


giuramento, che in Cile" la CIA non aveva avuto nulla a che fare con
il golpe, per quanto a mia conoscenza.". più tardi fece un commento
ancor più assurdo: "L' obiettivo delle attività CIA è stato quello di
a

impedire che un presidente minoritario imponesse il partito unico":


as
C

~~~
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20\16

Anche Colby, l'ex direttore del programma sanguinario Phoenix,


responsabile delle torture e dell' assassinio di circa lo stesso numero
di vietnamiti, ebbe il coraggio di confermare, quando sostituì Helms
alla direzione della CIA: "la CIAnon ha avuto nessuna connessione
con il golpe militare. Non l'abbiamo appoggiato, non lo abbiamo
stimolato, non l'abbiamo protetto, in alcun modo". (NYT 16

ia
settembre 1974). La falsificazione era giocata sul ridicolo artificio
che gli agenti CIA, in Cile, fonnalmente operavano per conto della

or
DIA!
Dopo il golpe, il tradimento di una ventina di dirigenti di

em
organizzazioni contadine e operaie, dimostrò quanto forte fosse stata
!'inftltrazione, della CIA e della destra, nel partito di Unità Popolare.
Mentre il governo degli Stati Uniti si allineava prontamente con il
despota Pinochet, e i nostri leader di governo continuavano a
M
raccontare bugie al Congresso, soltanto i grandi affaristi, secondo
Borosage, sembravano aver tratto vantaggio dal nostro intervento, e
perfmo i loro interessi furono tuttavia mal setviti. Fu praticamente il
lla

contribuente americano a pagare il conto, mentre le enormi


concessioni e prestiti, che erano setviti per sostenere Pinochet,
de

andarono a riempire le tasche di schiere di fascisti cileni che


potevano impunemente saccheggiare un paese prostrato. Sotto la
sollecitazione dell'Amministrazione, vennero effettuati, dalla Chase
Mahnattan, Citibank e altri Istituti finanziari, prestiti per un
a

ammontare vicino al miliardo di dollari.


as

Tutti i settori strategici dell'economia nazionale finirono, dopo il


golpe, nelle mani di una dozzina di grandi famiglie di finanzieri, che
si impossessarono delle banche.
C

n prodotto interno lordo cileno precipitò del 18,4%, e la


produzione industriale del 27,4%. Il settore de~e costruzioni conobbe
una contrazione del 31%. I disoccupati erano centinaia di migliaia e
gli stipendi, tra il 72 e 76, diminuirono dei 46%. In defmitiva il
potere di acquisto era del 25% inferiore al livello pre~golpe. La
mortalità infantile raggiunse il suo livello più alto.

~~~
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20\17

Per evitare che importanti dirigenti del governo Allende


facessero sentire le loro ragioni all'estero, e organizzassero una
opposizione in esilio, Pinochet organizzò il loro assassinio. Il gen.
Carlos Prats e sua moglie furono assassinati in Argentina. La stessa
sorte toccò al gen. Oscar Bonilla. Il leader democristiano Bernardo
Leighton e sua moglie furono trucidati a Roma. A Washington

ia
Orlando Letelier, ex ministro della Difesa, perse le gambe per una
bomba; intrappolato nella sua macchina, morì dissanguato, mentre

or
pompieri e poliziotti stavano a guardare, impossibilitati a portargli
aiuto, e con lui morì anche il giovane segretario, Rouni Moffit. Il

em
braccio degli attentati, per conto di Pinochet, fu fornito dall' ex agente
CIA, Michael Vernon Townley, e le spese processuali furono a carico
del governo cileno, contestualmente al sostegno della sua famiglia.
Manuel Contreras, capo del DINA, una sorta di Gestapo, che aveva
M
conto bancario avallato dalla CIA, diede l'ordine ad un neo fascista
italiano, Alfredo di Stefano di partecipare all'agguato, restando
nell'ombra. (Washington Post 23 febbraio 1962). Su un punto il
lla

Washington Post cadde in errore: il nome vero non era Alfredo Di


Stefano, ma Stefano Delle Chiaie.
de

La vedova di Allende, Hortensia Bussi, sposata nel 1939, che fu


sempre politicamente al suo fianco, riuscì a fuggire di casa, sotto il
bombardamento. Sfidando la CIA, accusandola delle sue attività in
Cile, ammonì che è impossibile aiutare il fascismo all'estero, senza
a

esporsi al pericolo che esso rappresenta negli Stati Uniti. Denunciava


as

la signora Allende: "In quale modo il governo degli Stati Uniti può
convinc.ere i. concittadini che. l' associazione~tra l1LCIA e~la III. ~una
multinazionale collaboratrice nazista~ possa contribuire alla
C

democrazia in Cile, o negli Stati Uniti?".


Concludeva: "grandi forze nefaste stanno cercando di instaurare
il fascismo in tutto il mondo".

~
~~(iL
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CAPITOLO 21
L'INTERNAZIONALE FASCISTA

La cosprrazlone fascista, intuita da Isabel Allende, non era


facilmente evidente, per il comune cittadino, se pure esso era
consapevole della minaccia. Chiunque, americano o straniero, non
poteva credere che una tale mostruosa macchinazione potesse
esistere, se non nella mente degli sceneggiatori di Hollywood, e non

ia
poteva nemmeno credere alla relazione segreta tra i nazifascisti e
l' Agenzia, che si ebbe fm dalla sua origine, nel 1947, al tempo di

or
Truman.
Se si pensa ai campi di sterminio di Auschwitz, Buchenwald,

em
Dachau, Treblinka, e così via, è chiaro che Hitler non stava
scherzando quando si era proposto di fondare un mondo di
"Uebermeschen", sterminando quelle che egli considerava tutte le
razze inferiori. Eppure si continuava a insistere solo la minaccia
M
comunista. Persa la guerra, l'unica scelta che rimaneva ai tedeschi
~almeno fmo a quando si poteva convincere gli americani a
lla

contrastare i sovietici~ erano il terrore e l'assassinio, armi primarie


dell' arte della guerra nazista.
Ciò che il cittadino in. buona fede del mondo occidentale non
de

riusciva ad afferrare, era che i nazifascisti avevano tutte je


intenzioni di sopravvivere perpetuando illoro sistema, eon l' aiuto di
complici e con l'indottrinamento di sangue giovane e nuovo. Per
addestrare i suoi killer d' élite, ed insegnare loro la fùosofia del
a

potere feroce, Hitler aveva allestito delle scuole speciali, basate sul
as

modello precedente, conosciuto come Ordenburger.


C

s~~~
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21\2

In tre spettrali castelli tedeschi, giovani tra i 20 e i 26 anni,


furono indottrinati, per un periodo di 3 anni, nell' arte di perpetuare
la filosofia Uebermensch. Nel primo castello di Kroessinsee, nella
Prussia orientale, gli allievi erano allenati ad aumentare la resistenza
fisica, in modo da sviluppare la loro innata superiorità biologica,
rendendoli violenti, dominatori, intrepidi e crudeli. Nel secondo

ia
castello di Vogelsang in Renania, erano addestrati a diventare dei
cavalieri politici e spirituali, iri.memoria dei loro avi di Iperborea.

or
Nel terzo ed ultimo, il castello Santhofen in Baviera, apprendevano
le specializzazioni militari, diplomatiche e politiche. Una volta

em
laureati a Ordenburger, questi moderni cavalieri teutonici, entravano
nel mondo politico, preparati in modo sofisticato, a diffondere il
loro mortale veleno. Quel che è odioso, è che queste stesse scuole
furono riattivate e rimesse in funzione dall'Agenzia, nella Germania
M
del dopoguerra, rendendo palesi le reali intenzioni di Dulles,
Wisner, Angleton e Harvey.
La mentalità assassina che si sviluppò all'interno dell' Agenzia,
lla

aveva di base una premessa semplice, il modo più facile di


eliminare i pericolosi comunisti, era di farli uccidere da banditi
de

neonazisti e fascisti. Poiché essi stessi avrebbero fatto sparire


cadaveri e prove, senza lasciare alcuna traccia, si sarebbe
salvaguardata "la possibilità di negare il coinvolgimento". Come
risultato di queste azioni omicide, si sperava che l'orrore suscitato
a

dalle brutali torture, che sempre precedevano l' assassinio, avrebbero


as

determinato lo scoraggiamento e l' eliminazione di ogni


opposizione. Era un modo, insomma, per evitare di inviare i
mannes.
C

£Q~~~
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21\3

Sotto la supervisione di Gehlen e con l esperienza di Skorzeny,


~

furono allestite due scuole in Germania, una a Oberammergau, a


~ ~
sud di Monaco, l' altra a Roestak. L obiettivo dell addestramento
segreto era di dare corpo a una élite anti-comunista, pronta anche
all~assassinio, per perseguire i propri fini~ che echeggiavano la
filosofia delle scuole Ordengurgen.
Nei primi anni "30, Hitler aveva affidato a Skorzeny

ia
l'organizzazione di scuole d'élite~ per addestrare schiere di killer
indottrinati di filosofia Uebermenseh~ e del mito del Reich lungo

or
mille anni. Skorzeny, che era alto 1,95 fi, pesava 100 kg, ed esibiva
arrogantemente una cicatrice di 15 cm sulla guancia sinistra del viso

em
ariano, si occupava di addestrare gli agenti in sabotaggi e missioni
criminali, al di là delle linee nemiche.
Durante la ritirata dalla Russia, il suo compito fu di organizzare
una resistenza sotterranea antisovietica, con squadre di killer annati
M
fino ai denti, di quelle stesse armi, che erano state abbandonate dall'
esercito tedesco in ritirata.
Per Simpson, questi uomini furono capaci di tenere testa a 200 mila
lla

~
soldati dell Armata Rossa, e furono responsabili dell'uccisione di
7000 ufficiali sovietici. Wisner, orgoglioso delle efficienza di
de

Skorzeny, si vantava che fossero stati trucidati circa 35mila


sovietici.
Durante la confusione che si ingenerò, dopo il complotto per
assassinare Hitler~ il 20 luglio~ Skorzeny, per 24 ore divenne
a

1 effettivo capo delle forze armate tedesche, ed ebbe un ruolo


~
as

cruciale nel fallimento del complotto, divenendo così un uomo di


fiducia del Fuehrer. Durante la battaglia del Bulge, fu Skorzeny ad
infiltrarsi dietro le linee Alleate, assieme a decine di agenti tedeschi,
C

travestiti con uniformi del GI.

~~~
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21\4

Dopo la sconfitta, e l'internamento come criminale di guerra,


Skorzeny, riuscì facilmente a fuggire dal campo Alleato di
"denazificazione" di Obrursal, grazie all'assistenza di una rete
nazista per le evasioni, che egli stesso aveva contribuito a creare,
durante gli ultimi giorni di guerra, e grazie alla connivenza del CIC.
Ingaggiato per la squadra di Gehlen, da Dulles e Helms, con un

ia
ruolo di comando in Gennania, Skorzeny poi viaggiò in lungo e in
largo per l'Europa e l' America Latina, per eseguire missioni segrete,

or
per conto di Gehlen e della CIA. Ricercato comunque per omicidio
in Gennania, fu costretto a stabilirsi a Madrid, ne11950. Qui operò

em
segretamente, sotto la copertura di un ufficio di ingegneria e di
import~export. Con fondi del partito nazista (in parte reclamati da
Eva Peron), Skorzeny curò le transazioni finanziarie
dell' Associazione nazista mondiale, e del Circolo degli Amici del
M
nazismo. Durante gli anni "50 fu nominato consigliere per la
sicurezza nazionale, da vari governi dell'America Latina. Secondo
Klaus Barbie, Skorzeny, alla testa. dell' organizzazione Spinne,
lla

gestiva i rapporti con 100mila simpatizzanti fascisti, in 22 Paesi,


sovvenzionato dagli investimenti di cui egli stesso era il promotore.
de

Quando, nel 1953, Nasser chiese la collaborazione di Kim


Roosewelt, per organizzare il suo controspionaggio militare e il
servizio di sicurezza, in Egitto, Skorzeny fu inviato da Allen Dulles
~su raccomandazione di Gehlen e di suo suocero Hymlar Schaont,
a

ex presidente della Reicnbank~ per mettere in piedi l"Intelligence"


as

dei generali Naguib e Nasser. Con i soldi della CIA, Skorzeny


ingaggiò 100 consiglieri tedeschi, tutti ex nazisti, come Alois
Brunner, uno dei killer peggiori, personalmente responsabile della
C

morte di 100 mila uomini, che fu destinato da Gehlen a caposezione


a Damasco, in Siria.

~~l\,
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21\5

Avuta mano libera dal Ministero degli Interni di Franco, per


neutralizzare i nemici del fascismo, Skorzeny allestì una struttura
per assumere mercenari di destra, pronti a combattere contro i
movimenti di liberazione di tutto il mondo, per conto di dittatori
appena giunti al potere, o regimi coloniali in difficoltà. Nota come"
direzione Internazionale di personale da combattimento strategico",

ia
~trasparente eufemismo per le squadre omicide~ era costituita per lo
più da ex Waffen SS, e da veterani della GAS, questi ultimi

or
"arricchiti" da1l'esperienza algerina nella decapitazione, castrazione
e cadaveri fatti a pezzi, prima dell' esposizione dei resti mutilati, a

em
scopo intimidatorio.
Decisamente coinvolta nel traffico di droga, di armi e nei
rapimenti, l' organizzazione di Skorzeny era strettamente collegata
con il partito nazista francese, guidato da Francoise Dior; ai fascisti
M
jugoslavi, per lo più ustasci; ai cubani anti castristi. Con il crollo di
Salazar si unirono a lui anche i fascisti portoghesi.
A Madrid, il dotto Gerhard Harmut von Schubert, ex dipendente
lla

di Goebbels, ed ex consigliere della sicurezza del dittatore Peron,


gestiva una organizzazione sorella, nota come Paladin, adibita alla
de

soppressione dei membri dell'ETA, rifugiati in Francia.- Si diceva


che avesse portato a compimento un migliaio di spedizioni punitive,
in Spagna, lungo la frontiera francese, agendo per conto del servizio
segreto di Franco.
a
as
C

~~~ ~,
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21\6

Appena prima che i Nord Coreani attaccassero la Corea,del sud,


nel 1950, un'altra scuola "anticomunista" fu creata dall'Agenzia a
Taiwan, sotto la copertura di una società di nome Western
Enterprises. Il suo scopo dichiarato era quello di addestrare alla
guerriglia i nazionalisti cinesi, per compiere delle scorrerie nel
territorio controllato dai comunisti. Questa base CIA si avvaleva di

ia
600 agenti, per l' addestramento. Ancora più segreta, era
l' Accademia ~~PoliticalWarfare Cadres", la cui funzione era quella

or
di addestrare squadre di assassini da impiegare ovunque nel mondo
ci fosse bisogno. Era situata su una collina appena fuori dalla

em
capitale, e i suoi reclutati provenivano dalla "Lega mondiale
anticomunista", ed erano preparati ad infiltrarsi fra le file
dell' opposizione, per liquidarne i membri.
Originariamente fondata e finanziata dai governi di Taiwan e
M
dalla Corea del Sud, la Lega, che doveva infine essere diretta dal
veterano delle OSS, gen. John Singluaub, era collegata alla AAA
argentina e al "Bloc of Nationas anti~Bolsnevik", con sede in 90
lla

paesi dei 6 continenti.


Fra il 1948 e il 1960, circa 1200 giovani, tra i 20 e i 26 anni,
de

ricevettero l' addestramento in queste scuole anticomuniste, e furono


poi inseriti nei vari settori dell'lntelligence N ato, del Massad,
dell'OAS, del MIS, del servizio australiano e in vari servizi segreti
latino~americani. Si formava così una struttura di potere
a

orizzontale, e che quindi avrebbe potuto continuare a funzionare, a


as

livello mondiale, senza risentire dell' avvicendamento degli alti


comandi.
Per l'Estremo Oriente el' America Latina, Taiwan divenne la
C

più importante area di addestramento.

~~,
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21\7

Sotto la guida di collaboratori nazisti, terronst! europei,


dirigenti degli squadroni della morte dell' America centrale, gli
arruolati venivano preparati a divenire dei professionisti in
terrorismo e sovversione, in guerriglia psicologica e da
combattimento, nella politica di false informazioni tendenziose.
Qui, racconta. ..., fascisti saIvadoregni appresero i metodi nazisti per

ia
uccidere i contadini con tecniche di speciali torture. Del resto, molti
degli istruttori erano diventati degli esperti nella loro attività, nei

or
ghetti ebrei, e nei campi di concentramento della II guerra mondiale;
erano croati, ucraini, lettoni, baltici, polacchi, tutti collaborazionisti

em
complici di massacri nazisti.
Da tutto il mondo, uomini venivano affiliati aIla Lega, per
concorrere a costituire una "Internazionale fascista" di enormi
dimensioni. ... ..descrive una delle società segrete, più violente e
M
temute, il Tecos messicano. Costituito con il sostegno di circa 400
industriali, banchieri, professionisti, tutti neonazisti convinti, fu
accusato di innumerevoli violenze, di dozzine di omicidi politici, di
lla

aver coordinato gli squadroni della morte non solo nel paese, ma
anche nei territori confinanti a sud.
de

Grazie all' opera di due uomini ~sostiene. ..~ uno nazista


messicano che era stato in Germania durante la II guerra mondiale,
e un prete argentino, fanatico ammiratore di Hitler, il recos divenne
ispiratore e punto di riferimento di tutti i movimenti neonazisti
a

dell' America Latina. E naturalmente riceveva anche i fmanziamenti


as

dal governo degli stati Uniti; circa 20 milioni di dollari, tra il "64 e
il "74.
C

~~~
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21\8

In Honduras, gli squadroni della morte, così come sono descritti


da uno dei loro aderenti ~ "un dottore tra i 20 e i 30 anni, con un
sorriso asciutto e nervoso"~, furono costituiti negli anni "70 da
giovani honduregni, per la maggior parte studenti universitari in
giurisprudenza, psicologia, ingegneria ecc., alla Università

ia
nazionale, che avevano il preciso obiettivo di fare ciò che la polizia
non poteva fare: eliminare i sindacalisti e i professori universitari

or
accusati di marxismo.
Tra i primi agenti operativi dell' Agenzia, indottrinati dai

em
nazisti, c'era un giovane americano di origini polacche, Thedore
Shackley, il quale aveva iniziato la sua carriera nel 1945, come
inquisitore del CIC, in un campo PW in Germania. Parlava
correntemente tedesco, polacco, inglese, ed era figlio di emigrati
M
centroeuropei, che si erano trasferiti in America, prima della guerra.
Dopo un breve impiego nella polizia militare, a Berlino, nel
dopoguerra, Shackley entrò nella CIA nel 1947, e fu inserito nella
lla

sezione di Gehlen, per cui operò in Germania fino al 1960,


coinvolto con Bill Harvey, nell'operazione del tunnel di Berlino. E'
de

durante questo periodo, di oltre 10 anni, che Shackley assimilò le


tecniche omicide delle scuole organizzate da Otto Skorzeny,
tecniche di cui diede bella prova di applicazione, per un periodo di
40 anni.
a
as
C

~~~,
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21\9

Shackley fu coinvolto per la prima volta nell'omicidio,


ufficialmente, nel 1961, quando prese le redini dell'operazione
"mangusta" di Billy Harvey, a Miami, che si concluse con un
fallimento completo. Fu trasferito, poi, nel Laos, come vice
responsabile della sezione CIA, con il suo braccio destro, Thomas
Clines, che gli scodinzolava fedelmente dietro.
Ci sono inoltre delle prove, fornite dal magistrato italiano,

ia
Palermo, che tra il "60 e il ~'65, Shackley fu spedito a Rom~ dove,
secondo il magistrato fu il tramite dell'introduzione di Licio Gelli a

or
Kissinger e Haig. In questo caso Shackley sarebbe stato
probabilmente coinvolto con gli esecutori del "contro terrorismo",

em
del Parco dei Principi: Rauti, Giannettini, e Stefano Delle Chiaie.
N el Laos, la prima cosa che Shackley insegnò agli indigeni della
tribù Mea, riguardo le tattiche di guerrigli~ era ciò che
eufemisticamente era defInita "guerriglia non convenzionale", cioè
M
l' arte dell' omicidio.
Shackley assicurò un sostegno segreto aereo al gen. Vag Pao,
signore della guerra del Laos, impegnato su 3 ftonti, in un braccio di
lla

ferro accanito, per il controllo del commercio illegale dell'oppio.


Elicotteri dell' Agenzia, volando a bassa quota, potevano facilmente
de

bombardare i convogli di oppio dei concorrenti di Vang Pao,


uccidendoli. Di li a un anno, Vang Pao sarebbe diventato il signore
indiscusso della produzione e del traffico di oppio nel Paese:
avrebbe così potuto contribuire fmanziariamente all'incremento di
a

uomini, nell' esercito segreto di Shackley.


Nel1966 fu costituito a Vientine un "gruppo per le operazioni
as

speciali". Il gruppo, come spiegò il consigliere degli Christie


Institutes, Daniel Sheehan, era una organizzazione militare, dalle
C

molteplici attività, conosciuta in lingua Mash, come MAG~SOG, e


dirigeva gli omicidi politici degli indigeni Meo, con la supelVisione
di Shackley e Clines.

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21\10

Dal 1955 al 1969, a capo di questo gruppo di operazioni


speciali, che gestiva un programma di assassinü politici, in tutta
l'area comprendente il Laos, la Cambogia, la Tailandia fu niente
meno che John Singlaub, un veterano ass, che si era guadagnato i
galloni in Binnania, con il giro della droga del gen. Tai Lee, capo
della Green Gang, il maggior trafficante d'oppio del Triangolo

ia
d'aro. L'oppio veniva scambiato con armi destinate a rifornire il
Kuomintang di Chiang Kai Sheck. Uno degli aiutanti di Singlaub,

or
nel programma MAG~SOG, era un giovane maggiore del Corpo
della Marin~ Oliver North. il vice comandante di Air Wing era il

em
gen. dell' aeronautica Richard Secord, il cui ufficiale superiore era il
gen. Hynnie Aderhalt, personaggi che sarebbero stati coinvolti, più
tardi, nella storia infmita di operazioni segrete, illegali e criminali.
Tra il 1966 e il 1971, il gruppo delle operazioni speciali,
M
organizzato da Shackley e Clines, finanziato dai profitti del traffico
d'oppio di Vang Pao, assassinò in Laos, Cambogia e Tailandi~ più
di 100 civili, fra sindaci, amministratori, impiegati e burocrati
lla

statali.
Quando nel 1968, Gordon Jorgenson, divenne capo sezione in
de

Vietnam, Shackley 10 diventò nel Laos. Fu allora, come messo in


luce dalle prove raccolte da Daniel Sheehan, che il precedentemente
associato di Shackley a Miami, il mafioso Santo Trafficante, volò
dalla Florida, fmo al sud est asiatico, dove a Saigon si incontrò con
a

Yang Pao. Durante la riunione, Santo Trafficante, si accordò con


as

. Vang Pao, per importare eroina bianca negli Stati Uniti. Attraverso
Hong Kong, l' eroina veniva spedita aL' Avana, e da lì tramite
Meyer Lansky, a Miami. Tramite il collegamento siciliano arrivava,
C

poi, in Europa e Medio Oriente.

~U~~
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21\11

Nel 1969, Trafficante era ormai diventato l'importatore e


distributore n.l d'eroina bianca negli Stati Uniti. Come crescevano i
profitti di Vag Pao, di pari passo aumentavano i suoi contributi
finanziari all' attività criminale di "guerriglia non convenzionale"
degli indigeni Meo, gestita da Shackley e Clines.
Alla fme del 1971, Shackley e Clines furono trasferiti dal Laos

ia
a Langley, dove il primo divenne capo delle operazioni
dell' Agenzia, per tutto l' occidente, con il secondo sempre al suo

or
fianco. Da questa posizione chiave essi diressero la segretissima
operazione Track 2 cilena, che mirava all' eliminazione del capo di

em
Stato maggiore cileno nonché di Allende, presidente socialista di
quel Paese.
Dopo questo successo, Shackley e Cline furono di nuovo inviati
nel sud est asiatico, per unirsi a William Colby, alla sezione CIA del
M
Vietnam, per affiancarlo nel diabolico progetto Phoenix. Secondo
Sheenan, 10 scopo di questo progetto era quello di eliminare i
dirigenti maggiori della burocrazia economica e politica vietnamita,
lla

boicottando, in tal modo, la possibilità di funzionamento del Paese,


dopo il ritiro totale degli USA.
de

Furono assassinati in 6000, fra sindaci, tesorieri e


amministratori che non erano allineati con i vietcong.
Anche in questo caso, ta1e frenetica attività del progetto
Phoenix, tra il 1974 e il 1975, venne fmanziata da1 flusso
a

ininterrotto di denaro di Vang Pao. Il denaro era amministrato, per


as

conto di Shackley e Clines, da Richard Armitage, che quindi operò


in qualità di tesoriere fino alla caduta di Saigon'. nel 1975.
Shackley, Clines e Armitage, sapendo che ben presto la loro attività
C

ufficia1e sarebbe cessata, cominciarono sin dal 1973, ad attuare un


piano privato, non autorizzato da1la C~ per continuare la
"guerriglia non convenzionale" anche dopo la fine della guerra nel
Vietnam.

~~~
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21\12

Fra il 1973 e il 1975, i tre sottrassero al fondo segreto di Vang


Pao, molto più denaro di quello necessario per il finanziamento di
Phoenix. I soldi in più furono fatti uscire dal Vietn~ in grandi
valigie, per essere trasferiti in Australia, e depositati su un conto
bancario segreto, intestato a Shackley e Clines. Durante questo
periodo, si pennise che migliaia di tonnellate di annamenti USA,
fossero trasferiti, segretamente, dal Vietnam e immagazzinati in

ia
posti sicuri della Tailandia. I fondi di Vang Pao, del conto segreto
australiano, e questo magazzino di armi rubate, dovevano essere

or
usati da Shackley e i suoi complici in operazioni segrete della loro
squadra privata. Sheenan sostiene che l'ufficiale di collegamento

em
tra Shackley e Clines, da una parte, e il Forty Committee, dall'altra,
era Erick VonArbod che condivideva con Henry Kissinger,
secondo Sheenan, la conoscenza e le informazioni su Phoenix.
Per tenere in piedi il programma di violenza anticomunista, in
M
altre parti del mondo, dopo l'abbandono del Vietnam da parte degli
USA, Armitage fu inviato da Shackley in Iran, a Teheran, dove il
denaro gestito poteva essere usato per fmanziare l'eliminazione
lla

degli oppositori dello Shah.


de
a
as
C

~~~
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21\13

Poco dopo il golpe della CIA in Cile, il terrorista professionista


italiano, Stefano delle Chiaie, che agiva da collegamento tra Ordine
Nuovo e il gruppo Paladin, a Madrid, si recò in America Latina, con
Valerio Borghese, per assicurarsi la collaborazione degli squadroni
della morte di Paladin, e neutralizzare l' opposizione al regime
sanguinario della giunta di Pinochet.
Secondo Christie, fu raggiunto un accordo con il capo sezione

ia
CIA a Santiago, Raymond Warren, responsabile per le operazioni
paramilitari, per l' eliminazione dei dissidenti.

or
.

(inserire organizzazione Condor)

em
Uno dei primi omicidi dell'organizzazione Condor, fu quello
del Gen. Carlos Prats e di sua moglie, a Buenos Aires, eseguito dai
criminali di Patria Y Libertad, addestrati all' accademia di polizia
M
USA.
A Delle Chiaie, che usava lo pseudonimo di Alfredo di Stefano,
o quello di Topogigio, quando operava in America Latina, fu fornito
lla

un ufficio da parte della polizia segreta cilena, DINA, dal quale


diffuse propaganda nazista e trattati antisemiti, la cui divulgazione
de

avveniva tramite una falsa agenzia di informazioni. Da Santiago,


Delle Chiaie strinse contatti in Bolivia, Paraguay, Venezuela, El
Salvador, Guatemala, oltre a quelli con la AAA, a Buenos Aires.
a
as
C

~8J'
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CAPITOLO 22
IL COMPLOTTO DELLA "ROSA DEI VENTI"

Nel maggio del 1973, mentre Nixon e l'Agenzia stavano


rovesciando il governo di Allende, in Cile, i loro uomini stavano
preparando un'altra strage in Italia, per operare sul corpo politico,
con la chirurgia della spada. Si voleva l' eliminazione completa della

ia
sinistra italiana, come in Cile, eseguita con un altro colpo di stato.
n primo spargimento di sangue avvenne durante una cerimonia,

or
al quartiere generale della polizia di Milano, in occasione
dell'anniversario dell'assassinio di colui che gli italiani chiamavano

em
"il poliziotto della CIA". Un busto di marmo del com. Calabresi
stava per essere scoperto, davanti al Ministro degli Interni, Mariano
Rumor, quando un giovane barbuto gridando "lunga vita
all'anarchia! Lunga vita a Pinelli!", lanciò una granata. Lo scoppio
M
uccise 4 dei presenti e ne ferì più di 80, ma Rumor rimase illeso.
L' assassino, Gianftanco Bertoli, arrestato ed interrogato,
insisteva nel definirsi un anarchico, che desiderava vendicare la
lla

morte del ferroviere Pinelli, buttato dalla finestra del 40 piano del
quartiere generale della polizia.Ma ben presto fu accertato che
de

Bertoli era un agente dei servizi segreti italiani, e che, l' omicidio di
Rumor, doveva essere solo il primo di una lunga serie di atti
terroristici, per far precipitare il Paese nel prossimo golpe. Bertoli,
ricercato dalla polizia per furto e traffico d'anni, era stato
a

precedentemente aiutato dal SID a fuggire in Svizzera, e da lì a


as

Marsiglia e in Israele, dove era vissuto in un kibbutz ed aveva


ricevuto un addestramento paramilitare. Due giorni prima
dell' attentato, era rientrato in Italia, passando per Marsiglia, con due
C

granate ~abbricate in Israele. Fu ospitato e finanziato da tre


cospiratori del prossimo grande golpe, ~nome in codice Rosa dei
Venti~ i quali furono, successivamente, processati e condannati.

k fL;{ "
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22\2

L'inchiesta relativa alla .Rosa dei Venti ~ritenuto il tentativo di


golpe più temibile~ fu ufficialmente aperta, dal giudice Tamburino
di Milano, nel novembre 1973, e gli ci vollero alcuni mesi prima di
accorgersi, che dietro, c'era la mano di servizi segreti stranieri. Le
prime avvisaglie del complotto, erano state scoperte per caso, due
mesi prima, allorché la polizia aveva arrestato due uomini, Sandra

ia
Rampazzo di Padova e Sandra Sedona di Mestre, nella località
balneare toscana di Viareggio, con l'accusa di aver commesso

or
diverse rapine a mano armata. Nella loro auto c' era una quantità di
armi, una ricetrasmittente molto potente, sintonizzata sulle

em
ftequenze della polizia, una foto diMussolini emolto materiale
propagandistico filo~fascista. In una rubrica la polizia notò il nome
di Giancarlo Porta Casucci, un dottore del paese di Ortonovo, vicino
alla base navale di La Spezia.
M
Porta Casucci si rivelò essere non solo un medico ma anche un
fanatico ammiratore di Hitler che amava presentarsi come
ammiratore delle SS e, prescriveva, per i suoi pazienti, oltre alle
lla

pillole, anche la lettura di libri nazisti, incluso uno dedicato alla


glorificazione del Soldato Nazista, scritto da lui stesso, con lo
de

pseudonimo di Josef Von Tazen.


In casa sua, la polizia ritrovò l'intero piano della Rosa dei
Venti, stilato nell'inverno 1972, ad una riunione dei veterani di
Salò, e rifrnito poi nel corso del 1973, con l'aiuto dell'amico di
a

Angleton, Borghese el' amico di Borghese, Skorzeny; era fmanziato


as

da diversi industriali genovesi e dal denaro ricavato dalle rapine a


mano armata e dai sequestri di persona, una nuova forma di
autofmanziamento.
C

Il 30 ottobre, la polizia, perquisì la villa di Casucci e trovò la


documentazione relativa ad _attiyità~fas_ciste~so.wersive. Casucci
apparteneva al ramo ligure della XVIII Legione, un gruppo fascista
determinato a ricostituire la Repubblica di Salò. Egli apparteneva
. altresì ad un gruppo denominato Gersi (la Giunta esecutiva della
Rosa dei Venti), che era stato organizzato per eliminare i leader di
tutti i partiti costituzionali, colpevoli di avvelenare il Paese.

~w--
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22\3

I gruppi erano fmanziati daJle rapine bancarie, e dal traffico di


armi ed erano ritenute responsabili degli attentati terroristici, e degli
attacchi alle sedi della sinistra. Il giorno, stabilito per la Rosa dei
Venti, era stato, dapprima previsto~ in occasione della visita del
Primo ministro Andreotti, ne11973, ma era stato poi posticipato, a
causa di problemi con l'Esercito. *(nota). Nel novembre 1973 il

ia
giudice, Aldo Fais, aveva emanato degli avvisi di garanzia per Porta
Casucci e per l' avvocato Giancarlo De Marchi, il consigliere

or
provinciale dell'MSI, direttore del neofascista radicale Ordine
Nuovo e dirigente di Almirante, per la Liguria. Stretto collaboratore

em
di Borghese, il compito di De Marchi era quello di fungere da
tramite, tra i finanzieri liguri e il Fronte Nazionale, in modo da poter
portare avanti il complotto.
II principe nero, Valerio Borghese, divenne, poi, la guida della
M
Rosa dei Venti. I documenti di Casucci rivelarono di una lunga
riunione tra Borghese e Skorzeny nell' estate del 1973. Un altro
criminale di guerra di SaJò, coinvolto, era Livio Falloppa, che era
lla

stato condannato a 30 anni, per crimini di guerra, ma era fuggito in


Spagna, accusato assieme ad Eugenio Rizzato, ex gerarca di
de

Padova, ufficiale del servizio segreto di Salò, condannato a morte


dalla Resistenza, per il massacro dei partigiani.
a

*(nota).
as

Se il carosello dei ministri destava confusione, fu a causa del


sistema democristiano e della CIA, che aveva tenuto al potere, il
partito cattolico per 40 anni, che aveva fatto come Mussolini, con il
C

suo regolare "cambio della guardia".

J~M~
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22\4

Come i complotti che l' avevano preceduto, la Rosa dei Venti,


richiedeva un'intensificazione della Strategia del Terrore, con
attentati, con spargimento di sangue, da imputarsi all' estrema
sinistra, in modo da produrre contro di essa, una situazione di
paranoia collettiva. Allo stesso tempo, incongruamente, altri
attacchi dovevano essere sferrati contro le organizzazioni di sinistra,

ia
per uccidere i loro leader.
Nel gennaio 1974, un ordigno non esplose sul treno la "freccia

or
del Sud". A febbraio, invece, un altro esplose in un supennercato a
Brescia, ma non provocò vittime. Ad aprile un treno venne quasi

em
fatto deragliare. Questa volta, molti attentati furono rivendicati
apertamente da Ordine Nuovo. Con la morte di Allende e
l'insediamento, del protetto di Nixon, Pinochet, in Cile, i fascisti
italiani erano diventati abbastanza spavaldi, da volersi [mnare.
M
Man mano che aumentava la minaccia di una guerra civile, e si
faceva avanti l'Esercito, i cospiratori avrebbero dovuto eliminare le
personalità democratiche. ~Prendendo esempio dal Cile, quasi 2000
lla

persone fra cui membri del parlamento, Socialisti e Comunisti,


furono scrupolosamente schedate per essere uccise unitamente ai
de

leader della Sinistra e agli ex capi della Resistenza.


Lavorando all'interno dell' esercito, come avevano fatto i
colonnelli greci, i cospiratori progettarono di installare [malmente in
Italia un regime simile a quello di Salò.
a

L'inchiesta Rosa dei Venti, consentìai giudici di stabilire le


as

origini neofasciste di molteplici altri attentati sanguinosi,inc1uso


quello di Bertoli, e di scoprire che Bertoli era stato un membro di
"Peace and Liberty", finanziato dalla CIA, e in stretto contatto con
C

Ordine Nuovo. Ne seguì, poi, che il gruppo Rosa dei Venti era
anche responsabile dell' attentato al treno Roma~Genova, dell' 8
aprile 1973, che avrebbe potuto causare un'altra strage, se, il suo
esecutore, Nico Azzi, di Ordine Nuovo, non si fosse fatto esplodere
accidentalmente la bomba fra lemani,mentre stava per piazzarla in
un vagone.

k~ßwL,
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22\5

Tra coloro che erano stati arrestati, vi era un uomo che aveva la
chiave d' accesso ai segreti della cospirazione: Roberto Cavallero,
un membro del Fronte Nazionale, che fu indicato come il
collegamento tra la Nato e i Servizi segreti italiani. Interrogato per
ben 61 volte, nel giro di 9 mesi, Cavallero, raccontò l'intera storia.
La Rosa dei Venti era un'organ1zzazione segreta, nata nel 1964,

ia
dopo il fallimento del putsch SOLO, organizzato dal gen. De
Lorenzo, allora capo del SIFAR, che aveva agito per conto

or
dell' Agenzia. La cospirazione era .guidata da un gruppo di 87
ufficiali di alto grado, rappresentanti tutti i vari Corpi dell 'Esercito e

em
tutte le forze di sicurezza in Italia. Come con il golpe greco, i suoi
ufficiali erano presenti in tutte le unità dell' esercito, ~ tutto il Paese.
Cavallero spiegò che la Rosa dei Venti aveva una gerarchia militare
completamente diversa, in cui i gradi non coincidevano,
M
necessariamente, con quelli delle forze regolari. Un colonnello
poteva trovarsi a ricevere ordini da un capitano. Gli ufficiali della
Rosa dei Venti, si trovavano, quind~ nella posizione di poter
lla

rilevare qualsiasi unità non allineata delle ForzeArmate.


Cavallero sottolineò che, a causa dei 9milioni di comunisti in
de

Italia, l' operazione risultava molto più complessa, rispetto a quella


greca, e richiedeva, quindi, una strategia del terrore più incisiva.
Per questo, la Rosa dei Venti, aveva i slloi speciali ufficiali di
collegamento con le organizzazioni neonaziste e neofasciste come
a

Ordine Nuovo, Ordine Nero (che gli successe), Avanguardia


as

Nazionale e MAR (Movimento per l'Azione rivoluzionaria). Questi


furono incaricati di eseguire la strategia del terrore, con tanto
accanimento, da poter giustificare la presa di potere da parte
C

dell 'Esercito, per restaurare l' ordine, esaudendo le speranze della


gente angosciata.

~ILL~
~
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22\6

La testimonianza di Cavallero portò all' arresto del tenente


colonnello Amos Spiazzi, direttore della Intelligence della terza
annata, alla base NATO di Verona, anch'egli legato al neonazista
Ordine Nuovo. Spiazzi, capo dichiarato del complotto, fu trovato in
possesso di documenti top secret, che rivelavano i dettagli
dell'intera organizzazione di sicurezza del Pa~se, inclusa- la

ia
dislocazione delle armL nucle.arL~del1a. NATO. Con.. tali
informazioni, i cospiratori potevano controllare, e bloccare l'intero

or
sistema di difesa italiano. L'arresto di Spiazzi smascherò un altro
importante cospiratore, il gen. Francesco Nardella, che fuggì in

em
Olanda~ ma il suo avvocato, Degli Occhi, trattenuto per complicità,
fu trovato in possesso di svariate banconote, riconosciute dalla
polizia come facenti parte del riscatto dell'industriale milanese
Cannav ale, il che provava anche il legame tra i cospiratori e la
M
malavita.
L'inchiesta sulla Rosa dei Venti dimostrò che, mesi prima che il
complotto fosse scoperto, molti generali e ammiragli di spicco che
lla

"sostenevano un'Italia forte"? erano stati trasferiti in posizioni


chiave. Secondo il dirigente dell' Intelligence Spagnola, Gonzales
de

Mata, tali trasferimenti non erano stati programmati dal Ministero


della Difesa, ma da una riunione clandestina, tenuta a marzo 1973,
in una villa appartenente all' amico di Nixon, Michele Sindona,
fmanziatore del golpe dei colonnelli greci, a cui prese parte anche
a

un generale statunitense, Maynard Johnson, della sicurezza Nato, un


as

33enne Massone di Rito S.cozz~se.


Erano presenti anche generali italiani della NATO, come
Lucerti, Capo di Stato Maggiore dell'aeronautica, e gli ammiragli
C

Cacioppo e Caprini. Cavallero affermò che il ministro della Difesa,


Andreotti, era anch' egli presente alla riunione, seguita, poi, da
un'altra a Potenza, presieduta da 40 ufficiali NATO.

£M~
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22\7

Interrogati, Cavallero, De Marchi e Spiazzi indicarono i loro


complici cospiratori nei generali U.go Ricci e Duilio Fanali, assieme
al colonnello Pecorella dei Carabinieri, Lo Vecchio e Venturi del
SID. Accusati furono, anche, i finanzieri Monti, Sindona, Piaggio e
Lecari.
11 giudice Tamburino ordinò l'arresto del colonnello

ia
Dominioni, Capo della sezione di Guerra Psicologica della NATO
in Italia. 11gen. Ugo Ricci, comandante del gruppo armato più

or
potente in Italia, che doveva essere impiegato come il Brigadiere
Pattakos in Grecia, fu accusato di aver coordinato, assieme a De

em
Marchi, il finanziamento del complotto, con fondi della CIA e della
NATO. TIdenaro per la Rosa dei Venti, secondo quanto Laurenti
sostiene in "Orchestre Noir", era stato depositato in conti svizzeri,
su disposizione di Kissinger e del Forty Committee.
M
Quando il giudice Tamburino decise di interrogare l'allora
Capo di Stato maggiore, l'ammiraglio Eugenio Henke, quest'ultimo
gli rispose di rivolgersi al Capo del SID, il generale Vito Miceli, il
lla

quale negò di essere a conoscenza di qualcosa. Ma i magistrati


riuscirono a mettere le mani su un documento che aveva come
de

oggetto: "contatti tra il tenente colonnello Spiazzi e l'avvocato De


Marchi, relativi all' organizzazione della Rosa dei Venti".
Descriveva nei minimi dettagli le attività del gruppo, ed era stato
minuziosamente chiosato da parte del generale Miceli.
a

11 4 novembre 1974, Miceli fu arrestato per essere stato a


as

conoscenza, aver favorito e poi per aver coperto le stragi


sanguinarie; fu anche accusato di complotto contro 10 Stato. In sua
difesa Miceli sostenne retoricamente: " una organizzazione super
C

segreta? Certo. Mi fu chiesta dalla NATO e dagli USA, in rispetto


di una clausola segreta del patto NATO del 1965" .

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22\8

Secondo tale clausola segreta, fmalmente rivelata dal Primo


Ministro Andreotti, nell'estate del 1990, i membri dell' Alleanza,
avrebbero dovuto creare delle organizzazioni segrete, composte da
persone fidate e competenti, che sarebbero entrate in azione in caso
di invasioni come nel piano Prometeo in Grecia. In Germania,
~

Belgio, e Regno Unito, gli uomini erano stati scelti tra i ranghi

ia
dell' esercito regolare. Ma l'esercito italiano non era considerato
abbastanza affidabile. Quindi la organizzazione segretissima, anti~

or
comunista, fu formata esclusivamente da neofascisti e neonazisti.
Aveva basi segrete e scorte di armi nascoste. Aveva anche un

em
centro speciale di addestramento, in una base NATO in Sardegna.
Gli aderenti di Ordine Nuovo e del Fronte Nazionale, potevano
essere clandestinamente qui trasferiti, per l' addestramento,
trasportati in elicotteri con i vetri oscurati, per tenere segreto la
M
dislocazione della base.
L'oggetto della Rosa dei Venti era di abbattere il governo,
eletto democraticamente, e sostituirlo con una dittatura militare,
lla

come in Grecia e in Cile.


Scoperto con l' arresto di Casucci e complici, il piano della Rosa
de

dei Venti dovette essere annullato. Nulla sembrava capace di


scoraggiare la destra, e fu subito messo in cantiere un altro piano,
sempre tramite lo stesso gruppo di cospiratori, questa volta sotto la
guida di Edgardo Sogno Rata dal Vallina, già ambasciatore italiano
a

a Saigon, durante il "regno" di Shackley e Colby. Egli era stato


as

decorato di medaglia d' oro, per la sua attività di partigiano nella II


guerra mondiale, all' ambasciata italiana di Washington, al tempo
del Presidente John F. Kennedy, un uomo che Sogno disprezzava.
C

ch ~{~
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CAPITOLO 25
INTRIGO MASSONICO

Il primo magistrato ad intuire che la Massoneria era collegata al


vortice di cospirazioni, che era stata alla base del golpe del 1964, -e
quindi quasi certamente anche della presente strategia del terrore~
fu Vittorio Occorsio, il giudice che aveva letto per intero il rapporto

ia
sul putsch SOLO. E che costò la vita ai suoi due estensori: gen.
Ciglieri e Manes. Affmché fosse .mantenuto il segreto, anch'egli

or
sarebbe stato ucciso.
Sin dall' aprile 1971, Occorsio aveva interrogato uno degli

em
interpreti principali del golpe di Valerio Borghese, Sandro Saccucci,
prima che il cospiratore, dopo la condanna, riuscisse a scappare in
Argentina. Mentre si trovava ancora nel carcere di Regina Coeli,
Saccucci rivelò ad Occorsio di essere stato massone e aggiunse che
M
10 erano anche Borghese e Orlandini, come lo era Salvatore Drago,
l'ispettore di pubblica sicurezza che aveva tracciato la mappa del
Ministero degli Interni, perché i golpisti potessero occuparlo. Era
lla

una ghiotta informazione, ma naturalmente insufficiente per


un' azione giudiziaria; Occorsio fu inoltre ostacolato, nella ricerca di
de

informazioni, a causa della regola di non rendere pubbliche le


notizie di un'inchiesta in corso.
Passarono 5 anni prima che egli rinvenisse un documento che
gli fornì la decisiva certezza che i terroristi neofaseisti, autori del
a

putsch, erano legati non solo aHa malavita, ma anche ad un gruppo


as

internazionale massonico. Questo documento scritto in portoghese,


era stato sorprendentemente stampato in una tipografia di Arezzo,
cosa talmente anomala da sollecitare ulteriori indagini.
C

Era destinato ad essere presentato ad una conferenza massonica


a Rio de Janeiro, nel maggio 1976, e si occupava di
un'organizzazione di nome "OMPAM", "Por World Thought and
Massonic Assistence", una specie di ONU massonica. L'autore era
il Venerabile Licio Gelli.

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25\2

Come segretario generale della OMP AM, Gelli era riuscito ad


ottenere l'adesione di 36 logge massoniche di varie nazionalità.
*(nota). Ciò che risultò singolare ad Occorsio, fu il costo di 8
milioni di dollari spesi per il quartiere generale romano. della
OMPAM. Come aveva reperito una tale somma, Gelli?
Da diversi mesi, il giudice continuava a ricevere segnalazioni

ia
che gli ingenti riscatti, pagati per sequestri di persona, venivano
impiegati per atti sovversivi, e la ricostituzione del partito fascista.

or
Occorsio aveva trovato quindi la connessione tra l' estremismo di
destra e l'organizzazione della "Anonima sequestri", una società

em
curata dall' amico di Sogno, il partigiano ex monarchico, Carlo
Fumagalli, capo del gruppo radicale di destra MAR, che aveva
appena chiesto il riscatto di mezzo milione di dollari per il sequestro
dell'industriale Aldo Canavale.
M
L' Anonima sequestri, scoprì Occorsip, era coinvolta nello
spaccio di ~oneta falsa, nel traffico d'oro, e nel traffico diarmi;
tutto in associazione con la .malavitau franc.ese. C'era una
lla

connessione anche con la massoneria di Gelli?


*(nota).
de

Lo scopo soavemente innocente dell 'OMP AM era quello di


"offrire assistenza per la risoluzione pacifica dei problemi
internazionali, attraverso la cooperazione dei gruppi massonici dei
vari Paesi, i cui sforzi sarebbero stati diretti alla risoluzione di
a

disaccordi, rivendicazioni territoriali, contrasti da differenze


as

politiche, economiche, sociali e religiose. La universalità dell'etica


massonica avrebbe avuto il sopravvento sulle diverse e contrastanti
posizioni politiche, ideologiche e religiose". I termini non erano
C

molto diversi da quelli usati dai giapponesi, a dimostrazione della


loro forza, per indicare la loro sfera di interessi nella prosperità
comune in Asia orientale.
Capi di stato, ministri, sottosegretari, diplomatici furono
accettati come membri onorari, anche se non appartenenti alla
Massoneria.

~ {LL~
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25\3

Venuto a conoscenza della presenZa, a Roma, di uno dei


maggiori esponenti del "Clan dei marsigliesi", Alberto Bergamelli,
responsabile di una dozzina di sequestri, che avevano fruttato quasi
10 milioni di dollari (in concorso con Jacques Berenguer, arrestato
per traffico di droga a New York), Occorsio ne ordinò l'arresto.

ia
Incarcerato Bergamelli dichiarò: "Io sono un nazista e sono protetto
da una grande famiglia).

or
Il vice comandante della squadra mobile di Roma era un
poliziotto napoletano, con la faccia da furetto, Elio Cioppa, un

em
esperto di sequestri in una città in cui, da tre anni a quella parte,
c' era una media di un rapimento al mese. I riscatti pagati
ammontavano a vari miliardi dì fue. Studiando le caratteristiche
delle vittime, Cioppa notò che tre dei personaggi facoltosi
M
recentemente sequestrati ~Giovanni Bulgari, proprietario della
gioielleria più .esclusiva di Roma~ Amedeo Ortolani, figlio del
ricchissimo banchierecattolico Umberto~ Alfredo Danesi, figlio
lla

dell'industriale del caffè~ avevano una strana connessione tra di


loro: Ortolani e Danesi erano entrambi massoni, della loggia P2, e
de

gli uffici della P2 si trovavano proprio al di sopra della gioielleria


Bulgari.
n difensore di Bergamelli, l' avv. Gianantonio Minghelli,
fascista dichiarato e aderente a Ordine Nuovo di Rauti, era figlio del
a

gen. Osvaldo Minghelli, venerabile maestro della loggia "Lyre and


as

Sword" e tesoriere della PZ.


Per non mettere sull' avviso la sua preda, Cioppa, si recò
all' alba nella residenza lussuosa di Gianantonio Minghelli, sulla via
C

Aurelia, arrestandolo con l'accusa di riciclaggio di denaro


proveniente dai sequestri.

~ßL~~
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15\4

Il giudice Occorsio accertò inoltre che degli Istituti bancari


internazionali rispettabili, come Credit Suisse e Banca Leclerc,
stavano "ripulendo", tramite le loro succursali, del denaro "in nero~~
italiano~ sottratto al fisco. A Londra, la Universal Banking
Corporation fu chiusa con l' accusa di aver gestito, per conto del
neofascista Pier Luigi Concutelli, 200 milioni di lire, provenienti dal

ia
riscatto dell'industriale Luigi Mariani. *(nota).
Concutelli, candidato non eletto nelle liste dell'MSI, alle

or
elezioni del 1985, e che sarebbe stato ben presto arrestato per
omicidio, era diventato il capintesta militare di un movimento

em
neofascista, ancor più radicale di quello di Ordine Nuovo, finanziato
proprio con il ricavato del sequestro Mariani.
*(nota). Scotland Yard, indagando sulla Universal Banking
Corporation, dietro richiesta del giudice Occorsio, accertò che era
M
una banca registrata .nell'isola caraibica di Anguilla, con sedi a
Londra (con l' autorizzazione del comitato di controllo della banca
di Inghilterra) esclusivamente votata al riciclaggio di denaro sporco.
lla

E questa era solo una di una serie di banche similari. La Universal


aveva due succursali la Maritime. B~eJaJntemationa1 C~ommerce
de

Bank,'
Quando si aprì un buco di 300 milioni di dollari, nei bilanci di
queste succursali, la Banca di Inghilterra scoprì che tutti i fondi
scaturivano da operazioni illegali: furto, droga e traffico di armi
a

(Gonzales Mata, pag 220). Le .autorità britanniche vennero .a


as

conoscenza che uno dei funzionari dell'Universal, il dominicano


Benito Rosas, era strettamente collegato con Jacques Forcet,
arrestato in Svizzera per aver gestito il flusso di denaro dei
C

sequestri. Coinvolto con Tommaso Buscetta, partner mafioso di


Luciano Liggio, uomochiave del traffico di eroina sud americano,
organizzato da August Ricord.
L ~ arresto di Liggio, avrebbe presto portato al crolla dell' esteso
impero finanziario di Sindona.

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25\5

Un altro coinvolto con la Banca Universal, era Giuseppe


Pugliesi, fmanziatore per conto di Ordine Nuovo, di quei fascisti in
fuga, come Mario Tuti, ricercato per la strage del treno Italicus.
Pugliese, aveva stabilito una base in Corsica, dove potessero
ritrovarsi fascisti di tutta Europa, compresi naturalmente i terroristi,

ia
Stefano Delle Chiaie e Elio Massagrande.
Ricercando i personaggi di spicco intemazionale~ che stavano

or
dietro alla Universal Banking~ Scotland Yard arrivò a un nome
statunitense: Meyer Lansky. (espresso 2.21.77) (Lesages 237~40)

em
(Luis Gonzales 220.3).
In Italia, gli evidenti legami tra neofascisti e sequestratori,
portarono il magistrato Occorsio a iniziare una pesante inchiesta di
polizia sull'estremismo fascista di OrdineNuovo. Fu una mossa
M
pericolosa, in quanto i leader di Ordine Nuovo erano collegati
all' Agenzia.
Alle 8~30 a.m. dellO luglio 1986, il giudice salì sulla sua auto
lla

per andare al lavoro. Era atteso da una motocicletta con due


uomini. il passeggero della moto scese e con tranquillità scaricò il
de

caricatore della sua mitraglietta sul giudice. Con il corpo


parzialmente fuori dallo sportello~ Occorsio fu finito con un colpo
secco; dopodiché i due uomini si allontanarono. Per la prima volta,
Ordine Nuovo fu indicato pubblicamente responsabile del crimine.
a

Entro qualche settimana dal delitto~g1i assassini furono catturati.


as

Uno, era Pier Luigi Concutelli. Secondo il successore del giudice


Occorsio~ Pier Luigi Vi~ c' era ~qua1cosadisospetto sulla velocità
e facilità con cui era stato preso Concutelli.
C

~~~
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25\6

Nel covo di Concutelli, la polizia romana trovò Il milioni di


lire del riscatto della 17enne Emanuela Trapani, e la mitraglietta con
silenziatore che aveva ucciso il giudice. Era del tipo conosciuto
come "manetta", perché l'industria di annamenta militare, Mitchell
Livingston We Bell, la produceva nella cittadina della Georgia. Non
erano armi disponibili sul mercato europeo, e potevano essere

ia
acquistate solo dietro autorizzazione dell'Ufficio Controllo
Annamenti, del Dipartimento Stato americano. Eppure molti di

or
questi silenziosi "M IO" finirono nelle mani dei terroristi fascisti
europei negli anni "76 "77 (vedi Spooks). Scoperta l'arma, la

em
polizia fu in grado di provare che gli assassini ne erano venuti in
possesso dalla Merex Corporation, tramite il SID di Guido
Giannettini.
Due giorni più tardi, la polizia .arrestò il .sequestratore di
M
Emanuela Trapani, Renato Val1anzasca, un fascista 27enne,
conosciuto come il Dillinger italiano, a causa del modo con cui
scherzava con la stampa e vantava i suoi legami con la Mafia. Con
lla

questo arresto, la polizia riuscì a prevenire l'omicidio programmato


del giudice Pier Luigi Vigna, edanche la fuga dal carcere
de

dell' avvocato della P2, Gianantonio Minghelli. Le autorità e la


stampa conclusero in un primo momento, che il giudice Occorsio
era stato assassinato per vendetta degliaderenti di Ordine Nuovo;
ma nel suo libro "Terorismo Intemational".,Gonzales .Mata, ex
a

membro dei servizi segreti di Franco, asserisce che Occorsio aveva


as

stabilito sentenze miti, per i 40 di Ordine Nuovo, e che la pena era


in sospeso e sarebbe stata eseguita, solo nel caso.di recidiva, di lì a 5
anni. In pratica solo uno dei neofascist~ Clemente Graziani, era
C

stato condannato ad una .pena detentiva da cui, del resto, .si era
sottratto scappando in Spagna.
Gonzales Mata, sostiene che il piano di sopprimere Occorsio fu
preparato in Corsica nel marzo de] 1976, perché Occorsio aveva
£innato i mandati di cattura, non solo per i membri di Ordine
Nuovo, ma anche per gli esponenti dell'Anonima Sequestri, con il
loro avvocato piduista Gianantonio Minghelli.

~u~
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25\7

Il giudice Vi~ .stabilì anche che il killer Concutelli aveva


incontrato~ nel quartiere generale corso di Bastia, i gangster
Moschini e Pugliesi nonché Clemente Graziani (che girava con un
passaporto spagnolo intestato ad Antonio Achilli), insieme ai suoi
due amici Stefano Delle Chiaie e Elio Massagrande. Concutelli
aveva passato due notti nell'albergo di Vojagenrs, che era nelle

ia
vicinanze~ ed era stato raggiunto dal suo complice Gianfranco Ferro
e da uno spagnolo, Leonardo Gimines Caravaca~ che aveva recato

or
con se dalla Spagna l' armaamericana, che i dueavrebbero usato
contro Occorsio. Fu facile per I'FBI identificare la provenienza

em
dell'arma, tramite il numero d(matricola de1.suo silenziatore. Esso
apparteneva ad un lotto venduto alle forze di sicurezzaspagnole da
un fomitore americano.
Come era possibil~, si chiede Gonzales Mata, che i killer
M
potessero essere così facilmente rintracciabili eavessero lasciato
. una così evidente scia di prove? Perché questo primo crimine poté
essere ufficialmente addebitato a Ordine Nuovo? E, come mai
lla

Concutelli, ex candidato al Par1amento~buono amico del senatore


del MSI, Mario Tedeschi~ e del poliziotto più potente del Ministero
de

degli Interni, Federico d'Amato~ poteva risiedere tranquillamente a


Roma, a casa sua, con l'arma del delitto e i soldi del riscatto Trapani
se non si sentiva sotto una protezione di lilto livello? E, perché
Pugliesi aveva atteso con calma a Bastia nonostante che fosse stato
a

avvertito che la polizia si .trovava sulle sue tracce? G. Mata


as

conclude che, sia i malavitosi che i neofascisti avevano deciso il


sacrificio di qualcuno, per evitare che l'inchiesta si allargasse e
raggiungesse gli ispiratoriamericani.
C

Delle Chiaie e Concutelli erano spacciati, visto che erano stati


fotografati insieme dalla rivista spagnola Posible.

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25\8

Le menti della P2, asserisce Gonzales Mata, pensavano che,


dando in pasto gli assassini di un giudice, avrebbero soddisfatto
l' opinione pubblica e anche le autorità, prevenendo così ulteriori
indagini. La ventiquattrore in possesso di Occorsio quando fu
ucciso, contenente documenti infonnativi sulla P2 e i suoi
fmanziatori, non fu mai trovata. Solo nel 1982, i sospetti avanzati

ia
da Gonzales Mata, trovarono una conferma, quando fu arrestato un
terrorista neofascista, Aldo Tisei. Durante una piena confessione al

or
giudice inquisitore, Tisei, delineò nei dettagli la cospirazione.
Questo consentì ai giudici di stabilire un collegamento tra i terroristi

em
neri, lo spionaggio industriale, i membri dei serv.izi segreti italiani e
i loro ispiratori d'oltreoceano. Molti ufficiali di alto grado fra i
carabinieri furono arrestati. Tisei disse che quando Clemente
Graziani e Elio Massagrande erano fuggiti all' estero, gli erano stati
M
rivelati gli aspetti più segreti del nucleo militare di Ordine Nuovo.
Divenne chiaro che, chi .era dietro a Ordine Nuovo, praticava il
tradimentocome orchestrata regia, .consegnando deliberatamente .gli
lla

attori bruciati alla giustizia, per eliminare i rami secchi, distogliere


l' attenzione dalle attività più importanti, e dare alla polizia
de

l'illusione. di aver raggiunto un. ~risultato positivo. Era


un' agghiacciante anticipazione dei metodi che sarebbero stati
applicati
.
da Reagan, Bush, Casy e company nello scandalo Irangate.
Tisei affermava che molti alti dirigenti statali lavoravano per
a

Ordine Nuovo e che "quando .arrestavano uno.dei nostri .uomini, di


as

solito era dietro nostradisposizione" .Fra gli affiancatori


dell'organizzazione vi erano .alti ufficialidei carabinieri, importanti
industriali e noti professionisti, tutti assolutamente al di sopra di
C

qualsiasi sospetto, che conducevano una vita completamente


nonnale, ma al tempo stesso erano funzionali a Ordine Nuovo.

~
~ ßvJ~
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25\9

Tisei confermò che~Stefano DelleChiaie era un informatore


dello Stato e che il suo ~compito era quello di collegamento con
rintemazion~e neofascista "Potere nero", che stava prendendo
sempre più piede ~dichiarava~ soprattutto fra le Forze Armate, nel
Mondo. (Europeo 30 agosto 1982).
Secondo Tisei, il giudice Occorsio era stato eliminato perché si

ia
era reso conto che dietro Ordine Nuovo si celava una più ampia
organizzazione terroristica, con stretti legami ad un servizio segreto

or
estero, con obiettivi sistematicamente anti democratici. Una
considerazione che nell'insieme portava dritto alla P2. Tutti i capi

em
dei servizi segreti ne erano membri.
Quando gli fu chiesto perché avesse deciso di fare queste
rivelazioni, Tisei rispose all'Europeo: "quando mi resi conto di non
essere altro che una pedina, ho capito che i nostri obiettivi politici
M
erano utopia e che le azioni terroristiche, senza speranza di ~

successo, rappresentavano, una vera barbarie". Aggiunse che


lla

raramente i terroristi neri si pentivano, perché ciò non avrebbe


portato che alla morte.
Un esempio lampante di ciò che intendeva Tisei, fu evidente, di
de

lì a poco, all'interno del carcere di massima sicurezza di Novara,. TI


detenuto Pier Luigi Concutelli, killer di Occorsio, dispose
personalmente 10 strangolamento di Nino Buzzi e Carmine
Palladino, in quanto erano sospettati di essere disponibili a rilasciare
a

dichiarazioni sulla strage di Bologna del 1980.


as
C

~~~
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25\ 10

Con la morte del giudice Occorsio e la sparizione della sua


ventiquattrore, sembrò che alcuni degli indizi maggiori, specie nei
confronti della cospirazione di più rilevante importanza ~cioè quella
internazionale e la connessione fra neofascisti e massoni ~ fossero
anda~e definitivamente perdute. Ma la caccia ricominciò grazie ad
un altro giudice coraggioso, Ferninando Imposimato.Dopo una
ricerca minuziosa fra i documenti di Occorsio, il magistrato

ia
rinvenne un pacchetto di lettere anonime, di provenienza massonica,
che descrivevano in dettaglio, atti illeciti di ogni tipo effettuati da

or
Gelli e dall'occulta P2. Naturalmente delle lettere non potevano
costituire delle prove. Imposimato non era l'unico a nutrire certi

em
sospetti, e presto entrò in sintonia con due magistrati che stavano
indagando sull'assassinio di Occorsio, Pier Luigi Vigna e Alberto
Corrieri. Anch'essi avevano ricevutn un nutrito dossier da un
massone romano che, dopo un processo massonico, era stato
M
espulso dalla confraternita. Si trattava di Francesco Siniscalchi, un
ingegnere, massone da 25 anni, che inviò un pesante pacco pieno di
documenti che incriminavano Gelli e suggerivano che, dietro molti
lla

crimini non risolti, si sarebbe potuto intravedere molti rilevanti


elementi della cospirazione massonica internazionale. Tra l' altro le
de

rivendicazioni di Siniscalchi indicavano la sottile arte dell'ipocrisia


del Venerabile Maestro, come apparve evidente in occasione del
rapimento del figlio di un piduista, con il quale Gelli era in ottimi
rapporti. Più tardi si vide che il rapimento costituiva un mezzo per
a

poter trasferire il denaro del riscatto in una banca estera. Tutto ciò
as

avveniva mentre Gelli esibiva una manifesta compassione per la


vittima del rapimento, e suo padre.
Sulla base di questi documenti, i magistrati prepararono degli
C

avvisi di garanzia, ma Gelli rivelò ancora una volta la sua abilità a


sfruttare i suoi potenti appoggi.
Ai magistrati fu ordinato di trasferire immediatamente la
documentazione all' avvocatura generale dello Stato a Roma.

~w~
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25\11

Privati della documentazione, i magistrati non poterono andare


avanti nella loro azione. Si inserì a questo punto un magistrato di
Bologna, Angelo Vella, che stava indagando sulla strage del treno
Italicus, dell'agosto 1974. Un ladruncolo, Aurelio Fianchini, era
scappato dal carcere di Arezzo. Prima di consegnarsi alla polizia,

ia
Fianchini raccontò, ad un cronista di Epoca, di essere stato
compagno di cella di Luciano Franci, un terrorista del gruppo di

or
Tuti, detenuto per aver assassinato due carabinieri, e sott' accusa per
l'Italicus. Franci aveva. rac.contato a Fianchlnl l'intera storia. d~lla

em
strage, "portata avanti con l' appoggio di una loggia massonica
segreta e potente". il giudice Vella interrogò Franci su questo
commento, ma questi rispose enigmaticamente: " ci sono 3 logge
principali in Italia, e ad una di queste appartiene il dotto Marsili".
M
Fu facile identificare il dottoMarsili. Era il genero di Gelli ed era un
giudice di Arezzo, descritto da Franci come una persona molto
influente, e a cui i neofascisti si rivolgevano in caso di necessità.
lla

Anche il magistrato Vella era un massone del 33° grado. Quando si


accinse ad interrogare Fianchini, nel carcere .di Arezzo, il testimone
de

si rifiutò di rispondere; il prefetto locale non fu di alcun aiuto; le


proteste di Vella al capo della polizia a Roma, Giorgio Menechini,
risultarono anch' esse vane. Fu chiaro, al giudice VeIla, che
bisognava starsene lontano da Arezzo, dominio di Gelli.
a

Un altro investigatore incontrò le medesime difficoltà ad


as

Arezzo. Enrico De Francesco, giovane occhialuto e barbuto,


commissario, distaccato dalla squadra romana anti terrorismo, per
indagare sul terrorismo in Toscana ed Emilia, venne a trovarsi sulle
C

tracce di due neofascistiaretini. Giunse alla conclusione che,


l'uccisione dei due carabinieri nel 1975 sembrava far parte di un
complotto di dimensioni più ampie.

~~.t'
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25\12

De Francesco si tenne defùato nella cittadina, prendendo


alloggio in un albergo fuori mano. A mezzanotte arrivò una
telefonata di Mario Marsili, il genero di Gelli. La telefonata fu
commentata così da De Francesco: "Mi mangiò vivo e mi minacciò
di una procedura per aver violato il segreto istruttorio".
Un' altra telefonata ricevette De Francesco, qualche giorno

ia
dopo. Questa volta era Emilio Santilli, capo della squadra anti
terrorismo romana: gli fu ordinato di lasciar perdere l'indagine

or
sull'Italicus. Tornato a Roma, De Francesco chiese al suo capo:
"perché lasciar perdere? Stavo quasi per raggiungere l'obiettivo."

em
Santillo ~raccontano Barberi e Pagani nel loro libro sulla P2..
accese uno dei suoi lunghi sigari cubani, fissò le spire di fumo e poi
diede la solita sconcia, statalissima risposta all'italiana: "ordini
dall' alto" .
M
Il giorno seguente De Francesco fu trasferito: sembra che
l' ordine provenisse direttamente dal Ministero degli Interni, da
Luigi Guy, che era, particolare non trascurabile, un membro della
lla

P2.
Furono disseminati talmente tanti ostacoli sulla strada degli
de

inquirenti che anche quelli di Bologna dovettero rinunciare ad


accusare Gelli e la sua banda, nonostante fossero convinti che la
traccia della P2 fosse quella giusta.
Il loro rapporto conclusivo era esplicito a riguardo: la P2 era
a

collegata alla strategia del terrore, e all' estrema destra italiana


as

nonché ai servizi segreti esteri. La P2 era l'arsenale sovversivo,


politicamente e moralmente più pericoloso d'Italia.
Uno dopo l'altro, rendendosi conto dell'inespugnabilità di
C

questa fortezza, gli inquirenti furono obbligati ad abbandonare le


loro inchieste. E sarebbe tutto finito lì, se non fosse stato per il raid
nella fabbrica di Gelli.

~ ¡ßuL ,
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CAPITOLO 26
IL BANCHIERE MAFIOSO DEL VATICANO

L'anno dello scandalo Watergate, il 1974, fu un pessimo anno


non solo per Nixon, ma anche per i loschi personaggi che gli
giravano intorno. Fra questi il mafioso siciliano Michele Sindona,
suo amico, che era un punto di riferimento per la CIA, utilizzato

ia
spesso come canale fmanziario per la corruzione e l'ingerenza
.politica in Europa, un legame incontrovertibile tra l'Establishment e

or
la Mafia siculo americana.
Il crollo di Sindona avvenne grazie ad un occasionale colpo,

em
nell'inchiesta della P2, per l'arresto del gangster Luciano Liggio, a
capo dell'industria dei sequestri. Questo mafioso siciliano aveva
guadagnato centinaia di milioni di lire dai riscatti, a mano a mano
che la sua organizzazione perfezionava le proprie tecniche di
M
sequestro di facoltosi uomini di affari. Fra le sue carte, la polizia
rinvenne il numero telefonico segreto di Ugo De Luca, a capo della
Banca Privata Finanziaria di Milano, che gestiva per conto di
lla

Michele Sindona. Tale insignificante indizio avrebbe poi provocato


il crollo dell'impero fmanziario di Sindona. Con il suo arresto fu
de

scoperto anche l'intero complotto massonico che era dietro i vari


colpi di stato e la strategia del terrore; furono messi in luce i legami
tra il Vaticano, le multinazionali, i neonazisti internazionali e la
CIA.
a

Un epilogo che evidenziò ilmolo del denaro e l'impianto, che


as

si avvaleva anche del contrabbando di armi e di droga, che era alla


radice dell' apparato nazifascista della CIA.
La spinta iniziale verso il successo di Sindona era stata quella
C

tipica di decine di banchieri corrotti, invischiati nel crimine e nei


servizi segreti, protetti da una speciale legislazione basata sul
principio della sicurezza nazionale. Tutti avevano vagliato l'intera
economia mondiale, e il tessuto dei vari paesi, coltivando guerre,
dispotismo e provvigioni lucrose, a spese del contribuente.

&w~ ~l,
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26\2

Per afferrare il collegamento tra CIA e Mafi~ bisogna riandare


agli accordi bancari particolari della Santa Sede.
Sindona era un 23 enne, quando gli Alleati sbarcarono in
Sicilia, nel 1943, si diede da fare subito con il mercato nero,
trasportando merce su un vecchio camion, avvalendosi del
lasciapassare fornito dalla Mafia, che stava prepotentemente

ia
riemergendo, grazie alla protezione del governo militare, del col.
Charles Poletti, e alla connivenza dell'associazione dei gangster,

or
riorganizzati sotto gli auspici dei Servizi Alleati, specie il CIC.
*(nota).

em
Passando attraverso i blocchi stradali, Sindona si avviò verso la
ricchezza, che gli consentì fmalmente di soddisfare il sogno
coltivato alle scuole superiori, lo studio del diritto tributario, a
Milano. Qui, nella capitale industriale e finanziaria italiana,
M
conobbe un giovane ma esperto tributario, Raul Biasi, un tipo triste
dalle maniere miti, e con gli occhi da topo dietro le lenti, un ex
fascista, un idealista, che gli fece conoscere un nuovo mondo:
lla

quello della finanza. L'intuito prodigioso di Sindona nel trovare


ulteriori scappatoie, nel colabrodo della legislazione tributaria
de

italiana ~paragonabile solo ai giochi insospettabili di parole di Joyce


nell"Ulisse~, gli procurò amicizie e ammiratori, nei circoli industriali
e fmanziari di Milano.
*(nota).
a

Nato nel maggio del 1920, nella piccola città siciliana di Patti,
as

di fronte alle isole Eolie, Sindona subì ben presto le conseguenze


del potere dell' alta fmanza, quando un pugno di banchieri senza
morale precipitarono l'economia americana nel crollo di Wall Street
C

del 1929. Infatti, un anno più tardi, le conseguenze colpirono anche


la sua sperduta cittadina in Sicilia: il padre, esercente benestante di
un negozio di ferramenta, si trovò ben presto in rovin~ e il piccolo
Michele divenne povero. Più tardi, onnai adulto, si dedicò ad
approfondire i contatti con la Chiesa, con il vescovo di Patti, e
riuscì, grazie alla sua calma e fortuna, al tavolo di poker, a
completare gli studi di diritto a Messina.

~~ ßJ~
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26\3

A Milano, quelli che in Italia sono chiamati "pescecani", si


erano appena tolti la loro camicia nera, e fmito di far soldi con
l' Asse, ed erano ora in attesa dei fondi del piano Marshall, per poter
continuare ad arricchirsi, sull' onda della guerra fredda: le loro
banche sarebbero diventate delle macchine per fare soldi. Uno di

ia
questi era Ernesto Moizzi, un agente di cambio, proprietario di una
piccola banca: La Banca Privata Finanziaria, che poi finirà per

or
essere controllata da Sindona, per diventare il punto di partenza per
la sua enorme costruzione dorata, senza solide fondamenta.

em
Fra i clienti che Sindona conobbe attraverso Moizzi, vi era
anche un devoto ex fascista, conte Franco Marinotti, proprietario
del più grande gruppo tessile italiano, la Snia Viscosa. Alla fme
della guerra per salvare le sue fabbriche e il suo capitale, Marinotti,
M
si avvalse dei buoni rapporti con gli americani, così come prima li
aveva avuti con i tedeschi. Fu tra i primi coordinatori delle
connessioni massoniche e vaticane, con le prime fasi della strategia
lla

del terrore. Marinotti aveva usato la Banca Privata per i suoi traffici
illeciti dLfondi.
de

l servizi "discreti" di piccole banche private erano infatti molto


richiesti, dopo che la maggiore parte delle banche erano state
nazionalizzate, tramite l'IRI (Istituto per l'Industria e la
Ricostruzione), dopo il crack del 1929. C'erano grandi occasioni, in
a

quegli anni, per arricchirsi, con la ricostruzione. Industriali e


as

fmanzieri si fecero avanti per richiedere prestiti che servivano ad


acquistare terreni edificabili. L'intero sistema fmanziario era a
servizio degli speculatori e degli immensi profitti delle loro imprese,
C

tutto in nome della ricostruzione. Ciò generò una nuova razza di


fmanzieri d'assalto. A Milano, uno di questi era una donna, la
vedova Anna Bonami, che aveva grandi proprietà terriere, unica
donna ad avere una posizione pari a quella degli uomini che
operavano in Borsa.

~~~,
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26\4

Sindona presto diventò suo consigliere, prima per le tasse, poi


per le proprietà immobiliari, e forse ancora per altro, se non fosse
stato per la gelosia della moglie. La signora Bonami, soddisfatta
per la fortuna che aveva rispanniato in tasse, premiò quel siciliano
con delle azioni, come fecero altri suoi protettori, e gli prestò dei
soldi, perché potesse fare qualche buon affare. Il conte Marinotti

ia
concesse a Sindona un posto nel suo consiglio di amministrazione;
l' abile parvenu fmì per installarsi, con tutta la sua famiglia, in un

or
appartamento del più lussuoso albergo milanese, il Principe di
Savoia.

em
La maggior parte dei soldi in Italia provenivano dall'America, e
Sindona pensò bene di attingere direttamente alla fonte. Si recò
nella terra promessa, accompagnato dal suo amico e benefattore
Biasi, e qui fu presentato nel mondo degli affari, da vari amici itala
M
americani, in maggioranza legati a Cosa Nostra. Con la vendita di
brevetti tessili della Snia Viscosa, riuscì a comprare una fattoria di
200 acri, appena al di là della frontiera canadese, vicino ai suoi
lla

contatti mafiosi del nord, utile per il contrabbando di droga, soldi e


armJ.
de

Fra i migliori nuovi amici di Sindona vi era il già nominato Dan


Porco di Pittsburgh, emigrato abruzzese, calvo e robusto, con
sopracciglia grosse e nere e il naso da pugile. Era un cattolico
bigotto, e aiutò Sindona a convincere una grossa fabbrica di acciaio
a

di Pittsburgh, la Crucible, a comprare una vecchia fabbrica


as

metallurgica milanese, produttrice di cannoni, durante la prima


guerra mondiale. Il suo guadagno per questo affare fu il possesso di
un pacchetto di azioni della Crucible, che gli avrebbe permesso,
C

tramite Dan Porco, di giocare sul mercato americano.

~~~
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26\5

Porco procurò a Sindona anche un'agenzia di viaggi, la "Pier


Busetti", e anche un marito per la figlia, il figlio del direttore, alto e
bello, Pier Sandro Magnoni. Questi segni di successo cominciarono
ad offuscarsi, quando il Narcotics Bureau americano inoltrò a
Milano tUlarichiesta di invio di un rapporto su Porco e Sindona, per
sospetto traffico di droga. La richiesta era stata inoltrata da Fred J.
Douglas, direttore della polizia criminale internazionale di

ia
Washington.
In Italia nessuno vi prestò attenzione. Moizzi, ritirandosi dalla

or
sua piccola banca prestigiosa, ~quanto volentieri non si può sapere~
aiutò Sindona ad investire i suoi guadagni mafiosi, in comproprietà,

em
cioè societ~ con l' esaltato Franco Marinotti. Suo tramite, Sindona
conobbe Massimo Spada, potente direttore dell'Istituto per le Opere
Religiose, 10 lOR, la Banca Vaticana. Sindona riuscì, quindi, ad
accedere in Vaticano, con l'aiuto di un parente influente, tUlcognato
M
di un cugino di terzo grado (ciò è considerato una parentela stretta
nel costume siciliano), che era responsabile delle guardie Palatine.
lla

Questo mansueto ecclesiastico, Mons. Amleto Todin, noto più per la


sua padronanza del latino, piuttosto che del manuale delle armi,
aveva introdotto nelle guardie Palatine un giovane cattolico, timido
de

e occhialuto, che era ansioso di evitare il servizio militare italiano,


Giulio Andreotti.
Sindona e Andreotti, entrambi laureati in legge, e nati nello
stesso anno, diventarono amici, e lo restarono anche quando
a

Sindona fece una fortuna e Andreotti salì come una stella nella
as

gerarchia cattolica secolare.


Prima come segretario di padre Felix Morlion, dell'OSS, la CIA
e il Servizio Segreto del Vaticano, poi come sottosegretario di Stato
C

nel gabinetto di De Gasperi, ne11948. Molto più tardi, come Primo


Ministro, Andreotti sarebbe stato accusato dalla stampa italiana di
essere l'Eminenza grigia della cospirazione della P2, creata per
operare nel mondo, anche tramite l'uso degli enormi fondi, di
dubbia provenienza, che attraversavano percorsi sotterranei, scavati
da Sindona.

~~~~
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26\6

Rendendosi gradito nel Vaticano, e specialmente utile al suo


sistema bancario obsoleto, Sindona astutamente cedette a Spada la
maggior parte della sua quota nella Banca Privata, così acquisendo
il vantaggio prezioso di diventare un socio dello lOR. Spada,
membro minore della "Aristocrazia N era", discendeva da urta lunga
schiera di banchieri cattolici; a quel tempo era un 50enne, un grosso

ia
uomo dalla faccia simpatica, da operaio romano. Suo nonno,
Giuseppe, era stato il banchiere del Principe Torlonia, una famiglia

or
di alta aristocrazia nel 19° secolo, facente parte di quella
aristocrazia nera, che era rimasta fedele al Papato, ed ostile allo

em
Stato italiano, dopo la caduta del potere temporale del Papa, nel
1870. Quando il Vaticano ottenne la cifta di circa 200 milioni di
dollari, coi patti Lateranensi del 1929, il padre di Spada, Luigi, entrò
in Vaticano come banchiere, per organizzare lo lOR. *(nota).
M
Da Spada, Sindona, imparò che per fare soldi bisognava
acquisire infonnazioni riservate, e per i grandi affari si doveva
operare sul mercato fmanziario internazionale, restando al di fuori
lla

del settore di competenza della Banca d'Italia.


A questo fme il Vaticano si era associato con il Cattolico Banco
de

di Roma, per fondare "il Banco di Roma Svizzero", un istituto


piccolo e nominalmente svizzero, e che quindi non rispondeva alla
legge italiana.
*(nota).
a

Nominalmente i soldi erano dati all'Amministrazione Speciale


as

della Santa Sede, o ASSS, ma 10 lOR era stato istituito


appositamente, come entità separata e associata, con l' obiettivo di
operare nel mondo della finanza, dove il Vaticano, per ragioni di
C

opportuni~ non poteva prendere parte a speculazioni, molto spesso


ai limiti della liceità.

~&J'
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26\7

Rapido nel cogliere le opportunità favorevoli, Sindona usò


subito il ricavato della vendita di azioni della Banca Privata al
Vaticano, per assumere il controllo di un altro piccolo istituto
genovese, la Finabank, che gli permise di accedere ai mercati
esteri. Inoltre, per aumentare il suo prestigio in casa, ed allargare la
sua presenza nel mondo bancario, Sindona assunse il controllo del
Banco Siciliano di Messina, attraverso il quale, il suo uomo, De

ia
Luca, poteva far passare il denaro sporco della Mafia di Luciano
Liggio. Sembra che nessuno in Italia ~ed altrove soltanto il

or
N arcotisc Boureau americano~ fosse sorpreso che questo figlio di
un negoziante fallito di ferramenta, potesse comprare delle "Case

em
del Tesoro", e per contanti.
Poi Spada perse la presidenza dello lOR, per un prestito di 100
milioni di lire a un Monsignore che non godeva della fiducia del
Segretario di Stato Vaticano, Cardinale lorio. Ma, visto che gli
M
errori bancari sono generalmente perdonati, Spada rimase nel
consiglio di Amministrazione di parecchi istituti, sia italiani che
vaticani.
lla

Per rilevare la quota di Spada nella Banca Privata Finanziaria,


e riempire la sua cassa, Sindona si rivolse ad un vecchio amico di
de

guerra di Marinotti, John McCaffery. Era uno scozzese di origine


olandese, che durante la guerra aveva eguagliato, da Bema, le
operazioni di Dulles dell'OSS, mentre agiva per conto del suo capo
Jocelyn Hambro, il banchiere.
a

Come rappresentante della Banca di Hambro, a Milano,


as

McCaffery poteva far molto per allargare l' orizzonte internazionale


di Sindona.
Gli Hambro, banchieri scandinavi da secoli, si erano trasferiti
C

a Londra, all'inizio del 19° secolo, dove la loro fortuna era


scaturita, come al solito, da una ghiotta informazione: un Hambro,
venuto a conoscenza della morte all'estero della Regina di
Danimarca, si era precipitato ad assicurarsi tutto il mercato della
stoffa da lutto disponibile.

~W'
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26\8
Con interessi globali , e specialmente una grande fretta del
mercato mondiale dei diamanti, Hambro aveva finanziato i giganti
dell' edilizia, come il palazzo della Pan American, a Park Avenue.
In Italia erano ben accetti, perché i loro antenati avevano
finanziato le guerre di indipendenza italiana, del 19° secolo. Per di
più, il Presidente di Hambro's, Jocelyn, aveva ricevuto il "premio
per la libertà" dalla città di Milano, per aver appoggiato i partigiani
cattolici, ed aver aiutato gli industriali del nord, come Marinotti, a

ia
salvare le loro industrie dai tedeschi, dagli Alleati, e specialmente
dai loro operai.

or
Per agganciare Caffery e Hambro, Sindona presentò loro il
progetto di una banca mercantile italiana. La banca avrebbe potuto

em
trattare titoli sul mercato internazionale, e avrebbe potuto negoziare
la grande ondata di speculazione, stimolata dalla enorme liquidità
resasi disponibile sul mercato, a seguito dell' avvenuta
nazionalizzazione dell'industria dell'energia elettrica. Una tale
M
banca sarebbe stata tecnicamente illegale, per la legge del 1936, ma
adesso era un gioco da bambini, per una banca, aggirare la legge,
nelle vesti di una società per azioni estera. Era in effetti una frode,
lla

perpetrata, del resto, anche da altri istituti, che avevano creato delle
sedi estere, soprattutto nei "paradisi fiscali", di Lussemburgo e
de

Liechtenstein, Isole Caraibiche, tutte sedi opportunamente fuori di


qualsiasi controllo.
La proposta piacque, e nel 1964, Hambros acquistò il 24,50/0
della Banca Privata Finanziaria di Sindona; McCafferey diventò
a

membro del Consiglio di Amministrazione, assieme ad un altro


as

veterano ex SOE, Harry Soroborg. Per migliorare inoltre la


posizione internazionale della banca, e metterla in grado di
compiere operazioni a Wall Street, l'amico di Sindona, Dan Porco,
C

strinse un accordo con David M. Kennedy, presidente mormone


della Banca Continentale dell' Illinois, che era al nono posto, per
giro d'affari, negli Stati Uniti. L'affare consisteva nell'acquisto di
un'altra quota del 24,5% della banca di Sindona. Questa transazione
avrebbe più tardi facilitato la CIA nel fmanziamento dei colpi di
Stato di destra in Italia, considerata la posizione di Kennedy che era
segretario del Tesoro di Nixon.

