Io Sono Te
Io Sono Te
Io sono Te
Meditazioni sulla natura dell’esperienza
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Le meditazioni possono essere lette in ordine, iniziando dalla prima e proseguendo via
via, oppure possono essere lette in maniera ‘casuale’.
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1. Esiste forse un momento della giornata in cui ti senti veramente separato da ciò che
osservi? Non è forse piuttosto che accade continuamente quel fenomeno definito
"vedere"? E da cosa è composto il vedere, se non da consapevolezza?
Ogni cosa è consapevolezza... prova a toccare un oggetto: forse riesci a toccare
qualcosa di diverso dalla consapevolezza? Diverso da quel puro conoscere?
Diverso da "te"?
Questo è meditazione... un fenomeno costante che non ha inizio né fine... conosce
il tutto conoscendo se stesso
2. Come potrebbero gli esseri comunicare fra loro, se non fossero tutti la stessa
Consapevolezza?
Saremmo come scatole separate, impossibilitate ad esprimere il proprio contenuto.
Quando dico 'Io Sono', non è forse il tuo stesso 'Io Sono'?
In quella sensazione 'Io Sono', non siamo mai stati separati...
'Io sono' è l'adesso eterno... il qui senza tempo
5. Seduto in una piazza osservo i movimenti dei passanti... esistono persone davanti a
me? O forse è più corretto dire che esiste un fenomeno chiamato 'vedere'?
Esistono suoni? O forse solo il 'sentire'?
E sotto le mie mani... appoggiate su questo pavimento caldo... esiste un asfalto? O
solo un fenomeno che posso chiamare 'toccare'?
E questi sentire, vedere e toccare... a che distanza sono da me?
A nessuna distanza: io sono il sentire, il vedere e il toccare.
Sono la pelle rinfrescata dall'aria che la sfiora e sono il vento: non riesco a percepire
alcuna distanza... non riesco a trovare nessuno spazio che mi separa da ciò che
sono
7. La mente, il corpo e il mondo... sono forse così 'reali' come credi che siano?
Cosa è rimasto del "tuo" corpo che vedevi riflesso in uno specchio quando avevi
cinque anni?
Dove sono finiti quei pensieri che si agitavano dentro di te in quel giorno d'estate in
cui avevi dodici anni?
E ciò che era dinanzi a te venti anni fa... è la stessa cosa che stai vedendo adesso
davanti a te?
Corpo, mente e mondo: sono veramente così consistenti?
Sembrano fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni: nascono, scompaiono...
continuamente.
Eppure c'è una cosa che rimane sempre identica a se stessa. Non muta. Non si
muove.
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Forse il tuo pensiero ti suggerisce che il mondo è rimasto uguale... ma questa non è
la tua reale esperienza.
La tua esperienza ti dice che solo la consapevolezza è rimasta costante.
La consapevolezza con cui eri consapevole venti anni fa di tutto ciò che esisteva
attorno a te è la stessa consapevolezza di ora. Non è mai cambiata...
E non cambierà mai, anche quando il corpo e i pensieri scompariranno.
E lo sai bene: perché quel corpo, quella mente e quel mondo... sono già scomparsi
infinite volte... ma tu sei sempre qui. Non un corpo o una mente... ma quel
conoscere sottile che vede sorgere e tramontare qualsiasi cosa tranne che se stesso
8. Quando dici 'io sono consapevole di questo albero': a quale 'io' ti stai riferendo? A
quale 'albero' ti stai riferendo?
Prova... prova con qualsiasi cosa tu abbia davanti in questo preciso istante - e può
essere un'immagine, un suono, un pensiero o qualsiasi altra cosa.
Dì: "In questo istante io sono consapevole di..."... e osserva bene. Osserva qual è la
tua reale esperienza.
Cerca quell'io e cerca quell'oggetto di cui sei consapevole.
Esiste solo quel "sottile" conoscere che chiamiamo consapevolezza.
E' il requisito fondamentale del 'conoscere': riesci a 'conoscere' solo perché sei già
ciò che conosci... solo perché sei quel conoscere.
Se tu non fossi quel conoscere, saresti così 'lontano'... e non potresti vedere o
sentire niente... proprio niente.
10. Quando accade quella esperienza definita visione; o quella esperienza definita
sentire o toccare; o, in definitiva, qualsiasi esperienza... sei "tu" a farla accadere?
O semplicemente accade in quello spazio infinito, eterno, costantemente rilassato e
presente che chiami 'io'?
Sei tu che guardi qualcuno (o qualcosa)? O è quel qualcuno (o quel qualcosa) che
accade insieme a te?
C'è sforzo nella visione? C'è sforzo nel sentire?
11. Si racconta una bellissima storia su Chuang Tzu, un grande maestro cinese.
Un mattino, seduto nel suo letto, sembrava molto triste, i suoi discepoli non lo
avevano mai visto così triste, e oltretutto non era mai rimasto a lungo nel letto,
seduto, dopo essersi svegliato. Che cosa era successo? Era malato?
Si riunirono tutti intorno a lui chiedendo, “Maestro, qual è il problema?” Chuang
Tzu rispose, “È veramente difficile, non posso risolvere il problema, forse voi
potete aiutarmi, vi dirò qual è il problema: durante la notte ho sognato di essere
diventato una farfalla, che mi muovevo da un fiore all’altro”.
I discepoli dissero, “Non c’è nulla per cui intristirsi, nei sogni tutti noi facciamo
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stranezze, e non c’è niente di male in questo, nell’essere una farfalla – colorata,
bella, che si muove da un fiore a un altro ricco di polpa. Perché te la prendi tanto?”
Chuang Tzu rispose, “Non avete sentito tutta la storia, il fatto è che adesso che sono
sveglio mi chiedo se Chuang Tzu ha sognato di essere una farfalla, oppure adesso la
farfalla è andata a dormire, e sogna di essere Chuang Tzu”.
Ciò che ' tu sei'... ciò che io chiamo 'consapevolezza'... conosce se stessa
indipendentemente dagli oggetti.
Essa è puro conoscere.
Che ci siano o meno oggetti, persone, mondi... non cambia il fatto che "tu sei" e che
sei puro conoscere. Non cambia il fatto che comunque rimani consapevolezza: se
ci sono 'oggetti' (ovvero se c'è una mente) o se non ci sono, quella sensazione 'io
sono' ('io esisto'... 'io sono presente') permane invariata.
Se ti chiedo "sei consapevole?": non cerchi nel mondo esterno per rispondere a
questa domanda... la risposta deriva da una sensazione più sottile che non deriva
dal mondo o dalla mente.
Veramente credi che se non ci fosse il corpo o la mente, questo "io sono"
scomparirebbe?
Veramente sei così certo che il "sapere chi sei" derivi dagli oggetti o dalle persone
che ti circondano?
La consapevolezza non conosce se stessa attraverso gli oggetti che fugacemente
compaiono in essa...
L'"essere consapevoli" non è qualcosa che deriva dal pensiero o dal mondo esterno.
Questa sensazione di "essere" (che coincide con la sensazione di "conoscere", di
"essere consapevoli") è già presente. Non devi pensarci.
Se ti chiedo "sei presente"? Non devi pensarci... e anzi se ci pensi può accadere che
sorgano domande che ti allontanino molto.
E' l'esperienza più semplice che ti accade: il semplice conoscere te stesso. La tua
presenza.
Prima che il mondo sorga, prima che arrivino i pensieri: tu sei. E lo sai. 'Essere' e
'sapere di essere' accadono nello stesso istante, prima che sorga qualsiasi altra cosa.
Dunque 'esistere' ed 'essere consapevoli', accadono in simultanea.
La consapevolezza conosce se stessa senza mente, senza corpo e senza mondo.
Essa è puro conoscere e non ha bisogno di qualcosa per conoscersi.
E' una cosa semplicissima: e tu lo sai già. Non c'è da specularci sopra... perché è già
la tua esperienza.
L'esperienza è già consapevolezza.
Non hai bisogno del mondo per "essere" e "conoscere" o per "essere consapevole".
Sei già consapevolezza... la consapevolezza non ha bisogno di oggetti per essere
consapevole.
La meditazione non è un "rapporto": non è "io sono consapevole di [oggetti,
persone, pensieri, mondi]".
La meditazione è uno stato eterno: "io sono consapevole". Punto. Non è: "sono
consapevole di", ma è "sono consapevole".
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Conosci semplicemente il tuo essere. Non metterci la mente... E' la prima e più
semplice esperienza che hai.
La consapevolezza 'io sono' non cambia mai e non ti lascia mai. Questa 'sensazione'
non è mai cambiata e non ti ha mai lasciato.
"Tu sei", indipendentemente da tutto il resto che può o non può esserci.
"Io sono" non muta, non va da nessuna parte... e quindi è senza tempo né
dimensioni.
Questa sensazione è una con tutte le esperienze, ma allo stesso tempo ne è libera e
indipendente. Perché non è mai mutata.
E tutto questo non è una teoria che devi capire, ma è la tua esperienza continua.
Chuang Tzu si domanda: "chi sono io? Chuang Tzu che ha sognato di essere una
farfalla ed ora si è svegliato o forse sono una farfalla che è appena andata a dormire
e sogna di essere Chuang Tzu?".
A questa domanda nessuno può rispondere.
Tu sei il corpo che credi di essere?
Quello che ti circonda è reale o stai sognando?
Non puoi rispondere.
Ma c'è una cosa di cui sei certo: "tu sei", "sei presente", "esisti"... ed hai questa
sensazione. Indipendentemente dal fatto che potresti essere una farfalla o
qualcos'altro. Indipendentemente dal fatto che stai sognando o meno.
La consapevolezza non conosce se stessa attraverso le forme.
La consapevolezza è puro conoscere. In sè.
E questa è la la tua più intima esperienza.
Indipendentemente dalla forma che assumi. Indipendentemente dal mondo che
hai attorno, che sia reale, di sogno o che non esista affatto.
Nella consapevolezza non esiste mutamento, tempo, invecchiamento, morte,
nascita.
Essa è.
12. La maggior parte delle cose che facciamo è spesso legata al tentativo di evitare "chi
siamo"... di evitare quel senso di mancanza e solitudine che si presenta in noi
quando non siamo impegnati a fare qualcosa.
E così tentiamo di fuggire 'facendo qualcosa'... per esempio aprendo il frigo e
cercando qualcosa da mangiare o dedicandoci a qualche attività...
Altre volte facciamo qualcosa di 'più sottile' come sognare, fantasticare, leggere un
libro che parli di spiritualità.
Insomma cerchiamo qualcosa affinché la nostra attenzione possa spostarsi da
qualche parte 'fuori da noi'.
Alcuni fanno qualcosa di più sofisticato che chiamano 'meditazione': osservano
quella sensazione spiacevole poiché qualcuno ha detto loro che osservandola, essa
scomparirà.
Ma è la stessa identica cosa che fanno gli altri: tentare di fare qualcosa per
'eliminare' ciò che sta accadendo.
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una sensazione di separazione. Accade così una sorta di 'illusione' che divide la
'visione' in due parti: colui che vede e la cosa che viene vista.
La 'consapevolezza' si scinde apparentemente in due: non più quindi 'pura
consapevolezza che conosce continuamente se stessa', ma consapevolezza che
'conosce' qualcosa di esterno a sé.
In realtà questa separazione non avviene mai, poiché la consapevolezza conosce
solo se stessa. Ma l'illusione è così 'reale' che 'sembra' che la consapevolezza diventi
un corpo ed una mente che vive nello spazio e nel tempo, circondata da altre
'consapevolezze', oggetti, pensieri, mondi, realtà.
La meditazione è dunque il 'ricordo' di ciò che siamo. Della nostra vera natura. Di
quella prima esperienza 'non oggettiva' in cui la consapevolezza è consapevole di se
stessa ed in cui non esiste separazione, ma esclusivamente pace e felicità.
E quel ricordo, ogni giorno, ci spinge continuamente a cercare la felicità.
Perché continuamente 'ricordiamo' quello stato di pace... ma siccome ci stiamo in
qualche modo illudendo di essere separati, cerchiamo la felicità in qualcosa di
esterno. Ma quanto dura quella felicità?
Quanto dura la felicità che ci arreca una borsa appena comprata, un libro, una
persona? Forse il tempo di una luna di miele...
La felicità è indipendente da persone, eventi, oggetti.
La felicità accade quando la mente scompare. Ed ogni volta che sei felice, significa
solamente che la mente è scomparsa.
E non importa quale sia stato il motivo che ti ha reso felice... in quel momento la
mente è scomparsa. Ha cessato di lottare. Si è arresa.
Quando 'ottieni' qualcosa, la tua mente si placa. La tua mente si rilassa. Si lascia
andare. Per un attimo smette di cercare.
Ecco cosa è la felicità: il rilassamento della mente che consegue alla fine della
ricerca e dell'affanno.
Quando hai 'ottenuto' ciò che cercavi, la ricerca finisce e la mente si rilassa.
E dunque la tua felicità non dipende da ciò che cerchi e da ciò che ottieni. Dipende
solo dalla fine della ricerca. Dal rilassamento della mente.
E' necessario in qualche modo 'porre fine' a questa ignoranza: cioè all'ignorare la
nostra vera natura. Poiché la separazione è la radice dell'infelicità.
L'illusione ovviamente continuerà: se andiamo in uno spettacolo di magia, il
prestigiatore continuerà a stupirci con i suoi trucchi. Ma dentro di noi 'ricorderemo'
che è solo uno spettacolo di magia.
Continueremo a vedere 'oggetti' o 'persone' là fuori, ma sapremo che è solo 'un
grande spettacolo di magia'.
La meditazione è dunque ricordare...
Spesso avvertiamo un senso di mancanza, di solitudine, di tristezza che è
accompagnato dal pensiero 'io'. E cerchiamo di colmare questa sensazione con un
oggetto o una persona esterna.
La meditazione è 'ricordare' chi siamo... ma come 'fare' a ricordare?
Il primo modo è osservare la sensazione...
E per farlo bisogna osservarla non con l'intento di eliminarla, ma al contrario con
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13. Ogni volta che chiudi gli occhi, il tuo corpo diviene un insieme di sensazioni...
sensazioni di consistenza diversa...
C'è qualcosa di più 'solido' in alcune zone, di più etereo in altre... in altre ancora
non senti alcuna sensazione, come se il corpo fosse 'bucato' e non esistesse alcun
limite fra ciò che chiami 'dentro' e ciò che definisci 'fuori'.
Se permetti a queste sensazioni di esprimersi senza dar loro alcun nome né
attributo... puoi veramente dichiarare con assoluta certezza dove finisci tu e dove
comincia quello che definisci mondo?
A che distanza da 'te' accadono queste sensazioni? E cos'è quel 'te'? Dove è situato?
Nella testa? Nel cuore?
E che dimensioni ha? Qual è il suo peso?
Hanno forse peso i tuoi pensieri? Hanno un peso le tue sensazioni?
Quanto pesa una sensazione? Due grammi? Un chilo?
E quanti centimetri o metri occupa?
Esiste veramente da qualche parte dentro di te una zona che chiami 'io', separata
dalle tue sensazioni?
Esiste veramente un mondo che sia esterno alle tue sensazioni?
C’erano una volta sei saggi che vivevano insieme in una piccola città.
I sei saggi erano ciechi.
Un giorno fu condotto in città un elefante. I sei saggi volevano conoscerlo, ma
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La 'realtà' per come noi la conosciamo ci è descritta da cinque saggi che sono i
nostri sensi.
La vista dice che la realtà è immagini e colori.
Il tatto ci dice che la realtà è invece fatta solo da forme di varia consistenza.
L'olfatto ci dice che la realtà è solo un insieme di odori.
L'udito ci dice che è composta solo da suoni.
Il senso del gusto ci dice che là fuori non esistono altro che sapori.
Ora, alcuni dicono che i cinque sensi, messi insieme, diano la vera definizione di
"realtà" (poiché la osservano da angolazioni diverse... e solitamente si dice che il
totale sia composto dalle singole parti).
Ma io mi domando... come i sei saggi non riuscirono mai a scoprire cosa fosse un
elefante, come farebbero i cinque sensi a dare la vera visione della realtà?
Anche se ciò che definiamo realtà dovesse scomparire... anche se tutto ciò che
vediamo fosse solo una illusione...
C'è sempre una cosa che permane: la consapevolezza.
Essa non è mai mutata nonostante il nostro corpo e i nostri pensieri siano cambiati.
La 'consapevolezza' di quando avevi cinque anni è forse diversa dalla tua attuale
'consapevolezza'?
Quel senso 'io sono', 'io esisto' è forse mai cambiato?
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E anche se in questo istante tu stessi sognando e tutto ciò che ti circonda fosse
irreale, farebbe differenza per quel 'senso di essere'? Per quel senso 'io sono'?
La meditazione è ritornare costantemente in questa consapevolezza.
E' ricordare costantemente ciò che non muta.
Ciò che non muore.
16. Affinché tu possa conoscere qualcosa… questo qualcosa deve apparire nella
consapevolezza.
In caso contrario non potresti conoscerlo, sarebbe al di fuori della “tua”
consapevolezza…
E tutto ciò che appare nella “tua” consapevolezza… da cosa è fatto?
Oggetti, suoni, persone, profumi… Tutto fatto di consapevolezza.
Ogni cosa appare nella consapevolezza ed è fatto di consapevolezza.
Solo così puoi “conoscerlo”.
La consapevolezza dunque non è diversa dal conoscere: "essere consapevole" è
sinonimo di "conoscere".
La consapevolezza è fatta di conoscere: ciò che appare nella consapevolezza è
conosciuto.
Fra le cose che "conosci" c'è anche il tuo corpo con le sue emozioni, le sue
sensazioni... con i suoi pensieri ed i suoi ricordi.
Cos’è quella cosa che definisci corpo? Sensazioni che appaiono nella
consapevolezza. Sensazioni fatte di consapevolezza.
Ogni cosa che conosci appare dunque nella consapevolezza ed è fatta di
consapevolezza: eventi, pensieri, emozioni, sensazioni.
E "tu"… sei diverso da quella consapevolezza? Non sei forse quella consapevolezza
in cui tutto appare e di cui tutto è composto?
Altrimenti… come potresti conoscere qualcosa?
Puoi mai conoscere qualcosa che non sei tu?
Ogni volta che ti vedo, ogni volta che ti tocco... in quell'attimo... vedo, tocco e sento
me stesso...
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18. Esiste un "io" dentro di te che sta controllando o dirigendo le tue esperienze?
Tutto ciò che si manifesta 'in te' è forse controllato da qualcuno o da qualcosa?
Osserva... i pensieri, le decisioni, le paure, gli attimi di 'gioia'... non sorgono forse
allo stesso modo in cui sorge il rumore di una automobile che passa o la visione di
una nuvola che attraversa il cielo?
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19. Tutto ciò che appare... suoni, colori, pensieri, decisioni, parole, corpi (compreso
quello che chiami 'il tuo corpo')...
"Tutto ciò che appare", ovvero, in una parola, tutto ciò che definisci 'realtà', è fatto di
una 'sostanza' definita consapevolezza.
Tutto ciò che definisci 'materia' (e anche ciò che chiami 'spirito'), è consapevolezza
ed è, dunque, consapevole.
La consapevolezza ha l'abilità di prendere infinite forme.
Come l'immagine in uno schermo: viene da qualche parte? No... è solo la
colorazione che quello schermo assume in un preciso istante.
Non ha indipendenza o autonomia rispetto allo schermo.
Quando l’immagine scompare dove va? Da nessun parte. Semplicemente lo
schermo “perde” quel colore.
Come le immagini sono fatte di “schermo” così ogni cosa che appare e scompare e
che tu definisci “realtà” è fatta di consapevolezza.
Se un pensiero, una sensazione o un evento scompaiono, la consapevolezza non
scompare, ma perde semplicemente quella caratteristica forma.
Quando ‘qualsiasi cosa’ appare (un pensiero, una nuvola, un’automobile, una
paura), la consapevolezza ne è consapevole ed è anche quel “qualcosa”.
Quando ‘qualsiasi cosa’ scompare, la consapevolezza è consapevole di se stessa.
La consapevolezza dunque non scompare mai…
Tu non sei mai apparso né scomparso: il contenuto della consapevolezza può
mutare, ma ciò che è consapevole no.
Il contenuto della consapevolezza di chi è sotto l’effetto di una sostanza inebriante è
differente dal contenuto di chi sta sognando ed è ancora diverso dal contenuto di
chi sta leggendo o di chi sta imparando una nuova lingua o di chi è malato e anche
di chi ha perso la memoria.
I contenuti sono sempre diversi… e ci sono vari momenti nella giornata (uguali ai
momenti del “sonno senza sogni”) dove nella consapevolezza non vi è alcun
contenuto. In quei momenti la consapevolezza osserva se stessa…
Ma in realtà, la consapevolezza osserva sempre se stessa... e dunque ogni cosa che
appare o scompare è sempre espressione della immutabilità ed eternità della
consapevolezza...
Nulla appare o scompare...
21. E' un 'pensiero' comune che la consapevolezza sia un prodotto della materia.
Come scatole cinesi... dalla 'materia' si origina il mondo, nel quale nascono i corpi,
all'interno dei quali c'è una mente, dentro la quale c'è una scintilla intermittente di
consapevolezza.
Dunque siccome la consapevolezza è in qualche modo 'prodotta' da qualcosa, essa
dovrebbe avere un inizio ed una fine.
Dovrebbe iniziare con la nascita di un corpo e finire con la sua estinzione.
Questo è l'assunto su cui ci basiamo quotidianamente.
Ma è la tua reale esperienza? Nessuno ha mai sperimentato questa cosa e nessuno
mai la sperimenterà.
Non hai mai sperimentato l'inizio o la cessazione della consapevolezza: perché se
non c'è consapevolezza, non c'è nessuno che possa sperimentare alcunché...
Eppure... basiamo tutta la nostra vita su questo assunto...
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E qualcuno sostiene con indubitabile certezza che esistano momenti in cui 'non
siamo consapevoli'... ma se 'tu' non sei 'consapevole', non c'è alcun 'tu'... e dunque,
come fai a dire che ci sono momenti in cui 'sei' inconsapevole?
Se 'sei' inconsapevole, significa che 'non sei'... dunque non puoi essere
inconsapevole
23. Quando qualcuno beve un bicchiere di troppo… si dice che abbia una "alterazione
della consapevolezza".
Ma è questa la tua reale esperienza?
E' il contenuto della consapevolezza che si altera... ma la 'consapevolezza' rimane
sempre quella.
La consapevolezza sta là, immobile, sempre uguale a se stessa.
Conosce ogni esperienza. E quel conoscere è sempre uguale.
Hai mai sperimentato una 'modificazione' della consapevolezza?
La consapevolezza è diversa dinanzi ad un pensiero giusto piuttosto che davanti ad
un pensiero sbagliato? Muta a seconda che una sensazione sia piacevole o
sgradevole?
La consapevolezza 'conosce' solo ciò che accade. E questa modalità di 'conoscere' è
sempre uguale.
I contenuti possono cambiare: gioie, dolori, fantasie, ricordi, pensieri belli o
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24. Osserva un bambino che ride... che gioca... che salta... sta forse facendo della
felicità un obiettivo?
Sta forse cercando la felicità?
La felicità non può essere un obiettivo, ed ogni volta che stai facendo qualcosa per
'essere felice' non stai facendo altro che alimentare quel 'pensiero' che ti allontana
dalla felicità stessa.
Un bambino che ride... è forse impegnato nella ricerca delle cause della propria
infelicità? Sta forse escogitando un piano per essere 'felice'?
25. L'unico modo per conoscere qualcosa è essere quella cosa... l'unico modo per
conoscere qualcuno è essere quel qualcuno.
Quando il mondo appare, significa solamente che in quell'istante 'tu' sei scomparso.
Nell'amore, non c'è spazio per due esseri separati... non c'è spazio per due 'io'
distinti.
Nell'amore non esiste alcun 'io'...
27. La mente non potrà mai conoscere la realtà, poiché essa è solo un pensiero.
Il pensiero può essere osservato, può essere conosciuto... ma non può conoscere.
La mente è solo la formulazione di una comprensione, ma non è la comprensione
stessa...
Dunque la comprensione accade sempre oltre la mente
Un giorno, mentre attraversava una foresta, un uomo incontrò una tigre. Si mise
subito a correre, ma si trovò improvvisamente sull’orlo di un precipizio. Per fortuna
una liana era là accanto e così l'uomo cominciò la discesa, ma ecco un'altra tigre
comparire in basso.
Sospeso a metà e non sapendo cosa fare, vide una coppia di topolini che si
avvicinavano... con molta calma cominciarono a rosicchiare la liana.
Fu a quel punto che l'uomo scorse una fragola sulla parete del precipizio dinanzi a
sé.
La mangiò... com'era dolce!
30. Spesso la mente si domanda i 'perché': "ma perché accade tutto ciò? Ha forse un
senso? C'è forse un obiettivo ed una logica? Perché esiste questo universo?".
Alla mente piace ragionare sulle cause: 'se esiste qualcosa ci deve essere sempre una
causa, un motivo, un senso'.
Senza i 'perché' la mente si sente persa... la mente è il 'perché'.
Ma quando un artista 'crea', ha forse un obiettivo?
Esiste un 'perché' nella creazione di una poesia o di una sinfonia?
L'inizio e la fine esistono solo nella mente... che vuole trovare il senso a tutto. Vuole
trovare i motivi, le cause... e così inventa un inizio che chiama 'nascita'; e dopo aver
inventato questo 'inizio', lo 'osserva' e cerca di creare i 'motivi', i 'perché', il 'senso'.
Ma una volta creato 'un inizio'... inesorabilmente nasce una fine
31. Non esiste un unico mondo percepito da miliardi di esseri. Ma ogni essere
percepisce 'un mondo'. Un mondo che appare e scompare continuamente, ogni
volta che la percezione muta.
Esistono miliardi di mondi che appaiono e scompaiono in ogni istante: ad ogni
battito di ciglia, ad ogni movimento oculare... si forma un mondo nuovo.
Ogni volta che la 'scena' cambia, c'è un mondo diverso. Così per ogni suono o
sapore o profumo.
E questi miliardi di mondi sono 'conosciuti' da una sola ed unica consapevolezza
32. In tutta la tua vita, dentro di te... sai di non essere mai cambiato.
Quell' "io sono" non è mai cambiato. Di tutto ciò che è accaduto da quando 'sei
nato' fino ad oggi, l'unica cosa che non è cambiata è quell' "io sono".
L' "io sono" ovvero 'il conoscere' la realtà che ti circonda. Hai 'conosciuto' infiniti
pensieri, stati d'animo, rumori e suoni, gusti, odori, splendidi paesaggi o tristi
ospedali... Ma quel conoscere non è mai cambiato... non è mai stato intaccato da
gioie o dolori; sorrisi o pianti; tramonti o cieli stellati.
Quando dici 'io sono', in quel momento sai che è qualcosa che non è mai cambiato.
Il tuo corpo è cambiato nel corso degli anni, le cose sono mutate... ma il conoscere
con cui hai conosciuto il tuo corpo bambino o i tuoi pensieri passati è lo stesso che
conosce la tua situazione 'attuale'.
Quando dici 'io sono' sai di essere qualcosa che va oltre i cambiamenti del corpo e
della mente... che è sempre rimasta con te.
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Per questo puoi dire di essere quel bambino in quella foto: perché quell'io sono è
lo stesso (anche se ora il corpo è molto diverso).
Quindi quel 'conoscere' non è un'attività: poiché non ha inizio o fine... Puoi dire
forse che quell'io sono è comparso ad un certo punto? Ne hai una prova?
