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Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica 2011 - IARG 2011

Torino, 4-6 Luglio 2011

CORRELAZIONI NSPT-VS IN CONTESTI GEOLOGICI COMPLESSI


Silvia Fabbrocino
Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Napoli Federico II
[email protected]
Giovanni Forte; Giovanni Lanzano; Filippo Santucci de Magistris
Laboratorio di Dinamica strutturale e Geotecnica StreGa, Università del Molise
[email protected]; [email protected]; [email protected]

Sommario

Nel presente lavoro sono esaminate alcune relazioni esistenti tra il numero di colpi misurato attraverso
prove penetrometriche dinamiche (SPT) e la velocità di propagazione delle onde di taglio (VS), ottenuta
da prove down-hole, nel settore molisano dell’Appennino centro-meridionale.
Il database analizzato è, in massima parte, quello relativo allo studio di microzonazione sismica delle
aree urbane della provincia di Campobasso. L’analisi di regressione non lineare dei dati NSPT-VS
permette di definire tre funzioni di correlazione controllate dalle caratteristiche litostratigrafiche delle
diverse formazioni affioranti.
Il confronto con le correlazioni riportate nella specifica letteratura tecnica ed una preliminare analisi
statistica evidenzia la necessità di un approccio più articolato ed interdisciplinare nei contesti geologici
complessi, evidenziando, in ogni caso, la possibilità di definire relazioni, a scala regionale, tra VS e
parametri geotecnici più diffusi e di più immediata acquisizione.

Introduzione
La stima della velocità di propagazione delle onde di taglio costituisce un utile strumento per
l’analisi teorico-sperimentale del comportamento delle opere e dei sistemi geotecnici in zona
sismica. La specifica letteratura tecnica evidenzia da una parte la rilevanza di tale parametro
nella valutazione della rigidezza del terreno, della risposta sismica locale, del potenziale di
liquefazione ovvero nella classificazione sismica del sito; dall’altra la necessità di sviluppare
la conoscenza delle relazioni esistenti con altri parametri di interesse geotecnico e di più facile
acquisizione, quali quelli derivabili da prove penetrometriche dinamiche (SPT) (Richart et al,
1970; Seed e Idriss, 1970; Ohta e Goto, 1978; Sykora e Stokoe, 1983; Iyisan, 1996;
Hasancebi e Ulusay, 2006; Dikmen, 2009; Jafari et al., 2002; Ulugergerli e Uyanik, 2007;
Maheswari et al., 2010; Akin et al., 2011).
In tale ambito, numerose sono le correlazioni empiriche proposte tra il numero di colpi delle
prove SPT (NSPT) e la velocità delle onde S (Vs), talora differenziate in funzione del tipo di
terreno e/o basate su una correzione del NSPT. Tuttavia, al di là della maggiore correlazione
statistica per le leggi basate sul NSPT non corretto, si rileva che esse derivano da dati osservati
in aree poco estese e caratterizzate da una limitata complessità stratigrafica.
D’altra parte, è ben noto che dal punto di vista meccanico non può esistere una correlazione
diretta tra la velocità di propagazione delle onde S, che è proporzionale alla rigidezza a taglio
dello scheletro solido del terreno a piccole deformazioni e il numero di colpi della prova SPT
legato al complesso meccanismo della resistenza a rottura del terreno, in condizioni drenate o
non drenate, per l’avanzamento del campionatore standard. Di fatto però, rigidezza e

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resistenza dipendono in qualche modo dalle stesse variabili di stato del terreno, di modo che
le due grandezze, NSPT e VS, siano pressocchè influenzate dagli stessi parametri (Mayne e Rix,
1995 come citati da Madiai, 2006).
L’estrapolazione di tali correlazioni in contesti geologici complessi, quali quelli affioranti
diffusamente lungo tutta la catena appenninica, richiedono una certa cautela e una eventuale
rivisitazione dei dati.
Nel presente studio si illustrano i risultati di correlazioni relative al settore molisano
dell’Appennino centro-meridionale, esaminandone l’affidabilità a scala regionale ed
evidenziando ruolo della genesi e dell’evoluzione geologica e morfologica sulle correlazioni.
L’area campione considerata, corrispondente all’intera provincia di Campobasso, si estende
per circa 2909 km2. Il set di dati analizzato proviene prevalentemente dallo studio di
microzonazione sismica delle aree urbane della provincia di Campobasso.

