Semiografia Della Musica
Semiografia Della Musica
Semiografia Della Musica
g. g.
La traccia qui proposta ha il solo scopo di fornire allo studente un percorso sintetico che tocca i momenti
pi significativi nello sviluppo della notazione. Per l'approfondimento dei diversi temi si rimanda alla
bibliografia riportata in appendice.
La notazione pi antica quella strumentale basata su un alfabeto arcaico (fenicio). Le lettere dell'alfabeto
indicano le corde della Kithara; il carattere impiegato in tre posizioni diverse per rappresentare la nota
naturale o le sue alterazioni (tranne il MI e il Sib).
Pi recente la notazione vocale che impiega l'alfabeto ionico classico. Per ogni nota vengono impiegate tre
lettere per il suono naturale, innalzato o abbassato.
Es. Per la nota FA si usavano le lettere A B , per le tre intonazioni della nota.
Le due notazioni comprendevano altri segni per indicare gli accenti, le pause e la dinamica (derivati dai segni
grammaticali).
L'epitaffio di Sicilo
L'epitaffio di Sicilo (II sec. a.C. - I sec. d. C.) contiene alcuni epigrammi su un certo Seikilos (Sicilo) e una
serie di massime, quali: "Finch vivi, sii gioioso, non rattristarti mai oltre misura: la vita breve e il
Tempo pretende il suo tributo".
Sopra queste massime possibile riconoscere una melodia in modo frigio, in notazione alfabetica.
Epoca Romana
I romani adottarono la notazione alfabetica greca traslitterando l'alfabeto nella grafia latina.
La cultura romana non offre particolari contributi allo sviluppo musicale. Solo nel V sec. Boezio (preceduto
da una trattazione teorica dei Modi greci di Tolomeo nel II sec.) compie un'analisi sistematica dei Modi
greci e ne propone una interpretazione propria.
In generale la notazione musicale occidentale (propriamente rivolta alla pratica) rivela un'affinit diretta con
il sistema che si svilupp in Oriente partendo dall'impiego degli accenti grammaticali.
Bisanzio
La gran parte la musica bizantina rappresentata da canti liturgici su poesia libera (Inni). Il canto omofono,
diatonico con ritmo libero. La notazione prende spunto dai segni di punteggiatura degli scritti della Grecia
del tardo periodo.
Primi esempi nel IX sec. notazione ecfonetica, ovvero l'uso di un piccolo numero di simboli che
rappresentano brevi formule melodiche stereotipate.
Tali simboli sono indecifrabili, perch rappresentando la tendenza verso l'alto o il basso della linea melodica,
ma non l'altezza delle note. La presenza di coppie di simboli posti all'inizio e al termine del verso fanno
pensare ad una forma simile ai toni salmodici del Canto Gregoriano.
Nel XII sec. compaiono codici in notazione Media (o Tonda). Sono introdotti nuovi simboli che indicano il
movimento in unisono, un grado verso l'alto o un grado verso il basso:
Ison unisono
Oligon seconda ascendente
Apotrophos seconda discendente
Notazione Kukuzeliana (dal 1400), da Kukuzelis , musicista attivo nel sec. XIV, che introdusse nuovi segni).
All'inizio del XVIII sec. furono immessi elementi turchi e arabi che compromisero la tradizione della
notazione antica.
Infine nel XIX sec. La notazione fu riportata alle origini. Ancora oggi la scrittura impiegata nella Liturgia
della Chiesa greca ortodossa.
Corso di Semiografia Ear Trainig Brescia 2011
Notazione
Aquitana
Notazione
quadrata
Aspetto ritmico
L'interpretazione del ritmo nella scrittura neumatica divisa su due posizioni:
gli accentualisti sostengono che esista un valore base di tempo e suggeriscono di organizzare le melodie
intorno all'accento del testo.
I mensuralisti sostengono l'esistenza di due valori di tempo: lungo e breve (riferimento alla metrica classica).
Tra questi ultimi i monaci di Solesmes che sono a tutt'oggi considerati gli interpreti ufficiali della Chiesa
Cattolica romana.
Nella notazione adiastematica i neumi sono scritti in campo aperto sopra il testo, non specifica quindi
l'altezza assoluta della nota, ma soltanto la formulazione melodica (viene anche definita chironomica, dal
gesto del direttore del coro). Nel XI sec. si trovano manoscritti particolarmente accurati nell'indicare con
posizioni pi o meno alte dei neumi l'ampiezza degli intervalli.