E puoi dire che sia mai 'finito'? La mente può eclissarsi, scomparire... e ti capita
varie volte al giorno o di notte (per esempio nel sonno senza sogni) o quando si
'perdono i sensi' o in mille altre situazioni.
Ma quell'io sono è sempre là... quel conoscere è sempre presente... il suo
contenuto muta e a volte non ci sono pensieri o percezioni... e quindi se non c'è
nulla da 'conoscere' si 'limita' a 'conoscere' se stesso.
Dunque la tua reale natura è questo 'conoscere', questo 'io sono': esso infatti non è
mai cambiato, non si è mai mosso.
Tutto il resto è cambiato, scomparso e sostituito
33. La percezione degli 'oggetti' (ovvero di un mondo), non prova assolutamente che
esistano oggetti (o che esista il mondo).
La percezione prova solo che esiste il "conoscere".
Perfino quando sostieni che "conosci un oggetto" in realtà stai solo affermando che
"conosci il conoscere".
E questo 'conoscere' è la cosa a te più intima. Non ti ha mai lasciato e non è mai
mutata.
Ogni esperienza è fatta di conoscere (cioè di consapevolezza): se tu non conoscessi
qualcosa, questo qualcosa semplicemente non esisterebbe.
Ogni cosa, pensiero, emozione, sensazione è quel conoscere.
Se togli il 'conoscere', scompare ogni cosa.
Quindi ogni cosa è "fatta" di conoscere ed è il conoscere.
E qual è un altro nome con cui possiamo chiamare il conoscere?
"Io".
Il conoscere infatti non è una qualità dell'io, ma è l'io stesso.
Quando dici "io", stai solo indicando quel conoscere.
Il mondo è conoscere. Il conoscere è l'io.
Dunque: che differenza esiste fra te e il mondo?
34. Conoscere qualcosa significa realizzare la propria vera natura, poiché puoi
conoscere qualcosa solo se non ne sei separato.
Conoscere è sinonimo di amare
35. Può il pensiero conoscere qualcosa? Se chiudi gli occhi e pensi alle vacanze di
natale… può il pensiero delle vacanze conoscere qualcosa?
La mente è un pensiero: il pensiero che sta comparendo in questo momento…
La mente quindi non può conoscere nulla, ma può essere ‘conosciuta’... infatti 'tu
sai' che in questo momento sta passando un pensiero.
E chi è quel 'tu' che ‘sa’ che in questo momento stapassando un pensiero? Di certo
non la mente (perché un pensiero non può essere conosciuto da un altro pensiero).
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37. Inizialmente, con la parola 'io', definisci quel 'qualcuno' che agisce e pensa: l''io' è il
'tuo' corpo/mente.
Man mano che la ricerca si approfondisce, scopri che ciò che chiami 'io' è il
testimone di ciò che accade: esso osserva il corpo, il mondo, i pensieri, le emozioni.
E quindi non è un corpo o una mente, ma semplicemente un osservatore.
In una 'terza fase' "ti" accorgi che l'io non è separato da ciò che osserva: esso è
l'essenza immutabile di ogni cosa. Ciò che chiami 'io' è dunque la materia che
compone la 'realtà'.
Infine, approfondendo ulteriormente la ricerca, il corpo, la mente ed il mondo
scompaiono... e scompare anche la 'ricerca'...
L'io riposa nell'io.
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39. Qual è la differenza fra ciò che chiamiamo 'sconosciuto' e ciò che invece
chiamiamo 'conosciuto'?
Quando 'definiamo' qualcosa che 'prima' era sconosciuto... ovvero quando gli
diamo un nome, una forma e altri attributi... allora crediamo che lo sconosciuto si
trasformi e "diventi" conosciuto.
Ovviamente nulla si è trasformato in questo processo. Abbiamo solo dato attributi
diversi alla stessa cosa.
Dunque non c'è alcuna differenza fra sconosciuto e conosciuto: esiste sempre una
sola realtà a cui la mente dà nomi diversi
42. Ogni pensiero, anche se "astratto", avrà sempre bisogno di un 'oggetto dei sensi' che
lo supporti.
Detto in altri termini, ogni pensiero è un'immagine.
Prova a pensare infatti a qualcosa di astratto... ad esempio l'infinito: cosa appare
nella tua mente? Alcuni penseranno all'universo, altri ad un cielo notturno... altri
ancora 'vedranno' nella loro mente simboli che richiamano il concetto di infinito.
Tutti comunque "vedranno" qualcosa: un'immagine derivata dal mondo dei sensi.
Qualsiasi frase o nome io pronunciassi in questo momento, sorgerebbe in te un
pensiero sotto la forma di una immagine.
Se dico luce apparirà un'immagine. Così se dico popolo, puzza, politica, bellezza,
sete.
Anche se pronunciassi una parola che si riferisse a qualcosa che non esiste o che
non conosci... in qualche modo apparirebbe un oggetto nella tua mente.
Ma ci sono due eccezioni a questa regola.
Ci sono due frasi... che rimandano ad esperienze prive di qualità oggettive e che
dunque non creeranno alcuna immagine.
Ti porteranno direttamente dentro te...
Concentrati attentamente su una di queste frasi. Porta l'attenzione totalmente sulla
frase... diventa la frase stessa. E ti ritroverai al centro del tuo essere.
E anche se un'immagine dovesse comparire per qualche istante... lascia che pian
piano scompaia continuando a rimanere concentrato sulla frase.
Queste due frasi sono:
- "Io sono consapevole"
- "Io esisto"
La persona che cerca la felicità è tanto illusoria quanto la sua sensazione di essere
separata... e dunque: quale sarà mai il risultato di questa ricerca?
46. Nel percepire non esiste spazio né tempo... quanto è distante da te una percezione?
Se senti un suono... è veramente 'ad una certa distanza da te'? Il suono è sentire:
quanto dista da te il sentire?
Ha un inizio ed una fine, il sentire?
Ciò che chiami 'ricordo' ti dice che il sentire ha un inizio ed una fine... ma cos'è il
ricordo? Non è forse un pensiero che sorge in questo istante?
Era presente quando c'era il 'sentire'? No... perché il ricordo si crea dopo.
E tu ti fideresti di un testimone che dice di aver assistito ad una scena, ma che,
durante la scena, non era là? Non sarebbe un testimone...
Dunque il ricordo, è un vero testimone? Esisteva 'prima' per poter 'poi' dire: "sì, io
c'ero e ho visto tutto"?
Distanze, spazi, periodi di tempo... sono solo pensieri.
Tutto accade continuamente qui ed ora.
Non esiste un punto dove tu finisci ed inizia 'il mondo'...
47. Nel momento in cui viene compiuta una qualsiasi azione, non esiste il pensiero o la
sensazione che 'qualcuno la stia compiendo'.
Quel pensiero che dice "io ho compiuto questa azione" arriva subito dopo.
L'io che rivendica di aver compiuto l'azione è solo un pensiero (o una sensazione)
che sorge dopo che l'azione è accaduta, o durante gli 'intervalli' in cui l'azione si sta
compiendo.
Ogni azione si manifesta e scompare senza il 'tuo intervento'
48. Prendi in mano un oggetto qualsiasi, chiudi gli occhi ed esploralo con il tatto. Senti
la sensazione...
Osserva questa sensazione... focalizzati sulla sensazione.
Da cosa è composta questa sensazione?
Da cosa è fatta?
E' di certo fatta di 'conoscere' (consapevolezza): il conoscere è l'essenza della
sensazione. Cioè ne sei consapevole...
Ma c'è ancora un 'tu' che 'conosce' una sensazione.
Osserva ancora più attentamente... togli il "tu" e "la sensazione"... lascia che rimanga
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49. Seduto ad osservare, ben presto ti accorgi di essere l'osservatore non solo del
mondo che fino ad ora hai considerato 'esterno' a te. Sei anche l'osservatore dei tuoi
respiri, dei tuoi movimenti... sei l'osservatore delle sensazioni che corrono sulla
pelle e delle tensioni nei muscoli... puoi osservare il tuo cuore che batte
all'impazzata o che, sereno, diventa impercettibile ai sensi.
Puoi osservare i tuoi pensieri e sei anche capace di osservare le tue emozioni.
Così, non solo il mondo adesso è 'esterno' a te. Anche ciò che credevi di 'essere'
(ovvero un corpo, una mente) è esterno a te... perché, come qualsiasi altro oggetto
o persona fuori di te, lo puoi osservare.
"Tu sei un osservatore distaccato", nulla ti può toccare... nulla ti ha mai toccato.
Nemmeno il tempo: poiché l'osservazione con cui osservi ora è la stessa con cui
osservavi dieci anni prima.
Non è cambiato nulla: hai solo ricordato di essere l'osservatore...
Questa è la fase della saggezza.
Tu sei 'il testimone', 'colui che osserva'.
Seduto ad osservare, avendo ricordato di essere un osservatore...
cominci a ricordare qualcos'altro.
Mentre guardi il fiume che scorre... ti accorgi che non stai vedendo alcun fiume.
Ma stai vedendo 'i tuoi sensi': stai vedendo il vedere. Non c'è alcun fiume là... c'è il
vedere.
Ed il suono dell'acqua... sei forse consapevole di 'un suono di acqua'? Non è
piuttosto che sei consapevole del 'sentire'? Cioè senti il sentire.
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E la stessa cosa la sperimenti con gli altri sensi... se tocchi l'acqua che ti rinfresca la
mano... c'è forse 'acqua'? Non c'è forse 'il toccare'? Non stai forse toccando il
'toccare'?
Toccare, vedere, assaporare, udire... in una parola "mente".
Allora l'osservatore non sta osservando 'oggetti', 'sensazioni', 'emozioni', 'pensieri'.
Sta osservando la 'mente'.
E se la mente scomparisse? Scomparirebbe il vedere (il colore e la forma dei fiori),
il toccare (la consistenza della tazza piena di tè), l'udire (il rumore, il suono e anche
il silenzio), l'assaporare (il gusto di un bacio), l'annusare (l'odore della neve).
E scomparirebbe anche il tempo... senza mente non esiste tempo.
E questo ti capita spesso durante la giornata: quei momenti di 'intervallo' in cui non
ricordi bene cosa sia successo... o ti capita la notte, mentre dormi, quando nei sogni
tutto sembra diverso ed il tempo ha leggi diverse... o nel sonno senza sogni (quando
è come se non ci fosse alcunché, poiché la mente è totalmente dissolta).
Ma da cosa è fatta questa mente?
Osservando... l'osservatore scopre che di certo è fatta di 'conoscere': cioè se
l'osservatore prende un oggetto e gli toglie il 'conoscerlo', cioè il fatto di 'esserne
consapevole', cosa rimane?
Di certo l'oggetto scompare.
Così ogni altra cosa: 'sento' un'emozione perché 'so' che c'è questa emozione,
altrimenti per ovvie ragioni non ci sarebbe (e anche se ci fosse, chi ne sarebbe
consapevole?).
Dalla fase in cui un osservatore osserva 'oggetti', 'pensieri', 'persone', 'alberi'... si
passa ad una fase dove l'osservatore si accorge di stare osservando il 'vedere', 'il
sentire', il 'toccare', il 'pensare'... ovvero di stare osservando la 'mente' che va e viene
e che non sempre è presente...
E di cosa è fatto il vedere, il sentire, il toccare? Di mente dunque... ma da cosa è
fatta la mente? Da conoscere. Se togliamo il conoscere da qualsiasi cosa, non la
'conosciamo' più... e dunque non esiste.
Se 'togliamo' la mente, rimane il conoscere puro (il conoscere che conosce se
stesso, privo di oggetti).
Ma è impossibile e inconcepibile 'togliere' il conoscere.
Prova a immaginare l'universo senza che tu lo conosca: non puoi... perché non
appena io ti dico 'immagina l'universo'... arriva un'immagine... e tu sei consapevole
di tale immagine. Cioè c'è quel conoscere quell'immagine.
Non puoi eliminare la 'consapevolezza', il 'conoscere'.
All'inizio un osservatore scopre di non essere un corpo/mente che osserva un
mondo. Scopre infatti di osservare allo stesso modo il corpo e la mente così come
osserva il mondo.
In una seconda fase l'osservatore scopre di non stare osservando oggetti, sensazioni,
persone, nuvole, pensieri... ma di stare osservando la mente.
Infine scopre che la mente è fatta di consapevolezza...
Dunque egli non è qualcosa che è consapevole di qualcos'altro: egli è la
consapevolezza stessa.
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Ma la felicità è conoscere se stessi: stai solo cercando quell'io che hai dimenticato di
essere.
Quando scopri di essere il tutto, ogni ricerca scompare.
Rimane solo la felicità
55. Non esiste alcun alcun 'colore' o alcuna 'forma' se non c'è il 'vedere'.
La forma ed il colore non hanno esistenza indipendente dal vedere... ma sono essi
stessi il vedere.
Tutto ciò che vedi dunque non è forma, ma è il vedere.
Stessa cosa si può dire per gli apparenti oggetti degli altri sensi.
Non esiste alcun 'suono' senza il 'sentire' e non c'è alcuna consistenza nel mondo,
senza il 'toccare'.
Senza il vedere, non c'è forma o colore; senza il sentire, non esiste suono; senza il
toccare, non esiste consistenza; senza l'odorare, non esistono fiori profumati; senza
il gustare, non esiste il dolce o l'amaro.
Senza Te, non esiste né vedere, né sentire, né toccare, né odorare, né gustare.
Ciò che chiami 'mondo', 'altri', 'pensieri', 'percezioni', 'sensazioni'... non sono
indipendenti da Te.
Chi sei Tu? Pura 'Consapevolezza': consapevolezza, dal latino cum-sapere, ovvero
quel fenomeno per cui tu conosci qualcosa solamente perché 'sei' quella cosa... ed
essendo quella cosa, non puoi opporti al suo esistere.
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Se tu sei il movimento... puoi forse 'non muoverti'? Se tu sei il mondo... puoi forse
opporti al suo apparire?
Tu non ti svegli al mattino... ma è il mattino che si sveglia.
Tu sei pura consapevolezza, sei il tutto: non ti opponi a nulla ed è per questo che il
tutto esiste.
Senza Te, Io non esisto.
Questo è ciò che intendo con la parola 'consapevolezza'... questo è ciò che intendo
con il termine 'amore'
57. "Essere consapevoli di qualcosa" equivale a dire che quella cosa si è trasformata in
consapevolezza.
Nel momento in cui sei consapevole di qualcosa, non esiste più un 'io' che è
consapevole di 'una cosa'. Ma esiste solo consapevolezza.
In quell'istante, sia l'io che l'oggetto sono tornati alla loro essenza: consapevolezza.
Ogni cosa nasce nella consapevolezza, ogni cosa 'torna' alla consapevolezza... da cui
in realtà non si è mai staccata.
58. Come l'onda che sorge nel vasto oceano è essa stessa oceano... così ogni pensiero
che sorge in 'te' non è altro che 'te'.
Quando osservi un pensiero, "osservi" te stesso.
Quando il pensiero è assente, "sei" te stesso.
59. Se non sei 'consapevole' dell'esistenza di un qualsiasi oggetto di fronte a te... puoi
dire forse che quell'oggetto esista?
Puoi forse dire che quell'oggetto abbia una sorta di 'indipendenza' da 'te'? E'
indipendente dalla consapevolezza?
Mi pare che la tua esperienza non sia questa: la tua esperienza è che di fronte a te ci
sia solo consapevolezza e non oggetti... o per meglio dire: 'consapevolezza' e
'oggetto' sono la stessa identica cosa.
Miliardi di persone basano la propria esistenza sul concetto che esista un mondo al
di fuori della loro consapevolezza o, detto in altri termini, che il mondo continui ad
esistere anche se loro non ne sono consapevoli.
Ma questo è solo un concetto perché nessuna fra queste miliardi di persone ha mai
sperimentato un mondo al di fuori della consapevolezza. Se non c'è
consapevolezza, non c'è alcun mondo: questa è l'unica esperienza di ognuno.
Esiste un mondo al di fuori della consapevolezza?
Prova a cercarlo...
60. Nello stato di veglia, dici di 'essere' un corpo/mente. Fai coincidere l'"io" con un
corpo/mente.
Nello stato di sogno dici di 'essere' un corpo/mente... fai coincidere l'io' con un
corpo/mente.
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Eppure il corpo e la mente dello stato di sogno non sono gli stessi dello stato di
veglia: come può l'io che rimane sempre se stesso... essere, allo stesso tempo,
qualcosa che muta?
E sai bene che l'io è sempre uguale... è la tua esperienza.
L'unica cosa che puoi dire quindi è che questa cosa che chiami 'Io' è presente sia
nella veglia, sia nel sogno...
Ed è oltre entrambi.
Poiché rimane sempre se stessa... immutata
61. E' forse possibile separare un oggetto dai sensi che lo percepiscono?
E' forse possibile 'vedere' un tramonto estivo senza la vista; 'udire' il suono
dell'acqua di un fiume senza l'udito; 'toccare' la soffice erba di un prato senza il
tatto?
Non puoi nemmeno 'pensare' a qualcosa senza che, in qualche modo, essa si
manifesti attraverso un senso - se pensi al colore rosso... non stai forse
pensando all'immagine del colore legata al senso della vista? Non stai forse
pensando a qualcosa di 'visivamente' rosso?
L'oggetto ed il senso che lo percepisce sono dunque una cosa sola.
Non esiste quel tramonto: esiste 'vedere'. Non esiste il suono dell'acqua, ma esiste
'udire'. Non esiste la soffice erba di un prato... esiste 'toccare'.
E può esistere toccare, vedere, udire... senza consapevolezza?
C'è separazione fra il vedere un tramonto e la consapevolezza con cui siamo
consapevoli che esista quel tramonto?
Prova a guardare qualsiasi cosa: se tu non ne fossi consapevole, che senso avrebbe
dire che 'la stai guardando'?
Dunque...
Se un oggetto in quanto oggetto non esiste, poiché esiste solo in quanto 'senso':
possiamo dire che esista solo quel senso. Tolto quel senso, non esiste alcun oggetto.
Se non esiste il senso in quanto tale, poiché esiste solo in quanto consapevolezza:
tolta la consapevolezza non esiste quel senso...
Detto questo: cosa significa la frase 'sono consapevole dell'esistenza di un
tramonto'? Cosa significa la frase 'sono consapevole dell'esistenza del suono
dell'acqua del fiume'?
Cosa significa la frase 'sono consapevole dell'erba soffice del prato'?
Non è forse vero che tutte queste frasi potrebbero essere espresse con una sola
frase: "io sono consapevole della consapevolezza".
Ma quando dici 'io sono consapevole della consapevolezza', che cos'è quell'io?
Di certo non è un corpo/mente poiché 'tu' sei consapevole del tuo corpo/mente
come del tramonto, del fiume o dell'erba.
Quindi anche il corpo/mente, come il fiume, l'erba o il tramonto, non è altro che
consapevolezza.
Cos'è dunque quell'io? E' semplicemente consapevolezza: se non ci fosse
'consapevolezza', potresti dire di 'esistere'? Potresti parlare di 'io'?
Io è sinonimo di consapevolezza.
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Allora la frase "io sono consapevole della consapevolezza" può essere anche
espressa come "la consapevolezza è consapevole della consapevolezza" o anche "la
consapevolezza è consapevole di se stessa".
"La consapevolezza è consapevole di sé": in questa frase è riassunta tutta l'esperienza
62. Domenica. Piove. Sto percorrendo in macchina una strada in collina… sulla mia
destra uno splendido paesaggio.
Trovo un piccolo spiazzo, mi fermo… chiudo gli occhi… sento la pioggia battere sul
tettuccio dell’auto. E’ un suono che mi rilassa…
Martedì: sono ‘passati’ due giorni. Oggi è una giornata soleggiata.
Compare nella ‘mente’ un’immagine: l’immagine della pioggia che batte sul
tettuccio. E istantaneamente compare un pensiero: mi dice che l’immagine della
pioggia è solo il ricordo di ciò che è accaduto due giorni prima.
Piove… dopo due giorni compare nella mente un'immagine che è una
rappresentazione di ciò che mi è accaduto due giorni prima. Subito dopo un
pensiero collega questa nuova immagine all’evento di domenica.
Si forma ciò che chiami ‘ricordo’.
Piove: evento 1.
'Dopo' due giorni nasce un’immagine: immagine 2.
Subito 'dopo' arriva un pensiero (pensiero 3) che lega l’evento 1 con l’immagine 2.
Quando c’è l’evento 1 non c’è l’immagine 2 e quando c’è l’immagine 2, non c’è
l’evento 1… e allora: quale collegamento è possibile fra due eventi di cui uno esiste
ed un altro non esiste? Indubbiamente nessuno… eppure secondo il pensiero 3
(che fra l’altro non è presente né quando c’è l’evento 1 né quando c’è l’immagine
2), esiste un collegamento.
Questo collegamento che si basa sul nulla è definito ‘ricordo’.
Secondo il pensiero 3, esiste un contenitore definito ‘passato’ che raccoglie molte
cose al proprio interno (praticamente tutto… addirittura anche le tue ‘vite passate’).
E fra queste cose ci sono dei collegamenti che avvalorerebbero l’ipotesi della
continuità nel tempo e nello spazio di ciò che chiami la tua vita.
Ma qual è la tua esperienza reale riguardo a tutto ciò?
Quando appare l’immagine 2 o il pensiero 3? Ora, adesso.
Qualsiasi immagine o pensiero appare sempre ora.
Hai forse esperienza di qualcosa che sia accaduta in qualche momento diverso da
questo momento presente?
Tu vivi solo nell’adesso: ogni cosa che appare, appare sempre e solo ora. Il ricordo
appare ora… l’immagine appare ora. Il pensiero che si riferisce ad un tempo che è
‘passato’ appare ora: proprio adesso, proprio in questo momento.
Il ricordo appare ‘ora’… e dov’è il passato a cui si riferisce quel ricordo? Qui,
adesso.
Ora.
Quel posto enorme chiamato ‘passato’ a cui il ricordo si riferisce nasce nel passato?
Beh, se pensi al tuo ‘passato’, il 'ricordo del tuo passato' compare ora… non
compare nel passato.
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Persino se pensi alle tue ‘vite passate’ e se riesci a ’ricordarle’: dove apparirà questo
ricordo? Qui e adesso.
La tua vita è solo ora e continua ad apparire sempre nello stesso posto: questo
posto si chiama adesso.
Hai mai sperimentato qualcosa che accade fuori da questo momento definito ‘ora’?
Tutta la tua vita, insieme a ciò che chiami passato, sta apparendo proprio ora. In
questo preciso istante.
Allora ti chiedo: sei proprio sicuro che ‘il ricordo’ sia la prova che esista quella cosa
che chiami ‘passato’?
A me pare che il ricordo non faccia altro che dimostrare l’unica cosa che esiste:
questo momento presente.
Prova a fare uno sforzo, prova per un attimo ad allontanarti da questo momento
presente… ci riesci?
Nemmeno con l’immaginazione puoi allontanarti da questo momento presente:
perché l’immagine che nascerà dalla tua fantasia, nascerà ora e non nel passato.
La tua vita è sempre e solo qui ed ora: non ti sei mai allontanato da questo
momento presente ed è impossibile che tu possa allontanartene.
64. Una scatola chiamata corpo che contiene una scatola più piccola che è la mente
che contiene una specie di piccola torcia (che non sempre funziona) che si chiama
consapevolezza…
Questa scatola insieme a tante altre scatolette, si aggira in un enorme scatolone
chiamato mondo o universo, di cui non si conoscono bene i confini.
La scatoletta ‘osserva’ il mondo, usando quella piccola torcia sgangherata che a
volte si spegne lasciando la scatoletta in balia dei propri pensieri o, peggio ancora,
ad una sorta di buio dove non esiste nulla.
Questa scatoletta va incontro a deterioramento (insieme al materiale che 'contiene',
ovvero la mente e la consapevolezza) ed un giorno, muore… cioè scompare…
mentre il mondo là fuori continua ad esistere insieme alle altre scatolette: ma la
sorte della piccola scatoletta, prima o poi, toccherà anche alle altre scatolette e
perfino al mondo.
Però molte scatolette ‘sanno’ di avere dentro di sé "qualcosa" che può sopravvivere
a questo destino infame… per alcune scatolette, questo "qualcosa" continuerà a
vivere in una qualche ‘dimensione’ diversa dove non esiste un’ulteriore ‘morte’; per
altre scatolette questo qualcosa si 'reincarnerà' in una nuova scatoletta…
Questa storiella, che per molti può apparire triste, ma in cui tutti possiamo vederci
comunque un lieto fine (la vita eterna) è bene o male la storia su cui basiamo ogni
giorno la nostra vita.
Poi ci si domanda come mai le cose nel mondo non vadano proprio “bene”: beh
non vedo come possa essere diverso… praticamente, ciò che viene chiamato
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‘esistenza’ è considerato dalla maggior parte degli individui - comprese tutte quelle
persone che si considerano ‘serie’ (e che spesso sono anche ‘seriose’) quali
eminenti scienziati, politici, banchieri, presidenti, vescovi e via dicendo…
Ciò che viene chiamato ‘esistenza’ viene considerato dalla maggior parte degli
individui alla stregua di un enorme
cartone animato.
Qual è la tua esperienza?
Anzitutto che non sei affatto un’io separato da altri io o dal mondo: se ti chiedo di
osservare un oggetto davanti a te e ti chiedo se ne sei consapevole, la tua risposta
non può essere che sì.
Quella semplice risposta che può apparire banale e su cui nessuno si sofferma,
significa che non c’è alcuna differenza fra te e quell’oggetto. Non ci può essere
alcuna distanza, perché ‘consapevolezza’ significa che quell’oggetto sei tu: lo hai
‘digerito’, è diventato te… altrimenti non puoi dire di esserne consapevole.
Ma in realtà dire che “è diventato te” è sbagliato: perché vuol dire che prima non
era te… ma hai mai avuto l’esperienza di qualcosa che esistesse ‘fuori dalla tua
consapevolezza’ e che poi vi è entrata? No.
Dunque non è mai esistito un ‘io’ consapevole di ‘qualcosa’. E’ esistita sempre
consapevolezza.
Inoltre non hai mai visto ‘un mondo fuori di te’. Il fatto che tu sostenga che alla tua
morte il resto del mondo continuerà ad esistere, è solo una teoria che non potrai
mai dimostrare perché se non ci sei ‘tu’ non c’è il mondo.
Quindi un eminente scienziato che sostiene l’esistenza di un mondo al di fuori
della consapevolezza, su cosa si basa? Lo ha mai visto? No. Eppure quasi tutti si
basano su questo concetto: un concetto non dimostrabile. Ma la scienza non
dovrebbe essere dimostrabile?
E di questa consapevolezza… hai mai sperimentato momenti in cui non c’è? Hai
mai sperimentato una sua nascita?
Al massimo hai sperimentato la nascita e la fine di immagini, sensazioni,
percezioni… e dunque sei consapevole della nascita e della scomparsa degli oggetti
e della mente… ma non puoi dire che sei consapevole della nascita e scomparsa
della consapevolezza. Se non c’è consapevolezza non ci sei tu, quindi non ha senso
dire che ‘tu’ puoi assistere alla nascita o scomparsa di qualcosa se tu stesso in quel
momento non ci sei.
E dicendo “se non c’è consapevolezza non ci sei tu” è anche implicito che tu sei
consapevolezza.
Esiste tempo o spazio nella consapevolezza? Cercali e trovali se ne sei capace.
Ogni cosa nasce e scompare qui ed ora.