Caratteristiche geologiche della provincia di Campobasso


L’eterogeneità e la complessità dei terreni di natura sedimentaria affioranti nella provincia di
Campobasso riflette ampiamente le caratteristiche geologiche dell’intera catena appenninica
(cfr ad es. Signorini, 1935; Lanzafame e Tortorici, 1976; Corrado et al., 1998; Sgrosso,
1998; Cello e Mazzoli, 1999; Scrocca e Tozzi, 1999; Antonucci et al., 2002; Festa et al.,
2006; Pertusati e Buonanno, 2009).
Nel settore molisano della catena è possibile distinguere, infatti, le principali unità tettono-
stratigrafiche, ciascuna rappresentativa di differenti condizioni paleogeografiche.
Le unità di piattaforma affiorano prevalentemente nel settore sud-occidentale; le formazioni
del Bacino Molisano sono ascrivibili principalmente a Complessi ad affinità Sicilide, alle
Unità Irpine e a successioni silico-clastiche tardo e post-orogene di bacini di piggy-back.
La maggior parte dei litotipi affioranti sono riconducibili a formazioni flyschoidi, ad
eccezioni di olistoliti carbonatici, derivanti dallo smembramento delle falde di provenienza
Abruzzese-Campana, “imprigionati” nei depositi argilloso-marnosi ed arenaceo-
conglomeratico-argillosi. Del resto, il margine orientale dell’area è caratterizzato da depositi
conglomeratici coerenti ed incoerenti, di età Plio-pleistocenica, poggianti su formazioni
flyschoidi, di età miocenica (Fig. 1).
Le formazioni flyschoidi maggiormente rappresentate, ascrivibili ai depositi del cosiddetto
“Ciclo Irpino”, costituito a sua volta da un “Complesso Tardorogeno” (dato dal “Flysch di
S.Bartolomeo” e dal successivo “Flysch di Faeto”) e dal “Complesso Postorogeno”
(rappresentato dalle “Marne di Toppo Capuana”, “Evaporiti di Monte Castello” e dalla
“Formazione del Tona”), mostrano i caratteri peculiari di “wild flysch” e si presentano
piuttosto eterogenee, sia verticalmente che orizzontalmente. Nel complesso esse sono
costituite da termini prevalentemente di natura argillosa e subordinatamente argillitico-
marnosa ed arenaceo-sabbiosa, mentre nella parte alta prevale la componente conglomeratico-
sabbiosa, con inclusi frammenti calcarei e calcareo-marnosi.
Queste formazioni alla base si confondono con i depositi della “Formazione delle Argille
variegate”, ad affinità sicilide, che rappresenta il substrato regionale. Tale complesso è
distinto in una parte basale ed una sommitale. Il membro inferiore è caratterizzato da terreni
argillosi, che rappresentano il substrato dell’area sannita insieme ai depositi del “Flysch
Rosso”: si tratta di argille ed argille siltose caratterizzate da un aspetto tipicamente scaglioso e
da un colore che varia dal grigio - grigio/azzurro al giallo-rossastro. Talvolta gli inclusi
raggiungono dimensioni cartografabili e costituiscono degli olistoliti. Il membro superiore del
Complesso è invece dato da strati e banchi marnosi e calcarei, della potenza variabile da pochi
centimetri fino a 20 m: tale membro è ben rappresentato nei rilievi di Vinchiaturo e
Campobasso.

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A tali Unità sono stratigraficamente sovrapposti i depositi del “Ciclo Plio-pleistocenico”, i


sedimenti lacustri ed i depositi delle alluvioni recenti.
La coltre detritica eluvio-colluviale, che chiude verso l’alto la serie locale, è costituita da
terreno vegetale mediamente maturo di colore bruno, con inclusi lapidei di natura
silicoclastica e sabbia argillosa.

Figura 1. Carta geologica della provincia di Campobasso con indicazione dell’ubicazione delle indagini
geotecniche e sismiche

Correlazioni empiriche NSPT-VS


In tale complesso contesto geologico, per analizzare le relazioni esistenti tra NSPT e VS sono
state prese in considerazione le indagini geognostiche, geotecniche e geofisiche eseguite a
partire dal 2003 nell’ambito dello studio di microzonazione sismica della provincia di
Campobasso (Regione Molise, 2009). L’esame delle caratteristiche e delle condizioni dei
diversi litotipi affioranti è stato integrato con le informazioni derivanti dalle indagini e dal
rilevamento geologico risultanti da studi mirati alla valutazione su scala regionale della
vulnerabilità sismica delle infrastrutture molisane (Evangelista et al., 2011).
Ai fini della definizione delle funzioni di correlazione tra i due parametri considerati sono
stati selezionati circa 160 sondaggi geognostici, distribuiti nelle aree urbane e nelle aree P.I.P.
della provincia di Campobasso (Fig. 1), ed opportunamente strumentati per l’esecuzione di
prove sismiche down-hole. La profondità dei sondaggi è mediamente di 30 m dal p.c., e
compresa tra i 15 e i 50 m. Durante l’esecuzione delle perforazioni sono state eseguite almeno
due prove SPT in ciascun foro a profondità variabile tra 2 e 30 m da p.c.. In alcuni siti
caratterizzati da particolari complessità stratigrafiche il numero di prove SPT è stato integrato
fino a 5.
In Figura 2 sono riportati i dati disponibili in termini di legame tra NSPT e VS. Ogni coppia di

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valori è relativa a misure effettuate nello stesso sito ed alla stessa profondità.
Un’analisi di regressione non lineare dei dati esaminati permette di definire tre funzioni di
correlazione controllate dalle caratteristiche litostratigrafiche delle diverse formazioni
affioranti (Fig. 2). La funzione Molise B è da ritenersi valida nelle formazioni o in quelle parti
di esse in cui prevale la componente argillosa. Se le caratteristiche geotecniche decadono per
effetto di una alterazione naturale o antropica, ovvero per le specifiche condizioni
idrogeologiche nelle medesime formazioni va considerata la funzione Molise C. Nelle parti di
esse in cui per effetto dell’evoluzione paleogeografica dell’area prevalgono interstrati o
intercalazioni a carattere litoide, invece, si registra un incremento delle VS e la funzione da
considerare è quella denominata Molise A.

Figura 2. Correlazioni tra NSPT e VS

Conclusioni
Lo studio effettuato nel settore molisano dell’Appennino centro-meridionale ha consentito di
individuare funzioni di correlazione fra NSPT e VS più aderenti alla complessa evoluzione
geologica e morfologica dell’area considerata. Ulteriori affinamenti scaturiranno dalla
implementazione del database e dalla integrazione delle indagini in siti campione più
significativi per l’analisi della variabilità dei parametri considerati.

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