~~~e
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26\9

Secondo Kevin Coogan,e il suo "Parapolitics", l' entrata di


Kennedy nella banca di Sindona "rende evidente che certi elementi
dei servizi statunitensi avevano deciso di investire su Sindona, che
stavano studiando dal 1959, quando William B. Nonam, uomo della
CIA, che operava all'interno del Consolato milanese, cominciò a
fare dei rapporti su di lui". (vedi Hutchinson).

ia
Hambros e il Vaticano erano anche collegati con il gruppo
Transamerica ~una diramazione della Banca d' America di A.P.

or
Giannini, da molto tempo considerata sotto il controllo dei Gesuiti~
che aveva formato la base finanziaria della grande spia britannica di

em
guerra, Sir William Stevenson, e la sua impresa di commercio
mondiale.
David Kennedy fu accusato dal giornalista inglese, Zulueta, di
aver trasferito denaro, tramite le banche di Sindona, ai colonnelli
M
greci, ne11967, per conto dell'Agenzia. Un'accusa che fu accertata
essere realistica, quando fu confermata, nel 1981, dai documenti
rinvenuti neli 'ufficio di Gelli.
lla

Sindona era ormai lanciato nella sua costruzione di scatole


cinesi, società dentro società; un rifugio dalle tasse per chi ne faceva
de

parte, al riparo da qualsiasi indagine della Banca d'Italia. Non si sa


quanti risparmi di gente inconsapevole furono usati per spionaggio
o azioni illecite segrete, per ladrocini privati o pubbliche angherie.
Sindona scelse il Lienchestein, come ancora terminale della sua
a

catena, il rifugio fiscale più piccolo d'Europa: nelle sue 62 miglia


as

quadrate, schiacciate tra Svizzera e Austria, abitano 21mila cittadini


e ogni adulto è presente nel Consiglio di Amministrazione di
qualche società, perché la legge prevede che ci sia un rappresentante
C

nazionale. Rifugio felice per tutti i dittatori, come Peron, Tscombe,


Trujillo, Faruk, e innumerevoli multinazionali come la Standard Oil
e l' onnipresente CIA.

~
~QJQ ~,WJ
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26\10

In Lienchestein, Sindona creò diverse SpA, fIa cui la più


importante era la FASCO A.G.; molte società esistevano solo sulla
carta, con l'unica presenza fisica di una cassetta postale, per operare
nei paradisi fiscali dei tropici, Nassau, Grand Cayman e Panama.
Queste banche, per così dire "fuori mano", potevano operare senza
il vincolo di deposito di riserva, pennettendo così agli istituti di

ia
usare dei fondi fantasma, perché non dovevano, come è obbligatorio
negli USA avere un deposito pari al 15% dei fondi impiegati. I

or
soldi dei depositanti potevano essere usati completamente, per la
speculazione arrembante di Sindona, il che non è possibile in nessun

em
altra parte del mondo. Con l'uso, a suo piacimento, dei soldi degli
altri, poteva perpetrare ogni tipo di frode, come quella di fare offerte
contro se stesso in Borsa, per fare aumentare la quotazione delle
azioni, che poi avrebbe rivenduto a prezzi gonfiati.
M
Comarsec, in Svizzera, aveva la proprietà del 51% della banca
milanese di Sindona. A sua volta era di proprietà della
lussemburghese Fasco SpA, controllata dalla Fasco A.G, in
lla

Lienche stein. Usando i soldi dei clienti della sua banca milanese,
Sindona acquisì il controllo di Camarsec. Ma Fasco era il
de

proprietario di Comarsec e contemporaneamente proprietà di


Sindona! Con un minimo di capitale, Sindona aveva il controllo di
Fasco e quindi di tutto.
Come è stato chiaramente spiegato da Paolo Paneral e Maurizio
a

De Luca, nella loro opera "il crack", i clienti di Sindona sborsarono


as

la maggior parte dei capitali, ed erano quelli che meno erano a


conoscenza di come sarebbero stati impiegati.
Sindona aveva bisogno di altre banche per la sua sconfmata
C

ambizione, e quindi decise di scalare la ltalcementi, che aveva una


rete di banche sussidiarie. La Italcementi aveva alla testa Carlo
Pesenti, un ex fascista e devoto cattolico.

~\Q~~
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26\11

Pesenti era uno degli uomini più potenti della Finanza italiana,
un campione del vecchio capitalismo reazionario, gradito alla DC e
al Vaticano: un osso duro da rodere. Sindona, con il sostegno di
McCaffery, riuscì a prendere il controllo delle azioni Italcementi, e
si presentò a Pesenti, a fatto compiuto. "Lei rimarrà presidente del
gruppo, a vita ~disse Sindona insinuantemente~ e potrà continuare a

ia
gestire la parte industriale. Io e Rambro ci occuperemo delle
banche".

or
Pesenti era ID1uomo con un sorriso gelido ed ironico, era
abituato ad alzarsi alle 5 di mattina, per essere a Messa alle 5,30, e

em
poi lavorare per 15 ore filate. Di fronte a Sindona impallidì, si
dichiarò, in principio, d'accordo, ma richiese di avere due giorni di
tempo per pensarci.
McCaffery e Sindona, sicuri di aver vinto, se ne andarono
M
soddisfatti, ma non avevano tenuto conto dei banchieri laici della
fmanza massonica, che non vedevano di buon occhio tanto potere
nelle manidiun arrivista.
lla

Guido Carli, governatore della Banca d'Italia, convocò Sindona


e lo informò che il suo istituto, ma anche il governo, non
de

approvavano il metodo con cui aveva assunto il controllo della


Italcementi. Sindona e McCaffery furono costretti a rivendere le
azioni in loro possesso. L'affare era sfumato, ma il profitto, ad ogni
modo era stato considerevole. Le azioni infatti erano passate da un
a

valore di 12mila lire iniziali a quello dì 32mila. Sindona e Hambro


as

avevano fallito nel loro. tentativo di entrare nel mondo bancario di


alto livello, ma avevano guadagnato 15 miliardi di lire. Sindona
aveva imparato anche una lezione che avrebbe messo a frutto.
C

Nell'emergenza Pesenti, sia il Governo che la Banca d'Italia


avevano chiuso un occhio, sul fatto che Pesenti aveva illegalmente
ricomprato le azioni con i soldi delle sue banche. L'unica
differenza, dicono Panerai e De Luca, era che Pesenti, una volta
salvaguardata la sua posizione, ricopri con soldi propri, mentre
Sindona avrebbe condotto il gioco in maniera diversa.

k~~~
l
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26\12

Andato a vuoto il tentativo di penetrazione negli istituti bancari


laici, il siciliano decise di provare cop. quelli ecclesiastici.
Frequentava fedelmente le messe domenicali, e anche le riunioni
"spirituali", per dirigenti cattolici, che si tenevano incongruamente
nella città dell' avvocato di una chiesa non materialista, San

ia
Frances.co D' Assisi.
Le autorità ecclesiastiche erano imbarazzate di essere coinvolte

or
con la proprietà di molte azioni, nella Banca d'Unione di Milano, e
quindi di fatto soci del suo proprietario, l'industriale Carlo

em
Feltrinelli. Suo figlio Gian Giacomo dava scandalo, gestendo una
ditta pubblicitaria di ultra sinistra, e frequentando dei rossi
pericolosi. Sindona fu felice di accordarsi per comprare tali azioni e
il Vaticano trasse un sospiro di sollievo. Il denaro per le operazioni
M
proveniva dalla solita fonte, i clienti che depositavano i soldi nelle
sue banche, Sindona estese la sfera di azione della sua banca
fmanziaria, sul mercato internazionale e si adoperò per aumentare il
lla

numero dei suoi clienti, con l' aiuto del suo concittadino De Luca,
che era il suo contatto con il gangster Liggio.
de

Attraverso un offerta allettante, di alti interessi, acquisì il


segmento del nuovo mercato del risparmio operaio; i depositi si
moltiplicarono per 5, in poco più di due anni: da 25 a 125 miliardi,
tutti disponibili per le sue operazioni. Prima della sua fine, Sindona
a

avrebbe truffato ai suoi clienti qualcosa come 265miliardi, pari a


as

400 milioni di dollari USA di allora quasi un miliardo di dollari di


adesso.
Il fatto che De Luca fosse un altro siciliano, ben visto dalla
C

Mafia, avrebbe dovuto mettere in allarme qualsiasi autorità


fmanziaria, ma soltanto la Narcotics Bureau degli USA, se ne
faceva un problema. Anche se la Banca d'Italia trovò delle
irregolarità nei registri di Sindona, non fece obiezioni, per paura
che, criticando una tale stella splendente, le critiche ricadessero su
tutto il sistema bancario italiano.

~~
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26\13

Tutto era andato così bene tra Sindona e il Vaticano, che Papa
Paolo VI cominciò a considerarlo l'uomo giusto, per liberare la
Santa Sede da altri imbarazzi. Sindona. era~stato .raccomandato a
Paolo VI dal suo stretto collaboratore, il cardinale Giovanni Benelli,
amico di Nixon.

ia
Nel suo diario, Sindona scrisse: "il cardinale Benelli mi disse
che io ero ricco, che avrei dovuto aiutare la Chiesa, e che egli

or
sarebbe intervenuto per rendere le cose più facili".
Paolo VI che aveva passato molti anni come arcivescovo a

em
Milano, a contatto con gli industriali del nord, era consapevole che
la Chiesa veniva accusata di possedere interessi in parecchie attività
parassitarie. La speculazione immobiliare era sotto la forte critica
della sinistra e il Vaticano era proprietario della Immobiliare
M
Generale, il complesso maggiore di beni immobili in Italia,
comprato ne11929, con i soldi del concordato.
L'immagine del Vaticano si deteriorava sempre di più, fino quasi a
lla

essere descritto come sanguisuga .dei poveri, mentre ogni giorno


apparivano sulla stampa nuovi scandali su beni immobili.
de

Paneral~ e~ De Luca riassumono la. situazione:. "1' edilizia ~ era


fortemente sovvenzionata con fondi pubblici; funzionari e politici
riscuotevano enonni tangenti; i palazzinari, se incriminati,
fuggivano all' estero, sui loro aerei privati, per ricongiungersi
a

felicemente con i loro soldi, esportati illegalmente.


as

Paolo VI era ansioso di liberarsi della sua "dannosa haereditas",


anche perché era appena scaduto lo status esentasse sui dividendi e
azioni italiane appartenenti al Vaticano. TIPapa fu defmitivamente
C

spinto ad agire, dalla notizia che il fmanziere milanese, Cesare


Merzagora, stava per vendere tutte le azioni in suo possesso della
Immobiliare Generale.
n boom dei beni immobiliari degli anni "60 era fmito.

~~ ~~~~ '
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26\14

La misura fu colma quando il Papa venne a sapere che una delle


tante società collegate, Il Sereno, produceva dei contraccettivi, ed
un' altra degli armamenti. Paolo VI chiamò allora Sindona.
La scena dell'incontro è stata descritta nei dettagli dall'ex
gesuita dotto Malachi Martin, autore di vari testi sul Vaticano e uno
studio sul Pontificato di Paolo VI, il "Conclave fmale".

ia
" E'sera tardi nello studio del Papa, al terzo piano del palazzo
Apostolico, non ci fu mai luogo più esclusivo e privato di questo,

or
scelto appositamente da molti Papi per i loro incontri segreti. Il
tema della riunione è relativo alle fmanze del Vaticano, tale tema è

em
di competenza esclusiva del Papa, da più di mille anni. Paolo VI è
solo con il fmanziere, Sindona. I Papi hanno spesso preferito
condurre personalmente tale tipo di affari. Non c'è traccia di questa
riunione, come mai ci fu nel passato. Nella storia del papato, come
M
per i capi di governo e di stato, di re o presidente, sempre si sono
svolti_incontri. simili. Paolo VL conclude. ~ contr_attobilaterale. e vi
appone direttamente la firma. Il Vaticano è pieno di tali documenti.
lla

In virtù di tale fmna, Paolo VI impegna buona parte delle fmanze


del Vaticano. I Papi sono sempre stati giustamente considerati gli
de

unici amministratori responsabili di quello che è stato defmito il


patrimonio di Pietro.
Con quel documento, Paolo VI autorizzò Sindona a vendere,
alle condizioni migliori possibili (350milioni di dollari), il
a

complesso di beni immobiliari della società Immobiliare Generale.


as

Inoltre affidava a Sindona la disponibilità di altri capitali, per


effettuare investimenti. Il Papa aveva deciso di intemazionalizzare
gli investimenti del Vaticano, basarli sul dollaro, invece che sulla
C

lira, sperando di soffocare la polemica propagandistica anti


capitalistica della sinistra.

~~~~
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26\ 15

Come riferisce Malachi Martin, il quale è stato vicino sia a


Giovanni XXIII che a Paolo VI, l' accordo fu frrmato nella
primavera del 1969, e rendeva Sindona il fiduciario delle finanze del
Vaticano, sostituendo tutte le tradizionali istituzioni bancarie della
Santa Sede.

ia
Sindona poteva pertanto presentarsi sulla scena internazionale
come rappresentante del Vaticano, uno stato sovrano, con un

or
prestigio ed un potere di operatività che non sarebbe stato
concepibile né legittimo attribuire ad un singolo banchiere. Un

em
potere da altissimi vertici, che avrebbe portato ad un'altrettanta
vertiginosa caduta.
Alla fme degli anni "60, il patrimonio del Vaticano, in beni
mobili ed immobili, si stimava intorno ai 4,8miliardi di dollari. Di
M
questo capitale, 10 lOR poteva disporre di 3 miliardi di dollari in
qualsiasi parte del mondo, fuori di ogni controllo o regola nazionale.
lla

Sindona fu messo quindi a dirigere il grande impero finanziario del


Vaticano; l'unica condizione fu di dividere tale ruolo con un alleato
straordinario, il direttore ufficiale dello lOR, Monsignor Paul
de

Casimir Marcinkus, un prete americano grande e grosso. In


Vaticano era soprannominato "Il gorilla", aveva sempre un grosso
sigaro avana in bocca, ed era noto per la sua smodata passione per il
golf. Marcinkus era la guardia del corpo di Paolo VI, durante i suoi
a

viaggi all'estero; era figlio di emigrati lituani, di Cicero nell' Illinois,


as

un sobborgo di Chicago famoso per essere stata la città natale di Al


Capone. Marcinkus era intimo amico di David Kennedy. Aveva
ormai i capelli bianchi ed era noto per essere un "mormone senza
C

vizi". Kennedy era a capo della Banca continentale dell'Illinois e


all'inizio del 1969, sarebbe diventato segretario del tesoro di Nixon
e quindi il responsabile della politica economica statunitense.

k&~J~
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26\16

Saggiamente, Sindona aveva piazzato Kennedy nel Consiglio


di Amministrazione della Fasco A.G, del Lienchestein. Lo lOR,
guidato da Marcinkus, tramite Sindona, cominciò dunque a
liquidare gli investimenti italiani, per reinvestirli sul mercato
internazionale, comprando azioni della GM, GE, SHELL, GULF e

ia
IBM. I soldi disinvestiti e reinvestiti passavano attraverso le banche
di Sindona~ e a WallStreet, invece di passare attraverso la Morgan

or
Guaranty, come era successo per un secolo, ora passavano
attraverso la Continental dell'Illinois e attraverso la Amerofina di

em
Dan Porco.
Mentre la destra, incoraggiata dalle bizzarrie di Nixon, negli
Stati Uniti si rafforzava sempre di più, Sindona trasferì nel Paese il
tesoro del Vaticano. In Italia si parlò di esportazione illecita di
M
capitali e di destabilizzazione: cominciavano a venire a galla i
protagonisti delle crisi che, tra il '68 e il '74, gli anni di Nixon,
attanagliarono il Paese con voragini economiche, colpi di stato,
lla

strategia del terrore.


Sindona aveva il ruolo guida degli affari del Vaticano, coperto
de

nel proprio labirinto di società caraibiche e gli innumerevoli affari


remotamente intrecciati, diventavano una specie di giungla oscura.
Per far cosa grata alla gente che contava, intrecciò gli affari del
Vaticano con quelli delle Banche Svizzere, architettando una tale
a

confusione da renderli inestricabili: i capitali in fuga dall'Italia


as

scivolavano via silenziosamente. Era un reato grave, dal 1968,


trasferire dei fondi all' estero senza autorizzazione preventiva.
Ai ricchi tale imposizione non piaceva, ovviamente, e la
C

creativa flessibilità di S~indona~ rendeYa~anche. a loro un. buon


senrlZlO .~

J~~
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26\17

Egli richiedeva a questi clienti particolari il prezzo dei dollari,


fissato dal mercato nero, e rivendeva le lire avute in cambio al
prezzo ufficiale, lucrando la differenza. Coinvolse così grossi nomi
della fmanza in operazioni che si prestavano poi ad eventuali ricatti.
Mosse grosse somme di denaro, trasferendole dalle banche italiane
alle sue banche estere; erano dei prestiti "fiduciari" e l'istruzione
esplicita era di convertirli immediatamente in valuta straniera: un

ia
metodo per derubare contemporaneamente più banche. Un credito
infatti, che appariva regolarmente nei registri italiani, non aveva

or
riscontro nella banca estera: registri regolari in Italia e
incontrollabili all'estero.~ S.indona~svincolava~ somme di denaro

em
reale, ma illegale per i suoi clienti, in cambio di fantomatiche azioni
estere, comprando, per miliardi di dollari, titoli e girandoli in
vendita, nel giro di poche ore, con grandi profitti; e naturalmente
dopo ogni transazione di successo, non mancava di offrire una bella
M
fetta alla Chiesa, in nome della Madonna.
Dopo la decisione del 15 agosto 1971, da parte della
Amministrazione Nixon, di abolire il cambio fisso, per far fluttuare
lla

liberamente il dollaro, Sindona si lanciò nella speculazione sulle


valute, una speculazione di proporzioni colossali, come dice
de

Zulueta, "per somme superiori al PIL di Israele", scommettendo


sull' apprezzamento del dollaro.
Sindona ebbe come aiutante di campo, nel mercato della valuta,
un conterraneo dagli occhi scuri e brillanti, Carlo Bordoni, che, una
a

decina di anni prima era stato licenziato dall'Istituto milanese che


as

adesso è la City Bank, quando fu scoperto responsabile dagli


ispettori bancari di una gigantesca speculazione illecita sul fiorino
olandese. Evidentemente questo, per Sindona, costituiva una
C

eccellente referenza. Lo incaricò di guidare una intennediazione di


cambio per speculare sui contratti "future" di materie prime e merci,
scommettendo sulla svalutazione della sterlina per le materie prime
e su quella del dollaro per le merci .

~~~
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26\18

Presumibilmente le indiscrezioni sul dollaro gli erano giunte


direttamente da Nixon, e 10 favorivano anche per la speculazione
sul mercato doppio dell'oro
Alla ricerca di sempre maggiori depositi da depredare, Sindona,
convinse Hambros e una banca tedesca ad acquistare la maggiore
finanziaria italiana, Bastogi: cercava ancora una volta di creare un

ia
enorme banca mercantile travestita da fmanziaria, ed eludere la
proibizione, per le banche, di vendere e comprare azioni in proprio.

or
A questo punto si trovò di fronte ad un siciliano più furbo di lui,
Enrico Cuccia, presidente di Mediobanca, eminenza grigia di tutte le

em
maggiori operazioni finanziarie. Era l'uomo che era riuscito a
mettere insieme due colossi economici come Montecatini ed Edison,
che avevano 160 mila dipendenti e un giro di affari di 3mi1a miliardi
di lire.
M
Cuccia, coordinatore del vecchio establishment economico, che
comprendeva fra gli altri membri del suo Consiglio di
Amministrazione, Gianni Agnelli e Carlo Pesenti, vecchia
lla

conoscenza di Sindona, non avevano alcun interesse che Sindona


riuscisse a raggiungere tali vertici della fmanza italiana. Dai suoi
de

uffici milanesi, in Via dei Filodrammatici, alle spalle della Scala,


Cuccia orchestrò la campagna per fermarlo, e non ebbe alcuno
scrupolo nell'insinuare nel mondo dei banchieri, che Sindona era un
falsificatore di bilanci. Nella sua battaglia, trovò un alleato in
a

Guido Carli, governatore della Banca d'Italia. Questo prese contatto


as

con Jocelyn Hambro ~allora presidente della Hambro' s~ per


sconsigliarlo sull'affare Bastogi. Quando Jocelyn esitò, con un
colpo di mano, fu sostituito alla direzione della banca dal cugino Sir
C

Charles Hambro. Kevin Coogan ne deduce che Carli e Cuccia


avevano messo a conoscenza~ Charles~ Hambro della. natura
puramente speculativa dell'impero di Sindona, e quindi della sua
implicita precarietà.

~ f;RJ,
l
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26\ 19

Hambro's finì per ritirarsi dall' affare Bastogi, spegnendo le


speranze di Sindona. Coraggiosamente comunque, e con l'appoggio
di una mano misteriosa, Sindona insistette con un offerta di 2800

ia
lire per ognuna dei 20 milioni di azioni. Ma fallì contro
l' establishment che si era coalizzato contro il parvenu siciliano.

or
Nessuno per molto tempo, seppe di chi fosse la mano
misteriosa, che era andata in aiuto, cercando di sostituirsi ad

em
Rambro. Soltanto più tardi si rivelò questo nome, dopo il suo
"suicidio per impiccagione", Roberto Calvi, un altro della P) di
Gelli, proprietario della Banca Ambrosiana. Cattolica e che sarebbe
sUbceduto a Sindona, come. socio di Marcinkus.
M
lla
de
a
as
C

~6J~
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CAPITOLO 27
SHACKLEY NEL LAOS

Le malefatte dell'Agenzia si erano così tanto estese, che. le


esperienze in Europa e Centro America, potevano essere applicate
con eguale successo nell 'Estremo oriente e viceversa, con la mafia
onnipresente.
Indottrinato dalla P2 di Gelli, e dalle operazioni segrete Gladio,
Thedore ~hackley riuscì ad imparare, dai banchieri corrotti del

ia
Vaticano ..Michele Sindona e. Casimir Marcinkus.. le sottigliezze
nella gestione delle finanze, e nell'accumulo del denaro altrui.

or
Questa scuola romana avrebbe poi pagato profumatamente, in quella
cornucopia di guadagni illeciti, che è l'oppio, nel Triangolo d'Oro

em
del Laos, Tailandia e Cambogia.. Avrebbe creato del fondi segreti
per Shackley, con i quali poter espandere la sua Strategia del
Terrore e degli assassinii. Trasferito nell'Estremo Oriente neI1965,
Shackley si trovò a Vientiane, come capo sezione del Laos,
M
accompagnato dal suo. aiutante inseparabile, Thomas Clines. Il
. compito che si erano preposti era quello di cacciare e di stenninare i
sostenitoridelPathet Lao~
lla

Ricercando dei partner criminali, Shackley si unì al generale


Vang Pao, capo dei guerrieri del Laos, organizzatore di un esercito
de

di indigeni Mea, per lo più contadini della montagna, sovvenzionati


con i profitti derivanti dal commercio di oppio, un settore in
espansione nel quale la concorrenza: era feroce e accanita~ Per
arruolare le forze di Vang Pao per la propria campagna anti
a

comunista ~ senza sostenere spese.. Shackley offrì aI- genemle


as

laotiano l'appoggio degli aerei CIA, per trasportare- l' oppio


velocemente sul mercato del consumo, e degli elicotteri per
ricercare, e far fuori più facihnente,~ i suoi concorrenti. Come
C

risultato di questo corpo a corpo, favorevole per entrambi, Vang


Pao, per la fme del 1%5, aveva acquistato lo status di principe
senza rivali, nella produzione e nel traffico dell'oppio.

JtWLflJ~ -
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27\2

Tutti i rivali di Vang Pao erano stati misteriosamente


assassinati, i loro gruppi di trasportatori di oppio uccisi, lungo i
sentieri deHa giungla, localizzati, sofisticatamente, da microspie
elettroniche dell' Agenzia, piazzate s.egretamente sui loro muli, da
parte delle spie di Shackley.
Usando parte dei profitti, enonnemente incrementatisi,
dell' oppio. di Vang Pao, Shackley e Clines furono in grado di

ia
cominciare ad addestrare. un'intera falange. di indigeni Mea, in
tattiche di guerriglia ed assassinii politici. Per rendere esperti questi

or
nativi nei suoi metodi particolarmente brutali, Shackley fece
arrivare Carl Jenkins, uno dei migliori addestratori JM\Wave delle

em
squadre della morte cubane, a Miami.
Operando al di fuori di Vientiane, Shackely e Clines furono. ben
presto in grado di allestire un'operazione multi~s.ervizio, conosciuto
come il Mìlitary Assistance Group Special Operations Group. I
M
~

compiti della Mag\Sog erano di portare. avanti una grossa


operazione. di assassinii politici nel Laos, Cambogia e Tailandia. TI
comandante del gruppo delle operazioni speciali era il generale~John
lla

K.Singlaub. (descrizione), il vice Richard Secord (descrizione).


Uno dei vice del programma era un giovane maggiore. del Corpo
de

deHa Marina, Oliver North.


Tra il1966 ed il1975, usandclI'introito derivante dall'oppio. di
Vang Pao e usando gli indigeni Meo, il MAG.~SOG.fu responsabile
della morte di oltre 6000 sindaci di villaggi, non combattenti,
a

commercialisti, banchieri ed altri burocrati civili nel Laos,


as

. Cambogia e Tailandia.
Con Shackley promosso a capo sezione CIA del Laos, ne11967,
e con il MAG~SOG a sua disposizione., furono. gettate le basi per
C

quell'associazione di delinquenti dell' Agenzia, che sarebbe stato,


più: tardi, incorporato in quello che sarà conosciuto, come "The
Enterprise", le cui origini risalivano ai tempi delle squadre della
morte di Miami, create da Nixon nei primi anni "60.

k&1~
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27\3

Per incrementare i profitti prodotti dall'oppio, dai quali le


operazioni MAG~SOG traevano la loro linfa vitale, Shackley
organizzò, per il suo ex associato nella squadra della morte 1M.
Wave a Miami, il luogotenente mafioso, Santo Trafficante, di volare
da Tampa, in Florida nel sud est asiatico. In un albergo a Saigon,

ia
Trafficante e. Vang Poo si accordarono e diventarono soci
nell'importazione di eroina .'China White" negli USA. Nel 1969,

or
Trafficante era l'incontestabile numero uno, importatore e
distributore di HChina White", Wl racket dal quale trasse beneficio

em
Shackley, grazie alla spinta che gli diede per scalare il potere
all'interno della CIA, in Occidente, responsabile, insieme a Clines,
per le operazioni di tutta l' America Centrale e del Sud. Ciò consentì
a questi duri di destra di scovare quegli ufficiali dell' Agenzia, le cui
M
tendenze politiche non erano gradite e-di rimpiazzarli con i propri
sostenitori. Come capo sezione a Città del Messico, fu insediato un
libanese~americano, Michael Harro. (des.crivere Harro e gli altri
lla

rimpiazzi).
L'obiettivo più limitato di Shackley, in Cile, fu l'assassinio del
de

Presidente Allende ed del suo capo di Stato Maggiore, H generale


Rene Schneider. Il rapimento vero e proprio di Schneider fu
organizzato da Clines e Rafael Chi Chi Quintero.
Lavorando insieme a Langley, direttamente responsabili verso
a

Nixon, Shackelye Clines organizzarono la segretissima operazione


as

Track II, rovesciando con successo il governo in carica di Allende


per poter instaurare al suo posto, il regime dittatoriale e repressivo
del generale Pinochet, con la sua crudele s.erledi torture ed omicidi.
C

~&J,
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27\4

Come premio ai loro sforzi, portata a temine la missione,


Shackley e Clines furono ritrasferiti nel Sud Est Asiatico, per
ricoprire una posizione ancora piÙ importante, e piazzare i propri
agenti operativi nei punti strategici. Con Eric von Marborg.. ~un
vecchio membro. del "Comitato dei Quaranta" ~ un assistente del

ia
Segretario di Stato, e dirigente dì Henry Kissinger, Shackley, in
qualità di direttore degli~Affari dell'Estremo Oriente, fu in grado di

or
farsi valere, fudipendentemente da coloro che gestivano 1-'Agenzia.
Il vecchio gruppo OSS fu rimosso~ per~far spazio ai cattolici e agli

em
Europei dell'est, come Thomas Polgar, di origini polacche, veterano
degli anni '5.0.della Gladio in Gennania.
Shackley rimase poi coinvolto in uno dei programmi più atroci
di sterminio politico, mai intrapresi dall'Agenzia. Sotto l' egida
M
sinistra di William Colby, onnaicapo sezione. a Saigon, -ed usando
la copertura, innocuamente' evocativa, di "Progetto Phoenix",
lla

Shackley e Clines furono in grado di portare avanti, tra il 1973 ed il


1975 una missione segreta, che prevedeva lo sterminio dei membri
della burocrazia sociale e politica all'interno del Vietnam.. La loro
de

intenzione .palese era quella-di azzoppare la capacità di quel Paese di


poter funzionare: nuovamente, dopo il ritiro completo degli Stati
Uniti. Nel corso di questo programma Phoenix, Shackley e
company "divennero responsabili perl' assassinio politico di oltre
a

6000 sindaci di villaggi, tesorieri, maestri ed altri amministratori


as

non-Viet Cong, in Vietnam.


Come uno degli operatori principali per questa strage,"Shackley
nominò William Buckley,~la cui esperienzanell'uccidere gli sarebbe
C

costata la vita a Beirut, esponendo sia l'Agenzia che il gov:emo


USA al prolungato ricatto iraniano.

k~h
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27\5

Già c'erano dei guai in arrivo in Vietnam. Nel corso- di un


complotto. per assassinare il cambogiano Sianouk, -Shackely si:rese
conto che uno degli effettivi C~ nel Vietnam del Sud, parte del
complotto, aveva un' amante che era sospetta. Considerando la
delicatezza. deHa operazione, Shackley decise che la morte

ia
dell'agente-operativo vietnami~ sarebbe stata l'unica cosaprudente
da-fare.

or
Quando il compito fu eseguito da un colonnello dei- Berretti
Verdi,. . .Rowe, la stampa si lanciò sulla storia e ci fu un putiferio,

em
con H risultato che 7 uomini del servizio statunitense furono
condannati per omicidio.
Per invalidare l' accusa, Nixon chiese al congressista, Peter
Rodino; (repubblicano: dì N.Y.), membro del COmitato Giudiziario,
M
nel quale fungeva da difensore, di far annullare i capi dtaccusa. TI
danno maggiore- però, fu per il Progetto Phoenix, resistenza
lla

scandalosa~del quale divenne no~ durante Pindagine sull'omicidio.


Con la- minaccia dena cancel1aziene del progetto, Shackley
decise di salvare le proprie attività allestendo una compagnia privata
de

a~Bangkok ......cants International Associates.. di cui era socia


anche- William Colby~. Consapevol~ del fatto, che. l'intero
programm~ s.egreto di $terminio anti comunista in Vie~. Laos,
Cambogia.e Tailandia rischiava di fallire con il crollo di Saigon,
a

Shackley e Clines, dettero vita ad un tentativo altamente. segreto, e


as

non autorizzato dalla CIA: una operazione. privata di lotta


anticomunista, e guerriglia- non convenzionale, che. doveva
funzionare anche dopo la fine della campagna in Vietnam Il
C

pr-ogramma- era sovvenzionato- da un- incremento del flusso di


denaro, proveniente dall'oppio di Yang Pao, ed importato nel
Vietnam tramite Richard Armitage, un~membro della missione- della
Marina Statunitense, rechtta10 appositamente .,
da .Shackley,~in
.
qualità
,
" ,,' .¡:', ~...J' ..
dall' fi .
Ua d is. fa tia
d 1. economo,.
.
' per 1 lOiNl provementl -. oppiO, ma a
di Saig-on, nel197 5,

~ßJ,
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27\6

Infastidito dal fatto che era stato posto termine al suo-Progetto


Phoenix, dal Congresso, Shackley dispose il pensionamento
prematuro di Carl Jenkins daUa CIA, ~ lo fece trasferire in Australia

ia
insieme: a~.... ...percreare la Newland Bank.
Dopo la disfatta di Saigon, i riflettori furono puntati su l'Iran.

or
Clines mandò Edwin Wilson --agente operativo dell'Agenzia, che
doveva essere messo in carcere per aver fomito armi illegali a
~

em
Ghedda-fi~in Iran, per alles-tire un'organizzazione che aveva lo ~

scopo di assassinare gli oppositori dello Shah.


Dal1973 a11975, i fondiricavati dai proventi segreti-dell'oppio
di Yang Pao, erano molti di più di quelli necessari, per finanziare
M
anche il Progetto Phoenix. Il surplus' fu fatto uscire,
clandestinamente, dal Paese in grandi valigie, da parte di Richard
lla

Secord- e Thomas Clines, peresser.e trasferito in Australia, e


depositato in un conto segreto nel Newland Hand Bank, accessibile
unicamente a Shacley, Clines e Secord.-
de

(più su Nulan (N-ewland?) Hand Bank).


Allo stesso tempo, tra il1973 ed il1-975, Shackley & company,
fecero in modo che migliaia di tonnellate di armi dell 'Esercito USA,
'munizioni ed esplosivi~ fossero. trasportati, clandestinamente,. dal
a

Vietnam, e nascosti in Thailandia, catalogati come se fosser<}stati


as

sottratti al nemico.
Con questo enorme: arsenale; e: la. disponibilità di ~milioni di
dollari, depositati segretamente in Australia, Shackley ed i suoi
C

complici, decisero di continuare, indefinitivamente, le loro


operazioni segrete, con tutti gli agenti operativi, riuscissero a far
entrare: nelloro~ "Secret Team" privato, dopo: la conclusion~ della
guerra~del Vietnam.
Poi, all'jmpI'ovviso, illoro collegamento di vertice con la Casa
Bianca di Nixon, Eric Von Marbord, un pilastro importantissimo nel
loro apparato di potere, :fil messo in peñcolo da unevento
totalmente inaspettato e~sorprendente~ lo scandalo Watergate.

~ t3evJ~~
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27\7

Le dimissioni di Nixon, rappresentavano una minaccia per


Schackley & company, molto più grande di queUo .che poteva
sembrare in apparenza, e da ciò che risultava dalle indagini

ia
giudiziarie~ Il pericolo stava nel fatto che gli idraulici scelti per
rovistare nell'ufficio del Capo del Comitato democratico nazionale,

or
Larry O'Brian, erano tutti membri deUa stessa vecchia squadra di
assassini di 1M. Wave:. Rolando Martinez, Howard Hunt, Frank

em
Surgis, Bemard Baker.. Ciò che rischiava di uscire allo scoperto era
addiritturaJe responsabilità per la morte di J F Kennedy.
Le prodezze degli idraulici --come viene descritto da .......
provocarono una discussione interessante nell'Ufficio Ovale,
M
durante la quale John Dean disse a Richard Nixon: "Signor
Presidente, si tratta di. un problema serio. Bernard Baker, uno dei
lla

tizi arrestati al Watergate Hotel, aveva degli assegni in tasca


pr-ovenienti da CREEP, e hanno rintracciato alcuni di questi assegni
che sono stati emessi da una banca giù nel Messico. Pat Ray, ha
de

appena chiamato. dall'FBI, perché gli è stato chiesto di indagare


sulle connessioni di questa banca con ~itizi che stavano svaligiando
il Watergate. Ray vuole sapere se.. 1'indagine può ~reare dei
problemi" .
a

"TiI vai al1'Agenzia" rispose Nixon, "e dì all' Agenzia di


as

contattare il Bureau e ordinargli dì uscire fuori dalla questione".


Dean: " e che devo~dire.loro?".
Nixon: " dì loro che se non si tengono fuori dal!' indagine, tutti i
C

nostri scheletri nell'armadì(} del Messico, riguardo ai tizi della Baia


dei Porci, usciranno allo scoperto."~
Fu allora, ~commenta Daniel Sheehan, capo consigliere per
l'Istituto Cristiano.. che gli uomini dell' Agenzia si resero. conto ehe
si trattava. di una minaccia diretta,. di rivelare che un. gruppo
dell' Agenzia aveva finanziato sia Barker; che il gruppo che si
addestrava ~perl' assassinio, in una base segreta nel Messico, la cui
scoperta avrebbe: portato: a dei risultati disastrosi.

~~~~
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27\8

Sheehan, spiega come questo piccolo dettaglio, di un prelievo


da una banca messicana, stava per causare la fme del ruolo, alla

ia
Casa Bianca, di Nixon.
Se gli investigatori dell'FBI, avessero proseguito nelle loro

or
indagini presso la banca messicana, avrebbero portato alla luce il
legame esistente tra la squadra d'assassinio cubana e la morte del

em
Presidente Kennedy. Questoavrebbe'minacciato Nixon e l'Agenzia,
a prescindere dal loro coinvolgimento o meno in qualsiasi azione
. portata avanti dai cubani. Per evitare un tale disastro, prosegue
Sheehan, fu deciso di far fuori Nixon con l'accusa meno' grave di
M
aver ostacolato la giustizia, piuttosto che rischiare di far scoprire
~

tutto.
lla

A Robert Bennett, il luogotenente del factotum di Howard


Hughes, Bob Mahen, il creatore degli squadroni della morte di
.

Nixon a Miami", fu dato un messaggio da recapitare a Bob


de

Woordward, del Washington Post, dicendogli che Nìxon era


coinvolto in un piano di decine di milioni da dare wttobanco ai ladri
di Watergate. Quindi Nixon fu messo sotto impeachement, per
l'accusa meno pericolosa di aver ostacolato la giustizia, un'accusa
a

dalla quale-avrebbe eventualmente potuto difendersi.


as
C

k~~
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CAPITOLO 28
VESPRI SICILIANI

Che l'amico mafioso di Nixon, Sindona, fosse non casualmente


coinvolto con la CIA, fu chiaro dalla sua amicizia con un altro itala
americano, Mark Antonucci, amico dell' ambasciatore Graham
Martin, un tipo robusto come Marcinkus, con il quale Antonucci
giocava regolarmente a golf sui campi dell'Acquasanta, il green così

ia
caro a.Galeazzo Ciano.
Antonucci era giwlto in Itali~ con la Goodyear ma poi era

or
diventato socio di Sindona, per fonnare una compagnia di sicurezza
privata, la Secunnark, con un capitale di base di 225milioni di lire, e

em
legato alle industrie Vetco Offshore, una compagnia delle Bahamas,
che gestiva degli affari in valuta per Marcinkus. Fu solamente
quando il SEC trovò delle irregolarità in una transazione della
Vetco, e bloccò la vendita delle azioni, imponendo una multa di
M
320mila dollari, che i veri padroni della compagnia furono scoperti
essere Marcinkus e il Vaticano. Questo avrebbe dovuto
rappresentare un segnale abbastanza allarmante, per gli affari futuri,
lla

su scala maggiore, tra Marcinkus ed il successore di Sindona,


Roberto Calvi, che concluse la sua carriera di apprendista stregone,
de

impiccato sotto il ponte dei Frati Neri. Ma erano in pochi disposti a


capire. Se il pubblico americano avesse prestato più attenzione,
avrebbe potuto risparmiare miliardi di dollari, inghiottiti da
compagnie finanziarie fraudolente e spremuti durante gli anni di
a

Reagan.
as

Così come stavano ]e cose, Sindona infuriato e ferito dal


trattamento ricevuto in Italia, si rivolse all'America, per recuperare
terreno, comprensibilmente fiducioso della possibilità di mettere
C

insieme ]a sua introduzione con il Vaticano, la Mafia, e il


capitalismo reazionario di Richard Nixon. Già in ottimi rapporti con
Graham Martin, prima di lasciare ]'Italia, si adoperò u]terionnente
acquisendo il Rome Daily American, che serviva alla CIA.
Ad un party lussuoso, di cui era ]' antitrione, nel suo Grand
Hotel, i] siciliano fu nominato "uomo dell' anno", da parte
dell~ambasciatore Martin.

~.~~
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28\2

Nella terra promessa, fu protetto dagli amici di Nixon più


rappresentativi dell'apparato governativo: Spiro Agnew, John
Mitchell, John Connally, David M. Kennedy. Sindona aveva
goduto dell' amicizia di Nixon fill da quando, il futuro presidente,
svolgeva l' attività legale, negli anni "60 e aveva cercato dei clienti
proprio tramite il banchiere, clienti come gli eredi della fortuna

ia
rapinata dal dittatore Truyillo.
Fu John Mitchell, a suggerire a Sindona che la migliore mossa

or
per entrare nel mondo fmanziario di New York, sarebbe stato
l'acquisto della Franklin National Bank. Mitchell sapeva che questo

em
Istituto si trovava in serie difficoltà economiche. Harold Gleason,
presidente della Franklin si era occupato dell' acquisto
dell'appartamento di Nixon a New York, e fu il figlio di Gleason,
Harold Jr., un membro del vecchio studio legale di Nixon, a
M
presentare Sindona a Lawrence A. Tisch, il maggiore azionista della
Franklin. La Franklin occupava la ventesima posizione fra le
14mila banche americane, era un vero colosso, con 4miliardi di
lla

dollari di depositi, 3700 dipendenti, 104 sportelli a New York, ed un


grattacielo sulla Park Avenue: valeva 32milioni di dollari. Tisch ne
de

chiese quaranta, e Sindona, più interessato a divenirne il


proprietario, che del suo vero valore, non esitò un istante.
Non tirò fuori comunque un soldo; tutto il denaro proveniva
dalle sue banche, e dai depositi dei suoi ignari clienti, 18milioni di
a

dollari dalla Banca Unione, che in teoria prestò i soldi alla Pasco
as

A.G., e 22milioni di dollari vennero dalla Privata, via Svizzera.


Come capo del Consiglio di Amministrazione, a New York,
scelse un inglese simpatico ma discutibile, Peter Shaddick, già
C

responsabile per il settore estero della Continental Illinois di


Kennedy. Per assicurarsi il servizio particolare di questo bel tomo,
tipo attore del cinema, una via di mezzo tra Gary Cooper e John
Wayne, Sindona gli dovette prestare 100mila dollari, senza interessi,
per saldare certi suoi vecchi debiti. In meno di 10 mesi, sotto la
direzione di Shaddick, i depositi aumentarono di quasi un miliardo
di dollari.

~&J~~
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28\3

Nella Finabank di Genova Shaddick aprì un conto personale,


sotto il nome in codice di Mr. New, depositando 575mila dollari.
Per stabilirsi a New York, Sindona acquistò una doppia suite,
all 'undicesimo piano dell 'Hotel Pierre.
Subito accolto dalI' establishment di Nixon, ben presto

ia
cominciò Q tenere lezioni ~ Haward~ Rusines£ &chaol e~ alla
Columbia Graduate School, lezioni sulle prospettive positive delle

or
società multinazionali, che sarebbero state 1'lU1ico mezzo di
prevenzione contro le cicliche depressioni economiche degli stati!

em
Per sostenere le sue tesi con i fatti, il siciliano acquistò azioni di
uno dei colossi americani, la Gulf & Western, cedendo al suo
presidente, Charles Bludhorn, il 6% della sua Immobiliare Generale.
Sindona poi viaggiò in llU1goe in largo con David Kennedy,
M
che considerato non abbastanza duro da Nixon (che lo rimpiazzò
con John Conally), e molto inesperto in materia di alta politica, era
stato nominato ambasciatore economico itinerante. David Kennedy
lla

rese possibile a Sindona aprire delle filiali della Franklin, nelle


lontane sedi di Tokyo e Singapore.
de

Per aumentare la sua presenza negli Stati Uniti, Sindona


acquistò, per 27milioni di dollari, la Talcott (Savings & Loan), che
aveva 200 uffici in tutti gli Stati Uniti. Sperava di operare una
fusione tra la Savings & Loan e la sua Franklin Bank, eludere
a

quindi i regolamenti bancari americani, ed aver accesso ad altri


as

milioni di dollari dei rispanniatori. Con Carlo Bordoni alla


Franklin, il denaro dei risparmiatori già veniva usato illegalmente
dalla MoneYfex, per speculazioni sulle valute. Fino a 15Omilioni di
C

dollari al giorno, nel gennaio 1973, quando Bordoni venne a


conoscenza che Andreotti stava per svalutare la lira.

~
Jw~ ~L
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28\4

Quando le banche si rifiutarono di trattare con Bordoni, per


cifre così alte, a meno che non ci fosse la garanzia di un'importante
banca americana, Sindona si rivolse alla Continental di Kennedy.
Per tutto febbraio e marzo, Bordoni giocò accompagnato dalla
fortuna altalenante del giocatore d' azzardo: perse un miliardo di lire

ia
in un giorno, ne guadagnò 44 il giorno successivo. A marzo
acquistò 1,3miliardi di dollari, con una perdita di 138milioni di

or
franchi svizzeri. E così via. Alla fine dell' anno, quando si
accorsero che Bordoni aveva speculato per una cifra di 3,76miliardi

em
di dollari, la banche americane si rifiutarono di accettare altre sue
operazioni. Correva voce che la Franklin stesse falsificando anche i
registri. Per correre ai ripari, e garantirsi liquidità, Sindona, la cui
sfrontatezza non superava mai la sua ingenuità, decise la
M
ricapitalizzazione di una delle sue piccole compagnie siciliane, la
Finambro, del 16.000.000%! Così, 160miliardi di lire, soldi di
investitori creduloni, potevano entrare nelle sue tasche, attirati dalla
lla

sua fittizia reputazione da mago della finanza, garantita da


personalità eminenti quali Nixon, Kennedy, el' ambasciatore
de

Mat:tin.
Eppure il meccanismo era, o sarebbe dovuto essere, abbastanza
chiaro: solo la metà delle azioni garantivano il diritto di voto, quindi
a Sindona bastava avere il 25% dei 160miliadi di capitale, pari a
a

40miliardi di lire. Il resto sarebbe stato sottoscritto dagli investitori.


as

Per i 40miliardi necessari per acquisire il controllo, Sindona li


avrebbe reperiti dai risparmiatori delle sue due banche, la Privata e
1'Unione. Senza spendere un centesimo di suo, avrebbe potuto
C

mettere le mani su 120miliardi di lire, da usare a suo piacimento,


estinguere dei debiti, e continuare a speculare.

k&~~
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28\5

Un accordo stabiliva che 50miliardi sarebbero andati ai


democristiani, al governo, per approvare l'aumento di capitale,
20miliardi a Sindona stesso, i restanti 30miliardi erano destinati a
tappare i buchi o essere gestiti sul mercato. Sindona aveva già
studiato un sistema per tenersi buoni i democristiani. Aveva creato
in Svizzera due società fmanziarie, Usiris e Polidor, la cui attività

ia
aveva una singolare particolarità: tutti i profitti dovevano andare alla
D.C., mentre qualsiasi perdita sarebbe stata addebitata alle banche

or
italiane di Sindona ~ai suoi risparmiatori, cioè~. I soldi venivano
versati, in conti cifrati, nelle banche svizzere di. Sindona, la

em
Finabank e Aminear. Il segretario amministrativo della D.C.,
Filippo Micheli, ed il suo braccio destro, Raffaello Scarpiti, erano
autorizzati a prelevare da questi conti~ Scarpiti, a sua volta, avrebbe
aperto conti corrente presso altre banche. Non a caso, Micheli e
M
Scarpiti erano membri della P2 di Gelli. A queste somme venne
aggiunto un regolare pagamento mensile, di I5milioni di lire in
contanti, da consegnare ad Arnaldo Forlani della P2, al quartier
lla

generale D.C, a piazza del Gesù a Roma, per mano di Sandro


Mignone, il genero di Sindona, un'affascinante trentenne, sempre
de

vestito inmaniera impeccabile da un sarto inglese ~fli1ché fini anche


lui con il vestito a righe~.
Chi poi indagò, trovò difficile stabilire l'entità delle somme
passate ai democristiani, ma la stima si avvicinava a 12 miliardi.
a

In cambio, Sindona, potè contare sull'appoggio del partito, per


as

le sue macchinazioni complesse, a livello internazionale, e favori


come la conoscenza anticipata delle mosse politiche. Al momento
giusto, avrebbe cooperato alla destabilizzazione dell' economia, alla
C

strategia del terrore, alla partecipazione finanziaria nei vari golpe.

~RxJ~
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28\6

Negli ultimi anni "60, la potente rete fmanziaria e politica di


Sindona, operando tramite la P2 che era al servizio della CIA,
promosse attivamente il terrore, finanziando le bande terroristiche,
impiegate per mettere in scena attentati spettacolari, che miravano a
terrorizzare e demoralizzare. Come sottolinea Kevin Coogan, "il
clima di crisi doveva gettare le basi per l' accettazione popolare di

ia
un golpe tecnico~militare, appoggiato dalla NATO, per instaurare
l' ordine, e forte abbastanza da poter controllare la forza crescente

or
del pcr'.
Ma nonostante i favori resi alla maggioranza democristiana,

em
Sindona incontrò degli ostacoli quando si trattò di ricapitalizzare la
sua piccola Finambro.
La politica del "denaro facile" del primo ministro Giulio
Andreotti, aveva prodotto un allargamento del credito del 25%,
M
rispetto ad un incremento delle entrate previsto intorno al 15%,
provocando inflazione e speculazione. Il nuovo governo di centro
sinistra, che aveva sostituito quello di Andreotti, nominò come
lla

ministro del tesoro, l' onesto Ugo La Malfa, rispettato statista, leader
del piccolo Partito Repubblicano, che instaurò ooa politica di
de

restrizione monetaria.
Nonostante fosse un conterraneo siciliano, La Malfa era un
laico intransigente che non vedeva di buon occhio la connivenza di
Sindona con i cattolici, e, nonostante Sindona sostenesse
a

sofisticatamente, per non dire sfrontatamente, che il denaro serviva


as

per costruire edifici economici, incrementare il turismo, e fungere


da incentivo per gli investimenti esteri, la Malfa tenne duro. Niente
ricapitalizzazione della Finambro. Frustrato, Sindona esercitò
C

pressioni sui leader democristiani, Andreotti e Fanfani, i quali gli


erano debitori di molti favori. Uno ,dei principali, erano i due
miliardi che Sindona aveva pagato per la nomina dell' amico
siciliano, Carlo Barone, in sostituzione di Massimo Spada, come
Amministratore Delegato della cattolica Banca di Roma. '

s~~,
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28\7

Barone, compagno di studi a giurisprudenza, e di poker, aveva


promesso al suo vecchio amico un prestito di 100milioni di dollari
per ottenere tale nomina. Il 22 marzo, sette giorni prima della
scadenza delrincarico di Spada, furono promessi i due miliardi di
lire ad Andreotti e Fanfani. Il 31 marzo, durante un ricevimento al

ia
Grand Hotel, Sindona aveva brindato a Barone, nuovo
Amministratore Delegato, e detto al proprio secondo, Carlo

or
Bordoni: "da oggi in poi, questo è l'uomo con cui tratterai". Il
giorno seguente, ringraziando i politici per il loro intervento, inviò i

em
due miliardi, che rappresentavano il 2% di ciò che si aspettava di
avere in prestito da Barone. *(nota).
Per aggirare La Malfa, sulla ricapitalizzazione di Finambro,
Sindona si appoggiò al segretario della DC Fanfani, che aveva
M
urgente necessità di soldi, per sostenere le spese del referendum sul
divorzio, che doveva aver luogo di li a poco. La maggior parte del
fmanziamento della DC proveniva dalla tangente, di 15 milioni di
lla

dollari mensili, che erano frutto di un accordo sul petrolio, una


oscura fonte, presto chiusa, quando si profùò la possibilità di
de

rivelazioni scandalistiche, da parte della stampa.

*(nota).
La transazione fu portata avanti con conti bancari intestati a
a

nomi di fantasia come Romania, Primavera e Lavaredo. n 2 aprile,


as

un miliardo di lire fu ritirato dal conto 4165, a nome di Semeria, e


versato sul conto di Romania, dove restò solo 24 ore. Di lì a poco
furono versati 500milioni sul conto di Primavera, ed altrettanti su
C

quello di Lavaredo.

~~~
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28\8

Se i democristiani fossero riusciti a vincere la battaglia del


referendum, si sarebbero trovati in una posizione di forza, tale da
consentire loro di pennettere la ricapitalizzazione di Finambro. A

ia
tale fme fu concluso un altro accordo. Sindona pagò tre milioni di
dollari, attraverso i suoi canali svizzeri, al factotum dieCÌ Scarpiti,

or
promettendone altri otto, in caso di vittoria nel referendum: la
contropartita ovviamente era la Finambro. Per aumentare le

em
possibilità di successo alle urne, fu dato nuovo impulso alla
strategia del terrore, con la strage di Brescia.
Il 12 maggio 1974, giorno della resa dei conti, la DC conobbe
un 'umiliante sconfitta sul referendum. Ormai non c' era più
M
possibilità di elargire favori: l' accordo per la Finambro spirò.
L' ombra devastante della bancarotta si allungò su Sindona,
proprio mentre gli americani stavano affrontando 10 scandalo
lla

Watergate. Era arrivata l' ora di prendere delle misure drastiche. Fu


ordinato a Bordoni di operare una colossale speculazione contro la
de

lira. Pur sapendo che sarebbe fallita, avrebbe talmente danneggiato


l'economia italiana, da distogliere l'attenzione pubblica da Sindona.
Contemporaneamente ci sarebbe stato l'attentato dell' Italicus, e
Sogno, auspice il SID, avrebbe iniziato il suo tentativo di colpo di
a

stato, eoadiuvato dall' ambasciatore Martin. Ma anche questo non


as

andò in porto.
Con la caduta di Nixon, Sindona perse i suoi amici americani
più influenti, travolti dallo scandalo; in Italia, Andreotti fu costretto
C

a fare marcia indietro. A New York, le autorità scoprirono che la


Franklin aveva perso ingenti somme, in transazioni mai registrate. 11
SEC la sospese in Borsa, e mentre le azioni colavano a picco, la
Federal Reserve completò il disastro, negando la fusione tra
Franklin e Talcott S&L..

~~,
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28\9

All'ultimo momento, Sindona tentò di rifinanziare la Franklin,


immettendo 50 milioni di dollari, che spostò dall'Italia, cioè dai suoi
risparmiatori, tramite la Fasco A.G. di Lussemburgo.
Sftuttò. il timore delL A mmin i~trazio~ Eordo della diffusione._ del
panico fra i risparmiatori, già storditi per la crisi petrolifera del
Medio Oriente, e per la caduta rovinosa di un Presidente. Sindona

ia
riuscì a strappare ad un amico di David Kennedy, James E. Smith,
responsabile del controllo della valuta, una falsa dichiarazione di

or
assoluta solvenza della banca. I risparmiatori comunque non erano
dell'umore adatto a concedere fiducia. A New York, 325milioni di

em
dollari di depositi lasciarono la Franklin, in due settimane; dalla
filiale di Londra, i risparmiatori ritirarono 600milioni di dollari.
Anche gli stranieri che avevano effettuato depositi nella Banca
Unione e Privata Finanziaria, cominciarono a ritirarli.
M
Con l'accordo sulla Finambro andato in furno, le due banche
italiane. di Sindona si trovarono sull' orln dell'inso.lYenza.~ L~unica
speranza era quella di ottenere un prestito di 100 milioni di dollari
lla

dal Banco di Roma, che l' amico siciliano di Sindona, Barone, aveva
promesso in cambio del 51% delle azioni delle banche, oltre a 100
de

milionidLdollarL delle. azioni deJ.rTmmohiliare. Genera1e~ Sta.volta


Sindona fu fortunato: Barone convinse gli altri due membri del
Consiglio del Banco di Roma, discutendo rabbiosamente.
"Comunque se lui non restituisce i soldi, noi ci terremo le Banche, e
a

venderemo le azioni", aveva concluso. La Immobiliare era ancora


as

l' azienda più grande d'Europa, nel suo genere, e il Banco di Roma,
se avesse prelevato l'intero complesso bancario di Sindona, avrebbe
enormemente aumentato la sua presenza nei confronti dei suoi due
C

grandi concorrenti laici, il Credito Italiano e la Banca Commerciale.


Il 20 giugno 1974, il Banco di Roma di Nassau ~che si trovava
opportunamente al di fuori del controllo stata1e~depositò 50milioni
di dollari nel General Banking Corporation di Sindona, nel Grand
Cayman, al di là del mar dei Caraibi. Un Istituto esistente solo sulla
carta, visto che non era stato nemmeno capitalizzato.

k~~~
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28\10

Per luglio, Sindona aveva già venduto i certificati azionari della


Finambro ~anche se la ricapitalizzazione non era stata ancora
approvata~ e aveva ricavato 15miliardi in Italia, e l'incredibile
somma di 130miliardi all'estero, riuscendo quindi quasi a

ia
raggiungere la sospirata sottoscrizione di 160miliardi. Ciò che si
ignorava era che tali rassicuranti sottoscrizioni derivavano da fondi

or
sottratti dalle sue banche all'estero. Quando gli investitori italiani,
che~avevann L~ertificatis_c_adutida.mesi cominciarono a red amare i

em
loro soldi, il mercato cedette. Fu allora che fu scoperto che
Bordoni, con la speculazione sulle valute, aveva perso molto più di
quel che si pensava, coinvolgendo le riserve delle banche. All'inizio
di agosto, il Banco di Roma mandò i propri revisori dei conti, che
M
trovarono ingenti somme non contabilizzate. Una revisione
preliminare sulla Banca Privata dimostrò un ammanco dì 200milioni
di dollari, 136 erano anche stati prestati, senza garanzia, a società
lla

appartenenti a Sindona. 30milioni di dollari erano andati persi in


giochi valutari. In tutto Bordoni si era giocato 43miliardi di lire.
de

n Banco di Roma che ancora mirava alle banche di Sindona,


ora voleva che fosse la Banca d'Italia a coprire le perdite, con
denaro pubblico, per restituire fiducia al mercato. Con tale fragile
pretesto, Guido Carli acconsentì ad una fusione, in extremis, fra la
a

Banca Unione e la Banca Finanziaria. Ne risultò un mostro, la


as

Banca Privata Italiana, da sovvenzionare con 62,5miliardi di lire, da


parte della banca centrale. Come sempre, in tali situazioni, i grandi
investitori, la crème dell' establishment, furono liquidati prima del
C

disastro. La banca del Vaticano ricevette 20miliardi di lire, salvando


fondi pubblici e privati di Marcinkus. Circa 500 nomi prestigiosi ne
uscirono senza un graffio. Solo i piccoli investitori rimasero con le
pive nel sacco. Presto anche i tiduciosi risparmiatori americani
avrebbero imparato le regole di questo gioco. Ma la gente, in
America, non aveva ancora idea di quanto il proprio governo fosse
co.in.voltQconJ~attività bancaria_fraudQlentache~ aveva. finanziato la
strategia del terrore.

k~~'
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28\11

Per nascondere le proprie magagne, la banca Amincor di


Zurigo chiuse i battenti, prima che i suoi libri contabili potessero
essere esaminati. Altre cattive notizie arrivarono in agosto, quando

ia
la Banca WoIf di Amburgo fu costretta a chiudere. Poi finì per
cedere anche la Finabank di Ginevra.

or
A quel punto, gli squali del Banco di Roma sentirono l' odore
del sangue, convocarono Sindona e gli suggerirono, per evitare la

em
bancarotta, di vendere loro la sua Banca Privata Italiana, per il
valore nomina1e di una lira. Al rifiuto di Sindona, il Governatore
Carli suggerì un ultimo espediente: diverse banche italiane
avrebbero dato vita ad una cordata per fondare una nuova banca, la
M
Oltremare, con le spoglie dell'impero bancario di Sindona. Si
sarebbe evitato il duro colpo della bancarotta, con conseguente
incriminazione. A quel punto, i governatori laici delle banche IRI
lla

non consentirono di condurre in porto il progetto. In soli undici


giorni erano evaporati 220milioni di dollari di riserve.
de

Le azioni dell'Immobiliare, che dovevano garantire le banche


dell'IRI, scesero da un valore di mille lire, per azione, ad uno di
tre.c.ento.lire.
Sopraggiunse poi il colpo di grazia. Il Palazzo di Giustizia a
a

Milano comunicò che c' erano sufficienti irregolarità nella


as

contabilità di Sindona, per incriminarlo.


Sandra Pertini, vecchio socialist~ allora Presidente della
Camera, pronunciò parole dure sullo scandalo: "E'inconcepibile
C

che il Parlamento sia stato tenuto all'oscuro su questa situazione. Il


governo non può stendere un velo pietoso sull' affare Sindona". La
stampa reclamava che Sindona fosse bloccato, prima che fossero
rovinati tanti piccoli risparmiatori. Il Governatore Carli recepì il
messaggio: l'unica cosa rimasta da fare era la liquidazione della
Banca Privata Italiana. La Banca d'Italia avrebbe garantito i
correntisti. Solo gli azionisti, e il contribuente, ci avrebbero rimesso.

~~~'
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28\12

Fu nominato liquidatore un abile avvocato milanese, Giorgio


Ambrosoli, un bell 'uomo sulla quarantina, con baffi da poliziotto,
una cosa di mezzo tra un bostoniano stizzoso e un operatore della
City, che non sarebbe vissuto abbastanza, per potersi pentire del
compito affidatogli.
Aveva tra le mani, come fu commentato subito dalla stampa, il

ia
fallimento bancario più grande della storia, che coinvolgeva capi di
stato, ministri, segretari di partito, capitani di industria, banchieri di

or
spicco ed alti dirigenti. Si trattava di uno scandalo che avrebbe
portato allo scoperto connessioni e imbrogli, non solo tra il mondo

em
economico e quello politico ma di entrambi con la malavita: territori
pericolosi da percorrere. Sindona, che era stato confidente e fidato
operatore del Papa, partner di grandi banchieri inglesi e americani,
che aveva comprato e venduto aziende, cavalcando la Borsa, era ora
M
un uomo rovinato, con un impero che affondava in un mare di
perdite irrecuperabili, mentre migliaia di investitori ingenui e
innocenti venivano inevitabilmente trascinati nei gorghi. Da un
lla

giorno all' altro, perse il controllo di tutte le sue maggiori societ~ un


patrimonio valutato nel suo insieme quasi 260miliardi di lire.
de

Panerai e~D.e~Luca sintetizzano~ eosila situazione nelloro "Crack": ~

"il crollo di Sindona mise in luce l'arretratezza del sistema


finanziario italiano, dove pochi uomini, approfittando di tanti
privilegi che erano loro consentiti da leggi antiquate, erano in grado,
a

accordandosi con i leader dei partiti e alti dirigenti, di controllare


as

l'intera economia a spese del cittadino ignaro e dei suoi risparmi".


Se gli americani fossero stati più attenti agli intrighi di Sindona,
avrebbero potuto salvare i miliardi persi con l'imbroglio della
C

S&J-.,s.
A ottobre, fu chiaro che "l'uomo dell'anno" di Graham Martin
per il 1974, si avviava verso la galera. A Milano, il giudice Ovidio
Urbisci, per paura che Sindona potesse fuggire, prima che potesse
procedere, con i documenti che dovevano arrivare da Roma, emise
un mandato di arresto, sulla base di "falsificazione di registri e
gestione illegale del patrimonio".

~~~-
I
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28\13

Furono allertati i carabinieri in tutta Italia. Ma Sindona,


avvisato dai suoi amici della P2, che come ci si poteva aspettare,
avevano una talpa nella magistratura, fu più veloce. Era già a
Ginevra, con un passaporto falso procuratogli dal conrratello Vito

ia
Miceli, capo del SID. L' 8 ottobre, quando fu pubblicata la notizia
del mandato d'arresto, partiva per Taipei, da dove sarebbe stato

or
impossibile estradarlo, e dove poteva contare sull' appoggio, non
solo della locale sezione della CIA, ma anche di un altro confratello

em
importante, il primo ministro giapponese Kakeu I Tanaka, che sarà
poi condannato per lo scandalo Lockheed.
Lo stesso giorno, la Banca Franklin fallì, e le autorità USA
condannarono Sindona per bancarotta fraudolenta. Per risarcire i
M
correntisti, la Fed e FDIC dovettero sborsare milioni di dollari, a
spese del contribuente. Ma questo fu niente, in confronto a ciò che
altri sindona locali stavano preparando ai loro connazionali, in fatto
lla

di bancarotta.
Un altro mandato di cattura fu emesso per il luogotenente di
de

Sindona, Bordoni, ma questo se l' era già svignata in Venezuela,


avvertito dalla Mafia e consigliato di tenere la bocca cucita. Quindi
l'intera vicenda di Sindona poteva fmire così, con un esilio in
paradisi sicuri, in compagnia di altri impostori, come il suo buon
a

amico, Vesco, mentre l'intero retroscena massonico dell' affare


as

sarebbe rimasto segreto, così come il coinvolgimento dell'Agenzia.


Ma~ Silldona si annoiaYa.
C

~~~L~
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28\15

Gli sforzi principali di Sindona erano ora diretti a cercare di


fare abortire la liquidazione forzosa della sua banca in Italia,

ia
facendo pressioni a livello governativo, per riempire la cassa prima
di essere processato, in Italia o negli USA. Dapprima esercitò

or
pressioni su Carli, per far approvare un' operazione di salvataggio,
minacciando, senza andare tanto per il sottile, di rivelare tutto ciò

em
che sapeva sulle operazioni irregolari nel sistema bancario italiano.
Finiva la sua lettera così: " Credi che tu ne usciresti, profumando
come una.ro.s.a?"
Carli forse gli ávrebbe volentieri dato ascolto, ma l'avvocato
M
Ambrosoli, come un mastino, dopo avere esaminato
scrupolosamente i registri bancari, negò il suo consenso, sostenendo
che qualsiasi operazione di salvataggio avrebbe semplicemente
lla

sortito l' effetto di gettare dei soldi buoni appresso a quelli cattivi.
In preda al panico, Sindona si rivolse ai politici della DC,
de

minacciando il segretario Fanfani che se non gli avesse restituito i


due miliardi, consegnatigli per il referendum sul divorzio, avrebbe
reso pubblico tale combine. Fanfani fece fmta di non sentire.
Quando il vecchio amico di Sindona, Andreotti, divenne di
a

nuovo Capo del Governo, il siciliano pensò di aver trovato


as

fmalmente la soluzione. Chiese ad Andreotti di aiutarlo, in modo da


proteggere tutti quei politici che erano stati coinvolti nelle tangenti.
Era una minaccia ovvia. Andreotti sembrò ascoltarlo, e fece un
C

sforzo serio per aiutare l'amico fallito, scegliendo per tale


operazione, l'impresario di costruzioni, il romano Fortunato
Federici, uno dei direttori del Banco di Roma, cognato di Henry
raska, che doveva diventare presto l' ambasciatore americano in
Gre.cia.

k&4'
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28\ 14

Con Wl tedio napoleonico della tranquillità della sua vita


isolana, Sindona desiderava tornare al lusso del suo appartamento
all'Hotel Pierre, e alla bella vita di New York. Invano i suoi
compagni della P2 lo avvertivano del pericolo della bancarotta
fraudolenta. Affrontando con risolutezza il rischio, tornò aNew

ia
York, alla fine del 1974, preceduto da una cauzione sufficiente per
permettergli il ritorno al suo alloggio al Pierre, da dove escogitare

or
qualche via d'uscita.
Nel frattempo, i confratelli massoni lottavano per bloccare i

em
tentativi dei magistrati italiani di fare estradare Sindona. Licio Gelli
andò persino alla Casa Bianca, per incontrare il massone di
trentatreesimo grado, Gerald Ford. Nonostante gli fosse stato detto
che gli Stati Uniti erano legati da un trattato che autorizzava
M
l' estradizione, il Venerabile Maestro riuscì comunque ad ottenere un
aiuto fratemQ:~rintero~ dossier ac.cusatoriü ayrebbe dovutn ess.ere
inviato dal magistrato italiano negli US~ per un'analisi che sarebbe
lla

presumibilmente durata in eterno.


Passarono due anni, e nessuno infastidì più Sindona. Gelli lo
de

visitava regolannente, per consiglio, e per confortame l'esilio, non


propriamente siberiano. Sindona cenava regolarmente al
Metropolitan Club, e si teneva occupato con piccoli traffici con i
mafiosi italo americani, guadagnando cosi circa mezzo milione di
a

dollari l'anno. In Italia le cose si calmarono. Tutti i buchi erano


as

stati tappati dalla Banca d'Italia, a spese del contribuente, e tutti gli
impiegati delle banche di Sindona erano stati assunti dal Banco di
Roma. Nessuno desiderava risvegliare il "can che dorme".
C

~ &J--
~
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28\16

Federici ebbe la brillante idea di ricattare i circa 500 esportatori


illegali di capitali. Queste importanti persone, che avevano

ia
beneficiato delle losche transazioni di Sindona, sarebbero dunque
servite ora a salvario. Per ottenere la lista di questi esportatori da un

or
banchiere svizzero, Federici spedi in Svizzera un altro massone,
Roberto Memmo, con una somma di 100mila dollari. Memmo era

em
membro della loggia massonica di Gelli "Giustizia e Libertà", ed era
un uomo abbastanza abile, tanto da aver iniziato la sua attività con
una piccola industria di calzini, per poi riapparire, qualche anno
dopo, proprietario di una Rolls Royce, di un ristorante cinese, e di
M
un edificio di fronte al Campidoglio. Era dunque un uomo
giudicato capace di produrre positivi risultati. Ma quello di cui
Federici venne a conoscenza, lo accompagnò nella tomba, quando
lla

scomparve in circostanze misteriose. Di lì a poco, il cognato Henry


Taska morì in un incidente automobilistico, ugualmente misterioso.
de

Qualcuno non voleva che la lista degli esportatori di capitali


fosse rivelata.
a
as
C

~~~~
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CAPITOLO 29

SHACKEL y COME DD~

Poco dopo che Ford aveva preso il posto di Nixon, nell' agosto
1974, scoprì, con apparente sorpresa, che l' Agenzia era stata
strettamente coinvolta in attentati ed assassinü, fin dai primi anni

ia
"60. Furono scoperti gli scheletri negli armadi e, il 3 gennaio 1975,
Ford fu costretto a dare inizio a severe indagini, per appurare i fatti,

or
o meglio, per nasconderli. Era consapevole che le rivelazioni
avrebbero potuto danneggiare l'Agenzia, abbattere il morale dei

em
suoi uomini, e causare disagi per altri governi, che avrebbero visto
divulgare informazioni riservate che li riguardavano. Istituì una
Commissione sulle attività della CIA, che avrebbe dovuto prevenire
abusi per il futuro. Per soddisfare le richieste dell'opinione
M
pubblica, e nello stesso tempo proteggere i più imbarazzanti segreti,
Fard scelse, per guidare tale Commissione, il suo vice presidente,
Nelson Rockefeller. Anche Ronald Reagan ne faceva parte, il che
lla

equivaleva ad assegnare alla volpe il compito di proteggere le


galline.
de

Il Congresso fu incoraggiato a creare propri Comitati di


inchiesta, sotto la direzione di Frank Church per il Senato, e Otis
Pike per la Camera. Fu reso pubblico un lungo elenco di crimini e
complotti, e inquietanti attività contro governi stranieri e i loro
a

cittadini. Furono rivelate vaste operazioni all'interno dello Stato:


as

informazione deviata, campagne dei media, tentativi di inflltrazione


e controllo di molte istituzioni statunitensi. C'erano anche prove
evidenti di spionaggio sugli attivisti sociali, sembrava che i comitati
C

fossero sul punto di intravedere la possibilità di un coinvolgimento


CIA, nell'assassinio di John F. Kennedy.
Colby si rese conto che restare sotto la luce dei riflettori troppo
a lungo, avrebbe significato la distruzione dell' Agenzia, e allora
segui la strategia più cauta di collaborare con il Congresso. Non
ricorse all'ostruzionismo e svelò spontaneamente tutto quel che
poteva, sperando in cambio di.legittimare l'attività della CIA.

~
~~ (1J
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29\2

Appena il Comitato di Church cominciò a scavare in profondità


negli intrighi segreti, Richard Welch, capo sezione ad Atene, fu
assassinato sulla porta di casa. Successe due giorni prima del

ia
Natale 1975, e portò una accelerazione delle indagini sugli abusi
CIA. La responsabilità della morte di Welch fu addebitata ad un

or
dirigente che aveva lasciato la CIA, Philip Agee, che aveva incluso
in un elenco l'indirizzo di Atene del capo sezione~ ma visto che

em
Welch abitava nella stessa abitazione usata dai suoi predecessori,
quell'indirizzo era a conoscenza di qualsiasi nemico. Quel che
veramente era successo, secondo Daniel Sheehan, era che Welch era
stato vittima di una rappresaglia per le operazioni "anti
M
terroristiche" che aveva gestito per Shackley in Medio Oriente.
Per tener buona l'opinione pubblica, Fard licenziò Colby, ed
emise l'Ordine Esecutivo n.11905, che disponeva che nessun
lla

dipendente del governo americano potesse rendersi disponibile per


cospirazioni od assassinii politici.
de

Per sostituire Colby, Ford scelse George Bush, un fedele


scribacchino repubblicano. Come nuovo DCI, Bush fece
perfettamente chiaro che, da quel momento, gli agenti della CIA
sarebbero potuti ritornare alle "normali occupazioni", comprese
a

evidentemente quelle sporche. Il morale tornò ad essere alto.


as

Shackley, promosso vice direttore per la programmazione, alla


guida di William Wells, un amico della Skull & Bones Yalie di
Bush, tornò nel suo ambiente naturale, incaricato di operazioni
C

segrete in tutto il mondo. Quel che egli e Clines programmarono fu


di assumere il controllo di tutte quelle operazioni che non avrebbero
retto ad una indagine da parte dell'Intelligence Oversight
Committees. Questi Comitati erano stato creati dal Congresso, a
risultato delle indagini di Church e Pike. Le operazioni di Shackley
sarebbero quindi state eseguite senza autorizzazione ufficiale della
CIA, con l'uso della loro "squadra segreta", fmanziata dall' oppio di
Yang Pao.

JQß¿~'
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29\3

Liberi di proseguire con le loro squadre della morte, Shackley e


Clines fonnarono quattro gruppi distinti, per operare in diverse
zone, usando come personale base, la vecchia guardia cubana di

ia
Miami, che annoverava esperti assassini: Felix Rodriguez, Rafael
Chi Chi Quintero, Louis Posada Corria, Rafael e Raul Villaverde,

or
Ricardo Chavez e la nuova recluta Edwin Wilson.
Dopo la fine delle operazioni in Vietnam, l' attività anti

em
comunista si era trasferita in Iran, dove Shackley fece organizzare
squadre criminali da Edwin Wilson, che lavoravano per conto della
Savak, dando la caccia ed eliminando nemici potenziali dello Shah.
Visto che tutto il personale americano era stato evacuato dal
M
Vietnam, Shackely fece trasferire Richard Armitage, da Saigon a
Teheran, per costituire un canale finanziario per i fondi della droga
di Vang Pao, con cui gestire queste operazioni privatamente, senza
lla

autorizzazione CIA. Nello stesso tempo, altri finanziamenti


provenivano dalla vendita all'Iran di costosi articoli militari, ottenuti
de

tramite l'esercito a prezzo di costo. Il guadagno fmiva in Australia,


nella Banca Nuland Hand.
a

( inserire Singlaub).
as
C

~&J-
..
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29\4

Raul Villaverde e il fratello, soci stretti di Rafael Quintero,


lavorarono come killer professionisti per Edwin Wilson, in Iran,
come in Libia, tra il1976 e il1979. Un ex agente segreto che aveva

ia
lavorato in Iran, come specialista in anti terrorismo, nella missione
militare americana, dal 1976 a11980, diede a Sheehan i dettagli di

or
questo programma di assassinii, che era stato avviato sotto la guida
di Shackley e Clines, e in Medio Oriente di Edwin Wilson.

em
Una delle missioni di Wilson in Libia, consisteva nel difficile
compito di uccidere Moammar Gheddafi, e a questo fine, organizzò
un attentato all' aereo del dittatore libico, applicando una bomba a
bordo. L'aereo esplose, ma Gheddati non c'era. Prima del decollo,
M
si era assentato per un urgente comunicazione telefonica. Diversi
agenti della Germania dell 'Est rimasero uccisi nell' attentato.
Come suo uomo a Beirut, Shackley aveva scelto William
lla

Buckley, che già aveva avuto l'incarico di capo della "unità di


riconoscimento temporaneo", a Saigon. Col veterano della Baia dei
de

Porci, Felix Rodriguez Buckley organizzò l' addestramento di un


gruppo terroristico che avrebbe lavorato per un mercante di anni,
Sarganelion. Rodriguez era un veterano che aveva lavorato a
Miami, e negli anni "60, nel Congo Belga, dove si era distinto nel
a

massacro degli indigeni. Aveva anche aiutato a trovare e uccidere


as

Che Guevara, nella giungla della Bolivia, ed era l'ultima persona


che aveva parlato con illeader cubano, prima della morte.
Nel Vietnam, nei primi anni "70, Rodriguez aveva lavorato
C

sotto il comando di Donald Gregg, come pilota di elicotteri in


missioni anti vietcong.

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29\5

In Messico, il vecchio "shooter team" cubano di Miami, si


stabilì negli uffici della Pemex, la compagnia nazionale petrolifera
messicana, gestita da Jorge Diaz Serrano, ex socio di affari a

ia
Houston, nel Texas, di George Bush. 11Mossad israeliano, sempre
pronto all'azione, era anch'esso disponibile. David Michael Katz,

or
capo sezione del Mossad a Città del Messico, fece associare
all' operazione, come vice, Michael Harari.

em
Illoro compito era di dare la caccia, ed eliminare i leader del
movimento sandinista anti Somoza. (descrivere Harari e il suo
piacere ad uccidere, testimoniato da Brenneke).
Il Massad, secondo l'ex agente Richard Brenneke, con cui
M
aveva lavorato a stretto contatto, aveva una forte presenza sia in
America Centrale che in America Latina, in quanto il governo
lla

israeliano stava stipulando molti contratti di vendita in quella parte


del mondo. I clienti erano svariati, e andavano dal governo del
Guatemala fmo ai ribelli di ultra sinistra "Shining Path", in Perù.
de

Ogni stato ~sostiene Brenneke~ ha un esercito e una opposizione


rivoluzionaria. Sono luoghi molto fertili per questo tipo di affari.
Ufficiale di stato maggiore per la "squadra segreta", era Rafael
Chi Chi Quintero, che operava tramite una azienda con sede in
a

Florida, chiamata "Orca supply Company", messa in piedi


as

precedentemente da Edwin Wilson.


Un quarto gruppo, la vecchia banda cubana, si stabilì nella
Repubblica Dominicana, per fondare il "CORD", Coordinating
C

Organization for Revolutionarity Unity. A rendere più facile la loro


attività intervenne il matrimonio di Frank Castro, uno degli originali
killer cubani, che si sposò con la figlia di un importante generale.
Sotto le insegne del CORD, i cubani fecero esplodere un aereo
civile cubano, uccidendo 73 persone, compresa l'intera squadra
cubana di scherma.

~~~
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29\6

Poi cominciarono i guai. Nel giugno del 1976, tre degli agenti
di Wilson a Teheran furono assassinati: Francis Moroni, Tom
Warning e il capo sezione a Beirut. L' opposizione stava reagendo
alla rete assassina "anti terrorista" guidata da Shackley. Alla fme
del 1976, Shackley giudicò essere giunto il momento di andare da

ia
Bush, per persuaderlo a stabilire un ufficiale gruppo anti terroristico,
nell' organico dell'Agenzia, che avrebbe gestito lui stesso. Ma il

or
vero disastro fu quando Ford non fu rieletto. Il Presidente Jimmy
Carter, con un approccio radicalmente diverso nei confronti della

em
CIA, e di tutte le attività segrete in generale, dette un'occhiata a
quel che gli permisero di vedere e cortlmentò: "questa roba è
piuttosto sporca. Dobbiamo farla veramente? Non siamo Russi!"
Per porre mano alla situazione, Carter scelse l' ammiraglio
M
Stansfield Turner, come suo DCI. Turner fece subito chiaro che era
pienamente consapevole che il servizio segreto, "agendo con la
sicurezza della irresponsabilità, aveva commesso degli errori che
lla

disonoravano la Nazione e messo in pericolo le stesse risorse della


Intelligence" .
de

Per rimediare a questa situazione, Turner spiegò il suocriterio,


totalmente innovativo, per la gestione dell'Agenzia. "C' è un 'unica
prova della etica delle attività segrete. Chi le esegue deve essere in
grado di spiegarle e difenderle in pubblico, se necessario."
a

Spietatamente Turner sciolse quel che rimaneva dei servizi


as

clandestini, licenziando quasi tutti gli agenti del "Direttorio della


programmazione". 820 posizioni vennero abolite, compresi circa
200 dirigenti del personale, con esperienza in operazioni segrete, e
C

più di 600 ufficiali di appoggio.

~
~/tL .~
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29\7

Shackley e Clines restarono appesi a un filo. Ma quando i loro


giorni a Langley diventarono contati, provarono a salvare quel che
potevano delle loro squadre private di assassini. A Teheran, ebbero
una importante riunione con Eric von Marbad, che era ancora nella

ia
posizione prestigiosa di Segretario Assistente della Difesa. Assieme
a Richard Secord, decisero che la loro agenzia privata avrebbe

or
continuato ad operare, anche se completamente al di fuori della
CIA. Wilson fornì i primi 5000dollari per persuadere Ed Copeland,

em
a Ginevra, ad associare anche la "Corporazione Internazionale di
Ricerca e Commercio".
L' affare fu concluso nell'isola del Grand Cayman, tramite la
ditta di Washington rappresentata da Shackley.
M
Nel frattempo Shackley, Clines, Secord e Hakim, un
commerciante di anni iraniano, cominciarono ad organizzare quella
che sarebbe stata chiamata "Enterprise", più o meno una CIA
lla

parallela, composta da agenti scelti reclutati dal personale CIA,


licenziato da Turner. Nel 1978, la Enterprise era in funzione. Per
de

fmanziare le operazioni, Eric von Marbad offrì una brillante


soluzione. Dalla sua posizione chiave al Pentagono, commissionò
grandi contratti militari, del valore di diversi milioni di dollari,
all'azienda di Shackley, nota come IRT.
a

Una parte degli accordi di Camp David, negoziati da Carter,


as

prevedeva un aiuto all'Egitto, sotto forma di importanti somme


destinate~alle. attr~ezzature_militari.. Von. Marbad offrì talL contratti
alla IRT della Enterprise. Il Ministro della difesa egiziano non
C

avrebbe dato la sua approvazione, senza una personale percentuale.


Così, Shackley & soci formarono una società con il Ministro
egiziano, "Corporazione egiziano~americana dì Trasporto e
Servizf' ~

~.~~.~ I

J
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29\8

N el frattempo, Edwin Wilson, nelle vesti di direttore estero


della società privata Shackley~Clines, acconsentì ad organizzare un

ia
programma di addestramento terroristico anti Shah in Libia, per
conto di Gheddafi. Gli agenti reclutati erano addestrati da ex

or
Berretti Verdi, nell'uso dei mortali esplosivi C~4, forniti
segretamente e illegalmente da Wilson, tramite dei depositi

em
amenc..anl.
Anche se era di natura criminale l' attività di addestratore e
fomitore di Wilson con i terroristi libici, aveva in effetti lo scopo di
raccogliere informazioni. Wilson doveva passare alla Enterprise le
M
identità, le missioni ed i bersagli dei libici. Rafael Chi Chi
Quintero, con queste conoscenze, sarebbe stato l'esecutore per
intercettare ed eliminare questi terroristi.
lla

Per estendere l'attività, nella primavera del "78, Wilson si recò


in Nicaragua, dove il dittatore Somoza aveva problemi con i ribelli
de

s.andinistL La missione ~onsisteva neJr offrire. al dittatore. i. servizi


della loro squadra segreta. L'obiettivo sarebbe stato l'eliminazione
dei più importanti leader del movimento rivoluzionario. Wilson
presentò un preventivo per 850mila dollari l'anno. I servizi di
a

cinque specialisti, al costo di 80mila dollari l' anno, con un rimborso


as

spese di 250mila dollari. Uno degli specialisti doveva essere


l'onnipresente Chi Chi Quintero. Gli altri erano degli agenti della
Squadra di Fuoco, de11960, di Nixon e Trafficante, impiegati per le
C

operazioni criminali di Shackley fin dal1961.

~&J~
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29\9

Somoza trovò il costo eccessivo, per una operazione che gli


sembrava semplice, e trattò per ottenere uno sconto. Nella
primavera del 1979, Wilson tornò in Nicaragua per presentare

ia
un' altra offerta. Ormai Jimmy Carter aveva privato il regime di
Somoza del sostegno delle attrezzature militari statunitensi,

or
richiamandosi all'emendamento Harkin, per punire Somoza per il
suo mancato rispetto dei diritti umani. Wilson rassicurò il dittatore,

em
garantendo la fornitura di armi, munizioni ed esplosivi.
Tuttavia, ancora una volta, Wilson non riuscì a convincere
Somoza ad accettare il prezzo stabilito, ma Rafael Quintero,
seguendo la trattativa con maggiore aggressività, riuscì a concludere
M
l' affare. La "Compagnia Egiziano~americana di Trasporto e Servizi"
avrebbe fornito tutto l' equipaggiamento necessario, compresi gli
aerei. La consegna sarebbe avvenuta senza che Carter o il suo DCI
lla

Turner ne sapessero qualcosa e potessero opporsi.


Poi, le operazioni di Wilson in Libia furono casualmente
de

scoperte, quando uno dei suoi complici, Kevin Mulcahey, rivelò ad


una persona amica dell'agente del Federal Bureau, che il suo capo,
Wilson, stava appunto addestrando ed equipaggiando terroristi
libici.
a

Il fatto che Wilson stesse in effetti facendo il doppio gioco, non


as

poteva essere rivelato. Wilson non potè evitare l'accusa di aver


venduto illegalmente armi a Gheddafi, e fu condannato a 52 anni di
prigione. Frank Terpil, il socio di Wilson, più svelto di lui, si
C

dileguò in una tana del Medio Oriente.