Hai mai sperimentato qualcosa che nascesse o scomparisse nel passato (o nel
futuro)? Anche il passato, ovvero il ricordo, non può far altro che comparire 'ora':
non esiste alcun tempo diverso da 'adesso'.
Hai mai inoltre sperimentato qualcosa che sia ad una certa distanza da ‘te’? Apri gli
occhi e cerca qualsiasi oggetto dinanzi a te: cosa vedi? Vedi oggetti distanti da te?
Vedi solo ‘visione’ cioè ‘vedere’.
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68. Quando scompaio nel tramonto o nel suono delle onde del mare... accade ciò che
il mondo chiama bellezza.
Quando scompaio in te, accade ciò che chiami amore...
71. Ogni qualvolta sorge una sensazione, subito dopo sorge il pensiero 'io' che dice: "io
ho provato questa sensazione".
Ma nel momento in cui esiste quella sensazione, esiste un io?
In quell'attimo... in quell'attimo in cui esiste quella specifica sensazione, prova a
cercare quell'io.
Quando c'è rabbia o paura, in quel preciso momento, esiste un 'io' che è afflitto da
quella rabbia o da quella paura?
In quell'istante prova a cercare quell'io che sta 'subendo' quella sensazione.
L'io è quel pensiero che sorge subito dopo... ma nel momento in cui esiste la
sensazione, non esiste alcun io che ne sia in qualche modo separato e che in
qualche modo la stia subendo.
In quel particolare momento esiste solo quella sensazione: e più cercherai quell'io
in quel momento, più ti accorgerai che non esiste alcun io... e dunque non potrai
nemmeno cercare un io.
Perché se non c'è un 'io': chi può cercare un io?
Ogni tentativo di trovare un io ed ogni tentativo di cercare un io 'ti farà
comprendere' che se c'è una sensazione... in quel momento... c'è solo quella
sensazione. Non c'è nient'altro e nessun altro.
L'io, i vari tentativi di cercarlo e i vari tentativi di trovarlo... sono solo pensieri che
vengono dopo.
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Nel momento in cui c'è paura... c'è solo paura. Non c'è alcun io che ha paura.
Siccome non c'è alcun 'io', tu non hai mai paura. Per averla dovresti esserci...
dovresti esistere insieme alla paura.
Ma in quel momento tu sei diventato 'paura': in quell'istante non c'è distinzione fra
te e la paura. C'è solo paura.
'Tu' non ci sei e dunque non puoi aver paura.
Ma se c'è solo paura... e se dunque non c'è un 'io' che in qualche modo riconosca
che quella particolare sensazione è una sensazione di paura... possiamo veramente
dire che c'è paura?
'Chi' può dirlo? Visto che non c'è alcun 'chi'...
La consapevolezza prende infinite forme... ma non è mai toccata da nessuna forma.
Rimane sempre se stessa.
Tu sei quella consapevolezza: sei la vita che continuamente muta, ma che rimane
sempre se stessa...
Tutto ciò che esiste è espressione della tua libertà.
Tutto ciò che appare è il respiro del tuo amore
74. Chi ama non può aver paura di morire… poiché è morto infinite volte. Se non
sei mai morto, significa che non hai mai amato
75. A che distanza si situa la tua nascita rispetto a questo momento presente? Di certo
non risponderai in termini di distanza spaziale: non puoi dire che sei nato 20.000
kilometri fa...
Risponderai usando 'il tempo'.
A che distanza si situa la tua nascita rispetto a questo momento presente?
Cos'è la tua nascita? Di sicuro è un 'pensiero'...
Se ti chiedessi di 'immaginare' la tua nascita (poiché probabilmente non la ricordi),
penseresti ad un bambino che nasce... o a qualcosa di simile.
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76. Non appena chiudo gli occhi... ogni colore del mondo torna dentro me
77. Colui che percepisce e la cosa che viene percepita sono un'unica realtà: quando
uno dei due è assente, l'altro non esiste.
78. Alcuni dicono che i sogni che compaiono durante il sonno siano un riassunto dei
fatti che sono accaduti durante la giornata nello stato di veglia...
E se fosse il contrario?
Ovvero... che tutto ciò che accade durante la veglia non è altro che un riassunto di
ciò che è accaduto in sogno?
82. Tutto ciò che è toccato dal mio sguardo, diventa libero
83. A quanto 'distano' le tue emozioni da ciò che definisci 'mondo esterno'?
Quando c'è paura, tristezza, gioia, rabbia: prova ad osservare... riesci a trovare una
distanza fra quello che 'senti' ed un qualsiasi oggetto o persona che ti sta davanti?
Quando c'è paura, tristezza, gioia... in quel momento... non c'è alcuna differenza fra
quell'emozione e ciò che definisci 'mondo'.
Non c'è alcuna distanza: tu, l'emozione ed il mondo siete la stessa identica cosa...
86. Quando dici 'io penso' o 'io sento', stai separando qualcuno che chiami 'io' da
qualcosa che viene pensata (o sentita).
Stai mettendo una distanza fra 'te' ed un pensiero (o una sensazione).
Stai dicendo che, in uno stesso istante, ci sono due cose: 'tu' ed 'un pensiero' (o una
sensazione).
Ti invito a verificare questa affermazione.
Ogni volta che c'è un pensiero, non c'è un io che 'lo pensa'; esiste solo il pensare.
Ogni volta che c'è una sensazione, non c'è un io che 'la sente'; esiste solo il sentire.
In altri termini: tu non sei mai separato da ciò che pensi o senti... tu sei il pensare o
il sentire.
Se c'è paura, non puoi dire che 'tu senti la paura': in quel momento sei la paura.
Non c'è alcun 'io' che la sente. C'è solo paura.
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E siccome non c'è alcun io che la sente... la paura avrà paura di se stessa? Sarebbe
come dire che il fuoco si ustiona.
"Io sento la paura" è solo un pensiero, che sorge successivamente. Ma nell'istante in
cui c'è la paura non c'è nessuno che può sentirla.
Non esiste alcun 'io' separato dalle cose che accadono e che subisce gli effetti di ciò
che accade: c'è solo un 'Io' che continuamente si trasforma in sensazioni, percezioni
e pensieri... e nonostante questo, rimane sempre se stesso.
89. Tutto ciò che è toccato dal mio sguardo, diventa libero.
Ogni volta che parli di 'mondo esterno' non stai facendo altro che privare 'una
forma' della propria libertà.
Ogni 'forma' che appartiene a ciò che chiami mondo esterno è infatti
completamente schiava dello spazio e del tempo.
Le forme del mondo esterno si differenziano dai pensieri perché i pensieri sono un
po’ più liberi: sono vincolati solo dal tempo.
Un pensiero ha un inizio ed una fine, ma non uno ’spazio’ che lo possa limitare.
Ogni forma del mondo esterno è composta da ‘punti’: per vedere una forma devi
prima vedere un punto, poi passare al successivo punto e così via.
Per vedere una forma devi vedere ‘tutti i punti’ da cui è composta… e quindi prima
ne vedrai uno, poi quello più accanto e via via finché non arriverai all’ultimo
puntino che compone quella forma.
Quando dal primo punto passi al secondo punto, cosa accade al primo punto?
Diventa un pensiero (un ricordo).
Quando passi al terzo punto anche il secondo punto è divenuto un pensiero.
La ‘forma finale’ che vedi, dopo aver superato l’ultimo punto, non è altro che ‘un
pensiero’ (una ricomposizione di tutti i punti in una forma ‘mentale’).
Per ‘vederla’ hai dovuto trasformare la forma ‘del mondo esterno’ in un ‘pensiero’.
Quindi hai tolto il vincolo dello spazio a quella forma… l’hai resa un po’ più libera.
Quando togli il vincolo dello spazio (ma non del tempo) ad una forma ‘esterna’,
essa diventa un pensiero.
Ma questo non basta.
“Vedere” una forma significa anche ‘esserne consapevoli’.
Quando ‘il secondo punto’ di quella forma diventa un pensiero… cosa accade al
primo punto che era precedentemente divenuto un pensiero?
Due pensieri non possono coesistere: questo è un dato di fatto; quando c’è un
pensiero… in quell’istante… c’è solo quel pensiero.
Dunque… che fine fa quel primo punto, quando viene sostituito dal secondo
punto?
Diventa ‘consapevolezza’.
Quando il terzo punto diventerà un pensiero, anche il secondo punto passerà sul
piano della consapevolezza.
Dunque una forma esterna per essere vista deve essere liberata dal vincolo dello
‘spazio’: deve divenire un pensiero (che è vincolato solo dal tempo).
E per esserne consapevoli, bisogna eliminare anche l’ultimo vincolo: il vincolo del
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tempo.
Ogni volta che tocchi una forma, ogni volta che la vedi… ogni volta che ne sei
consapevole: istantaneamente tu la liberi.
E liberandola scopri di non esserne separato… scopri di essere quella stessa cosa.
Questo è ciò che chiamiamo 'Amore'
91. Finché ci sono 'due esseri' che si amano, non ci può essere amore.
Nell'amore non c'è spazio per 'due'... c'è solo spazio per l'amore
92. Se ci fosse anche una benché minima distanza fra te ed una qualsiasi cosa di cui tu
sei consapevole, non potresti esserne consapevole.
'Essere consapevole' di qualcosa, significa semplicemente essere quella cosa.
Quando c'è paura, rabbia, solitudine: sei forse diverso da quella paura, da quella
rabbia o da quella solitudine?
Quando c'è il tramonto, un fiore, la luna... in quel preciso istante: sei forse diverso
dal tramonto, dal fiore o dalla luna?
E quando accade un pensiero: non sei forse quel pensiero? Quel pensiero che
'sembra' rapirti da ciò che chiami 'mondo esterno'?
Non ti ha rapito: in quel momento sei semplicemente quel pensiero. E non esiste
null'altro.
Non c'è mai un attimo in cui tu non sia ciò che accade: un'emozione, un pensiero,
un tramonto.
Non esiste dunque momento in cui tu non sia consapevolezza.
93. Quando, seduto sugli scogli, osservi le onde... nonostante i tuoi occhi vedano quelle
innumerevoli onde... senti che non ci sono onde.
C'è solo acqua. Sempre e solo acqua.
Nonostante gli occhi parlino di onde, tu sei già andato oltre. Sei sempre stato oltre.
Quando apri gli occhi su ciò che chiami 'mondo esterno': nonostante gli occhi ti
stiano dicendo che c'è una moltitudine di forme... senti che non c'è alcuna forma.
Tutto nasce e finisce in te.
Ed è sempre stato cosi
94. Dire che un oggetto pensato è meno 'consistente' di un oggetto che abita il
cosiddetto 'mondo esterno' è come dire che gli oggetti presenti nel sogno sono
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95. Tutto ciò che esiste è consapevolezza: se così non fosse, non esisterebbe.
Se tu provassi a togliere la consapevolezza da qualsiasi forma ti sta intorno, da
qualsiasi pensiero o emozione, non ne saresti più consapevole: scomparirebbe.
Tutto ciò che esiste è consapevolezza: e tu sei quella consapevolezza.
Se vedi una stella, significa anche che nei consapevole... ed esserne consapevole
significa essere quella stella: se foste due entità separate, non potresti 'vederla'.
Non sei mai stato separato da nulla: tutto ciò che accade sei Tu.
Ogni forma che credi appartenere al 'mondo esterno', ogni pensiero, ogni
sensazione, ogni emozione è un 'mezzo' per scoprire chi sei...
Osservando le onde, l'oceano scopre di essere acqua.
96. Il ricordo di "chi sei" accade spontaneamente e senza alcuno sforzo: ogni volta che
guardi qualcosa o qualcuno, infatti, non vedi altro che te stesso…
97. Se è presente il pensiero non può esserci ciò che chiami 'mondo esterno; se è
presente ciò che chiami 'mondo esterno' non può esserci il pensiero.
Prova ad osservare qualsiasi cosa sia davanti a te in questo momento: se la stai
osservando scoprirai che in quel momento non c'è alcun pensiero.
E non appena arriva il pensiero, i tuoi occhi non riusciranno a scorgere alcuna
immagine dinanzi a loro.
Quante volte ti capita durante la giornata? Quante volte percorri una strada e,
assorto nei tuoi pensieri, non vedi alcuna strada?
Arrivi alla fine della strada e non ricordi nulla di quella via.
Ciò che chiami 'pensiero' e ciò che chiami 'immagine esterna' non si incontrano
mai: o c'è uno o c'è l'altro.
E siccome non si sono mai incontrati: come fai a dire che 'puoi pensare ad un
albero che hai appena visto'? Il pensiero e quell'albero non si incrociano mai...
come può quell'albero essere uguale all'albero che immagini ad occhi chiusi?
Il pensiero non sa nulla di alberi... non li vede mai: perché se c'è l'albero non c'è il
pensiero.
Questo miracolo può accadere solo perché tu sei sia l'albero che il pensiero: prendi
la forma prima di un albero e poi di un pensiero, poi di una sensazione, poi di
un'emozione, poi di una nuvola e poi di un fiore.
Tutte queste cose di cui prendi la forma non si incontrano mai fra loro: ma si
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incontrano in te.
Ogni cosa che accade sei tu: se così non fosse non potresti immaginare,
comunicare, vedere...
Il danzatore e la danza non si incontrano mai... ma entrambi sono l'espressione
dello stesso amore
98. Quando c'è il 'fare', non esiste un 'io' che fa qualcosa: esiste solo il fare.
Quando c'è il vedere o il sentire, non esiste un 'io' che vede o sente qualcosa: esiste
solo il vedere o il sentire.
Quando c'è il pensare, non esiste un 'io' che pensa: esiste solo il pensare.
Fare, pensare, vedere, sentire: tutto ciò che accade in ogni istante è un verbo
'all'infinito', impersonale...
Un verbo privo di soggetto
101. Pensieri, decisioni, obiettivi… giungono a te nello stesso modo in cui giunge il
suono del traffico.
Hai mai provato a cercare “dentro di te” un 'io' che organizza, dirige o crea le tue
esperienze? Sei mai riuscito a trovarlo?
Quando parlo di “consapevolezza” non mi riferisco alla ‘tua’ consapevolezza.
Poiché non esiste una ‘tua consapevolezza’. Esiste solo consapevolezza.
Prova a cercare dove finisce la 'tua consapevolezza'.
C’è un limite che la definisce? C’è un qualcosa, un oggetto… una palizzata che
definisce i tuoi limiti? Ed oltre quella palizzata inizia la consapevolezza di qualcun
altro?
E se anche sei convinto che la tua consapevolezza finisca da qualche parte… chi è
consapevole di quel limite? La ‘tua’ consapevolezza? E quella ‘tua’ consapevolezza,
riesce a ‘guardare’ oltre quel limite? O si ferma là, come se ci fosse un muro oltre il
quale non è più consapevole di nulla?
Trova quel limite… trova quel muro.
Ti definisci come una sorta di giardino cintato… oltre il quale non puoi vedere.
Eppure in ogni secondo la ‘tua’ consapevolezza si estende ben oltre. Come faresti
altrimenti a comunicare? Saresti come una scatola chiusa, consapevole solo del tuo
interno.
Credi che ognuno abbia la propria piccola consapevolezza intrappolata all’interno
del proprio piccolo corpo circondato da una palizzata che tu chiami pelle.
Ma hai mai conosciuto qualcosa che fosse fuori dalla ‘tua’ consapevolezza?
Se sei come un giardino cintato… allora tutto ciò che appare ‘nella tua’
consapevolezza in qualche modo viene da fuori… giusto? Sei mai stato consapevole
dei pensieri che fanno la fila fuori dal portone di casa tua e poi ad un certo punto
entrano?
Tutto ciò che compare in quella che tu definisci ‘tua consapevolezza’, era fuori a
fare la fila? E’ arrivato da ‘fuori’?
Quale fuori?
E quando un pensiero se ne va… o quando un suono scompare… dove vanno?
Ritornano fuori dal tuo giardino e vanno da qualche altra parte?
Beh… questa non è la tua esperienza.
La tua esperienza è che esiste una sola consapevolezza dove ogni cosa appare… e
non viene da fuori. Ogni cosa appare già ‘nella’ consapevolezza. E quando
scompare, scompare all’interno della consapevolezza stessa.
Ogni cosa appare e scompare nella consapevolezza… non nella ‘tua’
consapevolezza. Ma nella consapevolezza.
E siccome appare e scompare nella consapevolezza… ogni cosa è fatta di quella
stessa consapevolezza.
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Ti sarà di certo capitato quando ascolti un particolare tipo di musica: quella musica
entra in risonanza con qualcosa che hai dentro ed il corpo comincia a muoversi…
prima in maniera impercettibile. Poi sempre più velocemente finché comincia a
danzare.
Quell’Io ha in sé qualcosa… un'irresistibile voglia di danzare che però non è
provocata da alcuna ‘musica esterna’, poiché non esiste nulla al di fuori dell’Io.
L’Io non si oppone alla danza che sorge in lui ed in un attimo tutto è danza.
La creazione non avviene con uno scopo: tutto ciò in cui l’Io continuamente si
trasforma è dato da questo irrefrenabile impulso al quale l'Io non si oppone.
E l’Io danza, creando infiniti mondi e infinite realtà: tramonti, laghi, oceani, soli,
pensieri, emozioni, angeli, demoni, creature di ogni sorta.
Ed in questa danza a volte l’Io si perde… e si identifica con qualcosa: crede di
essere una mucca, un sasso, un’emozione, un bimbo, una stella, un folletto…
Per un attimo si vede separato dalla danza…
Tutto ciò che esiste è la tua incessante danza: e avviene senza alcuno scopo…E tutto
ciò che esiste, esiste poiché tu non ti opponi alla sua comparsa.
La mente vorrebbe conoscere i perché, i motivi, il senso: non sarà mai soddisfatta
da alcuna risposta perché la mente stessa è la domanda. E domanda e risposta non
si incontrano mai.
Quando scompare la mente, anche ogni domanda svanisce.
L'Io, spinto da un irrefrenabile impulso... da una musica che viene direttamente da
se stesso... non si oppone a questo impulso e comincia a danzare.
E diventa quella danza: poiché non esiste mai una differenza fra danzatore e danza.
Eppure accade, talvolta, che l'Io si veda separato: vittima di questa illusione crede
che possa esistere una danza separata da un danzatore.
E quell'illusione a volte è forte: quante volte 'credi' di essere separato da ciò che ti
circonda?
Eppure sei quell'Io, che danza libero e immutabile nelle selvagge praterie
dell'universo... e nulla di tutto ciò che ti circonda è separato da te
104. Come l’occhio non può vedere se stesso o il fuoco non può ustionare se stesso, così
la mente non può conoscere se stessa.
La mente ‘è conosciuta’ (come un qualsiasi altro oggetto), ma non può conoscere
né se stessa né nulla: il conoscere avviene sempre ‘oltre’ la mente…
E’ solo un pensiero che sostiene che la mente possa conoscere o fare mille altre
cose: ma nessuno di noi ha mai visto la mente conoscere o fare alcunché
107. Tutto ciò che credi 'esterno a te' appare non appena immagini di esserne separato
109. ... da qualsiasi lato si giri, il giorno non riesce mai a trovare la notte.
111. Nonmi pare che il tempo sia composto da istanti... piuttosto vedo che tutto il
tempo è contenuto in questo unico istante.
112. Inquell'intervallo che 'separa' due sensazioni, due percezioni o due pensieri... in
quell'intervallo lo specchio è vuoto.
In quell'intervallo vedi solo te stesso.
113. Inogni istante prendi la forma di tutto ciò che esiste: pensieri, paesaggi, pianeti,
emozioni, respiri...
Tu sei quei pensieri, quei paesaggi, quei pianeti, quelle emozioni, quei respiri...
Ma non appena prendi la forma di quel pensiero 'io', improvvisamente immagini di
essere intrappolato in un corpo; improvvisamente immagini un mondo fatto di cose
e persone lontanissime da te: perfino le stelle sembrano distanti anni luce.
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Non appena prendi la forma di quel pensiero 'io', inizi a sentirti minuscolo... inizi a
sentirti tremendamente solo
114. Non
è mai accaduto che tu dimenticassi chi Sei.
Ma di tanto in tanto, immagini di non esserLo.
115. Questo momento, questo ‘ora’ in cui stai ‘esistendo’, non è correlato a nessun altro
momento… e ciò accade perché esiste sempre e solo questo istante.
Non sono mai esistiti altri momenti al di fuori di questo, né ne esisteranno.
Ciò che definisci ‘passato’ o ‘futuro’ sono pensieri che accadono sempre e solo
‘ora’.
Spesso pensi che il passato sia più reale del futuro poiché credi che il ‘ricordo’ si
riferisca a qualcosa che è accaduto, mentre immagini che il ‘futuro’ si riferisca a
qualcosa che ‘potrebbe’ o ‘non potrebbe’ verificarsi.
Eppure quando pensi al futuro, lo vivi con la stessa intensità di qualcosa che ti è già
successo.
Immagini passate e immagini future, hanno uguale valore: e questo ‘valore’ viene
dato loro dal fatto che accadono ‘ora’.
Tutto accade sempre e solo ora.
Non sono mai esistiti altri momenti al di fuori di questo, né ne esisteranno: cercare
di trovare un collegamento fra ‘eventi’ accaduti in vari ‘istanti’, significa ipotizzare
che esista qualcosa al di fuori di ‘ora’.
Eppure lo puoi verificare tu stesso: ogni cosa accade sempre e solo nel presente.
Anche un ricordo di ciò che chiami ‘passato’ deve accadere ora. Se accadesse nel
‘passato’ o nel ‘futuro’, chi se ne accorgerebbe? Tu non esisti fuori dal presente.
La semina ed il raccolto sono la stessa cosa: comprendere questo, significa
realizzare la libertà
116. Come un proiettore trasferisce una foto su uno schermo bianco, così la mente
immagina un mondo fuori di sé, proiettandolo su uno 'spazio' bianco che essa
definisce 'tempo'.
Tempo, mondo e mente non esistono mai come entità distinte, ma sono sempre la
stessa identica cosa: Tu
Eppure dentro di te lo sai per certo: che sei sempre lo stesso e che nulla è mai
mutato.
Ciò che pensi di essere, ciò che credi di vedere 'fuori' di te, sei tu stesso.
Vivi sempre in questo presente: anche le fantasie di mondi 'lontani' ed i pensieri di
tempi 'passati' accadono sempre e solo qui.
In questo momento sei una fotografia, e su quella fotografia c'è una persona con un
paesaggio fuori di sé e con un universo dentro.
Ma non c'è un dentro o un fuori in una fotografia. C'è solo quella fotografia.
Eppure tu ci vedi te stesso: quel personaggio che avanza in quel paesaggio... a volte
ti senti solo e piccolo... e quel paesaggio sembra così lontano e sterminato.
Ti dimentichi che è solo una foto: una foto che scomparirà alla stessa velocità di
un'espirazione.
In ogni istante un mondo appare, ad ogni istante un mondo scompare... ed ogni
volta pensi che quel mondo e quella persona che lo abita abbiano una 'storia' che
duri dentro i confini di qualcosa che chiami 'tempo'.
Ma dov'è quel 'tempo', se non ora? Dov'è quel 'mondo', se non qui?
Dov'è quella persona?
Ad ogni inspirazione nasce un personaggio, un mondo, una storia: tutto impresso
su una fotografia.
E questa fotografia scompare incessantemente ad ogni espirazione... ed un nuovo
mondo ed una nuova storia compaiono.
Tu diventi per un attimo quella foto e come un bambino si perde in una fiaba, tu ti
perdi nella tua stessa favola.
Quel racconto dura un istante...
E dopo quell'istante eccoti apparire in un nuovo mondo, in un nuovo ruolo.
C'è una cosa che è costante e che non muta mai... sei Tu. Prendi la forma di tutto
ciò che esiste, ma rimani sempre te stesso: un oceano di pace, libertà e gioia.
E dentro di te lo sai: tu sei libero e passi da una forma all'altra, come il passero
allegramente salta fra i rami.
Ad ogni espirazione torni dietro le quinte per prepararti al nuovo spettacolo.
Ed in quel nuovo spettacolo, ti riperderai. Dimenticherai di essere solo un attore.
Attore per un istante di uno spettacolo, che sembra durare una vita... e quella vita a
volte ti potrà sembrare difficile, altre volte piena di gioia.
Ma la cosa che devi ricordare è che tu sei la vita stessa: come l'oceano prende
infinite forme, ma non è modificato da nessuna di queste forme... così tu appari
come ogni forma, ma nessuna di queste forme cambia mai ciò che sei: libertà, gioia
e consapevolezza.
Libertà, gioia e consapevolezza sono le tue caratteristiche: so bene che lo sai. A
volte però può capitare di immaginare di essere qualcun altro...
118. "Il
tempo e lo spazio" sono solo concetti con cui la mente tenta di sostituire
qualcosa che non riesce a comprendere: "l'eternità e l'infinito"
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120. Ogni volta che immagini una distanza fra te e te, un nuovo 'mondo' nasce
121. Ogni esperienza (ovvero tutto ciò che 'ti accade') è composta esclusivamente dal
'conoscere' quell'esperienza, dall'esserne consapevole.
Se in questo istante 'vedi' qualcosa, quel 'vedere quella cosa' è composto
essenzialmente dal tuo esserne consapevole.
Quella 'cosa', il 'vedere' e 'tu' siete la stessa identica cosa: questo è il significato
dell'espressione 'essere consapevole'.
'Essere consapevole di qualcosa' (ovvero 'sapere' che qualcosa 'esiste') significa
essere in una intimità così stretta con quella cosa da realizzare che si è la cosa stessa.
'Essere consapevole' dunque è sinonimo di 'felicità', 'bellezza' e 'amore'.
Quando scopri di non essere separato dalla situazione che sembra 'ti stia'
accadendo; quando scopri che 'sei' la situazione che ti sta accadendo... accade ciò
che chiami 'felicità'.
Quando scopri di 'essere' quell'oggetto che ti sta davanti; quando senti che sei così
intimo con le cose che ti circondano da comprendere che 'sei' quelle cose... accade
ciò che chiami 'bellezza'.
Quando scopri di non essere separato da quell'essere che ti sta davanti... accade ciò
che chiami 'amore'.
Nell'amore non esiste mai 'qualcuno' che ama 'un altro'.
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Nell'amore non ci sono due esseri: ma quei due 'apparenti' esseri giungono ad
un'intimità così completa da scoprire di essere la stessa cosa; e a quella cosa danno
il nome 'amore'.
Felicità, bellezza e amore sono tre termini che descrivono la stessa scoperta: Tu sei
tutto ciò che esiste e non esiste nulla che non sia Tu
122. Nonpuoi raggiungere nulla, poiché quella distanza fra Te e ciò che vuoi
raggiungere, non è mai esistita
124. Nonè difficile arrivare a comprendere che Tu sei il tutto... il vero viaggio è portare
questa comprensione in ogni aspetto dell'esistenza.
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126. Ogni volta che tocchi qualcosa... veramente hai la sensazione che 'qualcosa venga
toccata'?
Veramente hai quella certezza? La certezza che ci sia qualcosa che abita un luogo
che si situa 'oltre' il tuo tocco?
Non hai piuttosto la sensazione che, in quel preciso istante, non esista né 'tu' né
'quella cosa' che stai toccando... ma solo il toccare?
Prova a sfiorare qualsiasi cosa in questo preciso istante: se chiudi gli occhi sentirai
solo 'toccare'. E non c'è nulla che ti dica che un 'io' sta toccando qualcosa 'diverso da
sé'
129. Esiste veramente qualche distanza fra te e tutto ciò che ‘sembra’ apparire dinanzi a
te?