Si trovano anche alcuni esempi di Litterae Signifcativae, segni che, poste all'inizio del brano, indicano la
nota di intonazione.
Alcuni manoscritti recano linee tracciate a secco o colorate (Fa - rosso, Do - giallo), dalle quali si poteva
desumere l'ampiezza dell'intervallo da intonare.
L'introduzione sistematica del rigo musicale avviene per opera di Guido d'Arezzo (995-1050), che impiega 3
o 4 linee: FA2 LA2 DO2 oppure RE2 FA2 LA2 DO2. La scrittura su rigo viene definita diastematica.
Notazione polifonica
I primi riferimenti di polifonia vocale sono di Scoto Eriugena (IX sec.), filosofo inglese, che parla della
polifonia nel Nord europeo (forse in Scandinavia). Gerardo Cambrense (XII sec.) descrive canti polifonici
familiari nel paese di Wales (Nord Inghilterra).
La prima polifonia realizzata con la sovrapposizione, nota contro nota, di una o pi voci su un Cantus
firmus desunto dal canto gregoriano. Nell'Organum parallelo ogni nota del Cantus Firmus procede per quinte
o quarte parallele (in questo caso il cantus firmus all'acuto), in seguito in moto contrario per quinte e ottave
(discanto), quindi si giunge agli organa melismatici in cui le voci aggiunte presentano molte note di fioritura
contro note lunghe del cantus firmus, che vengono eseguite in qualche caso da strumenti, l'organo
verosimilmente.
Nel IX sec. Entra in uso la scrittura Dasiana. Le sillabe del testo vengono scritte su altezze diverse.
Nel trattato Musica Enchiriadis si trovano esempi di organa paralleli in scrittura dasiana.
Nel X e XI sec. si ritrovano trattati (Ad Organum Faciendum) che impiegano la notazione alfabetica da
Boezio (che riprende la notazione alfabetica greca traslitterata nell'alfabeto latino da A a P), o da Ubaldo di
Saint Aimand che fa corrispondere le lettere latine da A e P iniziando dal Do anzich dal LA.
Altro esempio di Guido d'Arezzo nel Micrologus in cui impiega le lettere da A a G (+gamma al sol basso)
per l'ottava grave, a g (minuscole) per l'ottava media e a g (doppie sovrapposte) per il resto delle note
verso l'acuto, con diversa scrittura per il SI duro e il SI molle.
Alla base della notazione modale ci sono 2 valori di tempo: breve e lungo. Il rapporto di dice imperfetto se
binario, perfetto se ternario.
Nel XIII sec. Si assiste ad una serie di rapidi cambiamenti che si possono riassumere in 3 momenti.
Nel primo quarto del secolo: notazione quadrata
nel secondo quarto: notazioe pre-franconiana
nell'ultima parte del secolo: notazione di Francone di Colonia e Petrus de Cruce.
Nel periodo pre-franconiano vengono introdotti due simboli: Longa e Brevis (Lunga e Breve) con valori
distinti. Il rapporto era perfectus (1 a 3), imperfectus (2 a 3). La corrispondenza tra valori era chiarificato
in alcune regole:
- una Lunga davanti a una Lunga perfetta,
- una Lunga se preceduta e seguita da una breve imperfetta,
- se 2 brevi si trovano tra due Lunghe, la seconda breve raddoppiata (regola d'alterazione).
La Semibreves (Semibreve) viene aggiunta con forma romboidale, in teoria la met della Breve, i gruppi di
2 o 3 note valgono la Breve, in altri casi corrispondono al valore della Breve imperfetta (vedi regola
d'alterazione).
Vengono poi inseriti segni per indicare le pause che, fino ad ora erano dedotte dalla forma e dalla struttura
ritmica modale.
L'unit di misura diventa la Breve, non pi la Longa.
Le Ligature pre-franconiane subiscono una netta chiarificazione.
Si stabiliscono interpretazioni ritmiche non pi s deducibili dal contesto, ma con regole precise.
Es.:
una Ligatura di 2 note
opp.
Breve + Lunga fu detta cum proprietate e cun perfetione fissando
cos la proporzione tra i due valori.
Altre regole stabiliscono in modo chiaro e definito la realizzazione ritmica di tutte le Ligature (Modi ritmici).
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Secondo questi principi Philippe de Vitry stabilisce quattro combinazioni (quattro Prolationes):
L'opera di Philippe de Vitry mette sullo stesso piano il ritmo ternario e quello binario che, seppure impiegato
ampiamente dagli autori del XIII, non era chiaramente differenziabile.