~~~
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29\10

ia
or
Con Wilson e Terpil, accusati di lavorare per Gheddafi, la
reputazione di Shackely e Clines, soci di Wilson, precipitò. Furono

em
costretti da Stansfield Turner e dal suo vice Frank. Carlucci, a
dimettersi. Erano ora liberi di dedicarsi completamente alla loro
attività privata.
Dal terreno dell' assassinio di massa, cominciarono a fiorire
M
assassinii individuali, al più alto livello.
lla
de
a
as
C

~~~
J
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CAPITOLO 30
L'ASSASSINIO DJ MORO

Il 16 marzo 1973, era un giorno con un cielo grigio e coperto, a


Roma, che minacciava pioggia. Ma per Aldo Moro, presidente della
DC, si profilava una giornata rosea: il compimento positivo della
sua lunga preparazione politica per un governo di unità nazionale;

ia
un governo che, per la prima volta dal 1947, avrebbe accolto il PCI
come membro attivo della maggioranza parlamentare.

or
Lo scopo di Moro era quello di spazzare via la corruzione nella
DC, porre fine alle macchinazioni di Sindona e frenare la

em
destabilizzante strategia del terrore di Gelli: tutti terreni minati.
Sulla porta del suo grande appartamento, al quinto piano del
quartiere di Monte Mario, nella città alta, Moro abbracciò il
nipotino di sei anni e scese a raggiungere le sue cinque guardie del
M
corpo, che lo attendevano nel cortile ombreggiato dai pini.
Erano appena le nove, quando illeader democristiano salì sul
lla

sedile posteriore della sua Fiat 130, e cominciò a percorrere via


Trionfale, una strada tortuosa affiancata da edifici alti e lussuosi,
divisi dalla strada da mura di pietra e cancelli di ferro, abbellita da
de

cipressi, edera e mimosa profumata. Al posto di guida c' era


Domenico Ricci, un carabiniere 43enne, in borghese, autista di
Moro da diciotto anni. Accanto a lui, armato, sedeva il maresciallo
Leonardi.
a

Appena dietro seguivano le altre tre guardie del corpo in una


as

Alfetta colore crema.


C

~~,
J
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30\2

Moro, con la sua ciocca di capelli bianchi accuratamente


pettinata, sul viso perennemente malinconico, accomodato sul sedile

ia
posteriore, si immerse nella lettura di un quotidiano. Secondo la
signora Moro, l'ex primo ministro, -10 era stato cinque volte- soleva

or
viaggiare con diverse cartelle, una per i documenti di natura
confidenziale, una con le sue medicine, e le altre con giornali e

em
documenti meno importanti.
Proseguendo giù per via Fani, per girare a destra verso via
Stresa, l' autista di Moro si spazientì nel trovare la corsia di destra
bloccata da una Mini Cooper, parcheggiata male. Fu obbligato ad
M
affrontare attentamente la curva. Questa manovra permise ad una
Fiat 128 Station Wagon, con targa diplomatica, di superarli,
fennarsi e fare improvvisamente retro marcia verso l' auto di Moro.
lla

Nello stesso momento avveniva un tamponamenta con l'Alfetta


delle guardie del corpo, che aveva i freni difettosi.
de

Dalla Station Wagon scesero una donna con grandi occhiali


scuri, ed un uomo con un cappotto verde di loden. Insieme aprirono
un fuoco incrociato, così da uccidere l' autista Ricci e la scorta
Leonardi, senza sfiorare Moro. La donna si spostò poi verso
a

l'incrocio, per deviare il traffico. Dall'altra parte di via Fani, a


as

sinistra, da dietro i cespugli che erano di fronte al bar Olivetti ~un


locale di lusso da poco fallito- sbucarono quattro uomini in uniformi
blu della Aeronautica civile, annati.
C

~
&ro.~ ~
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30\3

Nel giro di pochi secondi, furono esplosi 91 colpi sulle guardie


del corpo di Moro: 52 raggiunsero illoro obiettivo. Ricci e Leonardi

ia
morirono sul colpo, colpiti 14 volte, l' autista dell' Alfetta, anch' egli
senza vita, impugnava il suo radio telefono inutilizzato.

or
Soltanto un agente di polizia, Raffaele lozzino, rotolandosi
dietro l' Alfetta, riuscì a far fuoco due volte, prima di essere ferito

em
mortalmente da un terrorista mascherato, a bordo di una Honda blu.
Zizzi, l'ultima guardia del corpo, ancora vivo, ma ferito, fu ucciso
con un colpo sparato da distanza ravvicinata. L'intera operazione
era durata meno di due minuti.
M
L'uomo con il cappotto verde, successivamente identificato
come illeader brigatista rosso, Mario Moretti, raggiunse i killer in
uniforme per prelevare Moro, miracolosamente illeso e terrorizzato.
lla

Da dietro l' angolo di via Stresa, fece marcia indietro verso la scena
del massacro una Fiat 132 blu. Moro venne spinto a forza nell'auto.
de

l testimoni descrissero la macchina che partiva a tutta velocità, su


per via Stresa, verso Monte Mario, con quattro uomini a bordo, e un
quinto che lottava per non essere soffocato da un bavaglio bianco.
L'auto blu passò davanti alla chiesa di San Francesco, dove la
a

signora Moro stava in quel momento tenendo una lezione. L' auto
as

fu poi vista in via Mazzini, dove uno dei terroristi scese per salire su
una Dyane parcheggiata. In via Bitossi, fu visto da Maria Stocco,
..che viveva al numero civico 26.. un altro terrorista in ooiforme
C

della aeronautica scendere dalla Fiat blu, con due borse, e salire su
un furgoncino parcheggiato, e sparire. Come fu poi stabilito, il
prigioniero fu trasferito dentro questo furgoncino, a piazza Madonna
del Cenacolo, e fu fatto entrare dentro una cassa di legno.

~fiJ~ ~
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30\4

Degli altri terroristi, che si allontanavano dalla scena


dell' attentato, uno era talmente stravolto che si dovette fermare al
bar Igea, per bere un espresso. Lì fu visto da una giovane donna,

ia
Miriam Rinaldi, discutere con il padrone del bar, parlando di un
assegno. Messa in allerta dalle sirene della polizia, Miriam usci a

or
guardare la scena del delitto, poi ritornò e udì il padrone ammettere
che aveva riconosciuto gli uomini della Fiat 128, ma che aveva

em
moglie e figli. Più tardi Miriam negò tutta la storia: aveva ricevuto
una serie di telefonate minacciose. Altri testimoni raccontarono di
aver riconosciuto dentro il bar, il noto terrorista Bonasoli,
accompagnato da qualcuno che somigliava al terrorista Innocente
M
Salvoni. Di li a poco, una pattuglia di polizia intravide, sulla via
Aurelia, una Fiat bianca, accanto alla quale due uomini si stavano
togliendo la divisa blu per indossare vestiti normali. Tutte e tre le
lla

Fiat usate furono poi rinvenute in Via Licinio Calvo, dove un uomo
e una donna, entrambi armati, furono visti allontanarsi a piedi.
de

Per quanto riguarda il furgone con dentro Moro, fu


successivamente stabilito, con una testimonianza al processo, che
alla guida c'era Mario Moretti, e che la Dyane di scorta era guidata
da Valerio Marucci. Per evitare i semafori rossi, sembra che i due
a

terroristi avessero percorso una strada tortuosa, per una ventina di


as

minuti, verso il luogo dove si pensa sia stato tenuto prigioniero


Moro, in via Montalcini, nel quartiere della Magliana, nella zona a
sud ovest di Roma. Gli spostamenti di Moro sono stati ricostruiti
C

solo parzialmente, grazie alla testimonianza di Marucci. Gli altri


rapitori ..Anna Laura Braghetti, Prospero Gallinari e Mario Moretti~
sono rimasti in completo silenzio, e un quarto sospettato deve essere
ancora rintracciato.

~
~\ÇL-U
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30\5

A via Fani, residenti e passanti si affollarono nel luogo


dell'orribile massacro. Alessandro Marini un giovane che era fermo

ia
sul motorino, all'angolo di via Stresa, riferì di aver visto un uomo su
una moto Honda azzurra fuggire dopo aver sparato con una pistola

or
automatica, che poi si era inceppata. Aveva notato anche un uomo
distinto, sulla quarantina, che si era messo in mezzo al crocevia per

em
dirigere il traffico, con una paletta della polizia. All'interno
dell' auto di Moro, Martini aveva intravisto una ventiquattrore e un
mucchio di giornali, ma quando aveva guardato di nuovo, era tutto
sparito, così come l'uomo che stava dirigendo il traffico.
M
A tutt'oggi non si sa quanti fossero i Brigatisti Rossi coinvolti
nel rapimento. Sono stati identificati solo in nove, e tre rimangono
sconosciuti. L'intera operazione si era svolta con una professionalità
lla

tale, che quarantanove dei colpi sparati furono attribuiti ad un solo


assalitore, la cui precisione e sangue freddo avevano colpito il
de

testimone, Pietro Lalli. C'erano venti due fori sul fianco sinistro
dell' Alfetta di scorta, nella quale erano stati uccisi l' autista e due
guardie del corpo.
L' operazione ~tUl gioiello di perfezione, secondo un alto
a

ufficiale dei servizi segreti, che era stato in precedenza addetto


as

all'addestramento dei Gladiatori~ poteva essere solo stata eseguita


da personale addestrato in sofisticate operazioni di commando. Lo
provava anche il fatto che la pallottole usate erano del tipo fornito
C

solo alle forze armate non convenzionali, che si distinguevano per


una verniciatura speciale, come quelle di Gladio.
Allo stesso tempo, fu pure chiaro che le guardie del corpo non
erano addestrate per far fronte ad tul tale tipo di attacco. Tra i piedi
di Leonardi c'era tUlapistola con il caricatore integro ed un'altra fu
trovata tra i sedili posteriori dell' Alfetta di scorta, anche questa con
il caricatore ancora pieno.

~&L~
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30\6

Era sorprendente che ad Aldo Moro non fosse stata assegnata

ia
una macchina blindata; il Ministero degli Interni ne aveva a
disposizione 48, e quello della Difesa, tre. Gli esperti conclusero

or
che il massacro e il rapimento non sarebbero stati possibili se Moro
fosse stato a bordo di una macchina blindata, ma tale precauzione

em
era stata specificatamente negata da parte del Ministero degli
Interni.
Già dal primo giorno, gli investigatori cominciarono a trovare
delle inspiegabili anomalie, tra cui il fatto che la macchina che
M
fuggiva con Moro si era fermata nella trafficatissima via Bitossi,
proprio nel punto dove abitualmente parcheggiava una macchina
della polizia. Proprio quella mattina, l' auto della polizia si era
lla

spostata verso via Fani, eseguendo precise disposizioni. Viaggiando


su via Stresa, la pattuglia aveva incrociato l' auto che fuggiva a gran
de

velocità, ma non si era messa al suo inseguimento.


Importanti prove furono fatte sparire. Un residente di via Fani,
Gherardo Nucci, padrone di una carrozzeria, era rientrato a casa per
prendere la macchina fotografica; mentre scattava foto delle
a

macchine danneggiate, fu apostrofato da un giovane, con il lungo


as

cappotto blu e una paletta della polizia, che gli gridò di allontanarsi.
Ritornato nel suo appartamento, Nucci scattò una dozzina di foto dal
proprio balcone, registrando la scena prima dell' arrivo della polizia.
C

Poi scese di nuovo per strada, e fmì il rullino con dei primi piano.

k~h~
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30\7

La moglie di Nucci consegnò l'intero rullino sviluppato al


magistrato Luciano Infelisi, testimoniando più tardi che le foto
ritraevano tutti coloro che erano presenti subito dopo l' attacco,

ia
prima dell' arrivo della polizia, compreso l'uomo che si era messo a
controllare il traffico e che poi era improvvisamente svanito. Il

or
magistrato, ricevute delle prove così importanti, riuscì a "perdere" le
foto, che non furono più riviste. Fu solo l'inizio di una serie di

em
irregolarità da parte dell' autorità.
Alle ore 10, l'agenzia giornalistica ANSA ricevette una
telefonata: "Qui Brigate Rosse. Questa mattina la nostra
organlzzazione ha colpito il cuore dello Stato. Avrete altre nostre
M
notizie. L'onorevole Moro è solo l'inizio".
Un'ora dopo, l'ANSA di Torino ricevette un secondo
messaggio, in cui si richiedeva la liberazione di tutti i brigatisti rossi
lla

detenuti in quella città. Tra questi, c' erano i fondatori storici, come
Renato Curcio e Alberto Franceschini, che venivano, proprio in quei
de

giorni esibiti in catene e dentro una gabbia, durante illoro processo,


come si faceva nel medioevo.
Alle 11,30, il ministro degli Interni, Cossiga, aveva installato un
Comitato tecnico operativo ristretto, che doveva riunirsi ogni
a

giorno, per coordinare le operazioni che dovevano portare alla


as

liberazione del prigioniero. Tra questi membri figuravano il ministro


della Difesa, delle Finanze e della Giustizia, oltre ai più esperti
dirigenti della polizia e delle forze armate. Solo successivamente,
C

dopo il raid nell'ufficio di Gelli del 1981, si scoprì che la maggior


parte di quegli uomini appartenevano alla P2.
Quella mattina, nelle stanze di Gelli, all'Hotel Excelsior, la sua
segretaria, N ara Lazzarini, sentì il Venerabile Maestro dichiarare
con un sospiro di sollievo: "il peggio è passato. Ora vedremo le
reazioni" .

~~~,
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30\8

La prima disposizione di Cossiga fu di far distribuire le foto


segnaletiche di una serie di noti terroristi e di brigatisti, compresa la
foto di Innocenza SaIvoni, la cui presenza era stata notata aII'interno

ia
del bar Igea. Fra le foto segnaletiche vi erano anche quelle di
Moretti, Gallinari, Azzolini, Bonsoli e Micaletto, che sarebbero poi

or
stati incriminati e processati.
Un controllo da parte della polizia stabili che la targa

em
diplomatica, dell' auto usata per bloccare Moro, era stata rubata
ail' attaché militare del Venezuela. Fu indicativo, della cura con cui
era stato pianificato il raid, il fatto che il camioncino, appartenente
al fioraio, che ogni mattina sostava all'angolo tra via Fani e via
M
Stresa, fosse stato trovato, a qualche distanza, con tutte le quattro
gomme a terra. A mezzogiorno circa, una telefonata anonima
informava il giornalista Ezio Passero, del Messaggero, che avrebbe
lla

potuto trovare un messaggio delle Brigate Rosse sopra una


fotocopiatrice, che era situata nel sottopassaggio vicino alla sede
de

della DC. Il reporter trovò una busta araneione che conteneva il


primo comunicato delle BR, e una foto polaroid che ritraeva Moro
in T~shirt, seduto sotto un drappo con la stella a cinque punte,
apparentemente senza un graffio.
a

TIcomunicato annunciava che Moro, come capo della corrotta


as

e criminale DC, sarebbe stato processato da un Tribunale del


popolo, con procedure che sarebbero poi state rese di pubblico
dominio. Tutti i comunicati successivi sarebbero stati scritti con la
C

stessa. mac.china Dovendo far. fronte. ad. ~ situazione~ di tale


pericolosità e rischiosità, il generale Giulio Grassini, a capo
dell' appena creato Servizio Segreto Sirte, decise di chiedere la
collaborazione del capo sezione CIA a Roma, Hugh Montgomery,
ma ricevette come risposta, una scrollata di spalle. "posso solo
immaginare ~riferì poi il generale al Comitato d'inchiesta~ che la
CIA non aveva nulla da offrirei, come contributo".

~~~
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30\9

Gli esperti del Ministero degli Interni ricevettero comunque


assistenza di un rappresentante americano, Steve Pierczenik, un
34enne assistente segretario di Stato, a capo dell'unità anti terrorista
di quel Dipartimento, un ufficio creato da Henry Kissinger, proprio

ia
1'uomo che più di tutti voleva togliere di mezzo Moro. Si pensa che
Pierczenik, convocato da Cossiga, avesse fornito consigli sulle

or
strategie e le tattiche di cui servirsi, ma in sostanza fece poco o
niente per Moro. D'altronde nesslUlOuomo è indispensabile per la

em
vita di una nazione, secondo la massima cara a Kissinger. Il
Segretario di Stato non aveva fatto segreto di avere poco tempo per
Moro, considerato un cavallo di Troia del PCI, un Allende italiano.
Avvertiva anche che avrebbe potuto riservare all'Italia 10 stesso
M
trattamento del Cile.
Durante la visita del 1974 negli USA, Kissinger aveva cercato
di dissuadere l' allora Ministro degli Esteri italiano dal perseguire il
lla

suo corso politico, che considerava profondamente sbagliato.


Durante la stessa visita, si dice che Moro abbia avuto un segreto
de

colloquio con un dirigente dell' Intelligence, probabilmente


Montgomery, il quale 10 aveva ammonito ad abbandonare la sua
politica negoziale con i comunisti, altrimenti "gruppi pericolosi
vicino ai servizi segreti ufficiali avrebbero potuto fargliela pagare".
a

La signora Moro affermò poi che il marito era rimasto


as

profondamente scosso. Come succedeva raramente, egli le aveva


riferito esattamente quel che gli era stato detto: doveva abbandonare
la sua politica che mirava all' estensione della collaborazione
C

politica. Nel caso in cui non l'avesse fatto, avrebbe [mito per pagare
personalmente.

~aJ~
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30\10

Dopo quel che era successo, Moro abbreviò di quattro giorni la


sua visita negli USA. Il medico certificò un forte stato di ansietà:
"aveva paura di non poter più riabbracciare la famiglia".

ia
Per aggiungere legna a fuoco di queste minacce, la rivista di
Mino. Pecorelli cominciò a riferirsi aLleader DC come aL "Moro~

or
bondo" e a chiedersi retoricamente: "Moro è l'unico ministro
destinato a morire al colpo dell 'una?".

em
Cominciò un periodo di stallo, che continuò per diverse
settimane, durante il quale Cossiga ed il governo fecero poco o
niente per liberare Moro.
Nella sua prigione del popolo, una stanza stretta, ricavata da
M
una più grande, all'interno di un appartamento affittato sotto falso
nome, Moro, controllato ventiquattrore su ventiquattro, era
confmato con un letto, una sedia, una bacinella per lavarsi e due
lla

secchi per i bisogni. Muri, pavimento e soffitto erano insonorizzati~


al prigioniero fu pennesso di vedere solo le facce mascherate dei
de

suoL carcerierL L' ari~ fres,c.a~veniva. fatta. circolare tramite~ un


condizionatore, e la luce fu tenuta bassa per una cataratta di cui
sofftiva. Per maggiore comfort, gli fu pennesso di indossare un
plguuna.
a
as
C

k~~
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30\11

L' accesso alla cella di Moro era costituito da una porticina,


nascosta da un muro, abbastanza piccola da non essere notata da chi
entrava nel salone. Un sistema televisivo, a circuito chiuso,

ia
consentiva ai carcerieri di sorvegliare il loro prigioniero e, allo
stesso tempo, di controllare l' entrata dell' appartamento, la cui porta

or
e le cui fmestre erano state blindate, a prova di bazooka. Se fossero
stati scoperti, i brigatisti sapevano che avrebbero potuto trattare,

em
avendo come oggetto di scambio la vita del prigioniero.
Giorno dopo giorno, Moro fu in ostaggio dei suoi carcerieri, e
di Moretti che, durante le sue visite, lo interrogava sulle attività
politiche sue e del governo. Gli interrogatori furono registrati, e
M
Moro prendeva appunti su numerosi blok notes. Queste sessioni
originarono una serie di comunicati brigatisti, nei quali si attaccava
il nemico da distruggere, "10 stato imperialista delle multinazionali".
lla

Durante tutto il periodo, i brigatisti continuarono a consegnare


le lettere di Moro, dirette alla sua famiglia e a vari dirigenti politici.
de

Uno di questi era il segretario del suo partito, Benigno Zaccagnini,


che Moro pregava di iniziare una serie di negoziati con i suoi
carcerieri, sulla base del rilascio di alcuni brigatisti detenuti. Ma il
governo, temendo che una tale mossa portasse ad un riconoscimento
a

formale delle BR -il che avrebbe costituito un suicidio politico o


as

dato luogo ad un golpe di destra~ si rifiutò di intervinire in questo


senso.
Soltanto il segretario del Partito Socialista, Bettina Craxi,
C

sapendo che solo uno scambio di prigionieri, avrebbe potuto salvare


la vita di Moro, si offri di trattare.

~ML ~Ñ1,
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30\ 12

Accadevano delle cose strane, che davano la sensazione netta


che il governo non fosse per niente interessato a cercare di salvare
Moro, ma che anzi avrebbe preferito sbarazzarsene, come di una
presenza politica ingombrante.

ia
Il 28 marzo, una telefonata anonima informò I'DCJGOS, il
corpo speciale di polizia, del luogo a Roma dove alloggiavano

or
cinque uomini ritenuti brigatisti, fornendo indirizzo e targhe di auto.
n capo dell'UCIGOS verificò tale informazione soltanto dopo 32

em
giorni; la segnalazione era giusta, ma ormai tutti i brigatisti si erano
dileguati. Si scopri poi che anche il capo dell'DCJGOS era
appartenente alla P2.
Bruno Seghetti, l'autista della Fiat 132 blu, con la quale i
M
terroristi erano fuggiti da via Fani ~un brigatista che viveva non in
clandestinità e sotto il suo vero nome~ fu convocato dalla polizia per
essere interrogato, ma fu prontamente rilasciato per "mancanza di
lla

indizi" .
Un'altra strana coincidenza si era verificata appena prima
de

dell'attacco a via Fani. Tutti i telefoni della zona erano fuori uso,
cosicché nessuno poté chiamare la polizia. La manutenzione dei
telefoni della SIP dipendeva dalla società STET, gestita da Michele
Principe, un altro membro della P2, a capo di una équipe segreta di
a

spie telefoniche.
as

Martedì 18 aprile, una donna che abitava in via Gradoli 96,


scala A, al numero 7, fu svegliata da passi affrettati e rumori
provenienti dall'appartamento soprastante. Notò che il soffitto del
C

bagno era fradicio per una probabile perdita di acqua. Alle 8,15,
chiamò il portiere che a sua volta chiamò l'idraulico. Visto che
nessuno dei due riusciva ad entrare nell' appartamento, chiamarono i
pompieri, che con una scala entrarono da una fmestra. Nella stanza
da bagno trovarono che la doccia era stata disposta, con il sostegno
di una scopa, in modo che il getto di acqua finisse sul pavimento.
Questo aveva causato la perdita d'acqua sul soffitto del piano di
sotto.~

~~,
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30\13

Moretti aveva voluto far scoprire deliberatamente il


nascondiglio o un brigatista lo aveva tradito? La polizia trovò

ia
nell' appartamento un vero covo terrorista, con anni da fuoco,
esplosivi, letteratura brigatista, le uniformi blu dell' Alitalia,

or
chiaramente quelle usate dagli esecutori del massacro.
Mitra, granate a mano e documenti importantissimi erano sparsi

em
tutt'intorno, contrariamente alla regola brigatista che imponeva che i
documenti fossero custoditi in valigie, nel caso di improvvisa
. .
nmOZione.
l vicini testimoniarono di aver notato due uomini, poi
M
identificati come i brigatisti Spadaccini e Marini, sostare nei pressi
dell' entrata posteriore dell' appartamento, contravvenendo anche in
questo alle regole delle BR.
lla

Moretti, che quella mattina aveva lasciato presto il suo


appartamento, per raggiungere il Comitato esecutivo delle BR, che
de

si trovava a 30 km di distanza, riuscì a vedere la scena della


irruzione della polizia in televisione, e gli fu sentito esclamare: "Ma
quello è il mio appartamento 1". La faccenda si fece ancora più
misteriosa quando si seppe che, molto prima del18 aprile, la polizia
a

era andata a perquisire l; edificio di via Gradoli. Da un rapporto


as

della Digos uscì fuori che degli agenti erano stati inviati per
controllare degli individui sospetti in via Gradoli, sin dal 16 marzo.
Gli agenti bussarono, ma non avendo ottenuta risposta se ne erano
C

andati, nonostante che le informazioni riferite dai vicini parlassero


di strani suoni, simili a quelli del codice morse, provenienti da
quell'appartamento. Si seppe poi che Moretti era stato avvertito che
la polizia si sarebbe presentata a via Gradoli, e tuttavia, i terroristi
decisero di restare nelloro appartamento: una ben strana situazione,
di cui spia e spiato sembravano entrambi soddisfatti.

~ fJJ--e ~
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30\14

Il fatto più sorprendente, fu che la polizia, indirizzata ad un

ia
altro covo brigatis~ rinvenne la macchina da scrivere utilizzata per
i comunicati. Era appartenuta all'unità RUS dei selVizi segreti,

or
responsabile del reclutamento di terroristi. Valeva diverse migliaia
di lire ma era stata venduta, per poche lire, da un colonnello del SID

em
al cognato, infme riusciva fuori nelle mani delle BR.
Il 15 aprile, un comunicato delle BR informò che
l'interrogatorio di Moro era tenninato~ che il politico democristiano
era stato trovato colpevole e condannato a morte.
M
Fino all'ultimo minuto, Craxi fece tutto il possibile per cercare
di salvare il prigioniero. Furono vagliate diverse norme, per vedere
se era possibile, restando nella legalità, scambiare Moro con qualche
lla

brigatista ammalato o anziano~ ma il governo di Andreotti e Cossiga


tirò fuori ogni possibile cavillo legale dilatorio.
de

L'8 maggio, il 818MI venne a sapere che le BR avevano inviato


due messaggi ad un prete in Val di Susa, uno doveva essere
recapitato ad Eleonora Moro, e conteneva una frase in codice: "Il
mandarino è marcio", un anagramma che stava per "Il cane muore
a

domani" .
as

Dopo 55 giorni di prigionia di Moro, i vertici DC non trovarono


più espedienti legali, per negare 10 scambio di prigionieri, invocato
da Bettino Craxi.
C

Però la morte era già avvenuta. TI 9 maggio, una telefonata


anonima avvisò dei giornalisti di cercare Moro in Via Caetani, una
viuzza emblematicamente a metà strada, fra i quartieri generali DC
e PCI. Lì, nel bau1e di una Renault rossa, fu trovato il cadavere
raggomitolato di Moro. C'erano poche tracce di sangue perché le
ferite erano state tamponate con fazzolettini di carta.

b~,
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30\15

Gli ultimi tragici momenti della vita di Moro furono ricostruiti


e dimostrarono tra l'altro, che la Renault era stata portata in un

ia
garage brigatista, la sera prima dell' esecuzione. Alle ore 9, Moro
era stato fatto scendere e fatto entrare nel baule, con la scusa che

or
doveva essere trasferito in un'altra prigione. Una volta dentro, gli fu
sparato un colpo in pieno petto con una pistola con silenziatore,

em
Skorpion 7,65 mm. Visto che il colpo aveva colpito il cuore e il
polmone, si credette che la vittima fosse morta, ma qualche attimo
dopo, poiché era ancora vivo, gli fu dato il colpo di grazia con due
colpi di una Walter PPK calibro 9.
M
Si pensa che sia stato Valerio Marucci a trasportare il cadavere
in via Caetani, dove era in attesa un auto, per 1iberargli lo spazio del
parcheggio. Dapprima si pensö che l'esecutore materiale fosse
lla

Prospero Gallinari. Gallinari arrestato nel settembre del 1979, ferito,


e poi condannato aU'ergastolo è sempre rimasto in silenzio, con il
de

tipico atteggiamento del terrorista militante, che si assume per intero


la responsabilità dei suoi atti.
Lo scrittore Sergio Flamigni, parlando con un altro brigatista in
carcere, sentì dire che l'esecutore materiale non era stato Gallinari,
a

ma un'altra persona, un uomo educato e intelligente, mai


as

menzionato nei processi, e che si era dato alla fuga. Secondo


Gianni e Antonio Cipriani, si doveva trattare del quarto uomo di via
Montalcini, conosciuto come Altobelli, alto, magro, capelli castano
C

scurie. baffetti.
Il giudice Mastelloni attribuì l'identità di Altobelli ad una
persona, che probabilmente apparteneva al vecchio "super clan",
che operava attorno alla scuola Hyperion, a Parigi, che l'UCIGOS
riteneva un'importante centro CIA.

~~e'
~
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30\16

Il sospetto che le BR potessero essere state infiltrate e


controllate dalla CIA cominciò a farsi strada insistentemente,

ia
diffuso da più fonti, tra cui Mino Pecorelli. Editore di una rivista
scandalistica, l'Osservatore Politico, in breve OP, Pecorelli

or
utilizzava le sue informazioni sugli scandali economici e politici,
per scrivere articoli ricattatori, con un linguaggio sibillino, ma

em
comprensibile ai pochi cui erano diretti. L'imprudente nrinaccia del
giornalista, di rivelare inediti e pericolosi dettagli sulla morte di
Moro, fu messa a tacere nella sua auto, fuori di casa. Un colpo secco
in bocca, come fonna rituale di esecuzione, riservata a coloro che
M
trasgrediscono il codice mafioso del silenzio.
La morte di Pecorelli seppelH tutte le indiscrezioni in suo
possesso. Era stato in una posizione ideale per raccogliere le
lla

infonnazioni più delicate; i suoi diari attestano come egli fosse stato
in contatto con i membri più anziani dei servizi segreti, come Miceli
de

e Maletti, e di essere stato membro della P2, in rapporti


confidenziali con Gelli. Federico Umberto D' Amato riferì alla
Commissione sulla P2, che il metodo di Pecorelli consisteva nel
mostrare alla vittima designata un articolo che la riguardava,
a

minacciare la pubblicazione, a meno di un lauto finanziamento.


as

Nel 1978, Pecorelli minacciò di pubblicare in prima pagina del


suo giomalaccio un articolo intitolato: "Gli assegni del Primo
Ministro", che avrebbe provato un accordo economico tra Giulio
C

Andreotti e l'agente del SID, Guido Giannettini. Per evitare il


coinvolgimento del Primo Ministro con un neo fascista,
manipolatore di terroristi, Franco Evangelisti, amico intimo di
Andreotti, incaricò un fotografo romano, Gaetano Caltagirone, di
pagare 35mila dollari a Pecorelli per dimenticare la storia.

~-RJ,
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30\17

In altri articoli, di prossima pubblicazione, Pecorelli minacciava

ia
di rivelare un complesso di scandaIi che coinvolgevano i generali
della Guardia di Finanza, Giudice e Lo Prete, l'indagine sui quali,

or
portò poi alla scoperta delle liste della P2 di Gelli. Tra le carte di
Pecorelli fu trovata una copia del famoso rapporto sullo scandalo

em
M.Fo. Biali Oil, che doveva essergli stato passato da qualcuno del
SID. Conteneva i dettagli di uno scandalo politico ancora più
grande di quello Lockheed. Passò molto tempo, prima che i suoi
contenuti~divenissero noti.
M
Una settimana prima della sua morte, Pecorelli pubblicò un
articolo in cui scriveva: "Assassinii, attentati, tentativi di colpi di
stato: l'ombra della Massoneria è su tutto. Da piazza Fontana
lla

all' omicidio Occorsio, dal golpe Borghese ai rapimenti e alla fuga di


~...
SJ.l1ll0D.a.
Ä,
".
de

Pecorelli prometteva poi di rivelare ancora di più sulle


malefatte della massoneria, l' affare Sindona, e la questione Moro,
so.stenendo~che~rimbo&cat~di via.Eani [~cavajl timbro evidente di
una super potenza. Egli descrisse la cattura di Moro come: " una
a

delle operazioni politiche più importanti, realizzata negli ultimi


as

decenni, in un paese industrializzato, integrato nel sistema


occidentale", aggiungendo che le BR, in quanto tali, non erano state
responsabili per la morte di Aldo Moro.
C

Pecorelli che, durante il rapimento, aveva pubblicato degli


estratti delle lettere di Moro ai familiari e agli amici di partito, come
non era riuscita a fare nessW1'altra pubblicazione, affermava che le
rivelazioni su Moro avrebbero avuto un effetto dirompente.

~¡¿¡~
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30\18

Ma questo maestro di sporchi ricatti non riuscì mai a stampare


le rivelazioni su Moro, messo per sempre a tacere da una pallottola.
Il 2 gennaio 1979, Pecorelli aveva pubblicato un articolo che

ia
riguardava Gelli, defmito "due volte partigiano": un titolo che il
Venerabile Maestro non aveva apprezzato. L'articolo sosteneva che

or
Gelli avesse lavorato sia per i comunisti che per i fascisti, durante la
seconda guerra mondiale, ed ora intrattenesse rapporti con il regime

em
di Ceaucescu, in Romania. Rispolverava anche vecchie accuse
giornalistiche su Gelli come ex nazista, agente dei servizi segreti
argentini, amico personale di Lopez Rega, fondatore degli squadroni
della morte in America Latina e legato alla CIA.
M
Gelli e Pecorelli avevano evidentemente litigato. "Caro Licio ~

scrisse Pecorelli qualche settimana prima della sua morte~


l' assistenza fraterna fra i membri della famiglia è cessata, forse non
lla

è mai esistita: è perché ci sono confratelli di prima classe ed altri di


seconda? Conscio di tale discriminazione, ti annuncio le mie
de

irrevocabili dimissioni" .
Un mese dopo, Pecorelli pubblicava W1a lista di nomi di 56
fascisti, traditi da Gelli con la polizia italiana, alla fme della guerra.
Mettendo Gelli in cattivissima luce, affermava che la lista proveniva
a

dal colonnello Antonio Viezzer del SID. Nell'articolo, Pecorelli,


as

fece in modo di far capire a Gelli di essere in possesso di un altro


documento scottante, sullo spionaggio per il Cominform.
Pecorelli aveva promesso al procuratore Luciano Infelisi
C

documenti inediti sul caso Moro. Il giorno prima della sua morte
chiamò il capitano del SID, Antonio Labruna ~come riferito dallo
stesso alla Commissione P2~ dicendogli che stava raccogliendo
documenti scottanti, "che avrebbero potuto mettere la sua vita in
pericolo: "

~u'
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30\19

Nei suoi diari è registrato che avrebbe dovuto cenare con Licio, la
sera seguente. Ma non ci arrivò. Quando la sorella di Pecorelli,
Rosita, entrò nell' appartamento del fratello dopo l' assassinio, lo

ia
trovò nel caos più totale con carte sparse ovunque.
Due giorni dopo la morte di PecorelIi, una telefonata anonima

or
informava un magistrato romano, che l'uomo che aveva sparato era
un certo "Licio GeUi, che abitava all'Excelsior, stanza numero 127".

em
Un criminale di destra, Angelo Izzo, in carcere per aver violentato
brutalmente e ucciso una giovane donna, raccontò ai magistrati di
Bologna che, nel 1986, un altro killer di destra, Valerio Fioravanti,
gli aveva confessato di aver ucciso lui Pecorelli. Fioravanti disse ad
M
Izzo che l'omicidio gli era stato commissionato da Danilo
Abbrucciati, membro di spicco della Banda della Magliana, un
gruppo della malavita romana, che aveva legami con la Mafia, la P2
lla

e i servizi segreti.
Uno della Banda della Magliana ---come riferito dai Cipriani~ si
de

era messo in contatto con una sezione della DC, durante la prigionia
di Moro, e si era offerto di guidarli al suo nascondiglio, ma gli fu
risposto di andare a quel paese. .

Chi uccise Pecorelli resta un mistero, come per Moro, ma i due


a

omicidi sono collegati l'un I' altro. Il suggerimento più interessante


as

è proposto da un articolo dello stesso PecorelIi: Moro, che stava per


essere rilasciato dalle BR, fu rapito dai servizi segreti, e consegnato
alla Banda della Magliana, per l'esecuzione. E'stata ritrovata della
C

sabbia molto particolare, nei risvolti dei pantaloni di Moro, e anche


nel baule della Renault rossa. Questo particolare fece nascere il
sospetto che, all'ultimo minuto, potesse essere stato trasferito al
misterioso ufficio "K" dei servizi segreti, nella zona sabbiosa di
Cerveteri, e da qui consegnato alla banda della Magliana. Tale
scenario avrebbe convalidato l'ipotesi che, sin dall'inizio, le BR
fossero state usate come burattini, nella vicenda Moro e nella sua
eliminazione fisica, che forse avrebbero preferito evitare.

~u~
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CAPITOLO 30a

CONTROLLO DALL~INTERNO

Le BR in teoria erano nate corne movimento spontaneo dopo


una riunione, tenutasi nen~autunno 1969, nella località balneare .di
Chiavari.

ia
Renato Curcio, il primo leader~ annunciò la formazione,
all'intemo~ delle fabbriche, di speciali gruppi di lotta che avevano

or
come obiettivo l' eliminazione di condizioni intollerabili, la
riduzione dell' orario di lavoro, la parità salariale tra uomo e donna,

em
ed altri miglioramenti essenziali per lac1asse operaia.
Curcia sosteneva che la Iottaarmata.era: l'unica arma rimasta
al proletariato, poiché tutti i tentativi legali di migliorare le sue
condizionì erano stati soffucati da una polizia repressiva,. e daRe
M
bande armateneo fasciste; alsoldodel padronato. *(oota).
La soluzione, per~~Curcio;consisteva nell'attacco clandestino
al si£tema da. parte di m-ilitanti brigatisti rossi. .n primo nuclarfu
lla

fondato a Milano e comprendew, oltre ClCDr~ Margherita Cagol


e Alberto: Franceschini.
de

*(nota )
Tra le recriminaziOlie principali di Curcio e compagni viera
il fatto che i. proprietari di terreni edificabifi stavano. usando i
a

rispat111i dei lavoratori,. per. costmire alloggi. Questi erano: affittati


as

agli stessi lavoratori che:finivann così per pagare due volte qualcosa
che non era di loro proprietà. Questo sistema aveva contribuito .ad
arricchire ancor di pià i ricchi, mentre lo Statoc manteneva una
C

polizia repressiva, forze armate costose, uflìcÜlImente a dìfesa c~in


caso di evasione esterna, ma in pratica adibite a prevenire
un'insurrezione interna.

~&(~
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30a\2

Nato. nel 1941, nella cîttadina di Monterotondo, vicino. a


Roma, Curcio non conobbe mai il padre, ma ricevette una fine

ia
educazione dalla madr~ che lo portò a conseguire brillanti. risultati
all'Università di Trenta, e alla.leadership di azione studentesca.

or
Innamorato di una sua compagna di studi, Margherita -Cagot,
di quattro anni più giovane, unagraziosa bionda dai tratti forti,.,e

em
conosciuta dentro il partito come com,pagna M~ si sposò con una
cerimonia. cattolica, poco dopo la sua laurea. in Scienze Politiche,
ne11969.
Delusi da quel che consideravano una politica revisionista,
M
senza speranze, del PCI, che falliva in continuazione i suoi tentativi
di conseguire un minimo di rifonne, i due giovani scelsero una vita
clandestina e pericolosa, -organizzando le BR
lla

Scelsero la capitale dell'industria italiana, come centro


naturale di azione, e si stabilirono, in un ménage a trois, con un altro
de

giovane ribelle, Alberto Franceschini, di due anni più giovane.di


Mara. N ato da una famiglia comunista, nella roccaforte rossa ,.di
Reggio Emilia, Franceschini, come i suoi due compagn4 aveva
concluso che l'unica speranza,. per il proletariato, era dì
a

impadronirsì del potere con la fona~


as
C

L~L
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3fia\3

Le prime imprese delle BR erano più simili alle avventure di


Robin Hood che non alle azioni dell'IRA. Si limitavano :al
rapimento di manager malvisti, sporadiche rapine in banca per
sopravvivere, e piccoli attentati senza vittime.
La prima mossa ardita fu il rapimento e la prigionia di sei

ia
settimane di un giudice genovest; Mario Sossi, magistrato rigoroso,
rigido, inflessibile, esecutore intransigente di ordini, che emanava

or
con disinvohura sentenze di ergastolo. Quel cbe i tre speravano di
ricevere in cambio del sequestrato, era la liberazione. di alcuni

em
compagni detenuti, o almeno far loro. guadagnare dell~ migliori
condizioni carc.er3I'ie.
Pianificata con cur~ l'operazione fu eseguita in maniera
dilettantesca. Mara, che precedeva i compagni, per segnalare un
M
eventuale blocco stradale, fu fermata proprio. ad un blocco di
polizia, e mentre Franc.eschini con il prigioniero forzava il blocco
lla

sparando,non colpì Mara, s.olo per un miracolo, mentre si univa~.alla


loro fuga.
I risultati del sequestro si ridUssero a poco, quando~il governo
de

cubano. rifiutò di accogliere i prigionieri che 10Stato avrebbe dowto


scambiare; e quando Curcio apprese, da una talpa al Ministero: dq;li
Interni,. che era pronto un piano per un incursione nel laro
nascondiglio, ed:amma7.'rnrli tutt;4 Sossi compreso. Allora"fu deciso
a

di liberare il prigioniero, senza portempo in mezzo.


as

I servizi segreti conoscevano illuogo. deUa prigione di Sossi


sin dalrinizio~ e avevano. prep.arato .razione, che doveya. essere
eseguita~ da una speciale unità. anti terr.orismo, sotto la guida. del
C

generale Carlo.Alberto Dalla Chiesa.


Dalla Chiesa era diventato un esperto nell 'infiltrare~suoi
agenti. Egli era stato decorato.nelJa seconda guerra mondiale; aveva
lottato. contro.la Mafia,. e rintracciato eel ucciso il famoso bandito
Giuliano~

~äÁ~
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.3Oa\4

Al. temp<> del rapimento 'Sossi,. -----sondü i Cipriani~c"era un


ag~nte dei servizi" segreti ñlliltIato nelle BR il suo nome era Rocco,
un ex paracadutiSta.. esperto in anni, esplosivi enel gambùzare la
gent~ Come. membro .dd. PCI, titolare di un negozio a Mi~era

ia
riuscito ad infitV8rsi,. fin. dal1971.. 1:servizi segreti'.soTVegliat'~o
quindi l'intera preparazione e re.secuzione del rapimentnSosSi,. a

or
volte adùitittora agev-olanOOlo.
In UDlibro- sullësue vicende, Sössi. ammise che. aveva 3Vl1tO

em
1'impressione Che il suo rapimento facesse'~ di un. piano più
v~ di cui i terroristi .Ret11:hravano.conosc.erne solo: la ffif34à.Un
anno dopo la morte di Moro,. Sossi' andò oltre: '''poiché sono
assolutamente' Sicuro :delf'.artificiosità: deIfu nostra- gueuiglia
M
rivoluzionaria, non ho dubbi. nelrîndìcaregli strateghi
.
di. queste
azioni negli agenti di qualche-potenza straniera". L"arresto.dei~~e
'leadef fondatori delle BR,. Curcio e Francescbini fu determim:tto:dal
lla

tradimento di un infiltrato, Silvano Girótto~ un ex prete francescano


noto .come ''Fratel Mitra", per le sue in~se comeguerrigliero con
de

i TUpamaros. Figlio stravagante di un' maresciallo dei 'carabiDieri,


con tul passato da ladro,disertore dellaLegione Strani~ -Girotto
aveva "lavoratQ in Cile come agente di ..sicurezza.dell 'Ambasçi~ta
. italiana. fu Bolivía, missionario'francescano,. Fratel Mitra.sí uni'ai
a

nœlli.e fu ferito.muna- scarmnuccia vicino al..a Paz. ToltosiYamto


as

.
da frate, tomò in Italia con una:ragazzache-poi gli diede.un figlio.
In: una. breve al1tobiografiB,;Girotte- affermò che.la sua lotta
contro le BR era motivata dalla sua persuaSione che le loro azioni
C

avrebbero. solo ottenuto f'ëffeUo oppostoai loro:obiettivi.

L&J~
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3&\5

.
.
Girotto era talmente .oonvinœnte quando si vantava delle sue
impresedî guerrigliero~ che aveva::finito per guadagnarsì la fiducia
delle' BR, e Curcio, che era allaricerca.di un esperto' per addestrare i

ia
giovan4. andòad. incontrare il frate ribelle ndla stazione ferrßViaria
.di .Pînerol(}~ vicino Torino. Caduto nella imboscata te~li -dai

or
carabinieri, 'Cnreio fu .catturato insiemea.Franceschini ehe' ~lo
accompa~va.

em
Ciò che-nonsi sapevano spiegareibri~ 'era.ilmotivoper
cui it generale Dalla Chiesa avew.u'sce.ltodi bmciare la:eopertum'di
Girotto, con questi arrest4 'proprio quando l'infiltratŒ stava .per
essereassunto dentro le BR in una. posizione tale che - sarebbe
M
venuto a conoscenza dìimportanti segreti.' La. risposta non' arrivò
fino. at nov.embre 1990, quando il ComitatoParlamentare per le
lla

strn&; fu. informato. dal~generale GiQvanni Ramef4. ex..C3p(}della


.seziOneD del SID, che-fin dall'inizio .c'era stata una massȣia
infiltrazionenelle BR. "Quando tutti insistevanoche il problema del
de

terrorismo poteva essere'risolto coo gli infiltrat(', il generale Romeo


replicò: "L'abbiamo. già£atta".
Per quel che riguarda Fratel~Mi~ sostiene Philip~Willan,
autore di The Puppetteers:~ "è chiaro che la sua identità
a

rivoluzionaria era falsa, creataper lui dai 'servizîsegreti,


as

probabilmente dalla CIA".


Che i terroristi rossi foss.ero stati n~ati,.specie dalla. C~ per
obiettivi interni ed esteri,. non è-così facile da.dimostrare, nonostan,te
C

ci .siano.degli indizi pesanti.

~~&vC~
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30a\6

Con' l'arresrodi CUIcii1e Franceschini .avvennero rilevanti


cambiamenti.. an'intem~ delle BR. La forzata. defezione dei leader
storici,. consentì: a Mari~ Moretti di assumere: il controllo di tutta

ia
l' organiZ7.37:ione~.SottoIa..sua leadership avvenne un cambiamento
radicale .della politica brigatista: mrescalation di.azione militare ehe

or
culminò nel:rapimento Moro~ eneB'assassinio.deßa. sua scorta. Alla
fine.dell'annoJo Stato cont~2J6S atti di terrorismo politico.

em
TI generale. Maletti del SID. commentò poi -in riferimento. a
qUesta:fluovaleadership.aggressiv:a:delle BR:. "reclutavanQ~t.eITo.ásti
.ovunque, restandonell'ombra, ma non erano classificabilì .come.
. . ...t.'::'.. ~ ..,' , . . n~ 1
estrennstl .w. S1ß1Stra " . '- MaI etti assert. CHe, al ~plU a lto. Ii ve.uu,.
't.
M
brigatisti erano stati infiltrati dal Ministero degli Interni, .e. dai
servizi segreti occidentali.
Per i .fondatori steriei, Curcio e .M~. ci fu una breve. patl&3.
lla

Mara arrivò al carcere dove era"deten~ Curcio, con: una


mitraglietta dentro un pacchetto, sì fece largo,nel-blocco deBe-edle
de

e riuscì a liberare il marito~. Riportataromanticamente dallastmnpa,


fu solo una breve pau~ presto. interrotta -definitivamente: da. un
trad.imento~ Sorpresi in UD.nascondiglio- nella. Val Pelice,a ovest di
Torino,. dove stavano-tenendo prigioniero un..industriale' sequestrato,
a

Mara fu gravemente ferita. mentre cercava. di. proteggere i suoi


as

'compagni in. fuga. Sdraiata. sanguinante..sun'erba, fu uccisa- da.un


carabiniere che, aveva ricevuto disposizioni via radio, in merito. Gli
fu detto dalMinistero ehe: amma7.72cre terroristi non.era reato. Meao
C

prigionieri c' erano~meglio era per,tutti.

~~ ¿1~
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303\7

ia
Co~ sostiene Gianfranco Sanguinetti neLsuo "Of Terrorism and
the State", è. facile per- i servizi segreti, una volta che si sono

or
infiltratf iirun~gruppo teuoristico,: fare fuori la leadership {)riginale,
con arresti- tempestivi ed omìcid~ magari in una- sparatoria- con la

em
polizia",programmata grazie: agli infiltrati.
Entro-poche settimane,.Curcio fu rintracciato nel suo-Dll6VO
nascondiglio da parte dei carabiníeri di Dalla- Chiesa, che avevano
pedinato-la-sua~nuovacompagna. -- Avevano perlñto fotografato-con
M
ilteleobiettivo. la coppia, daIt'.a1traparte deHa-strada, e una squadra
di poliziotti entrò pronta ad uccidere~ Dopo venti minuti di
sparatoria CufciÛ"fu ferito, .pt:eso.e riportato in carcere, questa. volta
lla

in manÍeradefiilitiva.
Gmzie- ad -un altro ìnfiItrato~ Marco Pisetta, decine di altri
de

brigatisti furooo: rintracciatie. arrestatL P-isetta, fermato e poi subito


rilasci~ stes.e~un rapporto-di 9tl pagin~_nel quale raccontava tutto
quel che sapeva sulle operazioni della B~ can nomi, dateed
,
indiri:zii Pisetta=poifuggì:verso-Jnsbmck.
a

Poi-a-.tradire le BR fu Patrizio Pecî, che:aveva partecìpatoaila


as

strage di:via FanÎ. Arrestato. dagli uomini di Dalla- Chiesa, decise di


collaborare- iR. cambio._di una sentenza. più mite. Descrisse. in
dettaglio'l'agguato alle guaFdieàel corpo-di-Mora" e caus~ l' arresto
C

di 8-5-membri delle BR, secondo la testimonianza dello stesso


generale. 'e

~
~&L
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30a\8

Perfino. il nuovo capo;. Mario Moretti, non era esente da


sospetti. In carcere, Franceschini seppe che Moretti aveva ricevuto
una telefonatache lo avvertiva ehe:Curcio sarebbe stato arrestato, la

ia
domenica ~segl)ente, alla: stazione. di Pinerolo~. Mor-etti.non a.veva
comunicato ravvertimento; affennò~ di aver cercato Curcio

or
dapper-tutto;.senza trovarlo, invece di aspettarlo lungo la strada-che
avrebbe fatto in~direzione di Pìnerolö.

em
Era- sospetta anc~ la sua incredibile. abilità ad evitare
l'arresto, qnando tutti i compagni che 10 cireonàavano~ eade~ano
inesorabilmente nelle mani dei segugi di Dalla Chiesa. I brigatisti
detenuti dubitavano al tal punto- diMOretti da farlo sottoporre :ad
M
indagine, da parte del Comitato esecutivo, per un- periodo di otto
mesi: non fu incriminato ma nemmeno assolto.
lla

More1:t4 a:ffenna~ Willan,. era chiaramente. un potenziale


infiltrato, se non altro per le-sue-convinzioni politiche giovanili, così
lontane~da- quelle maturate successivamente. Dopo la :morte del
de

padre, era: stato. educato-in una seuola privata, la cui retta era- a
carie-o: di una..ricca signora milanese.. Il-cambiamento.di bandiera
PQlitica, da: sinistra ~a- des~ costituiva la costante ri.cerca
delF Ag-enzi~ perreclutare agenti~segreti.
a

A MiJano~ nei primi anni 70, dopo che.Moretti siera-legato a


as

Curcio e Franceschini,. un intero: gruppo, costituito dai primissimi


associati alte BR, se ne distaccò- per formare quello che~sarà poi
. .
~

conoscluto-:come 11 " 8uperc Ian" ~


C

Uno~ ~ uno, questi" super clandestini ...-.eo la rimarchevole


eccezione dì Moretti e GaHfuari..cominciarono a-trasferirsi a Parigi,
dove~aprirono una scuola di lingue; I'Hyperion. Ciò che in realtà
era questa scuola, fu. chiarito in una nota allegata .al rapporto
destinato al Cemitato Parlamentare su Moro.; nel1990. -Nena stessa
nota il SISDE~affermava:- "si sospetta che l'Istituto Hyperion sia la
base~più importante per Ie~operazioni CIA in Europa".

ÁM~
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30a\9

Fra gli esponenti della scuola sospettati di fue il doppio


gioco, cioè essere agenti dei servizi segreti, vi erano. i noti ex
brig~stiC()rrado Simioni, fondatore: del gruppo Sinistra Proletaria;

ia
Due.cio BeEio~ fondatore eOD- Curcio: del Collettivo Politico
Metropolitano; Giovanni Mulinaris~ fondatore dell' estremista Lotta

or
Continua e Innocente- Salvoni, uno dei brigatisti presenti al
rapimento.Moro.

em
Il sospetto .della'collaborazione di Berio con i 'servizi segreti
si.era.insirmato-sin dall~inizi(},.quando~egli aveva informato il p.adre
di essere stato avvicinato da un uomodel SID, che gli aveva offerto
di diventare W1informatore.
M
Un rapporto della polizia romana forniva notiziedettag1iate
sul tenore. di vita del. personale deH'"Hyperion, dimostrando. che
fosse'molto al di sopra delle 10rQentrate, vist&che la scuol(4 ubicata
lla

sul prestigioso Quai de Tournelle, al di là della Senna, nei pressí di


Notre Dame~ con uno spazio disponibile di 30Omq, biblioteca; sale
de

studio, aveva.pochi studenti, e costi molto superiori alle entrate.


Presidente della scuola-.era, come segnalato nella stessa.nota,
Francoise Iuscher, ancora ventenne, maglie di Innocente Salv01l:4 e
nipote di un personaggio di .spicco, Abbé Pierre, altrimenti detto
a

Henri Grouses, ordinato nel 1938, decoratoper la sua azione


as

durante la Resistenza, deputato. MRP, .dal 45al SI., e notoriamente


legata alle BR sin dal1971L Tuscher, sua nipote~.-avevaaderito.alla
Sinistra Proletaria nel 1%9~ insieme a Curcio,. Mulinaris, Berio e
C

Simioni. Suo marito, Salvoní> naturalizzato .ftancese, ricercato a


'.Milano.per l'uccisione dì un poliziotto,.e:per aver preso parte al
rapimento Moro, si era trasferito a: Parigi, nel 1976, ed .aveva
dichìarato _alla polizia francese di essere. il contabile1" non
stipendiato,' deU'Hyperi~ e che :siguadagnava da vivere .facenoo il
pittore.

~ fJJ~
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30a\lO

n più sospettato fra i membri dell'Hyperion fu Corrado


Simio~ fondatore e consigliere culturale della scuola. Simioni era
.

sulla quarantina e, poiché anch.'egli. non era stipendiato, dichiarò


aHa polizia che viveva delle royalty provenienti dai suoi libri, .che

ia
gli pennettevano l'affitto. di un costoso appartamento in Rue. Des
Plantes~ dove viveva con la sua ~m::lnteingles~ Giulia Archer~e di

or
pagare l' affitto di un altro appartamento in Rue du Moulin Vert, per
la moglie separata, e i loro due figli.

em
Simioni era stato un socialista militante; con Bettino Craxi,
negli anni ~"60, ed era stato espulso dal. partito nel 1965,. per
indignità morale. Per un periodo aveva lavorato per il SeEVizio
Informazioni USA, a cui feceseguito un periodo di due anni in.un
M
istitutoreligioso vicino Monaco, anche se pare lavorasse,. allo stesso
tempo, per Radio Free~Europe; finanziata dalla CIA. Tomato a
lla

Milano- net 1970, come brigatista rosso;. sembra eke abbia suggerito,
per accrescere il suo prestigiocome terrori~ di uccidere due
generali della NATO e il Principe nero Borghese. Provò anche a
de

convincere Mara.Cagol a piazzare delle bombe dentro l' ambasciata


USA ad Atene~ Questa operazione~ sulla quale Curcio aveva messo
il veto~ fu comUBque portata a tennine da Maria Elena Angeloni e
GiOrgio Tsikouris, che ci rimisero la vit~ per il. difettoso
a

funzionamento deli' esplosivo.


as

Franceschini si fidava- talmente poco di Sîmioni e del


Superclan, da insistere che venissero relegati ai. margini delle BR.
.

Dopo il suo-arresto, il primo-messaggio che Franceschini riuscì a far


C

uscire di prigione, era destinato. ai leader delle BR e riguardava


soprattutto il Supercl~ eon rammonimento di stare attenti a
qualsiasi compagno"proveniente dal.gruppo diCorrado".

J~M-
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30a\11

L'interesse di Simioni per il denaro~ e la cquantità .che


sembrava' avere a disposizione, avevano destato i sospetti dei suoi
compagni. Come descritto maliziosamente- da Franceschini,

ia
Simìoni, elegante e ben vestito,. andava in .giro. a. bordo: di una
Maserati, e affennava che ua.guerrigliero~ per mimetizzarsi e

or
confondere le idee,. doveva. comportarsi da perfetto. borghese.
I dubbi dì Franceschini erano fondati, e la'conferma "\lenne

em
quando il suo nome comparve- in una. lista. degli agenti operativi
'CIA Ïftlt~ venuta in.p05ses£odel.quotidiano LettaContitwa.
Cra,x4 nel1980, aveva insinuat-o.che chistava tirando le leve
del terrorismo in Italia, potevacessere qualcuno che aveva intrapreso
M
. . . .
.la camera ~tica
.-.nk con. lUI, n~anm
An-ti " 60 .'.

Il Pubblico Ministero veneziano Pietro catogero,s.ospettando


da tempo l' esistenza. di struttura di comando terroristico che
lla

\.l11.&
dirigeva il corso della violenza política~credette di aver identificato
.nell'Hyperioo quel centro internazionale, cheaveva operato per la
de

destabilizzazione italiana e europea, durante gli-anni "70.


Dei terroristi pentiti avevano infonnato- Calogero che, dopo
Parresto di Curcio e Franceschin4 la scuola eras.tatautiljzV\t~ per
gestire relazíonÍ internazionali volte a procuRtfe anni per le BR
a

L' ex brigatista, Michele Gala~ riferi. al magistrato che la scuola


as

aveva contatti con l'IRA, }'ETA. ed'era in grado di acquistare armi


da fazioni minori all'interno delrOLP. li responsaœle
dell'apprQvvigionamento-degli affRament4 altri non era che Moretti,
C

che faceva dei viaggi regoIaria Parigi:, negli anni ~'70~proprio"a tale
scopo. Egli, secondo Galati, gestiva il contatto parigino, e Mulinaris
quello intemazionalö.
(inserire connessione svizzera)

~~~
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308\12

Per procurarsi ulterimi informazio~Calogero chiesealla


polizia francese di indagaresull'Hyperion; ma. quand'o stavaper

ia
avvicinarsi ai segreti. del Superclan,. gli sforzi di Calogerofurono
deliberatamente mandati all1aria dal SISDR n servizio.segretofece

or
trapelare' <ieUe notizie" sulla scuola Hyperion, al Corriere della Sera.
Questo mise fu allarme i suoi membri Qwmdo~an1vò.la polizia

em
francese, non v' era nulla:. di sospetto~ su cui indagare.. La
C'ommissione .Moro:cercò:più volte. di..con.vincere Ia.polizia..ita.tiana
e i.servizi segreti a riprendere le indagini: sulle attività della scuola,
ma invano, poiChé"sr sosteneva che. i servizi segreti. ftancesi tlon
M
avrebbero:più .collaborato.
Un'altra: indagine sull'H~on fu condotta,qtlalche anno
dopo~ dal magistrato Carlo Mastellon4 che .si concentrò'HancoraWla
lla

volta sul traffico di armi per le BR:,.attraverso il groppo-IlyperiQn.


Nell'estate dël1:919; solo poco più di lm armo dell'assassinio
de

di Moro, Mario Moretti,- ancora in libe~ salpò.per il Libano. eon tre


compagni brigatisti,.. sullo yacht Papago, per ricevere: una..consegna
di armi. dalla OLP.. S.econdo Willan,. .10yacht apparteneva ad. uno
psichiatra.di Ancon~ Massimo Gidoni; anch'eglimembro-deRe BR.
a

A quanto sostengono molti ex brigatìsti, r affare-era andato in porto


,. ~~...t.. .
as

.
con l. mtennculazlone: d e ll ."H. yper.wn..
Fiêll"a. chiave-.del traffico: di armi tra i gruppi pt4estinesi in
Libano e. le organizzazioni terroristiche ita1iane~er.a, come rivelò
C

l'índa gm e di MastelIoni , il colonnello del 818M=!' , Stefano


~

Gîovannone; capo delrunîtà speciale, allestita nel-Libano .dal


direttore del SISMI, Giuseppe Santovito. Quando Moretti giunse a
Beiru~ trovò illuogotenente colonnello: del SISMLSilvio -diNapoli,
incaricato di assistere il traffico.di armi tra l'OU e le BR.

~ßJ~
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30a\13

L'interessantejpotesi di Mastelloni era che il traffico di .anni


tra rOLP e le BR. fosse non solo protettQ~ maaddirittura
sponsorizzato dai servizi segreti italiani, per conto deHa CIA. Il
giudice sosteneva che. Giovannone fosse stato incaricato di fur..da
mediatore.tra la CIA e l'OLP~ Affenna il magistrato"-ehe questo

ia
prodHs~e.F_accordo segreto: del 1976; intervenuto.tra la CIA"e. il
servizio segreto. Fatah.. La segretezzaera necessaria ...a: causa

or
dell' accordo' precedente~ del 1975> tia il governo americano. e
ISraele, che vietava i:contatti politici -coola OLP.

em
Come- conclude: WiUan:. "è innegabile: .che. gli accordi sul
traffico- di armi tra-.l' OLP e le BR.. costituivano parte. int~e
dell'accordo .segret-o.- traOLP e CIA.".
Tutti gli imputati-,.accusati dì complicità nel trafti.OO di:.anni
M
'OLP~BR,_dirigenti dei .servizi segreti e terroristi dell'Hyperion, si
trovarono. .nella stessa barca, compresi Mulinaris, Berio .e-Simioni.
Alla fine.furono tutti..assolti dalla Corte di Assise veneziana. Dice
lla

Willan: ''un velo discreto: fu steso sopra un capitolo particolarmente


delicato della-storiader tenorismo in ltalta't.
de

Smascherata nel1919, la scuola Hyperion fu. chìusa, ma i


suoi super~andestini continuarono ad operare in ci~ In seguito
all'arr-estn.accidentale. diMoretti,. nel1981,. il contatto.con Parigi fu
delegato a Giovanni SenF.aJli,.un altro leader delle B~' che- fece
a

nascere dei sospetti~ quando fu scopert(}da UIlcompagno .telrorista,


as

Roberto. Buzzati, ad un incontro segreto con il direttore .del SISMI,


riconescibik; dalla sua~descrizione; nel generale Musumeci della
P2~ Più. tard4 nel luglio 1983,. Sen:;r.ani confessò. al giudice
C

Imposimatö- di essere stato un .collaboratoredei servizi""segreti. La


prova fmale fu acquisita nel 1992:, quando il Dome di Senzani
apparve nella lista degli stipendiati CIA.'

~~~~.
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3:Oa\14

Il BOf~ una. rivista. simile-a quella di Pecorelli~ OP, edito da.un


neo- fascista ed ex. senator~ Mario Tedesch4 membro .della PZ,
aITeullò (17 febbraio 1985) che alcune vide{H;asset1:e
dell' înterrogatorio. di Moro, da parte delle BRemno. state rinvenute
nel portabagag~i2 quando Senzani era stato arrestato. Per quel che

ia
.rlguarda.la:.:fine che:.fecero queste cassette, la.rivista asseriva. che i
servizi segreti le avess.ero archi.viate~ dopo averle riprodotte per la

or
CIA.
Un rapporto. della polizia di Roma, datato. 6 marzo. 1979,

em
anude allapossibile: esistenza. di leg;3mi tra. il professore:di Scienze
Politiche a. Padova,. Antonio N~ e la scuola Hyperioft di Parigi,
so.spettatadi coordinare il terrorismo italiano ed europeo.
M
(inserire~il comvolgimento di Negri con l~teHigence USA,
con la. scuola di lingue: Hyperion, con gli accordi segreti CIA OLP
per fornire armi alle B~ oltre alla attribuzione di agente dell' FBI,
lla

fatta da Angleton).
n ruolo delf'Hyperion nel rapimento..Moro era reso. .evidente
de

dai documenti raccoltì ~dal giudice Mastel1Oni, che indicavano la


decisione::della scuola.di aprireuna filiale a Roma. Proprio per tale
mot.iV(}~ Corrado Simioni e Duccio. Berio affittarono llI1
~

appartanlento a Roma, dalla fine del- 1917ñno. a giugno 1978,


a

durante ir periodo dell!operazione Moro. Curiosamente~Simîoni e


as

Berio, avevano' precedentemente preso in a:ffitro un appartamento a


Londra,. al numero:~. 17 di C:onn:¡nght. Street,.. all'angolo
dell' Ambasciata USA.. L'Hyperion aveva una sede. an£he a
C

BruxeUes; sede del quartier generale NATO; e macchine della


NATO furono' regolannente' viste stazionare. fuori degli uffici
dell'Hyperion, a Parig~.
Come conclude. Willan: è chiaro che gli. USA non
intendevano. operare in: Italia solo tramite i servizi segreti itatian\ e
la P2~. ma coinvolgersi djrettamente ín operazionisegrete e
delicatissime.

~ kLLL
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CAPITOLO 30b

G~LIASSASSINI SEGRETI DI MORO

Qualche esponente politico a Rom~ specie tra i DC,

ia
cominciò .ad .insinuare pubblicamente che fossero stati gli USA a
cospirare ed organizzare il rapimento e l'uccisione di Moro.

or
Le indagini dilettantesche di uno scozzese, combattente .della
seconda guerra mondiale, disegnavano il percorso di come questo

em
potesseessere avvenuto.
Qualche .mese dopo la morte .di Moro, il senatore
democristiano Giuseppe Giovanniello, un intimo amico dell'uomo
politico, fu contattato da un .certo Martin Woodrow Brown, che
M
affennav.a .di.essere a conoscenza.di un complotto CIA contra Aldo
Moro; diceva di ~avergià riferito quel che sapeva.al professore Aldo
Semerari, noto criminologo :dell'Università di Roma. Semerari
lla

ammise mal volentieri di aver ricevuto una visita da parte del signor
Brown, un sessantenne trasandato nel vestire e dall'italiano incerto.
de

Se~erari avev.a passato 10 scomodo visitatore, .e la sua storia, al


professore Franco Ferracuti, Io psichiatra del collegio dei consiglieri
di Cossig~ durante il rapimento Moro.
Philip Willan ~il primoche fece ricerche attente basate sulla
a

storia di Brown~ sottolinea m-.gutamente:"a chi affermava che dietro


as

il rapimento Moro ci fosse la CIA, non sarebbe potuto capitare


peggiore udienza. Sia Semerm-i .che Ferracuti erano della P2, .e
avevano stretti legami .con i servizi segreti italiani. Ferracuti
C

lavorava anche per la CIA, sin dal rapimento Moro.


La vedova di Semerm-i .avrebbe poi .confennato ai magistrati
di Bologna ..ehe "Ferracuti spesso si .vantav.a dei suoi contatti con i
servizi ~segreti.americani, per i quali si recava sovente negli USA."

I
.~

~~~
'\
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30b\2

ia
Semerari, racconta Wil1an~era .stato da giovane uncomunista
ma, con il passare degli anni, era diventato un esponente di destra.

or
Frequentava regolannente le riunioni della destra e la sua attivitàdi
criminologo lo metteva in contatto .con terroristi e boss mafiosi,

em
consentendoglidi fare da ponte tra la P2 e i suoi occasionali alleati
nel mondo del terrorismo e delcrimine organizzato.
Il successivo tentativo, fatto da Brown per rendere la .sua
storia pubblica, fu. quello di lasciare un dattiloscritto, in una .cabina
M
telefonica, a Firenze~ segnalandone poi lapresenza al -quotidiano
locale, con una telefonata. Scusandosi per il suo italiano,. Brown
scriveva: "l'uomo che in realtà organizzò la strage di via Fani .e il
lla

rapimento di Aldo Moro è un italo americano, amico intimo di


Ronald Stark (che la polizia ha tanto protetto). Il suo nome è David,
de

è nato il 18\3\54 ..a San Diego in California, alto l, 77m, castano,


occhi azzurri, corporatura media, talvolta porta i baffi, ex capitano
della Marina nel Vietnam, poi entrato a far parte delle forze speciali
dei Berretti Verdi. Più recentemente è stato consigliere della
a

Central Intelligence Defence, nella Gennania occidentale. David .è


as

l'unico dirigente di alto liveno che abbia personalmente organizzato


la strage di via Fani,. insieme ai suoi complici che sono già
conosciuti alla polizia. Ultimamente è vissuto a Roma, ma di solito
C

risiede a Milano dove frequenta la libreria USIS in via Bigli l \A."


Willan nota che probabilmente per Central Intelligence
Defence, Brown intendeva Defence Intelligence Agency. E che
sarebbe stato difficile che David fosse nato nel 1954, e poi essere .
capitano del Vietnam; probabilmente doveva trattarsi del 1945.

L&J~
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30b\3

Ronald Hadley Stark era un uomo corpulento,calvo,


quarantenne nel 1978,con dei baffi cadenti in stile messicano.
Trattava affari di droga e di politica rivoluzionaria così

ia
intensamente, che è impossibile stabilire se il suo scopo principale
fosse quello di arricchirsi '0 raccogliere informazioni per .ilgoverno

or
. .
amenc.~o. .
Lcr lllaggior parte:: det ~ di: Starlc è:.stata ricostruita:dai

em
magistratie da ricercatori come il senatore Sergio Flamigni -della
Commissione di inchiesta Moro. Che Stark avesse lavorato a lungo
per la CIA, fu provato dal 'suocoinvolgimento con la drogaa Los
Angeles, neglianni "60, quando si infiltrò nella confraternita
M
dell'Eterno Amore, un bizzarro melange di trafficanti di dro~ di
hippy, evangelici dagli occhi sognanti, mistici alchimisti, e
banchieri dal danaro veloce. Impegnati a cambiare il mondo,
lla

disseminandolo di grandi quantitativi di allucinogeni, i confratelli


consideravano l'LSD come un sacramento, credendolo la soluzione
de

per l'inumanità dell'uomo verso l'uomo.


Con le tecniche sofisticate di Stark ~egli aveva trovato un
sistema veloce per produrre LSD di alta qualità, con la quale
desiderava drogare tutto il mondo, compresi l'URSS e la CINA.. i
a

confratelli svilupparono la rete di produzione e distribuzione di LSD


as

più grande di tutto il mondo. Distrutta fmalmente dai Federali, nei


primi anni "70, la confraternita si sciolse, la maggior parte si dettero
alla fuga, mentre Stark, il più veloce di tutti, :finì con quasi tutto il
C

denaro e la proprietà a suo nome. Ricercato dall'IRS per evasione


fiscale, Stark si trasferì a Bruxelles, dove usò la sua laurea in
chimica per allestire un "Laboratoire Le Clocheton", riciclando i
proventi, tramite delle banchesvizzere e del Liechtenstein, protette
~come da rapporto~ dalle ambasciate americane in Europa, e
intrattenendo rapporti familiari con Charles C. Adams
dell' Ambasciata di LondflL

~~
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30b\4

Nel1974 illaboratorio di Stark fu chiuso dalia polizia belga e


a Natale si trovava già in Sicili~ dove strinse amicizia con Franco
Buda., un milanese esperto nella falsificazione di documenti. di
autolllilbilimhate.
Il 15 febbraio 1975~ Stark fu arrestato nel Grand Hotel

ia
Baglioni a Bologn~ dove era gitmto da Milano,. viaggiando sotto il
falso nome di Terrence W. Abbott,. cittadino britannico.

or
La polizia 10 trovò in possesso di 4,600 kg. di marijuIDla,
morfina e cocaina, molta valuta straniera,. e dei documenti .che

em
consentirono di aprire una .cassaforte a Roma, dove fu rinvenuta una
droga strana e sconosciuta, prodotta in California, dove Stark aveva
delle proprietà. La polizia trovò anche l'indirizzo di un certo David,
che aveva ricevuto svariati milioni di lire, per una consegna fatta ad
M
una famiglia nel Libano.
L do.cumenti nella... cassaforte. mos.tI8Ilmft an~. che., il
proprietario controllava parecchie compagnie nel Lienchestein e
lla

Panama, sulle quali stava giàindagando l'IRS. Ma ci fu qualcosa di


strano nell'arresto: Buda,che venne preso insieme a Stark, affermò
de

che il suo amico aveva lasciato delle tracce evidenti in tutta Italia,
come sevolesse guidare, appositamente, la polizia verso la
cassaforte contenente le .prove incriminanti.
I Cipriani sostengono :che Stark si. :era fatto arrestare
a

deliberatamente dalla sua stessa parte, mantenendo. il silenzio, :con


as

il giudice Claudio Nunziata di Bologna, sui suoi veri obiettivi,


spiegando che la legge americana -vietava severamente ad unagcnte
.segreto di rivelare la sua vera identità all'estero.
C

In carcere, dove affermava essere un membro inglese di


Azione rivoluzionaria, Starkprese prontamente contatto con i
brigatisti detenuti, vantando i "Suoicontatti nel Libano, .specie con
Imam Moussa Sadr, "la persona più potente del Libano, che aveva il
controUo di 60000. uomini aunati ~OILcat:rkarmati e:bazooka".
Stark poi cambiò la sua identità in quella di un araba
palestinese di nome Ali Khoury.

t~~-
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30b\5

Per i suoi compagni del carcere di Don Bosco a Pisa, Curcio


e Pietro Bertolazzi, Starkelaborò un sistema criptato sofisticato, eon
il quale potercomunicare con il mondo esterno.
Il personale dell'Ambasciata USA che lo visitava, fu

ia
informato da Stark che gli era stato chiesto da Curcio e Bertolazzi di
agire da collegamento, tra le BR e l'OLP di George Hassan, per

or
trovare aree di addestramento in Libano per le BR.
Daqueste visite, sostiene Willan, fu chiaro che l 'Ambasciata

em
stava aiutando Stark ad avere informazioni dai brigatisti detenuti.
Stark fece sapere al capo della -sezione dell'Agenzia a Rom~ Hugh
Montgomery ,che Curcio non era il vero leader delle BR, ma veniva
fatto apparire tale per depistaggio~ aggiunse anche che aveva fornito
M
a "persone residenti all'estero" delle informazioni estremamente
interessanti, che avrebbero consentito l' arresto dei veri leader delle
BR, i Superclandestini. Questo depistaggio doveva forse costituire
lla

una falsa traccia diretta a Parigi,. per proteggere l'Ufficio "K":e la


Banda della Magliana, un gioco nella cui trappola era caduto
de

Brown.
Da prove documentali, uscì fuori che Stark era stato in
contatto diretto con il gen. Vito Miceli, capo del SISM!. Visitato
dal capitano dei carabipieri, Gustavo Pignero, del gruppo anti
a

terrorismo del generale Dalla Chiesa, Stark avvet1.Ì di un complotto


as

delle BR per uccidere il giudice Francesco Coco di Genova, .che


stava per presiedere il processo di 50 brigatisti.
Stranamente, non fu intrapresa alcuna iniziativa, sulla base di
C

questa informazione. Il giudiceCoco fu ammazzato come previsto,


e i superclandestini rimasero indisturbati.

L~~
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3Ob\6

Il contatto di Stark~co~ it gruppo Hyperio~a Parigi~ fu reso


evidente da una cartolina che ricevette incarcere a Bologna~ nel
dicembre 1977~: "vale la pena fâre m3 messa -a Parigi~ 110?" la
cartolina era fumata da Maurice~ Bifo~ Felix, Mary, Bruno:
abbreviazione per Maurice Bignani~ Francesco Berard~ Felix
Guattari, ecc.. della scuola.

ia
Una altra cartolina della stessa provenienza arrivò un mese
dopo. L'associazione di Stark con i superclandestini risaliva al1968

or
a Parigi, edal1969 a Milano~ e il suo legame con il rapimentoMoro
fu presto stabilito in carcere.

em
Tra le BR in carcere, frequentate da Stark, c'era Enrico
Paghera, autore del falso comunicato che il corpo di Morosarebbe
stato rinvenuto nel Lago Duchessa, fatto per sviare la polizia dalla
giusta pista. Paghera riusci a fuggire dal carcere, con il compito
M
affidatogli da Stark, di contattare i membri di Autonomia. Stark
diede a Paghera, un numero di Roma, tramite il quale mettersi in
contatto con -un membro dell'Ambasciata libica,.che aveva fatto
lla

visita a Stark in carcere a Bologna. L' obiettivoapparente era di


organizzare un gruppo terroristico internazionale, ed includere
de

membri dell'OLP di George Hassan, tedeschi del movimento del2


gi':lgtlO,e le BR italiane.
Condannato a 14 anni per traffico di droga, Stark fu
improvvisamente rilasciatodalla prigione~ da parte del giudice
a

Giorgio Floridia nell'.aprile 1979, con il motivo: "una serie


as

impressionante di fatti scrupolosamente provati mostranoche dal


1960, Stark aveva fatto parte dei servizi segreti americani, ed .era
stato introdotto nei circoli della droga in Medio Oriente, :Qer
C

in.filtrarsi nelle organizzazioni armate:>'e .contattare i centri del


terrorismo Europeo".
Confinato agli arresti .domiciliari,. Star~ riuscì a fuggire con
facilità dal Paese, tramite la base NATO. Tre.anni .dopo fu arrestato
dall'Interpool:> in Germ~ -per possesso di 200kg. di eroina, che
p~evedeva di scambiare con delle anni~ma gli fu permesso di
lasciare tranquillamente il Paese.

L~~
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30b\?

In risposta alle richieste dei magistrati italiani che


desideravano riprendere i loro provvedimenti contro Stark,
l' Agenzia tirò fuori la storia che Stark era morto per overdose.
Per quanto riguarda Martin Brown e le sue informazioni circa

ia
l'amico di Stark, David, ~presunto responsabile per il rapimento e
l'uccisione di Moro~ usci fuori che Stark aveva un collega,. nel

or
Libano, di nome David, un americano biondo, ventenne, che usava
un passaporto a nome di Emilio Messaggio. Sembra che David

em
aveva usato anche il nome di David Meers, nato a Bradford,. in
Ingp.ilterra,. nel novembre del 1952, e John Meers, nato il 22
se.ttembre 1949. Entrambi .sarebbero stati troppo giovani per aver
combattuto in Indocina con i Berretti V.erdi, ma. un altro David,
M
vicino ~ Stark, era il direttore del suo laboratorio Le Clocheron,
David Linker. Viene descritto dal!' ~vvocato parigino di Stark,
John Crawford ~ID1ch'~eg1i .nel consiglio di Hmministrazionedi Le
lla

Clocheron~ come~un llOmo .di .azione~piuttosto che .nnric.ercatore


scientifico.
de

Per complicare il complotto~ il professoreAldo Semerari, il


criminologo dell 'Università. di Ro~. al quale Brown aveva
raccontato la sua storia, fu .arrestato per il.suo coinvolgimento nella
strage di Bologna, e, come sostiene. Willan "provocò un ondata di
a

dÍsagio nei servizi segreti, in .quanto .egli minacciò di scrivere un


as

memoriale sulla questione, mentre stava in prigione, nell' autunno.


del1980~"
Rilasciato dal carcere~ Semerarj~ fu nlpito dalla Camorra
C

napoletana, e il suo corpo, decapitato, fu trovato nel.baule di un auto


vicino Napoli. La testa mozzata lasciata, in modo macabro, sul
sedile posteriore~ non poté più riferire sul grado di veridicità che
poteva essere attribuito al racconto di Brown. Malauguratamente, la
segretaria di Semerari, che forse era stata tenuta all' oscuro di tutta la
storia, "si suicidò" quello stesso giorno a Roma.
La storia scottava ancora troppo.

L&J~
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30b\8

Ben presto furono sigillate altre bocche, compresa quella del

ia
signor Brown, che ebbe ~ teorico collasso cardiaco a Pisa,
nonostante il suo contato mafioso, il boss della -Camorra, Raffaele

or
Cutolo, sostenesse la possibilità di un gioco sporco a riguardo.
Ancora più macabra fu la morte ~profetizzata fantasticamente da

em
Pecorelli poco dopo la morte di Moro~ dell'uomo che si vantava di
conoscere più di chiunque altro, il terrorismo e il controterrorismo
in Italia, il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. In
una lettera, teoricamente anonima, al giornale OP di Pecorelli, lo
M
scrivente (chiaramente lo stesso Pecorelli) affermava che, il
ministro degli Interni Cossiga, conoscesse illuogo della prigione di
Moro, "perché un generale dei carabinieri lo aveva informato, in
lla

assoluta segretezza.".
Secondo Pecorelli, quando Cossigacontrollò con un'autorità
de

più alta, in questo caso la Loggia P2, la risposta che ottenne fu di


non muoversi, con la scusa che Moro correva il rischio di essere
ucciso in una sparatoria. Pecorelli, la cui temerarietà gJ.i sarebbe
costata la vita, profetizzava, sempre nel suo stile ermetico, che il
a

generale informatore sarebbe stato, a sua volta, ucciso.


as

Licio Gelli, intervistato dal giornalista fiorentino,. Marcello


Coppetti~ confermò che il gen. Dalla Chiesaaveva fatto infiltrare un
carabiniere molto giovane nelle BR, dal quale aveva appreso che
C

dopo la morte di Moro, i rapitori erano rimasti,..con del materiale


compromettente su Andreotti, che riguardava gli scandali di
Lockeed e di Sindona, materiale trovato nella ventiquattore di Moro.
Quando Andreotti fu informata da Dalla Chiesa che questo
materiale incriminante poteva essere recuperato,. fermo restandoche
gli fosse lasciata carta bianca, Andreotti acconsentì prontamente.

L &.vL,
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3OÇ\9

Da1laChies~ dice Foligni, svolse il suo compito.


Le valigette abbandonate da Moro sulla strada insanguinata

ia
di via Fani furono consegnate ad Andreotti, nell'ufficio del Premier,
a Palazzo Chigi, completando così i documenti mancanti nella

or
prigione di Moro in via Montalcini, quando era stata finalmente
perquisita dalla polizia.

em
Massimo Caprara, in una serie di interviste ad Andreotti,
riguardo il ruolo dei servizi segreti nella Strategia del Terrore,
asserisce categoricamente che, al tempo in cui a Dalla Chiesa fu
affidato il compito, il ramo romano delle BR comprendeva due
M
infiltrati, un uomo e una donna.
Caprara identificò poi, uno degli infiltrati di Dalla Chiesa in
lla

Patrizio Peci. Arrestato a Torino, nel 1980, Peci collaborò subito


con le autori~ in cambio di una sentenza leggera. Si diceva
comunque che egli fosse stato sorvegliato da mesi, consentendogli
de

di collaborare molto prima del suo arresto? prima del rapimento


Moro.
Caprara andò oltre, identificando in Peci il misterioso
Maurizio Altobelli, l'inquilino dell'appartamento di via Montalcini.
a

A causa della precisione della descrizione di Peci,


as

dell'imboscata a via Fani ~su1la cui testimonianza si sarebbe poi


basata la linea del resoconto ufficiale~ fu chiaro che Peci aveva
partecipato al fatto. Il resoconto di Caprara rafforzò, ulterionnente, i
C

sospetti riguardo le circostanze che portarono alla scoperta della


base di via Montalcini: il gjomalista disse che l'edificio era stato
perquisito dalla polizia che era in possesso anche della pianta
dell' edificio, incluso il muro costruito dalle BR.
Eppure, nonostante la polizia ne fosse a conoscenza, al
terroristi fu permesso di andarsene indenni.

~&J.
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30b\10

A sostegno della tesi che, Peci, era stato da tempo un


informatore, vi era l'arresto di 85 brigatisti~ in una organizzazione a

ia
scompartimenti stagni, e forte della propria sicurezza, è chiaro che
Peci era stato direttamente coinvolto, sin dall'inizio, con i servizi

or
segreti.
Un altro legame tra Hyperion, Morlion, i servizi segreti ed il

em
rapimento di Moro fu appurato tramite Valerio Morucci, autista di
una delle auto usate per la fuga, che fu arrestato nella sua "tana" in
via Giulio Cesare, il29 maggio 1979.
Il brigatista fu trovato in possesso di una rubrica con gli
M
indirizzi di svariati cospiratori chiave: Marcinkus, Morlion, l' agente
di polizia Antonio Esposito della P2, ed il generale Giovanni
Romeo dei servizi segreti, capo della sezione. D del SISMI durante
lla

l' operazione Moro, l'uomo che aveva confessato il ruolo vitale degli
infIltrati nelle BR, sin dalla loro nascita. Nella sua rubrica Morucci
de

annotò l' esistenza di diveISic.arabinieli infiltl~ti.


Ma fino ad allora, nessun supercJandestino dell'Hyperion si
sentiva di rompere il silenzio mafioso. Per quanto riguarda Dalla
Chiesa, il suo silenzio fu garantito dalla Mafia. Una sera, solo 100
a

giorni dopo .ess.ere stato nominato ,da Andreotti prefetto anti mafia
as

~una missione suicida~ a Palermo, il generale e la sua giovane


moglie furono ammazzati da killer mafiosi.
Che ci fosse ben altro, dietro la morte del contro terrorista più
C

importante d'italia, fu insinuato dalla stesso Licio Gelli, che


indicava la responsabilità "ad altissimo livello" e profetizzavache
"un giorno .scopriremo se si è .trattato .di un crimine della Mafia o
della politica."

~ß1
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30b\11

ia
Ancora più strana fu una segnalazione dell'Agenzia di Roma,

or
a Parigi, che riferiva di una promessa di Andreotti che "ci si sarebbe
occupati al più presto di Dalla Chiesa",_ prima che uscisse troppo

em
dalle sue indagini, circa l' abbattimento di un aereo civile italiano,
vicino Ustica, un disastro che minacciò di coinvolgere la NATO.
Che: DaI.kt C~ 11011:.. tleside-rM~e; mflrire in-- silenzio, è
confermato da una delle sue domestiche, che raccontò alla Corte di
M
Palermo, che avrebbe udito il generale dire alla moglie: "Se mi
dovesse succedere qualcosa, tu sai dove trovare ciò che ho scritto,
nero su bianco.".
lla

Eppure anche questa precauzione sarebbe stata vana. Il figlio


del generale, N ando, lamentò che,. subito dopo la sua morte,. furono
de

rubati dei documenti dalla casa del padre.


Egli raccontò a Willan: "La chiave della cassaforte non si
trovava più, e il suo attendente,. un ex carabiniere, uomo fidato, era
terrorizzato" . Quando fu ritrovata la chiave, la cassaforte era vuota.
a
as
C

cf~ tJeJ.~
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CAPITOLO 31
DELITTO MASSONICO

Essendosi liberati del leader DC con tanta facilit~ nel momento


in cui stava per accordarsi con il PCI, e quindi minacciare il gioco
di Gelli e Sindona; e sbarazzati di un giornalista. pericoloso,- e del
generale più importante den' antiterrorismo, perché sapeva. trQPPO,
non c'era nulla che impedisse ai cospiratori nen' ombra di colpire

ia
ancora più in alto, se si~fosse presentata un"áltra minaccia ai loro
interessi.

or
Domenica 6 agosto' 1978, Papa-Paolo- VI, il Papa- responsabile
di aver consegnato laBanca Vaticana a Sindona e al suo brillante

em
colleg~ Vescovo Marcinkus, morì dopo una lunga malattia. Questa
morte avrebbe- messo in grave pericolo' la cospirazione e molto
aUarmalG S:indoJ)a.
Tre. settimane. dopo,- la: sera. del 25 agosID, i cospiratOfi si
M
sentirono- ancora- più 3- disagio, 'FIando l'ultimo cardinale che si
sarebbero mai aspettati di vedere seduto sul trono di Pietro, si
presentò di ftonte alla folla, come Papa Giovanni Paolo I. Il nuovo
lla

arri-vato. era- l'umile- e modesto. Patriarca di Venezia-, AlbertO.


L~ni.
de

Gli- uomini de~~VatieanojÙfOJ}(} presi dal- panico:- .speGialmente L


cardinali Cody, Baggio. e Villot. E questo valeva. anche per i-loro
ftatelli laici: Gelli, Sindona e Calvi. Il Vescovo Marcinkus apparve
paIIido e improvvisamente invecchiato. Solo pochi mesi pri~
a

aveva umiliato il Cardinale Luci~. che, come Patriarca di Venezi~


as

aveva dovuto rimediar.~ al caos. finanziario. causato dal1~ vendita a '.