Ogni volta che guardi qualcosa, non ti accorgi che non esiste alcuno spazio fra te e
ciò che vedi?
Ogni volta che nasce un’emozione, non ti accorgi che non c’è alcun vuoto che
separa te da quella emozione?
Se in questo momento chiudi gli occhi e ascolti qualsiasi suono… quel suono è
forse separato dal sentire con cui lo senti? Il sentire ed il suono sono la stessa cosa,
ed entrambi sono fatti di Te: se tu, il suono ed il sentire foste separati, non potreste
comunicare; non ci sarebbe alcuna percezione.
Hai mai fatto caso a quelle fotografie a lunga esposizione? Un’immagine che
contiene ore e ore... un'immagine dove puoi inserire quanto tempo vuoi.
In ogni istante, ‘dinanzi a te’, sorge un mondo ‘eterno’: esso contiene tutto il
‘tempo’ concentrato in un unico attimo.
Tu sei quel mondo eterno.
Tu sei una foto a lunga esposizione che contiene l'universo dalla sua 'ipotetica'
nascita fino ad ora.
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130. Siracconta una bellissima storia su Chuang Tzu, un grande maestro cinese.
Un mattino, seduto sul suo letto, sembrava molto triste.
I suoi discepoli non lo avevano mai visto così triste, e oltretutto non era mai rimasto
a lungo nel letto, seduto, dopo essersi svegliato.
Che cosa era successo? Era malato?
Si riunirono tutti intorno a lui chiedendo, “Maestro, qual è il problema?”.
Chuang Tzu rispose, “È veramente difficile, non posso risolvere il problema, forse
voi potete aiutarmi, vi dirò qual è il problema: durante la notte ho sognato di essere
diventato una farfalla, che si muoveva da un fiore all’altro”.
I discepoli dissero, “Non c’è nulla per cui intristirsi, nei sogni tutti noi facciamo
stranezze, e non c’è niente di male in questo... nell’essere una farfalla – colorata,
bella, che si muove da un fiore a un altro. Perché te la prendi tanto?”
Chuang Tzu rispose, “Non avete sentito tutta la storia, il fatto è che adesso che sono
sveglio mi chiedo se Chuang Tzu ha sognato di essere una farfalla, oppure adesso la
farfalla è andata a dormire, e sogna di essere Chuang Tzu”.
Ciò che ' tu sei'... ciò che io chiamo 'consapevolezza'... conosce se stessa
indipendentemente dagli oggetti.
Essa è puro conoscere.
Che ci siano o meno oggetti, persone, mondi... non cambia il fatto che "tu sei" e che
sei puro conoscere. Non cambia il fatto che comunque rimani consapevolezza: se
ci sono 'oggetti' (ovvero se c'è una mente) o se non ci sono, quella "sensazione" 'io
sono' ('io esisto'... 'io sono presente') permane invariata.
Se ti chiedo "sei consapevole?": non cerchi nel mondo esterno per rispondere a
questa domanda... la risposta deriva da una sensazione più sottile che non deriva
dal mondo o dalla mente.
Per rispondere a questa domanda, la mente deve scomparire.
Poi ricomparirà portando la risposta: ma per dare quella risposta, la mente deve
scomparire.
Se ti chiedo "sei consapevole?", la mente scompare. In quell'intervallo di non-
mente, tu sei il tutto.
Poi la mente ritorna e dà una risposta: una risposta che un'eco dell'eternità.
Veramente credi che se non ci fosse il corpo o la mente, questo "io sono"
scomparirebbe?
Veramente sei così certo che il "sapere chi sei" derivi dagli oggetti o dalle persone
che ti circondano?
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Chuang Tzu si domanda: "chi sono io? Chuang Tzu che ha sognato di essere una
farfalla ed ora si è svegliato o forse sono una farfalla che è appena andata a dormire
e sogna di essere Chuang Tzu?".
A questa domanda nessuno può rispondere.
Tu sei il corpo che credi di essere?
Quello che ti circonda è reale o stai sognando?
Non puoi rispondere.
Ma c'è una cosa di cui sei certo: "tu sei", "sei presente", "esisti"... ed hai questa
sensazione. Indipendentemente dal fatto che potresti essere una farfalla o
qualcos'altro. Indipendentemente dal fatto che stai sognando o meno.
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131. Se tu togliessi i 'tuoi sensi' dal mondo, che forma avrebbe il mondo?
Se tu togliessi i 'tuoi pensieri' da ciò che ti circonda, che nomi avrebbero gli oggetti e
gli esseri che stanno attorno a te?
I sensi 'sono' le forme che ti circondano.
I pensieri 'sono' i nomi di quelle forme.
134. Nel
preciso istante in cui accade il 'vedere', in quel preciso momento... non c'è
alcun io che vede né alcuna cosa che viene vista.
Quando c'è il vedere, c'è solo vedere... subito "dopo" accade il pensiero 'io ho visto'.
Ma nel momento del vedere, quell'io non c'è.
"Tu" non vedi mai alcunché: o ci sei 'tu' o c'è il vedere.
135. Dopo la ‘realizzazione’, Buddha iniziò un viaggio che lo portò in vari luoghi
dell’India.
Tantissime donne e uomini si recavano ogni giorno a sentire i suoi insegnamenti e
ognuno di essi portava la propria domanda affinché il maestro potesse rispondere e
porre fine così alle loro sofferenze.
Erano persone di varia estrazione sociale: gente del popolo, prìncipi, re, briganti,
assassini… ognuno con la propria richiesta, ognuno con la propria speranza.
Ascoltando le migliaia di persone che in quarantacinque anni di viaggi si erano
presentate dinanzi al Buddha, i discepoli che viaggiavano con lui avevano sentito
così tante domande che era loro chiaro come ogni persona fosse unica per via delle
proprie esperienze passate e sentisse le proprie ‘sofferenze’ in maniera diversa da
chiunque altro.
Quindi non solo ogni essere aveva sofferenze che bene o male erano differenti da
quelle di altri, ma ogni individuo sentiva quelle sofferenze in maniera diversa.
Eppure c’era qualcosa di strano… nonostante le migliaia di domande diverse,
nonostante le differenti persone e le loro differenti esperienze di vita, la “risposta”
del Buddha era sempre la stessa: “meditazione”.
“Ci sono infinite malattie - diceva il Buddha - ma la medicina è sempre la stessa e si
chiama meditazione”.
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Il termine meditazione nel suo significato originale (dhyāna) non significa altro che
‘visione’.
‘Visione’ è la pura esperienza del vedere, nell’istante che precede la nascita di quel
pensiero che afferma “io vedo una determinata cosa”.
Dunque ‘meditazione’ è il vedere (o anche il sentire, l’annusare, il gustare, il
toccare) puro, privo di un soggetto che vede (o sente, annusa, gusta, tocca) e di un
oggetto che viene visto (o sentito, annusato, gustato, toccato).
‘Meditazione’ è l’esperienza pura, priva di un io e di un mondo.
Ci sono infinite malattie - diceva il Buddha - ma la medicina è sempre la stessa e si
chiama meditazione.
Nella meditazione infatti non c’è alcun io e dunque: ’chi’ potrà mai soffrire,
ammalarsi, invecchiare o morire?
136. Ogni 'esperienza' nasce sempre prima della persona che fa quella particolare
esperienza: prima c'è l'esperienza e subito dopo nasce colui che ‘fa esperienza’ e la
‘cosa esperita’.
Durante l'esperienza non c'è nessuno che 'fa quell'esperienza': durante l'udire ad
esempio, non c'è né un io che ode né un suono (o un rumore) che viene udito, ma
c'è solo udire.
‘Io e suono’ sono pensieri che nascono sempre 'dopo' l'esperienza dell'udire
137. Ogni essere è felice finché non gli si insegna a cercare la felicità
138. Laconsapevolezza non può essere percepita tramite i sensi né può essere pensata...
eppure è l’unica cosa che esiste
141. Seil'osservatore di tutto ciò che esiste e, nello stesso istante, Sei tutto ciò che viene
osservato
142. Come le onde appaiono nell’oceano, così l’insieme di quelle sensazioni che
definisci ‘corpo’ e l’insieme di quelle percezioni che definisci ‘mondo’ appaiono
nella consapevolezza.
La mente non può essere ‘consapevole’ di qualcosa: può forse un ‘pensiero’ essere
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147. Cercarel'io è sempre deludente poiché non porta ad alcun risultato... ecco perché
la maggior parte si limita a 'credere' alla sua esistenza
148. La morte è l'estinzione del pensiero 'io'... un'estinzione che accade continuamente
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150. Coluiche osserva può mai essere la cosa osservata? Osservi un albero allo stesso
modo con cui osservi quell'insieme di sensazioni che chiami corpo o quell'insieme
di pensieri che definisci mente.
E dunque qual è la differenza fra l'albero e colui che credi di essere, ovvero un
corpo?
È forse una questione di distanza?
L'albero è più lontano della tua mano?
Più lontano rispetto a cosa?
A te?
A ciò che chiami 'io'?
E dove sta quell'io?
Riesci ad essere consapevole dei ‘tuoi’ piedi, delle gambe, della braccia, del torace,
del ‘tuo’ viso… da dove ne sei consapevole? Dove abita quell'io?
Dietro allo sterno? O forse in quella minuscola zona dietro agli occhi?
Da là osservi tutto… Da quel piccolo punto che chiami io.
Tu sei un piccolo punto?
Che dimensioni ha questo puntino che osserva?
Forse ciò che chiami 'io' non è altro che il ‘sentire’…
Se i sensi ed i pensieri fossero eliminati... dove sarebbe quell'io?
Quando sogni... dove sta quell'io? Dietro agli occhi o dietro il petto di quel
personaggio che stai immaginando di essere?
L’io non è forse il ‘sentire’? Non è forse localizzato nei sensi? Non è forse esso
stesso i sensi?
Ed i pensieri... non sono anch’essi sensi?
Prova a pensare in questo istante a qualsiasi cosa: come la pensi? Se pensi ad un
sole rosso sul mare, lo stai vedendo…
Se pensi ad un’esplosione: non stai forse ‘sentendo’ quel rumore insieme ad una
luce accecante?
Cos’è un ricordo se non qualcosa fatta di ‘sentire’?
Ciò che definisci ‘io’ sono i tuoi sensi.
E qual è la differenza fra i tuoi sensi e ciò che definisci ‘mondo’?
Se i sensi fossero eliminati scomparirebbe l’io, scomparirebbero i pensieri e
scomparirebbe il mondo.
Tutto ciò che esiste è ‘sentire’: non un ‘io’ che sente, poiché quell’io è già il sentire
stesso.
A chi appartengono i sensi? A nessuno: poiché l’io è quegli stessi sensi.
Esiste solo il sentire.
Non un io che ‘ha’ i sensi… ma un Io che ‘è’ i sensi.
Tutto ciò che esiste è sentire e quel sentire è consapevole di se stesso… non è un
sentire ‘vuoto’. Ma un sentire pieno… un sentire che ‘sa’ di sentire.
Ogni volta che ti addormenti… ogni volta che i ‘sensi’ non sono attivi… accade forse
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pietra, ogni pensiero, ogni suono è il centro di un universo libero dai vincoli del
tempo e dello spazio.
E quel centro è il tuo cuore.
Questo è il percorso della meditazione: inizi con la certezza di essere un corpo che
osserva un mondo; continuando ad osservare comprendi di essere un semplice
testimone di tutto ciò che accade, compreso ciò che prima definivi ‘il tuo corpo’; ad
un certo punto scopri di essere tutto ciò che è.
Questi passaggi non avvengono nel tempo: poiché non ti sei mai allontanato da ciò
che sei. Hai solo creduto di esserti separato. Hai solo immaginato di non essere
amato.
Non è complesso ricordare ciò che si è: la cosa apparentemente più complessa è
portare questo ‘risveglio’ in ogni aspetto della ‘tua’ vita… poiché a volte può
ricapitare… può ricapitare di ‘immaginare’ di essere un ‘qualcuno’ che ‘ha’ una vita
separata dalla vita di ‘qualcun altro’.
Può ricapitarti di immaginare che i fiori siano lontani da te e che la luna faccia parte
di un cielo irraggiungibile.
Può ricapitarti di immaginare di essere solo, in un mondo che viaggia con un
proprio ritmo al quale è difficile adeguarsi.
Può ricapitarti… ma ricorda: ogni rosa, ogni pietra, ogni pensiero, ogni suono è il
centro di un universo libero dai vincoli del tempo e dello spazio.
E quel centro è il tuo cuore: i tuoi occhi sono la luce del mondo
151. Buddha era solito dire: “ci sono infinite sofferenze che affliggono l’umanità… ma la
medicina è sempre la stessa e si chiama meditazione”.
Prima di entrare in ‘contatto’ con la meditazione sei fermamente convinto di essere
un corpo che abita e vive in un mondo.
Quando ti avvicini alla meditazione scopri di essere un osservatore, un testimone:
osservi il mondo, ma ti accorgi di poter osservare anche il ‘tuo’ corpo, i ‘tuoi’
pensieri e le 'tue' emozioni.
Non ci avevi mai fatto caso: osservi la tua mano nello stesso modo in cui osservi il
sole al tramonto.
Osservi i tuoi pensieri allo stesso modo in cui puoi osservare le stelle in una notte
d’estate.
Non che prima non ne fossi capace… solamente non ci avevi fatto caso.
E dunque scopri di non essere un corpo o una mente poiché intuisci che sei oltre…
poiché puoi osservarli, sentirli. E quindi necessariamente devi essere ad una certa
distanza da loro… altrimenti come potresti osservarli? E se sei ad una certa
distanza… di sicuro non sei loro.
Questa è la prima fase della meditazione: tu sei l’osservatore. Fuori dal tempo. Sei
stato testimone del tuo corpo che ha subito innumerevoli trasformazioni da quando
‘è nato’; sei stato testimone dei pensieri che sono mutati infinite volte; hai visto il
mondo cambiare… ma tu sei sempre rimasto lo stesso.
L’osservatore che guarda lo scorrere del tempo senza che il tempo lo tocchi.
Questa è la prima fase della meditazione.
70
Questa è la terza fase: il viaggio della consapevolezza. Un viaggio che non ha fine e
che non è mai iniziato.
Queste sono le tre fasi della meditazione: arrivi pensando di essere un corpo, ti
senti solo… poi scopri che sei qualcosa che è oltre tutto, perfino oltre il 'tuo' corpo:
devi separarti da tutto per comprendere, infine, di essere tutto.
Di essere la danza della vita.
Non che prima non ne fossi consapevole… solamente non ci avevi fatto caso.
153. La felicità accade quando la mente scompare. Ed ogni volta che c'è felicità, significa
solamente che la mente è scomparsa.
Non importa quale sia stato il motivo della felicità... in quell'istante la mente è
scomparsa. Ha cessato di lottare. Si è arresa.
La felicità non dipende da ciò che cerchi o da ciò che ottieni. Dipende solo dalla
fine della ricerca.
La mente è la ricerca. La fine della ricerca è la fine della mente.
La ricerca è un velo che copre la felicità: quando finisce, appare ciò che c'è sempre
stato.
Appare ciò che Sei.
Per tutta la vita cerchi la felicità... e sai bene cosa sia. Ma non perché l'hai già
sperimentata.
Quando c'è felicità, la mente scompare... cioè la ricerca scompare. E quella ricerca
è ciò che tu chiami 'io' (ovvero la tua identificazione con un corpo ed una mente).
Quando la ricerca cessa, 'tu' scompari e accade la felicità.
E quindi 'nessuno' può sperimentare la felicità. Proprio perché se c'è la felicità non
c'è alcun 'io' che possa sperimentarla.
Per tutta la vita cerchi la felicità... e sai bene cosa sia. Ma non perché l'hai già
sperimentata. Nessuno può sperimentarla.
Sai bene cosa sia perché tu sei felicità... coperta da quel velo che si chiama 'ricerca
della felicità'... ovvero coperta dalla mente.
E finché c'è quella 'ricerca', la felicità non potrà apparire. Sarà nascosta.
La felicità è indipendente da persone, eventi, oggetti: sai bene che un oggetto che ti
ha reso felice non ti renderà felice per sempre... ed è già accaduto che chi ti ha reso
felice, abbia poi portato via il sorriso dalle tue labbra.
72
Tu sei la felicità che cerchi... ed è proprio quella ricerca che impedisce di vederla.
Ed ogni volta che quella ricerca cessa, riappari Tu.
Spesso però dai i meriti della felicità a qualcun altro o a qualcos'altro e dunque vedi
la felicità come un dono esterno o una sorta di conquista.
Niente e nessuno può darti la felicità: la felicità appare quando smetti di cercarla. A
volte questa 'fine della ricerca' può coincidere con l'accadere di un evento... ma non
è l'evento che ti arreca felicità. E' solo il fatto che in quel preciso istante smetti di
cercare: e quell'io che avevi sempre pensato di essere, scompare.
Quell'io separato da tutto e da tutti si rivela essere un'illusione.
Ciò che Sei viene rivelato.
Sei ogni cosa: ogni singolo granello di sabbia, ogni nuvola del cielo, ogni suono...
Non esistono 'tipi' di felicità. Non ci sono "felicità" giuste o sbagliate.
Ogni volta che c'è felicità, è giusto.
Ogni volta che c'è felicità sei Te Stesso... e non c'è più bisogno di niente
154. Si racconta che il monaco zen Bokuju praticasse una tecnica molto particolare.
Bokuju era un eremita e viveva in una grotta… chiunque passasse da quelle parti
poteva sentirlo urlare il proprio nome e poi rispondere ‘eccomi, sono qui’.
Questa cosa avveniva spesso durante la giornata e addirittura accadeva a volte anche
la notte.
Bokuju era un grande maestro e molte persone si recavano da lui per ascoltare i
suoi insegnamenti.
Un giorno qualcuno gli chiese come mai quando era solo pronunciasse ad alta voce
il proprio nome e poi rispondesse ‘sì eccomi, sono qui’.
Bokuju disse “quando sono indaffarato a fare qualcosa… quando penso… quando
sono assorto ad osservare il cielo… mi sono accorto che Bokuju scompare.
Se faccio qualcosa c’è solo il fare, se penso a qualcosa c’è solo il pensare e se
osservo il cielo c’è solo l’osservare.
Poi nasce il pensiero ‘Bokuju fa questa o quella cosa’, ‘Bokuju pensa a questo o
quel pensiero’, ‘Bokuju osserva il cielo’… ma prima di questi pensieri… non c’è
Bokuju e non ci sono cose, pensieri e neppure il cielo.
C’è solo il fare, il pensare e l’osservare… e a dire il vero, se devo esser sincero, non
c’è nemmeno il fare, il pensare o l’osservare. Perché in quei momenti non so cosa
ci sia.
Siccome non c’è il pensiero a suggerirmi cosa ci sia, allora non so cosa ci sia…
subito dopo arriva il pensiero che mi dice che Bokuju ha fatto tutte quelle cose.
Accade qualcosa e subito dopo arriva un pensiero che dice che quel qualcosa è
accaduta a Bokuju.
Ma se c’è il cielo… ci può essere anche Bokuju? Ho come l’impressione che se c’è
il cielo non può esserci Bokuju… e appena ricordo che c’è Bokuju, il cielo
scompare.
Ed allora ogni tanto chiamo Bokuju e rispondo ‘eccomi qui… ci sono’ ed in
quell’attimo torna subito Bokuju”.
Negli ultimi anni della sua vita Bokuju non praticava più questa tecnica.
73
I suoi discepoli gli chiesero cosa fosse successo e perché non pronunciasse più il
suo nome.
Bokuju rispose “non ce n’è più bisogno. Un tempo avevo come l’impressione che
Bokuju ogni tanto scomparisse…
Ma ora so per certo che Bokuju e tutto ciò che accade sono la stessa identica cosa.
Se faccio qualcosa, Bokuju è quel fare e quella cosa che viene fatta; se penso a
qualcosa, Bokuju è quel pensare e quel pensiero che viene pensato; se osservo una
nuvola, Bokuju è quell’osservare e quella nuvola… E poi ogni tanto, Bokuju torna
ad essere semplicemente Bokuju”.
155. Il
vedere ed il colore non sorgono forse nello stesso momento?
Non sono forse la stessa cosa?
C'è forse un confine o un intervallo che separa il colore dal vedere?
E se non c'è alcuna differenza fra il colore ed il vedere... se sono la stessa identica
cosa... come puoi dire di vedere un colore?
E gli oggetti degli altri sensi? Esiste un suono che è diverso dall'udire o un gusto che
è diverso dal gustare?
Come puoi dire che esistono oggetti separati da te?
156. Non avendo qualità oggettive, la consapevolezza non può essere pensata.
Prova a rispondere a questa domanda: 'di cosa è fatta la consapevolezza?' e osserva
cosa accade.
Dal momento che la consapevolezza non può essere pensata, davanti a questa
domanda la mente dovrà necessariamente dissolversi
158. Mentre guardi il fiume che scorre... ti accorgi che non stai vedendo alcun fiume…
stai vedendo 'i tuoi sensi': stai vedendo il vedere. Non c'è alcun fiume là... c'è il
vedere.
Ed il suono dell'acqua... sei forse consapevole di 'un suono di acqua'? Non è
piuttosto che sei consapevole del 'sentire'? Senti il sentire.
E la stessa cosa la sperimenti con gli altri sensi... se tocchi l'acqua che ti rinfresca la
mano... c'è forse 'acqua'? Non c'è forse 'il toccare'? Non stai forse toccando il
'toccare'?
Toccare, vedere, assaporare, udire...
Non stai osservando 'oggetti', ‘suoni’, ‘sensazioni’, ma stai ‘sentendo’ il sentire.
Quindi puoi dire ‘io sento il sentire’.
E ‘chi’ è questo ‘io’ che afferma ciò? Chi è questo ‘io’ che ‘sente il sentire’?
Di certo non un corpo, poiché quell’io sente il corpo così come osserva il fiume.
Di certo non una mente, poiché quell’io riesce a osservare anche i pensieri (la
mente è il pensiero).
Questo ‘io’ che osserva si situa ad una certa distanza dal mondo, dal corpo e dalla
mente, ma come hai constatato, in realtà non esiste alcun mondo, corpo o mente…
ma piuttosto solamente un ‘sentire’ di cui questo ‘io’ è in qualche modo
consapevole.
Cosa significa la frase ‘io sento il sentire’? Significa ‘io sono consapevole del
sentire’. Ma c’è forse differenza fra ‘io’ e la consapevolezza con cui sono
consapevole di quel sentire?
Io e consapevolezza sono la stessa cosa.
Ti trasformi continuamente nel corpo, nel mondo, nella mente: a volte sei il colore
di un fiore, altre volte sei il suono di un’auto che sfreccia nella notte… in quei
momenti non sei un corpo. Poi torni ad essere un corpo… poi diventi un pensiero,
un ricordo… poi di nuovo torni ad essere un corpo.
E tutto ciò ti capita spesso: lo sai bene. Quante volte percorrendo una strada, alla
fine della strada non ricordi nemmeno che l’hai percorsa? Ti dici che ‘eri perso nei
pensieri mentre il corpo camminava’: ma è proprio così? Forse semplicemente eri
un pensiero ed il corpo era scomparso insieme alla strada. Non c’era.
C'era solo il pensiero.
E poi ad un certo punto è comparsa l’immagine del tuo corpo che era arrivato alla
fine della strada.
75
Diventi semplicemente tutto ciò che esiste, ma non condividi il destino di ciò di cui
prendi la forma.
Ora sei un fiore, ora un suono, ora un pensiero, ora un’emozione, ora un corpo,
ora un’idea: quelle forme cambiano e scompaiono continuamente, ma non tu. E lo
sai.
Tutto muta, perfino quegli stati ‘mentali’ di cui prendi la forma e che qualcuno
chiama ‘illuminazione’ o ‘risveglio’.
Ma c’è qualcosa che rimane costante: l’acqua dell’oceano prende varie forme, ma
rimane sempre acqua.
L’Io prende la forma di ogni cosa, ma rimane sempre ‘Io’
160. Laconsapevolezza è simile ad uno specchio... essa è 'ciò' a cui tutto appare.
La consapevolezza non è un qualcuno o un qualcosa: gli esseri, gli oggetti ed in
generale il mondo appaiono alla consapevolezza.
La consapevolezza non è una sensazione: sono le sensazioni che appaiono alla
consapevolezza.
La consapevolezza non è un pensiero: sono i pensieri che appaiono alla
consapevolezza.
La consapevolezza non è uno stato: sono gli stati (come ad esempio la tristezza o la
beatitudine) che appaiono alla consapevolezza.
La consapevolezza non ha dimensioni, ma è lo spazio che appare alla
consapevolezza.
La consapevolezza non abita nel tempo, ma è il tempo che appare alla
consapevolezza.
La consapevolezza è viva? E' tutto ciò che viene considerato 'vivo' che appare alla
consapevolezza.
La consapevolezza è morta? E' tutto ciò che viene considerato 'morto' che appare
alla consapevolezza.
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161. Se osservi un fiore, non ne sei forse consapevole? E che differenza esiste fra te e la
consapevolezza con cui sei consapevole di quel fiore?
Non esiste alcuna differenza: tu sei quella consapevolezza.
E che differenza esiste fra il fiore e la consapevolezza con cui ne sei consapevole?
Nessuna: il fiore è fatto di consapevolezza, altrimenti non ci sarebbe alcun fiore.
Tu sei quel fiore: ogni qualvolta osservi qualcosa non c’è un ‘io che osserva
qualcosa’, ma c’è solo consapevolezza.
Quando scopri di non essere separato dalla situazione che sembra 'ti stia'
accadendo; quando scopri che 'sei' la situazione che ti sta accadendo... accade ciò
che chiami 'felicità'.
Quando scopri di 'essere' quel fiore che ti sta davanti; quando senti che sei così
intimo con le cose che ti circondano da comprendere che 'sei' quelle cose... accade
ciò che chiami 'bellezza'.
Quando scopri di non essere separato dalla ‘persona’ che hai di fronte... accade ciò
che chiami 'amore'.
Ricorda che sei consapevolezza: la consapevolezza è l'unica cosa di cui hai
esperienza diretta e quindi solo di essa puoi affermare con certezza l'esistenza.
Ricorda che sei consapevolezza: ricorda che sei felicità, bellezza e amore
162. Una collana d'oro non è diversa dall'oro con cui è fatta: la collana e l'oro sono la
stessa cosa.
La collana presto o tardi potrebbe finire in un forno di fusione e magari essere
trasformata in un bracciale.
Ed in quel caso l'oro adesso sarebbe un bracciale: il bracciale non sarebbe diverso
dall'oro e l'oro non sarebbe diverso dal bracciale.
L'oro può prendere infinite forme e fra esso e la particolare forma assunta non c'è
alcuna differenza.
L'oro rimane sempre tale e quale a se stesso e non sperimenta mai un suo
mutamento.
Non c'è mai stata alcuna differenza fra Te e tutto ciò che esiste: nonostante tutto
continui incessantemente a mutare, Tu non hai mai sperimentato né il tuo 'inizio'
né la tua 'fine' né il tuo 'mutamento'.
163. Domanda: “tu dici che noi siamo consapevolezza, ma io spesso mi sento
inconsapevole. Mi sforzo a rimanere nel qui ed ora, ma non ci riesco… i pensieri
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volessi.
Anche nel sonno senza sogni sei consapevole: in quel momento 'sei consapevole' di
qualcosa che non ha proprietà oggettive ovvero 'sei' un qualcosa privo di proprietà
oggettive. Ed è naturale che al tuo risveglio tu non riesca a ricordarlo proprio
perché puoi ricordare solo ciò che ha qualità oggettive.