Gli sviluppi successivi della teoria di Philippe de Vitry portarono a complicazioni e speculazioni teoriche tali
da richiedere, intorno al XIV sec., una sostanziale semplificazione.
Le 4 Prolationes furono impiegate fino a tutto il XVI sec., come pure la simbologia che le rappresenta. Viene
confermato l'uso del punto dopo una nota, ma con due funzioni diverse: Punctus additionis, aggiunge alla
nota met del suo valore; Puctus divisionis, contraddistingue un valore ternario (perfetto) nei casi di
ambiguit di interpretazione.
Nell'Ars Nova si trovano note scritte in rosso e in nero; 3 note rosse hanno il valore di 2 note nere
(proporzione sesquialtera); in questo caso era introdotta una mensurazione perfetta su una base di tempo
imperfetto.
Notazione italiana del '300
La notazione italiana di questo periodo mostra chiari segni di derivazione dall'opera di Petrus de Cruce,
insieme ad una contaminazione della scrittura francese.
Il teorico pi significativo del '300 Marchetto da Padova.
L'unit di base del sistema mensurale italiano rappresentato dalla Breves (Breve); le combinazioni di note
pi corte sono sempre riferite alla Breve. Secondo questo principio si evidenziano 3 DIVISIONES a seconda
del numero delle parti in cui suddivisa ogni Breve.
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Ogni Divisione fa riferimento al valore della Breve. I valori sono sempre rappresentati da Minime (O
Semibresis Minimae), mentre i valori pi lunghi si segnano il Semibrevi.
Anche nelle divisiones italiane si applica la regola d'alterazione, cio: se le Semibrevi vengono adoperate in
numero minore di quello individuato dai raggruppamenti regolari, occorre allungare l'ultima delle Semibrevi:
Se per si vuole la prima nota pi lunga di deve indicare
Il sistema di notazione italiano, pur apparendo pi complesso rispetto a quello francese, in realt mostra
meno problemi di interpretazione e ben si adatta alla produzione musicale del XIV sec. Le composizioni di
questo periodo presentano parti superiori con andamento rapido e spesso declamatorio.
La carenza delle Divisiones sta nel fatto che, essendo la Breve l'unit base, non possibile indicare la
sincope a cavallo di battuta. Limitazione che venne superata con l'adozione di elementi della notazione
francese. Francesco Landini, tra altri compositori, adott la notazione mista francese-italiana.
Reciprocamente la scrittura francese adott stilemi e principi italiani.
Con il moltiplicarsi dei segni si giunse nel XIV sec. a una notevole complicazione nella notazione; Brevi con
vari tipi di gambette, note colorate per intero o parzialmente per indicare anche modi interpretativi, ecc.
rendevano ardua l'interpretazione, se pure rivelano una accuratezza particolare per i dettagli anche esecutivi.
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per la distribuzione dei cantori intorno ad un unico testo, nella formazione pi adatta alla fusione
delle voci (e, probabilmente, per economizzare supporti di scrittura)
Nel '500 viene adottata la stampa di singoli libri, uno per ogni voce; questa soluzione adottata per
la musica profana ed in generale per le edizioni musicali destinate all'uso privato.
Si conoscono anche esempi di stampa in cui le singole parti sono riportate su un unico foglio, in
modo tale che un'unica copia potesse servire a pi esecutori.
Come ausilio per la composizione polifonica viene introdotta la Tabula Compositoria (la partitura
come oggi la conosciamo).
Prima edizione a stampa nel 1501: Odhecaton di Ottaviano Petrucci (Libro di Coro)
3 c h n s
Intavolatura per tastiera
In Germania
Antica intavolatura tedesca per tastiera: una linea orizzontale separa le due parti; sopra usata la
notazione mensurale, sotto la notazione alfabetica.
Nuova intavolatura tedesca per tastiera: notazione alfabetica per tutte e due le parti.
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L'uso del segno travalica la pura indicazione musicale, in certi casi diventa stimolo e provocazione, in casi
estremi la partitura diventa un elemento puramente visivo, non prevede cio alcuna esecuzione preordinata,
ma si propone come mezzo per un contatto immediato con il fruitore.
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Un altro aspetto riguarda la musica elettronica. I segni in questo ambito non ricordano pi le notazioni
storiche, diventano indicazioni di frequenze, di volumi misurati su scale fisiche, di colori timbrici creati ex
novo, talvolta mescolati con strumenti acustici usati secondo nuove tecniche e con nuovi intendimenti
espressivi.
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Appendice Bibliografia
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