Sindona e Calvi, da parte di Marcinkus, della Banca Cattolica del


Veneto, ciò che aveva causato- il drastico aumento dei tassi di
C

interesse: per il clero del-Veneto~

~~,
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31\2

Si dice che Marcinkus gli avesse replicato in tono tenebroso:


"Eminenza, se non ha nulla di meglio da fare oggi, io invece sj",
Ora la scarpasi trovava suII' altro piede~ la scarpa-di San Pietro,
ed era scolpito sul muro. Come commenta l'autore David A.
Yallop, nel suo "In N orne di Dio": "la Curia aveva scelto un uomo
dalla manifesta bontà~ saggezza ed umiltà. Aveva sostituito la guidR
COlIotta~dL una. as£ociazion~ finanziar~. con un_pastore di anime,

ia
concentrato solo sulla cura pastorale".
Quest'uomo silenzioso e parco annlUlciò subito che preferiva

or
essere. considerato. pastore~ piuttosto che Pontefice, lasciando cadere
quel titolo che era-molto.più-vecchio della stessa: cristianità Rifiutò

em
di essere incoronato, di usare il plurale- maiestatis, di essere
trasportato sulla sedia gestatoria, e diede disposizioni al proprio
Segretario di Stato di non invitare i rappresentanti dell' Argentina,
Cile. e. PaJaguay aHa sua messa inaugurak\ esprimendo la. sua.
M
angoscia.per losdesparecidos, migliaia di latino americani "S{?ariti",
ad opera degli squadroni della morte, finanziati dall'Agenzia.
"Le intenzioni di Luciani- ~sostiene Yal}o]r~erano quelle di
lla

riportare la Chiesa, alle. Stle-ori~ alla semplic~ all' onest~ agli


ideali e aspirazioni di Gesù Cristo",
de

Che Luciani stesse seguendo le onne di Giovanni XXIII, fu


chiaro quando. fece riferimento aglì~ insegnamenti del Concino
Vaticano II, come quelli. a cui voleva dedicare tutto il suo MinistcrQ.
Quando gli fu detto che Paolo VI aveva '~per rispetto" rifiutato- di
a

dormire nello stesso letto di Papa Giovanni, Luciani rispose con un


sorriso-:. "allora.. io ci~ donniTÒ, per r amore che nutro nei suoi
as

confr01lt(' .
C

~8J.,
L
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31\3

Più raffinato di Paolo VI, l'umile Luciani notò la mancanza di


due cose importanti in V aticano-~ l' onestà e del buon caffè. Erano
deficienze a cui bisognavaporre: rimedio. Assieme:.alla~sua:profonda.
compassione per i pover4 Papa Giovanni Paolo l aveva mostratn il
più totale disinteresse per le ricchezze personali, e con la sua
pubblica affermazione "non abbiamo- beni da negoziare~' fece
evidente la. sua~cün.vinzione~ ~IlOft s.olo la..Chiesa doveva: apparire..

ia
materialmente più povera, ma anche esserlo. Era un. passo
rivoluzionario, percepito prontamente, allo stesso modo, sia dagli

or
amici che dai nemici.
La. stessa- se:.ttimana del SUfi ins.ediamento~ il periodico.

em
economico più accreditato d'italia,. il Mondo,. indirizzò Ùlla_lunga
lettera aperta al nuovo Pontefice, con la richiesta di un intervento
papale che iinponesse. "ordine e moralità". negli affari fiiIanziari del.
Vatic.anQ~ che: il per.iodic.o defmì- "speculazioni in acque torbide".
M
.

Era giusto ~chiedeva.il periodico~ che il Vaticano avesse una banca


che aveva partecipato attivamente alla esportazione illegale di
capitali ail' estero; che assisteva gli evasorr di tasse, che investiva, a
lla

scopo di.lucro~ in socielà nazionali e: multinazion.al4_ danneggiando.


milioni di pover~-specie-.quelli del Terzo. Mondo?
de

La risposta di Giovanni Paolo fu pronta ed inequivocabile.


Avrebbe rimosso Marcinkus daUo lOR, e- tagliato le- ali- alf' altra .
banca vatie~ 1-'APS-A.
Arrivò presto alt' orecchio di Marcinkus~ che il nuovo Papa
a

aveva iniziato un~indagine privata. sulla Ban.ca. Vaticana. e-; iR


as

particolare, sui suoi metodidi gestione.. -


C

L
S~&J..
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31\4

Nelle prime due settimane di settembre, fu chiaro che Luciani


stava indagando sulla'infiltrazione deUa massoneria in Vaticano.
Qualcuno aveva. fomito al Pontefice: la lista- di Pecor~ ch~
comprendeva i membri clericali e cioè Marcinkus, Monsignor De
Bonis, segretario dello lOR, e vari cardinaIi, fra i quali Villot,
Poletti- e Bäggio (dal nome massonico di Seba~ numero di loggia
85\2640~ iscritto-il14. agosto 1957).

ia
Quando Luciani domandò aLcardinale Peric1e Felic~ Wl.uomo
scaltro, sofisticato e di grande cultura, se Papa Paolo VI avesse

or
avuto intenzione di cambiare la posizione della Chiesa riguardO' la
MassoneIi~_ Felici aveva risposto: "ci. sono stati, negli anni pass~

em
vari gruppi di pressione, certi partiti interessati che hanno. premuto
per una visione più moderna. Il Santo Padre stava ancora
considerando gli' argom-enti, quando è spirato"~ Felici, scrive
y allop, prosegui indicando, fra colOf(}che erano favorevoli.-ad un
M
ammorbidimen1o. del regolamento canonico,_ che prevedevau la
scomunica automatica per qualsiasi cattolico che fosse diventato
massonico~ il Cardinale Jean Vinöt, Segretario di Stato.
lla

Durante.le:due s.ettimane seguenti, Luciani si.occupò allora. del


problema della massoneria. vaticana. Nel frattempo, diversi membri
de

della Curia romana, "fortemente simpatizzanti della visione.


reazionaria- di Licio GeUf', stavano, riporta Ya11op, tenendo-
infonnato Robert-o.Calvi, dufante~i SUOt.spostamenti tra l'Argentina.
ed il Pero,. sempre accomp.agnato da Gelli. e. Ortolani.. Tutte le loro
a

fortune ora dipendevano da ciò che avrebbe deciso di fare Luciani.


as
C

J~W~
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31\5

Durante il pomeriggio del 28 settembre, Papa Giovanni Paolo I


convocÒ il suo Segretario di Stato, per una discussione che durò a
lungo,.d~vanti ad.una::tazza:di~ Camfl~ nel suo studio privatO::.Il
primo problem3..ad. essere affrontato,. secondo gli appunti del Papa
stesso, fu lo status della Banca del Vaticano. I Cardinali Benelli e
Felici~ e.l' Arcivescovo Giuseppe Capri, tutti uomint di cut it nuovo.
pontefice: si. fidava~ avevano fomito i dettagli delle: op_erazioni

ia
bancarie, e degli affari poco chiari di Marcinkus. Marcinkus
sarebbe stato esonerato il giorno seguente, spedito a Chicago, e

or
sostituito da Monsignor Giovanni Angelo Obbo, Segretario dena-
Prefettura degli Affari ec.Ot1omici della. Santa Sede; Il c.ardinak

em
Cody sarebbe. stato. costr.etto a.lasciar.e. il sua incarico,. malgrado le
forti resistenze di questo testardo uomo dell' ovest americano, se
fòsse stato necessariO- sarebbe' stato trovato un coadÜrtore per
sostituir1o~ L' alto. persOllale. dello- lOR, che andava. rimossQ
M
immediatamente, era rappresentato da Mennini, Strob.el, e
Monsignor de Bonis. Il cardinale Sebastiano Baggio sarebbe
dovuto andare a Venezia~ lÖntanu dal centro del potere, nonostante
lla

il suo rifiutQ: H.Car~ Pericl~ Felice. sarebbe: dovuto-diventa£e il


Vicario di Ro~ sostituendo iL corrotto Cardinale Ugo Eoletti.
de

Infme, il Cardinale Benelli doveva subentrare a Villot stesso, come


Segretario di Stato. ."Voglio che tutti i legami con il gruppu Banco: _

Ambrosiano siano recisi. I tagli de-vono~ essere- effettuati- subito".


Quest'ultima disposizione mettevaCalvi in un doppio pericolo,
a

specie per l'estromissione del suo alleato Marcinkus: il capo del


as

Banco Ambrosiano rischiava- di doverpassare il-resto dëi suoi~giorni


in carcere-;>a meno. ch~~co.me' fa: notare: YaUfilr. Lueiani.oon:fosse..
improvvisam.ente e miracolo.samente sparito~
C

LM ('.
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31\6

Il punto interessante 4:ontinua Ya1lop~ è che ciascuno dei


personaggi che-il Papa~si~accingeva a rimuovere appariva sulla lista

ia
dei massoni stilata da PecorclIL Marcinkusi Villo~ Poletti,_B-aggio,
De Bonis. Nessuno dei loro -designati sostituti _era- invece- presente

or
nella stessa lista.
Villot considerÒ i~ cambiamenti proposn-, compreso il suo

em
esonerD,_e- scosse la: testa. Nonos:tante.:fo-sse anziano e- stanco e.
seriamente malato ~_ i due pacchetti- di. sigarette al giorno - non
l'aiutavano~ Villot non desiderava né era intenzionato ad andarsene
garbatamente: - Quando-Giovanni~
M
Paolo~ gli--dom-andò-=-cosa- p_ens.asse",-
dei cambiamenti, -il vecchio prelato rispose: "si_ dirà che tu hai
tradito Paolo". "Si dirà anche ~replicò Luciani~ che ho tradito
lla

Giovanni, e tradito Pio. Ma ognuno di~nor deve cercare la- propria -,


lue~guida;_ secooot)--la:pro-pria: ispirazitme-.. ha~mia-p.reoecttpaZÍDllt}~,
di non tradire- nostro Signore,- Gesù- Cristo."
de

Due ore dopo, alle 7.30, il cardinale Villot lasciò 10 studio con
la lista~del Papa. Alle 8 meno- dieci minuti; il Papa~cenò insieme ai
SOOt assistenti: p-iù-vicini. e--pi-ù-fidati;: padfe- JOOn--Magee----e:-.~
Dieg~ Lorenzi, cOIl--versando,come verrà.da 10I-0--riferito, in perfetta
a

tranquillità, completamente imperturbato dalla sua lunga seduta con


as

il cardinale Vinot Le- suore Vincenza e Assunta, che avevano


assistito-- il: Pap-a: da--. quando efa~ .Ves-covo;- serviroo<r -1~ cena;.
minestrina, vitello, fagiolini~ e insalata. Lorenzi. e Magee. bevve.tQ
C

qualche sorso di vino rosso, il Papa un bicchiere di acqua. Poco


dopo questa- cena-piacevole e rilassante~ il Papa-tornò nel suo studío-
per riglla[dare~ gli apptultt c~aveva presf)--d:tlrant~ il: soo. mee>:ntIo_
con Villot. AUe 8.45, Lorenzi- mise- il- Pontefice- in.. contatto
telefonico con il cardinale Giovanni Colombo a Milano.

~BJ~
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31\7

JI Papa gli parlò dei cambiamenti che stava per apportare.


.
"Parlò con me a lungo, con tono completamente nonnate~'
~rammentò il cardinal~ Colf)moo~ e~nerrsi~poteva" avvertire--' aleWl.._

ia
segnù di malessere. Era pieno~ di. sereni~ ~ speranza. Il Sll.o
commiato fu: prega".

or
Alle 9.30 circa, appena prima di chiuŒere la porta' delle sue-
stanze~pfivate-;il Papa diede--.la buonanette--. a. patire-Mage<7'e-- patk~ .

em
Lorenzi. "a domani. Dio.-vi benedica" .
Alle 4,30 di venerdì 29 settembre, suor Vincenza portò il caffè
mattutino a Giovanni Paolo, nel suo studio. Bussò alta- porta della
Sllir camera.da-.1etto-: "BOOft. gÎ6rt16; Santo. padr&'. Non ci fu
M
risposta. Suor Vincenza attese e poi si allontanò. Alle 4.45 tornò. Il
vassoio con il caffè era ancora intatto nello studio.
lla

Non una volta~ riconlÒ-suor Vineenz.a succes.s-ivamentc;. Alhino~.. ~


Luciani avev~donnito a 1ungo, neanche una volta, durante-i.diciotto .

anni nei quali gli era stata vicino, da quando era stato Vescovo a
de

Vittorio Veneto. Si era sempre fatto trovare'pronto per il suo- caffè.


Ansiosamcnte:--- pose:. F Ofe-e.ch:i.tr.sttlla: porta della-o Sllft stanza: --NOft:~s(
sentiva~ oo. rumore. Bussò,all~inizi~ p~. poi. insistentement~.
Ancora nulla: silenzio. Intravide un raggio di luce da sotto la porta.
a

Bussò di nuovo. Ancora nessuna'risposta-. Aprendo cautamente la


as

porta. vide: AlbiQ0. Luciani. Sedtlt6~.sul- sutt -letto~. Inforcava. gl(


occhiali e..aveva.alcuni fogli di cartatraJe~mani,Ja~testa~gir.a~ \Ler~Q
destra e le labbra socchiuse che mostravano i denti. Non si trattava, "
C

spiegò suor-Vincenza; del viso sorri'dente che-aveva allietato milium


di fedeli: aveva una espressione di. sofferenza. Mentre. res.tav-a It
stordita, fissando il corpo senza vita del Papa, suonò la~sveglia.
Istintivamente la spense. "Che sia riuscita a sopravvivere allo
shock, disse- poi a YaHop, fil un vero miracolo, visto che ho~\ill
cuore- debol~.~Suonai il. campaneno per chiamare: la. segretaria,~poi
corsi ~cercare le altre sorene, e a svegliare. Don.Diego.".

J~~
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31\~

Mezzo imbambolato, Diego Lorenzi, fissò scioccato il corpo


senza vita di Albino Luciani. n primo a reagire~fu padre~Magee~.
Fec~chiamare Villot che~~sitr()v-aYa~due~piani di. s.otto.

ia
ABe cinque, il vecchio cardinale stava in piedi accanto al letto
di morte del Papa; non avrebbe più dovuto affrontare il.

or
pensionamento~ anzi; ora, grazie~al~suo molo- di camerlengo~ agendo
effettivamente. in qualità dLeapo della Chiesa; era.in una~posiziQne. ~

em
di potere~tale ~ poter contribuite. ~ nominat:e~ un successore.. pii!
condiscendente.
Se, come fu~ subito sostenuto~, Luciani fosse morto di morte
naturale-; l~. azieni c~ l1tW coft1pi~ Vilffit, seeondo~ YalleI>; eratKl .
M
assolutamente inspiegahilL "IL.sUû cümportamento è__comprensibile
.

solo se messo in relazione ad una specifica conclusione: o il


cardinale Jean Villot faceva parte della congiura per~uccidere il-
lla

Papa;.. o si aC~Cf)rs~di ~ PlOVa--- evidenre,~__ nella- .stanza-~~ da.~ le.ttü


papale, che. indicava l'omicidio, e fece prontamente. in. modo che
de

fosse eliminata, per proteggere la Chiesa".


Dal racconto dei testimoni oculari, Yallop ricostmt ciò che
accadde in seguito. Prelevando gli appunti riguardo i trasferimenti. e._
le carte dalle mani del Papa morto, Villot se li mise in tasca, ed
a

altrettanto fece con la medicina per la pressione, che si trovava sul


as

comodino. Dalla scrivania nello studio portÒ via. il testamento del


Papa: Anche:.gli occhiali e le pantofole sp.arirono dalla stanza da..
letto e nessuno diquesti oggetti. fu mai ritrovato.
C

Vinot, a quanto racconta Yallop, costruì per il personale del


Papa, ancora sotto shock,~ racconto completamente falso deI-.
ritrovamentn del corpo di LUCianL Impose- il voto del silenzio
riguardo~ L dettagli. del ritrovamento. di. suor Vincenza,. dando
disposizioni a tutti di sostenere che fosse stato Padre Magee a
ritrovare~~i1 Papa morto-; poco dopo le 5,30.

I
i ~~~
L
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31\9

Nonostante le disposizioni di Villot, padre Lorenzi chiamò il

ia
dottor Giuseppe Da Rosa a Venezia, che era stato il medico di
Luciani da..più di vent' anni. Il dottore restò~sciQCcato, incapac~ di

or
credere a ciò che gli riferivano. Aveva di recente visitato il Pap~ e
l' aveva trovato in ottima salute, a parte la pressione sanguigna

em
leggermente
, alta.
Nel frattempo Villot aveva chiamato il vice capo del s€LVizio
sanitario del Vaticano, dottor Renato Bussonetti, che esaminò, il
corpo alle sei circa, riferendo a Villot che il Papa era morto attorno
M
alle 23 del giornO'preced~ente, a causa di una miocardite' acuta, un
attacco di cuore. Non c'era naturalmente alcun modo di fare una
lla

diagnosi precisa, senza una autopsia, ma Villot fu irremovibile.


Ipotizzò che il Papa probabilmente aveva assunto,
involontariamente~ una dose eccessiva della sua medicina per la
de

pressione. Quando fu fatto presente che una autopsia avrebbe


chiarito l' accaduto, Villot proibì tale esame. Addusse un semplice
motivo: nessuno avrebhe creduto che it Papa avesse preso una dose
sbagliata accid.ent.almente..Alc.uni avrebbero p.arlato di suicidiQ, altri
a

ancora di omicidio. Nessuna autopsia,~per il bene della Chiesa.. Alle


as

18 della stessa sera, il corpo di Luciani fu imbalsamato, escludendo


quindi qualsiasi possibilità di autopsia.
Gli imhalsamator~. Ernesto e. RenatíT Signoracc~ erano stati
C

prelevati a casa. da W1a limousine, che era partita dal Vaticano


quarantacinque minuti prima che il corpo del Papa fosse stato
trovato. Osservando- il corpo, gli imbalsamatori- concluserO', per la
~ sua.t~mperaWr~e~perJa.mancanza' dirigor..mQ~che .1a.1l1ill1e:.era
sopravvenuta tra le quattro e le cinque del mattino e non alle
ventitré ufficiali.

f~~-
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31\10

Il professor Mario Fontana, capo del servIzIo medico del


Vaticano, non th convocato per esaminare la salma, ammise~ che se
gli fosse stato chiestQ~di certificare: la~morte di un~comune: cittadino,

ia
nelle stesse circostanze, si. sarebbe . rifiutato. di permettere ~la
sepoltura senza autopsia. Poi fu fatto tutto il possibile per cancellare

or
la memoria del Papa morto. Durante il corso della giornata, tutto ciò
che apparteneva ad Albino Luciani, all'interno degli appartamenti

em
papali, fu rimosso, comprese lettere, appunti, libri e.note personali.
Tutte le carte di Stato confidenziali furono portate via dagli
incaricati di~Villot Come ammette Yallop:~ "Ben prestoogni prova
materiale della pres.enza e~del lavoro di Albino Luciani fu~messa
M
negli scatoloni e portata via. Alle 18 tutte le diciannove stanze degli
appartamenti papali erano state completamente spogliate di tutto ciò
che, anche lontanamente, potesse~ essere associato al papatn di
lla

Luciani. Era come:~se non ci fosse mai statQ,~come~se nOQfosse mai


esistito". Alle 18, questi appartamenti furono sigillati dal cardinale
de

Villot: non sarebbero stati riaperti che all'elezione del successore.


Tutti coloro. che avevano lavorato- a fianco del Papa morto, furono
dispersi e assegnati ad altri inc~arichi.
Successivamente cominciò una lunga serie di insinuazioni da
a

parte del Vaticano. Si parlò delle molte sigarette fumate da Luciani,


as

sí sussurrò. che avesse un polmone~ solo, che fosse soggetto ad


attacchi di tubercolosi~ si disse. che~soffriva di cuore e di f1ebite,~la
dolorosa malattia circo1atoria;~che lottasse. contro Lenfis~~ la
C

malattia cronica dei polmoni. In. tutto ciò, sostiene Yallop, non vi
era una sola. parola di verità. E la Curia stava alimentando
l' opinione.. sotterranea che comunque Luciani non. fosse. un~buon.
~Papa.. .:P.erché.essere .in.lutto .senon.ne_valeva.1apena2~um

L&..L.
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31\11

Il cardinale Benelli raccontò a Yallop: "Mi sembrò che

ia
l' obiettivo della Curia romana fosse. duplice. Minimizzare le.qualità
di Luciani avrebb~ ridotto il senso. della perdita ~:odi conseguenz~

or
ridotto le pretese di.una autopsia. In secondo luogo la Curia si sta.va
preparando per il prossimo Conclave. Voleva un Papa curiale."

em
Nel suo libro, Yallop riporta una serie di moventi a sostegno.
dell' omicidio di Giovanni Paolo t.. ed identifica tali moventi con.
degli uomini: Villot, Cody, Marcinkus, Calvi, Sindonae. Geni. Tutti
e sei avrebbero tratto benefici se Luciani fosse morto, e fosse stato
M
sostituito dall'uomo "giusto".
Qualcuno di questi uomini aveva la capacità di portare a
lla

tennine tale crimine? Yallop, rammentando che un gruppo di


cardinali si erano riunito nella villa di Umberto Ortolani, per mettere
a punto i piani per le' elezioni di Paolo VI, pensa di si GelH e
de

Ortolani, sottolinea,. come. leadef della- P2:oavevano. facile aceeSSQ,


ovunque,. nella città del Vaticano. E Marcinkus, come. guardia. del
corpo ufficiale del Papa, responsabile per la sua incolumità, era il
più informato di.tutti. Sarebbe stato a conoscenza che, sin-dai-tempi
a

di Giovanni XXIII, .non c'erà una.guardia svizzera.a sorvegliare..le


as

stanze del Papa. E avrebbe conosciuto passaggi segreti. Yallap


sostiene che se il Papa fosse stato ucciso, sarebbe stato facile
mettere qualcosa nel sun bicchiere sul comodino: una delle duecento
C

droghe utilizzate dalla CIA,. che. non lasciano traccia alcuna, senza
una autopsia. Per esempio il digitalis: mezzo cucchiaino senza
sapore o odore, letale nel giro di sei ore. Un esame superficiale del
corpo-.avrebbe indicato.m.semplice,attacco,cardiaco. ~ ~

~eJ~
\
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31\12

ia
Chiunque avesse ucciso il Pap~ dice Yal1op, non lo fece

or
invano. Cody rimase il responsabile a Chicago. Marciòkus,
coadiuvato da Mennini, Strobel e De Bonis,. continuò a dirigere la

em
Banca Vatican~ e a sostenere le attività illegali del Banco
Ambrosiano. Calvi e gli altri della P2, GelIi e Ortolani, erano liberi
di continuare i l'oro.furti- su larga scala, e le lOTOfrodi sotto la n

protezione della. Banca Vaticana. Baggio non fu trasferito a


M
Venezia. il corrotto Paletti rimase cardlna1e vicario di Roma. A
New York, Sindona conservò la sua libertà. Per quanto?
lla
de
a
as
C

J~~~
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CAPITOLO 32
OMICIDIO TRAMITE MAFIA

Il legame fra Vaticano, Mafia e CIA fu ancora messo in


evidenza da un altro omicidio a sangue freddo, ovviamente

ia
considerato indispensabile, come l' eliminazione di Giovanni Paolo
1,per la sicurezza dello stesso segreto gruppo di massoni. .

or
Quando il cardinale polacco Carol. Wojtyla fu eletto Papa,
con il nome di Giovanni Paolo II, Marcinkus fu confennato il suo o

em
incarico alla Banca Vaticana. Come segno di apprezzamento per un
uomo dell' est, con cuí poteva dialogare nena lingua natale, il. Papa
promosse Marcinkus Presidente della Commissione Pontificia,
facendolo diventare praticamente il governatore della Città del
M
Vaticano. Per dimostrare la sua gratitudine, il furbo arcivescovo
procurò aG. Paolo II circa 100mílioni di dollari, come contnòuto
per il sindacato Solidarnosc, un atto segreto che avrebbe rafforzato
lla

la sua posizione, ma che avrebbe esposto il Papa a qualche rischio.


L' esonero di Marcinkus dette l'occasione a Sindona di
de

esercitare pressioni sulla. gerarchia democristiana, per aiutarl~ a


pagare. i suoi debiti,. e.soffocare le ac.cusc.che.la riguardaYano.~C' era
soltanto un ostacolo: Ambrosoli. Come un bull~terrier, il tenace
avvocato milanese aveva continuato le sne indagini, malgrado le
a

ripetute minacce. Appena. pÖma di Natale. 1978, Ambrosoij


as

ricevette una nuova telefonata minacciosa da qualcuno che parlava


con pesante accento itala americano; lo consigliava di chiudere
l'inchiesta sn Sfudona, ~~.senzarendere infelice quafehe persona".
C

Per aggiungere la carota. a questa minaccia-, il genero di Sindona,


Pier Sandra Magnonicoooffti ad Ambrosoli. di diventare presidente
della nuova banca di Sindona, "una volta risolto il noioso affare
della bancarotta"~

~/~~
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32\2

Quando Ambrosoli fece fmta di non aver sentito, ricevette


altre due. telefonate, in cui gli si. offiiva del- denaro e lo si
minacciava di rappresaglie se si fosse ostinato. a non. collaborare.

ia
Per Ambrosoli era chiaro che Sindona era compromesso non
solo con la Mafia, ma anche con la CIA. n capo della Squadra

or
Mobile di Palermo, Boris Giuliano~ aveva già collaborato con
Ambrosoli~ per identificare in Sindona il misterioso. cervello del

em
traffico di denaro sporco, tra la Sicilia e la Svizzera. 112 maggio del
1978, l'ispettore Giuliano aveva indagato sull' assassinio del capo
mafia, Giuseppe- De Cristina~ seguito, poco dopo daB' assassinio di
Michele Reina, segretario provinciale della DC a.Palenno, coinvolto
M
nel traffico di eroina~ Giuliano si era reso conto che per spostare gli
ingenti profitti dalla Sicilia alla Svizzera, la Mafia avrebbe avuto
bisogno di un canale fmanziario internazionale. dì-alto livello. Scopri
lla

che i profitti,. che sfioravano i UOmiliardi di lire l' anno, andavano a


depositarsi nella Amincor a Zurigo, e nella Finabank a Ginevr~ le
de

banche di Sindona appunto.


Ambrosoli stava onnai scoprendo. tutto il retroscena criminale
di Sindona; Mario La Perla scrisse un articolo di ottimo giornalismo
investigativo per l'Espresso: raccontò come Ambrosoli avesse fatto
a

diversi viaggi a Lione tra il '76 e il '78, non soggiornando per più di
as

un paio di giorni, e portando con se~ al ritorno, una vasta


documentazione- che. descriveva la escalation. nel dopoguerra di
Michele Sindona, da piccolo avvocato a grande :finan7iere~ una
C

sporca storia di illegalità e crimini.


Seguendo i passi dell'avvocato, il giornalista scoprì- che
Ambrosoli_ aveva. incontrato.a,Lìone un_altro siciliano, _chesi faceva
chiamare Bruni~ ma il cui vero nome era Mollichella, li.f1parente
acquisito della grande famiglia di proprietari terrieri Whitaker.
Centocinquanta anni prima, nei giorni dell'intervento di. Nelson, i
Whitaker si erano stabiliti in.Sicilia, convinti delle grandi possibilità
di quest'isola.

J~0J~
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32\3

Mollichella viveva nascosto con la moglie Giovanna Badia


Russo. Sapevano troppo. Avevano impiegato trent' anni per stabilire
che Sindona era stato.la causadella loro rovina e~conomica.
Poco dopo la seconda guerra mondiale,..meutre Mollichella e
sua moglie risiedevano in Africa, una enorme parte dell' eredità
Whitaker~era stata ceduta~a compagnie di nuova costituzione, che
usarono i terrenì p~ercostruire la~moderna Palermo; una operazione.

ia
generalmente definita "il sacco della città".
Quando Mollichella scoprì che gli eredi Whitaker erano tutti

or
morti, in guerra o in- circostanze misteriose; e~che- nessuno- aveva
infonnato sua moglie né offerto la"sua parte di eredità, iniziÒ delle.

em
indagini; l'unica risposta che ricevette dagli impiegati delrUfticio
del Registro, furono dei sorrisetti e delle allusioni alla "mafia del
catasto". MoUichella allora si indirizzò a dei conoscenti fra i
Carabinieri e anche-alla Guard.ia di Finanza; per ottenere- qoo1ch~
M
informazione,.fu a¥visata di non pros~e.guire. nelle su~ indag~~ per
non rischiare di pestare i piedi ad un personaggio molto importante
e molto pericoloso: Don Michele di Milano.
lla

A Milano,. Mollichella s.copri una. società di nome Sanders.:.W.


Sanders stava per Sanders~ una. famiglia inglese imparentata con i
de

Whitaker, e W per Whitaker, proprietaria di latifondi e complessi


agricoli in Sicilja~ e~comproprietaria della Banca di-Messina.
L' amministratore unico di- questa società era Michel~
Sindona! In qualche modo, il giovane avvocato era riuscito, con.la
a

frode, ad impossessarsi dell'eredità Whitaker.


as

MolIichelIa aveva persuaso una vecchia amica, la


professoressa' Anna Maria Ciaco, che conosceva bene la famiglia
Whitaker, a testimoniare davanti al tribunale. di Palermo. Ma la
C

mattina della testimonianza, fu investita da un' auto pirata e restò


UCCIsa.

~~~
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32\4

Quando Audrey Whitaker, una dei pochi superstiti della


famiglia, si mise in contatto con i magistrati, dando la sua
disponibilità a testimoniare sul modo illegale con cui i terr.eni erano
passati alle.società di Sindona, arrch~el1asparì.

ia
Quanto ai magistrati coinvolti neH'inchiesta, Pietro Scaglione
e Aldo Vigneri, il primo fu assassinato quando decise di scavare

or
nella vicenda in maniera. appiofondita.. A Palermo, il. generale dei.
carabinieri,.. Campanella disse a un giornalista dell'Espresso: "sono

em
convinto che Scaglione avesse deciso di frrmare un ordine di
confisca di- tutte" le proprietà Whitaker per conto degli eredi
legittimi". II secondo giudice, Vigneri,. prudentemente, chiese il
trasferimento a Trap~ prese le ferie e si.imbarcò per l' America.
M
Mollichella poi raccontò come Mauro De Mauro, un
giornalista de "L~Ora" di Palennu, era rimasto così colpito dalla
storia dei Whitaker, che si era recato. a Roma, per .cercar~ di
lla

c.on.vincere due deputati. del Com1tato Anti Mafia ad aiutarlo nelle


indagini. Mauro riferì loro che era in possesso di infonnazioni su
de

un vasto traffico di denaro e di diamanti, che vedeva coinvolto


Sindona. Un~mese dopo,. Mauro spari. Non si&-maLtrovata tr.accia.
di lui. Gaia. Servadio, nel suo libro. sulla Maf~ suggerisce che
probabilmente il giornalista è murato in uno dei tanti pilastri di
a

cemento che abbel1iscono lanuova Palermo.


as

Anche l'informatore- di Ambrosoli, l'ispettore Giuliano. della


Squadra Mobile di Palenn.o,~fu assassinato mentre. stava bevendo un
caffè, nel bar Lux, in via Francesco Paolo Di Biasi, a Palenno. Un
C

uomo si era avvicinato e gli aveva. sparato. sei volte a bmciapelo~. Le


indagini conclusero. che nessuno aveva visto niente e nessuno. aveva
sentito niente. L~incarico di Boris Giuljano fu ricoperto. poi da
Giuseppe Impallomeni,.membro della P2.

L~~
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32\5.

Se fossero stati meSSI In luce i fatti riguardo all'eredità


Whitaker; gli imperi di diversi boss siciliani sarebbero crollati, non.
solo quello di Sindon~ ma. anche- quelli dei costruttori Vassallo,

ia
Ciancino, Restivo. e. Gioia. Tutti avevano ricevuto, in tempo. di
guerra, favori dal governatore americano, il colonnello Charles

or
Poletti, ed erano stati fra i protagonisti del "sacco di Palermo".
MoUichella riferì al cronista- dell' Espresso~ di essere~ sicuro eh~

em
AmbrQsoli~avrebbe p.otuto far_luc.e. sul patrimonio Whitaker:. era
perfino volato fmo in sud Africa per ricostruire gli interessi ~

Whitaker nel mercato dei diamanti. Ambroso1i concluse. il suo


resoconto per i magistrati milanesi nel maggio 1979:. lOOmila.
M
pagine, il risultato del lavoro di cinque anni Utl gruppo di
magistrati di New York, guidati dal giudice Thomas Griesa, si recò
a Milano su invito dei- magistrati italiani, per esaminare questi
lla

documenti. A luglio, Sindona era stato accusato. dal Procurator~ di


New York.di aver sottratto 45 milioni di.dollari alla.Banca Franklin,
de

per coprire una perdita di 30milioni, derivanti da una speculazione


illecita suna valuta. I 15 milioni in pi~ era stati assorbiti dalla
Banca Unio:Q.e,
Ambrosoli incontrò iI. giudici americani. Alla riunione era.
a

presente l' assistente di Griesa,. SamueL Gillespie~ e il Pubblico


as

Ministero di New York, Walter Mack. Ambroso1i apri la riunione.


premettendo che i documenti su Sindona, se messi in fila, avrebbero
coperto. un~ chilometro e. mezzo,. 9OOm. la- Banca- Unione; e~609- la~_
C

Privata Finanziaria. Poi illiquidatore~fallimentare scese nei dettagli,


i. .
esibendo depositi e vendite ben oltre quel che si aspettavano
magistrati americani. Fu così dettagliato, da dover essere frenato dai
magistrati italiani, perché- non rivel.asse troppo~ violando~la legge..
riguardo il segreto. istruttorio. -

g
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32\6

Fu rivelato che nel 1972 Sindona e Bordoni avevano


fraudolentemente. trasferito 67milioni di doHar4 da Milano negli
Stati Uniti~ tramite. la. Amincor di Zungo e la .Fasco. di
Lussemburgo. 40milioni furono impiegati per comprare la Banca
Franklin, e 27 la società Talcott. Naturalmente non erano soldi di .

Sindona ma depositi- dei correntisti del1'Unio~ e della Privata.

ia
Sindoua aveva usato i fou,h delle sue banche~ per speculazioni sul
mercato mondiale, tenendo per sé i guadagni~ e addebitando le

or
perdite alle banche. Aveva perso 2I6miIiardi dì lire, senza contare i
soldi usatiper le-tangenti

em
Ambrosoli dimostrò che Sindona aveva anche pagato una
somma; per mediazione-, pari a 6,5 milioni di dollari che- doveva
essere divisa "tra un banchiere- milanese e--un vescovo america1i(}".
Facile l'identificazione con Calvi e Marcinkus. Diversi altri
M
~~documenti caldi" dimostravano gli stretti legami. tra Sindon~ il
Vaticano e. i-politici democristi~ nonché con i massoni e tutta la
malavita politica legata all' alta fmanza. Ambrosoli consegnò ai
lla

magistrati 20500 fotocopie. TI12 luglio doveva recarsi al Palazzo di


Giustizia a Milano, presso.l'ufficio. del giudice- Giovanni Galati per
de

rivelare. ulteriori importanti dettagli suile attività americane" di


Sindona. Dovevano essere presenti anche gli avvocati di Sindona,
nella speranza di farlo cadere in contraddizione. Tra questi
documenti c'era la- prova dei- leg~m.i con la. CIA e dell'invio- di
a

4milioni di donari ai colonnelli greci, tramite l'Jllinois Continental.e


as

la Helleniki Tekniki di cui era presidente Peter Papadopoulos,


parente stretto..dell'uomo forte della giunta.
C

LßJ~
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32\7 .

La notte dell'lI luglio, Ambrosoli cenò con cinque amici in


un ristorante. Andarono poi tutti a casa su~ in via Morazzo della
Rocc~ vicino al carcere di San Vittore,. per guardare. un incontro~di
boxe in TV. Dopo aver accompagnato i suoi amici a cas~ e

ia
parcheggiato la macchina, fu avvicinato da tre giovani. "L' avvocato
AmbrosoliT' Gli chiese uno dei giovani. Alla sua risposta

or
affennativa,~senza uno'altra parola, il giovane--glisparò tre~volte.
Fu tutto quello che. riusci. a riferire alla polizia, prima di

em
spirare, senza fornire particolari per poter identificare i suoi
assassini-. Due testimoni asserirono che gli uomini- erano fuggiti su
una-Fiat 127 rossa, che stava aspettando a.luci-spente.
Ma- tutti avevano pochissimi dubbi su chi fosse il
M
responsabile. La rivista "Il Settimanale" commentò: "Se vicino al
corpo di Ambroso1i, i suoi misteriosi assassini avessero las.ciáto~un
biglietto _con su scritto <Don Michele. non. perdona>, l' assassino non
lla

avrebbe potuto- firmarsi più chiaramente". Il giornale di destra "Il


Borghese" scrisse che, grazie ad una talpa, Sindona aveva avuto
de

accesso al contenuto del rapporto in 12 fascicoli di Ambrosolì,


prima ancora che il giudice, Urbisci l'avesse potuto visionare.
L'Europeo suggeriva che l' assassinio di Ambrosoli costituiva anche
un avvertimento per un'altra persona ben informata, che avrebbe
a

potuto essere un testimone peri-coloso al processo di New York,


as

fissato per settembre. "Però ~continuava laxivista~ gli assassini non


si erano resi conto di aver commesso un crimine perseguibile anche
in America, per aver soppresso un testimone citato in un processo
C

statunitense: l'FBT li avrebbe ricercati". E in effetti I'FBI riuscì, a


tempo. debito" a portare a tennine questo compito. Quando John
Kenney venne a conoscenza che non solo Ambrosoli era. stato
ucciso, ma che molti altri testinioni erano stati minacciati per
telefono dR italo~americani~ ordinò che i loro telefoni fosseramessi
sotto controllo. .Individuata 1a-cabina, da dove.partivano le.telefonate
minacciose, l'FBI riuscì a cogliere in flagrante i due assassini,
Ronsisvalle e MacGovern.

J~ &-1,
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32\8

Quando si trovò davanti al giudice Whitman Knapp, nella


Corte Federale- del DistrettO' di Manhattam, Ronsisvalle. decise di
confessare,. ac.cusando Mac Govern di essere- l' esecutore..materiale.

ia
n vero nome di questi era William Joseph Arico, un killer
professionista, conosciuto come "Billy the Extenninator". Fu

or
~

trovato in suo possesso un passaporto a nome M-acGovem, lo stesso


che era stato usato come doc.umento all'Hotel Splendido di Milano,

em
la notte dell' otto luglio 1979. Subito dopo l' assassinio Ambrosoli il
12 luglio, il titolare di quel passaporto era partito per l' America.
Le matrici degli assegni, ognuno di 15mila danari per gli ~

assassini,. erano di una. Banca Svizzera,. di.un conto cifrato che era
M
stato individuato da Ambrosoli, come. fu appurato in seguito.
Nel febbraio del 1984, il giorno prima che Arico fosse ~

estradato. in Italia, per- essere processato per assassinio, cercÒ di


lla

fuggire- dal-. c.arcere,. Manhattan Correctional, ma. le lenzuola.


~

annodate si strapparono inspiegabilmente, facendolo precipitare-nel


de

vuoto, verso una morte senz' altro opportuna. ~

Un nastro magnetico, appartenente all'ufficio del Pubblico ~

Ministero- di New Yor~ c.ontiene una lunga. intervista registrata tra


Luigi Fonzo e il figlio di Sindona, Nino: "Mio padre mi confes.sò
a

che fu Arico a commettere l'assassinio. Le minacce ad Ambrosoli,


as

per un certo periodo, erano state sufficienti, ma poi Billy Arico era
stato mandato a Milano da Benetucci (un trafficante di eroina, .
membro della famiglia Gambino) su. richiesta di mio padre.
C

Avrebbe dovuto sparare ad Ambrosoli senza ucciderlo. Quindi è


Arico ad- avere la. responsabilità dell'omicidio. Comunque- la ~
famiglia. Amhrosoli, nOR merita- pietà. Non. ho la minima
compassione per un simi1efiglio di puttan<l;mi spiace solo che sia
n

morto senza soffrire. E'meglio essere chiari su un fatto: non


condannerò mai. mio padre perché Ambrosoli non meritava di stare
a questo mondo. Mio padre. ne. ha passate- ahbastanza,. o.ra tocca a
loro. Noi non abbiamo fatto niente.

L~~
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32\9

Io non avrei paura di commettere qualsiasi crimine, pur di


ottenere giustizia. Gente come Kenney, Griesa potrebbero morire
fra atroci sofferenze~. e-per me sarebbe soltanto una occasione per
festeggiare,- con. champagne. Io credo nell' omicidio giustificabile."

ia
Quando di Fonzo gli chiese come avrebbe potuto giustificare
un omicidio, il giovane rispose: "Lo potrei giustificare in un

or
secondo e-mezzo. Se.io decidessi di uc_cide~eGreisa, la mia sarebbe
solo legittima difesa, perché egli ha commesso l'enorme crimine di

em
condannare mio padre all'ergastolo. E poiché non c'è possibi1ità di
un altro processo, mentre Griesa è vivo, ucciderlo significherebbe
riottenere tale possibilità: un atto di legittima difesa".
M
lla
de
a
as
C

~ (3J~
J t
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r .l., 1

~.

CAPITOLO 33
LA SCENEGGIATA DEL SEQUESTRO

Dopo l' opportuna scomparsa di un premier, un Papa, un


giomalista~ un avvocato, un poliziotto, e molti innocenti civili,
dqveva anche arrivare il momento della sparizione di Sindona. Lo
squallore della collusione tra la vecchia Casa Bianca di Nixon, la

ia
CIA, la mafia e i delinquenti della P2, è messo in evidenza
dall'avvenimento che segui~ in. cui Sindona dimostrò un macabro

or
cattivo. gusto,..cadendo così in basso da.scimmiottare il rapimento. di
Moro.

em
112 agosto-1979, tre settimane dopo l'uccisione di Ambrosoli, il
banchiere chiamò. la segretaria inglese, Xenia Vago, per
comunicarle che non sarebbe andato in ufficio a Park Avenue,
perché aveva un impegno da un' altra parte. Alle sette circa di quella
M
sera,_Sindona lasciò la suite. Ilell'HoteL Pierre.,..che aveva~occupato
sin da11974. Poco dopo le nove, la mattina seguente, un-uomo fece
lla

una telefonata al suo ufficio: Sindona era stato sequestrato,


sarebbero seguiti- altri-messaggi
L'FBI ordinò immediatamente. alla famiglia di non comunicare
de

con nessuno. Quindi la notizia della sparizione del banchiere non fu


pubblica prima del 6 agosto, quando il suo avvocato romano,
Rodolfo Guzzi, annunciò- che a casa del suo cliente avevano
ricevuto una telefonata da una donna;. che. affermava- che SindQna
a

era tenuto prigioniero- da un gruppo proletario di recente formazione


as

~da non confondersi con le BR~ in lotta contro ciò che chiamavano
il "padronato" , o classe padrona. La.donna si era lamentata del fatto
che Sindona fosse reticente, non rispondeva alle domande. I suoi
C

rapitori avrebbero inoltrato all'avvocato una lista di domande, oltre


ad una foto di Sindona, per~dimostrare che si trovava realmente
nelle loro mani Sembra_che~il gruppo~ disse. Guzzi, volesse portare
Sindona in.Jtalia per processarlo~ e. costringerl0 a raccontare tutto
ciò che sapeva.

L~~
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33\2

A New York, la figlia di Sindon~ Maria Lisa Mignoni, disse ai


giornalisti che la famiglia si stava appellando ai rapitori del padre.
Riferì~ che la famiglia. si era~consultata co~ i suoi. avvocat~c con
l'FBI, e con la polizia di New York.
La voce che girava a New York era che si trattava di una messa
in scena, e che Sindona si trovava in Costa Ric~ protetto- dal~suo

ia
buon amico, Roberto Vesco. Entrambi avevano fmanziatQ Nixon,
entrambi avevano assistito al suo crollo, entrambi erano coinvolti in

or
truffe e imprese fraudolente.
Il 22 agosto, la famiglia di Sindona rese pubblica una sua

em
lettera indirizzata alla-moglie,cCaterin~ che non conteneva. nulla di
interessante, oltre alla assicurazione che era vivo e che stava bene.
Quindi arrivò la lettera nell'ufficio di Guzzi a Roma, con una foto
polaroid di Sindona, su uno sfondo grigio, che mostrava il banchiere
M
in. pigiama, magro, co~ la barba lunga,. e l'aria~ depressa,~le. mani
legate, ed un cartello appeso al collo con la scritta: "Il processo lo
faremo noi." La busta conteneva anche 3 pagine dattiloscritte di
lla

domande, sui traffici di Sindona: l rapitori dichiaravano di averla


interrogato a.lungo, senza risultati, e minacciavano di ucciderlo, a
de

meno che Guzzi non chiarisse dettagliatamente i suoi affari e la


collusione con importanti politici italiani.
Guzzi riferì di aver consegnato le domande alla polizia, senza
rivelare il loro contenuto. Guzzi ricevette poi una. telefonata
a

minatoria da un ita1o~americano, che parlava dagli Stati Uniti,


as

pretendendo delle infonnazioni immediate sulla lista dei 500 italiani


che. avevano esportato capitaH (ed erano stati salvaguardati dalla
Banca d'Italia~Hquando. erano fallite. le banche. di. Sindona):r oltr.e~ai
C

dettagli riguardanti le transazioni finanziarie, che coinvolgevano


politici e uomini d'affari di alto livello~ in particolare il Vaticano, la
Snia Viscosa, la Montedison, Agnel1i, Bonomi~ Monti;. i nomi della
DC, del PSI, del PSDl e dei sindacati, inclusi i nomi dei p.olitici a
cui aveva dato delle tangenti in cambio di favori, e avevano
depositato denaro pubblico nelle sue banche.

Lw~
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33\3

Qualche giorno dopo, Guzzi ricevette una telefonata da una


donna che lo avvisava che presto" avrebbe ricevuto una lettera
importante. Secondo Panorama,. per l'FBI e la~ polizia italiana
chiunque avrebbe capito che il telefono di Guzzi era posto sotto

ia
controllo, e quindi conclusero che i rapitori volevano che la lettera
fosse intercettata, perché contenente~qualche messaggio in codice.

or
Presidiando gli uffici di Guzzi,. nell' elegante. vi~ della S.crnfa a
Roma, la mattina di martedì 9 ottobre, arrestarono il costruttore

em
mafioso di Palermo, Vincenzo Spatola, mentre stava per entrare.
Nella sua tasc~ la polizia trovò una lettera di Sindona; nena quale, il
rapito si lamentava di essere a corto di denaro, e parlava anche di
una riWlione al Vienna Intercontinental per discutere il modo
M
migliore per effettuare la sua "liberazione".
Il giorno dopo, la polizia arrestò uno dei geometri di Spatola a
Palermo, Alberto Davi,~ che non riuscì a spiegare. come mai
lla

comparisse il numero di telefono segreto di Sindona sulla sua


rubrica.
de

Una settimana dopo, 75 gg. dopo la sua sp.arizione, Sindona


improvvisamente telefonò all'ufficio.del suo avvocato di New York,
Marvin Frankel, da un telefono pubblico, alrangolo fra decima
Avenue~ e la 42° strada, chiedendo che Io andassero a prendere. Due
a

assistenti di Frankel si precipitarono e~ lo portarono


as

nell' appartamento del genero, Pier Sandra, dove fu visitato da un


dottore. Un Sindona "deperito" con una gamba ferita, zoppicò fino
all' Ospedale~ Doctor~' dove fu messo sotto sedativi- e sotto
C

sorveglianza.
Qualsiasi fossero le ragioni- mediche, l'iniezione rese
impossibile per l'FBI interrogarlo.~ l suoi avvocatinon fiatarono. Il
giorno seguente Sindona fu ufficialmente arrestato, e messo a
disposizione dell 'FBI.

L&L~
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33\4

La polizia italiana aveva riferito all'FBI che John Gambino,


l' amicO' di Sindona nella Mafia statuniten~e, era andato' a Palermo
all~inizio di ottobre,_ per. trattare con la gang Sp.atola, rendendo

ia
plausibile il fatto che Rosario Spatola,ftatello di Vincenzo, avesse
conosciuto Sindona a New York. I magistrati italiani appresero

or
anche; da un attrice-di 36 anni, Annabella Incontrera, la quale-aveva
avuto-un. "incontro sentimentale con S.indona", che Gambino. aveva
proposto che fosse lei a consegnare i1messaggio.

em
Il giorno dopo, Sindona apparve scarno, e zoppicante alla Corte
Federale-di N-ewYork, di fronte al giudice Griesa, per spiegare che ~

era- statn rapito perché rivelasse i segreti dei suoi affari~ che i suoi
M
rapitori avevano chiesto la lista dei 500 esportatori di valuta in
Svizzera, ma che la lista era solo una invenzione della stampa.
Sindona spiegò che- era ~to- rapito fuori dall'albergo Tudor; sulla
lla

42 esima, vicino all'ONU, e rilasciato solo dopo aver soddisfatto


parzialmente le richieste dei suoi rapitori. Aveva consegnato loro
un rapporto scritto, pagato un riscatto di circa 4000dollari, e
de

promesso di non descrivere i luoghi in cui era stato tenuto


.. .
pngtOll1ero.
Sindona raccontò al giudice che-era stato drogato pertre giorni,
durante i quali forse era stato trasportato molto lontano; ma si rifiutò
a

di descrivere le quattro case, nelle quali, raccontò di essere stato


as

prigioniero ~dettagli come le maniglie deBe porte e le spine~ per


timore di rappresaglie.
C

L~~
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33\5

Panorama pubblicò che dei rapitori mafiosi avevano detto


all~FBl~ che Sindona aveva programmato la m.essa in scena del

ia
rapimento già da due mesi prima della sua sparizione. L'FBI
~secondo. Panorama~ concluse che visto che Sindona aveva

or
continuato a scrivere al suo avvocato di non rivelare i nomi dei 500,
l'intera~ operazione doveva essere stata una messa in scen~ per

em
intimorire importanti p.ersonaggi nel governo italiano, e nei circoli
bancari, perché trovassero un modo di salvario, prima di affrontare
il giudizio per bancarotta ftaudolenta della Franklin National Bank.
Ma la fmzione aveva avuto fine con l' arresto di Spatola.
M
Onnai anche il Procuratore di New Yor~. John. Kenney, era
convinto che il rapimento di Sindona, fosse tutta una farsa. Il
Mondo affermò che l'FBI aveva rintracciato il contatto, dei tempi di
lla

guerra, di Sindona con Lucky Luciano. Uno dei suoi giornalisti


ritrQvò il lugubre vecchio assistente del Governatore Poletti in
de

Sicilia, Max Corvo, che confessò infatti di avere stretti legami con
Sindona.
Concludeva il Mondo: "Grazie ana connessione tra mafiosi
siciliani, quelli italo~americani, e i Servizi segreti americani,. che si
a

era creata 35 anni prima, al tempo dello sbarco degli Alleati in


as

Sicilia, l'ex finanziere aveva stretto alleanze che spiegavano


l' ascesa di un giovane- senza un soldo, fmo ai vertici della fmanza
mondiale" .
C

Il giudice Griesa tolse a Sindona il diritto di ricorrere alla


cauzione. Quando. cominciò. il processo, John Kenney asserì che
Sindona non era mai stato rapito e che invece aveva fatto un viaggio
in giro l'e! l'Europa. Kenney, affermò di avere le prove clie Sindona
si era messo in viaggio per Vieuna il 2 agosto, su un volo TWA, ed
era tornato, il. 13 ottobre:>.su un volo Lufthansa da_ Monaco,
passando per Francoforte.

I
L~~
.......
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33\6

Per il ritorno, Sindona si era fatto crescere la barba e aveva

ia
viaggiato sotto il nome assurdamente anacronistico di Joseph
Bonamico. Kenney affennò che Sindona era ritornato in Italia per

or
prendere la famosa documentazione dei 500, e quella sulle trattative
segrete con l' ambasciatore Graham Martin e la CIA.

em
Di fronte- all'evidenza, Sindona non poteva piÙ negare di essere
stato in Sicilia, ma cercò di dimostrare che dur.ante il suo rapimento
fasullo aveva lavorato. per la CIA e il Pentagono.
Affennò che il Pentagono voleva che lui coadiuvasse nella
M
questione della scissione della Sicilia, un "cavallo morto", sin dagli
anni ' 50. Citò i suoi legami con l' ammiraglio. Max King_Morris,
proclamando di aver passato informazioni segrete a Morris, su come
lla

la Banca Narodny di Mosca, stesse speculando sulle quotazioni del


grano USA, con operazioni sul mercato atte- ad assicurare una
de

flessione dei prezzi del grano che doveva essere venduto. alla
Russia. *(nota).
Se.condo.un affidavit al ~uo processo, Sindona aveva informato
l' ambasciata americana e la CIA di tutti i suoi piani. Sindona
a

dichiarò che il Governo era perfettamente al corrente sin dal 1972,


as

del-complotto per una rivoluzione in Sicilia, ed aveva incoraggiato il


suo ruolo nel complotto. Disse che nel 1972 aveva presentato il
Capo di Stato Maggiore dell'Esercito USA, il generale.. ..Moore a
C

molti leader militari italiani.

*(oota).
In- realtà, sostiene Kevin Coogan, è più probabile che
l' operazione. sul grano economico fosse una merce di scambio con
Mosca, per il golpe programmato in Sicilia. (vedere Parapolitics $2,
Panorama: riassunto di "Operazione Sicilia", N.Y Times 18.81).

~~~
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.
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33\7

Sindona spiegò l'interesse dell'Agenzia nelle sue attività


siciliane, in un interrogatorio FBI del 17 giugno 1980, durante il
quale, era presente il suo avvocato John Rosner~ la dichiarazione
avvenne nell'ufficio di un assistente procuratore per il Distretto Sud
di New York, William Tendy. Sindona affennò di essere stato
informato che una cospirazione di massoni rivoluzionari, e dirigenti

ia
regionali, era pronta a promuovere la secessione armata della Sicilia
dal1'Italia. Agli USA sarebbe stata offerta l'isola come base navale.

or
Ora, la polizia di New York era riuscita a ricostruire, in
dettaglio, tutti i movimenti di Sindona. I carabinieri di Palermo

em
avevano scoperto che un uomo, usando il passaporto di Joseph
Bonamico, aveva incassato un assegno per 100000 dollari dalla
Cassa Centrale di Risparmio, che era gestita da un fratello del
Segretario Regionale della DC. E a Roma, l' arresto di Spatola portò
M
alla cattura di John Gambino~. da parte della polizia di Palermo,
all'Hotel Agip, vicino all'aeroporto; Gambino sostenne di trovarsi
lla

in Sicilia solo per questioni di eredità con i fratelli Spatola.


Per ricostruire l'itinerario clandestino di Sindona, un giovane
magistrato di Palermo, Giovanni Falcone, si recò a Milano~ Atene,
de

Brindisi, Zurigo, controllando i registri degli alberghi, affitti di


automobili ecc.. e interrogando decine di testimoni. Poi Panorama,
come al solito, riuscì ad ottenere un memoriale scritto da uno dei
protagonisti del falso rapimento, in qualche modo fmito nelle mani
a

del giudice. Griesa, dal quale fu possibile. ricostruire. passo dopo


as

passo l'intera storia "dell'odissea" di Sindona.


Per- quanto riguarda il giudice Falcone, per la sua lotta senza
quartiere. contro-Ia Mafia, fu infine fatto saltare letteralmente in.aria
C

nel 1992, insieme alla moglie e tre guardie del corpo, da una bomba
di enormi potenza, piazzata dalla Mafia, in collusione ~ a quanto
pare~ con i servizi segreti, in un canale di scolo satta stante
l'autostrada dell'aeroporto di Palermo. Falcone era arrivata a
Palermo con un aereo dei servizi segreti, il cui piano di volo era top
secret.

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I

~.

CAPITOLO 34
LA SECESSIONE SICILIANA

Sindona, rilasciato con una cauzione di 3 milioni di dollari ~

garantita da proprietà di beni immobili e di azioni di borsa,


parzialmente messe a disposizione da sua figlia Maria Lisa~ ebbe la
sfacciataggine di richiedere al giudice di New York di dispensare

ia
sua figlia dalla garanzia della cauzione. Il giudice, per qualche
motivo, acconsentì, nonostante l' opposizione furiosa del procuratore

or
Kenney, convinto della colpevolezza di Sindona nella morte di
Ambrosoli.

em
Una volta libero, il banchiere incriminato decise di
festeggiare con champagne, in un bordello sull'Isola Staten con il
padrone, il siciliano mafioso Joseph Macaluso, che poi avrebbe
aiutato Sindona nel suo squallido complotto. Il Motel Conca d'Oro
M
(chiamato, incong,ruamente, come la bellissima valle che circonda
Palermo, ricca di frutteti e limoneti) era un edificio a due piani, di
mattoni rossi, con una piscina ed un ristorante annesso, chiamato La
lla

Giara; affittava camere all' ora a donne fatte venire da Macaluso


dall 'Europa, con la promessa che avrebbero fatto fortuna negli
de

USA.
Macaluso aveva accumulato la sua fortuna a Palermo, come
costruttore, prima di giungere negli S'1ati Uniti, dove era diventato
un boss di Cosa Nostra, sull'Isola Staten. Faccia Iotonda, pesante,
a

con la pancia enorme di bevitore di birra, amante della ~pasta


as

asciutta, Macaluso era stato in affari, per anni, con Sindona.


Per Macaluso, Sindona aveva procurato degli investitori
italiani, ansiosi di acquistare beni immobili, IDAmerica. J profitti
C

venivano investiti in una compagnia internazionale, la


Intercontinental Bridge, istituita nel 1975, che operava anche in
Libia e Turchia. Una copertura per il traffico di armi in Africa e llel
Medio Oriente~ in cui erano coinvolti Wilson e Terpil della ClA~

L~,
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34\2

Bill Corvo, figlio di Max Corvo dell'OSS, organizzò un festa


a La Giara, per raccogliere fondi per le spese legali di Sindona.

ia
Macaluso era amico non solo di Sindona ma anche della figlia
Maria Lisa, la moglie di Pier Sandra; e uscì fuori che, sin dal1973,

or
Macaluso era stato a Roma per far incontrare Sindona con Guzzi,
all'Hotel Jolly. Solo quando le pressioni continue fatte da Guzzi sui

em
vari politici, banchieri e magistrati in Italia fallirono, fu deciso di
prendere delle misure più forti.
n clan siculo~americano, per il quale Sindona aveva riciclato
denaro, era ansioso quanto lui di recuperare le perdite avvenute con
M
.
il suo crollo fmanziario, e di ristabilire la sua sicura protezione sulle
operazioni illecite dell'eroina. Quindi si giunse ad un accordo tra
Sindona e il boss di Cosa Nostra a New York, John Gambino, con il
lla

quale Sindona aveva rapporti stretti già da tempo. T Gambino


sebbene non fossero i leader delle 26 famiglie di Cosa Nostra, erano
de

comunque i più potenti, con mille "soldati", e il controllo di una


buona parte dd profitti annualj di 48 .miliardi, provenienti dal
traffico siciliano. Le operazioni principali di Gambino erano quelle
di raffinare l'eroina nei laboratori siciliani (che rimpiazzarono poi
a

con quelli di Marsiglia), e provvedere alla sua distribuzione a New


as

York.
Proprio come Sindona sperava di uscire dai suoi guai,
ricattando i poteri forti in Italia, casi Gambino sperava, tramite gli
C

stessi mezzi, di assicurarsi la protezione di quegli stessi politici, per


le sue operazioni di eroina in Sicilia. Il compito di Sindona era di
selezionare le vittime da ricattare. Gambino si doveva occupare dei
'problemi logistici e del personale necessario. Per coprire le
operazioni, avrebbero organizzato un falso rapjrnento di Sindona,
facendolo apparire come fosse opera di un gruppo rivoluzionario di
sinistra.

L~,
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34\3

ia
Dal suo luogo segreto di "detenzione~~, nel bordello della
Conca d~Oro e poi a Palenno, Sindona avrebbe fmto di rispondere

or
alle domande dei "rivoluzionari". Queste erano state studiate in
modo che avrebbero potuto incriminare politici italiani e

em
speculatori, con la divulgazione dei loro accordi segreti di
trasferimenti bancari all' estero, se essi non fossero venuti in
soccorso di Sindona, sostenendo le sue banche insolventi. Come
modello per l'operazione, Sindona indicòa Gambino un libro
M
recente italiano: L~Affare Moro, scritto dal .siciliano, L. Sciascia,
che descriveva la cattura e l'uccisione dell'ex Primo Ministro. Nel
lla

suo piano, ben curato, Sindona ottenne l'aiuto dei suoi contatti
massonici e specie di un Massone 33 grado, siciliano, ben introdotto
nella massoneria americana, Joseph Miceli Grimi, un chirurgo
de

plastico, specializzato nel rifacimento dei seni e dei glutei delle


robuste signore itala americane, descritto da Panorama come "a
corto di denaro, dotato di unaintelligenza mediocre ma molta
ambizione"
a

Non sapendo, in quel momento, che sarebbe diventato la


as

chiave per scoprire l'intero complotto, fino ai suoi livelli più alti,
Miceli Grimi partì da New York, il 19 luglio ]979, e arrivò a
Palermo il 20. TIcompito affidatogli da Sindona, scrive Panorama,
C

era di "organizzare massoni e mafiosi in un movimento anti


comunista, che doveva eseguire un colpo di stato per separare la
Sicilia dan'Italia, e creare il 51o Stato degli USA". Lo stratega e il
deus ex machina di tale operazione, sostiene Panoram~ doveva
essere Sindona, che si vantava dei suoi stretti contatti con il
Pentagono e con la CTA. Una ragione meno ideale del piano era di
far giungere Sindona in Italia, ben protetto dai massoni e dalla
Mafia, per portare avanti la sua campagna ricattatoria.

L f?JJ.
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34\4

Un altro complice di Sindon~ un contatto di Joseph


Macaluso, fu Antonio Caruso, già piccolo funzionario deBa
Barclay's Ban1e Sindona, durante un party alla Conca d'aro, gli
aveva confidato che alcuni suoi amici milanesi avevano intenzione
di rilevare la sua banca, ma che per gestirla serviva un uomo fidato,
di origini italiane. Lusingato dall'affascinante compaesano, Caruso

ia
diede le dimissioni dalla Barclay's, e cominciò a lavorare per
Sindona, come direttore della società SIMPAM, il cui proprietario

or
era Macaluso. Poi fu convinto da Sindona ad accompagnar1o in
Europa. In principio esitò, poi resosi conto che se avesse rifiutato

em
avrebbe avuto poche probabilità di riscuotere le ingenti somme di
arretrati dovutegli, accettò.
Ill9 luglio, Joseph Bonamico, massone napoletano, abitante
a Brooklyn, 1644 Dayhill road, si era presentato aH'ufficio
M
passaporti della 18° Avenue, per richiedere il rilascio del suo
documento per l'Italia. Aveva progettato, per il suo 60°
lla

compleanno, di festeggiare il suo mezzo secolo di lavoro in


America, di ritornare a Napoli con moglie e figlia, ma non ci riuscì.
Un uomo daU'accento itala americano si presentò all'ufficio, con
de

una ricevuta falsa e trafugò il passaporto di Bonamico che fu poi


recapitato a Sindona, il 26 luglio, completo di~una sua fotografi~ al
posto di quella originale.
Così iniziò il lungo viaggio del presunto sequestrato.
a

Addobbato con camicia giallo oro, aperta sul collo, cappotto a


as

scacchi, e pantaloni larghi marroni, Sindona arrivò all' aeroporto


Kennedy, con un borsa nera in spalla, e una parrucca che gli copriva
la fronte e le orecchie.. Si incollò anche dei baffi sul labbro
C

superiore, e ciocche di peli biondi sugli zigomi. Quando Caruso lo


incontrò, il sudore gli aveva fatto scollare la metà dei baffi, che
dovettero essere riattaccati nena toilette degli uomlni~.

L~~
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34\5

Caruso doveva accompagnare Sindona a Vienna, poi tornare


a New York. Il finanziere si doveva incontrare con Macaluso, a

ia
Roma, e prendere con lui il treno per la Sicilia. Macaluso si era
presentato con una bella ragazza austriaca, Gabrielle Irnesberger,

or
che avrebbe accompagnato Sindona fino a Roma. Aveva fatto
esperienza alla Conca d'Oro.. Ma a Sindona non piaceva l'idea di

em
essere affidato ad una piccola puttana, e convinse Macaluso ad
incontrarlo a Salisburgo. Lì, trovando che il Paese era troppo
piccolo per passare inosservati, si recarono in macchina [mo a
Vienna.
M
Sindona e 1.'autista stavano davanti e Macaluso nel sedile
posteriore con Gabrielle; tutto andò quasi aU'aria quando Sindona,
con irritaZione, si accorse dallo specchietto retrovisore che la testa
lla

deHa ragazza era appoggiata sulle ginocchia di~Macaluso, e ordinò


all' autista di fermarsi. Quando trascinò Macaluso fuori dalla
de

macchina, con i pantaloni calati, passarono due poliziotti in moto,


ma scambiandoli per due turisti che stavano scherzando, passarono
oltre. A Vienna Sindona apprese per telefono, da Caruso a New
York, che la polizia non aveva bevuto la storia del rapimento:
a

sospettava invece che fosse fuggito, probabilmente in Italia.


as

Sindona allora pensò che fosse troppo pericoloso proseguire per


Roma, Macaluso poteva proseguire. verso la Sicilia ma egli sarebbe
andato ad Atene, da dove, con raiutQ di Mic"eli Crimi, sarebbe
C

sbarcato in Sicilia.
Ad Atene, Sindona alloggiò nella stanza n.608 dell 'Hilton.
Crimi lo attendeva al Park Hotel, accompagnato da due mafiosi
palermitani, Giacomo Vitale e Francesco Fodera, ufficialmente
funzionari della Industria Mineraria Siciliana, ma sospettati di
essere agganciati alla CIA. Con loro si trovava un ricco ma~ellaio
di Palermo, Ignazio Riccio: erano tutti membri della Loggia di
Palermo di Crimi.

L~-
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34\6

Il piano era di noleggiare una barca e far sbarcare Sindona

ia
nottetempo su una spiaggia deserta dell'isola. Ma, prima non si
trovò una barca adatta al Pireo,. il porto di Atene, poi, scoprendo che

or
la po1izia stava perquisendo tutti gli yacht, per il contrabbando di
sigarette, fu deciso di prendere il traghetto da Patras a Brindisi, e da

em
lì trasferirsi in auto fino in Sicilia. Martedì- 14 agosto, Crimi,
Sindona, e gli altri siciliani si. imbar.carono sulla motonave
Santandrea. A Brindisi noleggiarono dall'Avis una Fiat 131.
Dapprima, Sindona avrebbe dovuto nascondersi a Catania, dal
M
mafioso Gaetano Graci, ma l'Etna era in eruzione. Scelsero aHara
Pa1enno, e trovarono la città alle prese con un triplice omicidio:
quello di Emanuele Basile, capitano dei Carabinieri; di Gaetano
lla

Costa, procuratore della Repubblica e infine quello di Boris


Giuliano della Squadra Mobile. Giuliano, due settimane prima
de

aveva trovato quattro chili di eroina nascosti a Palenno, un mese


prima ancora, due valigie all'aeroporto, con 600mila dollari in
contanti, e un assegno in una delle tasche della vittima che era stato
negoziato dalla Banca Amicar; di Zurigo.
a

Indirettamente responsabile di tutto questo,. Sindona con i


as

suoi amici trovò rifugio a Palermo neU'appartamento di una ragazza


di Crimi, anche lei legata alla Massoneria, Francesca Paola Longo.
Convenientemente situato a piazza Diodoro SicuIo n. 4, c'era anche
C

il quartier generale del gruppo massonico Camea (Centro attività


massoniche esoteriche autorizzate), al quale aderivano una
settantina di membri di entrambi i sessi, tutti professionisti.

~M,
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34\7

ia
C'era anche il ginecologo Michele Barresi, maestro di un

or
gruppo scismatico di massoni di Gesù. Fondata da un ufficiale
sanitario, imparentato con Vitale, la Loggia Camea era considerata

em
ancor più misteriosa della P2, alla quale si era affiliato il nuovo capo
della Squadra Mobile, Impallomeni, e alla quale aveva fatto
richiesta di adesione. il capo della polizia di Palenno, Giuseppe
Nardicchia. Ne era anche membro eccellente Salvatore Bellassai, la
M
mano destra di Geni per la P2 in Sicilia.
Al riparo di persiane perennemente chiuse, con le luci sempre
accese Sindona cominciò a costruire le prove del rapimento messo
lla

in scena.,_e ad escogitare le richieste dei suoi presunti sequestratori,


con le quali prevedeva di ricattare Andreotti e compagni. Per
de

rendere più verosimile il racconto, altrimenti povero e poco


convincente, Sindona si lasciò crescere la barba, digiunò fino a
quasi diventare un ombra, e si fece fare diverse foto con gli occhi
truccati di scuro e con un cartello appeso al collo.
a

Per tutto settembre, il finto rapito inviò feroci lettere dei


as

banditi e patetiche foto di se stesso, che furono trasferite via aereo


da due uomini di Macaluso, per essere spedite da Brooklyn, a
sostegno del fatto che Sindona si trovasse ancora negli Stati Uniti.
C

A corto di soldi, Sindona mandò Crimi da Gelli, ad Arezzo,


dove il chirurgo alloggiò all'Hotel Europa, il 22 settembre. Ma
Gelli, con il quale si era tenuto sempre in contatto telefonico, si
dimostrò inaccessibile e freddo..

~~~
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34\8

ia
Alla finedi settembre non si erano fatti progressi con i
tentativi di ricatto, e Sindona si ritrovò a sua volta ricattato dalla

or
piccola puttana, Gabriella Inesberger, insoddisfatta di 4000dollari
già incassati. Visto che Sindona non era in grado di conseguire ciò

em
che voleva, sulla base delle sue precedenti relazioni con Andreotti e
Fanfani, Gambino, tomato a Palermo da- New York, sciolse
I' accordo. Si era anche innervosito ~riporta I'Espresso~ perché il
"rapimento" aveva mandato all' aria un ambizioso accordo
M
internazionale di costruzioni di strade, ponti, acquedotti,
programmato tra i vertici di Cosa Nostra e il governo DC.
n progetto di Gambino e Spatola prevedeva I' acquisto di una
lla

partecipazione della società Vianini di Roma, proprietà del


Vaticano, una società di costruzioni di Hvello mondiale, forte
de

dell' appoggio, negli IJSA, di Aniello deHa Croce, capo della


famiglia mafiosa. che l'FBl credeva di aver liquidato nel ristorante
di Carmine Galante a Brooklyn, nel 1978. Il Dipartimento di
Giustizia aveva ormai la certezza che il gruppo formato da
a

Gambino, Spatola- e Sindona fosse coinvolto nelle uccisioni- di


as

Ambrosoli e Boris Giuliano. A Palermo, l'aria cominciava a


scottare. Furono scoperte le prime due raffinerie appartenenti alla
Mafia e in una fu caito in flagrante un importante boss, Gerardo
C

Alberti.
Ora Sindona aveva abbandonato l' appartamento Longo,
ritenuto pericoloso, e si era trasferito in casa di Spatola, a Torretta, a
20km da Palermo.

k~'
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34\9

Cesare Terranova magistrato e deputato indipendente di


sinistr~ membro del comitato anti mafia, determinato a porre fine

ia
agli affari illeciti di droga, fu ucciso nel cuore di Palermo. I
carabinieri allestirono dei blocchi stradali e cominciarono a

or
controllare documenti di identificazione~ Sindona, allarmato decise
di tornare negli USA facendo finta di essere stato rilasciato dai suoi

em
sequestratori. Per aggiungere una nota di colore alla sua
sceneggiata, scelse il grottesco espediente di farsi sparare ad un
gluteo. Gambino fu testimone della scena: Crimi fece sdraiare
Sindona, mise un cuscino sulla sua coscia e sparò con una Beretta,
M
riempendo la stanza di piume. La pallottola attraversò il muscolo
che fu prontamente pulito e medicato da Crimi stesso. Dopo tre
giorni la ferita si era rimarginata anche se poi si sarebbe infettata.
lla

11 30 settembre, Sindona lasciÒ Palermo per Francoforte.


Inviò poi a Vincenzo Spatola a consegnare una lettera al suo
de

avvocato Guzzi di Roma. Ma la polizia lo stava aspettando e


Spatola cadde in trappola~ Macaluso e Gambino che erano rimasti
prudentemente. di fuori, riuscirono a sfuggire per un soffio.
Gambino, visti saltati i suoi piani,.si ritirò a Palenno.
a

]l 13 ottobre, Sindona lasciò la Germania, per il suo rifugio a


as

Staten Island. Qui digiunò per quattro giorni e non dormì per avere
il look giusto. Il 16 ottobre, finalmente si fece lasciare all' angolo
ovest della 42_esimastrad~ a Manhattan.
C

-k~~
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34\10

Incriminato assieme a Sindona era l' amministratore delegato


della Franklin Bank, Carlo Bordoni, estradato dal Venezuela~ dove
gli era stato asportato un polmone. N el..Metropolitan. Corre..c.tion

ia
Center, a Manhattan all50 di Park Row, preoccupato, a ragione, per
la sua vita, Bordoni dichiarava durante gli interrogatori: "Sindona

or
vuo le l a mIa morte. .. " .
'.

Gli fu offerta una protezione blindata, e allora cominciò a

em
coHaborare: accusò Sindona di avere stretti legami con la Mafia, sin
da quando era un ragazzo, e descrisse nei dettagli le sue attività di
banchiere mafioso e referente della CIA, per il centro destra in
Italia. Una valigia piena di contanti, di solito 500mila o un milione,
M
sarebbe stata prelevata dalla Banca Privata a via Verdi, vicino alla
Scala, recapitata a Sindona al Caffè de Paris, per essere recuperata,
vuota, al Grand Hotel.
lla

Bordoni affennò che Sindona era anche socio di affari. dei


capi della Mafia canadese, a Montreal e a Toronto e che impiegava i
de

suoi conti privati in banche canadesi, messicane, tedesche e


argentine, perricic1are i proventi della droga.
Il giornalista Sergio Locatelli, che condivise la c.ella di
Bordoni per venire a conoscenza di tutta la stori~ riferisce che
a

Bordoni era in possesso della famosa lista dei cinquecento, ma gli


as

aveva indicato solo pochi nomi, :rra cui quelli di Monsignor


Marcinkus, del cardinale Benelli e di Vito Miceli, capo del Sid.
Bordoni gli aveva confidato di aver comprato tale lista, per 100mila
C

dollari, nel 1973, da un funzionario di banca svizzero, e di aver


piazzato tre copie in tre Paesi diversi, pronto a consegnarle alle
autorità in cambio di uno sconto di pena. Come. prova aveva i
numeri ci1Ìati dei conti svizzeri di Sindona e della sua famiglia.

~ßJ~
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34\11

Al processo di New York, .Bordoni confessò di aver

ia
depositato 16milioni di dollari nei conti personali in Svizzera e in
Italia. Controinterrogato dall' avvocato di Sindona, Marvin Frankel

or
~che era stato giudice nel fmto rapimento di Joe Bananas, ma che
aveva ritenuto più conveniente passare dall' altra parte~ Bordoni

em
affermò di aver' guadagnato quei soldi lavorando per Sindona fin dal
1960, e che 14rnilioni e mezzo di dollari si trovavano nella Banca
d'Unione di Chiasso.
L' affabile direttore della Banca delle Bahamas, Peter
M
Shaddick, decise anch'egli di côJ1aborare con i magistrati.
Testimoniò di aver gestito l'esportazione illegale di 45milioni di
dollari, dalla Franklin Bank all'Italia, e che 34milioni di dollari
lla

erano stati persi per la speculazione sulla valuta. Per coprire questo
buco enorme, falsificò i libri contabili. Per questa operazione
de

Sindona gli riconobbe un compenso di mezzo milione di dollari.


.Tohn Kenney, fra 10stupore dell' aula, fece mettere a verbale
la confessione di Ronsisvalle, in cui questo ammetteva di aver
ricevuto 10Dmita dollari per uccidere Kenney stesso. Anche
a

Ronsisva11e si era messo d' accordo per uno sconto di pena.


as

Condannato all' ergastolo, Sindona si tagliò le vene dei polsi


in carcere, e fu ricoverato in condizioni critiche al Beeckman
Hospital. A Milano i magistrati inquirenti, Giuliano Turone e
C

Gherardo Colombo, emisero un ordine di arresto per Sindona, con


l' accusa di essere il mandante dell'assassinio Ambrosoli. Furono
messi in stato di accusa anche gli esecutori. I giudici avevano
trovato il conto usato per pagarli, a Lugano. In Italia furono
processati Rosario Spatola, Joseph Macaluso, Antonio Caruso,
emigranti sieulo americani che erano passati da un'estrema povertà
a una improvvisa ricchezza, per aver cercato di estorcere documenti
da Guzzi, che avrebbero incriminato la DC, PSDI, e PSI.

b~
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34\12

ia
Il genero di Sindona, Pier Sandra Magnani, fu arrestato a
Milano, coinvolto nel traffico di droga e nel ricic1aggio di denaro

or
sporco tra la Sicilia e gli USA. Incarcerato a Bergamo, decis_edi
raccontare tutto ciò che sapeva: era molto, poiché per più di un

em
decennio era stata la persona più vicina al suocero. Magnani
confennò che ne11974, su richiesta di Fanfani, aHara segretario DC,
Sindona aveva creato due società nel Lienchtenstein, destinate a
nascondere gli illegali movimenti di denaro della DC, comprese le
M
tangenti di Sindona stesso.
Interrogato dai magistrati di Milano, Guido Viola e Bruno
Apicell~ nella sua prigione di Manhattan, Sindona confermò le
lla

dichiarazioni del genero: ormai si era reso conto che i suoi antichi
amici politici non potevano, o non volevano fare più niente per lui.
de

Confessò che le due società, Po1idor e Usiris, erano gestite da due


dirigenti DC, Micheli e Scarpitti, entrambi della P2. Scarpitti fu
arrestato, ma rilasciato quando giurò che gli accordi non erano stati
conclusi da lui, ma a livello più alto. Uno dopo l'altro finirono per
a

venire alla luce i veri beneficiario Si seppe che Fanfani aveva un


as

conto speciale svizzero sotto il nome in codice di "Jumbo". La


prova, secondo Magnoni, si trovava nella cassaforte di un notaio di
Lugano, Carlo Pagnamoneta. C' era stato un legame di tipo.
C

economico anche con il presidente democristiano Giovanni Leone,


che aveva affidato i suoi soldi a Sindona e aveva quattro conti
presso ]a Banca Privata Finanziaria. In Svizzera il suo conto era
sotto il nome in codice di "Elefante" (Panorama] 3 aprile 81).

~~-
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34\13

In televisione, Flaminio Piccoli, ex segretario democristiano,


confessò che il suo partito aveva preso soldi da Sindona: due

ia
miliardi al tempo del referendum sul divorzio, e 15milioni mensili
per un periodo di otto~nove mesi. Piccoli sostenne che, per

or
difendere il Patto Atlantico, i valori dell' occidente, e rafforzare la
barriera contro il comunismo, Sindona era stato necessario, perché

em
era l'unico in grado di gestire complesse transazioni finanziarie,
comprando e vendendo azioni, banche e anche coinvolgendosi in
affari che, personaggi con precedenti penali, per vendetta, avevano
defmito sporchi.
M
Nell'ufficio di Guzzi fu rinvenuto anche il piano di
salvataggio di Sindona, preparato da importanti uomini poHtici.
150miliardi di Hre dovevano essere pagati alla società Capisec di
lla

Sindona, per la liquidazione della Banca Privata: spettava aHa


Banca d'Italia adoperarsi per salvare Sindona dalla bancarotta.
de

Copie del progetto furono inviate a vari politici influenti, e anche a


Licio Geni. Solo il veto di Ambrosoli bloccò il piano, e per questo
dovette essere eliminato.
C'era anche un progetto che prevedeva la creazione di una
a

nuova banca, sulle rovine della vecchia, elaborato dal vecchio e


as

superficiale DC Gaetano Stammati, uomo vicino all'ottantina, che


era stato nominato ministro delle Finanze da Andreotti nel 1976,
nonostante capisse ben poco, come rilevava il quotidiano l"Unità,~di
C

economia. Trasferito al Ministero del Commercio Estero, Stammati


si circondò di una corte di uomini della P2, permettendo un perfetto
controllo a Lido GeIli, sempre aHa caccia di segreti di stato, da
usare per i suoi intrighi, ricatti, spionaggio, concorrenza sleale ecc.
Compromesso nell' affare Sindona, Stammati si rintanò in un
ospedale di Milano, sotto falso nome, e tentò il suicidio.

~fdJ-
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34\14

Qualche tempo dopo, furono trovati dei docwnenti di Stato


del suo ministero, tra le carte rinvenute nella cassaforte di Gelli. Il
braccio destro di Stammati e Andreotti, Franco Evangelisti, aveva
esercitato forti pressioni sulla Banca d'Italia per trovare una
soluzione al caos creato da Sindona.

ia
Incriminato ed arrestato, l' avvocato di Sindona, Guzzi, decise
di col1aborare con i magistrati milanesi, Turone e Colombo.

or
Ricostruendo gli avvenimenti nei minimi dettagli, grazie al suo
diario circostanziato, rese una deposizione di 200 pagine, coprendo

em
tutti gli alti e bassi della rocambolesca carriera di Sindona.
Nel 1977, Andreotti, allora Primo Ministro, incontrò Sindona
latitante, a New York, e, l'anno successivo, inviò il suo
Sottosegretario, Franco Evangelisti, con un piano steso da Fortunato
M
Federici, il costruttore consigJiere del Banco di Roma, per sistemare
l'affare Sindona. Federici poi morì in circostanze misteriose. La
deposizione di Guzzi fu confermata da un affidavit reso dal genero
lla

di Sindona.
Infme, il presidente di Mediobanca, Enrico Cuccia, che per
de

anni si era rifiutato di incontrare Sindona, fu costretto a questo


faccia a faccia, a causa delle terribili minacce e da attentati
dimostrativi contro la sua casa. Quando disse a Sindona che non
poteva far niente per lui, questo rispose: "AHora io non posso fare
a

niente per te. La Mafia ti vuole morto. Fino ad adesso sono riuscito
as

a tenerla a bada. Ma tu sei condannato perché quelli sono dei pazzi."


Disperato, Cuccia suggerì a Sindona di preparare un altro
piano; solo dopo la morte di Ambrosoli decise di vuotare il sacco
C

con i magistrati, e farsi proteggere da una guardia del corpo. .

~~
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34\15

Le testimonianze di Guzzi e Magnani portarono all' arresto


del banchiere vaticano, l' anziano Massimo Spada, ormai suna
settantina, per abuso di ufficio in qualità di direttore di entrambe le
banche di Sindona. Un altro membro del consiglio, John

ia
McCaffery, che era stato direttore del SOE, per l'Italia settentrionale
durante la guerra, stretto collaboratore di Sindona, che si teneva al

or
sicuro in Irlanda, testimoniò, sul letto di morte, che Sindona aveva
pianificato un colpo di stato per imporre in Italia un governo filo~

em
americano di destra. Scrisse MacCaffery: "Sindona ed io
incontrammo degli ufficiali italiani del massimo livello. Sindona
espose i nostri piani anche a funzionari importanti dell'Ambasciata
USA a Roma."
M
Roberto Caval1aro, in carcere per il golpe Rosa dei Venti,
testimoniò che l'incontro decisivo, per il colpo del marzo 1973,
aveva avuto luogo in una villa appartenente a Sindona, nel
lla

vicentino, al1a presenza di numerosi generali e ammiragli italiani,


fra cui l' ammiraglio Cacioppi, capo delle Forze Sottomarine della
de

NATO, e futuro dirigente dena Intelligence navale vicina alla CIA,


che si dimostrò seccato della indecisione dei cospiratori. Secondo
Cavallaro, anche due generali americani parteciparono alla riunione,
uno in rappresentanza dell' Agenzia. Il giudice Tamburino, in una
a

riunione segreta a Nizza, apprese che i fondi della Rosa dei Venti
as

erano stati forniti dalla CIA, attraverso la Finabank di Sindona.


All'inizio del 1980, sembrava che il Vaticano ancora non si
fosse dato per vinto, con il fmanziere errante. I cardinali Caprio e
C

Guerri e l' appena promosso arcivescovo Marcinkus erano pronti a


testimoniare a suo favore, ma furono bloccati da Agostino Casaroli, ~

Segretario di Stato del Vaticano.

~~~
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34\16

Massimo Teodori riferisce nel suo libro, " La Banda di


Sindona", che Philip Guarino, collegato alla P2 scrisse da
Washington al suo Gran Maestro ad Arezzo: "Carissimo Gelli, le

ia
cose stanno andando male per il nostro amico, ora che anche la
Chiesa 10 sta abbandonando". E Gelli gli rispose: "La mia

or
esperienza di psicologia umana mi suggerisce che, a certi livelli, la
legge naturale impone di aiutare i forti e abbattere i deboli. E così la

em
Chiesa non ha mancato di rinnegare l'uomo che, in passato, aveva
qualificato come mandato dalla provvidenza." Teodori aggiunge:
"La fortuna di Sindona era iniziata con il suo incontro con la Chiesa
tramite Paolo VI e terminò con la Chiesa".
M
Il deputato DC, nonché membro della P2, Massimo De
Carolis, al quale Sindona aveva regalato decine di milioni di lire per
la sua campagna elettorale, così commentò, in una sua intervista al
lla

"Mondo": in Italia si è stabilito un sistema feudale con due gruppi di


enorme potere, ciascuno con la propria struttura, giornali, banche,
de

legami con servizi segreti e collegamenti internazionali. Questi due


gruppi lottano nel peggiore stile sud americano. La posta in gioco è
troppo alta, perché si possano permettere di esitare di fronte ad
omicidi o rapimenti. Sindona si è trovato incastrato tra questi due
a

gruppi. A un certo punto è stato deciso, freddamente, di distruggere


as

il suo impero fmanziario. (elaborare)


Come ha messo in evidenza Teodori, l'unico a cadere fu
Sindona, e non l'intero sistema di potere occulto che lui aveva
C

sostenuto ma che aveva mancato di sostenere lui. Il sistema


comunque era marcio, e lo strappo che Sindona lasciò nel suo
tessuto si sarebbe poi allargato per coinvolgere l'intera corrotta
costruzione.