Ed allora sembra come se ci fosse qualcosa che 'manca'. Un intervallo.
Un vuoto.
Ma ciò che è accaduto era semplicemente il fatto che in quel momento eri
quell'intervallo.
E questi intervalli capitano anche durante la veglia... in quei momenti in cui
improvvisamente (ri)compare 'il mondo' e la tua mente, non potendo ricordare
cosa era accaduto 'prima', ti dice che ti 'eri assentato per un attimo'. Ovvero che non
eri 'consapevole'. Eri come ‘imbambolato’, ‘rapito’.
Ma era solamente accaduto che tu fossi un 'qualcosa' privo di proprietà oggettive e
dunque non memorizzabile.
Sei tutto ciò che esiste, compreso il tempo e lo spazio.
E quando non ci sono tempo e spazio... prendi la forma di qualcosa di diverso,
senza mai essere diverso da te stesso.
L'acqua prende varie forme, ma rimane sempre acqua.
Non conosci nascita e non conosci fine.
Tu Sei.
164. L'unico
modo per conoscere qualcosa è essere quella cosa. L'unico modo per
conoscere qualcuno è essere quel qualcuno.
Conoscere è sinonimo di amare... ma finché ci sono ‘due’ esseri che si amano, non
ci può essere amore.
Nell'amore non c'è spazio per 'due'... c'è solo spazio per l'amore
167. Tutto
ciò che immaginavi separato da te e che chiamavi 'mondo', si dissolve nella
consapevolezza
168. La
consapevolezza nasce contemporaneamente a ciò che esiste: se in questo
momento osservi il cielo, non ne sei forse consapevole?
Esiste forse un intervallo di tempo che separa il momento in cui vedi il cielo dal
momento in cui sei consapevole di vederlo?
‘Vedere’ significa ‘essere consapevole’.
Ed esiste forse una distanza fra te e la consapevolezza con cui sei consapevole di
quel cielo?
La consapevolezza è tutto ciò che esiste e quella consapevolezza sei tu
169. Tu
non vedi la consapevolezza e la consapevolezza non vede te: siete
semplicemente la stessa cosa
170. Ogni essere è felice finché non gli si insegna a cercare la felicità
171. Quando 'sei' focalizzato su un oggetto 'esterno', oscilli fra quell'oggetto e 'te', senza
sosta... come fossi la pallina in un torneo di ping-pong.
In altri termini: in un istante sei ciò che definisci 'io', nell'istante successivo sei
quell'oggetto, e di nuovo diventi 'io'... e questa rapidissima successione di eventi
dura fino a quando rimani focalizzato su quell'oggetto.
Quell'oggetto può essere qualcosa che fa parte di ciò che definisci 'mondo esterno'
oppure può essere un pensiero o anche una sensazione.
La 'concentrazione' è questa incessante trasformazione soggetto-oggetto.
Fino a che permane l'esercizio di questa 'attenzione', la tua natura apparirà essere
un 'movimento senza sosta' ed uno 'sforzo continuo'.
Non emergerà alcuna 'pace', a meno che il tuo 'sguardo' non si 'de-focalizzi'.
Uno sguardo de-focalizzato è uno sguardo sereno: non predilige un pensiero
piuttosto che un altro e non separa, ma accoglie.
Quando la mente cessa di agire nel suo personale torneo di ping-pong, si rilassa.
In quell'attimo non c'è più la necessità dell'esistenza di un 'io' separato da un
'mondo'... e ti riscopri ad essere ogni cosa.
172. Quando vedi un'onda del mare o senti la voce dei gabbiani... sei consapevole di
quell'onda e di quei suoni.
E così come sei consapevole dell'onda, allo stesso modo sei consapevole del
vedere; così come sei consapevole del suono, allo stesso modo sei consapevole
dell'udire.
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Dunque non solo l'onda ed il suono sono gli 'oggetti' di cui sei consapevole: anche il
vedere e l'udire sono oggetti di cui sei consapevole.
Fra il vedere e l'onda o fra l'udire e i suoni, non c'è alcuna differenza.
Dunque se vedi l'onda... stai vedendo il vedere; se senti i gabbiani, stai udendo
l'udire.
E siccome non puoi dire che ci sia differenza fra te ed il vedere o fra te e l'udire...
allora sei il vedere e sei l'udire. Sei quell'onda e sei quella voce dei gabbiani.
Il mondo è l'insieme dei 'tuoi' sensi e tu sei il mondo
173. Civuole molto impegno e tanta energia per tenere in vita l'idea di qualcosa che non
esiste: un 'io' separato dal mondo e dagli altri.
E sulla base di questo sforzo incessante, si fonda ogni aspetto della 'tua' breve
esistenza...
174. Prova ad osservare una mela dinanzi a te. Una bella mela rossa. Una mela rossa
così profumata da poterne immaginare il gusto fresco pur non avendola ancora
messa in bocca.
Adesso inizia a togliere 'i tuoi sensi' da quella mela. Togli l'annusare ed il gustare.
Togli il senso del tatto e anche l'udito (che ti davano l'impressione che fosse
croccante e soda). Ed infine togli il vedere.
Cosa rimane?
Senza il vedere, il toccare, l'annusare, il gustare e l'udire rimane qualcosa che la
mente chiama 'niente'.
'Mente' è proprio quel vedere, quel toccare, quell'annusare, quel gustare e
quell'udire.
E dunque se togli la mente dal mondo e poi chiedi alla mente cosa è rimasto... di
certo la mente ti dirà che non è rimasto nulla.
Il mondo è la percezione che ne hai di esso. E se togli la percezione, non esiste più
alcun mondo.
Il mondo appare nella mente ed è la mente: se la mente scompare, il mondo
scompare.
Questa situazione accade spesso durante una giornata: ci sono momenti in cui ti
sembra che il tempo sia passato troppo velocemente e non ricordi di aver fatto così
tante cose che giustificassero questa situazione.
O quando cammini lungo una via della tua città che attraversi quotidianamente... ti
ritrovi alla fine della strada senza ricordare nemmeno di averla percorsa.
Ci sono molti momenti in cui le percezioni, le sensazioni ed i pensieri (ovvero la
mente... e dunque il mondo, il tempo e lo spazio) scompaiono.
Eppure 'Tu' continui ad 'esistere'.
C'è un Tu che è sempre presente... il mondo scompare e riappare, così come i
pensieri, le idee e addirittura ciò che definisci 'il tuo corpo': sembra trascorso così
poco tempo da quando eri un bambino che correva spensierato...
Eppure 'Tu' continui ad 'esserci'.
Uguale.
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177. Ciò che chiami 'io' non è altro che un pensiero: il pensiero 'io ho fatto', 'io ho
percepito', 'io ho sentito', 'io ho pensato' sorge sempre immediatamente dopo
l'azione, la percezione, il sentire o il pensiero...
Durante l'azione, la percezione, il sentire o il pensiero, non esiste alcun 'io' che
agisce, percepisce, sente o pensa
178. La casa
E' vuota
181. C'è un'unica sostanza alla base di ciò che chiami 'realtà': questa sostanza è il respiro.
Ogni volta che il respira 'esce da te', nell'espirazione, appare ciò che chiami 'mondo
esterno' (ovvero le percezioni).
Quando il respiro 'torna in te', nell'inspirazione, appare ciò che chiami 'mondo
interno' (i pensieri e le sensazioni).
Fra espirazione ed inspirazione e fra inspirazione ed espirazione esiste un
intervallo: in quel momento non ci sono né percezioni, né pensieri, né sensazioni...
i concetti di 'esterno', 'interno' ed 'io' si dissolvono.
Questi tre momenti sono assimilabili ai tre stati di veglia, sonno senza sogni e
sogno: l'inspirazione corrisponde allo stato di sogno; l'espirazione allo stato di veglia;
gli intervalli fra espirazione ed inspirazione e fra inspirazione ed espirazione,
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182. Nientenasce
Niente muore
186. L'eternità
non è qualcosa che dura per un tempo indeterminato e l'infinito non è
qualcosa che si estende per miliardi di miglia nello spazio. Eternità vuol dire 'ora' e
infinito vuol dire 'qui'.
Tu sei tutto ciò che esiste: sempre qui ed ora, immutabile, in pace.
La mente dona movimento a questa quiete, creando quell'incantevole effetto
chiamato 'vita'
187. Non c’è alcuna distanza fra il vedere e il colore, fra l’udire ed il suono, fra
l’assaporare e i gusti, fra l’annusare e gli odori, fra il toccare e la consistenza degli
oggetti.
Non puoi mai separare un senso da ciò che quel senso percepisce: quel senso
nasce insieme a ciò che esso stesso percepisce, ed è ciò che esso percepisce.
Se il vedere è i colori: come fai a dire che esistono più colori?
E qual è la differenza fra te e quel vedere o quell’udire o quel toccare?
Prova a cercarla.
Se assapori un frutto fresco, ti senti forse separato da quell’assaporare? Osserva.
Ma se tu sei i sensi: puoi dire che esistono più sensi? Come non puoi dire che
esistono più colori poiché il vedere è quei colori, ed essendoci ‘un vedere’ non
possono esserci più colori… così tu sei i tuoi sensi, e siccome tu sei ‘uno’, non si
può dire che esistano ‘più’ sensi.
E cos’è quell’io a cui ti riferisci? Non è forse consapevolezza?
‘Sentire di esistere’ significa ‘consapevolezza’.
La consapevolezza nasce con te e non è mai separata da te.
Non puoi vederne la forma, non puoi pensarla, non puoi sentirla: e questo accade
poiché quando ti parlo di consapevolezza, in un istante hai percorso tutti questi
passaggi che ho appena descritto… ovvero il mondo è scomparso nei sensi, i sensi
sono scomparsi in te e tu sei scomparso nella consapevolezza.
Quando ti parlo di consapevolezza, tutto diventa consapevolezza… ma quel tutto
non può essere percepito, sentito o pensato: poiché, in quel momento, i sensi si
sono dissolti nella mente e la mente si è dissolta nella consapevolezza.
Non puoi percepire, sentire o pensare la consapevolezza, ma ‘sei consapevole’ che
ci sia: la consapevolezza infatti non conosce se stessa attraverso i sensi ed il sentire;
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188. La
'creazione' non può essere un evento accaduto in chissà quale remoto passato,
poiché non esiste un tempo che non sia questo momento presente.
Ciò che chiami 'mondo' viene continuamente creato in questo preciso istante
191. Non esiste forma, senza il vedere; non esiste, suono senza l'udire. Senza l'annusare
ed il gustare, tutto ciò che 'conosci' perde qualsiasi odore e sapore... e quando
anche il senso del tatto scompare, il corpo scompare.
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Ciò che chiami 'universo' non è altro che percezioni, sensazioni e pensieri... detto in
altri termini, l'universo è la mente.
Quando la mente si dissolve, l'universo scompare.
La 'diversità' appartiene al regno delle percezioni, delle sensazioni e dei pensieri...
ma quando la mente è scomparsa, rimane ciò che non può essere percepito, sentito
o pensato.
Permane dunque ciò che non conosce 'diversità' e 'separazione'.
Questa essenza è la fonte e lo sfondo di ogni cosa: non può essere percepita e
dunque non contiene 'differenze'.
E' sempre uguale a se stessa, in pace.
Il silenzio è dietro ad ogni rumore ed ogni rumore non è altro che silenzio
192. Quando sorge un pensiero... sei forse 'tu' che lo hai creato?
Sei tu colui che lo ha 'pensato'?
Sei tu il 'pensatore'?
Se così fosse, potresti 'scegliere': scegliere di creare continuamente pensieri felici, di
pace e di gioia.
Ma il pensiero sorge da sé, in maniera libera ed autonoma.
Tu sei semplicemente l'osservatore di quel pensiero... di quella creazione e
produzione spontanea: come osservi un tramonto, così osservi il corpo ed i
pensieri.
Assisti a questo movimento libero e spontaneo.
Tu sei l'osservatore, ovvero 'sei consapevole' di tutto ciò che sta esistendo in questo
preciso istante: i pensieri che si muovono e cambiano continuamente forma; i
colori ed i suoni che si rincorrono nel mondo; le sensazioni che si susseguono sulla
superficie e all'interno di quello che chiami 'corpo'.
Da cosa è composto tutto ciò che stai osservando in questo momento?
Esiste una differenza fra Te e ciò che stai osservando?
Esiste una differenza fra colui che osserva e la cosa osservata?
Cosa significa 'essere consapevole di qualcosa'?
'Essere consapevole di qualcosa' significa semplicemente essere così intimo con
quella cosa da perdere di vista quel sottile confine che da quella cosa ti separa.
Significa diventare quella cosa e accorgersi di non esserne mai stato separato.
Quando vedi un fiore, qual è la differenza fra il vedere ed i colori del fiore? I colori
nascono insieme al vedere, il vedere nasce insieme ai colori. Sono la stessa cosa.
Non puoi separare i colori dal vedere, così come non puoi separare i colori dal
fiore.
E di certo tu sei consapevole di quel vedere... altrimenti non ci sarebbe alcun
vedere.
Dunque il vedere è fatto di consapevolezza: il vedere nasce insieme alla
consapevolezza. Senza consapevolezza di vedere, non c'è vedere. Nascono
contemporaneamente.
Ed esiste forse qualche differenza fra te e quella consapevolezza con cui sei
consapevole di quel vedere?
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'Tu' sei quella consapevolezza e dunque tu sei tutto ciò che esiste. Nasci
contemporaneamente al mondo e sei il mondo.
Queste sono le tre fasi della meditazione: ti accosti alla meditazione credendo di
essere un corpo che osserva ed agisce in un mondo; ma quando osservi più
attentamente, scopri di essere un semplice osservatore: osservatore non solo del
mondo, ma anche del corpo e delle sue azioni; osservatore perfino della mente e
dei suoi pensieri.
Questa seconda fase è la fase della 'saggezza': "io non sono il mondo, un corpo o
una mente, ma sono un semplice testimone".
Osservando più attentamente scopri qualcosa in più: ciò che osservi sei
semplicemente tu stesso. Sei il corpo, la mente e l'intero universo.
Questa è la terza fase: non c'è più separazione.
Nessun confine.
Ti manifesti in ogni cosa e rimani sempre te stesso: eterno, infinito, colmo di
beatitudine.
La seconda fase è la fase della saggezza: 'saggio' è colui che osserva i moti del
mondo e dell'animo senza farsi coinvolgere. Nulla lo può più toccare: ha scoperto
di essere un semplice osservatore dall'alto di una collina.
Ma al saggio manca qualcosa.
Nella terza fase egli scopre di essere ogni fiore, ogni nuvola, il sorriso di ogni
bambino, ogni lacrima di dolore... scopre di essere la luna che in certe notti gli
sembrava troppo lontana e scopre di essere quei momenti che pensava fossero
diventati ricordi.
Non esiste più una collina da cui osservare, non esiste più alcun osservatore... esiste
solo questo istante da celebrare.
La seconda fase è la fase della saggezza... la terza fase non è neanche una fase, ma è
ciò che sei.
E ciò che sei è semplicemente amore.
196. Ogni volta che 'ottieni' qualcosa che hai da tempo desiderato... in quel preciso
istante sei felice.
Quanto dura quella felicità? Un attimo, due minuti, tre giorni?
Poi la ricerca ricomincerà finché non raggiungerai il successivo traguardo e,
nuovamente, sperimenterai la felicità.
Ogni volta che ottieni o raggiungi qualcosa, accade quella felicità che è destinata
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però a durare poco, per il semplice motivo che sei convinto che sia stato ciò che hai
raggiunto o ottenuto ad averti reso felice.
Ma se così fosse, ciò che hai ottenuto continuerebbe a darti felicità.
Eppure sai bene che non è così e anzi... molte volte la cosa che hai ottenuto e che
in quel momento ti aveva reso felice, successivamente può essere la causa del tuo
dolore. La stessa cosa che ti aveva dato il sorriso, dopo del tempo può togliertelo.
Ogni volta che 'ottieni' qualcosa che hai da tempo desiderato, in quello stesso
istante la tua ricerca finisce.
In quel momento sei 'sereno'... in quel momento sei te stesso. La tua mente non è
più impegnata a cercare qualcosa e finalmente si rilassa.
Non appena hai trovato ciò che cerchi, smetti di cercare... sei arrivato.
Arrivato dove? Da nessuna parte: ti sei semplicemente fermato. La tua ricerca è
finita.
E quando la ricerca finisce compare ciò che già sei: serenità, pace, felicità.
Dunque non è ciò che ottieni a darti la felicità: la felicità è data dal fatto che
finalmente smetti di cercare e ti rilassi.
Ogni volta che ti rilassi sei te stesso.
La felicità sei tu: ma 'tu' non puoi apparire finché sei impegnato a cercare qualcosa
da qualche altra parte.
Non appena la tua ricerca si conclude perché hai trovato il 'presunto' oggetto dei
tuoi desideri, in quell'istante ti fermi. Ti rilassi. E la felicità appare.
La felicità non è data da qualcuno o da qualcosa fuori di te: la felicità sei tu.
Ogni volta che 'ottieni' ciò che desideri, in quel momento smetti di cercare e la
felicità compare.
E' la fine della ricerca che dà felicità e non la cosa che hai ottenuto... ma ovviamente
tu smetti di cercare la felicità solo quando ottieni l'oggetto dei tuoi desideri. E
quindi pensi che sia quell'oggetto a renderti felice.
Facci caso: nulla e nessuno ti ha mai reso felice... piuttosto la felicità è sempre
apparsa ogni qualvolta hai smesso di cercarla
197. Primache Alessandro Magno partisse alla volta dell’India, il suo maestro, il grande
Aristotele, gli aveva chiesto di portargli un dono molto particolare: uno yati (detto
anche sannyāsin), ovvero un asceta.
Mentre l’occidente aveva infatti prodotto grandi guerrieri, l’oriente aveva prodotto
grandi ricercatori spirituali.
Ed Alessandro era molto affascinato dalla descrizione che gliene aveva fatta il suo
maestro.
Nel gennaio del 326 a.C. Alessandro, presso il fiume Indo, si ricordò di quella
richiesta.
Entrato in una taverna con alcuni suoi soldati chiese se da quelle parti vivesse
qualche sannyāsin.
“Esiste uno yati molto famoso - rispose qualcuno- si chiama Dandamis e vive poco
lontano da qui, sulla riva del fiume”.
Alessandro mandò alcuni soldati a cercarlo.
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Pronunciate quelle parole Alessandro salutò quel sannyāsin e ripartì alla volta di
Takshashila, nel regno di Gandhāra
198. C'è una cosa che non è un oggetto dei sensi e che quindi tu non potrai mai 'sentire'.
E non essendo un oggetto dei sensi, non può nemmeno essere pensata: i pensieri,
non sono forse fatti di sensi?
Se ti chiedo di pensare a qualsiasi cosa, comparirà dentro di te un'immagine, fatta di
sensi.
C'è una cosa che non puoi pensare, vedere, udire o toccare; non ha gusto né
odore.
Nonostante ciò, tu 'sai' che è presente.
Proprio qui. Proprio in questo stesso istante.
Questa 'cosa' si chiama consapevolezza.
Tu 'sai' che c'è.
Non puoi modificarla, proprio perché non puoi né sentirla né pensarla.
Ed è sempre presente: non puoi dire che esistano momenti in cui non ci sia... non
essendo un oggetto dei sensi, non conosce tempo né possiede dimensioni.
Quando i sensi si dissolvono e quando il pensiero scompare, la consapevolezza non
ne segue il destino proprio perché non ha nulla a che fare con i sensi o con i
pensieri.
Sai perché non puoi vedere la consapevolezza e non puoi pensarla e nonostante
questo 'sai' che sta esistendo proprio in questo momento?
Per un semplicissimo motivo: poiché la consapevolezza sei Tu.
Puoi forse dire che la 'consapevolezza' sia qualcosa di diverso da Te?
Come gli occhi non vedono se stessi, così Tu sei ciò che sta 'dietro' alla creazione.
Il tempo e lo spazio sono fatti di percezioni, sensazioni e pensieri... e quando i sensi
ed i pensieri scompaiono, c'è 'qualcosa' che rimane.
Quel qualcosa sei Tu.
Solo ciò che può essere sentito e pensato, ovvero solo ciò che è limitato dal tempo
e dallo spazio, può 'nascere' e quindi 'morire'.
Tu non puoi essere né sentito né pensato... eppure 'sai' di essere.
A quel 'sapere' viene dato spesso il nome di 'consapevolezza'... altre volte lo si
chiama semplicemente 'amore'
199. Seosservi bene, può esistere sempre e solo un pensiero alla volta.
Due pensieri non vengono mai in contatto fra loro perché non accadono mai
simultaneamente.
Quando un pensiero nasce, il ‘precedente’ è già scomparso da un certo ‘periodo di
tempo’ senza aver lasciato traccia alcuna.
Per questo motivo, ogni pensiero è sempre indipendente e non sa nulla dei pensieri
precedenti ad esso e quindi non può esserne condizionato.
Nessun passato può dunque legarti a sé, a meno che tu non voglia illuderti che
possa farlo.
In questo preciso istante, sei libero
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200. E’impossibile separare gli oggetti del ‘mondo’ dai ’sensi’: il vedere è forma; il
sentire è suono; l'assaporare è gusto; l'annusare è odore; il toccare è consistenza.
Hai mai visto una forma separata dal vedere? Non sono forse la stessa cosa?
Hai mai sentito un suono separato dall'udire o un profumo separato dall'annusare?
Neppure con la fantasia puoi separare gli oggetti dai sensi. Prova infatti ad
immaginare una forma: non appena la immagini, la vedi; prova ad immaginare un
suono… lo stai già sentendo.
Ciò che chiami ‘mondo’ non è altro che una percezione sensoriale.
E puoi forse dire che le percezioni siano separate dalla consapevolezza?
Se tu avessi gli occhi aperti, ma non ci fosse consapevolezza… non vedresti
assolutamente nulla.
Stessa cosa vale per quelli che definisci ‘oggetti sottili’ come le emozioni o i
pensieri: se non ci fosse consapevolezza, non sapresti nulla di emozioni o pensieri.
E puoi forse dire di essere ‘diverso’ da quella consapevolezza con cui sei
consapevole degli oggetti del ‘mondo’ e degli ‘oggetti sottili’?
Anche in questo caso nemmeno con la fantasia potresti separare la consapevolezza
da 'Te': se in questo stesso istante immagini qualsiasi cosa, c’è consapevolezza e
dunque ci sei anche Tu.
Se non ci fosse consapevolezza, non avrebbe nemmeno senso parlare di ‘Io’.
Ciò che viene percepito, non è separato dalla percezione; la percezione non è
distinta da colui che percepisce… dunque colui che percepisce è uno con tutto ciò
che viene percepito.
Ogniqualvolta un fiore sboccia, sei tu che stai sbocciando
202. Riuscire ad osservare da una certa distanza tutto ciò che accade, è saggezza...
riuscire a comprendere che non c'è alcuna distanza fra te e tutto ciò che accade, è
amore
203. Ituoi occhi sono il colore di ogni fiore: come potrebbe il mondo esistere, se tu non
ci fossi?
205. ‘Essere consapevole’ significa ‘conoscere’: tu conosci il mondo attraverso gli organi
di senso; conosci gli organi di senso attraverso la mente; e conosci la mente (con i
suoi momenti di agitazione o di quiete) attraverso Te stesso.
In tutta la tua vita Tu sai di non essere mai cambiato: azioni, percezioni, sensazioni
e pensieri sono nati e scomparsi… ma Tu, colui che ne è consapevole, non è mai
mutato.
Ed oltre a Te, quindi, c’è anche un’altra cosa che non è mai cambiata.
Quella cosa è il ‘conoscere’, l’essere consapevole di tutti questi cambiamenti.
Dunque ‘Tu’ ed il ‘conoscere’ siete le due uniche cose che non sono mai mutate…
e puoi dire che ci sia qualche differenza fra Te ed il conoscere?
Non comprendi che quello che definisci ‘Io‘ ed il ‘conoscere‘ sono la stessa cosa?
Non esiste alcun ‘Io’ senza il ‘conoscere’, non esiste ‘conoscere’ senza ‘Io’.
“Io sono”, significa “Io sono consapevolezza”, “Io sono il conoscere”.
Hai cercato per tutta la vita la tua vera natura: il conoscere è la tua reale natura.
Il conoscere non è un’attività poiché non ha inizio né fine: è sempre stato là, ad
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206. Seti guardi intorno, proprio qui, proprio adesso... puoi forse dire che esista
qualcosa che non sia 'luminosa'?
Puoi forse dire che ci sia qualcosa che non sia 'risvegliata'?
E quella luce che vedi in ogni dove, da 'chi' proviene se non da Te?
Non ti accorgi che tutto è risvegliato poiché Tu sei risvegliato?
Ogni suono è il battito del tuo cuore, ogni forma è la luce dei tuoi occhi
207. Chiudi per un attimo gli occhi e sfiora con la mano una qualsiasi cosa che sia
accanto a te in questo preciso momento: senti forse qualcosa sotto le tue dita che
non sia pura consapevolezza?
Senti forse qualcosa di diverso da te stesso?
Quella sensazione è amore.
Quel tocco sei Tu.
210. Spesso mi viene chiesto: "ma se io sono ogni cosa, come mai non riesco a vedere i
pensieri degli altri, ma solo i miei?".
Se osservi un pensiero, mi sapresti dire qual è la sostanza che lo compone? Di cosa
è fatto?
Tu lo osservi e dunque ne sei consapevole. 'Osservare' ed 'essere consapevole' sono
la stessa identica cosa.
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Prova a togliere la consapevolezza con cui sei consapevole di quel pensiero, da quel
pensiero. Cosa rimane? Nulla.
Dunque quel pensiero è fatto di consapevolezza, la stessa consapevolezza con cui tu
ne sei consapevole.
E se osservi meglio, puoi forse dire che fra te e quella consapevolezza con cui sei
consapevole, ci sia differenza?
Quella consapevolezza sei tu: altrimenti non potremmo parlare neppure di 'io'.
'Io' è sinonimo di consapevolezza.
Tu sei fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i pensieri. Tu sei i pensieri.
Fra te ed i pensieri non esiste alcuna differenza... siete consapevolezza.
Non appena questa comprensione viene realizzata, non esiste più alcun 'io' o 'alcun
pensiero'... rimane solamente la consapevolezza pura.
Spesso mi viene chiesto: "ma se io sono ogni cosa, come mai non riesco a vedere i
pensieri degli altri, ma solo i miei?"
Questa domanda si basa su un presupposto errato, ovvero che tu sei separato dagli
altri.
E così, dal tuo punto di vista separato, vorresti vedere cosa si agita nella mente degli
altri.
Ma questo indica semplicemente che non è vero che ti senti il tutto, ma stai
fingendo di averlo compreso... Infatti parli ancora di 'pensieri' e parli ancora di
'altri'. Parli di 'esterno ed interno' e parli di 'distanze'.
'Osservare qualcosa' significa esserne separato, significa porsi ad una certa distanza
da quella cosa per poterla vedere in maniera nitida. Dicendo che vorresti osservare
i pensieri degli altri stai solo dicendo che sei separato dagli altri (e dai loro
pensieri).
In realtà non vedrai mai i pensieri degli altri proprio perché per vederli dovresti
esserne separato; dovresti essere ad una certa distanza da quei pensieri poiché tutto
ciò che puoi vedere deve essere ad una certa distanza da te: ma tu non ne sei mai
separato. E per lo stesso principio tu non potrai mai vedere nemmeno i tuoi stessi
pensieri, poiché non sei separato neppure da quelli.
Per questo si parla di 'maya' ovvero illusione: anche in questo momento ti stai
illudendo di vedere un sacco di cose, ma se ti rilassi in ciò che sei scoprirai che
nonostante i sensi ti stiano dicendo che tu sei da una parte 'dentro un corpo' e tutto
il mondo abiti là fuori... in realtà tu sei tutto ciò che esiste.
Comprendere di non essere separato da nulla significa che i tuoi sensi
continueranno ad assistere all'illusione della separazione, ma tu saprai di essere il
tutto e dunque saprai bene che non esiste nulla che non sia tu stesso.
Lo saprai, anche se l'occhio continuerà a comunicarti qualcosa di diverso.
È come quando assisti ad uno spettacolo di magia: gli occhi ti dicono che le carte
che erano nella mano del prestigiatore sono scomparse... ma tu 'sai' che è solo e
semplicemente un trucco
211. Non
hai ancora compreso che è la luce di cui sono fatti i tuoi occhi ad illuminare il
mondo?
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212. L'unicotuo 'problema' è credere di essere come un qualsiasi altro 'oggetto' che fa
parte di quella che definisci 'esistenza': un oggetto destinato a svanire.
Non ricordi un piccolo particolare: tu sei ciò davanti al quale quegli 'oggetti'
appaiono e scompaiono.
Tu osservi l'apparire e lo scomparire di ogni cosa, fiore, pensiero ed emozione.
E quando quelle cose sono scomparse, tu rimani.
Tu sei prima e dopo ogni cosa.
Solo ciò che nasce può morire... e tu non sei mai nato
213. Uso spesso il termine 'consapevolezza' e mi accorgo che non di rado può portare a
fraintendimenti, poiché ognuno ha una propria idea a riguardo.
Che cos'è dunque la 'consapevolezza' di cui parlo?
Se osservi una cosa dinanzi a te, proprio in questo stesso istante, significa che sei
consapevole della sua esistenza, ovvero 'sai' che c'è.
Con il termine consapevolezza intendo tale 'sapere'. Un sapere privo di concetti e
giudizi... una semplice constatazione: "questa cosa esiste, è dinanzi a me e la vedo.
So che c'è".
Quel sapere non è mai mutato, non è aumentato o diminuito nel corso degli anni.
È sempre stato con te.
Se, quando avevi cinque anni, io avessi poggiato un fiore sulla tua mano, avresti
'saputo' che quel fiore era là.
Se oggi mettessi un fiore sulla tua mano, tu 'sapresti' che c'è... e quel 'sapere' con cui
'sai' che quel fiore esiste, sarebbe lo stesso di quando avevi cinque anni.
Consapevolezza non è 'giudicare' - è ovvio che un bambino di cinque anni giudichi
una cosa diversamente da come la giudica un adulto.
Ma la consapevolezza di cui parlo non è 'giudizio' e non evolve col passare del
tempo, in base alle esperienze o alle conoscenze acquisite.
Consapevolezza è semplicemente constatare che ciò che si manifesta, si sta
manifestando: se c'è un fiore, un'emozione, un pensiero o una sensazione... tu sai
che c'è.
E questo 'sapere' non si può allenare: è qualcosa che esiste da sempre ed è
immutabile.
E se osservi un po' più da vicino... ti accorgerai che quel 'sapere' è l'essenza di ogni
cosa, compresi il tuo corpo e la tua mente
214. Avolte qualcuno mi dice "il mondo continua ad esistere anche quando non ne
sono consapevole".
Ma è veramente la tua esperienza?
Niente affatto, è solo un'ipotesi che non potrai mai dimostrare.
Nella fase del sonno senza sogni, non sei consapevole del mondo ed il fatto che
quando 'ti risvegli' il mondo (ri)compaia, non dimostra che esso fosse presente nella
fase precedente.
Dimostra solo che tu, consapevolezza, c'eri prima del sonno senza sogni e ci sei
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anche dopo.
Nel sonno senza sogni non è scomparsa la consapevolezza, semplicemente è
scomparso il mondo e quindi non ne eri consapevole (perché non c'era 'un mondo'
di cui essere consapevole). Poi il mondo (ri)compare e allora ne sei 'nuovamente'
consapevole.
La consapevolezza non ti informa sulla reale natura delle cose di cui sei
consapevole (quello sarebbe un giudizio, non consapevolezza): ti dice solamente
che 'sei consapevole' di qualcosa. Infatti quando sogni, ciò che vedi ti sembra
reale... senti che la natura di ciò che vedi è reale... ma quando il sogno finisce, cosa
dici?
Dici che nonostante tu fossi consapevole di qualcosa, quella consapevolezza non ti
dava informazioni sul fatto che gli oggetti del sogno fossero di natura diversa dagli
oggetti della fase di veglia.
Ed inoltre quando ti svegli, dici forse che il sogno sta continuando anche se tu non
ne sei più consapevole?
Assolutamente no.
E perché allora sostieni che quando non sei più consapevole del mondo, il mondo
continua ad esistere?
Questa è solo una ipotesi.
Io non parlo di ipotesi, ma della tua esperienza diretta. Quando tu non sei
consapevole del mondo, non c'è alcun mondo: questa è l'unica tua esperienza.
Non potrai mai sperimentare la tua 'assenza', potrai solo immaginarla... e per
immaginare la tua 'assenza' è ovvio che dovrai essere 'presente'.
Come puoi parlare di certezze, se investi tutta la tua esistenza su una ipotesi che
non potrai mai dimostrare?
Come può essere 'solida' la tua felicità se per realizzarla usi strumenti che si basano
sull'incertezza?
215. In
questo momento ti chiedo un attimo di 'attenzione', un attimo del tuo tempo.
Puoi concedermelo?
Ciò di cui parlo nei miei incontri, negli eventi ed in questa pagina non è una 'verità',
ma è semplicemente un metodo.
E' uno dei tanti metodi che vengono usati per farti accorgere che non sei un 'io' solo
e separato, ma sei ogni cosa.
Dunque non scambiare ciò che dico con la verità: i metodi sono stratagemmi per
farti precipitare in ciò che sei.
Non farne una verità: usali e fidati.
In questo momento ti dico che sei il tutto: non cercare di capire perché.
Ti chiedo solo un attimo di fiducia... per quanti anni hai immaginato di essere un
'io' separato?
Ti chiedo solo un favore, non voglio rubarti tempo: solo per dieci minuti, puoi
immaginare di essere il tutto?
Se immagini di essere il tutto, vedrai che qualcosa cambierà e ben presto ti
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accorgerai che non 'stai immaginando' di essere il tutto, ma che sei il tutto.
E fino ad ora hai solo immaginato di essere un piccolo io separato: è quella
l'immaginazione e l'illusione che ti sei creato.
216. Tuttociò che hai davanti non dice nulla di sé... tutto quello che ti sta davanti
potrebbe anche essere un sogno: nuvole, fiori, strade...
Le cose che ti circondano non dicono nulla della propria natura.
Ma parlano di te.
Parlano della 'tua' natura.
Tu sei colui che 'osserva' ovvero colui che è consapevole di tutto ciò che accade.
Tutto ciò che c'è, c'è poiché tu ne sei consapevole. Tu sei dunque l'esistenza di ogni
cosa.
Tutto potrebbe essere un sogno, ma anche se lo fosse c'è sempre una certezza e
quella certezza sei tu. Tu sei la certezza di ogni cosa.
Tutto appare e scompare 'davanti a te'.
E siccome tu dai esistenza alle cose, di cosa dovrebbe esser fatto tutto ciò che
accade, se non di te?
Tu sei la consapevolezza con cui sei consapevole del mondo e sei anche la
consapevolezza di cui è composto il mondo.
A volte confondi la comparsa e scomparsa delle cose con la 'tua' comparsa e
scomparsa e quindi hai paura della tua possibile 'fine': ma tu sei sempre qui ed
ora... non sei mai nato, non puoi morire
218. Essere
consapevole di 'qualcosa' non significa altro che essere consapevole della
consapevolezza con cui quell'oggetto viene conosciuto.
Quella consapevolezza, è qualcosa di diverso da te?
La consapevolezza non può essere separata da ciò che definisci 'Io'.
'Mondo', 'pensieri', 'sensazioni' ed 'emozioni' possono essere espressi da un unico
termine: consapevolezza.
La consapevolezza può essere chiamata 'Io'.
Ogniqualvolta stai osservando 'qualcosa'... non stai facendo altro che ricordare te
stesso
219. Per
vedere il 'mondo esterno' hai bisogno degli occhi, per udirlo hai bisogno delle
orecchie, per toccarlo hai bisogno della pelle, per annusarlo hai bisogno del naso,
per assaporarlo hai bisogno della lingua, per pensarlo hai bisogno di ciò che
comunemente viene chiamata 'mente'.
Per sentire ciò che si agita 'all'interno del corpo', hai bisogno di un corpo.
Ma per amare... non hai bisogno di nulla
220. Secondo
il punto di vista 'realista', tutto è materia e per questo motivo ogni cosa
dipende dalla materia, compresa la mente.
Dunque se la mente si dissolve, il mondo comunque rimane, essendo la mente
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221. Tutte le volte che 'ricordi' di essere uno con il tutto, il 'tuo' corpo e la 'tua' mente si
allineano a questa comprensione.
Le percezioni, le sensazioni ed i pensieri continuano ad esistere, ma quel 'ricordo'
fa accadere qualcosa di 'speciale'.
Scopri che ogni suono è pieno di silenzio; che i colori del mondo sono la tua stessa
luce; che gli odori ed i sapori sono pieni di delicatezza... e ti accorgi che ogni cosa
che tocchi è come se ti riconoscesse e si emozionasse al tocco delle tue dita.
Tutte le volte che ricordi di essere uno con il tutto, il mondo ed i pensieri
continuano ad esistere, ma adesso sono pieni di Te: sono colmi del tuo amore.
223. Più ti senti separato dal mondo, dalla vita, dai tuoi stessi pensieri... più la sensazione
di sofferenza assume forme apparentemente sempre più tangibili: rabbia, paura,
solitudine, tristezza, impotenza.
Cosa significa 'sentirsi separato'? Significa immaginare di essere un 'qualcuno'
separato da tutto ciò che 'ti circonda': qua ci sei tu e là c'è un albero di mele gialle;
qua ci sei tu e là c'è il profumo della legna che arde nel camino; qua ci sei tu e là il
sapore di una dolce arancia appena sbucciata; qua ci sei tu e là c'è l'erba fresca piena
di rugiada; qua ci sei tu e là c'è un pensiero; qua ci sei tu e là c'è il formicolio sotto la
pianta del piede.
Ma quante volte accade, in una stessa giornata, questa sensazione di separazione?
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Se osservi bene ti accorgerai che non sono molti i momenti in cui da una parte
sembri esserci tu e dall'altra parte tutto ciò che 'percepisci' o 'senti': anzi sono più le
volte che accade il contrario ovvero che non 'ricordi' di essere un corpo o
comunque un 'io' che percepisce, sente o pensa... ti 'dimentichi' spesso di 'te'.
Pensa a tutte le volte che fai le cose 'per abitudine' o, come si dice, 'in automatico':
in quei momenti è come se fra 'te' e l'azione che 'stai facendo' non ci fosse
differenza. Tu sei l'azione stessa: ed in quel momento, essendo tu l'azione stessa,
non c'è più né un io né un'azione... perché per esserci un'azione ci dovrebbe essere
un 'io' che si accerti che quella azione si sta svolgendo.
In quei momenti il mondo, la mente ed il corpo sono scomparsi.
Ogni tanto hai come l'impressione di 'tornare': il mondo, il corpo e i pensieri
ricompaiono... e di nuovo te ne vedi separato, pensi di essere un 'qualcuno' che fa,
pensa, sente, percepisce.
E più ti senti distante da ciò che ti circonda, più credi di essere un piccolo 'io'...
solo... che deve lottare, sopravvivere, controllare.
E più ti senti un piccolo 'io solo' più emergono quelle emozioni 'sgradevoli': paura,
solitudine, rabbia, tristezza, impotenza, pensieri disturbanti...
Più la distanza si accorcia, più quelle emozioni negative svaniscono e lasciano il
posto a gioia, bellezza, amore. Ed in quei momenti ogni cosa ti nutre e si prende
cura di te, poiché non c'è più differenza fra te e la vita.
La pura gioia accade quando non esiste più alcuna distanza fra te e le 'situazioni'.
La pura bellezza accade quando non esiste più alcuna distanza fra te e ciò che
pensavi fosse fuori di te.
Il puro amore accade quando non esiste più alcun distanza fra te e quello che
consideravi 'l'altro'.
Accade... accade continuamente che le distanze fra te ed il resto si annullino. Ma è
così forte la sensazione di sconforto che subentra quelle rare volte che ti senti
separato, che ti sembra che la costante della tua vita sia la 'separazione' e non
l'unione.
Puoi fare qualcosa a riguardo?
Puoi fare in modo di non cadere nuovamente in quella illusione di separazione?
Perché è un'illusione: infatti se osservi bene, anche ora, nonostante tu stia vedendo
qualcosa che è separato da te... con te porti sempre il ricordo della non-
separazione... e per tutta la vita cerchi quella 'beatitudine' che ti accade in quei
momenti in cui non ti senti separato.
Tu ricerchi costantemente quella felicità dalla quale ti senti escluso, ma che accade
continuamente ogniqualvolta ti senti uno con il tutto.
E quella beatitudine sei tu.
Puoi fare qualcosa al riguardo?
Sì, puoi ricordare.
Puoi ricordare, anche nei momenti di 'sconforto', che tu sei ogni cosa. Perché quel
ricordo è sempre con te e non ti ha mai abbandonato.
Il metodo per 'suscitare' questo ricordo, in oriente, è stato definito con un termine
ben preciso ovvero 'dhyāna', da noi tradotto con la parola 'meditazione'.
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224. Non v'è dubbio che qualcosa stia accadendo... ma la domanda è: ciò che sta
accadendo, sta accadendo a 'qualcuno'?
225. Esisteun 'qualcuno' dentro al filo d'erba che si impegna ogni giorno a cercare il sole
o l'acqua, affinché il filo d'erba possa crescere e svilupparsi?
Esiste qualcuno dentro al tavolo in veranda, che ogni giorno si impegna affinché gli
atomi all'interno di quel tavolo non si spostino più di tanto, per non fargli cambiare
forma e trasformarlo in una sedia?
Esiste qualcuno all'interno del vento che lo guidi da una parte o dall'altra, in quella
che a volte sembra una danza impossibile?
Per l'erba, il vento ed un tavolo... è quasi scontato che la 'vita' accada senza bisogno
di un qualcuno che la faccia accadere.
Eppure... per quanto riguarda un ghepardo che assale una gazzella, o un uomo che
entra in un bar per comprare un pacchetto di sigarette... sembra che sia normale
pensare che 'al loro interno' ci sia un 'qualcuno' a spingere i pulsanti e a dare i
comandi.
Un qualcuno bene o male 'intelligente'... un qualcuno che comunemente viene
chiamato 'io': "io ora vado al bar", "io ora rincorro quella gazzella", "io faccio questo",
"io ho intenzione di fare quello", "io ho pensato a quella soluzione", "io ho un
obiettivo", "io ho ottenuto questo importante traguardo".
Ma se le tue azioni, le tue idee, i tuoi propositi, i tuoi traguardi, accadessero
spontaneamente, senza un 'qualcuno' che li mette in atto o li controlla? E che, solo
dopo che siano avvenuti, accada quel pensiero che dice "sono io ad averli messi in
atto"?
Forse credi di essere un qualcuno che può o non può fare: ma chi ti dice che anche
quella 'credenza' di 'poter fare' o 'non poter fare', non accada spontaneamente?
La vita è un movimento spontaneo al quale Tu, che sei un lago calmo, immobile e
sempre in pace, non puoi resistere.
Ed allora quando quel movimento accade cominci a muoverti... e quella danza è
così intensa che sembra scomporti in mille parti... erba, vento, ghepardo, donna,
uomo, tavolo, sedia... portandoti a dimenticare di essere quel lago calmo e ad
identificarti in ognuno di queste piccole parti.
Separato.
Oggi ti svegli erba e credi di essere 'tu' a cercare l'acqua ed il sole per sopravvivere...
domani ti svegli ghepardo e pensi che sia 'tu' a stare correndo verso le gazzelle... e
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non passerà molto tempo che un giorno ti sveglierai vento, pensando di decidere la
direzione in cui ti muovi.
Ogni giorno pensi di essere 'qualcuno' che deve fare mille cose e che non sempre
riesce a farle.
Ma se tutto, invece, andasse avanti senza bisogno di 'te'... e quel 'qualcuno' che credi
controlli ogni cosa, fosse solo un'ipotesi che, come migliaia di altre ipotesi, compare
e scompare senza lasciare traccia alcuna?
226. Ogniqualvolta percepisci una distanza fra te ed il mondo, fra te ed il tuo corpo o fra
te ed i tuoi pensieri… in quel preciso istante si crea quella tensione che chiami
‘sofferenza’.
Il cercare di colmare quella distanza è un vano tentativo, poiché tu non sei mai stato
separato dal mondo, dai pensieri o dalle sensazioni che si agitano nel ‘tuo’ corpo.
Smetti di cercare la felicità: solo così potrai ricordare che ciò che hai sempre
cercato non dimora in alcun luogo.
Ciò che hai sempre cercato, sei Tu
227. Quando scopri di non essere separato dalle ‘tue’ emozioni… in quel momento tutto
si dissolve nell’amore
229. Identificarsi
in un 'io' significa sapere di essere un 'qualcuno' che sente, percepisce,
pensa, agisce.
Ma se per un attimo ipotizzassimo che quel sentire, percepire, pensare ed agire
accadono spontaneamente, senza il 'tuo' intervento... mi sapresti dire 'chi sei'?
mondo appaiono.
Quando la consapevolezza 'ricorda' di essere ogni cosa, tutto collassa nell'amore
231. Quando il soldato è colpito dalla freccia deve fronteggiare due 'dolori': il dolore che
la freccia esercita sui recettori del proprio corpo è ciò che chiamiamo 'dolore fisico'.
Questo dolore è inevitabile e va curato.
Fa parte del 'gioco': la consapevolezza 'sa' che in un certo momento sta
interpretando un ruolo.
Un attore deve recitare bene la sua parte fino alla fine: ed è dunque necessario
curare quel dolore.
Il secondo 'dolore' è ciò che chiamiamo 'sofferenza': è la paura.
La paura non può essere trattata direttamente poiché deriva dal fatto che la
consapevolezza ha dimenticato di stare interpretando un ruolo e sta 'credendo' che
la sua non sia solo una recita... ed ha paura.
Si può agire sulla sofferenza solo ricordando chi si è...
233. Quando parlo della ‘pratica’ della meditazione, spesso mi viene rivolta una
domanda: “ma siccome non sono un ‘qualcuno’ che può o non può fare certe cose,
poiché tutto accade… allora che senso avrebbe ‘fare’ qualcosa per uscire da questa
‘mia’ condizione?’".
La domanda “che senso avrebbe ‘fare’ qualcosa per uscire da questa mia
condizione?” viene posta da qualcuno che crede ancora di essere un io… altrimenti
non rivolgerebbe assolutamente tale domanda e non si interrogherebbe sui motivi
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234. Inquale cellula del corpo risiede quell'io che 'credi' di essere e che credi sia il
controllore delle tue azioni?
La maggior parte delle persone si accontenta di 'credere' alla esistenza di quell'io: se
lo cercasse infatti, non troverebbe assolutamente nulla.
La ricerca spirituale è l'unica ricerca che porta sempre ad una delusione: l'oggetto
della propria ricerca non viene mai trovato.
Tu, infatti, non sei un piccolo 'io' solo e sperduto nel vasto oceano dell'esistenza che
crede di poter controllare la propria barchetta.
Tu sei immenso... Tu sei ogni cosa: questo è il significato dell'amore
236. Quando osservi una nuvola... è come se prendesse forme ben definite, forme che
tu conosci. Ma sai bene che non è nient'altro che un'interpretazione.
Ciò che chiami vita sembra assumere forme ben definite, coerenti, che hanno una
causa ben precisa e che porteranno ad un certo effetto.
Ma, come nel caso delle nuvole, veramente credi che la forma della vita abbia un
senso, un ordine o una certa coerenza?
238. Libertànon è poter fare ciò che vuoi: ciò che credi di volere cambia infatti così
spesso che riuscire a realizzarlo sarebbe una schiavitù.
Riuscire a comprendere che tutto ciò che accade, per accadere, non ha bisogno di
te: questa comprensione è autentica libertà
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239. Come potrebbero gli esseri comunicare fra loro, se non fossero tutti la stessa luce?
Sarebbero come scatole distanti l'una dall'altra, impossibilitate ad esprimere il
proprio contenuto.
Quando dico 'Io Sono', non è forse il tuo stesso 'Io Sono'?
In quella sensazione 'Io Sono', non siamo mai stati separati...
E' vero che 'non puoi farci nulla', ma finché crederai di essere un qualcuno, tenterai
di fare qualcosa.
Ed allora io oggi appaio nel tuo sogno, come separato da te, e ti dico "tutto questo è
una specie di sogno... e questo ti porta sofferenza poiché pensi di essere un 'io' solo
e separato dal mondo, soggetto al tempo e destinato a scomparire. Cosa puoi fare?
Puoi ricordare di essere il tutto. E non è difficile... ti do una pratica.
Falla. E capirai che ogni cosa sei Tu. Anche io sono te... e dunque scoprirai che sei
tu stesso che hai ricordato a te stesso chi sei. Questo si chiama 'puro ricordo'.
Dunque ciò che ti propongo è una apparente tecnica, ma alla fine ti accorgerai che
non c'era mai stata alcuna tecnica... sei solo tu che, spontaneamente, hai ricordato
chi sei."
Conosci molto bene la 'sensazione' di separazione: sapere che tu sei qui ed il
mondo è là.
Ed allora in qualche modo potresti essere impaurito quando ti dico che pian piano
ricorderai di essere ogni cosa.
A volte potrai dire: "ma cosa significa? Dimenticherò chi sono? Non potrò più
relazionarmi poiché tutto è me? Perderò la mia identità?".
Questa paura accade solo a chi si sente ancora 'separato'.
Ciò che ti accadrà quando ricorderai di essere ogni cosa non è né più né meno ciò
che ti accade quando sei innamorato follemente di qualcuno e nel momento in cui
fai l'amore, diventi ogni cosa. Non c'è più un 'io', non ci sono pensieri... e non c'è
neppure la persona che ami: tutto è beatitudine e luce.
Non c'è alcun 'io' che può essere felice 'di qualcosa': c'è solo felicità.
Non rinunciare alla felicità che sei: ti esorto a ricordare.
A volte 'essere felicità' in un mondo di 'io' abituati all'illusione dell'infelicità, ti può
far sentire quasi in imbarazzo.
Molti rinunciano ad osservare 'se stessi', solo perché questo gli ricorderebbe che
tutto è gioia e amore. E nella nostra 'società' è quasi sconveniente essere felici;
sorridere per strada senza un motivo; gioire.
Non rinunciare alla felicità e all'amore solo perché 'tutti gli altri' ti stanno dicendo
che l'amore e la felicità sono cose rare o addirittura inesistenti.
Ogniqualvolta un essere ricorda la propria natura, ovvero felicità incondizionata, il
mondo intero viene scosso da questa comprensione e moltissimi esseri si
risvegliano da quel sogno mai accaduto.
Tu sei felicità e amore: non avere paura di ricordarlo a 'te stesso'... e non avere
paura di ricordarlo agli 'altri'
241. Lasofferenza deriva dal credere che ci sia una certa relazione fra ‘te’ e ciò che
definisci il ‘mondo’, gli ‘avvenimenti’ e gli ‘altri’.
‘Essere in relazione con qualcosa’ significa infatti essere legato e allo stesso tempo
mantenere la propria individualità rispetto a quella cosa: tu non hai alcuna relazione
o legame con il mondo, gli avvenimenti o gli altri… ma ‘sei’ il mondo, gli
avvenimenti e gli altri.
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242. Credere che l'amore non esista: questa è l'unica causa della sofferenza
243. Non potrai mai sperimentare la tua 'assenza', poiché per farlo dovrai essere
presente
245. Non potrai mai sperimentare la tua 'assenza', poiché per farlo dovrai essere
presente
246. La felicità accade sempre quando 'tu' non ci sei e lo sai bene: non è un caso, infatti,
se cerchi continuamente un modo per distrarti da te stesso
247. Sai
identificare quello spazio che esiste fra 'te' e ciò che 'si manifesta'? Esiste un
luogo dove finisci 'tu' e comincia l'accadere?
Non c'è alcun intervallo fra te e ciò che avviene: 'essere' e 'accadere' sono la stessa
identica cosa
249. Quando osservi un fiore puoi 'vedere' 'due' cose: un fiore o te stesso
250. L'amore è in grado di risvegliare chiunque, poiché nell'amore non esistono due
individui... ma esiste solo amore.
Quello che può sembrare un 'semplice' tocco o un 'semplice' abbraccio, è in grado
di illuminare qualsiasi essere
252. Credere che l'amore non esista: questa è la fonte della paura e l'inizio di ogni
sofferenza.
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253. Ogni risposta si trasformerà presto o tardi in una nuova domanda, che dovrai
cercare di soddisfare con un'altra risposta.
Il numero delle tue domande può sembrare infinito... ma ogni domanda, in realtà,
può esser tradotta con una sola e semplice espressione: "chi sono io?".
Fai morire la prossima domanda in se stessa... non fornirle alcuna risposta.
Ciò che sei è sempre stato là, coperto dalle tue domande e nascosto dalle tue
risposte
257. Accettare
non significa tollerare qualcosa che ti crea dolore.
Accettare significa semplicemente accogliere la tua reazione a quella situazione...
senza negare e senza tentare di cambiare quella reazione
259. Sei
abituato a dire che ogni cosa ha una certa solidità, un peso ed
un'estensione... eppure tutto ciò che 'vedi' e 'senti', non è forse fatto di vedere e
di sentire?
'Vedere' o 'udire' è percepire.
Quanto pesa una percezione? Per quanti centimetri o chilometri si estende?
Quanto sono solidi o quanto sono spessi una sensazione, una emozione o un
pensiero?
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260. Ogni "ricordo" è sempre nuovo, poiché quando nasce, nasce sempre e solo ora.
In quale altro momento potrebbe nascere, se non 'ora'? E dunque non può mai
essere vecchio.
Il ricordo non può riferirsi al 'passato', perché essendo appena nato... di quel
passato non ne può sapere nulla
261. 'Risveglio'significa essere libero dai significati e dal senso che in ogni istante
attribuisci a te e a ciò che 'ti' accade
262. Quando dici "io" o quando dici "consapevolezza" stai parlando della stessa cosa.
Io e consapevolezza sono sinonimi
263. Non
ci sono dubbi che le forme che vedi siano colore.
Ogni forma è colore: il colore non può esistere separato dalla forma.
Non puoi dire che una forma ha un certo colore, ma puoi solo dire che quella
forma è colore.
Nessuno ha mai visto una forma separata dal suo colore.
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E cosa è il colore?
Nella notte buia, puoi forse vedere colori o forme?
Il colore è luce.
C'è forse qualche differenza fra il colore e la luce e dunque fra le forme visibili e
la luce?
Colore e luce sono la stessa cosa.
Senza luce non esiste colore.
Dal punto di vista del vedere dunque, la luce non illumina le forme, ma è essa
stessa le forme. Quando c'è luce, c'è forma: nessuno ha mai visto un colore
separato dalla luce.