~~L,
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34\17

Il 22 marzo 1980, in seconda istanza, la Corte di Appello di


Manhattan dette parere favorevole all' estradizione di Sindona in
Italia: ormai era tra due fuochi. Il 14 giugno 1980, il giudice Griesa
lo condannò a 25 anni di carcere, per la truffa della Franklin Bank, a

ia
270mila dollari di multa oltre alle spese processuali. Fu la sentenza
più severa mai emanata da un giudice statunitense per un crimine

or
fmanziario, ma il giudice sospettava che Sindona fosse colpevole di
crimini ben peggiori. Due anni dopo, Sindona e altri 75 imputati,

em
comprese alcune famiglie principali della Mafia di Palermo, come i
Gambino, gli Tnzerillo, gli Spatola e i Maggio, furono accusati di
traffico di eroina. Sindona fu accusato di ricic1aggio di denaro
sporco, di essere il tramite tra la Sicilia e gli USA per l'affare che
M
fatturava 2500miliardi l'anno, più di cinque volte il bilancio
dell'intera regione siciliana. L'organizzazione non si era fermata di
fronte ad omicidio e corruzione e si era mostrata forte ed efficiente
lla

più di uno Stato.


Quando Sindona seppe di essere stato condannato a 25 anni,
de

che poi avrebbero fiuito per essere effettivamente otto, si dimostrò


soddisfatto e sperò che i suoi 75 giorni misteriosi a Vienna, Atene e
Palermo, fmissero nel dimenticatoio. Ma quella che egli
considerava come una scappatella, avrebbe originato lo scandalo
a

politico piÙ ec1atante nella storia della Repubblica italiana, lo


as

scandalo P2, che avrebbe coinvolto ministri, servizi segreti, politici


e banchieri.
C

L~-
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34\18

ia
Avrebbe anche portato a galla il coinvolgimento CIA, e delle

or
amministrazioni americane da Nixon a Bush, in cospirazioni estese
di traffico di anni, di droga, di omicid~di potere e di denaro.

em
M
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de
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CAPITOLO 35
ARMI PER DROGA

11 coinvolgimento diretto della CIA nel traffico di anni e


droga fu chiaro in America Centrale, dove "la squadra segreta" di
Shackley continuava a fornire equipaggiamenti militari.3 Somoza,
con alti profitti, tramite Chi Chi Quintero.Ma la fine era vicina. Il
17 luglio, le truppe di Somoza capitolarono, e il dittatore scappò dal

ia
Nicaragua, con la famiglia e con la maggior parte delle riserve
valutarie dello Stato.

or
Shackley era deciso a continuare a vendere anni al dittatore
sconfitto, e lo incontrò sull'isola di North Cayman, dove si accordò

em
per fornire aerei ed armamenti ai temibili generali della Guardia di
Somoza, fuggiti in Honduras per organizzare quel che sarà
conosciuto come il gruppo dei "Contras".
Richard Secord, allora ufficiale in attività delle Forze aeree
M
USA, e Albert Hakim, trafficante di anni iraniano, avrebbero
provveduto ai rifornimenti. Fu una operazione che presto degenerò
nel traffico di droga per gli Stati Uniti, traffico che sarà rivelato da
lla

un agente CIA, coinvolto direttamente.


Con ]a sconfitta di Carter da parte di Reagan, nel novembre
de

de11980, la situazione avrebbe dovuto essere ottimale per Shackley,


ma era stato costretto a lasciare l'Agenzia per lo scandalo Wilson,
nel 1979, e non poteva più realizzare il sogno di diventare DCI, e si
dovette accontentare del ruolo più marginale di consigliere, perfillo
a

raccomandando William Casey per quella posizione da lui sospirata.


as

Shackley era escluso da ogni incarico, almeno da ogni


incarico ufficiale.
C

cf~ ~ev£ '


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35\2

Nella nuova Amministrazione ~ più sotto il segno di Bush


che non di Reagan~ le attività segrete del Comitato NSC erano
dirette dal vice Presidente, che aveva sotto diretto controllo la CIA.
Shackley, intenzionato a continuare le sue attività clandestine
senza ostacoli, suggerì a Bush di creare una task force per
combattere il terrorismo, ed una per vietare il traffico di droga, casi

ia
chè Bush fosse in grado di orchestrare tutti e due i settori, a suo
vantaggio. E Shackley avrebbe potuto continuare come prima.

or
Per predisporre un piano di attacco contro obiettivi sandinisti,
Shackley fissò un incontro tra Felix Rodriguez, veterano della Baia

em
dei Porci, e Donald Gregg, suo vecchio capo militare in Vietnam e
ora consigliere per la Sicurezza Nazionale di Bush. Progettarono
uno schema per missioni di ricerca e annullamento, che
comprendeva attacchi di aerei, pilotati da cubani in esilio. Il piano
M
aveva come base quello sperimentato da Gregg in Vietnam, il
"Tactical Task Force", con un reparto di attacco indigeno,
appoggiato da elicotteri e B ~26, per snidare lo postazioni nemiche.
lla

Inviato a Robert MacFarlane, vice consigliere NSC di


Reagan, il piano fu approvato e trasmesso per l'esecuzione a Oliver
de

North. Il giovane colonnello dei Marine cominciò coll'inviare


Rodriguez a El Salvador, come privata cittadino.
Il 9 marzo 1981, su raccomandazione di Casey, Reagan
autorizzò fonualmente le attività segrete CIA contro il Governo del
a

Nicaragua. Per assicurare il personale addestrato per questo


as

programma, il generale Haig, Segretario di Stato, incontrò a


Washington il generale Leopoldo F. Galtieri, Comandante
dell'esercito argentino, membro della P2 e più tardi presidente.
C

Galtieri offri di addestrare i Contras nicaraguensi, purché gli


Stati Uniti avessero garantito soldi, armamenti ed equipaggiamento
militare.

~~,
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35\3

Gli approvvigionamenti ai Contras della squadra di Shackley


continuarono fmo a giugno del 1981, quando la CIA, ufficialmente
anche se segretamente, prese sotto il suo diretto controllo
l' operazione.
Mentre il presidente Reagan negava pubblicamente che la
CIA o la Casa Bianca fossero coinvolti nel finanziamento dei

ia
Contras, Casey assegnava Vincent M. Cannistraro ~già capo sezione
a Roma~ alla sostituzione dell'uomo di Shackley, Quintero, nel

or
compito di fornire l'equipaggiamento militare ai Contras. Il 23
novembre, Reagan firmò un decreto segreto che assegnava i fondi

em
necessari a sostegno dei regimi dittatoriali di Galtieri e Somoza,
defmiti dal nuovo Presidente "Combattenti per la libertà".
Ma a causa del veto del Congresso di finanziare i Contras,
North era costretto a lavorare di nascosto, in un piccolo ufficio, in
M
un vecchio edificio, accanto alla Casa Bianca. Non poteva nemmeno
incontrarsi direttamente, ed era obbligato ad operare tramite un
intermediario, Robert Owen, ex assistente del senatore Dan Quale
lla

delfIndiana. Era un. tipo alto e robusto e disposto a qualsiasi


avventura. Owen diventò il tramite di North con i Contras.
de

Il senatore Dan Quale fornì ad Owen un contatto e una base


per le operazioni in America Centrale: John Hull, anch'egli
dell'Indiana, proprietario di un enorme ranch alla frontiera tra Costa
Rica e Nicaragua, che fu messo a disposizione dalla CIA.
a
as
C

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35\4

Hull era un sessantenne imponente, abbronzato, circondato da


guardie del corpo~ un duro, un tipo autoritario "che abbaiava ordini
in spagnolo con accento dell'Indiana", Era arrivato negli anni '50,
con il suo aereo personale, alla ricerca di un terreno agricolo a buon

ia
mercato e aveva trovato una "finca" di 8,000 acri, chiamata Muelle.
Cockburn racconta che si estendeva per 30 miglia, dalla

or
ftontiera nicaraguense, ed era accessibile soltanto attraverso una
strada in terra battuta, tortuosa e che attraversava un terreno

em
vulcanico ricco di vegetazione.
Su questo vasto terreno, che pullulava di pappagalli e iguana
giganti, pattugliato da cani da guardia e da guardiani con l'ordine di
sparare a vista, Hull si era costruito una hacienda in stile spagnolo,
M
con tegole rosse, e un salone decorato di stucchi, dal quale si poteva
vedere, oltre la folta foresta, un vulcano che emetteva sbuffi di
fumo, tutto il giorno. Sotto la terrazza vi era il torrente San Carlos,
lla

popolato da squali di acqua dolce, pericolosi come il proprietario.


Nel 1982, la proprietà di Hull fu adibita per la CIA con un
de

campo di atterraggio, per scaricare armamenti per i Contras. Nel


tardo 1983, erano già state fatte più di 100 consegne per i ribelli,
attraverso il ranch di Hull.
a
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C

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35\5

Quando degli articoli di stampa fecero rumore, anche


all' estero, per la condotta della CIA, il Congresso mise in cantiere
una legge ~l' Atto Boland~ che avrebbe reso impossibile qualsiasi
sostegno militare, diretto o indiretto, ai Contras.

ia
A conoscenza di tale piano, il Capo del Personale della Casa
Bianca, Edwin Meese, il vice presidente George Bush e il DC I

or
William Casey si incontrarono con il Consigliere per la Sicurezza
Nazionale, Robert Mc Farlane ed il suo assistente Oliver North, per

em
trovare un modo per aggirare il divieto del Congresso.
Si decise che North avrebbe ristabilito i contatti con il gruppo
di Shackley, che aveva operato fino al giugno del 1981. Casey disse
a North che l'attività del gruppo non avrebbe dovuto avere legami
M
diretti con la CIA.
North diede disposizione a Shackley, Clines, Hakim, Secord
~i suoi vecchi capi dell'epoca del Vietnam~ di riattivare le loro linee
lla

di rifornimento.
Dal marzo 1984, la squadra di Shackley era quindi tornata
de

all' attività di rifornimento di armamenti per i ribelli. Secord si


assicurò degli aerei che decollavano ed atterravano in poco spazio,
per il trasporto fmo alla fmca di Hull, dalla base aerea di Ilopango in
El Salvador. Rafael Chi Chi Quintero si occupò della costruzione di
a

piste di atterraggio in terra battuta. Felix Rodriguez, alias Max


as

Gomez, era l'uomo di North e Secord in El Salvador, luogo di


transito per i rifornimenti di armi.
C

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35\6

Hull aveva un contatto regolare con l'Agenzia, tramite il capo


sezione in Costa Rica, Joe Fernandez, dal nome in codice di Thomas
Castillo. Questi riceveva ordini da due dirigenti CIA, Alan Fiers,
capo della Task Force in America Centrale, e Clair George, vice
direttore delle operazioni. Le decisioni erano comunque

ia
chiaramente prese da Bush e Reagan e trasmesse a Casey.
Casey inserì nell' operazione il suo prediletto "soldato

or
segreto", Duane "Dewey" Clardige, anche egli già capo sezione a
Roma che, secondo Cockran, "suppliva con l'energia a quel che gli

em
mancava di conoscenza dell' America Centrale e dello spagnolo".
Uso a vent'anni di operazioni segrete, aggressivo e
intraprendente, Clardige cominciò subito col curare una edizione di
manuale CIA, per l' addestramento dei Contras nell' arte
M
dell'omicidio. Ebbe anche la brillante idea di stuzzicare il toro
sandinista, piazzando mine nei porti nicaraguensi di Porto Cortina,
Sandino e Bluff. Ma questi atti di aperta pirateria infuriarono
lla

talmente il Congresso, che l'Atto Boland fu rapidamente approvato


nell'ottobre 1984.
de

Vietato l'uso di fondi, per rovesciare o destabilizzare il


Governo nicaraguense, e avendo bisogno di un sistema non
compromettente per annare la resistenza in Nicaragua,
l' Anm1Înistrazione Reagan si rivolse al Mossad di Israele. In
a

cambio di prezzi favorevoli applicati sui suoi acquisti di aerei da


as

caccia, Israele avrebbe fornito ai Contras annamenti sovietici per ~

un valore di diversi milioni di dollari~ che erano stati catturati in


Libano, nonché "altri annamenti provenienti dal Patto di Varsavia.
C

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35\7

Fu allora che entrò in scena l' agente CIA Richard Brenneke,


con risultati che sarebbero stati disastrosi per l'Amministrazione
Bush.
I rapporti di Brenneke con il Massad erano di lunga data. Con
la caduta dello Shah dell'Iran nel 1979, gli Israeliani avevano

ia
iniziato una operazione di trasferimento degli Ebrei dall'Iran. Il
vecchio amico della CIA di Brenneke, il pilota Heinrich "Harry"

or
Rupp gli chiese di trasportare i rifugiati ebrei dal Pakistan a Tel
Aviv, attraverso l'india, usando vari aerei, DC3, DC5,DC6. La paga

em
sarebbe stata ottima, e Rupp garantiva che la droga non c'entrava
nell'affare.
Circa tremila Ebrei dovevano essere trasferiti dall'Iran, con
voli autorizzati dal Dipartimento di Stato Americano, e fmanziati da
M
Israele. A Beirut, il contatto di Brenneke con il servizio segreto
israeliano era Ariel Ben Menashe, un individuo misterioso che si
diceva fosse diventato il vice direttore del Massad.
lla

Come parte del programma, Brenneke fu anche coinvolto


nella vendita di armi agli Iraniani. Pesantemente impegnati nella
de

guerra con l'Iraq, avrebbero preferito armi americane, visto che


possedevano già pezzi di ricambio originali, ma finirono per
accettare, come seconda scelta, armi ceke. L'introduzione di
Brenneke presso i fabbricanti di armi dell'Est fu facilitato dal suo
a

cognome: "Brenneke manufacturing" era in Gennania una fabbrica


as

di fucili e munizioni sportive; e i Brenneke erano affiliati con


Merkuria, l'agenzia ceka di fucili sportivi. Nel 1980 e nel 1981,
Brenneke effettuò consegne di anni in Iran.
C

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35\8

E così Brenneke cominciò a lavorare per il Massad in


America Centrale. A conoscenza della sua esperienza in computer,
una agente del Massad a Beirut aveva assunto Brenneke nel 1975,
per installare sistemi sofisticati, ad alto livello tecnico, per
intercettare i membri della OLP. Nel 1982 lo assunsero di nuovo per

ia
l' America Centrale, per installare attrezzature ancora più sofisticate,
in Guatemala e Costa Rica, attrezzature che potevano rintracciare

or
attivisti sovversivi, e scoprire le manovre di dissidenti ovunque
operassero, anche nella giungla più folta.

em
n principale contatto Massad, in America Centrale, di
Brenneke, a parte Ariel Ben Menashe, era Win Northrop, un
americano alto e magro, imparentato con la famiglia
dell' aeronautica; la madre, che era ebrea, gli aveva reso possibile
M
l' acquisizione della cittadinanza israeliana. Diventò amico intimo di
Brenneke, anche se provenivano da ambienti sociali diversi. "Will
possedeva tre frac ed io nessuno. Questo non gli impediva di
lla

mettere gli stivali e camminare nel fango con me".


Fu allora che Brenneke era stato avvicinato da Bob Kerritt
de

della CIA, a San Josè, che voleva che facesse inserire un


trasmettitore CIA nel programma che aveva costruito per il Massad.
Gli Israeliani scoprirono la cooperazione di Brenneke con la CIA,
ma ormai egli era talmente coinvolto con il traffico di armi, e
a

pagamenti connessi, che chiusero un occhio.


as
C

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35\9

Quando gli Israeliani cominciarono a lavorare per Casey,


Brenneke fu avvicinato dal Capo sezione del Massad in Guatemala,
Pesath Ben~Or, con una richiesta inusuale. Avrebbe dovuto
collaborare con gli Israeliani per procurare delle armi dall'Est.
Brenneke era la persona adatta, per le sue conoscenze in Europa

ia
centrale nel settore, e perché era anche a conoscenza delle
complicate maglie bancarie svizzere, occorrenti per le transazioni

or
fmanziarie. Poteva anche essere l'interruttore di sicurezza, nel caso
qualcosa fosse andato storto.

em
Brenneke era abbastanza disponibile ma aveva delle remare
sulla correttezza delle operazioni. "Se le armi per i Contras avessero
avuto il marchio di fabbrica, consideravo fuori questione acquistarle
all'Est, visto che da lì venivano anche le fomiture per il governo
M
nicaraguense. Pertanto ho chiesto a Ben ~Or di segnalarmi il nome
di qualcuno del nostro governo, per avere la garanzia di non violare
leggi americane. Ben ~Or mi diede il numero telefonico di Donald
lla

Gregg, alla Casa Bianca. Mi convinsi di essere arrivato abbastanza


in alto. Nella sua posizione di Consigliere per la Sicurezza
de

Nazionale del vire presitlente~Bush, Gregg, -doveva'sapere"quel èRe


succedev~ Lo chiamai e gli dissi della strana richiesta Mi
tranquillizzò: cooperi pure."
Visto che aveva conosciuto Gregg come dirigente CIA, da
a

quando erano stati insieme in Vietnam, Brenneke non dubitava più


as

della legittimità della operazione. "Quando ho telefonato alla Casa


Bianca, Gregg aspettava la mia chiamata".
Per sicurezza, Brenneke registrò i particolari della
C

conversazione e, attraverso la società telefonica, data e ora della sua


chiamata.

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35\10

Con tale livello di autorizzazione, Brenneke si convinse ad


unirsi all'operazione, e approntò tre consegne di anni dall'Est ai
Contras, "c'era di tutto, dai fucili ai missili".
Un collaboratore tedesco di Brenneke, Klaus Dieter Lensch,
organizzò un incontro a Vienna, nel tardo 1984, per discutere di

ia
certi dettagli sull' argomento armamenti. Si stabilì di prendere
contatto con l'Omnipol, 1'ufficio di Praga addetto alla vendita del1e

or
arnl1.
Tutte le operazioni bancarie venivano gestite tramite istituti

em
come il Credit Suisse e la Banque Worms, che producevano le
lettere di credito necessarie. Il pagamento avveniva in valuta
americana, con accredito nel momento in cui le consegne
pervenivano in Jugoslavia.
M
A opinione del direttore commerciale di Omnipol, Ivan
Kanderaback, Panama non era adatta come destinazione finale. Era
preoccupato per il fatto che si potesse sapere che venivano spedite
lla

delle anni ai Contras; fu concordato di effettuare le consegne in


Bolivia. Brenneke doveva recarsi a La Paz, controllare l'arrivo delle
de

armi e organizzare illoro trasferimento a Panama. Le sue spese, per


i trasferimenti da Lisbona o Cophenhagen in America Latina, erano
a carico del Mossad.
Brenneke concordò che tre consegne di armi dell'Omnipol
a

dovessero arrivare a Panama attraverso la Jugoslavia e la Bolivia.


as

La prima, per un valore di circa due milioni di dollari, fu ordinata a


Praga nel dicembre 1984, e arrivò un mese più tardi. Poi gli
Israeliani provvidero al trasporto via aerea fino alla fmca "Muelle"
C

di Hull.

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35\11

Nel marzo di quello stesso anno, Brenneke provvide


personalmente ad una consegna di armi, da Panama a Muelle. Un
secondo carico, del valore di sei milioni di dollari, fu consegnato nel
marzo de11985~ il terzo di otto milioni di dollari, pronto a Praga nel

ia
maggio del 1985, fu consegnato in autunno.
Vi era una clausola contrattuale che consentiva la

or
sostituzione con anni ungheresi o polacche, se gli articoli richiesti
non fossero stati disponibili in Cecoslovacchia. C' era un colonnello

em
jugoslavo, tale Loncar, che poteva fornire una grande varietà di
armI.
A Panama, le armi erano consegnate al funzionario del
Massad, Mike Harari. Secondo Brenneke, Harari era stato mandato
M
originalmente a Panama, come ufficiale di controllo di Noriega, ma
cominciò a fare affari per conto suo con il dittatore di Panama.
Diventando un punto dolente per il Massad a Tel Aviv: alla fine gli
lla

tolsero l'incarico ufficiale, ne11985, con il pretesto che trafficava in


droga.
de

Brenneke venne a conoscenza, per la prima volta, della


combinazione anni ~droga, quando si accorse che a Muelle un
numero di aerei faceva viaggi regolari da Panama a Medellin in
Columbia. Anche lui dovette visitare la città colombiana, controllata
a

dal cartello della droga, per dimostrare la propria "bona fides".


as

Secondo Brenneke tutti coloro che operavano grosse transazioni


finanziarie, dovevano rendere conto al cartello. Prima di lui
l' avevano fatto molti altri, per rassicurare i trafficanti che il nuovo
C

venuto non fosse un agente della DEA o dell'IRS.

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35\12

Pessah Ben ~ inviò un cubano di scorta, per presentare il


nuovo arrivato al racket della droga, ai vari membri del sindacato, la
maggior parte dei quali erano eleganti e parlavano bene inglese. In
Columbia, Brenneke venne a conoscenza che molti aerei partivano

ia
da Panama alla volta di Medellin, e da lì verso l'America e
l'Europa. I piloti e gli aerei erano americani, e solo nel caso in cui le

or
consegne fossero di tipo particolarmente delicato venivano usati
aerei e piloti israeliani. Parlando con i piloti, Brenneke scoprì che

em
alcuni aerei paracadutavano armi per i Contras e poi imbarcavano
marujana e cocaina, nella capitale della droga colombiana. Più di
venti piloti lo facevano per conto della rete segreta di rifornimenti
dell' Amministrazione Reagan. Si scambiavano i fucili direttamente
M
con la droga. "Anche nella mia città, Portland, parecchi trafficanti di
droga erano adibiti all'operazione dalla CIA".
Brenneke descrisse i tre campi principali di atterraggio: Città
lla

di Panama, Colon sulla costa caraibica, ed una pista di erba con


rudimentali attrezzature, in una vane a circa 150 miglia a nord dalla
de

città di Panama. Esisteva anche una pista di riserva a sud, 60 ~ 70


miglia nell' entroterra, da usare in caso di complicazioni. Quando gli
aerei tornavano dalla Columbia a Panama, il carico di droga era
trasferito in America, con aerei con insegne estere.
a
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C

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35\13

Il traffico tra i venditori di anni, i Contras e i cartelli del1a


droga era sotto il controllo diretto di Manuel Noriega, l'uomo forte
di Panama, ed il governo americano era perfettamente al corrente. A
quel tempo Noriega riceveva un contributo dalla CIA di circa

ia
lOOmila dollari l'anno.
Brenneke aveva conosciuto Noriega a Panama, quando si era

or
recato lì, per certe operazioni finanziarie illegali per conto della
CIA, e Noriega era soltanto un ufficiale dell' esercito che lavorava

em
per l' Agenzia. I trasferimenti di denaro avvenivano tramite la
IMFA, la compagnia che Brenneke stesso aveva creato. I soldi
avrebbero potuto provenire anche da altri governi. Ad una riunione
del NSC, presenti Reagan, Bush, Shultz, Weinberger, Meese, Casey
M
e MacFarlane, quest'ultimo aveva infatti proposto al Presidente di
cercare altri fondi presso paesi terzi. Ma James Baker si oppose
all'idea, definendola "a rischio di impeachment", e il suggerimento
lla

fu scartato. Dewey Clarridge, aveva cominciato già a negoziare un


aiuto finanziario sud africano. In Saudi Arabia, Robert MacFarlane
de

e Chuck Cogan, amico personale del principe Bandar, avevano


ottenuto la disponibilità di più di 30 milioni di dollari. Il passaggio
di 10 milioni di dollari dal Kuwait a Panama ~in cambio di alcuni
missili sofisticati~ avvenne tramite operazioni bancarie gestite da
a

Brenneke.
as
C

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35\14

Poco dopo, nell'agosto del 1985, Brenneke effettuò un volo


che dimostrò inequivocabilmente che I'Amministrazione stava
importando droga in America, per pagare le armi dei Contras! Da

ia
Medellin, Brenneke trasferì deUa droga diretta a AmariUo, Texas, a
bordo di un DC6 colombiano. Brenneke era arrivato aU'aeroporto

or
principale di Medellin e doveva ritornare in aereo a Panama, quando
Ben ~r lo invitò a prendere il posto di un pilota malato. Il DC6 era

em
già pronto, con carburante e carico. Era un aereo familiare a
Brenneke, uno dei tanti che erano stati modificati per il trasporto di
piccoli carichi, cioè della cocaina che non è ingombrante come la
marujana. Questo lavoro era stato eseguito presso la ~~Russian
M
River", vicino a Los Angeles, da due uomini ben noti a Brenneke,
Victor Sharpe e Andy Quale. L' aereo, completo di sportelli da
carico di nuovo disegno, poteva trasportare 20 24 mila libbre di
lla

cocaina. Assieme ad un pilota americano dipendente dei trafficanti


colombiani, c' era un caricatore spagnolo che restava nella fusoliera
de

con il carico. n viaggio verso nord avvenne senza incidenti. Mentre


si avvicinavano alla rrontiera americana, volavano sempre più in
basso, quasi a pelo di acqua, per poi risalire a 3.000 4.000 piedi, ~

per seguire la frontiera per circa venti minuti: un viaggio che


a

"faceva diventare le nocche bianche". Brenneke atterrò su una pista


as

in terra battuta, fuori Amarillo, di notte. Era atteso da una squadra di


terra, costituita principalmente da hispanici, che lo portarono ad
Amarillo in un fuoristrada. Da lì, raggiunse Portland, con un volo
C

di linea.

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35\ 15 mancante

35\16

ia
Per registrare la sua protesta, Brenneke inviò una lettera ad
un compagno di Università, Ralph Johnson, che era diventato un

or
alto dirigente del Dipartimento di Stato. "Ho chiuso gli occhi sul
maledetto traffico di droga per troppo tempo ~gli scrisse~ Ralph,

em
non siamo più i bravi ragazzi. Come ho cercato di spiegarti, siamo
di ven tati cattivi".
Non ricevette alcuna risposta. Negli ultimi mesi del 1985, si
recò a Panama, per chiudere la IFMA, la ditta attraverso cui
M
passavano i pagamenti, e che tanto utile era stata alla Agenzia, e per
recuperare qualsiasi documento su cui apparisse il suo nome.
Si lamentò anche con gli agenti israeliani; anche loro ~a detta
lla

di Brenneke~ erano stufi del traffico di droga, e molti erano decisi a


tirarsene fuori. Il governo israeliano inviò un agente del Massad,
de

con nome in codice di Sasha, a Città di Panama, per chiudere la sua


partecipazione.
" Gli israeliani fecero la cosa giusta. Riconobbero di aver
fatto un errore".
a

Secondö Brenneke, dopo che se ne furono andati gli


as

israeliani, tutta la operazione passò nelle mani di Oliver North, "Ci


si buttò a testa bassa, ma fece così tanti errori che tutto fmi per
venire alla luce".
C

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CAPITOLO 36
IL CAL VARlO DJ CAL VI

Se l' Amministrazione Reagan~Bush può essere defmita


ambigua ed equivoca, per i suoi accordi segreti nell' affare Iran
Contra, il suo coinvolgimento nella S&L, .e negli scandaH bancari,

ia
nel periodo di sua pertinenza, può essere messa allo stesso livello,
cattolicamente corrotto, di Sindona e del suo imitatore Calvi.

or
Con i regimi reazionari che spuntavano come funghi velenosi
nell' America Latina, con il tacito consenso di Papa Giovanni Paolo

em
II, e l'Argentina che si stava preparando alla guerra delle Falkland,
Roberto Calvi raccolse da Sindona il testimone nella corsa verso il
disastro della P2. Il percorso seguito da Calvi, verso la sua
impiccagione, sotto il ponte dei Frati Neri sul torbido Tamigi, era
M
passato attraverso la nascita da una buona famiglia cattolica e un
esemplare gioventù fascista. Queste ultime erano le referenze che
l' avevano aiutato, al di là dei suoi meriti, con la Finanza del
lla

Vaticano e la Pl. La sua vicenda segue le orme di Sindona e


dimostTa come il coinvolgimento nel saccheggio di beni immobili e
de

nel furto della S&L, portano inevitabilmente al caos e all'omicidio.


Nato a Milano nel 1920, figlio di un funzionario di una
piccola banca, Calvi era maturo per la guerra, .quando Mussolini la
dichiarò nel 1940. Nonostante non avesse ancora terminato i suoi
a

studi alla Cattolica di Milano, venne inviato sul fronte russo come
as

sottoufficiale di cavalleria. Nelle steppe gelate, riuscì adevitare il


destino di milioni di compagni, e tornò a casa con nulla di più di un
gelone al dito, per cominciare una carriera che l'avrebbe portato ad
C

ereditare il posto di Sindona. La sua ascesa non fu sfolgorante né


fraudolenta, quanto quella del suo predecessore siciliano.
Il padre gli aveva procurato un posto in banca, nella
tranquilla città di Lecce. Ma la vita di provincia era troppo noiosa
anche per Calvi, e preferì tornare a Milano, per un lavoro subalterno
nel Banco Ambrosiano.

dCtfQ) ~,
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36\2
Era un istituto di vecchio stampo, severamente cattolico,
abbellito da una statua del Patrono di Milano, S.Ambrogio, che
scaccia i diavoli con la frusta. L' Ambrosiano era stato fondato nel
1896 da monsignor Giuseppe rovini, su richiesta del cardinale
Andrea Ferrari, per contrastare le grandiiJanche massoniche. ETano
ben accetti solo i piccoli rispanniatori, e per aprITeun conto corrente

ia
i clienti dovevano presentare il certificato di battesimo e referenze
scritte dal loro parroco. La maggior parte degli azionisti erano

or
istituti religiosi, che depositavano il loro denaro neU'Ambrosiano,
per non arricchire ulterionnente la "plutocrazia massonica".

em
Anche la "cattolica aristocrazia nera" dell'Italia settentrionale
contribuì, ma visto che nessuno poteva detenere piÙ del 5% del
capitale della Banca, fissato in 10miliardi di lire, la maggior parte
era polverizzato nelle mani di circa 20mila risparmiatori. Solo agli
M
inizi degli anni '60, lo TOR cominciò a venire in possesso di molte
azioni dell' Ambrosiano, sub rosa, mentre nena stesso tempo
acquistava il 49% della Pinabank di Sindona, a Ginevra,
lla

consumando un illecito che sarebbe venuto alla luce solo dopo la


fme di Calvi.
de

Negli anni '50, il giovane Calvi, anche se non era laureato,


corninciò a fare carriera in questoistituto bancario sonnecchiante,
gestito da dITigenti di seconda scelta, e male informati.Era
considerato calmo, intelligente e serio, e in più sapeva un po'di
a

tedesco grazie ane sue frequentazioni in tempo di guerra. Presto


as

puntò in alto, diventando segretario personale di alti dirigenti, e


infme del candidato alla Presidenza. Calvi guadagnò molto credito
per aver suggerito, dieci anni prima di tutti gli altri Istituti di Credito
C

in Italia, che la banca creasse un fondo di investimento, una novità


in un Paese dove tale atlività era stataproibita nel 1931. Finalmente
nel 1971, Calvi divenne il Direttore generale dell' Ambrosiano,
raggiungendo il suo obiettivo di trasformare il vecchio istituto in
una grande banca commerciale, che non si limitava a raccogliere e
prestare denaro, ma operava direttamente sul mercato.

J~~~\
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36\3

L'idea naturalmente era stata del maestro e partner segreto di


Calvi, Michele Sindona; una strana coppia, commenta Leo Sisti,
autore de "Il banco paga". Da una parte l'effervescente siciliano,
bon vivant, con occhi magnetici, personalità vincente,
conversazione brillante, frequentatore di una vasta cerchia di
conoscenze, con clienti importanti e contatti potenti oltremare.

ia
Dall' altra il timido Calvi, freddo, evasivo, sempre con una
ventiquattore colma di scartoffie, un cappeno troppo piccolo per

or
quella che Sisti defmisce una "testa a fonna di palloncino", un
tipico borghese cattolico, quasi fuori posto nel mondo della finanza,

em
costretto, non senza imbarazzo, a viaggiare in prima classe, ed
a110ggiarein alberghi di prima categoria.
Furono Massimo Spada e Paul Marcinkus a presentare, quasi
certamente, il freddo Calvi al focoso siciliano, riunendoli nel nome
M
della Chiesa. L'incontro offrì a Calvi la visione del "paese della
cuccagna", con i soldi che piovevano dal cielo, non solo dalla
Svizzera, dal Lienchestein e dal Lussemburgo, ma anche dai cieli
lla

soleggiati di Nassau, Grand Cayman e Panama, tutti forniti, per la


proprietà, di schermi meravigliosi: gli anstalts.
de

Sindona insegnò a Calvi il suo sistema per conseguire dei


buoni colpi nelle borse estere, usando come azioni i "fondi
fiduciari" dei risparmiatori delle sue banche. Trasmise al suo
pupillo la sfiducia nei confronti delle grandi banche statali italiane
a

come Mediobanca, Credito Italiano, Banca Commerciale, tutte


as

gestite da massoni laici. Invece raccomandò la BNL, diretta dal


fratello di Gelli, Alberto Ferrari; la banca fu poi coinvolta nel
grande scandalo dei crediti illeciti, concessi a Sadam Hussein,
C

attraverso la filiale di Atlanta..

cf~~~
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36\4

L' accordo Sindona~Calvi era fondamentalmente piduista,


come rilevò il settimanale socialista "Critica sociale", commentando
una cena, nel 1969, negli uffici del1a P2, dove Umberto Ortolani

ia
concordò con Calvi, Sindona e Gelli una stretta collaborazione.
Ortolani avrebbe usato i suoi contatti con il Vaticano per far

or
decollare Calvi; Sindona avrebbe operato dall'estero, da
Washington; Gelli avrebbe assicurato una copertura ad ogni livello.

em
Il patto, mai negato, richiedeva per essere operativo l'imprimatur di
Marcinkus. Il contributo di Calvi a questa associazione adelinquere
risiedeva nella sua dedizione allavoro, e nel suo perfetto approccio:
solido, borghese, bancario. Ogni giorno, alle 8.00, Calvi lasciava
M
puntualmente il suo appartamento in via Frua a Milano, da dove la
sua Alfa Romeo blindata, seguita dalle guardie del corpo, si dirigeva
verso il lussuoso ufficio in via Verdi, appena dietro la Scala.
lla

Rimaneva 1ì fino alle 18.00, seduto ad una scrivania trapezoidale,


assistito dalla sua fedele segretaria, Graziella Corrocher, solerte e
de

leale, così fidata e così legata ai suoi segreti, che avrebbe seguito
Calvi nella morte, saltando, o spinta, dalla finestra dello stesso
ufficio.
Mangiatore frugale, Calvi si recava regolarmente al ristorante
a

El Tauro, per il solito pranzo composto da bistecca e insalata. Le


as

domeniche le passava nella sua villa vicino la Svizzera, sul Lago di


Corno, impegnato, come un buon imprenditore svizzero, nei suoi
passatempi di signore di campagna.
C

Per anni, Calvi e Sindona avevano progettato di sottrarre il


mondo delle banche ai suoi inamovibili padroni. Il loro primo
tentativo avvenne contro l'impero finanziario di Carlo Pesenti,
maggior azionista della ltalcementi, il migliore conglomerato
finanziario, assicurativo e bancario in Italia. Il raid era concentrato
sulle banche e non sui beni immobili e le fabbriche di Pesenti.

J~~~
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36\5
La scaltra coppia non mirava alla difficile gestione di
dipendenti, materie prime, vendite, mercato, tasse: desideravano
solo operare nel settore dove il denaro crea altro denaro~ il loro
obiettivo a lungo teonine era quello dei cospiratori deHa P2: gestire
l'Italia, e un giorno il mondo, grazie all'accumulo delle ricchezze.
Era il canto delle sirene che risuonò per tutti gli anni
dell' Amministrazione Reagan. Con dedizione Calvi seguì i passi
del suo maestro. Aveva appreso che tutto ciò che serviva ad una

ia
banca di investimenti era una società per azioni, in qualche posto
sperduto, permissivo e segreto. Calvi, nel 1971, istituì in

or
Lussemburgo la Compendium SA, che sarebbe stata poi conosciuta
come la Ambrosiana Holding. Allo scopo di operare su mercati

em
statunitensi, acquisì il controllo della Ultrafm International
Corporation di New York, con una sede nella Borsa dì Boston. Per
operare in Svizzera, possedeva la Ultrafm AG, a Zurigo. Per
controllare tutto questo, in assoluta segretezza, Calvi creò la
M
Cisalpine Overseas, nelle Bahamas, con l'arcivescovo Marcinkus
nel Consiglio di Amministrazione. Per trasferire i capitali
dall'Italia, Calvi si servì della Banca del Gottardo a Lugano, i cui
lla

azionisti e Consiglio di AmministTazione gli avevano conferito pieni


poteri discrezionali.
de

Ormai l' Ambrosiano era diventata la banca privata più


importante del Paese, con depositi che ammontavano a mezzo
miliardo di dollari. I dettagli di tutte queste operazioni erano
custoditi gelosamente da Calvi, che non permetteva neanche ai suoi
a

dirigenti dell' Ambrosiano d'esseme a conoscenza. TI suo motto era:


as

"Se vuoi che nessuno sappia niente, non parlare con nesslUlO,
neanche con te stesso".
Segretamente e iHegalmente, con . l' aiuto di Marcinkus, egli
C

cominciò a rastrellare azioni delle maggiori imprese italiane, come


le Assicurazioni Toro, per poi rivenderle all' estero a quelle che
apparivano essere società terze. In realtà appartenevano
aH'Ambrosiano, tramite le varie società di Calvi. L' Ambrosiano
riacquistava tali azioni ad un prezzo maggiorato, lasciando il
guadagno all' estero, disponibile.

!tfML ~,
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36\6

La spiegazione plausibile, che rendeva all'equivalente


italiano della Commissione di Sicurezza e Scambio Valute, per aver
pagato un prezzo così alto, era semplice: aveva necessità di ottenere
il controllo di quella società, una transazione legalmente legittima.
Queste operazioni erano talmente complesse e ben mascherate, che
l' avvocato Ambrosoli impiegò cinque anni per sciogliere gli intrecci
dellabirinto di accordi sottobanco. E quando ci riuscì, gli costò la

ia
vita.
Quando Sindona affogò nella scia del disastro Watergate, del

or
suo buon amico Nixon, Calvi prima esitò, poi si mise a raccog1iere i
pezzi dell'impero di Sindona, sostituendo il siciliano nelle. sue

em
relazioni con il Vaticano, praticamente rimpiazzandolo.
Furiosamente offeso, Sindona pregò il suo ex partner di non
tagliarlo fuori, ma di andare in suo soccorso, asserendo che avevano
partecipato a tutte le operazioni su un piano di parità, al 50%,
M
mentre con la sua bancarotta, tutti i benefici andavano a Calvi, e
tutte le perdite a lui. Calvi, forse su consiglio di Gelli, fece fmta di
non sentire. Furibondo e con il terrore del carcere, Sindona reagì
lla

contro Calvi, ingaggiando il nullatenente neofascista Cavallo (nella


cui casa la polizia rinvenne la bozza del golpe Sogno), per mettere
de

in piedi una agenzia di stampa dedita al ricatto. Chiamata


semp1icemente "A", l'unico obiettivo era quello di fornire materiale
scandalistico sugli intrighi di Calvi, avvalendosi di conoscenze e
documenti segreti, compromettenti per il "golpista della borsa".
a
as
C

~.~~
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36\7

Poiché da Calvi non veniva ancora nessun riscontro positivo,


Sindona decise di stringere la presa. In una mattina nebbiosa di
novembre~ il personale del Banco Ambrosiano~ recandosi allavoro,
vide con sorpresa, affissi sui muri de11'edificio bancario, dei
manifesti blu, bianchi e gialli, su cui apparivano in be]]' evidenza i

ia
conti bancari segreti svizzeri di Calvi e della moglie, conti nei quali
essi avevano depositato le loro provvigioni e liquidazioni. I

or
manifesti domandavano: "Chi ha fornito a Calvi 200milioni dì
dollari per acquistare azioni di società come la Bastogi, la Centrale,

em
Credito Varesino, Finabank Zitropo ecc.? Quanto è stato il
guadagno accantonato da Calvi quando l' Ambrosiano ha
riacquistato le azioni dall' estero?".
Di ftonte a tale divulgazione scandalistica, Calvi ordinò, ad
M
ogni dipendente della banca, disponibile, di strappare i manifesti,
inclusi cassieri, guardie e autisti. Per le nove, quando aprì la Borsa,
tutte le affissioni erano sparite. Che Sindona rischiasse così forte,
lla

esibendo i propri panni sporchi, dimostrava il suo grado di


disperazione. Abbandonato dal Vaticano, dalla P2, aspettandosi la
de

galera in Italia come in America, il siciliano non aveva nulla da


perdere, mentre Calvi rischiava tutto, il frutto di trenta anni di
pirateria. Eppure per lui non vi era proprio modo di riempire il buco
di quasi 300miliardi aperto da Sindona. Secondo l'Espresso, fu
a

Licio Gelli ad attivarsi per mettere pace. Si recò a New York da


as

Sindona, con la promessa che Calvi avrebbe tirato fuori qualche


milione di dollari, a sostegno del socio tradito, in maniera che
resistesse abbastanza a lungo, da trovare qualche sostegno dai
C

massimi livelli della DC, e almeno rimanere fuori di prigione.


Calvi seguì il consiglio di Geni e fornì cinque milioni di
dollari per assicurarsi il silenzio.

~~~
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36\8

Gli attacchi di Cavallo cessarono. Il danno comunque era


stato fatto: un manifesto arrivò nella vecchia banca di Sindon~ a via
Boito, e ad Ambrosoli. L'avvocato era a conoscenza che Cavallo
aveva fornito a Paolo Baffi, il nuovo governatore della Banca
d'italia, la lista degli enonni conti segreti di Calvi, presso il Credit
Suisse e la Union de Banques Suisses, nessuno dei quali era

ia
agganciato alle operazioni ufficiali del Banco Ambrosiano. Perché
..aveva chiesto provocatoriamente Cavallo.. la Banca d'Italia non

or
aveva ancora inviato degli ispettori? Il governatore non era
incriminabile per omissione di atti di ufficio?

em
Il 17 aprile 1978, proprio quando Aldo Moro, prigioniero
delle BR, lottava per la vita, la Banca d'ltalia si mise in azione. Un
gruppo di ispettori puntò verso Milano e, dopo sette mesi, produsse
un rapporto di 500 pagine. Appena il direttore della Banca d'Italia,
M
Mario Sarcinelli, prese visione del rapporto, lo inviò al
Dipartimento di Giustizia. Gelli, che si trovava a Buenos Aires,
dopo aveva ricevuto grandi attestati per la sua P2, fu convocato
lla

d'urgenza da un Calvi terrorizzato, che ricercava la sua protezione,


tramite i suoi agganci con i massimi livelli della politica e della
de

magistratura romana. Gelli chiese a Tassan Din, a capo della Rizzoli


Editore, anch'egli appartenente alla P2, di offrire al Procuratore
capo un qualche beneficio per il figlio. Calvi stesso procurò al
ragazzo un posto da assistente, nell 'Università Cattolica di Milano,
a

l'alma mater di Calvi, che egli aveva già pesantemente finanziato.


as

Per soffocare gli eventuali procedimenti contro Calvi, che


rischiavano di portare alla luce i contatti di questo con la P2, Gelli
architettò tutta una serie di accuse nei confronti di Sarcinelli,
C

secondo le quali egli avrebbe accordato dei prestiti di favore a


qualche industriale, in cambio di denaro. Le accuse di Gelli
finirono per mettere Sarcìnelli nei guai, fino a che non si
dimostrarono infondate. Nello stesso tempo il governatore Baffi
veniva bersagliato di false accuse che gli procurarono il ritiro del
passaporto.

cf~ ~,
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36\9

Quando l'inchiesta su Calvi fu trasferita da Roma, roccaforte


di Gelli, alla giurisdizione di Milano, Gelli si assicurò che
pervenisse solo una versione ridotta del rapporto della Banca
d'Italia al giudice Alessandrini, un magistrato scrupoloso e
incorruttibile. Alessandrini aveva ordinato che la Guardia di

ia
Finanza indagasse sul Banco Ambrosiano. Se avesse approfondito
l'indagine con il suo solito rigore, Calvi sarebbe stato spacciato. Del

or
resto 11 coinvolgimento di Calvi era evidente. Ad un giornalista
dell'Espresso, che gli chiedeva se quello di cui erano a conoscenza
~

em
fosse sufficiente, per ritirare a Calvi il passaporto, Alessandrini
aveva risposto significativamente che i provvedimenti avrebbero
potuto essere ancora più drastici.
Le intenzioni del giudice erano chiare. Qualche giorno dopo, .~
M
mentre era diretto verso il suo ufficio, dopo aver lasciato il figlio a
scuola, al semaforo rosso di via Muratori, appena prima delle 8,30,
fu crivellato di colpi neUa sua macchina, da cinque uomini armati.
lla

"Che peccato", pare abbia commentato Calvi ad una amica, di


fronte ad un bicchiere di Chivas Regal. "Proprio ora che
de

Alessandrini aveva deciso di archiviare quel rapporto".


11 giudice Luca Mucci, specializzato in il1ectti finanziari,
ereditò il caso, ed ordinò subito il sequestro del passaporto di Calvi.
Ma con grande sorpresa, nonostante gli ispettori avessero
a

accumulato una intera biblioteca sune speculazioni di Calvi, specie


as

con il Vaticano, Mucci ebbe a sua disposizione solo un rapporto di


dieci pagine, e nemmeno su carta intestata dalla Banca d'Italia.
Dove erano [mite le prove delle attività criminali del rapporto
C

originale?

çj~ ~~
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36\ l O

Gelli aveva colpito ancora. Calvi ritornò in possesso del suo


~

passaporto, per disposizione del Capo del Consiglio Superiore della


Magistratur~ il giudice Ugo Ziletti, membro della P2. Soltanto due
anni più tardi, con la perquisizione dell 'ufficio di Gelli, furono
rinvenuti dei documenti, che mostravano come fossero stati
~

ia
depositati 800mila danari, su un conto bancario svizzero, dal
giudice Ziletti e da un certo Cerutti. Questi era un amico del giudice

or
e padrone del famoso ristorante fiorentino Doney. Tlconto era stato
chiuso nell'ottobre 1980.

em
Nel frattempo, il giudice. Mucci aveva scoperto che i nomi dei
dirigenti che controllavano la Banca del Gottardo di Calvi a Lugano,
.
erano gli stessi di quelli responsabili delle banche di Calvi a Panama
~

e alle Bahamas. n giudice inviò il tenente colonnello Iridio Fanesi


M
della Guardia di Finanza a svolgere delle indagini. Irritato dalla
lentezza, con cui il Banco Ambrosiano gli metteva a disposizione i
documenti richiesti, il giudice Mucci perentoriamente ~avvisò che
lla

avrebbe fatto circondare la banca dalla Guardia di Finanza, se non


fossero state sollecitate le operazioni. La minaccia portò i risultati
de

sperati, e Fanesi ottenne fmalmente gli esplosivi documenti richiesti


dal giudice. Dimostravano che Calvi aveva esportato illegalmente
27milioni di danari, riacquistando, a varie riprese, le azioni
dell'Ambrosiano, precedentemente vendute all'estero, con un costo
a

triplo rispetto al valore di mercato. Appena il rapporto di Fanesi fu


as

inviato al giudice Mucci dal colonnello Salvatore Gallo, suo


superiore alla Guardia di Finanza, la reazione di Gelli fu: "Qualcuno
ha tradito." La sua vendetta fu veloce: Gallo fu trasferito nella sede
C

poco gradita di Bari, e riuscì a farsi assegnare, in seguito, la


migliore sede di Bologna, quando si affiliò alla P2. Tanto forte era
'
il potere del "governo ombra" di Gel1i.

~~~
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36\11

Quando si fecero insistenti le voci che accusavano Calvi di


aver corrotto Guardia di Finanza e Magistratura, e di essere
responsabile dell' assassinio di Alessandrini, lo scandalo diventò
troppo grande per essere soffocato. Il compito di Mucci fu trasferito
ai sostituti procuratori Ovidio Urbisci e Gerardo D' Ambrosio. Nel

ia
maggio 1981, D'Ambrosio ordinò l'arresto di Calvi per
esportazione di capitali.

or
Poco prima delle 7,30 di un mattino tiepido di maggio, la
Guardia di Finanza bussò alla porta della casa di Calvi, in via Frua,

em
mise le manette al piccolo banchiere e 10 scortò in prigione. Per
peggiorare le cose, Gelli era appena fuggito dal Paese, dopo che il
suo ufficio era stato perquisito. Ed era scoppiato anche lo scandalo
ENI..PETRONIM, paralizzando Andreotti e i vertici democristiani,
M
con i quali Calvi si lamentò amaramente e impudentemente che gli
dovevano protezione, per quegli ]] miliardi di lire che aveva
sborsato con Rizzoli. Il confratello della P2, Umberto Ortolani,
lla

suggerì a Calvi di elargire un contributo a favore dei socialisti.


Seguì il consiglio; e fece accreditare 21milioni di dollari sul conto di
de

Ortolani, tramite la Basifud Bank in sud America, che dovevano poi


essere trasferiti a favore del segretario del partito socialista, Bettina
Craxi. Calvi fu avvisato di tenere la bocca chiusa, altrimenti sarebbe
rimasto dietro le sbarre per il resto della sua vita.
a

Il 29 maggio 1981, alle 11.33, si aprì il processo. Calvi,


as

vestito elegantemente, in giacca e cravatta, pallido e visibilmente


scosso, assistette al dibattimento, al di sopra dei suoi occhiali a
mezzaluna, pizzicandosi i baffi radi. Non era stato né ammanettato
C

né chiuso in una gabbia, come un criminale comune, ma quando il


giudice Guido Roda Begoetti, uomo alto e magro, con le maniere di
un gentleman liberale, dichiarò aperto il processo, Calvi si rese
conto che stava per andare incontro ad una dura sentenza.

~~~
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36\12

Come il processo andava avanti, la sua posizione diventava


sempre più precaria. Perse la calma. "Devo uscire di qui" disse al
suo avvocato, e si offrì di raccontare ai magistrati tutto ciò che
sapeva sullo scandalo ENT~PETRONTM, e tutte le tangenti
distribuite ai partiti politici.
La notte del 2 luglio, Calvi fu interrogato da tre magistrati

ia
milanesi, dalle 21.00 fmo alle 3 del mattino. Disse di essere stato
avvicinato da Ortolani, descritto come l'ambasciatore dei Cavalieri

or
di Malta, con stretti legami, sia con la Massoneria britannica che
con i vertici vaticani. Fu Ortolani, confessò Calvi, che gli aveva

em
suggerito di fmanziare i socialisti. D'improvviso il detenuto scoppiò
anche a piangere: "Io sono l'ultimo anello della catena. La banca
non è mia. Lavoro per gli altri.".
" Di chi è la bancaT' gli fu chiesto.
M
Ma passata la crisi, Calvi ritornò in sé. "Questo non ve 10 posso
dire.", rispose. Ma, secondo Sisti, gli occhi dei magistrati si
illuminarono. l veri padroni dell' Ambrosiano, conclusero, dovevano
lla

essere o 10 TOR e il Vaticano o Gelli e Ortolani, oppure tutti questi


assieme.
de

~Consapevoli che Calvi era un bugiardo matricolato, che


talvolta inanellava quattro o cinque bugie di fila, si erano però
accorti di un tic nervoso che lo tradiva. "Quando il suo baffo
sinistro comincia a tremare, e comincia a pizzicarlo con le dita
a

rivelò uno di loro~ significa che sta mentendo. Da quel momento in


as

poi, r interrogatorio non ha più alcuna attendibilità, perché non


uscirà più neanche una parola di verità dalla sua bocca".
Dopo aver visto quel segnale particolare, i magistrati dissero
C

a Calvi di non volere altre informazioni. L'interrogatorio terminò.


Da solo, nella sua cella, Calvi ingoiò 90 pasticche di barbiturici, e si
tagliò le vene dei polsi. Fu scoperto dalle guardie carcerarie, ed ebbe
salva la vita, per un futuro incerto.

J~~~
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36\13

Alla fme del luglio del 1981, Calvi fu condannato a quattTa


anni di prigione e a una multa di 16miliardi e mezzo di lire. Uscito
su cauzione, in agosto, in attesa dell' appello, con il divieto di
ricoprire cariche pubbliche, egli rimase comunque a capo

ia
dell' Ambrosiano, visto che ne era l' azionista maggiore. N on
cambiò il suo modo di agire segretamente, continuando a fare il

or
bello e il cattivo tempo sulle borse di tutto il mondo, senza
infonnare gli altri membri del Consiglio, prendendo in prestito

em
denaro sul mercato europeo, e trasferendolo verso destinazioni
ignote dell'America Latina. Qualsiasi cosa facesse con il denaro,
era per soddisfare le sue necessità di liquidità. L'influente avvocato
romano, Vilfredo Vitalone, che aveva già avuto lOOmilioni di lire
M
per la sua difesa, ora chiedeva 25 miliardi per l' appello.
Ufficialmente per rafforzare l' Ambrosiano, Calvi cedette una
lla

grande quantità di azioni della banca ad un industriale veneto,


Orazio Bagnasco, titolare di fondi di investimento nonché di una
grande catena alberghiera. La presenza di un tale magnate
de

nell' Ambrosiano avrebbe fatto molto per il recupero della solidità


della banca, ma Bagnasco, quando divenne vice pr.esidente, chiese
di aver accesso ai libri contabili. Quando Calvi rifiutò, Bagnasco
rassegnò le dimissioni. Lo seguì Carlo Pesenti, il primo ebreo ad
a

essere ammesso nel Consiglio della ultra cattolica banca di Calvi.


as

Ma anche lui .durò poco.


C

dOML ~,
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36\14

Quando il vice presidente, Roberto Rosone, esercitò troppa


pressione su Calvi, per fare chiarezza sulle sue operazioni, fu
sistemato in maniera più semplice:. un gangster romano,.. Danilo

ia
Abbruciati, gli sparò ferendolo. Ma Rosone, conscio dei pericoli
che correva nel criticare Calvi, si era cautelato con delle guardie del

or
corpo. Spararono al gangster~ salvando la vita a Rosone, che scoprì
presto che Abbruciati non era il solito killer senza un soldo~ ma un

em
uomo ricco, che si era fatto da sé, con il traffico di armi, e senza
bisogno apparente di fare dei soldi con un omicidio. Chiaramente
c' era qualcosa di misterioso dietro aU'attentato.
Onnai anche Calvi temeva per la sua vita. Sua figlia Anna lo
M
vide pulire un revolver che portava sempre con se nella borsa.
Sabato 5 giugno del 1982, già in piedi alle 5,00 Calvi disse alla
figlia di non sentirsi più al sicuro in Italia, e di voler che lei andasse
lla

in Svizzera, per poi raggiungere la madre a. Washington. . "Li sarai


protetta" .
de

Anna raccontò poi ai giornalisti di aver capito, dai discorsi


sconnessi del padre, che egli aveva grosse difficoltà con la banca
Vaticana. "Se le cose dovessero peggiorare ~le aveva detto Calvi~
dovrò dire tutto quello che so". Un documento cruciale, lei capì, era
a

stato messo al sicuro in una casse.tta.di sicure.zza della Banca del


as

Gottardo a Lugano. Il 7 giugno, Calvi ricevette una lettera


perentoria dalla Banca d'Italia, perché fornisse spiegazioni su ciò
che appariva essere una grande somma dovuta per prestiti esteri, e
C

per la quale la sua banca non aveva fornito alcun dato contabile.
Per conoscenza, la Banca d'Italia aveva infoonato anche i dirigenti
dell' Ambrosiano. Quando si riunì il Consiglio, Calvi sostenne che,
sia la legge svizzera che quella delle Bahamas, vietava la
rivelazione dei nomi di chi aveva contratto prestiti non ancora
restituiti; l'ammontare aveva ormai raggiunto la straordinaria cifra
di quasi un mi1iardo e mezzo di danari.

J~~~
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36\15

Tutto quel che era possibile fare, disse Calvi, era di


sottoporre al Consiglio le ~~letteredi raccomandazione" deHa banca
del Vaticano. I prestiti erano a favore di varie società dell' America
Meridionale, per le quali comunque il Vaticano si assumeva la
responsabilità. Quando Calvi rifiutò di aggiungere altro, e fornire

ia
ulteriori dettagli alla Banca d'Italia, il Consiglio fece il passo, senza
precedenti, di sfiduciarlo con undici voti contro tre. All'improvviso

or
Calvi non era più padrone della propria banca. Gli altri dirigenti,
guidati da Rosone, infonnarono la Banca d'Italia di tutto ciò che era

em
a loro conoscenza.
Il 9 giugno, Calvi si precipitò in Vaticano, per chiedere a
Marcinkus di estendere le sue lettere di raccomandazione, fmo ad
onorare iJ loro impegno, o almeno a sollevarIa dal suo giuramento
M
di mantenere il segreto, così che potesse rivelare ciò che aveva
nascosto nella Banca del Gottardo. Marcinkus rifiutò. Il giorno
dopo, disperato, Calvi si preparò a sparire da Roma.
lla

Fu una classica perfonnance piduista. Flavio Carboni prestò a


Calvi il suo aereo personale, e incaricò Emilio Pellicani ~con
de

l'incredibile spesa di IOOmilioni.. di fornire un passaporto falso a


Calvi, con nome di Gian Roberto Calvini. Calvi lo mise in una
busta assieme a 8milioni di lire in contanti, per pagare un tTafficante
amico di Carboni, Silvano Vittor, che doveva farlo uscire dal Paese.
a

La prima tappa del viaggio avvenne in aereo, fino a Trieste, dove


as

Calvi doveva nascondersi in casa dell' ex moglie di Vittor.


Durante il viaggio Calvi era accompagnato da Carboni,
Pellicani ed un altro uomo fidato di Carboni, Ernesto Diotallevi, un
C

boss della malavita romana, legato alla Mafia e buon amico del
attentatore di Rosone, Abbmciati. Per aggiungere sale al complotto,
Gelli era a Trieste, a casa di uno dei manager di Carboni. Lì, la
polizia poi rinvenne un mucchio di corrispondenza della P2, con un
libretto di indirizzi cifrati di tutto il mondo.

~~~
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36\16

Il programma prevedeva di far entrare clandestinamente


Calvi in Jugoslavia, con un motoscafo, e da lì trasferirsi in Austria
con un automobile. Ma il trafficante Vittor, che ]0 doveva
accompagnare, si rifiutava di farlo a meno che non si fosse liberato

ia
della sua pericolosa ventiquattrore, infatti se qualcuno l' avesse
controllata, e avesse confrontato le carte in essa"contenute, con i]

or
passaporto, avrebbe scoperto che questo era falso. Infatti vi era~la
massima vigilanza alla frontiera. Calvi mal volentieri trascrisse una

em
serie di indirizzi e numeri di telefono, poi consegnò la ventiquattrore
aB'insospettabile Carboni, perché la portasse lui- a] di là della
frontiera. Alle prime luci del 12 giugno, sano e salvo in Austria,
Calvi bussò aHa porta di uno chalet, nella quieta cittadina di
M
Klagenfurt, dove fu accolto da due belle sorelle bionde, le
Kleinzsigs, una amante di Carboni e l'altra di Vittor. Calvi trascorse
la giornata al telefono, ed occupato a bruciare documenti. Il giorno
lla

successivo, domenica, aBe 19,00, Calvi era così agitato che chiese a
Vittor di accompagnarlo fino a Innsbruck, per passare la notte
de

all'albergo Europa~ Tyran. Da lì Calvi prese l'aereo per Zurigo,


dove fu raggiunto da Carboni e Diotallevi, all'Hotel Eden au Lac.
Con l' aiuto di un banchiere svizzero, Hans Albert Kunz,
socio d' affari della principessa Ashraf, "la pantera nera", sorella
a

gemella de110 Scia destituito, Calvi pagò a Carboni ]a m"età deBa


as

ciûa pattuita per i suoi servizi, 6milioni di dollari sul conto di


Carboni a Nassau, tramite l'Union de Banques Suisses. Infine Calvi
si recò a Londra in un aereo noleggiato da Kunz.
C

A Londra, il banchiere, che di solito sceglieva il meglio, fu


fatto alloggiare nella camera 381 della Chelsea Cloisters. Calvi
trovò l'alloggio scelto da Kunz, così disdicevole che avvertì
Carboni ~he intanto era sceso all'Hilton, provenendo da Zurigo via
Amsterdam~ che non vi sarebbe restato. Eppure, per qualche
inspiegabile ragione, non si poté cambiargli sistemazione. Era
spaventatissimo, sì era tolto i baffi ed insisteva cheVittor, quando
usciva, gli telefonasse ogni 20 minuti.

~~~
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36\17

ia
Tutta la giornata del 17 giugno, Calvi restò chiuso a chiave
nella sua squallida stanza, mangiucchiando gli avanzi freddi del

or
giorno prima. Quella notte~,Carboni si~recÒ al Chelsea Cloisters,
lasciando le due Kleinzsig al bar, e fu visto nell'atrio alle 23,00; non

em
ci sono prove che sia salito nella stanza di Calvi. Vittor tornò a
mezzanotte circ~ ma non riuscì ad entrare nella stanza, né ad
ottenere alcuna risposta. Quando una cameriera apri la porta, la
stanza era vuota. Calvi fu rinvenuto il mattino seguente, alle 8,00,
M
appeso per il collo sotto il ponte dei Frati Neri.
lla
de
a
as
C

~~,
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i

CAPITOLO 36\a
ASSASSINIO RITUALE

L'intervento dei duri, religiosi o professionisti, era ancora il


mezzo più efficace per fermare queIIi che parlavano troppo, e
mantenere la regola massonica, e mafiosa, del silenzio.
IJ Ponte dei Frati Neri si trovava a circa tre miglia dalla

ia
squallida stanza di Calvi a Chelsea. Nessuno 10 vide lasciarIa e
nessuno lo vide fuori daII'albergo. Non c'era traccia della chiave né

or
della sua ventiquattrore nera, che portava sempre con se.
La polizia, quando rinvenne il corpo, trovò sui suoi pantaloni

em
la prova che era stato trasportato in barca fino al ponte. Sebbene i
suoi vestiti fossero stati riempiti di mattoni, non c'era traccia di
polvere di mattoni sulle sue mani. Nessuno fu in grado di stabilire
la provenienza della corda e la stampa commentò che un liomo
M
sofferente di vertigini non si sarebbe potuto arrampicare da solo
sulla impalcatura, e annodarsi il cappio intorno al collo. II fatto poi
che Calvi fosse arrivato a Londra con quattordici cravatte, indicava
lla

che era lontano dall'idea del suicidio. Aveva inoltre appena firmato
un contratto di acquisto di un intero piano di uno dei condomini più
de

lussuosi di Manahattan, i St James Towers a Sutton Place.


La famiglia di Calvi era convinta che fosse stato assassinato.
Sua moglie, Clara, riteneva che il marito fosse stato preso, drogato e
impiccato in maniera da sembrare che l'avesse fatto da solo.
a

Malgrado il verdetto di suicidio del Pretore londinese, molte autorità


as

avevano subito pensato ad un omicidio. li deputato Antonio


Bellocchio, membro deHa Commissione d'inchiesta sulla P2,
affermò: "La morte di Calvi non è stato un suicidio, ma una
C

esecuzione", una conseguenza della lotta micidiale con i capi della


P2, Gelli e Ortolani. La scelta del ponte dei Frati Neri, i mattoni nei
vestiti di Calvi, facevano immediatamente pensare ad un omicidio
rituale.

J~~~
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36a\2

Secondo il figlio di Calvi, Carlo, suo padre aveva mancato


due importanti appuntamenti telefonici a Londra, e quindi non
avrebbe potuto muoversi liberamente. Carlo era convinto che suo
padre fosse stato eliminato da un servizio segreto straniero, forse
perché aveva finanziato l' acquisto di missili Exocet per l'Argentina.

ia
Il New York Times scrisse che Calvi avrebbe potuto aver prestato
200milioni di dollari al Peru, per comprare i missili per conto della

or
Giunta argentina, e che si sospettava che il Banco Ambrosiano
potesse essere nel mirino del Servizio segreto britannico, per

em
finanziamenti all'Argentina, durante la guerra delle Falkland.
Si sapeva che Calvi era andato in Peru nel 1977, per
fmanziare l'acquisto da parte della Giunta militare di tre ftegate
lanciamissili, ed elicotteri Augusta. Licio Gelli aveva presentato
M
Calvi ad Alvaro Meneses, presidente del Banco de la Nacion (più
tardi esonerato per frode) che gestiva l' affare. Meneses acquistò
pure azioni del Banco Andino di Calvi ~più o meno la sua quota
lla

privata di control1o~ per il triplo del valore dimercata. Un anno più


tardi, Calvi versò 40milioni di dollari al regime di Somoza; in
de

Nicaragua, che era al collasso, per l' acquisto di centinaia di


migliaia di acri di terreno, a buon mercato, contando sul fatto che i
Sandinisti non avrebbero espropriato i terreni a un buon cattolico,
nel timore di inimicarsi l'opinione pubblica ed il Vaticano. Ma il
a

nuovo governo Sandinista nazionalizzò il bottino di Calvi,


as

paralizzando l'Agenzia dell' Ambrosiano a Managua. Nello stesso


tempo, Gelli aveva convinto Calvi a fmanziare Mario Genghini per
.un contratto in Arabia Saudita, che sarebbe fmito male, con una
C

perdita per l'Ambrosiano di 150miliardi di lire.

t~~2
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36a\3

Il 17 giugno, il giorno prima che il corpo di Calvi fosse


trovato, il Consiglio di Amministrazione dell' Ambrosiano scoprì un
buco nei conti di una entità strabiliante: 1,4 miliardi di dollari.
Calvi aveva concesso prestiti per 1,3 miliardi, senza garanzia,
tramite banche a Lima e Managua, a società con l'unico avallo di
"lettere di raccomandazione", 50 in tutto, concesse dalla banca

ia
Vaticana, a frrma dell' arcivescovo Marcinkus e del suo vice, Luigi
Mennini. Quando i1 Consiglio dell' Ambrosiano chiese al Vaticano

or
di coprire almeno gli interessi maturati, per tenere attivi i prestiti,
Marcinkus e Mennini negarono ogni responsabilità e presentarono

em
delle lettere di Calvi a Marcinkus che in effetti, annullavano le
lettere di raccomandazione.
"Ma questa è frode!", gridò Roberto Rosoni, che aveva
assunto il controllo della banca da quando 'Calvi era sparito. Calvi
M
continuava a collezionare capitali sul mercato finanziario europeo,
ricorrendo a garanzie vaticane che già erano state annulIate, appena
dopo essere state rilasciate. Passava poi i prestiti alle sue agenzie in
lla

Sud America; queste, a loro volta accreditavano i soldi ad una


dozzina di società misteriose, delle quali il Vaticano consentiva
de

tacitamente di essere considerato il proprietario. Poi arrivò il


momento della verità. L' Ambrosiano era condannato.
Michel Leemans, a capo dell' Ambrosiano Holding in
Lussemburgo, informò Rosone (secondo la relazione che Rosone
a

stesso aveva presentato più tardi ai magistrati- che indagavano) che il


as

Vaticano si dichiarava pronto a pagare quanto dovuto a Calvi, un


miliardo di dollari: ma era un inganno. Lo lOR avrebbe preso in
prestito il denaro sul mercato internazionale a proprio nome, ma
C

sarebbe stato]' Ambrosiano a pagare gli interessi (circa 150miJioni


di dollari l' anno), per un periodo di otto anni. Rosone, che era in
grado di fare due conti, era disperato e si rimise alla Banca d'Tta1ia.

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36a\4

Alle 7,15 di ser~ Graziella Corrocher, la fedele segretaria di


Calvi, saltò o fu spinta fuori dalla fmestra del suo ufficio. Lasciò
due amare denunce contro Calvi. Ma Calvi era già lungo la strada
che portava al ponte dei Frati Neri, e aHa memoria.
L'otto agosto, la più grande banca privata d'!taUa era onnai

ia
andata a rotoli, fta il panico dei risparmiatori che si precipitavano a
ritirare i loro soldi. L' Ambrosiano, alle Bahamas, con un buco di

or
100mi1ioni di do11ari, sospese la sua attività per 30 giorni, "per
recuperare liquidità". In Lussemburgo, l' Ambrosiano Holding era

em
in sofferenza per circa 400milioni di dollari, dovuti per la maggior
parte a banche inglesi. I titoli azionari dell' Ambrosiano
precipitarono. Sette banche italiane, ansiose di appropriarsi di ciò
che restava, cercavano di raccogliere icocci.
M
Que] che successe a Calvi nei giomie neHe settimane prima
della sua morte, fu ricostruito dopo l'arresto di Vittor, Pellicani,
Diotallevi e Carboni, complici della sua fuga da Roma. Pellicanì,
lla

factotum di Calvi per dieci anni, arrestato a Trieste con l' accusadi
esportazione illegale di denaro, fu interrogato per undici ore
de

consecutive da magistrati locali che volevano scoprire perché Calvi


si fosse recato in città. Pellicani dichiarava di essere stato
minacciato dimorte dal gangster Diotallevi, ~nel-caso in .cui avesse
parlato., .ma infme, sentendosi .abbandonato., rilasciò ai .magistrati
a

una dichiarazione di 70 pagine. Riferì di essere stato presente ad un


as

incontro, il 9 giugno a Roma, durante il quale Calvi aveva pregato il


segretario particolare del Papa, monsignor Hillary Franco, di far
risolvere dal Pontefice l'impasse Ambrosiano~ lOR. Pellicani
C

dichiarò che Calvi non stava fuggendo, ma che si era recato


all' estero per ottenere dei documenti con cui obbligare Marcinkus
ad onorare i suoi impegni. Spiegava l' associazione di Carboni ~on
gangster come DiotalJevi e Balducci~ come una conseguenza dei
suoi affari sui beni immobili, che potevano rendere bene, malgrado
gJi esorbitanti tassi di interesse, pagati sui prestiti ottenuti daBa
malavita.

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36a\5

La polizia romana arrestò uno di questi usurai che. risultò


essere uno dei capi del terrorismo nero~ Paolo Aleandri. Messo sotto
torchio, Aleandri descrisse ai magistrati una estesa organizzazione
criminale, di cui Carboni era l'uomo chiave; i capitali, frutto di
rapimenti e di estorsioni~ passavano attraverso gangster come

ia
Balducci e Abbruciati e tramite Diotallevi finivano anche in
organizzazioni neo fasciste. Aleandri confessò di aver regolarmente

or
incontrato Gelb all 'Hotel Excelsior a Roma.
I magistrati cominciavano a sospettare che ci fosse qualche

em
cosa di grosso dietro a Carboni, Diotallevi~ Balducci e Abbruciati: il
giudice, Ferdinando Imposimato, scoprì una grande organizzazione
criminale, il cui "fatturato" annuo era pari ad un terzo del deficit
dell'intero Paese. Era formato da uomini legati alla Mafia, alla
M
Massoneria, ai vari servizi segreti~ i suoi tentaco1i raggiungevano
tutti i paesi del mondo. Palermo era il centro per la droga, la
Svizzera per il ricic1aggio del denaro sporco, Milano per le banche,
lla

e la Costa Smeralda sarda per l'investimento in beni immobili e


sequestri.
de

Interessandosi dell' assassinio del gangster Domenico


Balducci, Tmposimato si imbatté nel nome di Costa delle Ginestre,
una società costituita a Roma ma che operava nel golfo di
MarineIla, in Sardegna. Flavio Carboni faceva parte del Consiglio
a

di Amministrazione con il fratello Andrea e i defunti Domenica


as

Balducci e Danilo Abbruciati. Il magistrato scoprì che Diotallevi


faceva parte del consiglio di amministrazione di una altra società, la
Vulcaniza, costituita a Roma nel 1974. Un altro socio era Roberto
C

Paladino, fratello di Cannine, il terrorista nero ucciso nella prigione


di Novara da Pier Luigi Concutelli. Il risultato era un coacervo di
criminalità.

~~~
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36a\6

Secondo Imposimato, era stato Carboni a spingere Diotallevi


e Abbnlciati ad assassinare Roberto Rosone. Studiando con cura
nomi e connessioni, il magistrato si trovò davanti ad una
conclusione straordinaria sul terrorismo italiano: poteva derivare da
un unico centro criminale. "Il terrorismo rosso ~sostenne

ia
Imposimato~ e il terrorismo nero dipendono da un unico padrone. Il
mondo della grande criminalità è legato a quello dei servizi segreti

or
italiani, e questi dipendono dai servizi segreti esteri". TI filo
conduttore riteneva che fosse la P2.

em
Il senatore Formica, della Commissione P2, credeva che,
dopo la fuga di Ge11i,Carboni aveva assunto la guida della rete di
neo fascisti, di criminali, di uomini insospettabili dell' alta fmanza,
agendo come il capo di una ricostituita P2, ancora ben presente
M
nell' amministrazione pubblica, nei partiti politici, nelle banche e
nella magistratura. Secondo Formica, i piduisti non erano soltanto
briganti dai guanti bianchi, ma anche dirigenti dei servizi segreti e
lla

de11a pubblica amministrazione che intendevano controllare il


Paese. "Non servirebbe a niente ~diceva Formica~ riempire i
de

sotterranei del Parlamento di documenti che nessuno andrebbe a


leggere. Così non si tira fuorj un Iagno dal buco".
Dopo la sparizione di Calvi, la polizia italiana sorvegliava
inutilmente la villa di Carboni, vicino alla ftontiera svizzera, a
a

Camperio, in Val BIenia. Carboni era a Lugano e si credeva al


as

sicuro, non sapendo di essere costantemente sorvegliato dalla


polizia svizzera, che gli aveva messo sotto contröllo il telefono.
Dopo essere stato pedinato per una settimana, fu arrestato con
C

l'accusa di aver aiutato Calvi a fuggire, e per aver ricevuto del


denaro, illegalmente trasferito sul suo conto, dall' Ambrosiano che
era in bancarotta.

~~~
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36a\7

Nella sua ventiquattrore Carboni aveva documenti importanti


riguardanti il trasferimento di circa 20mi1ioni di danari
dall' Ambrosiano alle banche svizzere. Gli svizzeri tratte1ll1ero
Carboni, in attesa dell' estradizione in Italia, dove doveva rispondere
alle accuse di complicità nell' attentato a Roberto Rosone.

ia
A Roma, quando la Banca d'Italia chiese allo lOR di onorare
i suoi impegni, il Vaticano rispose sostenendo che 10 lOR non aveva

or
il controllo di nessuna di quelle società dell'America Latina, che
Calvi, con l' inganno, aveva fatto passare come proprietà della

em
Chiesa. Le lettere di raccomandazione, obiettava Marcinkus, erano
state' scritte, su richiesta di Calvi, per evitare il collasso di quelle
sociétà sulle quali era stato segretamente "deviato" del capitale
dello lOR, disponibile nell' Ambrosiano. Ma nel settembre del
M
1983, vennero fuori dei documenti dalla cassaforte dell' Ambrosiano
a Nassau, che dimostravano che Marcinkus non raccontava tutta la
verità. Su quei documenti appariva la sua fmna!
lla

< Secondo il figlio di CaJvi, CarJo" il vero proprietario


dell' Ambrosiano era Marcinkus. Lo lOR possedeva il 16% del
de

capitale, acquistato da Calvi, e pagato con fondi neri


dell' Ambrosiano, provenienti da "dividendi occultati e evasioni di
tasse.
Clara Calvi raccontava che fosse stato Sindona a presentargli
a

Marcinkus, e che avevano passato, tutti insieme, il capodanno 1971


as

a Nassau. "Marcinkus amav.agiocare a golf nel clima tropicale. Ed


era solito cantare Arrivederci Roma a voce spiegata". Secondo
Panorama, "Tra 10JaR e l' Ambrosiano c'era una complessa Iete~di
C

rapporti' ~segreti,-tortuosi "es¡-curamentefraudu1enti", questo fatto,


imbarazzante per i cattolici, era Ja .prima cosa 5COp~ ~dßi
commissari della Banca~d'Italia. "Marcinkus ~scrisse Panorama~
condusse la banca lungo una strada, non soltanto inconciliabile con
l'et(ca catto1ica,JIUl anche crm te It;gule più eklllentm i -di pHltica~
bancaria di un Paese civile.

~~,
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36a\8

L'avvocatoAmbrosoli quando aveva condotto l'indagine su


Sindona, aveva scoperto ~e a Marcinkus --era stato pagato un
onorarío J>eT~on~l.edi7miliol1i.di~~jjÌ~~nto .svizzero., .crune
acconro per la partecipazione dell'affare Calvi~Sindona. Sindona
poi raçr..ootò~1iliaq-'~"i\l3C;\1à1.la SlIa-prigîone ìn Mìssouri,
che Marcjnkns ...IDœvaricev.uto .20miJjoni~ 4i' ..dQllarj jJcr Je sue

ia
~ ~

"lettere di raccomandazione". .
Nell'agosto 1983., il duettore rlel Banco Ambrosianoriferi

or
all 'Espresso che, a parte il 16% del capitale Ambrosiano, lo lOR
possedeva anche il 49% di Ambrosianô~' Overseas. Secondo i

em
.

cO~~.s.ariliellai3a:nca ~' ltalia;ilimn.{~{J ALul,.u~jatlú 1ii N~u- era


la chiave J.:Ii volta dell'interD 5istem~} ...e ge~tiv.a .~alr.estero le
operazioni più delicate. Calvi e Marcinkus dirigevano questa banca,
usandola per nascondere le enormi perdite di Calvi nella banca
M
madre.
n Banco Ambrosiano Holding, in Lussemburgo, aveva prestato
milioni. -di.dollari al Banco CommerciáI di~Managua e äl Banco~
lla

Andino diLima. 4:£.4ae -banche ~,~ :1nJskr1tC -in


'i.!I.",,~'~':'"
maniera illegale, il denaro a' dieci s{)cietà ombra, apparentemente
de

appartenenti al Vaticano, per la maggior parte con sedi a Panama. I


nomi di queste società avrebbero potuto essere inventati da Tan
Fleming: Astolfme, Manic, Bellatrix, Laramie, Bellarosa, Starfield,
Erin, ecc.
a

Le lettere di raccomandazione erano state debitamente finnate


as

da Marcinkus, Luigi Mennini e Pellegrino De Stroebel, i maggiori


dirigenti deBo lOR, che confermarono l'accordo dichiarando: "Noi
controlliamo direttamente o indirettamente queste società e siamo
C

coscienti degli obblighi inerenti."


Erin possedeva partecipazioni nella Banca del Gottardo e della
Centrale, e un grande nUß1ero di azioni, 700mila, del Credito
Varesino. Astolfine aveva ricevuto mezzo miliardo di dollari in
prestito, senza offrire garanzie. Dove erano fmiti tutti quei soldi?
Sebbene questo sia uno dei grandi misteri, ora è chiaro che una parte
veniva usata dall' Ambrosiano per ricomprare le sue stesse azioni a
prezzi gonfiati.

d~~'
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36a\9

Laramie, appartenente allo lOR, comprò azioni Vianini dello


stesso TOR, per le quali 10 TOR ricevette 20milioni di danari
dan' A1nbrosiano a Managua.
La Manic Corporation di Panama, esibendo le lettere di
raccomandazione dello lOR, persuase il Banco Andino aprestarIe
200mi1ioni di danari, che poi passò ad un' altra mezza dozzina di

ia
società, i cui dirigenti non sarebbero poi riusciti a dare indicazioni
sulla destinazione del denaro.

or
Il New York Times spiegò: "Mentre i tassi di interesse
crescevano, Calvi trovava sempre più difficile pagarli in dollari~ con

em
i dividenti delle azioni in lire svalutate. Per rimanere solvente, era
costretto a contrarre ancora più debiti: un'operazione destinata a
saltare" .
Ad agosto del 1983, i principali dirigenti dello TOR, Mennini e
M
De Stroebel, furono accusati di frode dai magistrati milanesi che
indagavano sul crollo di Calvi, e sulle lettere di raccomandazione.
Tutte e due cittadini italiani, e residenti a Roma, ebbero i loro beni
lla

personali sequestrati. Marcinlrus che, grazie al Concordato, non era


soggetto alla legge italiana, e non possedeva beni in Italia, come
de

cittadino americano non fu toccato. Due altre personalità conobbero


la prigione per l'affare Calvi: Angelo Rizzo]i~,proprietario nominale
della Rizzoli Editrice, e Bruno Tassan Din, l' amministratore,
entrambi membri della P2. Furono arrestati per frode, quando si
a

scoprì che 234milioni di dollari dell' Ambrosiano erano stati spediti


as

dalla Bellatrix di Panam~ in due conti segreti svizzeri, Zirca e


Recioto, disponibili per Tassan Din, per Gelli e Ortolani.
C

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36a\10

La storia dell' assunzione del controllo di Rizzati, da parte di


Geni e del Vaticano, e del suo prestigioso giornale, Il Corriere della
Sera, è emblematico della cospirazione Pl. e di quelli che eIano

ia
dietro. E quel che avviene anche in America, pur se più difficile da
provare, con l'ingerenza e il controllo, da parte di grandi

or
corporazioni, degli organi di infonnazione, con il risultato di
orchestrare la politica editoriale secondo i loro interessi.

em
Fu trovato un documento stupefacente fra le carte di Calvi, a
Nassau, che rivelava che, il6 agosto] 975, all 'apice del tentativo di
"golpe bianco" di Gelli, Angelo Rizzoli incontrò il rappresentante
della Montedison. Fu finnato un accordo di 18 pagine, con
M
originale unico, depositato nella cassaforte del notaio Marco
Gabassi di Lugano, disponibile solo per i due fmnatari.
Con l'accordo, l'intero complesso editoriale Rizzati
lla

diventava dipendente degli interessi. della Monte.dison, e di chi la


controllava: l'industriale Eugenio Cefis, e dietro di lui il Vaticano.
de

Calvi era a conoscenza dell' accordo, e forse era una delle ragioni
per cui doveva morire. Secondo fi paragrafo D, pagina due, la
Rizzoli doveva appoggiare il gruppo Montedison, nel dettaglio:
"Rizzoli Ed. SpA si impegna ad effettuare, tra luglio '75 e
a

giugno'79, tramite il Corriere della Sera, una costante azione tesa,


as

con qualsiasi mezzo, a favorire le attività industriali e conllnerciali


della Montedison SpA.
C

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36a\11

I meccanismi della collaborazione tra i due gruppi furono

ia
precisati nei minimi dettagli. Il costo della dipendenza da
Montedison fu la totale perdita di autonomia del maggiore gruppo

or
editoriale italiano. Alla base vi era 1111 prestito di 10 miliardi e
650milioni di lire della Montedison, con un tasso di interesse del

em
10%, e la promessa dì arrivare ad un totale di 15miliardi; sul piatto
della bilancia fu ß1esso anche~un contratto pubblicitarjo della durata
di tre anni, del valore dì mezzo miliardo l'anno.
Rizzoli dichiarò di aver avuto bisogno di quei soldi per
M
acquistare il pacchetto di controllo che era in mano di Crespi e
Agnelli. Per raggiungere lo scopo si legò strettamente a Cefis della
Montedison, e quindi al Vaticano, permettendo alla Chiesa di
lla

assumere il controllo editoriale indiretto della più influente forza


giornalistica italiana.
de

Ma l'affare sarebbe stato 1111 disastro per Rizzoli. Negli anni


seguenti il gruppo editoriale continuò ad essere in pesante perdit~
ed era in estrema difficoltà nel 1979, quando Gelli inserì Calvi
nell' operazione, agendo per conto del Vaticano, con l' aiuto di
a

Ortolani. Appena prima di essere arrestato,cCalvi era stato persuaso


as

da Ortolani e Gelli a comprare il 40% della Rizzo1i, aumentando il


capitale della stessa da 25.55 miliardi di lire, a 76.5, un aumento del
220% per il 40% del titolo.
C

Quando i magistrati chies.ero a Calvi la ragione di un così


enonne investimento, egli rispose che era un affare perfettamente
normale, da cui sperava trarre un profitto: "Rizzoli aveva bisogno di
contanti. Non siamo benefattori": era un investimento".

~~(
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36a\12

La vera ragione di Calvi era di entrare in una operazione in


cui era già creditore di denaro, che altrimenti- non avrebbe potuto

ia
riscuotere, e, fatto più importante, si sarebbe assicurato un potente
mezzo editoriale, una base di potere da cui difendere la su~ precaria

or
posizione. Ma in quel punto del percorso il banchiere fu tradito.
Clara Calvi, quando gli fu chiesto chi avrebbe voluto

em
uccidere il marito, rispose: "Chi avrebbe guadagnato dalla sua
morte? Chi avrebbe così nascosto il fatto di essere alla bancarotta?
Lo JOR, la Banca del Vaticano". Aggiungeva che il marito stava
seriamente trattando con Opus Dei, per risolvere i suoi debiti, e~che
M
le aveva confidato. "Il Papa ha de~ttoche, una volta risolto questo
problema dei debiti, mi avrebbe chiesto di mettere ordine nelle
finanze del Vaticano." Continuava]a signora Calvi: "Mio marito
lla

disse tante volte che monsignor Hillary Franco, cappellano del Papa,
l'uomo più vicino a Sua Santità, continuava a ripetergli: sei
de

completamente sotto la nostra protezione".


Quando le fu chiesto cosa credeva ci fosse nella
ventiquattrore mancante del marito; Clara Calvi rispose:
"Docuß1enti riguardanti il debito del Vaticano e il suo stato di
a

bancarotta, che, con ]a complicità dei ministri italiani, ha fatto


as

crollare l' Ambra si an a" .


Che Calvi fosse stato assassinato, risultò chiaramente da una
verifica voluta dai magistrati. Fu mandata una squadra di Stunt
C

n1en a Londra, per arrampicarsi sotto il Ponte dei Frati Neri, e


mimare il tentativo di suicidio. Fallirono: quindi Calvi era stato
assassinato.
I magistrati ritennero che fu Carboni ad impossessarsi. della
ventiquattrore, con i documenti e le chiavi della cassaforte. La
ventiquattrore ricomparve, quattro anni più tardi, nelle mani di un
deputato neo fascista.

cf~~~
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36a\13

ia
I magistrati erano certi che la borsa di Calvi contenesse dei

or
documenti per ricattare il Vaticano. La famigl1a di Calvi era
convinta che il Vaticano e il Papa non avrebbero potuto sostenere

em
senza conseguenze la pubblicazione di infonnazioni riguardanti le
società "fantasnla" . M
lla
de
a
as
C

~~~
f

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I

...