Quando sei consapevole di qualcosa, la consapevolezza 'sta illuminando' quella
cosa affinché 'tu' ne sia consapevole.
Se non ci fosse quella consapevolezza, tu non vedresti nulla.
Ma la consapevolezza è forse diversa dalla forma che sta illuminando? Non è
forse come la luce che è colore e forma allo stesso tempo?
Dunque ogni forma di cui sei consapevole è 'la consapevolezza con cui ne sei
consapevole'.
E siccome quando dici 'io', non stai facendo altro che parlare di
consapevolezza... 'io', 'consapevolezza', 'mondo', 'pensieri', 'sensazioni' ed
'emozioni' sono tutti sinonimi.
Come la luce non illumina una forma che già esiste, ma è quella stessa forma...
così la consapevolezza non rende chiaro qualcosa che già esisteva in precedenza,
ma è essa stessa tutto ciò che esiste... ed esiste sempre e solo in questo preciso
istante.
Mai prima, mai dopo.
264. Sei
abituato a vedere la 'mente' come qualcosa delimitata da confini... una sorta
di scatoletta che produce pensieri.
Ma è veramente questa la tua esperienza?
Hai mai trovato il punto in cui finisce la mente ed inizia il mondo?
268. Se provi gradualmente a togliere ogni esperienza che definisci 'tua'... se in questo
momento tu potessi eliminare ciò che ti accade, ovvero ciò che definisci la 'tua'
esperienza... troveresti quel 'qualcuno' che credi di essere?
Detta in altri termini, troveresti quel qualcuno che sostiene che l'esperienza sia
'sua' e che 'gli' appartiene e che 'gli' accade?
Se tu eliminassi la 'tua' esperienza, non troveresti nessuno.
Colui che credi di essere è una sola cosa con l'esperienza: tu sei ciò che ti
accade.
Tu sei la 'tua' esperienza
269. Quando ami, c'è forse differenza o distanza fra te e chi ami?
In un abbraccio... non distingui più qualcuno che abbraccia e qualcuno che è
abbracciato.
Scompari.
E uscendo da quell'abbraccio… non ricordi chiaramente cosa fosse accaduto.
L'amore è assenza di separazione.
E questa cosa non ti accade solo con qualcuno... ma anche vedendo un tramonto.
O guardando la luna.
A volte ti capita mentre cammini: ti ritrovi alla fine della strada e non ricordi di
averla attraversata. Eri quella stessa strada, il cielo sopra di te...
Non c'eri.
Nell'arco di una giornata, questi momenti di amore sono la regola più che
l'eccezione.
In una giornata ti abbandoni all'amore più di quanto pensi: non si può resistere
all'amore. Bisogna cedere.
Ed in un attimo ti trovi ad essere uno con il tutto
270. 'Saggezza'è quando riesci ad osservare i tuoi pensieri da una certa distanza senza
farti turbare dal loro nascere o dal loro scomparire.
'Amore' è quando comprendi che è impossibile riuscire ad osservare i tuoi
pensieri da una certa distanza
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271. Se
in questo istante osservi ciò che ti circonda... puoi forse dire che esiste un
punto dove ciò che ti circonda finisce e cominci tu?
Esiste una linea di confine fra te ed il mondo?
Prova a cercare quel punto dove finisci tu e comincia il mondo, prova proprio in
questo momento.
Non lo troverai: tu sei il mondo.
273. Solo se sei ogni cosa... solo in quel caso, non può mancarti nulla
274. Sein questo istante, proprio in questo momento, pensi di avere una scelta...
allora scegli l'amore.
Scegli di amare.
275. Non ti accorgi che i pensieri stanno parlando di se stessi e non di te?
276. Seio ti chiedessi di cercare il luogo dove credi risieda ciò che chiami 'io'...
probabilmente risponderesti indicando una zona situata approssimativamente
qualche centimetro all'interno del cranio nello spazio fra le sopracciglia.
Precisamente in quel luogo che in India viene chiamato Ajna Chakra (la Ruota
del Potere) e che gli occidentali conoscono come 'Terzo Occhio'.
Se, come per magia, io facessi scomparire ad una ad una le varie parti del tuo
corpo ad iniziare dai piedi, fin sù verso il collo, potresti comunque continuare ad
affermare di 'esistere', poiché tu sei convinto di esistere esclusivamente in quella
piccola zona all'interno della testa... e non per esempio nel ginocchio o nel
gomito: quindi la scomparsa di un braccio o di una gamba non ti farebbe di
certo estinguere, poiché 'sai' di non abitare in quei luoghi.
Ma sei proprio sicuro di abitare in questo 'Ajna Chakra'? In realtà lo stai
descrivendo e dunque lo puoi osservare: ciò significa che sei oltre quel punto.
Altrimenti non potresti indicarlo.
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Puoi osservare qualcosa solo se ne sei ad una certa distanza: quindi in realtà non
abiti in quel 'chakra', ma stai osservando quel chakra da qualche altro posto.
Ma da dove?
Ancora una volta, se riesci a trovare questo nuovo luogo, dovrai di nuovo
ammettere che lo stai descrivendo da qualche altra posizione.
Non troverai mai dov'è situato ciò che chiami 'io': non troverai mai il luogo dove
abiti.
Non 'ti' troverai mai.
Inoltre, procedendo in questa osservazione, non solo comprenderai che non
riuscirai mai a trovarti, ma comprenderai anche che 'chi sei' è di certo 'qualcuno'
che osserva, ovvero che è consapevole: è consapevole a prescindere dai sensi...
perché quel luogo che prima avevi identificato come 'la tua casa', fra le
sopracciglia, non lo osservavi con la vista o con qualche altro senso... ma ne eri
semplicemente consapevole.
Dunque 'sei' 'qualcuno' che è consapevole, e questo qualcuno non è situato in
alcun posto.
Diciamo quindi che 'sei' (poiché sei consapevole), ma non sei da nessuna parte.
Non a caso, nell'induismo, l'"Essere" viene definito da tre parole: 'Sat' 'Cit' e
'Ananda'.
Sat significa 'presenza' o 'esistenza': Tu 'sei' (ma non sei da nessuna parte).
Chit significa 'consapevolezza': 'essere' significa 'essere consapevole', ed 'essere
consapevole' e 'consapevolezza' sono sinonimi in quanto non possono essere
separati.
Ananda, infine, significa 'beatitudine e gioia'.
Tu sei consapevolezza e, da come hai compreso, non occupi alcun luogo.
Ma se non occupi alcun luogo: come puoi dire che esista ciò che si chiama
"spazio"? Lo spazio può esistere solo quando ci sia un osservatore situato in un
luogo ben preciso, fisso, che osservi qualcosa dinanzi a sé e che quindi possa
eventualmente misurare, servendosi di un qualche sistema di misurazione, la
distanza che lo separa dagli oggetti attorno a lui.
Ma se non occupi alcun luogo, come puoi eseguire questa misurazione?
Ciò comporta semplicemente che non può esistere qualcosa che si chiama
'spazio'.
E cos'è il tempo? Il tempo non è altro che un movimento: il sole che sembra
muoversi da est a ovest; un'automobile che si sposta fra due punti; il modificarsi
delle cellule del corpo nell'invecchiamento; il succedersi di due pensieri; il
movimento di una lancetta in un orologio.
Tutti questi 'movimenti' danno ciò che definisci 'tempo': ma anche in questo
caso, il movimento può esistere solo se ci sia un osservatore fermo in un dato
luogo, che assista a questi movimenti. Ma se tu non sei in un dato luogo, come
fai, anche in questo caso, a dire che qualcosa si stia muovendo?
Neanche il tempo, dunque, può esistere.
"Essere da qualche parte" o "non essere da alcuna parte" divengono così
espressioni prive di significato.
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278. Trova te stesso in tutto ciò che vedi; in ogni suono o rumore; in ogni sapore ed
in ogni odore.
Trova te stesso in tutto ciò che tocchi ed in ogni gesto.
Trova te stesso in tutto ciò che senti.
Trova te stesso nelle emozioni e nei pensieri.
Trova te stesso negli altri e nel mondo.
Trova te stesso in ogni sorriso ed in ogni lacrima.
Nella frase 'io amo te', non c'è amore: non ti accorgi che la parola 'amo', separa
'io' da 'te'?
Nell'amore, 'io' e 'te' siamo così vicini che nessuna parola può separarci.
E siamo così vicini che non possiamo nemmeno più dire 'io'/'te': la parola 'io',
'mi' separerebbe da 'te'.
Nell'amore siamo così vicini... che non possiamo esistere.
Nell'amore... può esistere solo amore.
279. Sei
convinto' che la mente sia un immenso contenitore pieno di ricordi e
pensieri... ma se osservi bene, vedrai che anche questa 'convinzione' è un altro
pensiero che appare e scompare dinanzi a Te
R. Puoi dire che qualcosa 'esiste' solo se può essere vista, udita, sentita, annusata,
gustata o magari 'pensata' (ma se 'pensi' a qualcosa significa che la stai vedendo o
udendo o sentendo o annusando o gustando...).
Al posto di usare molte parole... puoi semplicemente dire che una cosa 'esiste' se
ne puoi essere consapevole.
Non puoi vedere nulla se quel vedere non è esso stesso consapevolezza.
Consapevolezza e vedere sono sinonimi. Prova a vedere qualcosa senza esserne
consapevole: è semplicemente impossibile.
'Oggetto', 'vedere' e 'consapevolezza' sono la stessa identica cosa.
Un oggetto è fatto di vedere... prova a togliere il vedere da ciò che vedi: ciò che
vedi scomparirà.
E prova a togliere la consapevolezza da ciò che vedi: anche il vedere cesserà di
esistere.
"Io vedo un fiore": in questa frase non c'è alcuna distanza fra 'io vedo' ed il 'fiore'.
'Io vedo il fiore' è un unico fenomeno che può essere riassunto dalla parola
'consapevolezza'.
In questa frase non esiste dunque un 'io' separato dal 'vedere' o separato dal
'fiore'.
E quindi... come fai a sostenere che un fiore stia esistendo?
Per esistere dovrebbe in qualche modo essere separato da te. Avere una sua
indipendenza, una sua vita.
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Ma hai mai visto un 'fiore separato da te che lo vedi' o 'un fiore separato da te,
che ne sei consapevole'? Non puoi nemmeno immaginare un fiore del genere...
perché per immaginarlo dovresti pensarlo. Ma se lo pensi ne sei consapevole. E
dunque quel fiore non sarà mai indipendente dalla consapevolezza. Non ne sarà
mai separato.
Ma ora ti chiedo: quando dici 'io vedo qualcosa' c'è qualche differenza fra 'io' e
'consapevolezza'? Non senti che 'io' e 'consapevolezza' sono la stessa identica
cosa? 'Chi sei' senza consapevolezza?
Io 'è' consapevolezza.
Tutto ciò che 'esiste' non è altro che consapevolezza.
Ovvero: tutto ciò che esiste sei tu.
Ma se tu sei tutto ciò che esiste... come puoi dire che esista qualcosa?
Per esistere dovrebbe essere separata da te... dovrebbe essere diversa da te...
dovrebbe essere ad una certa distanza da te.
Ma tu non hai esperienza di qualcosa esistente al di fuori della 'tua'
consapevolezza... e non puoi dire nemmeno 'tua' consapevolezza... appunto
perché 'tu' non puoi 'possedere' la consapevolezza: significherebbe sostenere che
ne sei separato.
Ma non ha alcun senso sostenere di essere separati dalla consapevolezza.
'Tu sei'.
In oriente ciò che 'Sei' viene espresso da questo mantra, presente nella Taittiriya
Upanishad (2.1.1): "Satyam Jnaanam Anantam Brahma".
La Realtà (Brahma) è Essere (Satyam o Sat), Consapevolezza (Jnaanam o Cit) e
Libertà (Anantam o Ananda).
Ananda significa 'libero da qualsiasi limite spaziale o temporale'.
Spazio e tempo sono solo distanze: lo spazio è la distanza fra te e ciò che
osservi... Ma hai compreso che questa distanza non c'è.
Il tempo è la distanza fra i pensieri: per parlare di tempo devi ridurre ciò che
vedi ad un pensiero e paragonare tale pensiero ad un altro pensiero che definisci
'ricordo'...
Ma anche in questo caso, siccome non sei mai separato da un pensiero, questa
operazione risulterà impossibile.
Il tempo e lo spazio dunque non sono mai esistiti.
Medita su questo semplice mantra: "Satyam Jnaanam Anantam Brahma"
[pronuncia sà-tiàm ghiànam anànta bràma]... in esso è racchiuso il ricordo di 'chi'
Sei.
281. Tutto
ciò che 'esiste' accade solo e sempre in un unico punto. Quel punto si
chiama "io"
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282. Tutto ciò che è dinanzi a te in questo momento (oggetti, tramonti, persone,
affetti, avvenimenti, pensieri, idee, emozioni, ricordi, sensazioni)... Tutto ciò che
è dinanzi a te in questo momento, 'esiste' poiché te ne sei separato.
Se non te ne fossi separato non esisterebbe. Se tu non ne fossi separato, non
potresti vederlo, sentirlo e neppure immaginarlo.
Non potresti descriverlo.
Separazione è sinonimo di 'mente'... e quindi 'mente' è sinonimo di 'io', ovvero
di ciò che definisci "la mia storia".
"Io faccio", "io penso", "io sento", "io vedo", io dico", "io mi emoziono", "io amo",
"io ho paura", "io esisto": in poche parole "io sono qui ed il mondo è là".
Tutto ciò che è dinanzi a te in questo momento, 'esiste' poiché te ne sei separato:
la mente è dunque atto creativo, creazione e creato
283. Nell'attimoin cui il dardo viene scoccato, non esiste alcuno spazio fra arciere e
bersaglio: la freccia non percorre mai alcuna distanza
284. Se
provi ad osservare un ricordo... non ti accorgi che è sempre diverso?
Non ti accorgi che è sempre unico?
Non ti accorgi che 'sorge' sempre 'ora'?
Ciò che definisci "la mia storia", accade sempre e solo qui.
Un nuovo mondo sorge continuamente dinanzi a te... dinanzi a te che sei
'sempre ora', mai prima né dopo.
Non c'è nulla di antico intorno a te; non c'è nulla di 'passato' nei tuoi ricordi.
285. Quando osservi o senti qualcosa... qualsiasi cosa (un oggetto, un'emozione, un
tramonto, una sensazione, un suono, un gusto, un pensiero, un particolare
profumo) di certo ne sei consapevole: altrimenti non potresti dire di stare
osservando o sentendo qualcosa.
Hai mai avuto esperienza di qualcosa che fosse 'indipendente' dalla
consapevolezza? Impossibile...
Dunque come fai a dire che ci sia 'qualcosa' che esista (o che non esista)?
Per esistere (o non esistere) dovrebbe avere una propria indipendenza.
Per essere presente (o assente) in aula, lo studente deve essere 'indipendente'
dall'aula. Altrimenti non avrebbe senso dire 'assente' o 'presente'.
Qualsiasi cosa stia accadendo ora, non è indipendente dalla consapevolezza... e
forse qualcosa ti impedisce di dire che quel 'qualcosa' (qualsiasi cosa esso sia) è
esso stesso consapevolezza? Assolutamente no...
Quando un 'qualcosa' accade, dove accade? Nella consapevolezza... ma siccome
il 'qualcosa' è esso stesso 'consapevolezza'... ovvero 'la cosa che si manifesta' è
anche 'il luogo stesso dove si sta manifestando'... possiamo tranquillamente dire
che ciò che accade, non accade in alcun luogo.
E quindi se non accade in alcun luogo... non possiamo dire che stia accadendo.
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L'amore è proprio questo 'non sapere': quando ami, la distanza fra te e 'chi' ami
diviene così esigua che ad un certo punto ti accorgi di essere 'colui' (o 'colei') che
fino ad un attimo prima consideravi 'l'altra' (o 'l'altro').
In un abbraccio, svanisce ogni traccia di tempo o spazio.
Amare è un percorso di avvicinamento fra 'due' individui che, alla fine, si
rendono conto di non essere mai stati separati. Di essere sempre stati uno.
Il percorso si chiama 'amare', la comprensione si chiama 'amore': è necessario
un percorso per raggiungere 'l'altro'... è necessario un percorso per comprendere
che nessun percorso (e nessun 'altro') è mai esistito.
E nell'amore, in quel preciso momento, se qualcuno ti chiedesse cosa è accaduto
o cosa stia accadendo, l'unica cosa che potrai rispondere è "non saprei...".
Poiché se fra te e l'altro non c'è mai stata alcuna distanza da colmare... allora non
potrai dire che qualcosa è accaduto (o stia accadendo); non potrai dire se
qualcosa o qualcuno stia effettivamente esistendo.
"Non saprei...": ecco cosa è l'amore.
286. Il
silenzio accade quando ti accorgi di non essere separato dalla cosa, dalla
persona o dall'evento che prima pensavi fosse distante da te: in quel momento
non puoi più descrivere nulla... poiché per descrivere qualcosa ne devi essere
separato.
In quel momento, può solo esserci silenzio.
Ed anche la parola 'silenzio' diventa 'di troppo'...
287. Non c'è alcuna differenza fra colui che agisce e l'azione che compie... colui che
agisce è l'azione.
Il ballerino è la danza... il maratoneta è la corsa.
La domanda se ci sia un 'qualcuno' che stia o meno compiendo un'azione, ha un
senso solo se le 'due' cose (azione e colui che agisce) sono appunto 'due'.
Se in questo momento ti senti separato dall'azione che compi, allora sì: stai
indubbiamente facendo qualcosa.
Se invece stai osservando come fra l'azione e te, non ci sia alcuna distanza...
allora la domanda se esista o meno qualcuno che 'fa', semplicemente decade
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288. Immagina di trovarti in un posto buio, di cui non sai nulla... e ad un certo punto
immagina di decidere di accendere la candela che portavi con te.
Non appena la candela è accesa, compare una stanza piena di oggetti: una
vecchia cassapanca sul fondo, pareti rustiche di mattoni rossastri, una finestra
sulla parete alla tua destra, diversi quadri ritraenti paesaggi alla tua sinistra.
Poi improvvisamente decidi di soffiare sulla fiamma... e la stanza scompare.
Esiste forse una qualche differenza fra la luce della fiamma e la stanza?
La luce è la stanza ed il suo contenuto; la stanza ed il suo contenuto sono la
luce.
La mente è come la fiamma della candela: essa non è separata dal mondo che
'sembra' illuminare.
Il mondo non pre-esiste alla mente, né la mente pre-esiste al mondo: essi sono
costantemente contemporanei.
Questa ‘contemporaneità’ fra mente e mondo, viene chiamata ‘consapevolezza’.
290. Metti spesso una maschera sul volto dell'altro, per evitare di vederti.
Amore è vedere che oltre quella maschera non c'è un altro... ci sei
semplicemente tu.
Se tu volessi ritrovare quella goccia di acqua nell'oceano, quella stessa goccia che
prima si è dissolta... cosa potresti fare? Semplicemente nulla.
Potresti solo prendere un po' di acqua con un contagocce e ricreare una 'nuova'
goccia. Questa 'nuova' goccia sembrerebbe del tutto uguale alla precedente... ma
ovviamente sapresti bene che sono diverse: la vecchia goccia non potrà mai
essere più ritrovata.
Dunque cosa puoi fare per 'ricordare' ovvero per riavere dinanzi a te quel
pensiero che si è appena dissolto?
Devi ricrearne uno nuovo... cioè devi separarti nuovamente da te.
Ma di certo ciò che verrà fuori è un pensiero completamente nuovo poiché,
come la goccia dissolta, anche il pensiero che si era dissolto non tornerà più.
Quindi cosa accade quando ricordi? Ti separi nuovamente in due parti: tu che
osservi da un lato ed il pensiero dall'altro. Un pensiero del tutto nuovo, ma che
chiami ricordo.
Quando ricordi, non fai altro che dimenticare: dimentichi che fra te ed il
pensiero non esiste alcuna distanza.
Ricordare è dimenticare.
Poi quando quel pensiero riscompare in te, allora in quel momento... proprio in
quell'istante... ricordi che sei quel pensiero. Ecco perché non riesci più a
vederlo... perché puoi vedere solo qualcosa che è separato da te.
Questa meditazione sui pensieri, puoi farla anche usando 'oggetti'
apparentemente diversi dal pensiero: un albero, una statuetta, la fiamma di una
candela, un fiore, una mela.
Se osservi bene, così come è accaduto con il pensiero, ti accorgerai che anche
questi oggetti appaiono e scompaiono. Ci saranno infatti momenti in cui è come
se dimenticassi di stare osservando e subito dopo, invece, riaccadrà che
ricorderai di stare osservando.
Quando 'dimentichi', accade semplicemente che quell'oggetto è tornato ad
essere te: cioè in quel momento hai 'ricordato' che fra te e l'oggetto non esiste
distanza o differenza.
Poi quando 'ricordi' di stare osservando, accade semplicemente che ti sei
separato dall'oggetto e quindi riesci a vederlo (hai dimenticato che fra te e
l'oggetto non esiste differenza).
Ed ogni volta che ti sembra che l'oggetto ricompaia... in realtà non 'ricompare',
ma ne appare uno nuovo... poiché, come la goccia persa nell'oceano, anche
l'oggetto che è tornato a te, è scomparso per sempre.
Tutto ciò che 'vedi' o 'senti', che sia pensiero, emozione, oggetto... qualsiasi
cosa... è sempre nuovo e non contiene alcuna traccia di passato.
Tutto ciò che 'vedi' o 'senti', sei sempre e solo tu: pensieri, emozioni, alberi,
stelle, tramonti, sensazioni, odori... sono solo sinonimi.
Sinonimi di te.
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293. Cosaaccade alle mille forme che può assumere l'oro, una volta introdotte nel
forno di fusione? Semplicemente accade che non esista più differenza fra di
esse.
La parola greca θεός [Dio] deriva dal verbo ειθειν [καιω] che significa
'bruciare'.
Dio non è altro che la comprensione che fra 'te' e ciò che pensi diverso da te
(mondo, pensieri, sensazioni, emozioni), non esiste alcuna differenza.
'Dio' significa 'io sono ogni cosa'.
294. La
meditazione è un metodo raffinato ed elegante per riuscire ad osservare
come viene creato ‘tutto ciò che esiste’ ovvero, detto in una parola, ‘l’altro’.
L’altro è colei, colui o la cosa che consideri separato da te.
La ‘meditazione’ è dunque un metodo e, contemporaneamente, un momento
sacro… è assistere alla nascita di te e di tutto ciò che consideri diverso da te: il
mondo, le sensazioni, i pensieri e le emozioni.
296. L'essere
consapevole di un qualsiasi oggetto, non dimostra l'esistenza di
quell'oggetto. Dimostra solo l'esistenza della consapevolezza.
298. Se
la libertà fosse una scelta, non sarebbe libertà
Ogniqualvolta tenterai di pensare a ciò che non può essere pensato, in
quell’istante il mondo tornerà nella mente e la mente si dissolverà nell’amore.
Amore significa ‘assenza di separazione’.
Ma qual è l’unica cosa che non può essere pensata?
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L’unica cosa che non può essere pensata è la consapevolezza, poiché non ha
forma e non possiede attributi.
Ogniqualvolta il tuo pensiero si rivolgerà alla consapevolezza, il pensiero stesso
scomparirà per divenire amore.
Ma conosci per caso qualcosa che non sia consapevolezza?
Ogniqualvolta il tuo pensiero si rivolgerà a ‘qualsiasi forma’, il pensiero stesso
scomparirà per divenire amore… ma siccome il pensiero si rivolge sempre a
‘qualche forma’ [non esiste un pensiero che non si rivolga a qualcosa], allora
ogni pensiero è sempre dissolto nell’amore sin dalla sua nascita o, per meglio
dire, esso non si è mai staccato dall’amore.
Ogni pensiero è sempre e solo un pensiero di amore.
299. ...la creazione avviene nell'istante in cui fra te e ciò che accade sembra esistere
una qualche distanza... in quel momento ti viene proprio da dire "io sono qui ed
il mondo [o un pensiero o un'emozione o una sensazione] è là".
L'accadere (o la creazione) non è altro dunque che una sorta di distanza.
Ma se osservi bene, constaterai ben presto che quella distanza non c'è... e
quindi: è mai accaduto qualche 'accadere'?
E' mai accaduta la 'creazione'?
Ogniqualvolta soffri, significa che non ricordi che quella distanza fra te e l'altro è
solo apparente. In quei momenti, fra te ed il tuo corpo, fra te ed il mondo e fra
te ed i tuoi pensieri o le tue emozioni, sembra esserci un abisso incolmabile; non
riesci a comunicare con gli altri, con gli eventi, con il mondo; non riesci a
comunicare con i tuoi pensieri, le tue emozioni, i tuoi sentimenti, le tue passioni;
non riesci a comunicare nemmeno con il tuo corpo.
Ogniqualvolta sei felice ed in pace, significa che nonostante fra te ed il tuo
corpo, fra te ed il mondo, fra te ed i pensieri "sembri" esserci distanza, tu sai
bene che quella distanza non c'è.
E' come osservare un miraggio: lo vedi sì, ma sai anche che è solo un miraggio.
300. Se osservi il mondo dinanzi a te, lì davanti, c'è forse un colore che è 'migliore' di
un altro? Puoi forse dire che il verde sia più bello del rosso?
E se vai 'dentro di te' e investighi fra le tue sensazioni: esiste forse una sensazione
che sia 'più bella' di un'altra?
E se riesci ad osservare ancora un po' più sotto... fra i tuoi pensieri... puoi
trovare forse un pensiero che sia più gradevole di un altro?
E fra le tue emozioni? Puoi fare forse una classifica delle tue emozioni dicendo
che una certa emozione vale più di un'altra?
E' solo nella meditazione che comprendi che tutto è luce; è solo nella
meditazione che comprendi che tu sei quella stessa luce.
La luce non discrimina fra le cose: essa illumina ogni cosa ed ogni cosa è quella
stessa luce"
122
301. Domanda: so bene che l'io è solo un pensiero e che ciò che accade non si
riferisce ad un me, ma è solo 'accadere'. Eppure continuo a soffrire... come
posso fare affinché questa comprensione (la comprensione che non c'è alcun io)
discenda profondamente in me?
R.: Poiché parli di 'accadere', come puoi poi affermare che l'io non ci sia? Se c'è
'accadere' c'è anche un io che percepisce questo 'accadere' e che sta descrivendo
questa sensazione di 'accadere'.
Hai anche detto che l'io è solo un pensiero... e
subito dopo hai affermato che 'non esiste': dunque stai dicendo che i pensieri
non esistono?
Stai dicendo che i pensieri hanno meno valore di ciò che
definisci 'reale'?
Convincersi che i pensieri siano irreali solo per poi dire che
anche l'io è un pensiero e che è dunque irreale, denota solamente che in questo
momento stai soffrendo, e per superare quella sofferenza vuoi sbarazzarti di
'colui che soffre' (l'io) per poi poter dire che siccome non c'è qualcuno che
soffre, allora tu non soffri.
Stai cercando di eliminare te stessa.
Ed anche l'uso
di verbi all'infinito ("sentire", "accadere" e via dicendo), al posto di dire 'io sento',
'io esisto', io percepisco', fa trapelare la stessa identica cosa: soffri e allora vuoi
convincerti del fatto che non esista un qualcuno che stia soffrendo.
'Meditazione' non è cercare di superare la sofferenza eliminando 'colui che
soffre' o facendo finta che non esista... e non è nemmeno usare verbi privi di
soggetto: ne risente solo la grammatica e non certo la 'tua' sofferenza
302. Molti di voi continuano a separare la mente dal cuore, immaginando che la
mente sia la causa di ogni male ed il cuore sia il nettare per ogni ferita. Non
avete ancora compreso che è proprio tale separazione che dà vita a ciò che
definite 'sofferenza'.