CAPITOLO 37
L' AGENZIA E IL RITO SCOZZESE

La Massoneria è una confratemit~ e i confratelli hanno il


dovere di aiutarsi a vicenda. Se Lido Gelli avesse assolto meglio i
suoi obblighi nei confronti di Joseph Miceli Crimi, quando il
chirurgo plastico mafioso gli aveva fatto visita ad Arezzo, la

ia
Guardia di Finanza non avrebbe mai fatto irruzione a Villa Wanda,
né perquisito gli uffici della fabbrica di GioIe. Molti guerrigheri

or
ricic1ati a Langley o lungo la Pennsylvania Avenue avrebbero
dormito sonni più tranquilli.

em
Ma il buon dottore si sentì trascurato dal Venerabile Maestro,
che si rifiutò di riceverlo, dopo che aveva portato a termine il suo
spiacevole e pericoloso compito di accompagnare Sindona ad
Atene.
M
Arrestato a Palermo per estorsione, Miceli Crimi fu rinchiuso
. nel carcere dell'Ucciardone, accusato di contiguità con Cosa Nostra,
nel traffico di eroina. Crimi negò le accuse. Ma si venne a scoprire
lla

che era stato ad Arezzo, proprio nel periodo in cui Sindona si


nascondeva a Palermo, e la cosa suscitò l'interesse di due magistrati
de

milanesi, Turone e Colombo, che stavano indagando sull'affare


Sindona. La migliore spiegazione che Crimi riuscì a fornire loro,
era che il suo dentista risiedeva ad Arezzo. Messo sotto pressione,
Crimi crollò ed ammise: "Sono andato ad Arezzo a trovare Licio
a

Gelli, grande amico di Michele Sindona".


as

Per i magistrati si apriva una nuova pista. Per scoprire quale


ruolo potesse aver svolto Gelli nel falso rapimento a scopo di ricatto
di Sindona, disposero la perquisizione della sua casa e dell 'ufficio. T
C

documenti trovati mostravano che Gelli aveva infatti aiutato


Sindona a trasferirsi in Sicilia, via Atene, per trovare rifugio nella
casa palermitana dei fratelli Spatola, che j] New York Times
definiva membri ben noti della Mafia siciliana.

daM\.- ~,
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37\2

Ma i documenti dimostravano molte altre cose. I magistrati


furono impressionati quando dovettero trasferire l'intero
incartamento, prima ai magistrati di Roma, poi allo stesso Primo
Ministro. Solo operando di concerto con i membri dell'opposizione,
nel Comitato Parlamentare, riuscirono infine a sottoporre i

ia
documenti all' esame di una Commïssione speciale di indagine sulla
P2.

or
n 1 giugno 1981, il nuovo Presidente della Repubblica,
Sandra Pertini, tornato a Roma da un lungo viaggio in Sud America,

em
trovò che due membri del proprio personaje si trovavano nelle liste
della P2 ~il Capo di Protocollo al Quirinale, Sergio Piscitello, e il
suo Assistente Esecutivo, Francesco Gregari. Pertini li licenziò
subito.
M
La pubblicazione delle liste di Gelli fece sospendere dal
servizio attivo 47 generali e 6 ammiragli, compreso l' ammiraglio
Antonio Gerace, Capo dell'lntelligence Navale Italiana. Lo
lla

scrittore Pino Bongiorno descrive l'arrivo del generale USA


Bernard Rogers, nel suo ufficio del quartier generale europeo di
de

Castenau, 50km a sud ovest di Bruxelles, dove trovò sulla sua


scrivania la lista dei membri NATO della Loggia, con quattro nomi
scritti in rosso, insieme ai numeri di affiliazione P2. Giovanni
Torrisi, Capo di Stato Maggiore della Difesa; Walter Elosi, Capo
a

del Cesis, organo coordinatore del Servizio Segreto Italiano;


as

Giuseppe Santovito, Capo del SISMI, il controspionaggio militare;


Giulio Grassini, generale dei Carabinieri, a capo del SISDE. Alla
lista era allegata una nota del Capo della Sicurezza NATO, che
C

sottolineava che Bruno di Fabio era un ufficiale della Marina


d'appoggio alla NATO, che coordinava i rapporti dell'lntelligence
di quindici nazioni membro.

~~,
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37\3

Dopo una riunione al vertice, il generale Rogers informò il


Governo italiano che avrebbe dovuto esonerare tutti i membri delJa
P2, se non fossero stati richiamati dallo stesso governo. Ma
ricevette presto dei precisi segnali da Washington di "non agitare la
barca", che non era considerato conveniente rimuovere il meglio
dell'apparato militare italiano o dei servizi segreti di un alleato
NATO. I membri della P2 dovevano rimanere ai loro posti.

ia
Tagliare la testa al supremo comando italiano era considerato troppo
pericoloso e debilitante per il fronte meridionale NATO, specie con

or
il peggioramento della crisi libanese. Era un replay della reazione
ana guerra dei sei giorni, ed al colpo di stato dei Colonnelli in

em
Grecia. Nuna era più importante della sicurezza NATO.
Eppure appariva chiaramente, dai documenti di Gelli, che
c'erano state. parecchie falle proprio nella sicurezza. Già alcuni
documenti top secret de11aNA TO erano stati usati dagli italiani per
M
favorire gl1 accordi petro1iferi con g1i Arabi, e i servizi segreti
israeliani confermarono che gli italiani avevano utilizzato i segreti
NATO, per vendere armi all'Iraq.
lla

Accuse di spionaggio militare furono sollevate contro Gelli e


il colonnello dei carabinieri, Antonio Viezzer, uno del vecchio Sifar
de

di De Lorenzo, che aveva lavorato anche nel REI della CIA,


continuando il lavoro del colonnello Rocca, quando questo era stato
assassinato. Questo intrepido e analitico professionista dello
spionaggio aveva fatto una rapida carriera: era stato posto al capo
a

del controspionaggio in Toscana ~situazione ideale per Gelli ~ e


as

iniziato alla P2 il capitano La Bruna, che doveva gestire


l' organizzazione terroristica di Giannettini. Ora era accusato di aver
passato carte segretissime al Maestro Venerabile.
C

Finalmente era chiaro illegame fra la P2, il terrorismo e i vari


tentativi dei colpi di stato. Era chiaro che Gelli aveva ingaggiato
uomini ai vertici den' Amministrazione e dei servizi segr.eti, per
creare un proprio personale servizio segreto, con l' accesso aile
informazioni più segrete e delicate.

0&JML ~ '-
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37\4

Un documento sembrava incriminare Gelli e Viezzer, per


l'omicidio Pecorelli. Geni aveva usato il giornale scandalistico,
come mezzo per avvertimenti alle sue vittime di ricatti finanziari e
politici~ Viezzer aveva lasciato trapelare informazioni
compromettenti, a favore di Pecorelli, dagli archivi del SID. Ma

ia
Pecorelli, anche lui membro della P2, si era messo a lavorare in
proprio, anche se non ci riuscì per molto tempo. Fu trovato morto

or
con una pallottola in bocca. Tra le carte del giornalista assassinato, i
magistrati scoprirono dei documenti così esplosivi che li
.

em
seppellirono negli archivi. Solo dopo le richieste insistenti di-Tina
Anselmi, che presiedeva la Commissione d'inchiesta parlamentare
sulla P2, questi documenti furono finalmente consegnati. Erano due
lunghi rapporti di polizia su Gelli, uno stilato dal Sifar negli anni
M
,
50, in cui si affermava che Gelli, ex fascista convinto~ aveva
collaborato con il PCI dal 1945, e aveva fatto la spia per conto dei
sovietici :fino al 1952. L' altro, compilato dal tenente colonnello
lla

Luciano Rossi, capo del Centro di Servizio Clandestino "}", della


Guardia di Finanza, era stato consegnato al suo superiore,
de

colonnello Salvatore Florio: affennava che Gelli stesse ancora


spiando per conto dei sovietici. Si trattava di accuse molto
pericolose. Di li a poco, l' automobile di Florio uscì di strada, senza
lasciare tracce di frenate, provocando la morte del colonnello e del
a

suo autista.
as

Il destino del colonnello Rossi fu più articolato. A Milano,


poco dopo rirruzione nell 'ufficio di Gelli, il magistrato Pier Luigi
dell'Orso trovò una copia del rapporto incriminante di Rossi, e
C

chiese a Rossi una spiegazione. Rossi affermò di non aver


conosciuto Gelli, e sostenne che il documento era stato sottratto
probabilmente un giorno che l' aveva lasciato accidentalmente sulla
scrivania. Pochi giorni dopo, Rossi fu trovato con una pallottola in
testa. Il suo lungo silenzio intercorso fu spiegato dal magistrato con
il fatto che, dopo aver ultimato il rapporto, il colonnello
compiacente, su suggerimento di Gelli, era diventato membro della
P2.

~~,
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37\5

Pecorelli, già nei guai a causa dei suoi articoli su Moro,


sembra abbia deciso il suo destino con tre articoli critici sulla
Massoneria, seguiti dalla minaccia di pubblicare ulteriori
indiscrezioni sul colonnello Viezzer. Pecorel1i sapeva di cosa
parlava, perché tra le sue carte c'era il rapporto Orlandini per esteso,

ia
sul fallito colpo di stato di Borghese. C'era anche una prova
dirompente suHa collusione Vaticano~ P2: il famoso dossier del

or
SID, M~FO~BIALI, che portò la polizia italiana ad indagare sulla
straordinaria storia di un detective di New York, Sergeant Joseph J.

em
Coffey ~descritto dettagliatamente nel The Vatican Connection in
Richard Hammer~ dell 'accordo fra Sindona, Marcinkus e la Mafia
per mettere in circolazione circa un miliardo di dollari di titoli falsi
per il Vaticano, da usarsi come garanzia per rientrare deHe perdite di
M
Sindona.
Il dossier, lungo 450 pagine ~nel quale "M" stava per il
generale Miceli, "FO" stava per Foligni, e "BIALl" era
lla

l' anagramma di Libia, cioè petrolio~ si basava su rapporti segreti


della polizia, su intercettazioni telefoniche del SID e su
de

pedinamenti. Risaliva al 1974, quando Giulio Andreotti, allora


Ministro deHa Difesa, aveva ordinato all'ammiraglio Mario Casardi,
aHara capo del SID, di investigare segretamente su Mario Foligni,
fondatore di un partito cattolico di destr~ il nuovo Partito Popolare,
a

in qualche modo legato aHa P2, considerato una minaccia per la DC,
as

che desiderava rimanere l'unica rappresentante di quell'area


politica. Casardi passò il compito al generale Gianadelio Maletti,
capo de]]a sezione D, ex attaché dei Colonnelli Greci, che Io
C

assegnò al marescia]]o dei carabinieri Augusto Ciferri

~~~
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37\6
Anche Augusto Ciferri restò v1ttlma di un incidente
misterioso d'auto, alle porte di Roma, presumibilmente per ciò di
cui era venuto a conoscenza, su uno dei più grandi scandali di
corruzione dell' ltalia democristiana del dopo guerra.
Ciferri aveva a disposizione 50 agenti, che aveva diviso in tre
gruppi: uno intercettava le telefonate di Foligni, il secondo lo
pedinava, il terzo piazzava microspie in ufficio, in casa e in

ia
macchina. Si stabilì presto che Foligni era amico di Geni, ed in
particolare di un altro della P2, il generale Raffaele Giudice,

or
comandante della Guardia dì Finanza, che fu subito posto sotto
sorveglianza. Mano a mano che si accumulavano i rapporti scottanti,

em
il generale Giudice si rivelò essere un autentico criminale,
organizzatore del contrabbando di fiumi di petrolio greggio e
raffinato, i profitti del quale andavano per la maggior parte
all'estero, tran1Íìe Sindona, Calvi e la Banca Vatic ana. Autentiche
M
fortune venivano poi accumulate, spillando denaro ai grandi evasori
italiani. Anche il Capo di Stato Maggiore di Giudice, il colonnello
Giuseppe Trisolini, e il suo capo delle infonnazioni, colonnello Lo
lla

Prete, entrambi affiliati alla P2, facevano parte dell' accordo. Erano
queste le talpe nella Guardia di Finanza che avrebbero potuto
de

vanificare l'incursione nella fabbrica di Gelli, e presumibilmente


tenere l'intera cospirazione al coperto per parecchi altri anni.
Mentre si allargava la rete delle indagini di Ciferri, si scoprì
che Foligni era un agente per conto della Libia, e faceva parte di un
a

accordo per 80 miJioni di tonneHate di petrolio greggio, destinate al


as

magnate Attilio Monti, che doveva essere finanziato da un altro


personaggio della Loggia, AJberto Ferrari, amministratore delegato
della Banca Nazionale del Lavoro. La Banca, la cui filiale di Atlanta
C

in Georgia fu pesanteJuente coinvolta nello scandalo dei


finanziamenti segreti a Saddam Hussein.
In una deHe registrazioni si poteva ascoltare Foligni che si
vantava con il capitano Antonio Maroni dei carabinieri, che il suo
partito, la DC, godeva del sostegno della Mafia. A questa
affermazione, 1'ufficiale rispondeva che, quando aveva prestato
servizio in Sicilia, anch' egli aveva protetto i maggiori leader
mafiosi.

~
JauL~
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37\7

La rivelazione più sorprendente, riguardava il generale Vito


Miceli, piduista fresco di galera. JI generale Giudice aveva chiamato
Foligni per riferirgli che, grazie alla sua intercessione, il giudice
Achille Gallucci, procuratore generale di Roma, allora Capo
dell' Ufficio Istruzioni, aveva consentito al rilascio di Miceli. lnvece

ia
di consegnare le prove di queste frodi alla lllagistratura, il
colonnello Maletti del Sid si limitò a riferide ai diretti interessati,

or
quelli che erano sottoposti alle indagini. Geni 10affiliò prontamente
alla P2.

em
I membri della Commissione Parlamentare erano ormai
convinti che l' assassinio di Pecorelli avesse come movente 10
scandalo MJ..FO~BIALI. Secondo Pa110raJl1a(14~6..82) nelle carte
della Commissione (documento 000066,vol 2, pag 972) vi è
M
1'affermazione: "Il giornalista Mino PecorelJi fu eliminato da un
killer della Mafia, dopo che era stato a lungo pedinato da agenti del
Servizio Informazioni della Guardia di Finanza, per ordine di un
lla

altro ufficiale del Corpo".


Lottando per scagionarsi, Foligni, fondatore del Nuovo
de

Partito Cattolico, inviò alla Commissione un rapporto di 500 pagine,


con cui si proponeva di dimostrare Ja sua persecuzione da parte
della P2, causata dal fatto che egli aveva informato le autorità
italiane e l'FBI sui tentativi di Sindona di mettere in circolazione
a

titoli falsi prodotti dalla Mafia, per l' ammontare di un miliardo di


as

danari, tramite la Banca Vatic ana e destinati all11ercato europeo.


I titoli erano obbligazioni contraffatte, emesse da Fard, GM,
Chrysler e ITT, e dovevano essere usati come garanzia di prestiti
C

per miliardi di lire, ed essendo ventennali, dovevano essere


riacquistati, prima che si scoprisse la frode, ana scadenza. Con tali
titoli, a basso tasso di interesse, si sarebbero risparmiati centinaia di
nlilioni. Sosteneva Foligni che Sindona aveva conquistato la fiducia
di Marcinkus, aggiungendo ingenuamente: "Marcinkus fu
ingannato, perché la truffa era ben organizzata",

JOWL ~ ~
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37\8

Foligni riferi che l'FBIlo aveva fatto partire per New York,
dove aveva denunciato Sindona al giudice Arahnwald e all'agente
Thomas Biamonte. L'FBI aveva stabilito che i titoli falsi erano stati
stampati in California dalla Mafia, e pretendeva una sua
dichiarazione che Sindona era colluso con la Mafia italo americana.

ia
Ma come dimostra dettagliatamente Hammer, nel suo The
Vatican Connection, Don c'era modo di costringere l'A vvocatura

or
Generale di Nixon ad incriminare la Mafia ed il Vaticano, perché
ciò rischiava di far perdere a Nixon l'importante voto cattolico.

em
Foligni dichiarò di aver affidato il caso all'Ufficio romano
dell' Avvocatura Generale, che lo trasferì per le indagini al
colonnello lovinella della Pubblica Sicurezza. Ma non ne uscì
DuUa. Egli sospettava che Andreotti avesse spinto per la sua
M
incriminazione perché nei suoi rapporti al Sid vi erano le
trascrizioni delle sue conversazioni con Andreotti stesso, con il
magnate del petrolio Attilio Monti, con l'industriale Carlo Pesenti,
lla

CODil segretario del partito Flaminio Piccoli. Questa era la prova di


meticolosa integrità.
de

Foligni aggiungeva di aver appreso dal deputato DC,


Giancarlo Pesce, che Andreotti e il generale Giudice si incontravano
spesso segretamente, nella chiesa romana di San Giovanni dei
Fiorentini, e che Giudice era stato raccomandato per l'incarico di
a

Capo della Guardia di Finanza da Tanassi, quando questo era stato


as

Ministro delle Finanze.


A questo punto, il ruolo del giudice Achille Gallucci divenne
chiaro, come chiaro era l'intento di insabbiare lo scandalo P2.
C

~~~
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37\9

Dal momento in cui la Commissione Parlamentare diventò


detenninata a sviscerare i fatti, l'ufficio del Procuratore Generale di
Roma, di Gallucci, titolare dell'inchiesta giudiziaria, cominciò a
minimizzare le accuse. Erano stati assunti pochi investigatori,
tralasciate piste importanti, e gli interrogatori erano talmente

ia
fiacchi, da essere addirittura ridicoli. Non fu fatto niente a proposito
dello scandalo MI~FO~BIALI. I magistrati di Roma omisero di

or
indagare Gelli e Viezzier, per l'omicidio PecorelJi. L'inchiesta per
la morte del colonnello Rossi fu archiviata. Ugo ZiJetti, vice

em
presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, fu scagionato
dall' accusa di aver ricevuto 800mila dollari, per restituire il
passaporto a Roberto Calvi, anche se la ricevuta del deposito sul suo
conto svizzero, era stata trovata iTa le carte di Geni. Molte di queste
M
carte erano considerate false.
n giudice Gallucci stabilì che la P2 era una società segreta,
ma che non c'era prova alcuna di illegalità operativa. Visto che i
lla

vari membri non si conoscevano l'un l'altro, a parte Gelli, non


potevano aver cospirato per commettere azioni inegali. Gran parte
de

dei membri furono considerati vittime innocenti di Gelli, forse


manipolate da lui, ma in un cerchio ristretto e non identificabile.
Per calmare l'opinione pubblica, la P2 fu ufficialmente
sciolta, le sue sedi confiscate, unicamente perché era una
a

organizzazione segreta, proibita per legge. fin dai tempi deJIo


as

scioglin1ento detIe Logge ll1assoniche, nel 1925. Chiunque facesse


proselitismo per la P2 rischiava fmo a cinque anni di carcere.
C

~~~
, ..
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\.

CAPITOLO 38
IL MANUALE DE"4 TERRORE
DELL'ESERCITO USA

Il 4 luglio 1982, la figlia di Geni, Maria Grazia, moglie del


procuratore neo fascista di Arezzo, Marsili, e madre da meno di un
mese, fu arrestata all' aeroporto di Fiumicino, al ritorno dalla

ia
.~

Spagna. I documenti rinvenuti nel doppiofondo della sua valigia


erano sufficienti per incriminarIa, con le stesse accuse del padre:

or
associazione a delinquere, cospirazione politica e spionaggio. Tra le
carte, c' era una lettera di un certo Gino, sosteneva che i magistrati

em
di Milano, Turone e Viola, responsabili per 1'incursione neHe sedi di
Gelli, erano disponibili a lasciarsi corrompere, con vari miliardi lire,
su conti svizzeri.
~

A Turone e Viola fu tolto il caso, nonostante fosse presto ~


M
evidente che ci fosse qualcosa di poco chiaro. Infatti i magistrati di
Roma, esaminando i documenti, si accorsero presto che si trattava di
falsi, preparati da Gelli per incriminare i magistrati di Milano,
lla

correndo il rischio di vedere la figlia a sua volta incriminata. .

M.ariaGrazia si proclamò innocente, sostenendo di non essere


de

stata a conoscenza né dei documenti nascosti né del lara contenuto.


I magistrati comunque la accusarono di calunnia. Fra gli altri, uscì
fuori un documento sensazionale, che dimostrava quale fosse la
mente che orchestrava la strategia del terrore in Italia: il manuale di
a

addestramento dell'esercito USA FM~3031. I magistrati lo lessero


as

tutto di un fiato; Panorama, non si sa come, venne in possesso di


una copla.
C

~~~
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38\2

Il manuale era stato elaborato nel 1970 dai vertici dell'esercito


USA, per gli agenti di spionaggio, e recava la firma del Capo di Stato
maggiore dell'epoca, il generale William C. Westmoreland. Si

ia
divideva in due parti. La parte principale, di 174 pagine, conteneva
istruzioni per gli agenti che operavano in un paese amico, ed era

or
seguito da un supplemento segreto, di undici~ pagine, contenente
istruzioni operative per "interventi speciali".

em
La prima sezione trattava del comportamento che avrebbero
dovuto tenere gli agenti in "paesi amici, politicamente~ instabili",
vicini a basi americane, e riportava tre modalità di intervento:
dimostrazioni anti governative di massa, terrorismo anonimo
M
(entrambe con l' intepretazione di Delle Chiaie e MerIino )~
incremento di attività criminali~ terrorismo selettivo e fmnato, fmo a
provocare la guerra civile. Qui era la chiave del terrorismo
lla

organizzato dan' Agenzia: terrorismo per provocare altro terrorismo,


in modo da legittimare il "contro" terrorismo USA.
de

Nel supplemento, l'Italia veniva considerata nella seconda


categoria, un paese amico,~ in~ cui operavano organizzazioni
sovversive e paramilitari, con agenti pagati e annati, dove potevano
essere intraprese azioni per screditare l' apparato giudiziario e la
a

polizia. Gli agenti si sarebbero dovuti~ infiltrare ne11e strutture


as

pubbliche, piazzare bombe, uccidere poliziotti, rapire o assassinare


personaggi politici.
La sicurezza imponeva che tutte le disposizioni fossero solo
C

orali. Gli agenti U"SA dovevano penetrare nella sicurezza del paese
ospitante e nelle sue organizzazioni di controspionaggio, per poterIe
mettere sotto controllo.
Nel caso in cui il paese amico si dimostrasse passivo nei
confronti della sovversione comunista, gli agenti avrebbero dovuto
promuovere speciali operazioni, infiltrandosi nelle organizzazioni di
estrema sinistra, per convincere governo e opinione pubblica del
pericolo. Ogniazione ebbe attuazione in Italia. ~

0lU(L,~,
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38\3

Panorama ricostruì gli avvenimenti italiani alla luce di ciò che


sembravano essere le applicazioni fedeli del documento. Ci voleva
del coraggio. Quando il giornalista turco Baris annunciò la sua
intenzione di pubblicare il documento nel 1970, documento e

ia
giornalista sparirono senza lasciare traccia.
Quando, due anni più tardi, la storia riguardante

or
Westmoreland fu pubblicata da Fernando Gonzales, sul settimanale
spagnolo El Triumfa, l'Europeo di Milano decise di seguido, al

em
tempo del rapimento Moro. L'ambasciata USA reagì alla
pubblicazione, intervenendo direttamente con l'editore, Rizzoli; visto
che non riusciva ad impedirne la pubblicazione, negò l'autenticità del
rapporto, affermando essere una montatura.
M
.
Nel 1979, la CIA pubblicò un rapporto di 200 pagine, che
definiva quella pubblicazione come il trionfo della disinformazione
lla

del KGB, su carta e con macchine da scrivere trafugate da qualche


ufficio del governo USA. Ma Covert Action, un giornale radicale
anti CIA, che si occupava di spionaggio internazionale, sottopose il
de

rapporto a vari test di esperti, che conclusero che il documento era


autentico.
Che fosse autentico, fu confennato da Licio Gelli in persona:
intervistato dalla BBC, disse di averla ricevuto direttamente da un
a

capo sezione dell' Agenzia.


as

(inserire Shackley, Leeden, Pazienza, Delle Chiaie).


C

~.~~
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38\4

Perché un documento così dirompente era fra le carte che


Gelli voleva fossero trovate? E' chiaro che il Venerabile Maestro
non voleva essere lasciato da solo "al freddo". Stava incoraggiando

ia
i suoi colleghi americani a venire in suo soccorso, con il rischio, se
non l' avessero fatto, di essere ricattati con l'utilizzo che poteva

or
essere fatto del documento, in Italia.
Sembrava che il piano avesse funzionato. L' Avvocatura

em
generale di Roma insistette per prendere provvedimenti contro Gelli.
Il magistrato a cui fu affidato il caso, Domenica Sica, ordinò ai
magistrati di Brescia e di Milano di consegnare tutto l'incartamento.
Si accusò Gelli di cospirazione politica. Una simile accusa,
M
congiuntamente all'indagine parlamentare sulla P2, avrebbe tolto ai
magistrati l'intera questione, che sarebbe stata rimessa nelle mani
della sicura maggioranza parlamentare democristiana. Ad ogni
lla

modo, il Venerabile Maestro era ormai fuggito dal Paese,. portando


con sé oltre 426 documenti di segreti di Stato, filtrati attraverso gli
de

archivi della Guardia di Finanza, destinati ad essere usati per ricatti.


Fu promossa la caccia internazionale a Gellt, ma per quanto
apparentemente serrata, alla lepre fu sempre permesso di stare un
passo avanti ai segugi. Una squadra di agenti rintracciò i passaggi
a

della preda a Ginevra, Mentone e Montecarlo, cercando tra le ville -


as

dei suoi amici intimi, industriali e finanzieri, fotografando centinaia


di turisti negli alberghi. Una altra squadra volò in Sud America e
trovò una pista calda al Claridge Hotel a Buenos Aires, e continuò
C

verso il rifugio preferito da Gelli, una villa immensa, con zoo privato
nel parco, a Carasco a Montevideo. La casa era una vera e propria
fortezza, piena di oggetti antichi di valore, illegalmente esportati
dall'Italia, grazie aI passaporto diplomatico argentino di Gelii. DaI
.
tetto spuntava l' alta antenna multi direzionale di una ricetrasmittente
mondiale, per un contatto istantaneo con la ftatellanza piduista in
tutto il mondo.

cf~~~
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38\5

Stando a quando riporta l'Espresso, la grande Loggia


Massonica di Londra informò l'Interpol che Geni si nascondeva
dietro il nome di Luis Andres Canalis, eileno, nella Avenida Vitacura
5321, a Santiago, nel paese di Pinochet, Gran Maestro di rito
scozzese eileno. Ma Gelli non era più lì. Panorama scopri che aveva

ia
lasciato il Sud America, poco dopo la Pasqua del 1981, per recarsi a
Zurigo e poi a Ginevra, Bruxelles e Montecarlo. A metà maggio,

or
Gelli fu visto tornare a Buenos Aires, all'Hotel Alvear nella Plaza
San Martin, dall'altra parte della strada rispetto al Ministero degli

em
Esteri, e contattare i suoi vecchi amiciperonisti.
Peron doveva molto a Gelli: era stato Gelli che aveva fatto .

annullare la scomunica del dittatore argentino, da parte di Paolo VI~


ed era stato Gelli che aveva aiutato Peron a vendere un miliardo in
M
oro, trasportato a Madrid quand'era. fuggito dall~Argentinanel 1955~
gli interessi avevano pagato il DC8 dell' Alitalia con cui Peron era
rientrato, trionfante, a Buenos Aires insieme ad Isabelita, dopo
lla

diciassette anni di esilio. Era stato Geni ad accompagnare il Pn.mo


ministro DC, Giulio Andreotti, ad assistere al reinsediamento di
de

Peron come Presidente argentino, il12 ottobre 1973.


In cambio, a Gelli era stato permesso di tessere la sua rete di
una potente P2 argentina. Pino Buongiomo, di Panorama:, si--recò a
Buenos Aires per controllare il ruolo di Gelli, e seppe che la P2
a

argentina aveva il nome di Pro Patria, aveva acquisito alti ufficiali


as

delle Forze Armate, importanti industriali e politici, di cui il più noto


era Alberto Vignes, ministro degli- esteri. Poi- c.'era José Lopez
Rega, il ministro mago e astrologo, l' organizzatore della feroce AAA
C

(Alleanza Anticomunista Argentina), che aveva trovato il modo


sicuro per far aumentare gli aiuti degli USA: ricic1ava parte di questi
ai nbelli Matamoros, in modo. da rafforzare la loro posizione di
potenziale minaccia, agli occhi di Washington. Molti ribelli, molti
aiuti.

~~,
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38\6 .

Quando Peron morì, subentrò Isabelita; Rega, suo amante, non


solo costruÌ la propria fortuna ma anche il suo avvenire da criminale
che lo rese tutore di "Massoneria Sinarchica", terza forza tra
l'imperialismo americano e sovietico, potente realtà nella strana
politica argentina. Consentì a Rega di divenire il più potente

ia
trafficante di droga dell' Argentina, usando fondi AID. n.suo stretto
alleato, colonnello Jorge Osinde,. più tardi ambas.ciatore in Paraguay,

or
consegui grandi successi neHa lotta contro la Sinistra, come il
massacro della Intelligence militare di sinistra, all'aeroporto di

em
Ezeiza: due decine di civili furono assassinati a colpi di
mitragliatrice.
Nell'ottobre 1974, Vignes~ facendo valere l'opzione. di
cittadinanza, fece di Gelli un cittadino argentino e lo nominò
M
consigliere economico dell'Ambasciata a Roma. Uomo chiave di
tutto lo scambio commerciale italo argentino.
Gelli strinse con Lopez Rega un accordo che comportava
lla

favolosi guadagn~ comprando petrolio da Ghe.ddafi e rivendendolo


all' Argentina, a prezzo maggiorato. Jacopo Timmennan, editore del
de

La Prensa di Buenos Aires, rivelò questa losca storia, e pagò per la


sua temerarietà, con lunghi anni di prigione e di-esi1io.
Più tardi, quando la folla inferocita cac.ciò Lopez Rega dal1a
città, Gelli fece nascondere in Italia questo "Rasputin delle Pampas"
a

ed organizzatore degli squadroni della morte. In Italia Lopez Rega


as

cambiò i connotati- con un intervento di chirurgia plastica, prima di


rifugiarsi in Svizzera con il suo sporco tesoro.
Gelli, che aveva un intuito politico più veloce degli argentini,
C

quando la situazione si fece dura per Isabelita, concentrò la sua


attenzione sull' ammiraglio Emilio Eduardo Massera, capo della
Marina Argentina, ammiratore. del confi:atello Pinochet. Il 24 marzo
1976,Massera rovesciò Isabelita insieme a Jorge Videla e Ramon
Agosti, alla testa dell' esercito e dell' areonautica.

~~,
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38\7

Sotto la loro benevola dittatura, circa 20000 cittadini


"sparirono", migliaia subirono torture, due milioni furono costretti
all' esilio. I torturatori di Massera, addestrati. negli USA, facevano

ia
parte della Scuola di Marina, e i loro metodi venivano giustificati da
Massera con un paragone filosofico, degno del Santo Uffizio:

or
"stiamo conducendo una guerra tra il bene e.11male".
Erano questi "guerrieri di Cristo", squadroni della morte e

em
tutto il resto, che furono scelti come agenti anti insurrezionali, in sud
America, da Alexander Haig, quando era Segretario di Stato di
Reagan.
Ne11977, Massera rinnovò le credenziali diplomatiche a Gelli,
M
permettendo al Venerabile Maestro di promuovere un grande traffico
di anni ~le nuove anni sofisticate da utilizzare contro i britannici
nelle Fa1kland~ rendendo praticamente impossibile, al suo. amico
lla

Haig, l' azione di mediatore imparziale in quella triste guerra. Il


mortale trio, Massera, Videla, e Agosti spese sei miliardi per
de

rinnovare le forze armate argentine, finanziate dai prestiti della Ch-a.l;)e


Manhattan e City Bank, e in_parte anche. dal Banco Ambrosiano,
schermo mondiale della Banca Vaticana di Marcinkus.
Gelli condusse Massera in Italia, per incontrare Andreotti, per
a

fare shopping di-missili della Selenia, in vista deHa guerra imminente


as

delle Falkland~ forse anche contro il confratel1o Pinochet avevano


litigato per via del " Beagle Channel". Giovanni Paolo II se li fece
nemici, quando riportò la pace dopo questo litigio, per ragioni di
C

interessi.

J~ flxJ~
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38\8

Il 28 maggio 1981, sei settimane dopo rincursione nel suo


ufficio, Gel1i era già al sicuro in Uruguay, nel suo chalet in riva al
mare a Punta dell 'Est, una località turistica popolare, a 140km da
Montevideo. Ll godeva della protezione di Hugo Assegni, capo
della polizia, e del capo di Stato Maggiore dell 'Esercito, Luis

ia
Guerolo, che si trovava in una posizione di assoluto prestigio, da
quando era croHata la democrazia uruguayan a, sostituita da un

or
governo militare, che era stato generosamente aiutato da GeHi. Gelli
aveva anche ottenuto, per il generale Guerolo, attraverso il Vaticano,

em
il titolo di Ambasciatore dell'Ordine Sovrano dei Cavalieri di Malta.
A. suo agio in Uruguay,. come in Argentina, Gelli aiutò ad
organizzare il colpo di Stato del 1973, che doveva trasformare la
"Svizzera dell' America Latina" in un Paese sottoposto a rigida
M
dittatura, che doveva distruggere quest'oasi di-cultura internazionale, .
di governo efficiente, che prevedeva. l' eguaglianza politica per le
donne, già da molto tempo. Con i generali erano arrivati scandali,
lla

frodi e repressioni brutali: 80000 in carcere, 60000 torturati, di cui


200 morti sotto tortura, 110 prigionieri "ufficialmente spariti",
de

800000 cittadini costretti ad emigrare. Giornali e periodici furono


costretti a chiudere. L' economia crollò, aumentarono inflazione e
disoccupazione, a beneficio di pochi speculatori dell'industria della
carne, e di queHa dei beni immobili
a

Con i banchieri IDeaR. finanziati daJ1~Ambrosiano, Gelli


as

comprò terreni per un valore di 80 milioni di dollari. Ma per lui c' era
in serbo una sorpresa. Il 29 maggio 1982, poco dopo che la guerra
delle Falkland aveva messo in ginocchio la Giunta argentina, e messo
C

in crisi l'intesa ~eagan ~ Haig, con il Diritto Latino, tre automobili


della polizia uruguayana, guidate dal capo dei servizi segreti,
commissario Victor Castiglione, arrivarono davanti la villa di Gelli a
Carasco, all'angolo delle Avenidas Ferrari e Miraflores.

~~~
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38\9

Dopo ore di vane perquisizioni, CastigJioni, nella camera da


letto di Gelli, più per curiosità che per professionalità, facendo
scorrere le dita sui pannelli del muro, fece scattare un congegno che
apri una porta scorrevole dietro illetto di Gelli. Era una stanza senza"
finestre, piena di scaffali gremiti di documenti: i dossier con i quali il

ia
Venerabile Maestro teneva in piedi il suo impero di ricatti. In un
angolo, c' era anche una provvidenziale fotocopiatrice. Castiglione,

or
che non aveva un mandato di perquisizione, decise di fotocopiare.
tutto. Come ci si poteva aspettare, nel giro di 36 ore, il Ministro

em
degli Interni tolse il dossier dalle mani del commissario, per-impedire
che fosse reso pubblico. Rimase nascosto fmo alla tarda estate,
quando i servizi segreti italiani lo comprarono, ad un prezzo onesto, e
10 girarono, tutto o solo una parte, alla Commissione Parlamentare
M
-
sulla P2.
n 12 settembre 1982, Licio Gelli fu nuovamente oggetto delle
dichiarazioni vendicative di Sindona. A Lugano, il commissario di
lla

polizia, Paolo Bernasconi, vide la registrazione di una intervista


televisiva della ABC, con un Sindona magro e provato nel suo
de

carcere in Missouri. li banchiere parlava di un enonne tesoro della


P2, accumulato con la vendita di anni, estorsioni, ricatti, sequestri, e
illegali trasferimenti di capitali, tramite Calvi e il suo Ambrosiano, in
collusione con la Banca Vaticana e Marcinkus. Riferiva Sindona che
a

il denaro serviva a finanziare governi neo fascisti nell' America


as

Latina, e in Italia per effettuare "Un golpe bianco", attraverso cui


controllare il governo con ]a corruzione di uomini in posizione
chiave, senza ricorrere ad una dittatura scoperta. Sindona
C

aggiungeva, con un sorriso cinico, che poche persone, Rockefeller a


parte, avevano un prezzo superiore al milione di dollari. E ]a
corruzione poteva essere solidamente integrata dal ricatto.

~~~
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38\10 .

Il tesoro della P2, secondo Sindona, era stato gestito da Gelli,


Calvi e Ortolani, il ricco banchiere, "nipote" del cardinale Giacomo
Lercaro, e fuggito in Uruguay dopo l'incursione in casa di Gelli,
dove aveva preso la cittadinanza brasiliana.
Sindona riteneva che Calvi avesse provato a trasferire gran

ia
parte del suo tesoro, dalle banche latino americane, per suddividerlo,
mascherato, in conti svizzeri. Gelli avrebbe provato a fare altrettanto,

or
con la sua parte di bottino. Bernasconi, affascinato, chiamò il giudice.
Jacques Foex a Ginevra, chiedendogli di far sorvegliare l'Union de

em
Banques Suisses, in riferimento ai trasferimenti di grosse somme
daU'America Latina, nei suoi conti. cifrati.
In linea con la legge per la prevenzione del riciclaggio, i
banchieri svizzeri avevano l'obbligo di rivelare i nomi degli
M
intestatari dei conti segreti, quando le autorità riuscivano a
dimostrare la frode. Visto che l' Ambrosiano aveva un buco di 1,4
miliardi di danari, e c' era ftode, Gelli si stava incamminando verso
lla

una trappola.
Lunedì 13 settembre, alle ore 15,00, unuomo di nome Luciano
de

Gari, così come recitava il suo passaporto, si presentò all'Unian de


Banques Suisses, pretendendo di ritirare diversi milioni di dollari, da
un conto cifrato. 11 dirigente della banca fece un cenno a due
poliziotti, che si fecero avanti per. arrestare il cliente. I suoi capelli
a

erano molto più semi di quelli di G.elli, portava i baffi, e. non aveva
as

occhiali con la montatura di acciaio. Ma il Venerabile Maestro non


aveva potuto mascherare anche le sue impronte digitali: fu trasferito ~

al carcere di Champ D'Onan, alla periferia di Ginevra.


C

~~~
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38\11
Panoram~ che aveva fatto seguire Ortolani~ giunse alla
conclusione che fosse lui il vero potere dietro la P2, e che avesse
sacrificato Gelli alla giustizia italian~ che si approntava ad
estradarlo. Secondo la rivista, il settantenne Ortolani era tornato in
Svizzera~ si era tinto i capelli di nero, accorciati i baffi, rassodato il
fisico con massaggi e sauna, e aspettava, sotto la falsa identità di
~

conte Dino Malates~ in agguato~ come un gatto di fronte alla tana

ia
del topo. Gelli~ di fronte al magistrato inquirente, giudice Maurice
Harari, insisteva neU' affermare che il denaro sui suoi conti "Bel

or
fagor e Casablanca", non proveniva dall' Ambrosiano: "Si tratta di
denaro che mi appartiene, depositato per un certo periodo di tempo

em
nella Banca Basifud di Umberto Ortolani~"in Uruguay. Lo stavo
portando in Svizzera per diversificare i miei investimenti".
Non era stato solo l'interesse per i 70 milioni di dollari a far
mettere a Gelli la testa nella bocca. del leone ~gli svizzeri sono dei
M
leoni quando si tratta di truffa~ ma. soprattutto, la neces.sità di
occultare il denaro, prima che fosse intrappolato nel naufragio della
bancarotta ftaudolent~ che aveva travolto Sindona.
lla

Panorama sosteneva che GeHr avrebbe trovato difficile evitare


l' estradizione dal sud America, con un' accusa del genere, specie con
de

i suoi amici argentini in ginocchio, dopo. il disastro delle Falkland.


Gelli, oltretutto, era anche sospettato di coinvolgimento in un altro di
quegli attentati mortali, del genere raccom"andato da Westmoreland, .
uno dei peggiori neUa storia dell' Europa moderna.
a

I magistrati sospettavano che questo nuovo attentato fosse


as

stato perpetrato per accelerare le condizioni del golpe bianco.


Volevano che GeUi fosse estradato in Italia, sulla base di accuse-ben
piÙ .serie, come l' insurrezioneannata e~l' attentato terroristico.. ~
C

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CAPITOLO 39
SANGUE A BOLOGNA

Il sabato mattino del 2 agosto 1980, sotto un sole bril1ante, la


stazione di Bologna, come ogni stazione nella maggior parte
d'Europa, era affollata di italiani e stranieri, per le vacanze. Alle
10,25, questa atmosfera al1egra fu seccamente sconvolta da una

ia
tragedia di sangue, morte e distruzione. L'intera ala sinistra della
stazione era esplosa. lJna esplosione aveva devastato la sala

or
d'aspetto, lasciando terribi1i ustioni suimorti e sui moribondi
intrappolati sotto le macerie. Fra il sangue, i vigili del fuoco, soldati

em
e volontari cercavano di aiutare i feriti e di tirare fuori i morti,
mentre una colonna di fumo gial1o~arancione si levava come un
fungo sopra illuogo della strage. La gente che abitava intorno alla
stazione si adoperò a portare i primi soccorsi. Dei volontari con CB
M
organizzarono un centro di coordinamento per una ventina di
ambulanze che facevano avanti e indietro.
Durante la giornata, gli ospeda1i lavorarono senza tregua;
lla

mentre molti medici tornavano d'urgenza dalle vacanze. Arrivarono


anche molti donatori di sangue. Per mezzal10ttel'ultimo cadavere ~
de

quello di un bambino~ era stato estratto dalle macerie. In tutto


furono contate 80 vittime innocenti, oltre a 200 feriti.
E per che cosa? Per il piacere di Geni?
Secondo Richard Brenneke "c'era ora panico nei corridoi di
a

Langley: gli attentatori questa volta avevano esagerato".


as

Il primo magistrato ad arrivare sulla scena, fu Antonio Vella,


già incaricato dell'inchiesta della strage del treno Italicus: soltanto il
pomeriggio precedente, aveva condannato uno dei suoi esecutori,
C

Mario Tuti. "lJn' altra azione tipicamente di destra per destabilizzare


il Paese", disse i1giudice, mentre guardava tristemente Ja scena. .

~-
J'tW'-'
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39\2

Perfmo a Roma credevano che l'attentato fosse opera dei neo


fascisti. Il capo di polizia, Giovanni Coronas, assegnò l'indagine al
suo vice, Emilio Santillo, il funzionario romano esperto del mondo
del terrorismo "nero". Aveva già interrogato centinaia di fascisti
responsabili per la strategia del terrore, risalendo fino agli attentati

ia
di Milano, nel 1969. Ma quattro anni prima, nell' estate del 1976, il
suo vecchio nucleo di investigatori esperti era stato

or
inspiegabilmente disciolto, quando cominciava ad arrivare al cuore
della cospirazione "nera".

em
Controllò quali dei maggiori terroristi "neri" erano spariti
prima del massacro, e infatti, il giorno prima. dell' attentato, Flavio
Campo, stretto complice di Stefano Delle Chiaie, si era fatto
arrestare di proposito con una accusa insignificante. Ma non c'era
M
traccia di Delle Chiaie, era sparito dal Paese, verso località
sconosciute, probabilmente in Sud America.
Quel che si sapeva era che, dopo essere fuggito in Spagna
lla

nel 1975, Delle Chiaie aveva gestito un ristorante~pizzeria, a


Madrid, El Appuntamiento, che era usato come luogo di incontri
de

segreti con i servizi segreti spagnoli, con cui organizzava spedizioni


contro i Nazionalisti Baschi. Ma nel febbraio '77, nel cuore di
Madrid, la polizia Spagnola regolare, trovò il suo arsenale colmo di
armi terroristiche ~documenti~ carte false, e" oro~ un magazzino
a

troppo pericoloso, anche per la Spagna.


as

Delle Chiaie e il suo fedele aiuto, Maurizio Giorgi, si


rifugiarono rapidamente presso la malavita di Marsiglia. Ma Elio
Massagrande, alleato principale di Caccola, fu arrestato assieme al
C

leader spagnolo del gruppo neo fascist~ "Warriors of Christ the


King", (soldati di Cristo, il Re).

J'~~
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39\3

In giugno, Delle Chiaie era a Parigi, protetto da membri di Ordre


Nouveau, e dai servizi segreti francesi, per cui aveva lavorato in
Africa, specie in Angola. Era tornato ad organizzare assassini neo
fascisti e neo nazisti per inserirli nelle reti rivoluzionarie, "The
Black Orchestra". Ma quando la polizia spagnola arrestò altri
quattro neo fascisti, separatamente, ma tutti forniti, nello stesso
modo, di documenti falsi ed ~_ dal loro interrogatorio si

ia
cominciò a capire i movimenti di Delle Chiaie. Per paura
dell'Interpol, Delle Chiaie fuggì in sud America, per cercare

or
protezione dal suo grande amico e fratello della P2, i-lburattino della
CIA, Pinochet.

em
(inserire squadriglie della morte Condur. organizzate da Delle
Chiaie in Cile per operare in tutta l' America Latina).
M
Trovatisi davanti ad un muro di depistaggio e
disinfonnazi one, i magistrati che investigavano sulla strage di
Bologna, furono colti di sorpresa, quando il servizio segreto
lla

svizzero, passò loro una richiesta di un avventuriero italiano, Elio


Ciolini, che era stato, sembra, un agente francese, ma ora era in
de

prigione a Losanna. Un individuo piccolo, di- circa 30 anni~ un


imbroglione professionista che operava in Italia e in. America
Latina, noto da molto tempo per assegni a vuoto, del valore di
diversi centinaia di milioni di lire, Ciolini era stato arrestato dagli
a

svizzeri con 1 'accusa di bancarotta fraudolenta, per 700 milioni di


as

lire.
Cercando di patteggiare, Ciolini, aveva dichiarato di essere in
possesso di informazioni importanti, riguardo l' attentato di
C

Bologna. Un interrogatorio prolungato produsse un poderoso


dossier, che gli svizzeri spedirono, per corriere diplomatico, ai
magistrati di Bologna.
Inevitabilmente, Panorama, riuscì ad ottenere una copia, e
pubblicò la storia di Ciolini nei dettagli: parlava di neo fascisti della
P2 e di una nuova Loggia a Montecarl0, che contava finanzieri
importanti e politici che, disse Ciolini, erano coinvolti in tul serrato
complotto contro la democrazia italiana.

J~~'
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39\4

J magistrati rimasero molto impressionati, e quindi decisero


di incontrare Cio1ini, in prigione. Disseiara che prima di arrivare in
Svizzera, aveva operato con Stefano Delle Chiaie in Sud America.
"Se mi farete uscire, posso confermare i vostri sospetti riguardo
Delle Chiaie, e le forze massoniche che sono dietro lui, nella strage
di Bologna".

ia
L'affare fu concordato nel dicembre 1981. Durante i mesi
seguenti, Ciolini, fornì varie informazioni scottanti. Raccontò che la

or
P2 aveva corso grandi rischi nel- 1979, quando le inchieste di
Firenze e Bologna, sul massacro dell 'Italicus, si erano indirizzate su

em
Gelli. Quindi il "Venerabile" aveva creato Wlnuovo "Grand Orient"
a Montecarlo. A Monaco non vi era alcuna organizzazione
massonica, ed essa sarebbe stata riconosciuta dalle grandi Logge
Internazionali come il "Comitato".
M
Gelli vi aveva trasferito diversi membri della vecchia P2, e
con la massima segretezza, aveva iniziato altri personaggi
dell' establishment politico ed economico, i cui nomi non erano
lla

presenti neg1i elenchi sequestrati daBa Guardia di Finanza.


Fra i membri minori del Comitato, Ciolini nominò Ezio
de

Giunchiglia (ucciso nel marzo 1982), ed E. Frittoli, che lavorava a


Montecarlo, nella. compagnia. Loc.adi di import export, con. degli
uffici in rue Saint Charles 5, il nuovo indirizzo postale della Loggia.
Il suo programma politico corrispondeva, in ogni dettaglio, con le
a

carte trovate in possesso della- figlia di- Gelli, Maria Grazia,


as

all'aeroporto. Dimostravano un cambiamento progettuale, del


tentativo di prendere potere, non con Wl colpo di stato tradizionale,
tipo SOLO o quello intrapreso da Borghese, ma con un "colpo
C

bianco", graduale, con la corruzione e il ricatto.


Il piano prevedeva il controllo della Magistratura, della
stampa, dei centri di finanza, ed il rinforzo dei poteri del Primo
Ministro, a spese di quelli del Presidente della Repubblica. E
sebbene evitava i colpi tradizionali, la cospirazione aveva sempre
bisogno della Strategia del Terrore, per ammorbidire e disorientare i
cittadini.

S(ML ~~
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39\5

Al rinascere del Terrorismo sanguinario, in Italia, tra la fme


del 1979 e l'inizio del 1980, la Loggia di Montecarlo, secondo
Ciolini, era divisa in 33 sezioni, ognuna con il proprio presidente,
diventando casi, "un cuore trapiantato di Massoneria ltaliana", ma
con ogni valvola che si apriva esclusivamente con Gelli; serviva da
centro di coordinamento per i poteri occulti, politici e finanziari che
giravano attorno al Maestro.

ia
Secondo Panorama, i magistrati di Bologna erano molto
interessati ad una serie di riunioni che sembrava avessero avuto

or
luogo all'Hotel de Paris e in una villa a Monaco, incentrati su
problemi economici, in particolare l'operazione Eni..Petronim.

em
,

In cambio della sua scarcerazione dalla prigione di Losanna,


Ciol1ni forni ai magistrati- documenti che descrivevano una riunione
di uomini di finanza italiani e di importanti politici, nel aprile 1980,
durante la quale essi esaminarono il ritorno della Montedison
M
all'industria privata e coordinarono la nuova fissazione di Borsa.
(durante l'estate '80, i titoli in questione ebbero un apprezzamento
lla

del 1000/0).
Tl'golpe bianco doveva- coincidere con un estate "calda" di
terrore, organizzata da Delle Chiaie e dai servizi segreti. La
de

riunione a Montecarlo, secondo Ciolini, diede il segnale a Delle


Chiaie, che doveva radunare i suoi vecchi amici di Avanguardia
Nazionale, ormai quarantenni, tra cui Maurizio Giorgi, che aveva
accompagnato il capitano Antonio Labruna, del Sid, in Spagna, per
a

incontrare Delle Chiaie, nel 1972, fomendogli un passaporto falso.


as

Panorama trovò Ciolini e trascrisse direttamente la sua storia.


Era stato in grado di fornire. ai giudici di Bologna i nomi degli
attentatori della stazione, perché il suo vecchio associato Federico
C

Federici, un avvocato fiorentino, l' aveva presentato ad Umberto


Ortolani, Gelli, e Delle Chiaie, tutti- membri- di una. organizzazione
terroristica, congiunta con. la, Loggia di Montecarlo di cui anche~lui
era divenuto membro.

~~
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39\6

Ma di tirare fuori la verità dal racconto in prima persona, di


Ciolini, e del suo coinvolgimento con la Loggia di Montecarlo, .

sarebbe un lavoro adatto per Angleton. Riassunto perderebbe le


sue sfumature. Ecco il testo integrale:
"lo sono un agente segreto, di 36 anni; cominciai a Firenze,
negli anni '60, dove incontrai un tedesco coinvolto nello spionaggio
militare. A quel tempo lavoravo per le Poste e c~ercavoqualcosa di

ia
meglio. Nel 1970, a Baden Baden, dove le truppe francesi erano di
stanza, il tedesco mi offrì un lavoro più interessante e più

or
soddisfacente: lavorare per il servizio segreto francese. Cominciai
l' addestramento, assalto e paracadutismo; adesso sono 12 anni che

em
faccio l'agente. Ho lavorato un po' qua e là, facevo parte
dell' esercito francese, di cui sono un ufficiale, e presi parte ad
esercitazioni nel Ciad ed in Zaire. Poi- ho lavorato tanto tempo nel
Medio Oriente, nel Libano, sempJe seguendo la strada del traffico di
M
affili. Come sono stato coinvolto nel massacro di Bologna?
Verso l~ fine del 1977, mi fu detto di prendere contatti con un
avvocato fiorentino, Federico Federici-, perché il Gran Mastro di
lla

Massoneria italiana, Lino Salvini~ aveva chiesto un aiuto aL suo


corrispondente, nella Massoneria francese, per fermare Licio Gelli,
de

che voleva diventare il capo di tutta la Massoneria italiana, e aveva


anche minacciato Salvini- fisicamente. Visto che in Francia,
Governo e Massoneria collaboravano, io fui mandato p.eTaiutare
Salvini contro Gelli.
a

Partito per Firenze,. CODun~collega franc.ese, Lambert,. presi


as

contatto con Federici. Il mio lavoro consisteva nel tenere lontano


Federici da Salvini, di farlo collaborare con noi e migliorare i suoi ~

legami con Gelli. Usando buone e cattive maniere, sono riuscito a


C

portare Federici dalla nostra parte. Gli ho promesso molti buoni


affari nel traffico di armi, e gli ho anche procurato la compagnia di
una bella donna di nome Pascale".

~w~
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39\7
"An'inizio del 1978, Federici mi portò ad una riunione nena
villa del proprietario di una società di trasporti fiorentina, Del Bene.
C' erano una mezza dozzine di persone, compreso re Hussein di
Giordania," ed un itala americano, proprietario di.una rete di stazioni
'TV, a New York, che trasmettono in italiano. Discutevano di affari.
Tramite uno degli uomini di Federici, un certo Ferrari, sono ".

stato presentato a Gelli, all'Hate] Excelsior a Roma. Fu aHara che

ia
capii che Federici non avrebbe fatto niente senza il consenso di
Gelli. Ho detto a Gelli che ero un italiano che viveva all' estero, in

or
affari con Federici, e che in quel momento stavamo facendo affari
con la Turchia, che doveva subire un embargo sugli armamenti, a

em
causa del conflitto di Cipro. I turchi cercavano di comprare anni e
aerei usati, in segreto. Quindi siamo andati a Ginevra, dove Federici
.
mi presentò ad Andrea von Berber e a un uomo che, a quel tempo,
era un capitano di Marina, Giorgio Balestrieri. Erano due massoni
M
esperti, sapevano come muoversi nel mercato. delle anni.. Tramite
una mia amica, Renata Ball, li ho fatti conoscere a Fred Horowitz,
che aveva contatti con un uomo di affari molto ricco, Adnan
lla

Khashoggi, un trafficante di armi Horowits aveva una entratura


privilegiata alla Oto Melara di La Spezia, e affermò di essere pronto
de

a vendere alla Turchia armi pesanti e congegni di puntamento anti


carro. armato e anti aereo.
Quanto ai Boeing, Federici andò direttamente da Sindona a
New York, dove il finanziere trovò gli aerei. Tutto andò liscio, a
a

parte 11fatto che Horowitz, q~ando si trattò di riscuotere, lo fece da


as

solo. Tuttavia, questo aiutò a leganni più strettamente a Federici,


von Berger e a Balestrieri del SID. "

Poche settimane più tardi, von Berger suggerì un. affare


C

migliore, tramite il banchiere Umberto Ortolani.


Quando ho conosciuto Ortolani, mi resi conto che era al
centro della cospirazione, con un gruppo massonico, che aveva
superato quello di Salvini, e aveva sede a Montecarlo. Sono
diventato membro tra il1978 e i11979. La mia tessera era intestata:
Masonic Excecutive Committee, con il mio vero nome, Elio Ciolini.

ct.~'
,"
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39\8

Avevo raccontato tutta la verità a Federici, che mi dava ormai


infonnazioni da passare ai miei datori di lavoro ftancesi. Ma
soltanto Federici sapeva del mio gioco, e mi proteggeva.
La sede del Comitato era neli 'ufficio dì una immobiliare, a

ia
nome di un certo Petruccione che, naturalmente, non aveva a che
fare con la Massoneria. L~u:fficio si chiamava "Locadi~~, e

or
ufficialmente il suo lavoro era di vendere terreni in ltalia~e in altre
parti. Si trovava al secondo piano di un edificio di quattro piani,

em
costruito negli anni '20, in avenue Saint Charles, 5. Quattro stanze,
in una delle quali c~era un archivio che conteneva gli elenchi dei
membri, e i verbali di riunioni che si tenevano regolannente.
Le attività della Loggia erano economiche, politiche e
M
militari. Gelli riceveva disposizioni dal!' America, e da certi politici
italiani del centro destra.
N el 1979, fui presente ad almeno quattro riunioni, nelle quali
lla

si discussero i problemi per l' acquisto di armi. Era presente Gelli,


Attilio Monti, ed' Eugenio Battelli, Gran Maestro di Massoneria
de

Italiana (che succedette a Salvini quando fu trovato con le mani


nella cassa); era presente anche il genera1e~Maletti del SID
(l' onnipresente amico dei colonnelli Greci).
La riunione più importante della Loggia di Monte carlo, o
a

Trilaterale ltalian~ ebbe luogo I'll aprile 1980, un venerdi. Ad un


as

certo punto, Gelli parlò di una azione "diversiva", che andava


affidata a Stefano Delle Chiaie. Calvi, Battelli, Federici e Maletti
erano presenti; Federici fungeva da segretario.
C

~~
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39\9

Appena prima deUa riunione, avevano discusso di un grande


affare, da effettuare con l'aiuto di certi istituti fmanziari americani.
La Trilaterale doveva comprare, per il gruppo Monti, titoli azionari
della Montedison con l'obiettivo di riportare il "colosso" chimico
nelle mani dell'industria privata. Ma Gelli disse che, c' erano certi

ia
gruppi, nel governo, contrari all'idea. Quindi l'azione di Delle
Chiaie avrebbe dovuto essere abbastanza sensazionale, da tenere

or
l'attenzione del governo e deJ1'opinione pubblica lontano dall'affare
Montedison, che avrebbe potuto andare in porto silenziosamente. ..

em
Per effettuare il piano, GeUi lasciò Montecarlo per Buenos
Aires. Federici ed io lo seguimmo poco dopo. Stavamo nel bar dello
Sheraton, quando apparve Delle Chiaie. Era arrivato dalla Bolivia,
dove lavorava per il Ministero degli Interni. Avevo già conosciuto
M
Delle Chiaie a Buenos Aires, sotto il nome di Vincenzo Modugno.
Aveva chiesto di parlare con me, da solo~ e quando conobbe le mie
idee anti comuniste, mi rivelò il suo vero nome, e mi propose di
lla

andare con lui a La Paz, per lavorare per il governo Boliviano.


Sei mesi più tardi, torn.ai a Buenos Aires, con il nome falso di
de

Paig Ange, e mi registrai all'Hotel Resident, dove avrei iniziato i1


mio lavoro con Delle Chiaie.
I miei veri capi, in Francia, volevano che raggiungessi un
accordo con il governo di La Paz, per lo sfruttamento di minerali
a

strategici, in cambio di forniture di armi. Speravo che Delle Chiaie


as

mi avrebbe aiutato ad effettuare questo accordo, visti i suoi agganci.


Mi trovò un lavoro nel '70, al dipartimento del Personale Generale
delle Forze Annate Boliviane, poi sotto il comando del colonnello
C

Zurita, nell'ufficio di censura e controllo della stampa. Andai a


vivere con Delle Chiaie e diventammo amici stretti. Mi chiese
perfino di mettere in ordine.le. sue. carte e i suoi appunti. Così. sono
venuto a conoscenza di mohi suoi segreti, compresi i nomi degli
uomini della sua organizzazione, l'internazionale Black Orchestra,
molti dei quali ho poi conosciuto in Bolivia.

k~~
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39\10

Uno degli amici di Delle Chiaie era Maurizio Giorgi, che


aveva la base in Argentina, ma che collaborava con la Din~ il
servizio segreto di Pinochet in Cile. Dagli appunti di Delle Chiaie~
ho capito che Giorgi aveva collaborato con due agenti cileni~ Pedro
Ewing e Bournes Serda, nell 'uccisione degli oppositori di Pinochet,

ia
compreso l' attacco al generale Carlos Pratt e a1leader DC, Bernardo
Leighton.

or
A Buenos Aires, Giorgi collaborava anche con Sandro
Saccucci~ (illuogotenente di Borghese nel golpe del 1970), dove era

em
editore della rivista fascista "Confidentia", stampata in varie lingue,
compreso l'italiano.
Poi c'era Pier Luigi Paglia, che usava il nome di Mario
Bonomi~ e che lavorava per i servizi segreti della Bolivia (più tardi
M
assassinato in maniera brutale). E c'era Carmine Palladino (anche
lui assassinato più tardi). Palladino era stato con Del1e Chiaie dal
1962. Arrestato nel "1964,per un attentato contro la RAI, era stato
lla

usato da Del1e Chiaie come corriere, per recapitargli soldi e notizie


dall 'Europa in Bolivia. A Roma, gestiva una delle compagnie
de

ombra di Delle Chiaie, la Stampa Odelprima.


Venti giorni prima della strage di Bologna, nel luglio del
1980~ tre degli uomini di Delle Chiaie si incontrarono con Palladino,
a Roma, nella sede dell'Odelprima. Il primo si chiamava Joachin
a

Fiebelkorn, lavorava come istruttore militare a Santa Cruz in


as

Bolivia, per il Ministero degli Interni. Per un periodo, aveva


organizzato i servizi di sicurezza per un potente agricoltore, Suarez,
che vendeva la cocaina prodotta ne11a sua piantagione, assieme ad
C

un colonnello, Aurelio Coca. Un altro degli uomini era Olivier


Danet, detto il "nonnanno", un mercenario che aveva lavorato per
molti anni in Africa, con Bob Denars e molti altri mercenari, al
soldo precedentemente dell' Aginter Press, l' agenzia portoghese del
Fascio Internazionale. Il terzo uomo era Karl Heinz Hoffinan, un
trafficante tedesco di armi con il Medio Oriente, responsabile per
aver messo in piedi una organizzazione fanatica fascista tedesca.

~~~
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39\11

Seguendo le disposizioni e gli ordini di Delle Chiaie,


Fiebelkorn si portò a Roma dalla Bolivi~ Danet dal Gabon, e
Hoffman da Monaco in Baviera. Degli italiani, due erano già in
Jtalia: Pier Luigi Pagliai e Maurizio Giorgi giunti da Buenos Aires,
il 26 giugno. Infine sette giorni prima del giorno fissato per

ia
l' attentato, Delle Chiaie doveva tornare in Europ~ il 26 luglio~ con
un passaporto boliviano o con il nome di Modugno o con un altro

or
nome di copertura, Ramiro Fernandez Valverde. lo stesso prenotai
il suo biglietto, Buenos Aires~Rio Parigi con Air france

em
oeIl' Agenzia a Buenos Aires in Florida. Delle Chiaie rimase a
Parigi fmo alla fme di agosto. Gli ho telefonato parecchie volte, al
numero 500501 che era dell 'ufficio di una azienda di nastri per
videocassette. "
M
Il racconto di Ciolini terminava con l' affermazione di~aver
litigato con Delle Chiaie, in Bolivia, all'inizio del 1981, quando
scoprì che Delle Chiaie stava ostacolando un affare di minerali
lla

strategici, con i boliviani, per conto della Francia. Per vendicarsi di


Delle Chiaie, Ciolini affermò di averlo denunciato come terrorista al
de

Ministero degli lntemi boliviano, rivelando anche la propria vera


identità di agente del governo francese. Ma Delle Chiaie aveva
amici più forti a La paz; e Ciolini dovette fuggire per salvarsi la
vita. Tornato in Svizzera, scoprì che la sua donna, Renata Ball, l'ex
a

moglie di Horowitz r aveva denunciato per averle rubato i


as

"risparmi" ed era soltanto ora, dopo sei tristi mesi di prigione, senza
amici, che si era rivolto ai- magistrati di Bologna. Quando
controllarono la sua storia, trovarono che vari episodi sembravano
C

autentici, lo fecero scarcerare, per permettergli di raccogliere le


prove documentali che aveva promesso.
Tl 15 aprile '82, i magistrati di Bologna emisero un m"andato
di arresto per Delle Chiaie e i fascisti di Avanguardia Nazionale. I
magistrati credevano di aver identificato, grazie alle rivelazioni di
Ciolini, gli autori dell'attentato: Delle Chiaie, Maurizio Giorgi,
Pierluigi Pagliai, Joachin Fiebelkorn e il francese Olivier Danet

~&L~
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39\] 2

Un giornalista dell 'Europeo, Roberto Chiodi, confermò che


Delle Chiaie era stato a Parigi nell'agosto 1980, come affe011ava
Ciolini. Chiodi riuscì ad intervistare il terrorista nel suo albergo.
Chiodi fu portato nel luogo segreto per l'intervista, da Carmine
Palladino, un giovane con capel1i folti e neri, baffi scuri, occhi

ia
sempre allerta, ed un modo felino di camminare. Palladino lo portò
all' appuntamento, evitando i potenziali nemici del suo capo,

or
passando attraverso un albergo di Bruxelles, poi prendendo un treno
a Parigi, dove aspettarono in un hotel di Montmartre, la chiamata

em
che avrebbe confermato l' appuntamento. Finalmente, trovarono il
capo terrorista, appena arrivato dalla Bolivia, in uno di quegli
alberghi grandi e scadenti che sono sorti intorno al Etoile.
Per sei ore, Delle Chiaie si sfogò per essere stato usato come
M
vittima nel golpe Borghese; ce I'aveva con la maggior parte dei
leader MSI, come Almirante e Rauti, defmendoli dei rinnegati che
lavoravano più per il sistema che per l'Internazionale Fascista.
lla

Anche se molto di quel che raccontò Ciolini venne provato,


Panorama, in intensa concorrenza con 1'Europeo, concluse che
de

alcuni dei suoi cosiddetti documenti sembravano solo


disinformazione e depistaggio; però erano propensi a credere che le
carte riguardo la strage dì Bologna fossero autentiche.
Per saperne di più, seguirono la pista dell'America Latina, e
a

quel giro turistico dette la certezza che i regimi militari locali


as

usavano la feccia degli esuli nazifascisti, come Klaus Barbie, per


fare illavoro più sporco, per conto dell' Agenzia.
C

~~~
i,
,.
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..

CAPITOLO 40
BORDELLO BOLIVIANO

Interessato alla reazione di chi indagava al cocktail di verità e


fantasia di Ciolini, Panorama intervistò il magistrato di Bologna,
Aldo Gentile, sottolineando che Ciolini aveva un passato conosciuto
per frode e falso. II giudice rispose di esserne consapevole, ma che
molte delle piste che Ciolini aveva indicato riguardo al massacro di

ia
Bologna, si erano rivelate verosimili. Quando Panorama chiese
perché la polizia tedesca aveva immediatamente rilasciato

or
Fiebelkorn, per mancanza di indizi ~visto che un testimone l'aveva
visto in Bolivia, il giorno dell 'attentato~, il giudice rispose: "Noi

em
abbiamo le prove che a quel tempo l'uomo era in zona." Il giudice
non aggiunse altro, per l' obbligo di riservatezza, con il processo
imminente. "Si può affermare comunque che Fiebelkorn è
coinvolto", aveva concluso.
M
Ciolini aveva conosciuto Fiebelkorn in Bolivia, e l' aveva
definito un ubriacone e un donnaiolo, molto legato a Delle Chiaie,
che lavorava a La Paz per il ministro degli Interni Luis Aree Gomez,
lla

che era nella Giunta del generale Luis Garcia Meza Tejada, al
potere dopo il golpe del 1980.
de

11 golpe era stato promosso e sostenuto dal Presidente


argentino Jorge Viola e dal capo deBe Forze Annate, generale
Galtieri, che avevano inviato a La paz i loro specialisti, per
organizzare le squadre della morte. Il principale sindacato boliviano,
a

Central Obrero, fu scompaginato e i suoi militanti torturati e


as

assassinati. J fondi per il golpe erano stati forniti da Roberto


Suarez, conosciuto come l'Idi Amin delle Ande, il maggiore
trafficante di cocaina andino.
C

J~~~
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40\2

Come forze della sicurezza, il generale Meza e Arce Gomez


impiegarono un gruppo comprendente tedeschi, francesi e italiani,
compresi Klaus Barbie e Stefano Delle Chiaie, il gruppo era
addestrato da un ufficiale para militare della CIA, Adgar Moffett III,
già raffmato organizzatore di torture per Papa Doc Duvalier, il Ton
Ton Macon.
Il risultato dell' avvento al potere di Garcia Meza, per i

ia
trafficanti di droga, fu l'incremento del fatturato annuo, che passò
da 2000milioni di dollari l' anno a 7000milioni. I trafficanti avevano

or
garantito la sostanziosa somma di 70milioni di dollari al golpe.
Panorama ottenne i particolari del golpe, nonché gustose

em
descrizioni dei nazi fascisti coinvolti, da una intervista rilasciata da
un compagno di Fiebelkorn, che 10 descrisse come un fanatico
nazista e ruffiano. "fummo ingaggiati insieme, a metà del 1978.
Eravamo tutti politicamente schierati. Fiebelkorn aveva molti soldi,
M
grazie allo sfruttamento di quattro puttane a Francoforte. Quando la
polizia cominciò ad interessarsi a lui, scappò in sud America. Era
un collezionista di uniformi, emblemi e insegne della Wehnnarcht e
lla

delle SS. Aveva una uniforme nera delle SS che indossava nelle
serata di gala, per far bella figura con gli ufficiali boliviani. Prima
de

di giungere in Bolivia, Fiebelkorn era stato in Paraguay, ad


Asuncion, dove i nazisti sono i ben venuti. Viveva all'Hotel
Guarany e frequentava i migliori bordelli. Arrivava di notte a
cavallo, con la pistola alla cintola. Una sera, alla Freccia Rossa, di
a

fionte ad una bella prostituta, sfidò l' anziano Adolf Meineke, al


as

roulette russa. il vecchio tirò fuori la sua 38. Per Joachin il colpo fu
a vuoto, Meineke invece morì sul colpo. La polizia di Stroessner
(dittatore ad Asuncion) maltrattò Fiebelkom per un po', poi lo
C

rilasciò alla frontiera argentina.

~~,
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40\3

A Santa Cruz, Fiebelkorn organizzò un gruppo di mercenari


tedeschi. L'amico più intimo di Joachin era il sessantacinquenne
Hans Stellfeld, un ex della Gestapo, fuggito in sud America alla fine
della guerra. Era istruttore militare e trafficante di droga, nonché
importatore di armi dagli USA.
n nostro gruppo era in contatto diretto con il centro nazista di
La Paz, diretto da Klaus Altmann ~alias Klaus Barbie~ che era

ia
consigliere del governo. Il nostro punto di incontro era il ristorante
Bavaria. Lì, era tutto gratis per gli alti ufficiali ed i trafficanti di

or
armi, comprese le donne. Fu lì che si pianificò il golpe del generale
Garcia Meza. Tutti ci tenevano. Il nostro grande protettore era il

em
generale Hugo Echevarria, comandante del secondo corpo di armata
a Santa Cruz. Facevamo viaggi fmo negli USA, per procurargli
armi sofisticate. Echevarria era un boss mafioso, e trafficante di
droga per conto di Roberto Suarez, uno dei cinque maggiori
M
produttori di cocaina. Suarez ci mise a disposizione una villa, in via
Paraguay (tel:32543). Era conosciuta come il quartiere generale di
Fiebelkorn. Eravamo addetti alla sorveglianza del traffico di
lla

cocaina. In Bolivia la coltivazione della coca è legale, e in Columbia


le piantagioni sono ovunque. Due terzi del prodotto è trasformato in
de

"pasta nera", che vale 8000dollaí-i al chilo sul mercato. Dalla pasta
nera viene raffmata la cocaina bianca che vale 52milioni di dollari al
chilo. Un affare dai grandi guadagni che arricchisce l'apparato
militare che controlla il Paese. Il centro di Suarez si trovava di
a

fronte al cinema Florida, a Santa Cruz. Noi portavamo la merce


as

all' aeroporto, dove Suarez disponeva di 28 piccoli aeroplani, e due


di noi dovevano accompagnare il pilota.
C

cf~~
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40\4

Atterravamo su una stTiscia ricavata neHa giungla, vicino alla


frontiera brasiliana, dove restavamo in attesa degli intermediari
colombiani. In un primo momento i Colombiani avevano usato il
tTucco di impacchettare banconote di dollari intorno a vecchi
giornali, poi abbiamo installato sul campo due bazooka, ed' aHora
hanno pagato regolannente. Una volta, al ritorno, avevo in mano
quattro milioni di dollari. Venivamo pagati con SOmila dollari al

ia
mese, ma non sapevamo come spenderli, visto che per noi era tutto
gratis. C' erano anche cinque donne tedesche. Una girava film

or
pomo, che facevano impazzire i colonnelli boliviani. Barbie.
insisteva a dire che dovevamo impadronirci del Governo, prima che

em
i comunisti tTasformassero la Bolivia in una altTa Cuba. Con
Stefano Delle Chiaie e Pier Luigi Pagliai, i tedeschi organizzarono
un servizio di sicurezza. Fecero delle liste di sindacalisti che
minacciarono di pestare. Gestivano una particolare camera di
M
tortura. Il loro consigliere politico era uno degli avvocati più
conosciuti in Bolivia, Adolfo Ustares, l' amministTatore della fortuna
fatta con la droga del Presidente Ugo Banzer. "Dobbiamo
lla

ammazzare tutti i comunisti" diceva Ustares.


Quando venne dato il via al golpe, il nostTo compito
de

consisteva nel prendere il centTo di Santa Cruz. Con un carro armato


dovevamo scovare tutti i ribelli e non fu difficile. I militari fecero un
massacro. Ostares, fu nominato presidente della Corte dei Conti.
n regime di Garcia Meza fece miracoli per noi. Spostammo il
a

nostTo quartiere generale in un edificio vicino all' aeroporto, ed


as

installammo due mitragliatrici sul terrazzo. I generali avevano


deciso di prendere in mano l'intero giro di affari, tagliando fuori gli
intermediari. Si trattava di un affare da due miliardi di dollari. Fino
C

ad allora era nelle mani di cinque boss dei quali uno era Suarez.
Ma Garcia Meza e il generale Arce Gomez non volevano solo una
percentuale sulle entrate, volevano tutto.

d~~~
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40\5

Arce Gomez, come mmlstro degli interni, ci chiamò e ci


diede i nomi dei 140 trafficanti di droga a Santa Cruz. Nessun boss
era incluso; il governo voleva iniziare facendo fuori i pesci piccoli.
Era anche un modo per far vedere agli americani, che si stava
facendo pulizia del commercio di droga. Tutta la cocaina doveva
essere consegnata al Governo. Avevamo dei 1asciapassare speciali,

ia
fomitici dal Ministero degli Interni: eravamo il gruppo di
Commando Speciale. Fiebelkorn era splendido nella sua uniforme

or
di SS. Le donne gli portavano fiori e brindavano "Heil Hitler".
Durante i primi mesi del 1981, facemmo pulizia a Santa

em
Cruz, arrestando chiunque volessimo. Requisimmo una ventina di
macchine e quasi 300mila dollari in contanti. Ma non durò a lungo.
Con la caduta di Garcia Meza, Arce Gomez dovette rassegnare le
dimissioni. Echevarria non era più il comandante a Santa Cruz.
M
Giorno dopo giorno perdemmo i nostri poteri e i nostri privilegi, e
fummo minacciati anche di arresto. Quindi tagliammo la corda.
Fiebelkorn fuggì in Brasile con le sue due ragazze."
lla

Per controllare questa storia straordinaria, un giornalista a


Wiesbaden, chiese all'ispettore Terstiege della Bundes~
de

Kriminalamt, di fare ricerche su Fiebelkorn, al computer, ma non


trovò nulla. Comunque i magistrati di Bologna continuavano a
essere convinti che durante l'estate del 1980, Fiebelkorn avesse
lasciato la Bolivia su incarico di Delle Chiaie e che fosse venuto, in
a

Italia, per piazzare la bomba alla stazione di Bologna. A quanto


as

sostiene l' amico di Fiebelkorn, che rilasciò quella intervista a


Panorama: Joachin spariva in continuazione per missioni misteriose,
e nessuno sapeva mai dove andasse.
C

La caduta del generale Garcia Meza, anche questa architettata


dalla CIA, era tipica delle operazioni dell'Agenzia. Quando i
minatori della Bolivia, finalmente, rifiutarono di lavorare ancora
nelle miniere, alle condizioni crudeli imposte dal regime diMeza, la
CIA, per assicurarsi la produzione, fece fuori il dittatore, e fece
insediare un governo civile che comprendeva due ministri di
sinistra, uno per le miniere e uno per illavoro.

cf~ ~,
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40\6

Cominciarono a circolare voci che Delle Chiaie avesse


seguito i suoi due protettori, Garcia Meza e Arce Gomez, in
Argentina, dove in effetti viveva tranquillamente, in un albergo
lussuoso a La Paz, lavorando ancora per il Ministero degli Interni, in
possesso di due passaporti. Delle Chiaie raccontò ad un giornalista
dell 'Espresso, che quando si diffuse la notizia che l' apparato

ia
militare boliviano stava per consegnare il potere ad un governo
civile, la CIA e il Massad entrarono in azione. "Eppure io continuai

or
a muovermi liberamente per La Paz. Tutti conoscevano il mio
indirizzo; ma io predisposi adeguate misure di sicurezza. Se fossero

em
giunti armati sarebbero stati accolti con le armi. Ma non vennero.
Dissero di aver perso le mie tracce; eppure non mi ero mai mosso
dalla città. non agirono perché io non ero da solo. Per Pagliai fu
diverso, fu più duro."
M
Secondo Delle Chiaie, Elio Ciolini, era stato pagato 200mila
dollari, dal giudice Gentile per organizzare un raid e catturarl0
insieme a Pagliai in Bolivia, per spedirli, poi, in Italia per il
lla

processo. L'operazione "Pall Mali", li doveva portare al di là del


Lago Titicaca, fino nel Peru e da lì in Italia.
de

La prima domenica di settembre, secondo Delle Chiaie,


Ciolini aveva ricevuto 30milioni di lire (circa 30mila dollari), da
Gentile, nel bar della stazione di Ginevra. Ne doveva ricevere
altrettanti da Miglione, funzionario del servizio segreto italiano, la
a

domenica successiva, nello stesso. posto. "Appresi i fatti,


as

immediatamente ~disse Delle Chiaie~ perché avevo fatto sorvegliare


Ciolini, per un po'. Ora Ciolini ci serve vivo non morto. Può
continuare a gironzolare per Ginevra, consumando i suoi piatti
C

preferiti nel ristorante accanto all'Università. Ha più da temere dai


suoi capi che da noi. Forse lo vorranno eliminare, per evitare che
possa raccontare chi l'ha pagato e perché. Per il momento può
anche togliersi la barba e gli occhiali. Quando giungerà la sua ora,
non gli serviranno a nulla.

J(M>V~~
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40\7

Un complotto, ancor più sinistro, venne alla luce quando


giunse una proposta a Roma, dalle nuove autorità boliviane:
"Abbiamo sotto controllo il vostro terrorista, Pier Luigi Pagliai, se
volete 10possiamo catturare."
Era risaputo che Pagliai, facesse parte di una squadra di sette
italiani, sotto Delle Chiaie, che erano stati assunti dal Ministro degli

ia
Interni, Luis Arce Gomez, che era stato fatto destituire, come
uomini per la sicurezza deUa Giunta nel commercio di cocaina.

or
Il Ministero degli Interni ora asseriva che Pagliai aveva il
compito di innescare una campagna di terrore a livello nazionale,

em
assassinando il Presidente, Silez Suazo, provocando tanto
scompiglio, da legittimare un' altra scalata al potere da parte delle
Forze Armate.
A Roma, il capo del Ministero italiano dell 'Ufficio di
M
coordinamento deBe Operazioni Speciali degli Interni, (UGICOP),
noleggiò prontamente un aereo per mandare una squadra di
commando, per prendere Pagliai e Delle Chiaie, anche se il motivo
lla

di una organizzazione così costosa non era del tutto chiaro.


Un sabato mattina luminoso, nell'ottobre 1982, unjet Alitalia
de

lasciò Roma, per La Paz, con circa 40 agenti della polizia, membri
del SISDE, e agenti della CIA. Molti testimoni descrissero
l'uccisione di Pagliai. Alle 11 della mattina, a Vera Cruz, la vittima
fu intravista su una Toyota, accanto alla Chiesa di N ostra Signora di
a

Fatima. Una Landa bianca e altre quattro macchine lo circondarono.


as

Pagliai alzò i fmestrini della sua auto e mise entrambi le mani dietro
la nuca, rimanendo immobile. Un uomo biondo e alto si avvicinò
all' auto, fracassò il vetro, e sparò due colpi diretti alla gola e alla
C

testa di Pagliai.
Quella stessa domenica ~isse DeBe Chiaie~ il nuovo
governo di Siles Zuazo, sotto pressione dell' ambasciatore USA,
Carr, che si comportava come se la Bolivia fosse una provincia del
suo impero~ emise un decreto di espulsione per me e Pagliai.

J~~~
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40\8

In Italia, il giornalista dell 'Espresso chiese al giudice Gentile


se fosse vero che era pronto ad emettere un avviso di cattura per
Gelli, per complicità nella strage di Bologna.
"Lo stiamo considerando", rispose blandamente, il giudice
Gentile. "lei crede ~chiese il giomalista~ che la strage sia stata

ia
decisa ad una riunione a Montecarlo, I'll marzo 1980, come viene
asserito da Ciolini?". Gentile non rispose.

or
A quel punto, il potere di Gelli e della P2, divenne
spaventosamente manifesto. Senza preavviso, il Consiglio Superiore

em
della Magistratura, accusò il giudice Aldo Gentile di aver abusato
delle sue funzioni di giudice, avendo agito più come membro di
polizia giudiziaria o dei servizi di sicurezza, e lo rimosse
dall'inchiesta dell'Italicus e della strage di Bologna. Anche il
M
giudice Angelo Vella ~ che in quegli anni aveva seguito la pista,
suna Massoneria Internazionale, esulI' assassinio del giudice
Occorsio~ , fu trasferito, come il capo procuratore a Bologna, Guido
lla

Marino. Non c'erano precedenti simili nella storia dell'attività del


Consiglio.
de

Una marea di testimonianze false spuntarono sulla stampa


italiana, accusando il giudice di aver usato fondi statali, per pagare
uno spergiuro contro persone innocenti. Ciolini ritornò in carcere, a
Losanna, in attesa dell' estradizione per calunnia. Per niente
a

scoraggiato, affennò dalla sua cella, che ora avrebbe rivelato


as

qualcosa che avrebbe coinvolto i diplomatici italiani in Svizzera, i


Servizi segreti e la magistratura.
11 Console italiano a Ginevra, anch'egli massone, e che
C

aveva fatto visita a Gelli in carcere, aveva agito in collusione con gli
agenti dei Servizi Segreti italiani, mandati in Svizzera per
indottrinare Ciolini. Tutti e tre furono posti sotto accusa.
E proprio quando la Commissione Parlamentare sulla P2
stava facendo del suo meglio per smascherare il ruolo di Gelli e le
sue implicazioni. . . . . . . . . . . . .( riga illeggibile)

~~-
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40\9

Il giudice Achille Gallucci, capo procuratore, arrivò alla


conclusione che la Loggia era stata, in effetti, segreta ma non
illegale. Solo Gelli e il colonnello Antonio Vizzier, del SID, furono
posti sotto accusa per spionaggio e frode. E GeUi e Ortolani furono
accusati di aver truffato il Banco Ambrosiano. Tutti gli altri furono

ia
prosciolti e considerati solo degli ingenui gonzi.
Quando a Tina Anselmi fu chiesto se riteneva che

or
l' organizzazione occulta fosse ancora viva, rispose: "Si può sentire
la sua influenza dovunque. Può ancora influire sulla vita politica del

em
Paese. Anche se molto è stato scoperto, ci sono ancora molti uomini
importanti che lavorano per Geni, specie in America meridionale,
dove ]' organizzazione e pienamente operativa". La Commissione,
inoltre, era in possesso di un'altra lista di 300 membri importanti,
M
ma i cui nomi non potevano essere rivelati, fmo al rapporto
parlamentare finale. E, nonostante ancora non si fosse fatto il nome
di nessuno, era per il momento importante che Gelli fosse
lla

considerato l'unico potere dietro le quinte.


Alcuni membri della Commissione sembravano voler
de

procedere con cautela, per timore di uno scandalo, così grande da


minacciare la sopravvivenza della Repubblica; ma il deputato
Anselmi insistette: "la verità va accertata, a qualsiasi costo."
Anche lei dovette frenare. Nel giugno 1983, fu sciolto il
a

Parlamento, molto prima del termine stabilito, mandando allo


as

sbando, ipso facto, la Commissione Anselmi. Ma così grande era la


determinazione dell'opposizione di arrivare alla verità, che Anselmi
fu nominata ancora capo della nuova Commissione.
C

Neanche i magistrati si arrendevano. Cominciarono a venire


in superficie i dettagli riguardo la pista fascista delle Strategia Del
Terrore e dei tentativi di colpo di stato, specie ora che alcuni, di
quelli sotto accusa, avevano cominciato a parlare.

J~~'
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40\10

Il terrorista Paolo Aleandri ammise che per oltre un anno si


era recato regolarmente all'Hotel Excelsior di Roma, per ricevere
gli ordini, da Gelli, per le operazioni "nere", e che Gelli lo riceveva
sempre, anche se vi erano ministri o capi di Servizi segreti che
attendevano in anticamera. Passava quindi gli ordini, disse

ia
Aleandri, alla leadership di Ordine Nuovo, neo nazista di Delle
Chiaie. Aleandri confessò anche di essere stato accusato di

or
mantenere contatti con Giulio Andreotti.
Durante la notte di martedì 9 agosto 1983, solo 10 giorni

em
prima dell'estradizione, Gelli, sparì dalla sua cella nel carcere di
massima sicurezza, vicino Ginevra. Il suo avvocato, Dominique
Porcet, affermò, "basandosi sulle macchie di sangue e su un ago
ipodermico, trovato nella cella vuota, che il suo cliente era stato
M
rapito. Il giudice Foex apparve essere d'accordo, sostenendo che
certi elementi, come i segni di violenza nel corridoio, 10 inducevano
a credere che Gel1i non avesse abbandonato la sua cella
lla

volontariamente. Ma fu presto chiaro, che la violenza era stata


deliberatamente inscenata. Le guardie carcerarie dissero che
de

dovevano essere stati utilizzati tre duplicati di chiavi; uno, per la


cella di Gelli~ il secondo, per il corridoio, e il terzo per il cortile del
carcere. E infatti non mancava alcuna chiave; fu ugualmente
misterioso, come Gelli e chi 10 salvò, fossero riusciti a scavalcare un
a

muro di sicurezza interno di 23 piedi. Le guardie carcerarie di


as

sorveglianza, alle 3,30 a.m., trovarono un buco nel recinto, che


circondava il cortile esterno del carcere. Fecero un controllo delle
celle, ma nessuno mancava: solo dopo quattro ore, quando Gelli
C

mancò all' appello per la colazione, le guardie scoprirono un


manichino nel suo letto, con il suo pigiama, imbottito di kleenex.
Notizie di stampa rivelarono che una guardia carceraria era
stata pagata 10mila dollari, per accompagnare Gelli al di là della
frontiera francese, solo un miglio dalla prigione.

(ancora sulla fuga diGelli e passi successivi)

J~~~
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40\11

Nel frattempo l'arroganza di Delle Chiaie e la sua evidente


protezione dall'alto, risaltarono, quando egli fece ritorno in Italia,
nel 1983, clandestinamente, ed apparve in due trasmissioni

ia
televisive successive di più ore, dal suo nascondiglio segreto. Da
una delle svariate stazioni televisive indipendenti d'Italia, annunciò

or
che avrebbe difeso la propria posizione politica, sia dagli estremismi
della Destra che della Sinistra.

em
Duri esponenti neo fascisti della Destra, tuonavano che era
ora di eliminare questi "eroi gloriosi", anche se si trattava di Delle
Chiaie e di Franco Freda, perché erano stati strumenti della polizia,
avevano trattato con i servizi segreti, sia esteri che nazionali, e teso
M
delle trappole ad altri terroristi fascisti. Gli Ultrà suggerivano di
eliminare tutti i pentiti, che agivano come spie, che si opponevano
alle loro vedute neo naziste o che semplicemente sapevano troppo.
lla

I fini di questa violenta campagna denigratoria furono chiari


quando, ad uno ad uno, tutti coloro che erano implicati con Delle
de

Chiaie nell' attentato di Bologna, cominciarono a sparire. Carmine


Palladino, braccio destro di Delle Chiaie, nel cortile del carcere di
Novara, fu preso e strangolato da Pier Luigi Concutelli, il terrorista
all'ergastolo per l'omicidio Occorsio *(nota).
a
as

*(nota)
16 mesi prima, Concutelli e Mario Tuti avevano già ucciso
Ermanno Buzzi, un altro terrorista in carcere per l' attentato di
C

piazza della Loggia a Brescia. Buzzi aveva chiesto di parlare con i


magistrati, ma non riuscì mai a farlo.

J~ 0J,
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40\12

L' automobile di Maurizio Giorgi, altro compagno di Delle


Chiaie, fu crivellato di colpi da una mitraglietta. Fiebelkorn e Danet
sparirono senza lasciare tracce, mentre Delle Chiaie accusava a gran
voce 10 Stato di essere il mandante della strage di Bologna, e di
tentare di depistare le indagini, uccidendo o provando ad uccidere

ia
tutti i neo fascisti, che erano i capri espiatori.
Che Delle Chiaie fosse protetto molto in alto era sempre stato

or
evidente. Il SID sosteneva che avesse lavorato da sempre con
l'ufficio Affari Confidenziali, cioè con Federico Umberto D' Amato,

em
l' amico di Angleton. Giannettini 10 aveva testimoniato in diverse
occasioni. Nonostante D' Amato negasse di~ aver mai conosciuto
Delle Chiaie, tale affermazione fu contraddetta, sotto giuramento,
ne11983, dal capitano del SID Antonio Labruna, alla Commissione
M
Parlamentare d'inchiesta su la P2.
Incredibilmente, Delle Chiaie fu prosciolto daTI'accusa di
lla

essere coinvolto nella strage di Bologna. Invece furono accusati di


aver piazzato la bomba due giovani neo fascisti, Valerio Fioravanti
e Francesca Mambro, la sua compagna.
de

Resta da stabilire quale fosse la relazione tra questa coppia di


terroristi e Licio Geni. Nel rrattempo, oltre oceano, gli autori della
macchinazione lran~Contra, venivano mascherati dall' ex agente
CIA Richard Brenneke.
a
as
C

~
cf~ ~
.: Platinum Sponsor: Provincia di Brescia - Regione Lombardia - Comune di Brescia
!
I'
.,~'

CAPITOLO 41
IRAN GATE

L'accanito terrorismo "anti terrorista" di Ted Shackley


avrebbe portato direttamente ad uno degli scandali più memorabili
del secolo: l'Irangate. Avrebbe anche aiutato a comprendere

ia
indirettamente l'enigma della Strategia del terrore in Italia. Nella
necessità di reperire armi con cui portare avanti la guerra contro

or
l'Iraq, l'Iran, le cercava ovunque,- e. trovava vari gruppi disposti a
soddisfarlo.

em
L' agente Brenneke, disilluso dagli affari con la droga, decise
di sistemare le sue fmanze, rispolverando la sua esperienza nel
traffico di armi, puntando sui contatti che aveva sviluppato con gli
intermediarî rraniani~ al~momento ill cul trasportava vfa aerea, gli
M
ebrei fuori dall'Iran. Aveva anche contatti importanti con la
InteHigence francese, riguardo la situazione interna iraniana. I più
importanti fra questi contatti fra:i1cesi erano gli agenti Bernard
lla

Veillot, un ex pilota della Marina diventato poi trafficante di droga,


che era in stretti rapporti con gli ufficiali den' Aeronautica !raniana,
de

e il colonnello Robert Benes, responsabile per le questioni di


Intelligence estera, per le ex colonie francesi.
Ma Brenneke si trovò presto a contrastare una pesante
concorrenza, che non era facile da individuare, visto ehe il governo
a

USA aveva ufficialmente dato vita all"Operazione Staunch" per


as

convincere tutti, all' embargo di vendita di armi all'Iran.


C

J~~,
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41\2

Ma accadde che Reagan, Bush, Meese, Casey, McFarlane,


Poindexter e North erano costretti, sotto ricatto, ad effettuare una
vendita segreta di anni al Paese assediato da Ayatolla furiosi. E fu

ia
ancora una volta con la "Squadra segreta" di Shackley, che
trattarono, per portare avanti questa missione.

or
Tre americani erano stati presi a Beirut, compreso il capo
sezione della CIA, William Buckley, che aveva gestito le attività

em
anti terroristiche per l'Agenzia, a livello mondiale. Come ex di
Shackley nel Vietnam e nell'Iran, BuckJey ben conosceva i panni
sporchi, incluso il coinvolgimento di Shackley nel programma
SAVAK, di stenninio degli oppositori dello Shah.
M
Quando fu estorta una confessione a BuckJey, sotto tortura,
che riempì 400 pagine e fu ripresa con una telecamera, bisognava
fare subito qualcosa di risolutivo. Per negoziare il rilascio di
lla

Buckleye l'insabbiamento della sua confessione, Shackley ottenne


il consenso, da parte della Amministrazione, di offrire agli Iraniani
de

un considerevole carico di armi.


Attraverso l' ex capo del controspionaggio del SAVAK, il
generale Manucher Hashem, Shackley incontrò Manucher
Ghorbanifar, ad Amburgo. Il trafficante di armi iraniano gli disse
a

che avrebbe potuto organizzare il rilascio di Buckley. Negli USA,


as

Shackley mandò un rapporto dei suoi incontri al generale Veroon


Waiters, allora ambasciatore itinerante per il Dipartimento di Stato;
ma lo Stato non era propenso a trattare la questione.
C

Ci volle Michael Ledeen, che era consulente al NSC e


lavorava con McFarlane e Olivier North, per far riprendere la
trattativa sulle armi. Un accordo che avrebbe portato dei guadagni al
gruppo di Sackley e poco ai Contras, che avrebbero beneficiato solo
di una esigua diversione dei ricavi per la loro causa.

s~~,
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41\3
Nel frattempo Brenn eke, agendo per conto dei suoi contatti
europei e del vicino Oriente, ansioso di guadagnare con la vendita di
armi all'Iran, scrisse una serie di rapporti ai dirigenti del1'Ufficio
del vice Presidente, e al Dipartimento di Difesa, chiedendo la
autorizzazione a stipulare un contratto enorme di armi, conosciuto

ia
in codice come "Demavand", il nome di una montagna appena
fuori Teheran, per fornire armi dai magazzini USA, in America ed

or
in Europa, all'Iran.
I rapporti di Brenneke compendiavano ciò che egli aveva

em
appreso riguardo gli accordi programmati fra l'Amministrazione e
l'Iran, compreso il fatto che l'ammiraglio John M. Poindexter,
agendo su disposizíoni dell'Amministrazione, aveva autorizzato la
vendita di 10000 missili TOW, anticarrarmato, all'Iran.
M
Le fonti USA di Brenneke gli avevano suggerito di inviare
regolarmente i rapporti. Doveva recarsi in Europa per raccogliere
tutte le carte relative all' accordo TWO con gli Iraniani.
lla

Brenneke fece un viaggio a Saint Trapez, nel sud della


Francia per incontrare Ariel Ben Menashe, del Massad, e John
de

Delaroque. Si diceva che quest'ultimo fosse un ufficiale militare


francese in pensione, che aveva passaporto diplomatico, un
personaggio brillante che aveva servito nella segretissima Delta
Force, la forza di attacco altamente mobile di Carter, che aveva
a

tentato, senza successo, di liberare 52 ostaggi americani tenuti a


as

Teheran.
Degli ufficiali iraniani affidabili erano visibilmente ansiosi di
concludere l'accordo per le armi, e i vari uomini di collegamento
C

ansiosi di agire. l profitti del solo accordo TOW, sarebbero stati


ingenti.
Nel gennaio 1986, George Bush si recò a Portland, in
occasione di una raccolta di fondi, e Brenneke colse l' opportunità
per far recapitare dal luogotentente della polizia di Stato
dell'Oregon, Ron Howland, un messaggio per il vice presidente, nel
quale Brenneke richiedeva un sostegno ufficiale per la sua azione.

J~&J
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41\4

Al messaggio fu risposto con una lettera molto secc~ da parte


del consigliere militare del vice presidente, il colonnello
dell' Aeronautica Douglas Menarchik, in cui si asseriva che gli
accordi di armi con l'Iran era fuori legge. "Gli USA non
pennetteranno o parteciperanno alla fornitura di materiaIe bellico

ia
aIl'Iran, e perseguiranno qualsiasi tentativo, fatto in tale direzione,
da cittadini americani."

or
Ipocritamente, solo tre settimane prima, Reagan aveva
specificatamente approvato la fornitura di armi. Brenneke rimase

em
così sconcertato dalla lettera di Menarchik, che 10 chiamò
telefonicamente alla Casa. Bianca, per sentirsi dire di non
preoccuparsi, ché la lettera era una pura fonnalità, lo consigliava
comunque di mantenere le distanze dal progetto Demavand. Le
M
ragioni di tale avvertimento furono chiare nella primavera del 1986,
quando molti degli uomini che aveva operato su tale progetto,
compresi Delaroque e Veillot, furono posti sotto accusa per il
lla

tentativo di vendita di anni all'Iran.


La dogana USA ~fmgendo di non essere a conoscenza del
de

coinvolgimento del Govemo~ aveva approntato una grande


"Stangata" , o, più probabilmente era stato il Governo stesso, per
coprire le proprie tracce che stavano diventando troppo visibili.
Brenneke comunque non fu accusato, visto che, correttamente,
a

aveva almeno chiesto l' autorizzazione, prima di andare avanti. Ma


as

egli rimase sconcertato quando tutti i suoi rapporti, inoltrati al


Governo, furono verbalizzati nella inchiesta, e pure pubblicati dal
New York Times.
C

Ghorbanifar, in qualità di intennediario, aveva pagato i 4.000


missili TOW, 10.500 dollari ciascuno,.con cui North aveva pagato i
6,3 milioni di dollari del "Enterprise", alcuni andarono ai Contras, il
resto diviso fra Shackley, Secord, North ecc.

~~~
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41\5

Quando il regime di Khomeini cominciò a essere a corto di


denaro, per pagare le anni, usò l' eroina, per finanziare le sue
necessità militari. L'eroina dell'Iran passava attraverso la Valle

ia
della Bekaa, controllata dalla Siria, e nel Libano veniva imbarcata
per essere trasportata fmo a Verona e Trenta. Li, con l'assistenza del

or
generale Santovito, capo del SISMI, la droga veniva scambiata con
anni. Santovita poi confessò che all'interno del SISMI vi era un

em
circolo segreto, del quale era figura chiave Francesco Pazienza, e
del quale era membro Michael Ledeen. Questo SuperSismi era
coinvolto in attività criminali come il traffico di armi, di droga e di
terrorismo.
M
Nell'ottobre 1986, secondo quanto riferito dalla stampa
italiana, almeno 60 carichi che facevano parte del progetto
Demavan~ di armi e pezzi di ricambio, avevano lasciato il porto di
lla

Talamone per l'iran. Il giudice Carlo Palermo affermò che parte dei
profitti di questi scambi, droga ~ per ~ armi, erano stati utilizzati
de

dalla P2 per influenzare la politica italiana. I procuratori Augusto


Lama e Giovanni Panebianco arrestarono 34 uomini dei 45 accusati
di aver preso parte all'operazione illegale, fra i quali vi erano
elementi di spicco della Mafia siciliana di Trapani.
a

Nel 1986, quando fu chiaro che l'operazione Demavand


as

rischiava di essere scoperta, da parte degli investigatori italiani, il


governo USA organizzò una operazione "stangata", per intrappolare
gli esecutori e scaricare su loro tutta la responsabilità.
C

~
SC<ML &J
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41\6

Quando la verità sulle operazioni più importanti minacciava


di venire a galla, sostiene Brenneke, l' infonnatore Cyrus Hashemi,
che era stato pericolosamente presente alla riunione originale a
Parigi, nel mese di ottobre, fu ucciso da agenti governativi, prima
che potesse essere citato in giudizio: fu solo il primo di una serie di

ia
omicidi e minacce di morte. Barbara Honneger enumera molti altri
omicidi di copertura, frequenti quanto quelli avvenuti dopo la morte

or
di Kennedy a Dallas.
A Huntsville, Alabama, un dipendente della Corporation

em
Intergraph, fu ucciso mentre si preparava a rivelare il dirottamento
di armi verso l'Iran, in cambio di droga. L'ufficiale Robert Jackson
raccontò che la sua vita era stata minacciata, quando aveva tentato
di avvertire la Marina di un furto di pezzi di ricambio di jet F~14,
M
da un deposito di rifornimenti. Sezioni di radar e di missili HAWK
venivano trasportati su camion in Messico e da lì, in Iran. Olivier
North -----ettato da Seymour Hersh come l'organizzatore di
lla

assassinii per il presidente Reagan.. allestiva operazioni in qualsiasi


parte del mondo, senza l'approvazione del Congresso. Lavorava con
de

un cartello di fabbricazioni di armi in Svezia, Finlandia, Norvegia,


Austria, Olanda, Gennania Federale, Belgio ,Francia e Gran
Bretagna. North minacciava spesso che, chiunque avesse fatto
trapelare qualsiasi informazione sul traffico segreto di armi, sarebbe
a

stato ammazzato.
as

l profitti delle vendite di armi USA all'Iran potrebbero essere


stati utilizzati per operazioni di copertura sin dal 1981. Daniel
Ortega, presidente del Nicaragua, sottolineò che gli USA e Israele ~
C

avevano creato W1aforza militare congiW1ta,per contrastare la sua


rivoluzione, non nel 1983 o nel 1984, ma proprio all'inizio
dell' Amministrazione Reagan. E fu tramite il contatto di Haig con la
P2 di GelIi, in Argentina, che i primi elementi dei Contras
cominciarono a combattere i Sandinisti.

JaML~-
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41\7

IL 2 febbraio ]987, il New York Times pubblicò lilla storia


su Demavand, identificando Brenneke come un agente da 13 anni
nella CIA, e mettendo in risalto che la transazione coinvolgeva
dirigenti dell' Amministrazione di altissimo livello, come l'ex

ia
consigliere della sicurezza nazionale, Robert Mc Farlane, e il vice
ammiraglio John Poindexter.

or
Il Times usò i rapporti di Brenneke, per mostrare che
l' operazione, in teoria top secret, del governo era nota a tutti. Fu

em
Brenneke, scrisse il Times, che nel corso di una testimonianza al
Congresso, puntò per primo l'indice contro Harari, per il suo
coinvolgimento nell'imbarco di armi USA dell'accordo Iran ~

Contras. Mentre fu solo nel novembre del 1986 che il giornale


M
oscuro di Beirut. .. . ..rivelò la storia sensazionale.
Solo tre giorni prima della storia del Times, il generale Edwin
Meese aveva per primo parlato del collegamento Iran~ Contras,
lla

dicendo che Poindexter e Olivier North erano gli unici che ne erano
a conoscenza, cercando quindi di proteggere l' Amministrazione.
de

Da allora, le Amministrazioni, Reagan e Bush e i vertici della


CIA hanno bloccato questo contenzioso, ma poco alla volta le loro
difese sono venute meno, lasciando Bush allo scoperto.
I rapporti di Brenneke mettevano appositamente in risalto che
a

l'accordo per le armi di Buckley, si trovava a livelli più alti e da


as

molto più a lungo. Brenneke, che aveva anche sperato di far


rilasciare più ostaggi dal Libano, tramite la sua vendita di anni
all'Iran, disse: "Se avessi pensato che i rapporti, un giorno,
C

sarebbero divenuti di dominio pubblico, non li avrei mai scritti."


Con la sua ambiguità, il governo era riuscito a essere
coinvolto nella stangata che voleva tirare ad altri: Ma il Congresso
non avrebbe mai lavato dei panni più sporchi, pubblicamente.

J~~~
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41\8

Quando un sottocomitato del Senato americano, presieduto


dal senatore John Kerry (Distretto Massachusset), cominciò ad
indagare sui rapporti fra la rete di rifornimento ai Contras e i cartelli
della drog~ Brenneke rilasciò una testimonianza segreta, in cui

ia
confessava di aver partecipato ad una operazione di rifornimento di
armi ai Contras, sovvenzionata dalla vendita deHa cocaina

or
colombiana. La testimonianza fu segretata e lo è tutt'ora.
Chiaramente il governo era determinato a non far trapelare almeno

em
questa sgradevole informazione. Brenneke fu duramente attaccato
per i suoi tentativi, dal portavoce della Casa Bianca, Marlin
Fitzwater e dal repubblicano corrotto nel sottocomitato di Kerry, il
senatore Mitch Mc Connell del Kentucky, determinato a smontare la
M
sua storia.
Nel maggio 1988, Brenneke andò in onda nel TG dell' ABC,
per difendere la propria posizione e raccontò di anni segretamente
lla

scambiate con droga nell'America Centrale; operazioni, dichiarò,


che erano state gestite direttamente dall 'ufficio di Bush. Aggiunse
de

che aveva accompagnato due voli carichi di droga verso gli USA, e
che il suo contatto alla Casa Bianca era stato il consigliere per la
Sicurezza Nazionale di Bush, Donald Gregg.
Frank Snepp, un ex agente della CIA, diventato un giornalista
a

per l' ABC, defInÌ Brenneke: "]a cosa più vicina che avevamo a
as

Deep Throat "Gola Profonda" nell' affare Iran~ Contra". Ma la


stampa fu tirchia quanto il Congresso e la questione morì lì.
Ciò che infme spinse Brenneke a rompere il suo giuramento
C

di silenzio, e raccontare l'intera storia su ciò che sarà chiamato


"october surprise", non fu solo l' effetto che la droga aveva avuto sul
figlio, Johann, ma l' ingiustizia con cui erano trattati alcuni suoi
compagni innocenti, agenti operativi dell'Agenzia. Tutti erano stati
vittime di trappole tese dal Governo, vere e proprie stangate.

J~~~
,.
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CAPITOLO 43
P2 FINANZIA TA DALLA CIA

Fu soltanto nell' estate del 1990, che un giornalista coraggioso


investigò e riuscì a venire a capo di tutta la storia. Meno
condizionato dei suoi colleghi americani, Ennio Remondino, che
lavorava al TG 1, la rete televisiva nazionale italiana, portò l'équipe
tecnica a Portland, Oregon, per intervistare quel che gli avevano

ia
detto essere un ex agente della CIA, contestatore deluso
dell' Amministrazione Reagan ~ Bush, e che era pronto a parlare.

or
Quel che Remondino trovò non era il tradizionale 007, tipo Sean
Connery, ma un uomo d'affari dall'aspetto e dal comportamento

em
modesto, un maestro di doppia vita, che avrebbe fatto onore ad un
romanzo di Le Carrè: Richard J. Brenneke.
Brenneke era stato un appropriato acquisto per l'Agenzia, era
un insegnante, devotamente cattolico, di teoria matematica e di
M
filosofia a St. John College in Giamaica, New York; aveva una
laurea in filosofia e informatica dell'Università di Seattle ed un
master in logica matematica e simbolica dell'Università di Taranto.
lla

L'intervista fatta da Remondino avrebbe fornito l'anello


mancante della Strategia del Terrore in Italia, dalla fine della II
de

guerra mondiale, in poi. Brenneke aveva due contenziosi con


l' Amministrazione: il diretto coinvolgimento nelI'importazione di
grandi quantità di droga negli Stati Uniti, un coinvolgimento di cui
era personalmente al corrente; e la politica di rompere, imprigionare
a

o far fuori, agenti che non erano più considerati utili, o che erano
as

considerati un pericolo per la sicurezza dell'Amministrazione, non


necessariamente quella degli Stati Uniti o della NATO.
Nella sua intervista Brenneke raccontò, che dagli anni '70, la
C

CIA aveva usato la P2 di Gelli per traffico di armi, droga e per


promuovere, in Italia e altri paesi Europei, una situazione che fosse
stata favorevole all' esplosione del terrorismo, attività dirompenti
che avevano provocato la caduta di parecchi Governi.

fa)UL~~,
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43\2

Quando gli fu chiesto se avesse avuto contatti diretti con la


P2, Brenneke rispose che i primi contatti li ebbe nel 1969, l'anno
del massacro di Piazza Fontana, e che aveva trattato con la P2, fmo
agli ultimi anni '80. Brenneke disse che la P2 era stata regolarmente
finanziata dalla CIA, e per un periodo, anche con 10 milioni di
dollari al mese, anche se in certi mesi il fmanziamento era minore:

ia
un milione o meno.
"Ne sono a conoscenza, disse Brenneke, perché ero io,

or
all'inizio degli anni '70, a consegnare i soldi, e mi ricordo che un
mese la somma era superiore ai 10 milioni di dollari".

em
Quando gli fu chiesta la ragione di questi fmanziamenti alla
P2, Brenneke rispose: "Avevano vari fini, uno di questi era il
terrorismo. Erano usati anche per ottenere l' aiuto della P2, nei primi
anni '70, per l'importazione di droga negli Stati Uniti, da vari Paesi.
M
l soldi venivano usati anche per comprare persone influenti nel
Governo, o gruppo importanti di pressione. Noi usavamo queste
persone per spostare soldi e droga negli Stati Uniti e in Italia. La P2
lla

pensava alla parte italiana, la Mafia a que]]a americana."


"Queste sono accuse serie", commentò l'intervistatore, "Lei
de

dice che la P2 era una emanazione, sia fmanziaria che organizzativa,


utilizzata per destabilizzare l'Europa, con operazioni segrete?".
Brenneke: "Certamente. Dai primi anni '70, la P2 era usata
per il traffico di droga e per la destabilizzazione politica, operando
a

nell' ombra. Era tutto fatto sotterraneamente, affinché, la gente non


as

sapesse che il governo americano fosse coinvolto in simili


operazioni. In molti casi, avveniva tramite il capo sezione CIA a
Roma, in altri casi attraverso agenti CIA, in diversi paesi d'Europa."
C

Intervistatore:" quando parla della P2, che cosa intende, con


precisione? L'elenco che noi conosciamo in Italia, Licio GeIli e 950
altri nominativi, o qualcos'altro?

J~ &J--
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43\3

Brenneke: "Parlavo della P2 di Gelli. Ma Gelli non era il


capo della P2. Lui era l'uomo con cui noi trattavamo, nella P2. Più
tardi, questa organizzazione fu nota con altri nomi, per esempio P7.
P7 era un nome usato per la stessa organizzazione e le stesse
persone; infatti non c'era nulla di diverso. Il punto era di confondere
la gente, e mantenere la segretezza affinché la gente non capisse la

ia
connessione. Molti credevano che fosse una diversa organizzazione,
ma non lo era. Gelli era sempre nella sua posizione. Niente era

or
cambiato. Alcune persone che controllavano Gelli dall'America
oppure dalla Germania, o dalla Svezia, erano state da poco

em
sostituite. Ad un certo punto Gelli era fuggito, si teneva nascosto, e
non era possibile avere contatti diretti con lui. Bisognava contattarlo .
tramite degli intermediari." Intervistatore: "Lei afferma che Gelli
non era il capo della P2?"
M
Brenenke: " Gelli è certamente uno dei più importanti
membri della P2, e probabilmente molto vicino al capo. Io credo che
una o due persone gli diano le direttive. Non so chi siano, ma
lla

durante Je riunioni che ftequentai negli anni '70, non parlava per
suo conto, ma per conto di qualcun altro. Non poteva prendere
de

decisioni precise. Doveva compilare il suo rapporto e attendere


disposizioni, prima di decidere. Insomma non era il vertice della
piramide. "
Intervistatore: " Lei ha qualche idea di chi potrebbe essere il
a

capo? Il burattinaio principale?".


as

Brenneke: " io so soltanto che Gelli riceveva direttive dalla


Svizzera e dalla America. Forse, in Italia, era lui il responsabile
delle operazioni. Ma aveva dei superiori a cui doveva rispondere.
C

Alcuni di questi eredo che fossero negli Stati Uniti".


Intervistatore: " In questa super P2, che organizzava complotti
per conto della CIA, c' erano soltanto italiani, o era
internazionale?"
Brenneke: "Molta attività era in Italia, ma anche altrove. Quel
che succedeva in Italia era il risultato di quel che si decideva in altri
Paesi. "

~ (JJ,
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43\4

Questo~ per quel che riguarda rintervista a Brenneke. Ma il


soggetto era attendibile? Brenneke sosteneva di essere entrato nella
CIA~negli anni '60, per operazioni di riciclaggio a Vancouver~ nella
Columbia britannica, dove si era associato con un fmanziere locale,
Robert Pollock nella gestione di un fondo comune di investimento
internazionale. L'attività era abbastanza lucrosa, ma quando

ia
Brenneke si accorse che il suo socio teneva per se i profitti
nascondendo le infonnazioni agli altri associati, infonnò il SEC, e si

or
distaccò per creare un proprio fondo comune di investimento, per
fusioni e acquisizioni. Il suo nuovo socio era un fmanziere di Las

em
Vegas, Ramon D'Onofrio. Insieme svilupparono una serie di
istituzioni fmanziarie sussidiarie a Città di Panama, Beirut e Zurigo.
L' Agenzia, ammirando la sua abilità nel riciclaggio, lo convinse, ad
un certo prezzo, a fornire informazioni sui suoi" clientf e sulle
M
transazioni finanziarie a Panama. Il. Massad israeliano fu pronto ad
inserirsi e richiedere informazioni simili, dietro compenso, riguardo
clienti e operazioni a Beirut.
lla

Attratto dal modo efficace di ricic1aggio del denaro IMFA~


l' Agenzia ne assunse il controllo, tramite un uomo di nome Bob
de

Kerritt, lo stesso che l' aveva assunto. Così fu libero di creare,


un'altra compagnia similare a Roma, con il suo socio D'Onofiio, un
fondo chiamato Amitalia. Sarebbe diventato un importante canale
per alcune incredibili transazioni fmanziarie con la Banca Privata di
a

Sindona e le macchinazioni della P2 di Gelli.


as

Per anni, Brenneke lavorò per la CIA e per il Massad. Non


aveva contratto ufficiale con la CIA, e come consuetudine
dell' Agenzia, veniva pagato in contanti, iri maniera che si potesse
C

sempre negare qualsiasi legame. I suoi servizi erano molteplici e


diversificati, man mano che veniva sempre più coinvolto nel traffico
di armi, nel riciclaggio e in varie operazioni collaterali.

~~~
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43\5

Quasi come un professionista del volo, un pilota d' aereo, fece


viaggi per l'Agenzia in tutto il mondo, per le solite consegne o
commissioni, armi, droga ecc.. A supporto del1e accuse su
Demavand di Brenneke, il giudice Carlo Palermo stilò un rapporto
di 6.000 pagine che riguardava il retroterra del progetto Demavand,
che dimostrava come la CIA el' Ambasciata americana di Roma, le

ia
basi militari, tra cui la base navale della Maddalena in Sardegna,
erano state coinvolte in enormi operazioni, trasportando anni in

or
Iran. Mentre questo avveniva il premier Andreotti el' ambasciatore
Maxwell Raab erano intenti a guardare da un' altra parte.

em
Per ottenere altri dettagli della connessione P2, Remondino fu
inviato da Brenneke da un altro ex agente della CIA, che si
nascondeva in Europa, sotto il nome di Ibrahim Razin. In Svizzera,
Razin, conosciuto anche come colonnello Le Winter, fu persuaso ad
M
accettare l'intervista, a condizione che potesse apparire sullo
schermo tv, solo se avvolto da un lenzuolo, come una mummia, per
non rivelare la propria identità. Cittadino americano naturalizzato,
lla

Razin disse di essere stato funzionario della CIA dal 1970, operando
per lo piÙ in Germania ovest, responsabile per il segreto aiuto
de

NATO agli Iraniani e ai Contra, e poi per il coordinamento di queste


attività con le agenzie di Roma, Berna, Parigi ed Ankara. Disse che ~

la CIA aveva minacciato lui e la sua famiglia ~moglie, ex moglie e


figli~ per impedirgli di testimoniare per Brenneke. Degli agenti lo
a

avevano fermato. con la forza.


as

Intervistatore: "Come vorrebbe essere chiamato, Mr Razin?"


Razin: "Agente O. ho usato circa 20 pseudomini, in venti anni. Ho
lavorato per l'Agenzia, o la Compagnia, come la chiamiamo noi, in
C

~öperazioniall'estero per moTtianni."


Intervistatore: "E' completo l'elenco dei membri della P2 di
90n persone?".

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43\6

Razin: "No. Per cominciare quello era un elenco manipolato.


L'elenco reale, che conteneva fra 150 e 300 nomi di membri
internazionali, ad alto livello, naturalmente non è mai stato trovato.
Era un elenco di membri della P2 che avrebbe fatto cadere molti
governi. E' pericoloso anche sapere che esiste un tale elenco."
Intervistatore: " Qua1i sono i legami tra Cosa Nostra in

ia
America e la P2?".
Razin: "Per molti anni sia la CIA che la P2 usavano la Mafia

or
quando ne avevano bisogno. Legga "Contract on America". E' un
1ibro che parla dell'assassinio di Kennedy. Illustra molto

em
chiaramente i legami tra l'establishment e la Mafia. Quanto alla P2,
tutto ciò che bisogna fare è esaminare i suoi legami con il Banco
Ambrosiano e Michele Sindona, per capire come siano stati usati
dalla CIA in numerose macchinazioni finanziarie. Per molti anni
M
Sindona fu prezioso per la CIA".
La rivelazione più eclatanti di Razin fu quella che la P2 era
coinvolta in clamorosi assassinii, non solo quello di Moro, ma anche
lla

quello del premier svedese, Olaf Palme.


Intervistatore: "La stampa svedese ed un libro americano
de

sostengono che Lei ha rivelato l'esistenza di un telegramma di Gelli,


indirizzato ad un membro del Comitato Nazionale Repubblicano,
nel quale l'assassinio di Olaf Palme era annunciato in anticipo".
Razin: "Nell'estate del 1985, un boss della Mafia americana, il cui
a

nome non sono libero di rivelare, mi disse del telegramma da parte


as

di Gelli, diretto a Philip Guarino, che era in rapporti stretti con


Bush. L'esistenza del telegramma è registrata nell'archivio della
Agenzia della Sicurezza Nazionale. JI telegramma fu spedito dal
C

sud America, dal Brasile, sembra da Ortolani per conto di Licio


Gelli. II testo era: "Infonna il nostro amico (cioè Bush) che la palma
svedese sarà abbattuta".

~~~
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43\7

Intervistatore: ~~Perché la P2 italiana si sarebbe fatta


coinvolgere neH' assassinio di Olaf Palme?"
Razin:" La Svezia era uno dei maggiori protagonisti nel
traffico illecito di anni, sia per l'Iran che per l'Iraq, quando Palme
era primo ministro, e doveva sapere quel che succedeva. La P2
conduceva questo traffico di armi, con quello della droga, sin

ia
dall'inizio. Quando l'Iran chiese a Reagan una grande quantità di
armi, Gelli e la P2 agirono come mediatori per la consegna della

or
merce. Ma quando si trattò della Svezia, Olaf Palme si mise di
mezzo. Gelli allora si diede da fare per eliminare l'ostacolo. Poi

em
inviò, tramite Ortolani, il famoso telegramma. Una settimana prima
dell' assassinio di Palme, apparve a Stoccolma un agente di nome
Townley, lo stesso che era stato coinvolto nell'assassinio del
diplomatico cileno i9n esilio, Orlando Letellier".
M
Quando l'avvocato di Stefano Del1e Chiaie fu intervistato
dalla Monthly Press danese, dichiarò che, poco dopo l' assassinio di
Palme, il suo cliente gli aveva confidato di sapere chi l'avesse
lla

ucciso~ un portavoce del Comitato svedese di investigazione


dichiarò che il coinvolgimento italiano era certamente rilevante.
de

Gelli accusò Ennio Remondino e la RAI di diffamazione per


questa storia, e chiese un indennizzo di 10 milioni di dollari. Ma
quando Remondino descrisse aHa Corte come avesse controllato con
scrupolo ogni infonnazione, in Svezia presso la polizia svedese, e
a

negli Stati Uniti per controllare la documentazione Brenneke, fu


assolto dal reato di diffamazione e Gelli fu costretto a pagare le
as

spese di giudizio.
C

~~~
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..
'.
CAPITOLO. 4~
LA RIVELAZIONE DELLA COSPIRAZIONE'

Per stabilire~ irrefutabilmente il legame simbiotico esistente


fra i servizi segreti italiani e le organizzazioni neo fasciste, come
Ordine Nuovo, e fmo a che punto le autorità si fossero spinte per
occultare tale legame, ci vane il coraggio di un -fascista disilluso,
che pagò con l' ergastolo la rivelazione.

ia
Nel maggio 1972, una telefonata anonima aveva raggiunto la
stazione dei Carabinieri di Udine, nel nord est, per informare che

or
una Fiat 500, con due fori sospetti di proiettile sul parabrezza, era
stata abbandonata lungo la strada da Posato Fennata a Savogna,

em
nella pianura ad ovest del confine con la Croazia. Il nome deHa
località sarebbe passato alla storia delle stragi italiane: Peteano.
Per un indagine di routine della segnalazione ricevuta, furono
inviati un maresciallo dei carabinieri e tre appuntati, sulluogo, che
M
era una distesa d' asfalto solitaria, senza alberi né abitazioni. Quando
il maresciallo fece aprire il cofano deIla macchina, ci fu una forte
esplosione che scaraventò tutti a terra. Due restarono uccisi sul
lla

colpo, uno rimase ferito in modo così grave, che morì poco dopo.
La reazione immediata delle autorità, a questo attacco
de

brutale, ai rappresentanti dello Stato, fu quella di addossare la colpa


aHa Sinistra ed in particolare alle Brigate Rosse.
Ma quando non si riuscì a trovare alcun indizio, a sostegno di
questa ipotesi, la polizia dovette cominciare a cercare altrove i
a

colpevoli; entro tre settimane dal1'incidente fu in grado di accertare,


senza ombra di dubbio, che I' attentato era opera dei fascisti di
as

Ordine Nuovo. Si temeva anche che gli esplosivi provenissero da un


nascondiglio segreto di Gladio, lì vicino.,
C

Ja«1-- ~-
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44\2

Preoccupati che un indagine potesse portare alla luce i legami


fra i neo fascisti e l'organizzazione ancora super coperta di Gladio,
e svelare i meccanismi della Strategia del Terrore, con il
coinvolgimento della CIA, fu ordinato, ai livelli piÙ alti, un

ia
immediato insabbiamento, anche ai carabinieri e ai servizi segreti.
I primi passi in questa direzione furono compiuti dal

or
colonnello Dino MingareHi, capo dei carabinieri della regione, un
fascista veterano, cospiratore con De Lorenzo, del golpe SOLO. Fu

em
prontamente sostenuto dal sindaco di Gorizia, Vincenzo Molinari,
dal procuratore pubblico, Bruno Pascoli, e dai comandanti dei
carabinieri di Trieste e Verona: I'insabbiamento divenne totale,
anche a livelli politici, compreso il generale Mic.eli~~capüdel SISMI,
M
Federico D'Amato, l'uomo dell'Agenzia nel Ministero degli Interni,
e il capo dei carabinieri, il generale San Giorgio.
Nel tentativo di provare all'opinione- pubblica. che~qualsiasi"
lla

pericolo alla stabilità o minaccia all'ordine pubblico provenisse solo


dalla Sinistra, il SISMI lanciò una serie di campagne di
de

disinfonnazione con la piena approvazione dei vertici dello Stato._"


L'attentato" fu attribuito.. a terroristi- ispirati~dal KGB; che. avevano~
attrIDlersato .la. ftontiera della. Jugoslavia._ ~er _stabilire che.. la
provenienza dell' esplosivo non era da un nascondiglio Gladio, un
a

esperto di balistica di Venezia, Mario Morin, fu mandato a Londra "

per fare analizzare-l'esplosivo da Scotland Yard. Ma che qualcosa


as

venisse coperto a livel1i molto alti, fu chiaro quando il giudice per le


indagini di Venezia chiese a Scotland Yard il rapporto in merito:
C

questo era misteriosamente svanito. Poi si scopri che l'esperto in


balistica, Morin, era un membro di una cellula segreta di Gladio.

cf~ ~-
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44\3

A peggiorare le cose per l'establishment, un compagno di


Vincenzo Vinciguerra, di Ordine Nuovo, fu trovato morto con una
pistola in mano, la stessa che aveva sparato contro la Fiat 500, la
trappola di Peteano. Con il coinvolgimento di un leader così noto di
Ordine Nuovo, come Vinciguerra, nell' attentato, le autorità
dovettero in ftetta fare carte false, cercando dei capri espiatori vivi,

ia
per il crimine.
Furono trasmesse dichiarazioni ufficiali che si stavano

or
seguendo tutte le tracce possibili: circa 200 persone erano state
fennate e interrogate. La registrazione della segnalazione telefonica

em
che aveva portato i carabinieri sul luogo del crimine, fu mandata in
onda per radio, in modo che la potessero ascoltare in migliaia; ma
nessuno riconobbe quella voce. Infine il colonnello Mingarelli
annunciò che la Forza speciale, che operava "in coJIegamento con la
M
magistratura" e con i carabinieri di Gorizia, Udine e Verona, aveva
arrestato sette giovani, tutti ex detenuti e delinquenti abituali, legati
al mondo della prostituzione. Furono tutti accusati della strage di
lla

Peteano.
Nel frattempo il vero organizzatore, Vincenzo Vinciguerra,
de

era fuggito in Spagna con l'aiuto di un milione di lire, datogli dal


leader neo fascista, Cesare Turco. A Madrid, Vinciguerra fu aiutato
dal suo vecchio camerata di Avanguardia Nazionale, Stefano Delle
Chiaie, che lo presentò ai famosi "Internazionalisti Neri", Otto
a

Skorzeny e Yves Guerin Serac. Fu aHara che Vinciguerra apprese


as

da Guerin Serac di una riunione a Bema, patrocinata da D'Amato,


nella quale i vari servizi segreti europei e i rappresentanti del
governo cinese avevano concordato di usare i neofascisti e. i
C

neonazisti, per creare dei gruppi fantoccio di ultra sinistra maoista,


come mezzo per infiltrare e controllare la Sinistra.

s~ f&J
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44\4

Da Robert Leroy~ collaboratore stretto di Serac~ Vinciguerra


apprese nomi di fasuHigruppi marxisti lenisti~creati per la CIA a
~

Livorno~ e le somme di denaro pagate loro. Tutto ciò significava per


Vinciguerra~ in parole semplici, che questo Ordine Nuovo aveva
lavorato da sempre per i servizi segreti, per quello stesso Stato che

ia
lui, convinto fascista, desiderava combattere: una scoperta da
nausea.

or
Che ci fosse qualcosa di stonato lo aveva sospettato a-Madrid~
quando gli capitò per le mani un foglietto di carta, lasciato

em
distrattamente dal suo compagno fascista, Sandra Saccucci. Vi era
annotato il numero privato di Federico D'Amato.
Poi Vinciguerra si rese conto che sia Saccucci che D.'Amato
dovevano essere membri della P2, e si ricordò di. essere stato
M
infannato da uno dei dirigenti di Ordine Nuovo, che Gelli aveva
avuto contatti con l'Intelligence britannica, durante la guerra di
Mussolini.
lla

Deluso dai suoi compagni- fascisti in Spagna~ Vinciguerra


fuggì in Cile, dove si unì a Stefano Delle Chiaie e altri. duri "neri" ~
de

che lavoravano per la polizia segreta di Pinochet e le squadre della


morte "Condor" . (elaborare).
In Cile~ disse Vinciguerra~ la Giunta non- aveva neanche un
collaboratore che non fosse legato aHa DC locale, ed agli interessi
a

economici americani, "tenuti insieme dalla potente Massoneria


as

cilena, aHeata alla P2". Ma quando l'Amministrazione Carter


richiese l~estradizione diMichael Towley~ per l'omicidio a
Washington~ di Orlando Letelier, il clima politico cambiò così
C

rapidamente, che il colonneHo che comandava la polizia segreta di


Pinochet fu soHevato dal suo incarico; Vinciguerra "che non
desiderava" essere ridotto a polpette dai gorilla della polizia segreta
di Pinochet, si fece condurre da una guida indiana al di là del
confme meridionale del Cile.

J~~'
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44\5
In Argentin~ Vinciguerra fu nuovamente deluso quando
scoprì che la polizia argentin~ su disposizione della CIA, stava
facendo esattamente come in Italia: faceva infiltrare i guerriglieri
locali, Montaneros, per smantellare la Sinistra. Apprese che una
donna innocente, Helena Hamburg, un'impiegata dell' Ambasciata
argentina a Parigi, fu catturata al suo ritorno da Buenos Aires e

ia
uccis~ perché a Parigi aveva riconosciuto dei membri dei
Montaneras che si erano recati in Francia, per discutere del loro

or
doppio gioco con l' ammiraglio Emilio Massera, capo della polizia
segreta argentina.

em
Vinciguerra raccontò che mentre si trovava all'estero, poteva
identificare facilmente gruppi di "terroristi" creati dalle agenzie
americane come I'FBI, o i guerriglieri Montaneros, controllati dai
doppi agenti americani come Mario Finnenich. La logica di creare
M
questi falsi gruppi era di indurre i veri oppositori a portare avanti
attività destabilizzanti; ammise Vinciguerra, che questo era il
metodo più efficace per permettere allo Stato di intervenire per
lla

riportare la stabilità: si creava un anti~stato per proteggere lo Stato.


In Argentin~ senza documenti, obbligato a nascondersi in
de

continuazione, Vinciguerra si rese conto, presto, che veniva


sorvegliato da ciò che appariva essere la polizia speciale della
Marina, dell 'ammiraglio Massera, già responsabile per l' arrestoin
Costa Ric~ di Preda e, in Argentina di Ventur~ estradato in Italia
a

per il processo della strage di piazza Fontana.


as

Vinciguerra dedusse di essere tenuto sott'occhio dalle


autorità italiane, e si rese conto che non volevano arrestarIo ancora ~

a meno che non fosse venuto fuori, che membri come lui, di Ordine
C

Nuovo avevano commesso degli atti di terrorismo su disposizione


dello Stato~, ma che i suoi nascondigli segreti erano stati rivelati da
qualche doppio agente fra i rifugiati fascisti italiani in Argentina.
Ciò che non sospettò ( e di cui non fu a conoscenza fino al1992) era
il fatto che il suo convivente di Buenos Aires, Augusto Cauchi, era
un informatore stipendiato dalla CIA.

~~~
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44\6

Eppure tutto ciò che succedeva gli cominciò ad apparire sotto


una luce diversa, spingendolo a trarre delle conclusioni che lo
obbligavano a riconsiderare, non solo le attività passate, ma,
soprattutto a ricredersi sulle sue idee riguardo il mondo e la sua
storia. Se, come ora sospettava, le sue attività non avevano

ia
rappresentato un pericolo per il regime, ma piuttosto un aiuto,
l'unica risorsa che gli rimaneva, sarebbe stata quella di consegnarsi

or
alle autorità, e spiegare loro che il suo attentato a Peteano, non
aveva fatto parte della Strategia del Terrore, ma era stato un attacco

em
vero, mirato contro lo Stato, che stava diffondendo il terrore fia i
civili innocenti.
Ma l'idea di diventare un "desparecido", dopo una
pennanenza più o meno breve in uno dei tanti carceri dei servizi
M
segreti argentini, solo perché le sue convinzioni politiche di base
rimanevano all'opposizione, rispetto allo stato democristiano, non
10 attirava più. Ciò che 10 riportò fmalmente in Italia, fu I'arresto, a
lla

Madrid, di Carlo Cicuttini, accusato dell' attentato di Peteano,


identificato come la voce che aveva chiamato i carabinieri. Per
de

difendere l'innocenza di Cicuttini, Vinciguerra decise di


consegnarsi alle autorità. Portato dinanzi al giudice, Felice Casson,
a Venezia, Vinciguerra si assunse la piena e unica responsabilità
dell' attentato di Peteano, spiegando che l' attacco, era stato l'unico,
a

fino a quel momento, nella storia del terrorismo "nero", diretto


as

contro mi1itari in servizio, quindi membri dello Stato e non contro


civili o confratelli, una strategia che giovava solo alle istituzioni al
potere.
C

Vinciguerra asserì che la sua confessione era un atto di


ribellione, motivato dalla scoperta del fatto che aderendo ad un
gruppo Nazianal Socialista, si era trovato invece a contribuire alla
difesa e al rafforzamento di quello Stato che voleva distruggere.
"Limpide ed inequivocabili", disse Vinciguerra, "le mie
affennazioni furono mal interpretate dal giudice Casson, che
erroneamente mi voleva considerare un pentito, uno che si pente e
chiede clemenza." Vinciguerra, al contrario, non si pentiva affatto.

J~~,
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44\7

Per indurre l' accusato a pentirsi, il giudice fece mettere


Vinciguerra in isolamento, senza contatti con gli altri detenuti, senza
radio o giornali. Per complicargli ulteriormente le cose, fu accusato,
ingiustamente di essere omosessuale e un infannatore dei
Carabinieri, ciò che gli mise contro non solo le guardie carcerarie

ia
ma anche i suoi compagni detenuti.
Ufficialmente accusato, Vinciguerra affrontò i giudici a

or
Bologna.U sando il banco dei testimoni come una tribuna, il
detenuto coraggiosamente delineò la macchinazione degli infiltrati

em
neo fascisti, con una precisione inconfutabile.
Disse che non poteva sapere nel 1970, che i suoi camerati
facessero, in effetti, parte di forze schierate dalla parte dello Stato,
della NA TO, degli USA, invece che impegnati per la loro
M
distruzione. "Né avevo le prove che polizia, carabinieri, servizi
segreti e magistrati potessero cospirare per incarcerare sette persone
che sapevano essere assolutamente innocenti. La mia parola non
lla

avrebbe potuto aiutarli. Mi sarei semplicemente rivolto alla stessa


gente che voleva mettere in carcere gli innocenti.
de

Vinciguerra poi comunicò alla Corte la sua decisione di


dimostrare la responsabilità dello Stato e dei suoi Servizi segreti
nella Strategia del Terrore, e conseguenti stragi. Egli era l'autore di
una "strage", ma l' attentato di Peteano Don era diretto ~come nel
a

caso dello Stato~ contro donne e bambini innocenti, ma era un


as

attacco diretto allo Stato stesso, attraverso i carabinieri, che erano


soldati regolari e al servizio dello Stato.
C

J~~'
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44\8

Vinciguerra parlò poi dei retroscena della Strategia del


Terrore, sostenendo, in tennini lucidi, l'esistenza di una
organizzazione top secret, con responsabilità militari e politiche,
dotata di una propria rete di comunicazioni, armi, esplosivi e uomini
appositamente addestrati. Una super organizzazione che, sin

ia
dall'immediato dopoguerra, aveva creato una forza militare
parallela, in ogni parte del Paese, spesso con il contributo della

or
malavita e della Mafia, una organizzazione che, a meno di una
improbabile invasione sovietica, era destinata dai servizi segreti, su

em
disposizione NATO, a prevenire uno spostamento a Sinistra in
Italia, e di fatto tenere il Paese nel1a morsa della Strategia del
Terrore.
Vinciguerra descrisse questa organizzazione top secret, che
M
teneva le redini della destabilizzazione, manipolando gruppi
"terroristici", creati specificatamente per controllare migliaia di
giovani, uomini e donne, con la droga, e con direttori d'orchestra
lla

come Licio Gelli deUa P2, "un'organizzazione criminale, la cui


leadership non si trova a PaleTIlla ma è equamente distribuita fra
de

Washington, Bruxelles e Roma, operando sotto la NATO".


.
Chiamato a rispondere su questi fatti, Federico Umberto
D' Amato, un esponente da sempre della CIA, capo della polizia
segreta d'Italia e autore, insieme ad Angleton, di ciò che sarebbe
a

diventato noto come "Gladio", balbettò che non aveva capito la


as

domanda. Ripetuta e posta differentemente dal giudice, con tennini,


che Vinciguerra defmì "lucidi e inequivocabili", D'Amato fu
obbligato a rispondere che non poteva escludere l'esistenza di una
C

tale organizzazione, anche se non era a conoscenza.


Grazie a Vinciguerra il segreto fu svelato, ma creò poco
rumore; le sue rivelazioni furono attribuite a fameticazioni,
cialtronerie di un criminale condannato. Sarebbe servito uno sforzo
molto maggiore per portare alla luce l'intera storia.

~~-
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44\9
Per la sua temerarietà nel rivelare che lo stesso Stato era
responsabile in Italia per ciò che furono conosciuti come gli "Anni
di piombo", Vinciguerra fu premiato con l'ergastolo, un verdetto
che rifiutò di portare in appello, perché non voleva alcun favore da
uno Stato che considerava ignobile e voleva vedere distrutto.
Fu consolato comunque dal fatto che la sua testimonianza
portò alla liberazione delle sette vittime innocenti, arrestate dal
generale Mingarelli che, a sua volta fu considerato colpevole,

ia
insieme al suo associato, colonnello Chirico, di "depistaggio" e
"calunnia" .

or
Entrambi furono condannati a tre anni di carcere, un verdetto
confennato in appello, ne11992.

em
Vinciguerra poteva anche trovare conforto nel fatto di essere
stato il primo a provare che lo Stato fosse responsabile per la
Strategia del Terrore, a servizio di un potere straniero. E il primo ad
aver divulgato la notizia dell'esistenza di Gladio. Anche se fu
M
screditato e non creduto, non si poteva tornare indietro dopo le sue
straordinarie rivelazioni. Cominciarono ad acclUllularsi prove su
prove.
lla
de
a
as
C

~~~
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CAPITOLO 45
OCTOBER SURPRISE

Ciò che spinse Brenneke a tradire la sua consegna del


silenzio, e rendere pubblica la storia, non fu solo l' effetto che la
droga aveva avuto sul suo unico figlio Johann, confinato in un
istituto, e gli ostacoli posti dall'Amministrazione al suo lavoro
illecito, ma l'ingiustizia perpetrata ai danni dei suoi colleghi

ia
dall' Agenzia. Essi venivano licenziati o mandati in carcere con
operazioni trappola, per operazioni per cui erano stati incaricati

or
dallo stesso governo.
Le successive esplosive dichiarazioni di Brenneke resero di

em
dominio pubblico vicende che avrebbero potuto condurre
a1l'impeachment del presidente degli Stati Uniti. Queste non furono
tuttavia intenzionalmente dirompenti. Brenneke credeva, in buona
fede, di rendere testimonianza a un giudice federale, in via del tutto
M
confidenziale, allo scopo di salvare un collega dall'ingiusta
incriminazione, per aver partecipato ad una operazione da lui
ritenuta lecita.
lla

Heinrich "Harry" Rupp,il collega amico di Brenneke, pilota


della CIA, era stato accusato di frode bancaria nel 1987, e aveva
de

rifiutato di difendersi per non coinvolgere pubblicamente l'Agenzia


per cui lavorava.
Rupp dichiarò che degli agenti federali gli avevano chiesto di
riciclare del denaro, e che lui lo aveva riferito all'Agenzia.
a

Brenneke era determinato a dare una mano al suo collega,


as

rilasciando delle informazioni riservate al giudice.


C

J~~'
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45\2

Il 23 settembre 1987, nello studio privato del giudice James


Carrigan, a Denver, Brenneke testimoniò, sotto giuramento, di
conoscere Rupp da molti anni, dai tempi della guerra. Rupp aveva
nazionalità svizzera e americana, aveva volato, per conto della CIA,
in molte parti del mondo, compreso il Vietnam, e, come pilota,

ia
aveva trasportato il futuro direttore della CIA, William Casey, allora
responsabile per la campagna Reagan ~ Bush, ad una riunione ad

or
alto livello, tenutasi a Parigi nell' ottobre 1980, appena prima delle
elezioni presidenziali.

em
Ritenendo che la sua testimonianza fosse riservata al solo
giudice, Brenneke entrò nei dettagli di questo viaggio segreto, per i
personaggi coinvolti e la delicatezza della missione. Brenneke
considerava la propria testimonianza pertinente al processo,
M
ritenendo che potenti forze volessero distruggere la credibilità di
Rupp, perché questo sapeva troppo su questa missione segreta a
Parigi. Rupp era un uomo tutto pepe, esile e il cui volto scarno e
lla

rugoso dimostrava più dei suoi 58 anni. Nonostante si fosse


rifiutato di difendersi, fornì comunque al giudice una deposizione di
de

65 pagine. Nella deposizione descriveva se stesso come un ex ~asso


della Aeronautica di Hitler. Era stato poi al servizio di re arabi.
Conosciuto dagli amici dell'Agenzia come "sir Harry", aveva
rinunciato al suo titolo di barone nel 1964, quando acquisì la
a

cittadinanza statunitense. La sua deposizione descriveva riunioni e


as

trattative di affari con miliardari come Adam Kasoggi, giornalisti


come Pierre Salinger, e speculatori texani come Bunker Hunt.
Aveva anche acquisito notorietà per aver trasportato il fmanziere
C

Robert Vesco, in fuga dagli Stati Uniti con casse piene di contanti.

~ßd~
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45\3

Il giovane pilota Rupp era sopravvissuto alla guerra. Si diede


all' automobilismo e al motociclismo, e addirittura fece parte della
nazionale di sci svizzera alle Olimpiadi del 1952; poi fece il pilota
per la Suisse Air, e la sua sussidiaria indocinese Bal Air. Fu allora
che portò rifornimenti per la CIA, nel sud est asiatico, fino al crollo
di Saigon. Era un professionista dal sangue freddo, e una volta

ia
trasportò su] suo aereo migliaia di scimmie destinate a medici
ricercatori.

or
Tra il 1975 e il 1981, Rupp lavorò in Arabia Saudita,
alloggiando nel palazzo reale. Aveva sempre 1,5 milioni di dollari

em
pronti, anche nella sua casa in Colorado, come riserva per la
famiglia reale saudita, "per trasportare i suoi membri in giro per il
mondo, con valigie piene di contanti, anche 150 milioni di dollari".
Rupp ricordava i voli con l'allora principe Fahd: "Molte volte
M
ho dovuto riportare l' aereo a Zurigo, per prelevare mezzo milione di
dollari, perché aveva deciso all'improvviso di comprare qualche
cosa da Harrods. Il mio aeroplano era sempre a disposizione, se non
lla

lo fosse stato mi avrebbero tagliato una mano". Il salario di Rupp


era effettuato sotto forma di regalia, in borse di velluto rosso, o
de

buste di carta marrone. Per molti anni Rupp ebbe pingui conti nella
banca Aurora di Denver. Denaro dell' Arabia Saudita; altro denaro
proveniva dal ricic1aggio, a cui era addetto per l'Agenzia, tramite le
banche svizzere, per le solite vendite di anni.
a

L' avvocato della difesa Daniel Barrera affermò che Rupp era
as

una vittima designata, usato e coinvolto in una frode perché


ingenuo, accusato ingiustamente da ladri e delinquenti mafiosi.
Nel corso del processo, Rupp difese la propria innocenza,
C

sostenendo che i funzionari della banca avevano tradito ]a sua


fiducia, facendo transitare, sul suo conto, senza che ne fosse a
conoscenza, milioni dì dollari.

~~~
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45\4

Era accaduto che due vice presidenti dell' Aurora, a


conoscenza del fatto che Rupp si occupava di riciclaggio, avevano
messo in atto l'operazione, insieme a John Napoli Jr., un malavitoso
della costa orientale, legato alla famiglia mafiosa di Phil "Brother"
Moscato. L'operazione consisteva nella concessione a Napoli e a un
amico comune, Faud Sam Jezzeny, di un falso prestito di due

ia
milioni di dollari, in cambio di nove milioni di dollari rubati a New
y ork. Questi soldi che scottavano dovevano essere ricic1ati da

or
Rupp, tramite i suoi conti in Svizzera, proprio come aveva fatto per
l' Agenzia. Rupp ammise di aver portato regolannente grandi

em
somme di denaro, attraverso la dogana americana, nel doppio fondo
della sua borsa da volo della Suisse Air. Come pilota commerciale,
con indosso la sua divisa da volo, passava con facilità, sicuro della
sua posizione di pilota favorito di Casey, che aveva spesso
M
trasportato a Cipro, Zurigo e in centro America.
Lo scandalo in banca scoppiò quando Napoli non versò il
denaro rubato, per coprire quanto anticipatogli. Il vice presidente
lla

della banca, Vanden Eynden, accusato, confessò di aver speso molti


soldi della banca, viaggiando per il paese in prima classe, su jet
de

privati, alloggiando nei migliori alberghi, e giocando d'azzardo a


Las Vegas. Napoli ammise di essere stato presente a delle riunioni
di bande criminali, aNew York, nel corso delle quali ad un uomo fu
tagliata una mano e un altro fu ucciso per aver infranto le regole
a

della malavita. ~~Glimisero un sacco in testa, e gli fecero saltare il


as

cervello".
Rupp ebbe una opportunità quando il reporter Westmore,
Bryan Abas, raccontò al suo avvocato di avere una dichiarazione,
C

nella quale un agente, non identificato, del1a CIA, aveva confessato


di aver preso parte ad un complotto per incastrare Rupp, con la
Banca Aurora. Ma quando Barrera tentò di citare Abas, il giudice
Carrington annullò la citazione.

t~~è'
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45\5

Al processo fu emessa una sentenza di 42 anni di carcere per


Rupp e il trasferimento in una località segret~ per "valutazioni
p.sichiatriche?:~entre~ ~giudice~Carrjngton~jco.nsider.ava~---ja
sentenza fmale. Neanche gli avvocati di Rupp seppero illuogo di
detenzione del lara cliente, sulla base del fatto che il governo aveva

ia
ricevuto "basilari informazioni" di potenziali problemi di sicurezza;
il vero problema era il timore di un tentativo di "far fuori" Rupp.

or
Secondo l' ex giornalista della CNN, Kevin Sanders, il centro
medico del Minnesota, dove Rupp veniva trattenuto, faceva ricerche

em
sulla riabilitazione ed usava una sostanza chiamata haloperidol;
usata, si diceva, dal KGB sovietico per distruggere la memoria.
Con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali, Bush ~

Dukakis, nel 1988, Brenneke affermò che il procuratore del


M
governo, Orourke, aveva in mente di "spazzar via Rupp" così che
non potesse parlare del suo viaggio dell' ottobre del 1980, a Parigi,
ed incriminare Bush. Ancora più pericoloso, secondo Damiel
lla

Sheehan, dell'Istituto Cristico, era il fatto che Rupp, agendo per


conto dei suoi padroni, aveva fornito ad un agente operativo
de

dell' Agenzia, di nome Rewald, una valigia piena di denaro in


contanti della Banca Aurora, da consegnare a Licio Gelli e Klaus
Barbie, in Paraguay, affinché gli argentini potessero acquistare i
loro missili Exocet per la guerra delle Falkland.
a
as
C

J~~~
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45\6

Tutto sarebbe filato liscio nel complotto per far tacere Rupp,
se non fosse stato per l' atto di Libertà di Infonnazione, che permise
al The Denver Rocky Mountain News, di assicurarsi una copia della
confessione segreta di Brenneke.
Il risultato fu esplosivo, e sarà ricordato come l"October
Surprise", specie dopo la pubblicazione dellibro omonimo dell'ex

ia
analista politico della Casa Bianca, Barbara Honneger, contenente
informazioni ottenute da Brenneke.

or
Brenneke disse al giudice Carringan che Rupp aveva
trasportato membri di spicco del Comitato Nazionale Repubblicano

em
a Parigi, il 19 ottobre, per negoziare con rappresentanti
dell' Ayatollah Khomeini, e chiedere di trattenere gli ostaggi
americani a Teheran, fmo a dopo le elezioni di novembre, e quindi
impedire a Jimmy Carter di essere rieletto.
M
In cambio, la squadra Reagan Bush doveva fornire
immediatamente agli iraniani 40 milioni di dollari di armi, oltre ad
un'altra partita di 5 miliardi, una volta insediato Reagan.
lla

Brenneke disse al giudice Carrigar che tra gli iraniani presenti


a tre importanti riunioni, per le trattative riguardo gli ostaggi,
de

tenutesi il 19 e il 20 ottobre, c'erano Alì Akbar Rafsanjani (allora


portavoce del Parlamento iraniano e successivamente presidente
dell'Iran), Jalai ad~din Farsi (rappresentante dell' Ayatollah,
Mohammed Beheshti), e Cyrus Hashemi ( trafficante iraniano di
a

anni che morì in circostanze misteriose qualche mese dopo a


as

Londra). Presenti erano anche il trafficante di armi e mediatore,


Manucher Ghorbanifar, un ex funzionario della SAVAK, capo
dell'Intelligence iraniana ~ europea, con sede a Parigi, e il contatto
C

dell'intelligence francese di Brenneke, il colonnello Robert Benes.


Secondo Brenneke, l' accordo fu raggiunto durante queste
riunioni, per consegnare armi per un valore di 40 milioni di donari
all'Iran, e che Casey e Bush produssero la ricevuta di un
trasferimento, via cablo, del denaro dalla Merrill Lynch, il cui
direttore ed amministratore delegato era Ronald Reagan, futuro capo
di Stato maggiore della Casa Bianca di Reagan.

cf~ ~~
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45\7

Barbara Honneger cita una fonte bene informata della CIA,


secondo cui era rimasto del denaro dal contributo illegale per la
campagna elettorale di 60 milioni di doI1ari~versato dallo Shah
dell'iran al Comitato per la rielezione del presidente Nixon, nel
1972. Dei 52 milioni di dollari rimasti, dopo che l'intermediario
iraniano aveva rubato 8 milioni, si diceva che un milione fosse stato

ia
utilizzato da CREEP per spionaggio politico e sabotaggio contro i
Democratici, che determinò poi lo scandalo Watergate, nel periodo

or
in cui George Bush era presidente del Comitato Repubblicano
Nazionale. Honneger afferma che il denaro fu depositato in un conto

em
bancario segreto nel Messico.

(Inserire la storia di Sheenan che l'irruzione serviva per


scoprire se Larry O 'Brian fosse a conoscenza delle squadre
M
assassine cubane di Nixon e dell~omicidio di Kennedy. Quando fu
rinvenuto un assegno, ritirato dalla banca messicana, addosso ad
uno degli "idraulici", Nixon dovette cedere per distogliere
lla

l' attenzione ed evitare conseguenze ancor più serie


dell' impeachment).
de

Brenneke affermò che il proprio ruolo nelle riunioni parigine


era quello di gestire i pagamenti, tramite conti bancari segreti, ed
assicurare che tutti fossero pagati. Confessò di aver partecipato a
due riunioni con gli iraniani ~alcuni dei quali conosceva da tempo~
a

una all'albergo Florida, uno all'albergo Crillion. Non solo era


as

presente Casey, raccontò Brenneke, ma anche Richard Allen, il


primo consigliere della sicurezza nazionale di Reagan, come anche
Donald Gregg, a quei tempi ancora dirigente della CIA, e talpa
C

repubblicana nel Consiglio di Sicurezza Nazionale di Carter, e più


tardi ambasciatore per Bush a Seoul.
Brenneke, che era arrivato a Parigi con un volo linea, usando
un falso passaporto della CIA, disse di non aver visto George Bush
a Parigi, ma di essere stato assicurato da Rupp della presenza del
vice presidente, avendo visto sulla pista di atterraggio dell' aeroporto
di Le Bourget, "un uomo alto e strabico, che era stato capo della
CIA" .

~~~
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45\8

N ella sua deposizione, Rupp affermò di aver portato Casey in


aereo daU'aeroporto nazionale di Washington a New York, in un jet
BAC~l ~Il, di costruzione britannica. Lì c' era un jet dirigenziale
della Grumman Gulfstream, con a bordo Bush, ed entrambi gli aerei
continuarono per Parigi. Rupp disse di non aver parlato con nessuno
dei passeggeri. "non è nostra abitudine".

ia
Rupp confermò che la Gulfstream aveva atterrato a Parigi
prima del proprio aereo, che giunse alle 10 del mattino del 19, e che

or
due jet Stars ed un altro BAC l Il si trovavano sulla pista di
~

atterraggio nell'area VIP. Vide anche un 727, appartenente al

em
trafficante di armi arabo Adnan Kassogi, contrassegnato con illogo
della Triad.
Rupp disse che delle persone attendevano Casey, descritto.
come un "gentleman anziano con una aria distinta, da vecchio
M
professore". Aggiunse che quando comparve Bush, il funzionario
del primo aereo ~un dipendente della CIA, avviato al servizio da
Gregg~ commentò: "Ecco il mio ex capo".
lla

Rupp credette che il suo co~pi1ota fosse Joseph Alto,


maggiore dell'aeronautica USA in pensione, co~proprietario di una
de

compagnia a Washington DC, la ONA inc., che coordinava le


missioni della CIA. L'aereo di Rupp era identifiéato con H2MFA,
dove le ultime tre lettere rappresentavano le iniziali di Mohammed
Fahd Azziz, il principe arabo a cui apparteneva l'aereo. Non era
a

stato trovato alcun documento che attestasse il volo di Rupp, o la


as

sua permanenza in un albergo parigino. Gli agenti dell' Intelligence


francese, alla ricerca di un documento dell'arrivo del volo a Le
Bourget, dissero di aver trovato che le pagine relative erano state
C

tolte dal registro. Rupp affermò di aver trasportato Casey il 21


ottobre ~ che secondo i registri della campagna all'Istituzione
Hoover, non doveva comparire al pubblico fino al 23 ottobre~ a
Francoforte, mentre gli altri repubblicani erano tornati negli USA.

t~~~
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45\9

Gli avvocati di Rupp credevano che Kenneth Quale, allora in


servizio per la Tiger Air, a Burbank, California, potesse essere stato
il pilota che aveva portato Bush alle riunioni. Quale negò, ma venne
citata, sul Rocky Mountain News, una sua dichiarazione di sdegno
per la controversia nata dall' accordo citato sugli ostaggi. "Che

ia
importa se qualcuno ha dato 40 milioni di dollari per 52 ostaggi.
Sono vivi, no? Chi se ne frega se c'era Bush e ha mentito. Il fatto è

or
che è stato raggiunto un accordo, e accordi di tal genere sono
conclusi nel Medio oriente regolannente. Il coltivatore di patate

em
dell'Iowa ce l'avrà con Bush e ne chiederà l'impeachment, ma la
gente di buon senso dirà che hanno fatto quel che dovevano fare."
Quale raccontò ana Boston Globe, in una telefonata
registrata: "Se serve, farò una dichiarazione dicendo di non sapere
M
niente di niente, e che stanno seguendo la pista sbagliata."
La causa contro Rupp fu complicata, o forse, semplificata,
quando Faud Sam Jezzeny, che era latitante nello stesso processo di
lla

frode all'Aurora, fu fortuitamente arrestato, nel Texas, per una


infrazione stradale, e confessò di aver collaborato con una agenzia
de

governativa per intrappolare Rupp. Quando Jezzeny giurò che


Rupp non sapeva nulla della operazione fraudolenta dell' Aurora, il
giudice del Distretto USA, John Kane, concesse a Rupp un nuovo
processo, basandosi sul fatto che Jezzeny era stato latitante, e che
a

quindi non era stato disponibile per il suo processo. La sentenza fu


as

ridotta da 46 a 2 anni.
Ma l'intera questione era stata sufficiente per tenerlo
silenziosamente lontano dalla circolazione per il tempo opportuno.
C

~~~
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45\10

Come una storia così ingarbugliata ai massimi livelli, abbia


mancato di provocare rumori maggiori, quando fu resa pubblica,
prima delle elezioni del 1988, specie con Bush candidato alla
presidenza, è spiegato da Alexander Cockburn, nel Wall Street
Journal: "Fin ad ora la stampa nazionale è stata riluttante ad
approfondire questa storia, anche se sia il settimanale radicale, In

ia
These Times, e anche The Nation, l'abbiano pubblicata nei dettagli.
La prudenza usata da quella stampa nasce dalla gravità dell' accusa:

or
quella di "elezioni falsate".
A questo commento severo, l'Intelligence Executive Rewiev,

em
aggiunse: "Anche se un numero crescente di giornalisti ed esperti di
politica estera credono che il governo statunitense sia
profondamente coinvolto io attività criminali, a livello globale, una
simile accusa viene ancora considerata una eresia, da una larga fetta
M
den' opinione pubblica americana".
Per mettere rapidamente a tacere Brenneke, e soffocare la
storia, il più possibile, la squadra di Bush lo fece porre sotto accusa
lla

da un Gran Giurì federale, per aver dichiarato il falso, mentre


testimoniava, sotto giuramento: un'accusa peggiore dello spergiuro,
de

che poteva comportare cinque anni di galera.


Per appoggiare la causa, gli esponenti dell' Amministrazione
furono portati in aereo a Portland, per il processo di Brenneke:
Richard Allen da Washington, Donald Gregg da Seoul. Due
a

segretarie del defunto William Casey, furono citate come testimoni,


as

come anche due agenti dei servizi segreti.


Il procuratore di Brenneke, lo stesso assistente dell' avvocato
USA di Thomas O'Rourke che aveva processato Rupp, fiducioso in
C

un'altra vittoria, fece diffondere la voce fra i giornalisti che non era
necessario aspettare la fine del processo: Brenneke era un uomo
finito.
Il risultato, nonostante la presenza di testimoni così
importanti, fu trattato molto poco dalla stampa.

0~~~
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45\11

Gregg giurò, sul banco dei testimoni, che Brenneke era un


bugiardo, che la sua storia del commercio di droga nell'America
Centrale era una totale fandonia. L'uomo, che al tempo era
consigliere della Sicurezza nazionale per il vice presidente, giurò
che "non aveva idea di cosa stesse facendo lì Ollie North, fino a
quando non fu divulgato dai quotidiani". Ma il commento, insieme

ia
alle sue maniere arroganti, ebbero l' effetto di un boomerang, e
dovette ammettere che durante i suoi 31 anni di servizio alla CIA,

or
era stato costretto spesso a mentire, come suo dovere, per coprire le
operazioni segrete dell'Agenzia.

em
Già nell'inchiesta sull' affare Iran~ontras, Gregg aveva
giurato il falso, riguardo le sue attività di consigliere della sicurezza
nazionale di Bush, sostenendo di non sapere nulla dei tentativi della
Casa Bianca di rifornire i Contras, fino all'agosto 1986.
M
Sfortunatamente, Ollie North ~che stava gestendo
l'operazione esternamente alla Casa Bianca~ non fece sparire i
documenti che dimostravano che lui e Gregg avevano partecipato
lla

all' operazione di rifornimento illegale sin dal settembre 1985, quasi


un anno pnma.
de

Fra questi documenti, c' era un appunto imbarazzante per lo


stesso ufficio di Gregg, riguardante una riunione che si sarebbe
svolta il primo maggio 1986, con Bush e Felix Rodriguez, il suo
vecchio amico della CIA, che stava dirigendo le operazioni di North
a

nell' America Latina.


as

Stando al documento ~firmato da Gregg, molti mesi prima di


quando avrebbe dovuto sapere del rifornimento illegale ai Contras~
la riunione fu fissata in modo che Rodriguez potesse "fornire notizie
C

sullo stato di guerra in El Salvador e sul rifornimento ai Contras"~.


"Non Contras" disse Gregg, "ma elicotteri. La mia segretaria
si deve essere sbagliata".
Per provare che non era stato a Parigi, come sosteneva
Brenneke, Gregg presentò, come prova, un paio di fotografie che lo
ritraevano insieme alla sua famiglia a Bethany Beach, nel Delaware,
foto che eg1i sosteneva essere state scattate il 18 ed i1 19 ottobre.

~,
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45\12

L avvocato difensore, Michael Scott, fu rapido nel citare un


~

testimone, Robert Edward Lynott, noto meteoralaga, "una leggenda


nell' Oregon e rispettato in tutti gli USA". Lynott testimoniò, con
calma, che era impossibile che quelle foto fossero state scattate nei
giorni che Gregg dichiarava. Le condizioni meteorologiche, in quel
periodo, rendevano impossibile stare sulla spiaggia. Delle foto in

ia
quei giorni non avrebbero mai mostrato il sole. Il Pubblico
Ministero, non potendo mettere in dubbio o confutare la

or
testimonianza di Lynott, dovette incassare. Il procuratore O~Rourke
presentò poi le due segretarie di Casey, per tentare di provare che

em
Casey non si era recato in Europa in quel periodo. Quando fu
chiesto se il futuro DCI era stato a Parigi, durante l~ultimo periodo
della campagna, le due signore si contraddissero: una disse che
Casey stava tutti i giorni in ufficio, l' altra che c' era la maggior parte
M
del tempo.
Alle due impiegate della CIA fu chiesto di dimostrare che
Brenneke non era mai stato assunto daB'Agenzia. Ma la difesa
lla

presentò due altri agenti dell' Intelligence, del Texas, che


testimoniarono la loro collaborazione con Brenn eke, dimostrando
de

che aveva lavorato per il governo e per la CIA.


A due agenti del servizio segreto addetti a Bush, nell' ottobre
del 1980, fu richiesto di testimoniare che erano stati con il vice
presidente tutto il tempo, per provare che non poteva essersi recato a
a

Parigi. Ma anche loro si contraddissero, cercando di far coincidere


as

la loro pausa di 21 giorni nel week~end in questione. *(nota).

*(nota).
C

Nella primavera del 1987, una chiamata anonima, con voce


maschile, giunse alla Radio KGO, a San Francisco, nel programma
di Ray Talliaferro, presentandosi come un ex funzionario dei Servizi
segreti. Costui disse che come agente in servizio~ nell'autunno del
1980, aveva accompagnato Bush in Europa, ad una riunione durante
la quale "Bush diede del denaro ad un iraniano per impedire che gli
ostaggi fossero rilasciati prima che il presidente Carter se ne fosse
andato. "

cf~~~
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45\ 13

Articoli di giornali attestarono che Bush aveva tenuto delle


conferenze elettorali a Filadelfia, la sera del 18 ottobre, e a
Washington la sera del 19 ottobre, ma i suoi manager della
campagna elettorale non potevano rendere conto per le 21 ore di
mezzo: tempo sufficiente per volare in jet a Parigi, trattare e poi
tornare.

ia
Allen, sotto giuramento, fu obbligato ad ammettere che
durante i mesi di settembre e ottobre era stato a Parigi tre volte, e

or
che Casey era con lui almeno una volta, anche se non si ricordava
precisamente quale. Poi Allen confermò il nocciolo della storia di

em
Brenneke, ammettendo che Reagan e Bush erano preoccupati del
fatto che il presidente Carter potesse ricevere una "sorpresa
d' ottobre", con il rilascio degli ostaggi da Teheran, prima delle
elezioni. Allen confessò anche che Reagan e Bush avevano deBe
M
talpe tra i democratici, che infonnavano che Carter stava per fare un
accordo con Teheran, una "spiraglio di opportunità", nell' ottobre
lla

1980. Allen identificò anche una di queste fonti, nel segretario di


Stato, Edmund Muskie.
Più dannosa fu la dichiarazione resa da Barbara Honneger,
de

che al quartiere generale Reagan~Bush, nel tardo ottobre, aveva


udito un collaboratore esclamare gaiamente che non si doveva più
temere un october surprise, perché Dick (Allen) era pervenuto ad un
accordo" .
a

Quando Brenneke presentò una lista di 24 individui, che


as

desiderava chiamare come testimoni per la difesa ~compresi Robert


MacFarlane, Richard J. Secord, Ollie North e l'uomo duro
panamense, Manuel Noriega~ il giudice Carrigan ne permise solo
C

cinque, perché Brenneke non si poteva permettere le spese del


viaggio degli altri.
Tra coloro che Brenneke voleva convocare c' era l' ex
presidente Jimmy Carter, che aveva scritto una lettera nella quale
descriveva "rapporti, nella tarda estate 1980, di funzionari della
campagna di Reagan, che trattavano con gli iraniani, per il rilascio
ritardato degli ostaggi americani".

cf~~~
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45\14

La lettera, indirizzata a Abbie Hoffman, che al tempo ~

appena prima dene elezioni del 1988~ stava scrivendo un articolo


per Playboy sull" october surprise", continuava: "Dopo, come sai,
l'ex presidente iraniano, Bani Sadr, rilasciò svariate interviste,
affermando che quell' accordo fu concluso, e coinvolse Bud Me
Farlane, George Bush e forse Bill Casey. Ma onnai le elezioni erano

ia
passate e i risultati non potevano essere cambiati".
Quando Brenneke tentò di usare la lettera come prova, il

or
giudice lo vietò, sostenendo che era un' eresia. Oltretutto non
c' erano i soldi per far testimoniare Carter che la lettera fosse

em
autentica.
N ell' arringa fmale, O'Rourke dipinse Brenneke come un
aspirante collaboratore della CIA, che era stato respinto e che
operava ai margini, tentando disperatamente di concludere accordi
M
di anni, cercando di entrare nell'ambiente dell'Intelligence, ma mai
partecipando a cose serie. Ma le otto donne e i quattro uomini della
giuria giunsero al verdetto, all'unanimità: Brenneke era innocente,
lla

non aveva mentito quando aveva sostenuto di lavorare per la CIA


come agente a tutti gli effetti. La giuria non dubitò mai dei suoi
de

rapporti con la CIA o della storia delle riunioni a Parigi, durante le


quali, i funzionari della campagna Reagan~ Bush, erano riusciti a
convincere gli iraniani a ritardare il rilascio degli ostaggi americani
fino a dopo le elezioni del 1980.
a

Il portavoce della giuria, il trentenne Mark Kristoff, di


as

Beaverton, Oregon, trasse così le conclusioni: "Possiamo andarcene


tutti soddisfatti del verdetto raggiunto, e assolutamente convinti che
il sig. Brenneke non è colpevole di neanche un'accusa, al 100%.
C

Non c'è stato alcun voto contrario:"


Il commento di Brenneke riguardo il suo proscioglimento
dan' accusa fu semplice: "Se io sto dicendo la verità, qualcuno a
Washington sta sicuramente mentendo".
Nelle parole dell'avvocato della difesa Scott: "Questo
immenso apparato, tutte queste grandi risorse, non sono riuscite a
produrre alcuna evidenza credibile contro Brenneke, la giuria ha
ascoltato Gregg e non l'ha creduto".

J~~~
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45\15

L~ex ambasciatore statunitense, a El Salvador, Robert White,


presidente del Centro Internazionale per lo Sviluppo della politica,
un comitato con base a Washington, aprì di nuovo l'indagine dello
scandalo lran~ontras, basandosi sulle dichiarazioni di Brenneke.
Dopo uno studio di due anni, delle accuse di Brenneke, e un esame

ia
minuzioso della sua dichiarazione, White espresse la profonda
preoccupazione per le rivelazioni che "implicavano l' allora vice

or
presidente Bush, il suo personale, e la CIA, in una grande serie di
attività illegali, incluse la vendita di anni, il traffico di droga e una

em
rete segreta di rifornimento ai Contras, tre anni prima che il
colonnello Ollie North, allestisse la propria rete segreta".
White si lamentò che interviste e documenti sottoposti sia al
Congresso che al comitato di indagine Iran~Contras e al Procuratore
M
Speciale, circa 300.000 fossero ancora riservati! Per White questo
costituiva un abuso del sistema, per proteggere le attività illegali
dell' Amministrazione Reagan.
lla

Un altro abuso fu l'uso della forza da parte del Governo. Il


processo ~come era nelle intenzioni del Governo~ costò a Brenneke
de

ogni centesimo che possedeva, lasciandolo al verde, senza casa e


lavoro, con la speranza che non potesse più agire.
E già Brenneke aveva speso molti soldi per la riabilitazione
del figlio, una situazione questa, che l' aveva spinto a denunciare il
a

coinvolgimento di Bush nel traffico di droga.


as
C

J~~~
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45\16

~
D altra parte~mentre numerose persone, inclusi funzionari al
vertice, erano stati posti sotto accusa e processati per la loro
partecipazione all' affare Iran Contra, poche erano state accusate di
~

crimini veri. Usando la pratica conosciuta come la "gray mailing", ~

i difensori richiesero di usare dei documenti governativi secretati,


come prova della loro innocenza. Quando il Governo si rifiutò di

ia
rilasciare tali documenti, citando rischi immaginari aHa sicurezza
nazionale, la maggior parte delle accuse contro gli imputati, furono

or
lasciate cadere.
Brenneke rivelò anche che Licio Gel1i era stato presente alla

em
famosa ~'October surprise", riunione a Parigi, nel 1980, dove si era
reso disponibile alla squadra Reagan ~Bush, per fornire anni agli
ayatollah.
Secondo Brenneke, Gelli e Delle Chiaie si erano già
M
incontrati, in Svizzera, con gli emissari iraniani, per defmire i
dettagli di un accordo, in base al quale si poteva ostacolare ogni
lla

tentativo dell' Amministrazione Carter, per far rilasciare gli ostaggi.


Ma i tempi stavano stringendo. Già in agosto, il vice
segretario di Stato di Carter, Warren Christopher, si era incontrato a
de

Bonn con un membro dell'enturage di Khomeini, Sadegh Tabatai,


per definire i tennini del rilascio degli ostaggi, prima delle elezioni
di novembre. Il 10 settembre, Tabatai fece sapere
all' Amministrazione Carter, tramite l'ambasciatore della Germania
a

federale a Teheran, Gerhardt Ritzel, che Khomeini era disposto a


as

rilasciare gli ostaggi nel giro di 48 ore, se il presidente Carter avesse


accettato le richieste iraniane, cioè armi, per un valore di 50 milioni
di dollari, la lista delle quali già si trovava nelle mani di
C

Christopher.
Fu allora, secondo l' ex funzionario dell' Intelligence
Hemnan, che Licio Gelli e Stefano Delle Chiaie, incontrarono i
funzionari iraniani all' albergo President, a Ginevra, promettendo
una fornitura di anni ancora maggiore, se solo gli iraniani avessero
trattenuto gli ostaggi fmo a dopo le elezioni.

JtWL~~
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45\17

Fu allora, secondo Masur Rafizadeh, ex capo della SAVAK,


che elementi della vecchia CIA, leali a Bush, convinsero
Ghotbzaden, che a sua volta convinse Khomeini, ad abbandonare
Carter e ritardare il rilascio degli ostaggi.
Il passo successivo, secondo Herrmann della CIA, fu

ia
l'incontro a Parigi, a settembre, tra MacFarlane, Casey, Allen e
Mahammed Beheshti, il numero due di Khomeini, e altri uomini

or
compresi Hamid Nagashian, il funzionario che si occupava
dell'approvvigionamento di anni alle Guardie rivoluzionarie
. .

em
IranJane.
Questa volta gli iraniani, con armi per miliardi di dollari in
palio, si sarebbero impegnati solo se Reagan o Bush, in persona,
avessero siglato l' accordo. Da lì la riunione di ottobre e ]a presenza
M
richiesta di Bush.
Eletto Reagan, le armi cominciarono a fluire verso l'Iran, già
lla

nel periodo di transizione tra il quattro novembre e il giorno


delrinsediamento, nel gennaio del 1981. Un giorno nel quale fu
messo in luce il ruolo di Gelli, fotografato, seduto al posto d'onore,
de

al tavolo del ballo inaugurale, accanto a Ronald Reagan.


Il 30 novembre, meno di tre settimane dopo il voto,
Ghorbanifar (che il direttore delle operazioni CIA riteneva un
agente israeliano), si attivò, con il trafficante di anni israeliano,
a

Yaacov Improdi, ad organizzare la fornitura di missili Lance USA e


as

missili anti~carro armato Copperhead, al regime di Khomeini.


II 9 dicembre, l' alter ego di Gelli nella P2, Francesco
Pazienza, incontrò Alexander Haig e il suo segretario, Michael
C

Leeder, per organizzare la consegna di armi, per un valore di milioni


di dollari aU'Iran, sia da parte degli USA, sia da parte dei Paesi
europei appartenenti alla NATO.