Dovreste fare un po' di pulizia fra i concetti che avete imparato: dovreste
domandarvi sinceramente cosa sia la mente e cosa sia il cuore.
'Mente' significa semplicemente 'separare': tu da una parte e tutto il resto
dall'altra. Dunque, senza la mente voi non vedreste alcunché. Senza le mente,
non potreste neppure parlare di cuore.
Senza mente non può esistere alcuna felicità
305. Che cosa strana... sempre più spesso sento usare il termine 'illusione': l'io è
un'illusione, la mente è un'illusione, i pensieri sono illusione, la sofferenza è
un'illusione.
Sembra che tutto sia un'illusione.
La cosa più interessante comunque è scoprire che coloro che continuano a
parlare di illusione, siano convinti di conoscere quale sia la 'realtà' oltre
quell'illusione di cui continuamente discutono.
Eppure, da come ne parlano, sembra che siano esperti più di 'illusione' che di
'realtà'
306. Non esiste alcuna realtà separata dalla mente: la realtà è la mente
308. Domanda: Secondo te, qual è l'utilità del maestro spirituale, quello che in
oriente viene definito guru?"
"R.: Chi si avvicina a ciò che viene definito 'spiritualità' ha necessità di un
maestro: ed è proprio il 'sentire tale necessità' la chiave. La necessità di una
'guida', infatti, è ammettere a se stessi che "da solo non ce la farò mai".
Perché
non ce la farò? Perché so di essere un 'nessuno' e quindi non posso fare nulla e
non potrò mai comprendere nulla - ma non un 'nessuno' che nega se stesso, ma
un nessuno che non 'sa' nulla. Un 'nessuno' che 'sa' solo di non potercela fare:
poiché se non sai, cosa potrai fare?
Se non sai cosa significhi 'pescare', come
farai a sopravvivere avendo solo a disposizione del pesce che salta allegramente
in un fiume?
Allora questo nessuno - che non sa nulla- va dal maestro, ma
ancora non basta.
Perché da 'nessuno' bisogna fare un passo ulteriore: bisogna
diventare un 'qualcuno' ovvero quello che viene definito 'discepolo'.
E lo si
diventa proprio grazie al 'maestro'.
Il 'discepolo' è un nessuno che è diventato
un qualcuno, ma un qualcuno molto particolare: un 'qualcuno' che ora sa
qualcosa.
Un qualcuno che sa amare.
Il discepolo è qualcuno che sa amare.
La situazione comune, soprattutto in occidente, è che spesso al maestro si
rivolgono 'persone' con un sacco di certezze: sanno molte cose. Sono piene di
nozioni.
Il loro amore è dedicato esclusivamente a ciò che sanno e a ciò che
credono di sapere.
Ed il più delle volte queste 'persone' non si rivolgeranno
neppure ad un maestro, innamorate come sono di quel sapere che temono
possa essergli sottratto e che difendono strenuamente.
Chi non ha avuto un
maestro, non potrà mai capire cosa sia un maestro... ma non basta.
Se non sei
mai diventato un discepolo, non sarai molto diverso da chi 'ama' il proprio
sapere e non va oltre quel tipo di amore
124
Ciò che il druido aveva fatto è ciò che, nella tradizione orientale, fa il maestro
spirituale.
Il maestro non comunica mai alcuna verità: la verità è qualcosa di personale e
per questo motivo non è comunicabile: nel mondo ci sono tantissime verità,
quanti sono gli esseri che lo abitano.
Il maestro usa uno stratagemma nel tentativo di indicarti qualcosa: lo
stratagemma non è una verità. E' solo uno strumento.
Il saggio celtico, conoscendo bene il suo popolo, sapeva che l'unica cosa che
avrebbe fatto uscire il bambino dalla casa in fiamme era dirgli che il cielo e tutte
le nuvole gli sarebbero ben presto cadute sulla testa.
Una menzogna ovviamente, non certo una verità: ma una menzogna utile. Uno
stratagemma, appunto.
Il maestro indica qualcosa: ma la maggior parte si ferma a quell'indicazione e
non comprende che ciò che il maestro sta mettendo in scena non è altro che un
trucco... e così si fa incantare da quel trucco senza comprendere che, in realtà,
quel trucco è solo un modo per indicarti una direzione diversa da quella su cui,
costantemente, mantieni il tuo sguardo.
Il maestro sta solo dicendoti di guardare le cose da un punto di vista diverso, da
un'altra angolazione.
125
310. Nonesiste alcun essere che in questo momento non stia cercando la felicità.
In
questo istante ogni particella dell'universo è accomunata dallo stesso intento...
126
313. Il
punto che unisce ogni disciplina spirituale è l'azione amorevole verso tutto ciò
che consideri 'altro da te': se la tua comprensione spirituale non riesce a
concretizzarsi in azioni amorevoli, allora non c'è stata alcuna comprensione
spirituale.
Una società spiritualmente evoluta, è quella società in cui l'azione di
ogni individuo è una azione gentile e nobile
127
314. Ogniqualvolta una parola lascia le tue labbra, tu lasci il tuo corpo con essa ed
inizi a viaggiare creando un nuovo mondo... poi gradualmente ti attenui ed
infine scompari per sempre.
Per ogni parola d'amore, hai creato un mondo di
pace
315. Se
vogliamo un mondo di pace dobbiamo coltivare atti di amore. E per farlo è
necessario ricordare costantemente che non può esistere amore se c’è paura
che ti sta davanti non sta cercando alcuna risposta da te.
Ti sta chiedendo
320. Colui
semplicemente di esser visto per chi è realmente.
Te stesso
321. Ogniqualvolta la cosa cercata scompare in colui che la ricerca... in quel preciso
istante, la felicità accade.
324. Tutto scompare nello scorrere del tempo.
Dunque, l'unica cosa veramente
importante che puoi fare ogni giorno è: ricordare chi ami.
Il resto, prima o poi,
finirà.
130
326. Sostenere che la mente sia qualcosa da trascendere è dimostrare di non essersi
mai posti alcuna domanda né su se stessi né sulla vita.
Se tu riuscissi ad andare oltre la mente, anche solo per un attimo, nulla
esisterebbe più.
Per tua fortuna non hai alcun potere su ciò che definisci ‘mente'... poiché la
mente è oltre il tuo ‘io’
Il senso di distanza dal mondo, dagli altri, dai propri pensieri e dalle proprie
emozioni; la sensazione di mancanza di libertà… tutto questo crea ciò che viene
definito ‘sofferenza’.
330. Comprendere che fra te e tutto il resto non esiste alcuna differenza: questa è
l'essenza della meditazione
331. Non v’è dubbio che in molti ambienti 'spirituali' vada di moda la parola
‘illusione’: ‘illusione del senso di individualità’, 'illusione dell'io', ‘illusione del
mondo’... illusione di questo o di quell’altro.
Sembra che la parola chiave sia ‘illusione’: come se ormai non interessasse più
indagare sulla ‘realtà’ del sé e delle cose, ma si tendesse a relegare al campo
dell’illusione tutto ciò che si sperimenta.
Se in questo momento chiudi gli occhi ed afferri qualsiasi oggetto ti stia davanti,
qual è la tua esperienza?
Sperimenti forse la tua illusorietà?
Sperimenti forse l’illusorietà di quell’oggetto?
Ci vuole molta fantasia per sostenere di star sperimentando “l’illusorietà”: come
potresti ‘sperimentare’ qualcosa che 'poi' sostieni essere ‘illusoria’?
La meditazione ti invita ad indagare sulla tua natura e su quella di ciò che ti
circonda, donandoti pratiche semplici, ma che a te possono apparire di difficile
esecuzione, poiché sei abituato a dare più valore non a ciò che sperimenti
direttamente, ma a ciò che qualcun altro ti ha insegnato o che hai letto su
qualche libro.
Non sei abituato a ‘sporcarti le mani’ osservando profondamente chi sei e cosa ti
sta accadendo… e così arrivi a dichiarare la ‘verità’ o la ‘falsità’ di qualcosa, pur
non avendone mai direttamente sperimentato la natura.
Se chiudi gli occhi e afferri qualsiasi oggetto che ti sta davanti, qual è la tua
esperienza?
La meditazione non ti dà alcuna risposta: la meditazione ti dà un mezzo per
osservare più da vicino tutto ciò che chiami ‘io’ e tutto ciò che definisci ‘non-io’.
Ovviamente questa indagine richiede coraggio, proprio perché potrebbe
rovesciare completamente i tuoi concetti di ‘vero e falso’… e, può sembrar
strano, ma non sempre si è disposti ad abbandonare un’idea a favore di qualcosa
che si è sperimentato direttamente.
332. Ogni
tua percezione è reale.
Ogni tuo pensiero è reale.
Ogni tua emozione è reale.
Ogni tua sensazione è reale.
Tu sei la realtà.
Tu sei Dio
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333. Sostenere che non esista alcun libero arbitrio, denota semplicemente una
identificazione totale con il corpo.
Il corpo non ha di certo molta libertà... essendo limitato, oltre che dallo spazio e
dal tempo, anche da infiniti altri fattori.
Dunque è comprensibile sentir ripetere a coloro che sono convinti di essere
semplicemente dei 'corpi' separati dal resto... è comprensibile sentir loro ripetere
che 'il libero arbitrio è solo un'illusione'.
334. Illinguaggio precede e crea il pensiero: peccato che la maggior parte della gente
sia convinta del contrario e che si stupisca, dunque, della presenza costante di
certi tipi di pensieri che girano nella propria testa.
Cosa ci si può aspettare da una società che, ad esempio, usa esclusivamente il
verbo 'avere'?
"Ho una casa"; "ho una macchina"; "ho un ferro da stiro"; "ho un partner"; "ho un
figlio"; "ho il mal di schiena".
Anche quelle rare volte in cui si usa il verbo 'essere', lo si fa per motivi di stile:
"sono ricco" (per dire "ho parecchi soldi); "sono povero" (per dire "non ho soldi");
sono sposato" (per dire "ho una moglie"); "sono Claudia" (per dire "ho nome
Claudia").
Anche la frase "sono felice" spesso nasconde "l'avere"... 'sono felice' significa "ho
una bella vita", "ho avuto una bella giornata", "non ho il mal di piedi".
Dunque perché stupirsi di certi pensieri 'negativi' che ad un certo punto
appaiono e che arrecano così tanto disturbo?
Perché stupirsi di certi episodi di cui si sente nei notiziari, e che fanno apparire
questa società in cui viviamo, a volte un po' bizzarra?
Non ti accorgi che il verbo 'avere', allontana?
Non ti è chiaro che il verbo 'essere', unisce e riappacifica?
Non ti rendi conto della differenza di queste due frasi: "io ho paura" ed "io sono
la paura"?
"Io ho paura" sembra meno 'terrorizzante' della frase "io sono la paura" solo
perché, bene o male, metti un muro fra te e la paura.
Ma non comprendi che è proprio quel muro che rende quella 'paura' così
potente?
Se tu dicessi "io sono la paura", 'chi' avrebbe paura? Nessuno! Perché fra te e la
paura non ci sarebbe più alcuna differenza: sarebbe difficile trovare quella paura
che ora è diventata te.
Se comprendessimo l'importanza del linguaggio, inizieremmo ad usare le parole
ed i gesti in una forma certamente diversa.
E se il linguaggio mutasse, di certo muterebbero anche i pensieri e le emozioni...
e forse anche i notiziari.
336. Esiste
la 'negazione' in natura?
E' mai esistita una mela 'non rossa'?
Puoi vedere mele rosse, gialle, verdi... ma hai mai visto una mela 'non rossa'?
La 'negazione' è qualcosa che è presente solo nel linguaggio... ma mai in natura.
Ogniqualvolta stai usando una negazione, stai solo parlando di qualcosa che è
impossibile sperimentare.
338. ’IoSono’: uno dei più potenti suoni conosciuti.
E bada bene… “io sono” è
diverso da: “io sono felice”, “io sono Marco”, “Io sono Giulia”, “io sono ricco”:
se ci fai caso, infatti, ognuna di queste frasi potrebbe essere riadattata usando il
verbo ‘avere’.
Questo è invero il senso di queste frasi.
“Io sono Marco”
significa “io ‘ho’ nome Marco”, ovvero “qualcuno [o anche io stesso] mi ha
assegnato questo nome. Così io ora mi ritrovo ad ‘avere’ questo nome”.
“Io
sono felice”: “io ‘ho’ una sensazione di felicità… quasi come se la felicità fosse
giunta in questo momento ed ora è con me. Ma pur sempre separata da me…”.
“Io sono ricco”: “io ho molto denaro”.
Tutto ciò che è associato al verbo
‘avere’ può essere perso, proprio perché ‘avere’ implica qualcosa che è separato
da te.
E’ molto facile perdere qualcosa che non è te: puoi perdere le chiavi
della macchina, lo zaino, la felicità… proprio perché sono cose che ‘possiedi’.
Ed un giorno perderai anche il ‘tuo’ nome.
“Io Sono”: uno dei più potenti
mantra conosciuti, poiché è un suono che rimane senza ‘oggetto’.
“Io Sono” è
espressione dell’essere e non dell’avere: non potrai mai perdere nulla, poiché
“io sono” non ha un oggetto che può essere perso.
“Io sono ricco” potrebbe
anche diventare “io sono povero”: basta perdere quel particolare oggetto che chi
è ricco possiede [ovvero la grande quantità di soldi], ma se dici ‘io sono’… cosa
puoi perdere? Nulla… poiché nella frase ‘io sono’, dopo il ‘sono’ non c’è niente.
Se tu dicessi ‘io sono vivo’, allora anche in questo caso potresti perdere
qualcosa [la vita].
Dunque ti chiedo di fare un esperimento.
Rimani in ’io
sono’ e prova a percepire cosa accade.
Ripetitelo… e poi prova ad aggiungere
un oggetto, ma questa volta in modo diverso rispetto a ciò che fai solitamente.
In altre parole, inizia ad usare il verbo ‘essere’ diversamente e non col significato
di ‘avere’.
Cerca di ‘essere’ ciò che segue il ‘sono’: “io sono la paura” ad
esempio.
Fonditi con l’oggetto che segue il ‘sono’.
“Io sono Anna”: diventa
quel suono… ‘Anna’. Ed allora quel suono ‘Anna’ uscirà dal tempo e dallo
spazio e non potrà conoscere morte: poiché non è un possesso, ma è ciò che sei.
Non è qualcosa che hai e da cui sei separato.
Scoprirai una cosa importante… e ad un certo punto dirai “io sono ciò che
credevo di ‘avere’”.
Il verbo ‘avere’ è violento: ti unisce a qualcosa da cui sai
134
bene che sei separato… e che quindi prima o poi perderai.
Il verbo ‘essere’ è
delicatissimo eppure estremamente potente: tu ‘sei’… e nulla e nessuno potrà
mai disgiungerti da chi sei. Poiché l’essere non è qualcosa che hai.
Se usata in
funzione “dell’essere”, ogni parola, dunque, diventa un mantra, un suono divino.
E’ necessario iniziare a cambiare il proprio linguaggio ed è necessario iniziare
ad insegnare che un nuovo linguaggio è possibile.
Solo così potrà esserci vera
libertà... poiché la vera libertà è solamente 'libertà di essere'.
339. Non sei il corpo.
Non sei i pensieri.
Non sei le emozioni.
Facci caso.
Tu sei
l’osservatore del corpo, dei pensieri e delle emozioni… ovvero sei ‘colui che è
consapevole’ del corpo, dei pensieri e delle emozioni.
Il corpo si trasforma, i
pensieri e le emozioni mutano… ma colui che ‘conosce’ il corpo, i pensieri e le
emozioni, ovvero colui che ne è consapevole, non è mai cambiato.
Tu sei
questo testimone, questo osservatore.
Ed ora prova a farti un’altra domanda:
esiste forse qualche differenza fra colui che è consapevole, e la consapevolezza
stessa?
Prova a separare colui che è consapevole dalla consapevolezza: cosa
resterebbe? Nulla.
E dunque il testimone è la consapevolezza stessa.
Per
questo motivo non può esser detto che esistano miliardi di testimoni, uno per
ogni corpo.
Può esistere un solo testimone, poiché la consapevolezza può
essere solo una.
E se ti stai chiedendo come mai questo testimone ti sembra
così personale, così legato alla tua storia… la risposta è semplice. Poiché il
testimone sei tu.
La consapevolezza sei tu. Ecco perché ti sembra così
personale.
E adesso prova a porti un’ultima domanda: esiste una qualche
differenza fra il testimone ed il corpo (o i pensieri o le emozioni) di cui il
testimone è consapevole? Esiste qualche differenza fra il testimone e qualsiasi
esperienza di cui il testimone è consapevole?
Prova a separare ‘colui che è
consapevole’ dal corpo di cui è consapevole (o dalle emozioni o dai pensieri):
esisterebbe ancora un corpo (o un’emozione o un pensiero)?
Prova a separare
‘colui che è consapevole’ dalle esperienze di cui è consapevole: esisterebbe
ancora un’esperienza?
Puoi parlare di pensieri, emozioni, pensieri, percezioni,
esperienze… solo se è presente quel testimone.
Quindi colui che è consapevole
è la consapevolezza stessa… e siccome senza consapevolezza non esiste alcun
mondo, allora il mondo e la consapevolezza sono la medesima identica cosa.
Testimone, consapevolezza e mondo sono tre termini che indicano la stessa
cosa.
Tu sei proprio quel testimone… e dunque sei la consapevolezza e sei il
mondo.
Ecco perché la spiritualità orientale insiste sul Sākṣī [sanscrito साक्षी]
ovvero il testimone, l’osservatore.
Non importa che costantemente ti ricordi di
essere consapevolezza, mondo, pensieri o percezioni… basta ricordarsi di essere
il testimone.
Ricorda costantemente di essere colui che ‘osserva’, colui che è
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340. Come quando al mattino ti svegli e comprendi che tutto ciò che era presente in
ciò che chiami 'sogno' non è altro che te... allo stesso modo, ci sono momenti in
cui comprendi che tutto ciò che era presente in ciò che chiami 'stato di veglia' sei
semplicemente tu.
Tutto ciò che è presente nel sogno, lo chiami 'mente'.
Tutto ciò che è presente nello stato di veglia, lo chiami 'consapevolezza'
341. Siracconta che al maestro Ikkyu Sojun, durante uno degli incontri pomeridiani
che si svolgevano al tempio zen, venne posta questa domanda:
"Come si fa a riuscire a stare sereni in ogni situazione?"
Ikkyu così rispose:
"Osservando. Semplicemente osservando".
Ed iniziò a narrare questa storia.
"Un giorno, mentre attraversava una foresta, un uomo incontrò una tigre e,
spaventato, si mise subito a correre.
Poco dopo però si ritrovò sull’orlo di un burrone.
Vedendo una liana cominciò a scendere, ma un’altra tigre comparì sul fondo del
precipizio.
Sospeso a metà si accorse di una coppia di topolini che si erano messi a
rosicchiare la liana.
Fu a quel punto che quell'uomo scorse una grossa fragola sulla parete, proprio
davanti a sé.
La mangiò: com’era dolce!"
E Ikkiu così continuò.
"La serenità non dipende dalla situazione in cui ti trovi, ma dal modo in cui
riesci ad osservare cosa sta accadendo.
Un attento osservatore riuscirà sempre a cogliere qualcosa di estremamente
bello in ciò che lo circonda...
Sempre!
Anche e soprattutto se quel momento è l'ultimo della sua vita.
344. Quando parlo di 'amare', parlo di quei passi che devi iniziare a muovere per
scoprire che io sono te.
'Amare' è dunque qualcosa che 'fai'.
'Amore' è, invece, qualcosa che accade: il contadino non sa se ciò che semina
verrà mai alla luce e, nonostante questo, lavora ugualmente la sua terra.
Nessuno sa se l'amore accadrà, ma nessuno può esimersi dall'amare.
Amare è una necessità: chi non ama, si spegne
345. Ogni volta che 'ottieni' qualcosa che hai da tempo desiderato... in quel preciso
istante sei felice.
Quanto dura quella felicità? Un attimo, due minuti, tre giorni?
Poi la ricerca ricomincerà finché non raggiungerai il successivo traguardo e,
nuovamente, sperimenterai la felicità.
Ogniqualvolta ottieni o raggiungi qualcosa, accade quella felicità che è destinata
però a durare poco, per il semplice motivo che sei convinto che sia stato ciò che
hai raggiunto ad averti reso felice.
Ma se così fosse, ciò che hai ottenuto continuerebbe a darti felicità.
Eppure sai bene che non è così e anzi... molte volte la cosa che hai conquistato e
che in quel momento ti aveva reso felice, successivamente può essere la causa
del tuo dolore. La stessa cosa che ti aveva dato il sorriso, dopo del tempo può
togliertelo.
La felicità non è data da quel qualcuno o da quella cosa che hai raggiunto: la
felicità è data dall’unione fra te e la cosa che fino a quel momento hai cercato.
Facci caso: ‘avere’ non ti ha mai reso felice.
Finché possiedi qualcosa, quella cosa rimarrà sempre distante da te: la potrai
perdere in ogni momento, poiché, seppur vicini, continuerete a rimanere
separati.
A te non interessa ‘possedere’ qualcosa: ciò che ti rende felice è ‘essere’ quella
cosa.
Ogni volta che 'ottieni' qualcosa che hai da tempo desiderato, in quello stesso
istante la felicità appare: poiché quella cosa è scomparsa dentro di te e tu ti sei
dissolto in essa.
La ricerca della felicità non è altro che la ricerca dell’amore: tu sai che l’amore
esiste, ma non ne sei sicuro. E questa insicurezza genera un movimento che ti fa
cercare continuamente.
Amore è assenza di distanza.
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Nell’amore non c’è spazio per due esseri che si amano: nell’amore c’è solo
spazio per l’amore.
Ottenere la felicità, dunque, non significa altro che dimostrare a te stesso che
l’amore, della cui esistenza fino a quel momento hai dubitato, è una stupenda
realtà: e per avere tale certezza devi realizzare l’indissolubile unità che esiste fra
te e l’altro.
‘Io sono Te’: questo è l’unico motivo della tua felicità.
346. Durante una gara che aveva coinvolto i più grandi pittori della Grecia, arrivò il
momento in cui ogni artista doveva togliere il telo dal proprio quadro per
permettere alla giuria di esprimersi.
Quando Zeusi scoprì il proprio, alcuni uccelli si scaraventarono sull'uva che
aveva dipinto, scambiandola per uva vera.
Al che Zeusi, pieno di orgoglio, esclamò: "se sono riuscito ad ingannare gli
uccelli del cielo, di certo sono io il vincitore".
Ma uno dei giurati, sentendolo, disse: "la gara non è terminata, dobbiamo ancora
vedere il quadro di Parrasio".
Così Zeusi, dirigendo lo sguardo verso Parrasio, urlò "suvvia Parrasio, togli il telo
anche tu e facci vedere questo tuo capolavoro".
Ma Parrasio rispose: "caro Zeusi, non ho alcun telo da togliere... il telo stesso è il
mio dipinto".
Zeusi inizialmente incredulo, scoppiò in una fragorosa risata e a gran voce disse:
"Oggi la mia arte ha ingannato gli uccelli... ma Parrasio ha ingannato addirittura
me, un grande pittore! Io stesso lo proclamo vincitore".
Questa bellissima storia ti ricorda che spesso cerchi di scoprire cosa c'è oltre i
tuoi sensi, non ricordando che il mondo è i tuoi sensi.
Cosa può esserci oltre i sensi? Cosa può esserci oltre ciò che in questo momento
hai dinanzi?
Ma a te non basta... e siccome non riesci a trovar nulla, usi la parola "mistero"
per indicare che c'è sicuramente qualcosa 'al di là'... qualcosa che però tu non
riesci momentaneamente a vedere o a capire.
E così passi gran parte della tua esistenza a cercare questo 'al di là'.
Intere religioni si basano sulla ricerca dell'"aldilà".
Ma questi monti, laghi e fiumi... questi volti che incontri ogni giorno sul tuo
cammino... non sono forse già pieni di tutto? Non sono forse già pieni di tutti i
colori immaginabili e non immaginabili?
E' veramente così 'necessario' tentare di guardare oltre?
Non sei, forse, già in quell'oltre?
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347. Con il termine 'paura' indichiamo la distanza spaziale e temporale fra due entità.
Con la parola 'amore' designiamo l'assenza di tale distanza e, dunque,
l'inconcepibilità delle dimensioni di spazio e tempo"
348. Immagina di poter 'separare' una qualsiasi cosa sia dinanzi a te in questo
momento, dal 'conoscere' [con cui la conosci]. Prova a separarla da quella
consapevolezza grazie alla quale ne sei consapevole, grazie alla quale 'sai' che
esiste.
Quella cosa scomparirebbe istantaneamente.
Tutto ciò che ti circonda non è altro che consapevolezza, conoscere.
E di 'conoscere' sono anche fatti i tuoi pensieri, le tue emozioni e le tue
sensazioni: se tu separassi il conoscere da un pensiero, quel pensiero svanirebbe.
Tutto ciò che esiste non è altro che quella consapevolezza con cui 'tu' puoi
conoscerlo [con tu puoi sapere che 'c'è'; 'esiste'; 'è presente proprio in questo
preciso momento'].
E quando dici 'io', di cosa è fatto quell'io? Di conoscere: se tu separassi quell'io
dal conoscere [che ti permette di esserne consapevole], non 'ti' troveresti più.
Il mondo, le emozioni, le sensazioni, i pensieri e persino 'tu', è 'conoscere'.
Come un blocco di oro che, posto nel forno di fusione, può diventare monete,
bracciali, collane, anelli... allo stesso modo il conoscere [o consapevolezza] può
assumere varie forme.
Il blocco di oro è sempre lo stesso, ma le forme sono diverse.
La consapevolezza è sempre è solo una: infinite forme, infiniti mondi, infiniti
pensieri, infinite emozioni... ma una sola consapevolezza.
Se ti guardi attorno, proprio ora, non vedrai altro che conoscere. E la stessa cosa
accadrà se ti osservi allo specchio.
Tutto è consapevolezza, conoscere: un conoscere che accade spontaneamente e
liberamente... c'è forse qualcuno, infatti, che fa accadere questo 'conoscere'? No.
Il conoscere è libero di accadere.
Una delle caratteristiche della consapevolezza è la libertà assoluta: poiché tutto è
consapevolezza, nulla può ostacolare il conoscere.
Sei assolutamente libero di esprimerti.
Lasciati andare... c'è solo libertà. C'è solo amore
351. Osservare [essere consapevoli di] un pensiero, è cosa ben diversa dal pensare
353. Prima di diventare 'materia', ciò che non è ancora manifesto deve diventare
'pensiero'. Solo allora potrà passare allo stadio successivo: il mondo 'percettibile'.
Prima di dissolversi nell'immanifesto, la 'materia' deve tornare ad essere
'pensiero: solo allora potrà dissolversi definitivamente.
Il 'pensiero' è la terra di mezzo dalla quale tutto ciò che sta per nascere e tutto
ciò che sta per scomparire, deve passare
354. Cerchi in ogni istante di risolvere la tua vita attraverso una certezza, ma più lo fai
e più ti ritrovi a dover cercare una nuova certezza... poiché la certezza non è
altro che il nutrimento del dubbio.
Mi chiedi che cos'è la libertà... la libertà è essenzialmente 'libertà da qualsiasi
certezza'