J~~~
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45\18
Brenneke, che aveva già portato dozzine di carichi di armi in
volo dalla Francia a Bandar Abbas a Teheran, per l'Omnipol, nel
1980, attraverso Nizz~ Cipro e Ankara, collaborando con il
trafficante di anni francese Bernard Veillot, cominciò a trasportare
la merce nei 707 e DC 8, per l' Agenzia. Affermò che la CIA
lavorava di concerto con una compagnia londinese, la Jericho
International, per gestire le consegne in Iran, e che un agente

ia
operativo della CIA diresse molto di questo primo traffico di anni
statunitense, dall'ambasciata a Londra. Non fu l'unico pilota,

or
raccontò Brenneke, ad essere stato selezionato dalla CIA; talvolta
volava assieme a Rupp.

em
Da dove provenivano le armi? Fu chiesto a Brenneke. Dai
magazzini "Reforger", fu la risposta pront~ i magazzini clandestini
segreti di anni e pezzi di ricambio, dislocati in varie parti d'Europ~
per essere usati dalle Forze N ato, nel caso di una invasione a
M
sorpresa, da parte del Patto di Varsavia.
Mentre portava a destinazione i carichi in Iran, Brenneke
disse di avvertire che qualcosa non funzionava a dovere, quindi si
lla

appuntò i numeri scritti sulle casse contenenti le armi. Un


colonnello di collegamento della Marina della Nato gli aveva detto:
de

"Non puoi trasportare questa roba. Non dovrebbe esistere. Potresti


essere ucciso solo per essere a conoscenza della sua esistenza."
Brenneke apprese poi che i magazzini militari della NATO
cominciarono a scarseggiare per la prima volta, nel 1973, per l'aiuto
a

apportato ad Israele, per vincere la guerra contro l'Egitto; i


as

magazzini NATO avevano urgente bisogno di essere riforniti.


Haig, in qualità di Supremo Comandante Alleato della
NATO, in Europa, dal 1971 al 1979, si impegnò a rifornire i
C

magazzini, e fu Haig, che aveva dichiarato nella prima conferenza


stampa, che gli USA non avrebbero inviato né armi né pezzi di
ricambio in Iran, che li svuotò di nuovo nel 1981, proprio per quella
ragione. Inoltre, Haig, aveva autorizzato gli israeliani a fare
altrettanto, nonostante la consegna all'Iran delle anni USA, per un
valore di centinaia di milioni di dollari, da parte degli israeliani, non
fosse stata segnalata al Congresso, come richiedeva l' Atto di
Controllo sull'esportazione di armi.

d~~~
~ ~

,I

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45\19
Ne) suo libro "October Surprise", Barbara Honneger, sostiene
che un informatore deBa CIA )e aveva raccontato che, quasi ogni
vendita clandestina di armi, conclusa sin dai primi anni '70,
coinvolgeva )a P2, e che molte compagnie di trasporto, che si
occupavano delle consegne clandestine di anni, statunitensi ed
europee, negli anni '80, erano controllate dalla P2. Haig, utilizzando
Michael Leeder, come suo esperto su) fascismo e sull'Italia, lavorò
a stretto contatto con Francesco Pazienza.

ia
Barbara Hanneger scrive che, quando la polizia fece
irruzione nell 'ufficio di Gelli, nel marzo del 1981, Leeder, indotto

or
da Haig e Kissinger, fu incaricato di tentare di comprare )a lista dei
953 membri della P2, per evitare )a pubblicazione.

em
Hanneger affenna che Kissinger mandò Leeder in Italia, per
cercare di insabbiare le indagini su) coinvolgimento suo e di Haig,
dicendogli di far pressioni su) governo italiano, per non rimuovere
quei funzionari militari e del servizio informazioni, i cui nomi
M
apparivano sulla lista di GeBi, sperando quindi di proteggere i
legami tra l' Agenzia e la P2.
Ma Razin, infuriato dal rifiuto dell' Agenzia di proteggere i
lla

propri agenti, fornì )e prove inconfutabili del controllo di Langley


sulla P2, e i militari al vertice dei Servizi segreti italiani. Produsse
de

prove documentate delle somme regolannente pagate dan' Agenzia


ai vari individui, le somme erano codificate dall'l al 5.
l documenti di Razin dimostrarono che i più importanti
generali del SID e del SIFAR, come Allavena e Aloja erano sempre
a

stati legati alla CIA, come lo erano stati i neo----


fascisti, Pino Rauti e
as

Guido Giannettini. E mentre il generale Miceli riceveva i suoi fondi


direttamente dall'Ambasciata americana, la P2, secondo Razin, era
una filiale sussidiaria dell' Agenzia.
C

(mostrare documento)

JCWL 1?auL~
" ..
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CAPITOLO 46

I GLAD IATORI SEGRETI DELLA NA TO

Il programma televisivo del giornalista Remondino portò alla


luce il segreto meglio conservato d'Italia, da quaranta anni:
l' esistenza di una forza annata clandestina, come denunciato da

ia
Vinciguerra.
La mattina del3 luglio] 990, il presidente Francesco Cossiga,

or
sorpreso dal reportage di Remondino, diede disposizione al suo
segretario, Sergio Berlinguer, di fornirgli immediatamente ]a

em
registrazione della trasmissione televisiva. La sua reazione al
contenuto della stessa fu di richiedere una dichiarazione da parte del
premier Andreotti, che negasse la teoria che il terrorismo in Italia,
negli anni '70, fosse stato opera de]]a CIA e della P2. Pretendeva
M
anche che gli autori de] programma fossero denunciati.
Per ironia, Cossiga era ben cosciente dell' esistenza di questo
esercito segreto, e di quali fossero le sue funzioni: era stato uno dei
lla

primi ad essere reclutato, annato dai carabinieri, appena ventenne.


Era perfettamente consapevole che questa struttura segreta
de

dipendeva dai servizi segreti, era equipaggiata dalla NATO e gestita


dalla CIA con il nome in codice di Gladio ~una corta spada romana~
e che avrebbe dovuto operare in caso di invasione sovietica. Sapeva
anche che era stata organizzata per opporsi ad un eventuale
a

insurrezione interna di forze comuniste, ed effettuare un colpo di


as

stato, in caso di vittoria comunista alle elezioni.


Andreotti esitò, poi dovette ammettere che Gladio era in
effetti una rete segreta, Stay behind, coordinata con vari servizi
C

segreti europei; aveva operato al di fuori della stretta struttura della


NATO, per quasi mezzo secolo, ed era segreta perfillo per i governi,
rimasta sconosciuta, in Italia alla maggior parte dei Primi ministri e
dei ministri della Difesa, i quali avrebbero dovuto esserne i
responsabili.

~.&¡-
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46\2

Quel che era necessario era di negare la degenerazione di


Gladio nel terrorismo di Stato, così come descritto da Vinciguerra.
Con la dichiarazione di Andreotti, i giornalisti e gli storici italiani si
resero improvvisamente conto che la storia italiana andava riscritta,
dai giorni del complotto SOLO di De Lorenzo in poi, attraverso tutti

ia
i tentativi di colpi di stato, di attentati, di strategie della tensione.
Tutti gli avvenimenti misteriosi dell'Italia del dopo guerra

or
avrebbero dovuto essere riguardati, alla luce della scoperta di questa
organizzazione segreta. L' accaduto agitò il fantasma che, sia. i

em
terroristi neofascisti che le brigate rosse, fossero state da sempre
sotto il controllo dei servizi segreti e della CIA.
n 18 ottobre, il Primo ministro inviò una relazione dei servizi
segreti al Comitato Parlamentare sulle stragi. Aveva per titolo: "Il
M
cosiddetto SID parallelo ~ Operazione Gladio", e rivelava come la
rete di Gladio fosse stata istituita subito dopo la guerra, e poi
fonnalizzata nel 1956, con un accordo segreto tra il SIFAR e la
lla

CIA.
Era considerata molto produttiva e utile alla NATO dai
de

gruppi militari che l' avevano creata nel 1947, quando Stalin
mostrava gli artigli. La sua funzione era di organizzare piccoli
gruppi di agenti segreti, come nuclei di resistenza in diversi paesi
europei, nel caso di invasione sovietica.
a

L' esperienza fatta durante la Resistenza, nella seconda guerra


as

mondiale, suggeriva che fosse meglio stabilire cellule "Stay


behind", prima di una invasione nemica, in quanto dopo sarebbe
stato più difficoltoso. Se già operative, avrebbero potuto subito
C

cominciare a raccogliere infonnazioni, e preparare la resistenza.

J~~~
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46\3

Tra il ] 948 e i11956, la costituzione di forze Stay behind era


una degli obiettivi prioritari della CIA. Esse avrebbero operato sotto
il comando den'Intelligence Tactical Assessment Center, con
personale CIA. All'inizio le cenule Gladio operavano di concerto
con gli inglesi e furono stabilite in Gennania, Belgio, Oland~
Francia, Austria, Fin1andi~ Danimarca, Norvegia, Svezia,

ia
Portogallo, Grecia, Turchia e nena neutrale Svizzera.
I "Gladiatori" , reclutati e addestrati in segreto, dovevano

or
essere semplici cittadini, pronti a difendere la libertà delloro Paese,
contro l'aggressione o la sovversione comunista. Si sarebbe dovuto

em
evitare fascisti e nazisti noti: troppo facili da identificare per il
controspionaggio sovietico.
Visto che furono incaricati i veterani del SOE e den 'ass
della assunzione degli uomini, venivano preferiti il personale ex SS
M
e ex OVRA, dando così una aggressiva connotazione anti
comunista ai Gladiatori europei. Ray Cline, che era stato in
Gennania per la CIA negli anni '50, e che più tardi sarebbe
lla

diventato Vice Direttore per i Servizi Segreti, approvò il


reclutamento di uomini di destra, purché confinato ai servizi di
de

in fonn azi one.


Tutti i Paesi dovevano inserire una intesa segreta nel
protocollo NATO, che esplicitamente suggeriva la non
perseguibilità degli attivisti di destra. "In Gennania ~secondo
a

Razin~ il governo che perseguiva la sinistra, chiudeva un occhio con


as

quel1i di destra". L'uomo alla guida di Gladio, al tempo di


Adenauer, era addirittura un nazista noto, il dotto Gropke.
L' evidenza di quale tipo di lavoro stesse svolgendo fu sottolineata
C

da Razin al Der Spiegel: un elenco di 1.500 ex nazisti, da subito


incorporati in Gladio.
In Svezia, paese neutrale, William Colby egualmente
selezionava per Gladio uomini ex Swedsh SS Sveaborg, lasciando
all' oscuro il governo svedese.

j~/,LL ~
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46\4

Il Ministro della Difesa belga, Guy Coeme, che sostenne di


essere venuto a conoscenza dell'esistenza di Gladio solo nel 1990,
dichiarò che Gladio nacque nel 1948, su disposizione di Henri
Spaak e su consiglio di sir Stewart Menzies, capo del M16. Più
tardi, usando la copertura di Gladio, i neonazisti della Gendarmeria
belga approntarono una milizia segreta, per la loro strategia del
terrore. In Germania, gli stay behind furono reclutati direttamente

ia
dan' apparato di Gehlen. Gli ex agenti CIC, Allan Ryan e Erhard
Darbinghouse, riferirono che Klaus Barbie cercava direttamente

or
talenti delle ex SS, e ne trovava centinaia nei campi speciali istituiti
dagli alleati.

em
In Svizzera, una agenzia privata di informazioni, la P27,
fmanziata dal governo e da1 servizio segreto, spiava i connaziona1i,
membri del Parlamento compresi. Raccolse informazioni su 8.000
persone: tutte di sinistr~ attivisti pacifisti e anti nucleari. Secondo
M
informazioni di stampa, l' agenzia aveva legami stretti col P26, un
gruppo segreto di circa 400 agenti armati, il cui compito era di
stabilire un governo in esilio, con sede in Irlanda, in caso di
lla

invasione sovietica.
In Grecia, dove Gladio fu conosciuta con il nome
de

"Sheepskin", i gladiatori erano stati reclutati fra gli ex


collaborazionisti: molti di quegli uomini sarebbero stati protagonisti
del golpe dei colonnelli nel 1967.
Accordi, intercorsi fra l'ammiraglio Roscoe Hillenkoetter,
a

primo direttore della CIA, il segretario Marshall e lo specialista


as

antisovieti co George Kennan, conferirono, nell' aprile 1948,


l'organizzazione stay behind a Frank Wisner, per il suo
dispiegamento, in coordinazione con inglesi e francesi.
C

J~~~
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46\5

Già nel 1945, Wisner e Angleton avevano preparato delle


squadre nazi fasciste, pronte ad ogni eventualità. Gli inglesi, che
godevano reputazione di grande abilità nena organizzazione della
lotta partigiana, furono incaricati dell' addestramento dei primi
ufficiali di Gladio, nel 1951.

ia
Tecnicamente Gladio avrebbe dovuto dipendere dal
Comando Supremo Alleato in Europa, il SACEUR. Passò presto

or
sotto il controllo di un Comitato di Progettazione clandestino,
formato da rappresentanti di vari servizi segreti europei, che si

em
riunivano a Bruxelles. Perfmo la Francia, al di fuori del comando
unificato della NA TO, aveva la propria rete stay behind.
In Italia, dove il trattato di pace con gli Alleati proibiva una
rete di resistenza clandestina, con una risoluzione del Comitato di
M
Sicurezza Nazionale, nel gennaio del 1951, si ottenne l' allineamento
del Paese al rispetto degli obblighi militari segreti della NATO.
Così diventò possibile formalizzare Gladio anche in Italia, con un
lla

accordo segreto tra l'Agenzia e il SIFAR. C'era l'impegno, come al


solito, di non reclutare fascisti noti. Naturalmente, furono fra i primi
de

reclutati.
Gelli li defmiva "anti comunisti viscerali, ex combattenti di
Spagna, ex repubblichini, addestrati nell'uso del1e armi, guidati da
uomini che sapevano dove nascondere le anni e dove trovare i soldi.
a
as
C

~.~~
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46\6

La CIA fornì il denaro, le armi, gli esplosivi ed


equipaggiamento sofisticato per le comunicazioni, per
I' addestramento di questi gladiatori "non fascisti". L' addestramento
avveniva in una base segreta di 160 ettari, in un angolo del nord est
della Sardegna, vicino alla città portuale di Alghero. Illuogo, Capo

ia
Marrargiu, una macchia desolata, era stata acquistata nei primi anni
,
50 da uno strano trio di investitori: il capo del SIFAR, il suo

or
amministratore e il capo dell'Intelligence militare.
Si cominciò a costruire nel 1956; i reclutati venivano

em
trasportati dal continente in aereo, coi fmestrini oscurati, e poi
trasferiti in elicottero nella zona di addestramento. Piccole squadre
di Berretti Verdi erano inviate dal Pentagono, come istruttori di
tecniche sofisticate di insurrezione.
M
La CIA delegò al SIPAR la gestione di questo campo noto
come CAO (Centro Addestramento Guastatori); il SIFAR, a sua
volta assegnò l'incarico al proprio ufficio "R". Per ragioni di
lla

sicurezza, il corpo principale era costituito da militari den' esercito


regolare; strutture separate segrete comprendevano i gladiatori, le
de

loro mense, i loro campi di tiro e i loro depositi di armi. Questo


centro di addestramento fu particolarmente attivo tra il 1969 e il
1975, proprio in coincidenza con gli anni più caldi della strategia
del terrore. Furono addestrati circa 4.000 terroristi potenziali, in un
a

periodo in cui ci furono migliaia di attentati. Il generale Manes,


as

morto in circostanze misteriose, prima che potesse testimoniare sul


golpe SOLO, annotò nel suo diario che nel centro di addestramento
erano presenti veterani della Decima Mas e di Salò.
C

~~~
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l

46\7

Secondo il giornalista Lino Jannuzzi e i ftatelli Cipriani, a


Marrargiu erano presenti guerriglieri arabi e membri infiltrati in
gruppi della sinistra assieme ad elementi delle BR, tra cui uno dei
primi reclutati, dal nome in codice di Rocco, un ex paracadutista
esperto in esplosivi, capace di fabbricare bombe con qualsiasi

ia
materiale. Lo stesso Franceschini pensava che alcuni di quelli che
avevano assunto il controllo delle BR, dopo il suo arresto, erano

or
degli infiltrati, addestrati dai servizi segreti.
La base di Marrargiu era così segreta, secondo il senatore

em
Libero Gualtieri, che perfmo alcuni Primi ministri e Ministri della
Difesa non erano a conoscenza della sua esistenza, come pure
ambasciatori come Maxwell N. Raab, che si lamentò: "sebbene
avessi chiesto al mio capo sezione, William Mulligan, di tenermi al
M
corrente di qualsiasi cosa, non mi disse mai una parola su Gladio".
Secondo Raz~ soltanto certe persone erano informate. "Si
era deciso di informare solo coloro che avevano bisogno di sapere, e
lla

soltanto quelli che approvavano gli obiettivi americani e la loro


politica. Qualsiasi leader politico considerato inaffidabile, non
de

doveva sapere." Anni convenzionali e non, per gli stay behind erano
trasportate, via aerea, a Camp Derby, la principale base logistica
americana, nel sud est europeo, una vasta distesa di capannoni
dislocati in una pineta, a nord del porto di Livorno. Lì, tra dune di
a

sabbia sporca erano addestrati gli agenti anti insurrezionali. I


as

migliori erano poi inviati a Bruxelles, in un centro ancora più


specializzato, in cui si affollavano terroristi neo fascisti di mezza
Europa.
C

~ f3d.~
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46\8

Da Camp Derby molti annamenti erano trasportati a


Marrargiu, per essere usati in addestramento, e altri per essere
nascosti in circa 1.000 depositi, in tutto il Paese; 139 di questi erano
stati allestiti prima del 1971. Lo strano dì questi depositi era il
contenuto. Era costituito solo da anni leggere, adatte soltanto per
azioni ridotte, inefficaci per armare una forza partigiana, e contro

ia
dei Kalashnikovs.
Il generale Gerardo Serravalle, a capo di Gladio dal 1969 al

or
1974, dopo una visita a Stuttgart, la sede direttiva statunitense di
stay behind, commentò che gli ideatori di Gladio sapevano fin

em
dall'inizio che le anni nascoste nei depositi non erano adatte agli
scopi dichiarati, queste sarebbero state efficaci solo contro
insurrezioni locali, presumibilmente armate in maniera egualmente
leggera.
M
L'ammiraglio Henke ,capo del SID, lo confennò al suo
numero due, il generale Antonio Fadda, commentando che Gladio
"aveva una funzione specifica anti comunista, e andava attivata solo
lla

in caso di gravi disordini di piazza".


Serravalle, concordando con questa dichiarazione, disse di
de

Gladio: "sebbene originariamente fosse stata pensata contro un


invasore, non avrebbe potuto funzionare. Più adatta era come legale
protezione per il potere, sotto la copertura della sicurezza nazionale,
garantita dalla NATO. Bisogna rendere omaggio alla genialità
a

dell'idea" .
as
C

~~~
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46\9

Il primo campo di esercitazione, per le attività anti comuniste


e terroristiche di Gladio, fu l'Alto Adige. Ex fascisti e giovani neo
fascisti, reclutati dai servizi segreti, si abbandonarono ad attentati
terroristici e crimini selezionati, sempre attribuiti alla sinistra.
Il generale Manlio Capriata, capo della sezione R del SIPAR
negli anni '60, depose al Comitato Parlamentare sulle stragi: "Il

ia
generale De Lorenzo mi chiamò ne11952, e mi chiese di mobilitare
i gladiatori della regione. Furono abbattuti 36 tralicci elettrici.

or
L'intera zona era usata come terreno di esercizio di tecniche
insurrezionali, per tenere sotto tensione una regione delicata.

em
Furono formati gruppi di guerriglieri e coloro che si volevano tirare
indietro erano brutalmente liquidati."
Al comando di questa operazione sanguinaria era il generale
Carlo Ciglieri, a sua volta eliminato prima che potesse testimoniare
M
davanti al Comitato. II generale Manes, anche lui destinato a sparire,
annotò nel suo diario che non c' era differenza tra i reclutati del
colonnello Rocca e quelli di Gladio. Secondo il generale,
lla

irredentisti dell' Alto Adige erano finanziati dal SIPAR, e


dall 'ufficio Affari politici del Ministero degli Interni. Le decisioni
de

criminali venivano prese ad alto livello, [mo al Ministero della


Difesa di Taviani.
a
as
C

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46\10

Serravalle pensava che fosse troppo pericoloso lasciare senza


sorveglianza costante uomini reclutati segretamente, così armati,
che non vedevano l' ora di mettere in pratica il sofisticato

ia
addestramento ricevuto. Prese personalmente contatto con i suoi
gladiatori, e, come aveva immaginato, scoprì che molti impetuosi ex

or
repubblichini erano ansiosi di colpire subito i comunisti.
Ritenevano che questi avrebbero agito come quinta colonna in

em
appoggio dell'invasione sovietica: si sapeva, grazie al SID, chi
erano e dove erano; perché non eliminarli subito?
Serravalle, ufficiale di uno Stato che considerava
democratico, non voleva rendersi complice di atti di banditismo.
M
Così decise di strappare gli artigli alla tigre. Con il pretesto della
casuale scoperta di un deposito di armi NATO, da parte di bambini
che stavano giocando vicino ad Auresina, deposito che i carabinieri
lla

scoprirono essere già stato saccheggiato, Serravalle ordinò lo


smantellamento di tutti i depositi segreti di Gladio. Mentre le sue
de

direttive venivano eseguite, omise di informare gli americani.


a
as
C

J~~~
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l

46\11

Finì che l'ufficiale di collegamento CIA irruppe nell 'ufficio


di Serravalle, accusandolo: "Lei sta disarmando gli stay behind".
Serravalle replicò che questa decisione era dipesa dal fatto
che, da diversimesi,la CIA non aveva fatto tronte ai propri impegni

ia
fmanziari, evidentemente per la scemata minaccia di una invasione
sovietica.

or
Fu organizzato un incontro all'Ambasciata americana con
Howard E. Stone, il COS dell'agenzia a Roma, ed il suo vice, Mike

em
Sedaoui, incontro descritto nel dettaglio da La Repubblica. Stone si
rivolse a Serravalle in tono brusco: la rete stay behind era essenziale
per combattere la minaccia di sovversione interna.
Serravalle ~che descrisse Stone, che aveva subito gravi ferite
M
in Corea, "come un individuo dai lineamenti di piombo, prototipo
dell' agente del KGB, in un film di spionaggio degli anni '60" ~

replicò che aveva timore della aggressività dei neo fascisti reclutati
lla

in Gladio, e quindi aveva optato per svuotare i depositi di anni, e


trasferirle in Sardegna, a bordo degli aerei Argo 16, del servizio
de

segreto.
Stöne, fortemente irritato, disse chiaramente che non ci
sarebbero stati altri contributi, se non si poteva contare su Gladio.
Secondo Serravalle, così si espresse: "Volete i dollari? AHora datevi
a

da fare".
as

Serravalle però non era disposto a piegarsi. O avrebbe dovuto


trasferire il problema al generale Miceli, ciò che avrebbe significato
rendersi disponibile a qualsiasi decisione avesse preso il generale,
C

oppure avrebbe dovuto dire chiaramente a Stone che la sua pretesa


non era contemplata nei suoi compiti. Poi avrebbe dovuto
naturalmente chiedere a Miceli di essere esonerato dall'incarico.
Serravalle spiegò agli americani che non riteneva imminente
una qualsiasi mossa da parte dei Sovietici, e anche se ci fosse stata,
il 70% dei comunisti italiani avrebbero combattuto contro di loro.

~~~
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Manca 46\ 12

46\13

Ma a causa della tensione creata dall'invasione sovietica

ia
dell' Afghanistan, il comando supremo della NATO riconsiderò le
sue opzioni per la difesa europea; il generale Bernard W. Rogers, al

or
comando della NATO dal giugno 1979 al giugno 1987, doveva dare
più peso a Gladio di quel che aveva fatto il suo predecessore, il

em
generale Alexander Haig. Secondo il giornalista Claudio Gatti,
Rogers voleva che il sistema italiano stay behind fosse più
efficiente, e ordinò un'intensificazione dell'addestramento.
L' Agenzia, dal suo canto, aveva perso interesse a Gladio, lasciando
M
la responsabilità completamente nelle mani del SI8M!.
Duane (Dewey) Claridge, COS a Roma, suggerì perfmo
l'opportunità di inserire il PCI nella maggioranza ( che era poi la
lla

vecchia proposta Moro). Riteneva infatti questo il metodo migliore


per tenere i comunisti sotto controllo. L'idea fu prontamente
de

bocciata dai suoi superiori, meno sottili di lui, a Langley.


Che un SISMI parallelo, non guidato da Langley, sarebbe
andato presto fuori controllo, era prevedibile, come sostiene De
Lutiis, nel suo "I servizi segreti in Italia". "Sarebbe stato utopistico
a

~scrisse lo storico~ pensare che i servizi avrebbero agito sempre


as

secondo la legge: ciò li avrebbe ridotti a essere degli inutili duplicati


della polizia". De Lutiis sostiene che i dirigenti dei servizi sono da
sempre stati poco disposti a subire il controllo da parte dei loro
C

superiori gerarchici; una volta che una operazione segreta viene


lanciata essa diviene una creatura indipendente. Quanto agli organi
di controllo politico, "Il Parlamento è considerato un coacervo di.
mascalzoni, politicamente inaffidabili, pronti a vendersi il Paese per
un piatto di lenticchie, per non parlare dell 'Opposizione".
Le stesse cose potrebbero essere tranquillamente riferite
all' Agenzia e alla sua opinione sul Congresso.

k i3J~
~

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46\ 14

Finalmente, nell'agosto del 1990, il velo di segretezza ~ di


bugie che aveva nascosto la vera natura di Gladio, le squadre del
colonnello Rocca e il SID parallelo, fu squarciato. La prima am..
missione ufficiale, non completa, fu fatta il 3 agosto, quando
Andreotti riferì al Comitato Parlamentare sulle stragi, che

ia
effettivamente una rete NA TO di stay behind era esistita ma aveva
cessato di operare ne11972.

or
Quando il Comitato insistette nel voler essere informato se
Gladio, in qualche modo, fosse stata coinvolta nella Strategia del

em
Terrore e nelle stragi, come i magistrati avevano spesso sospettato,
Andreotti promise che entro 60 giorni avrebbe consegnato al
Comitato tutti i documenti riguardanti Gladio.
Quello stesso mese, Gladio fu collegata al rapimento Moro e
M
al massacro della stazione di Bologna, e ciò avvenne quando i
documenti, svincolati dalla segretezza del servizio segreto,
stabilirono connessioni tra Gladio e la Loggia P2. Intervistato dal
lla

giornale belga Le Soir, Gelli ammise che Gladio era stato creato
dalla CIA, subito dopo la guerra, per opporsi ai comunisti.
de

In ottobre, una serie di lettere scritte da Moro fu trovata in un


covo delle brigate rosse, a Milano. In queste lettere, Moro
sembrava collegare Gladio alla "Strategia del1aTensione" degli anni
'70. Egli dichiarava che una organizzazione ombra parallela ad
a

"altri servizi segreti dell'ovest", poteva essere implicata nella


as

destabilizzazione del Paese. Moro accusava anche Andreotti di


essere strettamente collegato alla CIA.
C

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J~. 6eJ
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46\15

Mentre i magistrati di Mi1ano studiavano CODinteresse queste


lettere di Moro, i magistrati di Venezia scoprivano Gladio per caso,
durante le indagini sull'attentato di Peteano.
Era chiaro che l' esistenza di Gladio era stata tenuta segreta
per 40 anni, ma non ai sovietici contro cui avrebbe dovuto essere

ia
diretta ~ssi erano perfettamente al corrente~, bensì alla gente, in
tutta Europa. In tutto il Continente, gruppi di terroristi si erano

or
infiltrati in Gladio, con la funzione ~come scoprì con rabbia
Vinciguerra~ di operare per la stabilizzazione, fmgendo l'opposto,

em
terrorizzando la popolazione civile, affinché si sottomettesse, senza
fiatare, al potere repressivo della polizia, al servizio dello Stato e dei
poteri stranieri.
Per assicurare la segretezza di Gladio, e le sue attività più
M
coperte, una associazione criminale, simile ad un gruppo mafioso, di
killer, era pronta ad eliminare qualsiasi persona che sapesse troppo,
come coloro che stavano per testimoniare davanti a un Comitato
lla

Parlamentare: alti ufficiali come Ciglieri, Manes e Rocca; magistrati


come Occorsio e Alessandrini, venuti a conoscenza di troppe cose;
de

giornalisti ed avvocati come Pecorelli ed Ambrosoli, usati ed


abusati; oppure banchieri non indispensabili come Sindona e Calvi.
La chiave per scoprire l' attività di questi criminali si trova in
una deposizione segreta del 5 ottobre 1990, rilasciata ad un
a

procuratore militare di Padova dal colonnello Marcello Ingrosso,


as

appena congedatosi dal SISMI, ed espatriato in Francia. Il


colonnello descrisse una cellula segreta, l'ufficio "K", che aveva
base a Forte Boccea, nella sede dei servizi segreti. Era fonnato da
C

un nucleo di istruttori di Gladio che preparavano i membri della


malavita ~come la banda della Magliana~ a compiere operazioni
terroristiche, non collegabili ai servizi segreti.

J~~~
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46\ 16

Il colonnello Ingrosso, che lavorava a Forte Boccea al


Technicol Support Operation, sostenne che del personale
proveniente daB'ufficio K fu inserito nel SAS, Servizio Speciale di
Addestramento, dipendente dall'ufficio segreto di Intercettazioni di
Comunicazioni, a Cerveteri, una cittadina etrusca a nord di Roma, la

ia
più grande base Gladio in Italia, seconda solo a Marrargiu.
La cellula, secondo Ingrosso, era sotto il comando del

or
generale Inzerilli, un astuto ufficiale del servizio segreto,
comandante di Gladio dal '74 al '86, e poi capo del SISMI. La

em
moglie lavorava vicino a lui come psicologa militare. L'ufficio K
aveva fmanziamenti indipendenti, ed era strettamente autonomo
nelle sue operazioni. I suoi dirigenti viaggiavano frequentemente,
anche fmo in sud America, dove il SISMI consegnava trasmettitori
M
radio, giubbotti antiproiettile, autoblindo, parte di una segreta
"operazione Lima", descritta a Ingrosso da tUlsuo operatore radio.
Inzerilli sosteneva essere stato l'ufficio K a liberare il
lla

generale Dozier. Enzo Pugliesi, giornalista vicino ai servizi segreti,


sostiene che furono gli uomini di K ad assassinare il generale
de

Ciglieri e Mino, e a colpire e uccidere un gran numero di scioperanti


in piazza Santi Apostoli, nel 1969. Il contatto americano con
l'ufficio K era Lee Conrad, a Coblenza. Ma il legame più sinistro
era con Michael Ledeen, amico di Cossiga e del suo sottosegretario,
a

al tempo del rapimento Moro, Mazzola. Secondo Pugliesi, Ledeen


as

suggerì a Mazzola l' acquisto di simulazioni informatiche, di


produzione USA, che insegnavano ad uccidere e a difendersi,
simulazioni usate all'ufficio K di Gladio.
C

g~ i3J ~
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46\17

Come prova dell' attendibilità del rapporto di Ingrosso, due


magistrati che stavano investigando su Gladio, e a cui Ingrosso
aveva rilasciato la sua deposizione, Sergio Dini e Benedetto Roberti,

ia
furono incriminati a Padova, solo per avere il documento in loro
possesso. Fu incriminato anche il colonnello Ingrosso, per

or
violazione del segreto militare, ed infine anche Enzo Pugliesi, per
quanto pubblicato. Prosciolti poco dopo, nello stile "opera buffa"

em
delle procedure giudiziarie italiane, fu chiaro che l' obiettivo era
stato di far paura a loro e a qualsiasi altra persona avesse l'audacia
di cercare la verità, e allontanarli da una area vietata. Subirono
comunque un destino meno duro dei precedenti "curiosi".
M
Se in Italia Gladio era simile ad un gioco innocente di
burattini, orchestrato però da criminali burattinai, in Belgio sarebbe
diventato più simile a un " grand guignol".
lla
de
a
as
C

J~~~
,,
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CAPITOLO 47
L'INCUBO BELGA

Se il terrorismo di Stato mostrava il suo volto più crudele e


sanguinario nell'Italia democristiana, le operazioni segrete più
sporche ~traffico di droga, di armi, con impiego di neo nazisti,
omicidi e massacri di cittadini innocenti~ erano, se possibile, ancora

ia
peggiori in Belgio, sede NATO.
Negli anni '70, Richard Nixon aveva creato negli USA un

or
Comitato di Gabinetto, per combattere il traffico di droga. Henry
Kissinger era alla guida del comitato di "Programmi di azione per il

em
controllo dei narcotici", attivo in circa 60 diversi Paesi; il termine
controllo si prestò in breve a variabili interpretazioni.
Per questa cosiddetta "guerra alla droga", i funzionari della
polizia USA venivano assunti come agenti dalla DEA, ed inviati
M
neUe Ambasciate americane di tutto il mondo. Ma visto che la CIA
e, su scala minore, la DIA, avevano un ruolo importante nel
comitato dei narcotici internazionali, molti di questi agenti di polizia
lla

finirono per diventare funzionari dell'Agenzia.


A Bruxelles, tra il 1971 e il 1983, vari agenti deUa DEA
de

c0111inciaronoa lavorare per un funzionario CIA, conosciuto come


"Jeff', che si spacciava per il segretario privato dell'ambasciatore.
I contatti più importanti di Jeff, per le operazioni in Belgio,
passavano attraverso il "Bureau National de Drogue", i cui agenti,
a

prelevati dalla Gendarmerie, venivano usati per infiltrarsi ed


as

ottenere informazioni sulla sinistra.


C

StIfi- ~ -
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47\2

Da come si misero le cose, la Gendannerie, piena di


esponenti della estrema destra neo nazista, operò illegalmente
proprio nel settore che doveva presidiare, quello della droga. Ne
"L'Enquete", un lavoro di ricerca molto dettagliato, il giornalista
belga Hugo Gijsels sottolinea che un altro funzionario della CIA a
Bruxelles si adoperò in questa opera di corruzione, Frank Eaton, un

ia
ex sceritlo di un paesino del sud. Eaton fornì un addestramento
speciale al personale del Bureau National de Drogues, e vi piazzò

or
informatori che Hugo defmisce " di discutibile etica".
Il capo del Bureau era il comandante Leon Francois, che era

em
stato addestrato nella Divisione Investigativa Criminale USA in
Belgio, una struttura la cui funzione primaria era di combattere la
droga, fta le truppe stazionate in Europa. Nel CID, Francois apprese
i metodi di inflltrazione e di operazioni segrete. A Washington, fece
M
un corso di sei mesi, alIa Advanced International Drug Enforcement
School, e ricevette anche un paio di geolelli, per la frequenza, dal
presidente Nixon.
lla

II funzionario della CIA Frank Eaton ~sostiene Hugo


Gijsels.. informò Francois di un grande affare di droga con un
de

trafficante di hashish pakistano. Francois sorvegliò il passaggio


della consegna attraverso la dogana. La droga fu venduta in Olanda,
con un grosso guadagno, e fmì certamente fra le truppe USA,
stazionate in Germania. L'appetito di Francois per i "soldi facili" fu
a

stuzzicato da questo affare, e in breve tutto il personale del Bureau


as

National de Drogues fu coinvolto in un enorme traffico di hashish,


cocaina ed eroina, reso facile dal loro stesso ufficio, che si
occupava di falsi passaporti e false licenze di importazione.
C

~&JL.
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47\3

Un indagine condotta dal maggiore Hernan Vernallien e dal


suo vice Guy Goffmon~ agenti di uno speciale ranlO investigativo
della Gendannerie~ il Bureau Special de Renseignements, furono
presto sulle tracce di Francois e dei suoi complici. Questi erano
tranquilli che niente sarebbe potuto loro succedere, perché protetti
direttamente dal Ministro della Difesa~ Paul Vanden Boeynants~

ia
responsabile capo della Gendannerie.
Il procuratore Comelis fu tuttavia in grado di incriminarli. Il

or
giorno successivo, una bomba esplose nel portabagagli dell'auto di
Gaffmon, che non fu coinvolto solo perché aveva preso un' altra

em
vettura. Il maggiore Vermaillen fu meno fortunato: due killer gli
spararono 26 colpi attraverso la porta di casa, colpendolo alla
schiena e ad un braccio, e ferendo la moglie gravemente.
Vermaillen aveva appena scoperto un dossier nell'ufficio di
M
Francois~ compilato su richiesta della DEA e della CIA, dossier che,
come era facile attendersi, sparì velocemente così come era apparso.
Ancora più sfortunato fu un giovane investigatore dèl1a
lla

polizia, Luc Van den Daele~ che aveva dichiarato di essere sulla
tracce di un gran giro di droga. Fu trovato morto con una pal1ottola
de

al cuore; il suo ufficio era stato messo a soqquadro.


Che Francois avesse ragione di sentirsi protetto divenne
ovvio~ quando fu stilata la sentenza che lo riguardava: solo un anno
di reclusione. La sua carriera non ne risentì affatto. Per quanto
a

riguarda l' agente DEA~CIA, Frank Eaton, la mente dell'operazione,


as

sfuggì facilmente al processo, grazie all' Ambasciata americana che


gli forni l'immunità diplomatica.
C

LM-
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47\4

Poco tempo dopo, un pilota americano, Jean Francois Buslik,


amico di Frank Eaton, fu arrestato per aver fabbricato il congegno
usato per fare esplodere la bomba nell' auto di Goftlßon. Buslik si
difese sostenendo di aver venduto il marchingegno ad un cliente,
come sistema di apertura automatica del suo garage. Incarcerato per

ia
alcune settnnane, fu poi rilasciato.
L'ultima coincidenza spiacevole fu la morte del giovane

or
figlio dell' autista del maggior Vemaillen, Viville, il cui corpo fu
trovato orribilmente mutilato.

em
La CIA, a conoscenza che la Gendannerie era piena di
uomini di estrema destra e neo nazisti, con immunità garantita da
protezioni molto in alto, cominciò a cercarvi agenti per le proprie
operazioni più oscure.
M
N acque una cospirazione di elementi di estrema destra,
coinvolti in una campagna di destabilizzazione del Paese, con
l' obiettivo, come in Italia e altrove, di instaurare un governo di
lla

destra, se necessario con un colpo di stato, architettato dai membri


di una Loggia segreta affiliata alla P2. Come in Italia, la vicenda
de

sarà portata alla luce solo grazie all'instancabile lavoro dei


giornalisti e di un Comitato Parlamentare di inchiesta.
Fra gli mnericani in1pegnati in questa cospirazione, uno dei
primi fu Paul Latinus, attivista del gruppo di estrema destra "Front
a

de la Jeunesse", un cafone con la barba nera, grosso come un barile.


as

Ricevuta carta bianca dal capo del Front, Francis Dossogne,


ex gendarme neo nazista e talvolta detective privato, Latinus
riorganizzò la sezione di Bmxell,es del Front, avendo accesso in tutti
C

i suoi gruppi e relative amministrazioni, e fu in grado di creare una


propria organizzazione parallela, ritagliata dal Front di Dossogne.

J~~,
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47\5

Con il sostegno del ministro della Difes~ Vanden Boeynants,


Latinus riuscì poi ad insinuarsi nelle posizioni chiave vicino al
governo, diventò consigliere del ministro del Lavoro e del segretario
di Stato, infiltrò i propri agenti in decine di organizzazioni
progressiste, che fmirono per dipendere da lui per i fmanziamenti.

ia
Latinus agiva anche in qualità di infofll1atore della "Surete de
l'Etaf' e fu anche membro del PIO, un servizio di informazione

or
militare parallelo, creato da Vanden BoeYllants per i propri scopi
politici.

em
Accusato da quel che egli chiamava "il servizio segreto
americano militare", di aver creato un esercito segreto, per la
sorveglianza di potenziali sovversivi, Latinus aveva cominciato a
reclutare i neo nazisti più duri del Front de la Jeunesse, giovani
M
abituati alla violenza, soprattutto di natura razzist~ conle le 1110lotov
scagliate all'interno dei café arabi. Creata su modello SS,
l' organizzazione di Latinus, con nome in codice di Delta nord,
lla

aveva il proprio servizio di sicurezza, all'interno di ciascun gruppo.


Ogni membro aveva due nomi, uno in codice, generalmente tedesco,
de

e il suo vero nome era sconosciuto perfino agli altri membri del
gruppo stesso.
Latinus ingaggiò anche elementi del gruppo G, una
organizzazione segreta di Gendannes di estrema destr~ .
a

successivamente riconosciuta responsabile degli attentati a


as

VemailleneGoffinon.Gliuomini venivano addestrati ad usare anni


ed esplosivi, negli speciali campi segreti del gruppo G. Le tecniche
di sorveglianza venivano insegnate da un commissario della Sureté,
C

che si presentava nell' aula coperto da un passamontagna.


Le operazioni potevano essere eseguite dai duri di Latinus,
nell' assoluta impunità, protette da una Gendarmerie che avrebbe
pront31Uellterilasciato gli eventuali fermati, così CaIne avveniva in
Italia, con gli elementi di Ordine Nuovo, rilasciati dopo pestaggi
sanguinosi e attentati dinarnitardi, attribuiti aHa sinistra.

J~M,
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47\6

Martial Lukeu. uno dei vice di Latinus descrisse Doi le


, a

regolari riunioni del gruppo G, che si tenevano nell'albergo Pompe


di Bruxelles, in una stanza tappezzata di svastiche~ dove Dossogne~
François e Frank Eaton si scmnbiavano il saluto nazista ed
ascoltavano insieme i canti delle SS Watlen.

ia
Infine Dossogne, temendo che Latinus potesse far proprio
l'intero Front, decise che era ora di liquidare il socio troppo

or
invadente. Bastarono due articoli di stampa, alla fme del 1980, per
smascherare Latinus come oreanizzatore di un esercito clandestino
.....

em
di delinquenti neo fascisti. Jean Claude Garat, giornalista di sinistra,
sul proprio settimanale progressista "Pour" pubblicò le toto dei
cainpi, dove gli estrenïisti di destra VeniVail0 addestrati al
terrorismo.
M
Come risultato, Garot ottenne l'accusa di aver falsificato le
foto; l' edificio che ospitava il suo settimanale fu dato alle fiamme
da una sauadraccia del ~~VlansMilitanden Orde" _ leeato al Front de
lla

a .....
'
la Jeunesse.
Ma la minaccia di ulteriori rivelazioni sui metodi da gangster
de

del Front, caüsò un panico tale ua i protettoïi di Latinus, COllie


Vanden Boevnants e la sua oreanizzazione uolitica. il CEPIC. che ~, ,
"'
Latinus fu licenziato su due piedi da tutti i suoi prestigiosi incarichi.
Minacciato di morte, Latinus cercò aiuto dall'ambasciatore cHeno a
a

Bruxelles, per fuggire in America Latina con la sua compagna.


as

Mentre era in Cile., la situazione cambiò ..uer lui., in senso


positivo. Entro due mesi, era di nuovo a Bruxelles, senza dover
temere niù Der la uronria vita. uranto a riunire i suoi fedeli della
C

.. ~ a ~ ,~

Delta "Nord, in llila nuova organi7.7aziûne segïeta la Westlaiid


Nazianal Sozalistiche Ordnune. Le onerazioni si dovevano basare
~

sul prezioso patrimonio di dossier segreti, contenenti i nomi di


migliaia di militanti di sinistra, sottratti al Front de la Jeunesse.

ck.1)J ~
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47\7

Con nomi e indirizzi ~.nrecisi. fu tacile coInire


... imnunemente.
~

Per rÎínpùlpare le sue squadre segrete côn una vasta rete di


intellÜœnce.- Latinus cominciò a scandagliare i circoli di estrema
~ .....

destra, per rinvenire dei militanti affidabili rra i movimenti neo

ia
nazisti...oecome Parti Euroneen e Vlamse Mi1itanden Orde.. addirittura
selezionando reclute che avrebbero dovuto essere addestrate in

or
Libia. HUQ:oGiisels sostiene che nonostante laWNP esistesse solo
~

da tre anni, era riuscita a bloccare i servizi segreti, infiltrando un

em
gruppo di sette militari nel centro di comunicazioni del Quartier
Generale dell 'Esercitü, ad Eveïe. Latinus pûi ïiuscì, côn un astùtû
strata2:emma.. ad imbarcare anche il commissario Christian Smets.-
della Suretè, che raccoglieva infonnazioni solo dalla estrema destra,
M
rendendo nullo il suo comnito. ~

Il collaboratore di Latinus nel WNP, Martial Lekeu, stufo


intine delle onerazioni che diventavano semnre .. niù san~inarie. -
lla

.oe
descrisse il suo compito che era quello di trasfonnare giovani di
destra in banditi.- addestrandoli e noi lanciandoli a scatenare il
~
de

terrûre rra civili i1mûcenti, senza rendersi cûntû dì far parte di un


Diano ......
A Diù 2:fande.
Fu così che cominciò il terrore in Belgio, con una serie di
omicidi, casuali e apparentemente senza movente, compiuti da
a

assassini mascherati grottescamente che sembravano disinteressati a


as

aualsiasi furto. a narte auello di anni narticolari. che sanevano


... ~ .oe

sempre dove trovare.


C

s~~~
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47\8

Cominciò tutto con il furto banale di una nistola rara.' della.


quale esistevano solo 17 esemplari in tutto il mondo, fabbricata da
un anniere della zona ftancotona del Belgio, il Brabant Wallon.
Ad agosto, dopo un furto insignificante al confine franco~

ia
belg~ tre poliziotti furono ferocemente e gratuitamente uccisi. Un
mese dopo, due uomini, con maschere da carnevale, dopo aver

or
rubato una pistola Beretta ed un mitra Ingram, spararono in taccia al
padrone del negozio di anni. Anuna7.7.a.ronoanche un gendanne di

em
passaggio. A dicembre, un albergatore settantaduenne fu torturato e
ucciso, apparentemente senza motivo. Questo delitto fu collegato a
.
un omicidio del mese successivo., auando fu rinvenuto il cadavere di
un tassista greco, rinchiuso nel baule del proprio taxi, ucciso con lo
M
stesso tipo di pallottole che avevano ucciso l' albergatore.
Nonostante il mistero che circondava queste morti casuali, la
polizia cominciò a trovare un tilo che le legava l'una all'altra. Nel
lla

febbraio 1983, quattïo uon1Ìni ïnascherati, con fucili a canna COlla,


scesero da una Peugeot 405 di ftonte ad un supermercato Delhaize,
de

sparando ad un uomo che impediva a loro il passaggio. Due


settimane dopo, ad un altro supermercato, tre uomini mascherati
scesero da un VW Rabbit, facendosi largo con la minaccia delle
armi, e terirono un uomo. Dieci giorni dopo, un uomo mascherato
a

molto alto, scese da un VW Rabbit, di :tronte al centro commerciale


as

Colruyt, e sparò al manager, dopo aver svuotato la cassa. Non c'era


n101toda rabare, solo qualche pacchetto di caffè e caramelle.
C

J~ßJ,
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47\9
Il 9 settembre 1983, tre uomini mascherati entrarono in una
tabbrica a Tamise, uccisero la guardia notturna e sua moglie, e poi
fuggirono con degli speciali giubbotti anti proiettile, dei quali
esistevano solo pochi esemplari, destinati aU'esercito olandese. Una
settimana dopo, ad una stazione di servizio a Nivelles, tre uomini
ammazzarono Jacques Fourez ed Elise Dewit, con un colpo aHa
testa. Un liiese dûpo, il padrone di una locanda di campagna fa

ia
ucciso da due uomini.; che indossavano il nassamonta211a
'".... e che
utilizzarono un'arma rubata ai poliziotti a Nivelles. Cinque giorni

or
dopo, in un altro supermercato Delhaize, tre uomini mascherati
presero in ostaggio un ragazzo, uccisero il direttore, due cassiere ed

em
un cliente.
Poi tutte queste UccIsIoni senza movente cessarono
.' . ~ ..
'1
~
T
î1ilprÛVVlSâínente,quandû Latlnus tu trovatû îllortû, unplCcato con ÎJ
tilo del teletono. in casa della sua COIDnagna.
M
;
.Oe ....

Nonostante le autorità avessero tentato di far passare


l' omicidio di Latinus per un suicidio, si dimostrò tacilmente che il
filo del telefono non era abbastanza resistente, per sostenere il suo
lla

oeso. Il commissario di Bruxelles. incaricato dell'inchiesta. George ; ;


.....,
'"

Marnette, demolì totalmente la tesi del suicidio, Sostenne con i


de

mae:istrati che Latinus era coinvolto in un enorme e:iro di droe:a. e ;

~1~~;1 ~~~~ ~..~ ~¿~¿~ ~~.~~~ ~_~~1~..~ .:1; _:L~L1~;~ ~~_~ ~n~;~;..J;~
1,,;1lC 11 ~UU CHl ~ll:LlU ~CHLC1 UlllUIC1 UI UUUUlU Wl UlllH.;IUIU.

Si oensò anche che la causa dell'omicidio di Latinus tosse da


.Oe

ricercarsi nel possesso di alcuni documenti compromettenti per


a

personaggi di alto livello. Tra questi anche il suo protettore, Vanden


as

Boeynants.
Poco prima della sua morte, Latinus aveva tatto riterimento a
molti personaggi coinvolti in quello che fu defmito "Pinon File".
C

Era un dossier oomograÍÍco di cui Latinus diceva di essere in


.. .....

possesso. La fa111iglia era sicura che la sua íîîOl1efûsse da attribuITe


a Questo dossier.
...

Il dottor Andre Pinon, membro dell'Istituto Psichiatrico di


Etterbeek, volendo divorziare in fietta dalla moglie, le aveva messo
un investigatore privato alle calcagna. Questo scoprì che partecipava
a dei DartY di sesso e droe:a. in cui erano anche oresenti rae:azzi
. '"
minorenni, procurati addirittura da un giudice minorile.
' .......

J~~,
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47\ l O

Uno dei locali coinvolti era il Jonathan Club~ ftequentato dai


fascisti di Forces Nouvelles, e gestito da un amico di Dossogne. Le
hostess del locale erano obbligate a prostituirsi, ed erano multate, se
non eseguivano le loro performance con l'entusiasmo necessario.
Una delle attrazioni ma2JÜori del Club era conosciuta come
..............

"balletto rosa" : consisteva nel rotolarsi nudi in un grande ammasso

ia
di marmellata.
Tra ~li assidui fteauentatori del Club c'erano funzionari

or
.Io

superiori della Gendarmerie, ministri, magistrati e, naturalmente, il


ministro della Ditesa Paul Vanden Bovenants.

em
-'

I guai cominciarono quando foto e video della distinta


clientela diventarono o~Q:etto di ricatto. I clienti erano ubriachi
....,......

ftadici, perché il manager del locale li riempiva di liquori, per


mÜ!liorarne le DefÍormance.
M
£

Quando il giornalista Hugo Coveliers scrisse che Vanden


Boyenants appariva nel ~~PinonFile", come uno dei partecipanti al
balletto rosa, il ministro della Difesa, il quale era solito querelare
lla

.
chiunaue lo attaccasse. non iece una nie2:a.
'
£ ....,

Vanden Boyenants fu poi accusato, in televisione, da una


de

prostituta, di aver partecipato insieme a Leon Francois ad altre orge~


durante le quali si consumava cocaina e si abusava di minori di
tredici e auattordici anni. di entrambi i sessi. Interrogata dalla
.Io'
......,

pûlizia sulla llîûrte di Latinus, la dOlüÎ~ rv1audSalT, cû1îuuentò che i


a

politici come Vanden Boyenants sarebbero ricorsi a qualsiasi


as

mezzo, pur di far sparire i nastri nei quali comparivano mentre


sodomizzavano ed erano sodomizzati da dei minorenni.
Questo spiegava, parzialmente, alcune delle morti del
C

Brabant, e il ruolo di Latinus in queste. Si scoprì infatti che egli


aveva ordinato ai suoi uomini di sorvegliare i sunennercati che £

sarebbero stati attaccati. n suo braccio destro, rv1artial Lekeu


ammise di aver ricevuto degli ordini in tal senso. e che all' enoca
......, '.Io

non ne aveva capito la ragione.

~
J~- &J[
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47\11

Latinus aveva contidato ad alcuni amici che se lo avessero


arrestato.- avrebbe divule:ato~ il dossier Pinon. Qualcuno ,

evidentenieute lû tradì e cûnsegnò il dûssier a Christian SUiets della


Suretè. Ciò fece indirizzare direttamente i sosDetti
.. della morte di
Latinus su Smets. Che qualcuno volesse far tacere coloro che erano
a conoscenza del dossier. fu evidente auando
.. si aDDreseche
.. . Jacaues
..

ia
J

Fourez ucciso dai killer a Nivelles, possedeva una video cassetta dei
balletti rosa. Due altre vittime~ che ne erano a conoscenza~ erano

or
Elise Dewit ed il ristoratore Jacques van Camp, il cui locale veniva
ftequentato da Vanden Boeynants.

em
Qüandû gli û111icididel Brabant ricûHlinciarûnû alla ~ande,
fu chiaro che si nascondeva molto di Diù . dietro l' annarenza
.. senza
moventi. II più orrendo fu quello ad Alost, dove alcuni uomini, che
indossavano maschere da carnevale e lunghe giacche a vento~
M
macellarono otto persone in un supermercato affollato. Tornati alle
..nronrie
..
autovetture. e:li uomini del commando asoettarono
'
.. l'arrivo
~

della polizia, e aprirono il fuoco con le loro armi superiori, facendo


lla

un massacro. e fue:e:endo Dai sulle loro auto moditicate~ con radio


_
~~ .. J

~~nL~..:~~~L~ ~n ~n~11~ ..1~11~ ~~~1:~:~ "'T~_. ~~1~ : ~~.upn: ~~ ~.J:~~~

:Sl111UIHl.L.ë::llC :su yucuc UCllë::l VUllZH1. !'\jUll :SUlU l (,;UWWli (,;lllë::lUllll


de

erano terrorizzati da questi assassini ma lo erano anche gli agenti


dell' ordine.
Oualche e:iorno dODOil massacro di Alost. dei cittadini videro
, ~.I.
'
degli uomini gettare dei sacchi nel canale Charleroi, vicino a
a

Bruxelles. Furono inviati dei sub. ner recunerarli. e fu trovata la J .I. ..


as

'

maggior parte delle armi usate dal killer del Brabant; ciò a
si01iticare che essi intendevano sottolineare il tine nolitico
.. dei loro
~
~
. L~_~_~_u ..
~L.~. .
cUll lCI.! UII:SU(,;l.
C

Era chiaramente oericoloso essere a conoscenza del dossier "-

Pinon, ma l'uccisione di Leon Finne da parte di criminali che


attaccavano un sunermercato Delhaize. nell'ottobre del 1985. L
' '
indicava una strategia più complessa. Hermann Vernaillen dichiarò
che Finne gli aveva trasmesso intormazioni su un golpe progettato
da Vanden Boyenants. Come membro dell'organizzazione politica
CEPIC., Finne era in una oosizione
. tronDOdelicata
L"
Derché
.. ~e:li tosse
peonesso di parlare.

J~&A'
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47\12

Il vero obiettivo del terrorismo. che era auello di ~ a

destabilizzare il Belgio, per provocare un colpo di stato, fu rivelato


da Martial Lekeu in una intervista concessa a Panorama. dono che - .a

era fuggito negli Stati Uniti, per le minacce di morte ricevute. Lekeu
descrisse nel dettaf!Iio le riunioni in cui erano stati tatti i oiani ner

ia
~ .. ., ~. .
~
.. ~ 1 ~ .
.a .a

îar preCIpitare il paese ill un regHne autûnta.nû. vue eraliû Je îasl


della trama: una di terrorismo politico, la seconda di vero e proprio

or
banditismo. Lekeu era addetto alla seconda: indottrinare i giovani
ner Drenararli ad atti violenti di terrorismo.- senza che tossera
~ .a ~

em
consapevoli di essere strumenti di una trama. Secondo Lekeu, alcuni
erano tiniti nrobabilmente rra f!li assassini di Brabant.
.a ~

Il 18 marzo 1985, il Bureau Special de Reseignements inviò


un ranDorto rieuardante il nroQ.ettodi caIno di stato al Q.iudice Jean
M
~ ~ .a .a ......

~v1arieShickleï, in cui si sosteneva che "gli assassini di Brabant


tacevano Darte di una orf!anizzazione internazionale con l'obiettivo
~ ......

di destabilizzare i Paesi dell'Occidente". In questo sordido affare


lla

sarebbero stati coinvolti anche trafficanti di droQ.a e di armi. ....,

Secondo gli investigatori, il nucleo duro del gruppo G era passato al


de

WNP di Latinus e noi al f!funno . di assassini del Brabant. .a

Come in Italia, il magistrato non accettò le conclusioni del


"""

raDnorto. detinendo Q.liassassini di Brabant. dei criminali comuni


.a.a ...., -

senza iliOVel1lÌpolitici. Gli investigatori che avevano cmnpilato il


a

rapporto furono degradati a semplici vigili urbani; il giudice


as

Shickler fu accusata di essere una ebrea prevenuta.


Soltanto diversi anni dono. fu resa Q.iustiziaalla Q.iudicee af!li .a ~ .....

investigatori, da parte di un Comitato Parlamentare che accusò la


C

Gendarmerie e alclUlÍ magistrati di abuso di potere, incriminando


elementi di destra della Gendarmerie per i 28 omicidi del Brabant,
in comnlicità
a con la WNP di Latinus e la Suretè.

~.~~
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47\ 13

Fu infine rinstancabile Guv Gofiinon che sconrì le nrove del .. a


"'
complotto del colpo di stato, mentre indagava sull' assassinio del
.......
l ' in~e2tlere Juan Mendez., che lavorava ner la ~ande industria di
anni Fabrique Nationale.
Nato a Madrid.'i con un nadre anti ftanchista., Mendez si era
.L_.~~.C'~~_;.L~ ;__ T\~1~;~ ~~_. 1~ .C'~.~~;~1;~ ~..J ~~_~__~ ~~~~.L~ 1~ ~~~~ 1~~~~__~
Ud:S1CIllU III DCl~lU liUll Id H:l1Hl~Ud, CU dVCVd dVUlU Id :SUd UUUlld

ia
occasione auando
.. ~li fu ofterto il lavoro di un ..neruviano di nome
Davila. Questi era un agente CIA che lavorava per la Fabrique

or
N ationale, costretto a fuggire in America, per le accuse di traffico di
droga. Promosso Capo di Dipartimento della F. N., Mendez

em
cominciò presto a vendere armi pesanti, a Panama, Costa Ric~
Nicaragua, El Salvador, Guatemala e Haiti. Quando Douglas
Stowell, un americano con proprietà in Costa Rica e Honduras, fu
arrestato dalla polizia ftancese peï traffico di fumi con i Contïas, peï
M
conto della CIA, Mendez si rese conto che le armi ufficialmente
destinate al Nicaragua, fmivano invece all'Iran. Mendez continuò
senza battere ciglio il suo lavoro; a maggio del 1986, un furto
lla

misterioso saccheggiò la sua imponente collezione di anni.


11doooio attacco dee:li assassini Brabant nel settembre 1985.,
.La
de

in cui restarono vittime otto persone, costrinse Mendez a fare ooa


indae:ine discreta fia le armerie., ner ..
vedere se le sue armi erano
cadute nelle nlaut degli assassini. Sospettava che questi facessero
narte di un e:ruooo clandestino. come la P2 in Italia. e stessero
a

.. ....., ,
.L.L'

preparando un colpo di stato. Più raccoglieva infonnazioni, e più


as

aumentavano i timori di Mendez, tino a che decise di vendere tutto


quel che aveva in Belgio, ed emigrare in America Latina. Ma non fu
abbastanza veloce. Nel nomerif!f!io del 7 e:ennaio 1986., Mendez fu
C

.. .....,

trovato morto nella sua Volkswagen, sulla principale autostrada da


Bruxelles a Namur., con auattro
..
nallottole
a
conticcate nel cranio e
due nel pettû, del tipo "a punta cava" che llûn si pûtevano trûvare
sul mercato in Belgio.

~~.~,
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47\14

Prima di morire. Mendez aveva contjdato alla sua fami2:lìa

ia
~
~

che gli assassini del Brabant erano collegati ad un piano per un


colpo di stato~ e che egli stesso era stato contattato~ per fame parte.

or
In casa di 1v1endezfü trôvatawla carta che lô legava allô Statü
Maggiore della Corte di San Etienne.
..........

em
La chiave che rivelò il mistero della morte di Mendez fu un
armeno sinistro~ Madani Bouhouche~ un amico di Latinus e di
Mendez stesso. L'arma dell'omicidio fu trovata in casa sua, e nel
suo garage furono trovate moIte anni rubate a Mendez e una
M
.....

mitraglietta usata dagli assassini Brabant.


Le inda2:ini condussero a sconrire che Bouhouche era un
~ &

4~~~~~~1..~~ .J~tt~ ~.~~~1~~~~ t~~t~~ .J~tt~ T ~~~1~


lla

1~~~~~~~~~ ~ ~~~~u1~ ~ .J~t


lllClllUl U UGIHl VGI :)lUHC UCIJ:;d UClJd LUbgld r L., 111~lClllC
T'I'" d llilll1::SU 1 UGl

2:ovemo e funzionari di alto !!fado della Gendarmerie. .....

La Gendarmerie sarebbe stata in grado di eseguire un colpo


de

di stato.- tino SOLO. Derché aveva tutto auel che era necessario:
.. - ~ .oe

carri annati, elicotteri, personale e sostegno logistico. Fallì, non a


causa di esitazioni. ma Der gli sforzi detenninati di giornalisti come
- .oe ~ .....

Jean Claude Garot e Hugo Gijsels, per il coraggio di poliziotti onesti


a

come Vemaillen e Goftínon, che dissero la parola conclusiva su


as

~~~~~ ~ ~ ~~_~~ .J: ~~___~~~~~.~~ ~ ~~~_.:..~~~~_.~

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C

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CAPITOLO 48

THE MAN WHO WAS THURSDAY

Se mai ci fosse qualcuno sorpreso del ruolo della CIA


nell' affermazione del fascismo in tutto il mondo, dopo la seconda
guerra mondiale, una semplice occhiata alla nascita del fascismo in
Italia e in Germania, potrà chiarirgIi gli eventi.
Anthony C. Hutton, ex professore di economia alla California

ia
State University, e ricercatore del Istituto Hoover fermamente anti
comunista, racconta in una serie di articoli rivelatori come gli Stati

or
Uniti misero Hitler al potere, e riarmarono la sua Wehnnarcht come
il bastione d'elezione contro la minaccia sovietica.

em
La decisione di imporre un Fuehrer alla Germania, dopo la
guerra, seguì la scalata al potere del Duce in Italia, provocata da una
cospirazione orchestrata da massoni cattolici, in collusione con il
cardinale Gasparri, finanziata da sostenitori statunitensi. .<
M
Nel 1924, l'omicidio premeditato del deputato Giacomo
Matteotti, ad opera dello stesso gruppo di massoni ~per impedire
che rivelasse un oscuro affare di petrolio, organizzato dalla Sinclair
lla

con Vittorio Emanuele III portò alla dissoluzione del Parlamento,


~

con la instaurazione di una dittatura assoluta.


de
a
as
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48\2

In Germania, un gruppo di banchieri statunitensi che si dava


da fare per sottomettere il nemico sconfitto al piano Dawes ~un
espediente per ricostruire l'economia per meglio dembarla~ ebbero
la loro occasione.
Con il trattato di Versailles, che i tedeschi chiedevano di

ia
modificare, la Germania era stata obbligata a pagare agli Alleati tre
miliardi di marchi in oro, l'anno. Poiché era evidentemente

or
impossibile, la somma venne diminuita a due miliardi nel 1921, più
una somma pari al 26% delle esportazioni tedesche, un

em
compromesso che crollò anch'esso, due anni più tardi. Mentre il
governo americano esitava, il vero potere si fece sentire attraverso i
privati. La House of Morgan, che controllava la Commissione per le
Riparazioni di guerra, elesse un comitato di banchieri, sotto la guida
M
di Charles G. Dawes. Dovevano trovare chi fosse disposto a
prestare soldi alla Germania, con cui adempiere ai suoi obblighi con
gli Alleati. Dawes procurò 800 milioni di dollari, per la maggior
lla

parte da investitori tedesco..americani, che dovevano essere


rimborsati con gli introiti delle vendite delle merci tedesche. J. P.
de

Morgan & Company ne trasse la sua commissione, lasciando come


unici perdenti ~quando Hitler salì al potere annullò il debito~ i
sottoscrittori truffati. Esattamente la stessa procedura era stata
seguita in Italia, non appena Mussolini ebbe il pieno controllo del
a

Paese.
as

Una partita perdente, come la chiama il professar Carroll


Quigley dell 'Università di Georgetown: "Le delegazioni di G.P.
Morgan usarono il nome autorevole degli Stati Uniti, per
C

promuovere piani finanziari, che avrebbero portato solo a loro un


vantaggio economico".
Con raffinatezza, l' oligarchia e la tirannia costringono gli
oppressi a finanziare la loro stessa oppressione.

~&1,
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48\3

Arrivò poi un nuovo piano per la Gennania, il piano Young,


gestito dagli stessi banchieri travestiti da statisti (il deputato Owen
D. Young fu persino sollecitato a scrivere il lemma "Dawes"
dall 'Enciclopedia Britannica). In veste di presidente della General
Electric Company, Young rappresentava Morgan. Il suo piano era
diverso da quello di Dawes, in quanto richiedeva un pagamento in
contanti invece che in merci, danneggiando ancor di più l'economia

ia
tedesca e provocando più di lU1milione di disoccupati in Germania.
Proprio quel che serviva ad un aspirante dittatore: squadracce di

or
arrabbiati allo sbando per la strada, in cerca di vendetta su capri
espiatori inventati. Con i soldi provenienti dan' estero, Hitler sftuttò

em
la vampata micidiale di terrore organizzato, per costringere i
tedeschi a stringere la cintola, e così ricostituire una Wehnnacht
forte, bastione contro il Bolscevismo.
Il professar Hutton delinea la meccanica della rinascita
M
tedesca. Wall Street riversò i risparmi prodotti dal Middle West
nell' economia tedesca, perché creasse, negli anni '20, due giganti
della chimica e della metallurgia, il Vereinigte Stahlwerke e la I.G.
lla

Farben. La banca americana di investimenti Dillon Read prestò al


finanziere tedesco Fritz von Thyssen sette milioni di dollari, una
de

cifra enorme al cambio attuale, e ben 25milioni di dollari alla


Rheine Elbe Union. Queste due società si fusero con altre
compagnie minerarie, in un gigantesco trust, guidato da Thyssen,
che prese altri 30 milioni di dollari dalla Dillon Read ne11926, e nel
a

1927. Per garantire questo investimento con una organizzazione


as

armata, Thyssen concesse un credito di 125mila marchi a Hitler,


tramite una banca olandese affiliata agli Harriman.
E. Roland Harriman, fratello di Averell, era a quel tempo
C

direttore della Union Banking Corporation di New York, un joint


venture Thyssen ~ Harriman. Nel 1925 il colosso I. G. Farben
risorse dalle ceneri della sconfitt~ creando una enonne fusione di
sei gigantesche industrie della chimica. *(nota)

*(nota) Badische Anilin, Bayer, Agfa, Hoechst, Weir~ter~


Meer, Griesheim~ Elektron.

~
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Mancante 48\4

48\5

Nel suo libro Wall Street and Rise of Hitler, Hutton


ricostruisce nel dettaglio il fmanziamento americano aI Fuehrer.
Nel maggio 1932, ci fu l'incontro "Kaiserhof' fra Schmitz,
presidente della I.G. Farben, Max llgner, della I.G. americana, Kiep
della Hamburg~American Line, e Diem della Gennan Potash Trust.

ia
Fu deciso di depositare più di 500mila marchi sul conto di Rudolf
Hess nella Deutsche Bank, per Hitler. Nel frattempo il suocero di

or
Skorzeny, Hjamlar Horace Greeley Schacht, a capo della Reichsbak,
organizzò una riunione di industriali e banchieri tedeschi, in cui

em
Krupp von BoWen espresse il suo appoggio al "Fuehrer in
embrione", con altri tre milioni di marchi, che passarono da un
conto della banca Delbrueck Shickler. Quasi tutti i dirigenti tedeschi
della Gennan General Electric erano sostenitori e finanziatori di
M
Hitler. Hutton esibì un documento bancario di bonifico della AEG a
Delbrueck Shickler a Berlino, per conto della Nationale Treuhand,
di 60mila marchi per Hitler. *(nota).
lla

Henry Ford, anti semita e ammiratore del fascismo,


sostenitore di Hitler fin daB' inizio, inviava all' aspirante Fuehrer
de

50mila marchi l'armo, per il suo compleanno. Fard fmanziava anche


il massone di rito scozzese, Lindbergh, per fare propaganda nazista
in America. Nel suo "Mein Kampf', Hitler usò interi paragrafi,
parola per parola, de "L' ebreo internazionale" di Ford; aveva un
a

ritratto di Ford sulla sua scrivania, e gratificò l'industriale


as

automobilistico, per il suo appoggio, offrendogli la più alta


decorazione nazista che poteva essere attribuita ad uno straniero.
C

*(nota).
L' accordo di cartello della General Electric con Krupp, per
mettere in comune i rispettivi brevetti, non fu senza profitto per la
General Electric, che con il monopolio di "tungsten carbide", in
USA, alzò il prezzo da 50 dollari per tonnellata a 453.

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48\6

II figlio di Ford, Edsel, era direttore della società americana


sussidiaria della Farben~ J.G. Chemical Corporation, creata
appositamente per sfiuttare la fmanza americana; nel 1928, Henry
Ford effettuò una fusione fra le sue società tedesche e quelle della

ia
Farben Chemical. II 40% della Ford Motors A.G. tedesca divenne
della Farben. Membri del Consiglio di Amministrazione della

or
Farben americana erano: WaIter Teagle, direttore del Federal
Reserve Bank di New York e della Standard Oil; Charles E.

em
Mitchell della National City Bank e Paul M . Warburg, ex direttore
del Fed di New York e presidente della Banca della Manhattan
Company, il vecchio pretesto di Alexander Hamilton, assorbito ora
dagli interessi di Rockefeller.
M
Per non essere emarginata, la General Motors, controllata
dalla famiglia Dupont del Delaware, giocò un ruolo simile a quello
di Ford. Irenee Dupont era fortemente filo Hitler. Tra il 1932 e il
lla

1939, la General Motors, dalla quale il governo americano non


aveva ancora escluso i Dupont, versò 30milioni di dollari alla I.G.
de

Farben, unendosi agli altri nel finanziare il partito nazista. l Dupont


finanziarono anche gruppi fascisti in America come i crociati di
Clark con 1.250.000 dollari.
Alla metà degli anni '30, la G.M. stava producendo su larga
a

scala camion, autoblindo e carri armati nella Germania nazista.


as

Alfted P. Sloane, presidente della G.M. si recava spesso a Berlino,


ed era in rapporti familiari con Goering e Hitler. Agraeme K.
Howard, vice presidente della G.M., era un fascista convinto, e
C

aveva scritto un libro pro~ nazista, "America in the WorId Order",


per ordine, intendendo quello di Hitler. Come ci si poteva aspettare
Howard diventò colonnello del Comando Militare Americano a
Bushe Park a Londra.

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48\7

Il gruppo di compagnie Standard Oil, controllato dalla


famiglia RockfeIler, sovvenzionava generosamente anch'esso i
nazisti, tramite le sussidiarie compagnie tedesche. La Deutsche
American Petroleum A.G.,90% della quale era di proprietà della
Standard Oil di New Jersey, la più grande compagnia di petrolio al
mondo, fu rappresentata nei circoli più importanti del nazismo ~il

ia
circolo Keppler e il circolo amici di Himmler~ fino a1I944.
Con la loro Chase Bank i Rockefeller aiutarono Hitler

or
durante tutta la seconda guerra mondiale. Joseph 1. Larkin,
incaricato degli Affari Europei per la Chase Bank, cattolico e

em
cavaliere della Gran Croce di Malta, era un ardente sostenitore di
Hitler; teneva aperta la Chase Bank a Parigi, occupata dai nazisti,
durante tutta la guerra, per fare affari con il nemico. Sei mesi prima
che iniziasse la guerra, i Rockefeller, in società con la Banca
M
Schroeder di New York, assicurarono 425 milioni di dollari alla
macchina di guerra tedesca. E regalarono alla Farben i brevetti per
la loro benzina sintetica per l' aviazione, senza la quale Hitler non
lla

avrebbe mai potuto attaccare la Polonia. *(nota).


Hitler aveva detto di avere due strade per assumere il
de

controllo della Germania: una rivoluzionaria e una legale. La prima


avrebbe impiegato tre mesi e sarebbe costata 500milioni di marchi.
La seconda avrebbe impiegato tre anni con un costo di 200 milioni.
l banchieri americani scelsero la strada meno costosa e concessero
a

15 milioni di dollari.
as

*(nota)
Ethyl Gasoline Corporation (di proprietà congiunta della
C

Standard Oil e General Motors) trasferì il suo know~how alla


Germania per il programma nazista di riarmo, malgrado le proteste
del govefllo americano.
L' Army Air Corp invitò la compagnia a non concedere, a
nessuna condizione, i segreti di fabbricazione del piombo tetraetile
alla Gennania. Ethyl fmnò comunque un accordo per la produzione
comune con la J.G. Farben tedesca, e anche con la Montecatini
dell'Italia fascista.

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48\8

Il denaro, sostiene Hutton, era trasferito da Wall Street a


Hitler, via "Sidney Warburg". Cinque milioni di dollari attraverso
Mendelson & Co. ad Amsterdam, cinque milioni di dollari tramite
Rotterdamsche Bankvereinigung a Rotterdam, e cinque milioni
tramite la Banca Italiana. Erano finnati assegni con nomi diversi, in

ia
diverse città del1a Gennania, per confondere la loro provenienza da
WaIl Street. Il gruppo dei fmanziatori fu ricevuto nena sede

or
principale dena banca dal suo Presidente, dove due fascisti italiani,
Rossi e Balbo, furono presentati a Warburg, Heydt, Strasser e

em
Goering.
Poco dopo il trasferimento dei fondi, il Reichstag prese
fuoco. Hitler accusò i comunisti e agitando il fantasma di una
imminente rivoluzione bolscevica, sospese i diritti costituzionali per
M
imporre un governo totalitario. L'incendio ovviamente era stato
appiccato dai nazisti; Fritz Thyssen ammise: "quando il Reichstag
bruciò, tutti erano sicuri che gli autori fossero stati dei comunisti.
lla

Più tardi, in Svizzera, ho saputo che era falso." Schacht aggiunse:


~~bisogna accettare i fatti, Goebbels e Goering ne erano stati i
de

protagonisti, l'uno nel progettare l' altro nell'eseguire".


L' accesso al Reichstag era stato facilitato ai piromani da un
tunnel che partiva da una casa dove erano presenti Goering e Putzi
Hanfstaengle, amico di F. D. Roosevelt e intennediario presso i
a

nazisti. I fatti erano perfettamente noti a Washington.


as

Secondo Hutton, la notte dell'incendio dì Reichstag, Hitler


informò Warburg sui progressi nazisti verso la conquista del potere.
C' erano dei grandi depositi di anni vicino alla frontiera tedesca, in
C

Belgio, Olanda e Austria: bisognava solo pagare. Hitler chiese un


minimo di lOOmilioni di marchi per compiere il passo fmale del suo
programma. Il trust fideiussore offrì un massimo di sette milioni di
dollari, che dovevano essere riscossi tramite la Renania Joint Stock
Company a Dusseldorf (il ramo tedesco della Royal Dutch) e cinque
milioni tramite la Banca Italiana.

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48\9

Per avere il controllo assoluto, Hitler aveva bisogno di


ottenere una maggioranza dei due terzi del Reichstag. I voti
necessari furono procurati dal Vaticano, tramite il vice cancelliere
Franz von Papen. Come questo avvenne è raccontato dall' autore
britannico "Avro Manhattan", un anti fascista italiano espatriato,

ia
che durante la seconda guerra mondiale trasmetteva per conto del
Ministero dell'Informazione Britannico, e che scrisse, poi, una

or
ventina di libri, che descrivevano con dettagli accurati, lucidi e
talvolta spiacevoli, le vicende dei beni ecclesiastici, il ruolo della

em
Chiesa nella storia, e in particolare il suo appoggio dato in tutto il
mondo, dalla fine della prima guerra mondiale, ai regimi
nazifasci sti.
In Italia, immediatamente dopo la prima guerra mondiale, Pio
M
Xl, in cambio della disponibilità di Mussolini a fmnare i Patti
Lateranensi, lo appoggiò, dopo che si era assicurato l'appoggio
finanziario degli Americani, garantito dal massone di rito scozzese,
lla

Raoul Palermi. In Germania, il Nunzio Apostolico, Eugenio Pacelli


(poi PioXII) amico di Kuhn, e paranoico anti comunista, a causa
de

delle sue esperienze traumatiche durante l'insurrezione in Bavaria,


negli anni '20, fu testimone diretto della nascita del nazismo, di cui
agevolò la scalata al potere. Come riferisce Manhattan, nel suo
Vatican Imperialism in the Twentieth Century, il partito cattolico
a

tedesco fu autorevolmente consigliato da Pacelli a votare per i


as

candidati nazisti.
"L' accordo Vaticano~ Hitler era stato stretto in segreto ~

sostiene Manhattan~ prima che Hitler diventasse Cancelliere, nel


C

gennaio 1933". A marzo di quell'anno, i deputati cattolici votarono


per Hitler. A giugno, Hitler e il Vaticano frrmaronoun Concordato ~

I'unico trattato di Hitler ancora in vigore~ con cui la Chiesa siglò la


sua coesistenza con il regime nazista. L' accordo Hitler~ Pacelli
costrinse tutti i vescovi tedeschi a impegnare il clero, sotto la loro
guida, a non opporsi o danneggiare il regime nazista. Il Vaticano,
poi, ordinò ai membri cattolici del Reichstag di appoggiare con il
loro voto la legittimità del governo di Hitler.

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48\ 1O

Furono questi deputati, che rappresentavano venti milioni di


cattolici tedeschi, a dare a Hitler la maggioranza dei due terzi di cui
aveva necessità. In cambio, Hitler promosse Franz von Papen, capo
del partito cattolico, a suo vice. Poi, il partito cattolico cominciò ad
essere gradualmente smantellato ~lo stesso destino dei Popolari di

ia
Don Sturzo in Italia~ e la maggior parte dei colleghi di von Papen fu
uccisa da Hitler, una fme appena evitata da von Papen stesso, in

or
quella notte di San Bartolomeo, nel 1934.
Da allora, fmo al 1940, si sviluppò una cospirazione clerico

em
fascista che aveva l' obiettivo di affondare i sistemi democratici, là
dove erano consolidati o appena nati. Prima venne Horthy, poi
Salazar, poi il luterano Mannerhein. Nel 1934, una minoranza
cattolica di facinorosi nazionalisti uccise il re di Jugoslavia, nel
M
tentativo di creare uno stato fascista nella cattolica Croazia. Nel
1935, i vescovi cattolici benedissero le truppe di Mussolini, che
partivano per l' Abissinia. Nel 1936, il Vaticano dette il suo
lla

appoggio a Mussolini nell'invio della milizia fascista, in appoggio a


Hitler, contro il governo repubblicano spagnolo, per combattere a
de

fianco delle forze cattoliche ribelli del generale Francisco Franco.


Uno degli obietti vi di questa guerra era di recuperare alla Chiesa le
vaste proprietà, nazionalizzate dalla Repubblica nel1931, quando la
chiesa era stata il proprietario terriero più importante di Spagna. Dal
a

1936 al1939, il Vaticano appoggiò i fascisti francesi di Cagoule, nel


as

loro tentativo di sostituirsi alla terza Repubblica. Con la resa della


Francia, poterono fmalmente instaurare un regime fascista, sotto il
comando del Maresciallo Petain e del premier filo nazista Pierre
C

Laval.
Manhattan afferma, sulla base di prove circostanziate ma non
conclusive, che Pio Xl, verso la fme del suo pontificato nel 1939, si
pentì di aver appoggiato il nazi fascismo, e preparò un testamento
spirituale in cui denunciava sia Hitler cheMussolini, per i loro
preparativi di guerra. Lo aveva già fatto nel suo "Mit brennede
Sorge" del 1938, ma la sua pronuncia del 1939 avrebbe espresso
una posizione ancora più forte.

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48\11

Il 12 febbraio, il Papa doveva leggere il documento a tutti i


vescovi d' Italia, che aveva convocato a Roma. 48 ore prima di fare
la sua pronuncia, sostiene Manhattan, Pio XI si anunalò.
Consapevole della grande importanza che il mondo avrebbe dato
alle sue parole, Pio XI pregò i suoi medici di tenerlo in vita, almeno
il tempo necessario per parlare: "voglio avvertire i Cattolici,
ovunque, di non appoggiare Hitler e Mussolini. E impedire così lo

ia
scoppio di una guerra".
Ma il Papa morì prima che potesse parlare e, se Manhattan ha

or
ragione, le copie già stampate della pronuncia anti nazista, sparirono
dalla stamperia del Vaticano, solo pochi minuti prima che il Papa

em
spirasse. Soltanto l' ipotesi ~sostiene Manhattan~ che il Papa avesse
potuto essere assassinato, nel ventesimo secolo, suona assurdo, ma
le voci che i servizi segreti fascisti e nazisti sarebbero stati
responsabili della morte "opportuna" del Papa, non erano mai state
M
sostanziate. Con la morte di Giovanni Paolo I, il concetto di un
Papa assassinato diventò meno assurdo.
A Pio XI successe il suo Segretario di'Stato ed ex Nunzio a
lla

Berlino, il filo nazista Eugenio Pacelli, che salì al soglia pontificio


come Pio XII, che fu a fianco dell' ASSE. Invece di gridare contro
de

l'olocausto degli ebrei in Germania, Pio XII appoggiò perfino altri


dittatori fascisti come, in Croazia, il criminale Ante Pavelic, con la
benedizione di Adolf Hitler, che massacrò seicentomila uomini,
donne, bambini, Serbi, ebrei e protestanti, imparzialmente.
a

Con la caduta della Germania nazista, Pavelic trovò asilo in


as

Vaticano, da dove fu segretamente spedito in sud America.


Soltanto quando l' andamento della guerra cominciò a
cambiare in favore degli Alleati, nel 1943, Pio XII iniziò a
C

cambiare la direzione del suo sostegno. Infme, con la vittoria degli


Alleati, li avrebbe appoggiati apertamente per poter riformare il
mondo del dopoguerra, in una nuova alleanza anti comunista.
Grazie a certe personalità potenti degli Stati Uniti ~commenta
Manhattan~ gettò le basi con successo della nuova alleanza del
Vaticano. Quando l'asse Vaticano~Berlino cominciò a sgretolarsi,
l'asse Vaticano~Washington cominciò a nascere.

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48\12

Forse la persona più influente in America, a quel tempo, era


Monsignor Francis Spellman, arcivescovo di New York, amico
stretto di Pio XlI. Il complotto ~sostiene Manhattan~ cominciò a
prendere una fonna concreta, all'inizio della primavera del 1943,
quando Spellman fu incaricato di fare da intennediario tra Pio XII e
il presidente Roosevelt e gli italiani che complottavano, per

ia
dividersi dai loro alleati dell'Asse. Secondo Manhattan, Spellman
arrivò a Roma nel febbraio del 1943, per prendere contatti con i

or
principali cospiratori fascisti, compreso il re Vittorio Emanuele, ed
anche vari diplomatici collegati alla Santa Sede. Spellman poi

em
incontrò delle persone incaricate di eseguire una politica di
rinnovata cooperazione, fra America, Gran Bretagna ed il Vaticano.
"CosÌ è successo" sostiene Manhattan, "che entro un tempo
brevissimo, il fidanzamento del Vaticano e degli Stati Uniti, diventò
M
un completo matrimonio ideologico. Era negli interessi del
Vatic~o, e anche di Washington, assicurarsi che la cospirazione
comunista non si sviluppasse. L'intesa fu uno degli sviluppi più
lla

importanti della politica del dopoguerra.


Immediatamente il Vaticano e la CIA si impegnarono al
de

massimo a sostenere dei colpi di stato, per instaurare governi


militari di destra, e prevenire possibili regimi comunisti. Pio XII la
chiamò: "una crociata per un mondo cristiano". Per prima venne
l'Italia, ne11948, poi l'UngherianeI1956, dove il Vaticano e la CIA
a

appoggiarono il complotto del cardinale Mindszenty, per iniziare


as

una rivoluzione che avrebbe dovuto espandersi alla Polonia e ai


vicini Paesi comunisti. Speravano che si sarebbe sviluppata fmo a
provocare una invasione e occupazione della Russia Sovietica, un
C

complotto fennato dall' arrivo a Budapest dei carri armati Sovietici.


Un confronto sovietico~americano, fortemente incoraggiato dalla
CIA e specialmente da Franz Wisner, alla frontiera ungherese,
sembrava imminente, ma Eisenhower si fennò. Il golpismo poi
diventò globale.

~&-JL ~
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48\13

Come sottolinea Manhattan, la CIA dipendeva molto dalla


rete dell' Intelligence vaticana, forse la più estesa e bene introdotta
di tutto il mondo. Visto che operava sotto il mantello religioso,
poteva essere molto più efficiente di qualsiasi servizio segreto laico,
non importa quanto esperto e finanziato. E fu così che James Jesus
Angleton scelse di servire tutti e due i padroni, senza conflitto

ia
apparente.
Per ironia, la svolta, rispetto a questa politica, arrivò per

or
opera di un Presidente cattolico negli Stati Uniti, John F. Kennedy,
che aveva messo perfino un cattolico a capo della CIA, e pure un

em
leader cattolico al Senato, alla Presidenza del Parlamento e alla
Procura Generale. Kennedy entrò in sintonia con Papa Roncalli, il
contadino progressista, che successe a Pio XII ..il Papa allineato a
destra~ con il nome di Giovanni XXIII. Il nuovo Papa infonnò i
M
leader de] partito democristiano che non avrebbero più potuto
contare sul sostegno del Vaticano, fmanziario o politico.
Era l' inizio ~sostiene Manhattan.. del rallentamento degli
lla

stretti legami della Chiesa con la destra USA, e del riavvicinamento


ai Sovietici. "Da quel momento in poi, la Chiesa avrebbe dovuto
de

avvicinarsi al suo ex nemico, la Russia comunista, piuttosto che


dipendere esclusivamente dagli Stati Uniti".
Così iniziò la ideologica luna di miele, in Italia, tra
Cattolicesimo e Comunismo, voluta da Moro, fra l'orrore dei
a

credenti di tutte e due le parti, e i loro burocrati meno elastici.


as

Soltanto la minaccia di una tale intesa provocò una frenetica


reazione nella Curia, che premette su Gelli e la P2 per unirsi in una
cospirazione con gli Stati Uniti, tramite la CIA, per sabotare e far
C

nauftagare quest'ipotesi di accordo, a qualsiasi costo.


n risultato fu ]a morte di Giovanni Paolo I e di Moro, e il
ferimento di avvertimento di Giovanni Paolo II.
Ma questa è una storia che dovrà essere raccontata da
qualcun altro.

SÛ1<L~ '-

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