Lucio Apronio Cesiano

Lucio Apronio Cesiano (in latino: Lucius Apronius Caesianus; 2 circa – dopo il 51?) è stato un magistrato, senatore e militare romano, console dell'Impero romano.

Lucio Apronio Cesiano
Console dell'Impero romano
Nome originaleLucius Apronius Caesianus
Nascita2 circa
Mortedopo il 51?
FigliApronio?
GensApronia
PadreLucio Apronio
MadreCesia
Tribuno militareAfrica, tra 18 e 21 (carica incerta)
Pretura32
Consolatogennaio-giugno 39 (ordinario)
ProconsolatoAfrica, tra 47 e 51?
SacerdozioVIIvir epulonum (dal 21);
flamen Quirinalis?

Biografia

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Origini familiari

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Membro di una gens di estrazione municipale[1][2] e forse originaria della città di Tibur[3][4], Cesiano, nato al più tardi nel 2[5], era figlio dell'homo novus[1][2] Lucio Apronio[2][3][4][6][7][8], console suffetto dell'8, legato di Germanico in Germania nel 15, proconsole d'Africa dal 18 al 21 e legatus Augusti pro praetore di Germania Inferiore alla fine degli anni 20[9], e di Cesia[2][4][9], di probabile famiglia tiburtina[4]. Sua sorella era Apronia[2], moglie di Marco Plauzio Silvano, pretore nel 24 e figlio dell'amico di Augusto e console ordinario del 2 a.C. Marco Plauzio Silvano e dell'amica di Livia, Urgulania[2]: fratelli del pretore del 24 erano Publio Plauzio Pulcro, comes di Druso Cesare e genero del console suffetto del 17 Gaio Vibio Marso[2], e Plauzia Urgulanilla, prima moglie di Claudio[2]. Un'altra sorella di Cesiano era Apronia Cesia o Cesiana[2][4][9], sposata con il console ordinario del 26 Gneo Cornelio Lentulo Getulico[2][4][9]: i due ebbero una figlia, Cornelia Cesia o Cesiana, che fu fidanzata con il figlio del potente prefetto del pretorio Seiano[2]. Infine, non è certo se esistesse una terza sorella di Cesiano, forse moglie del console suffetto del 18 Marco Vipstano Gallo e madre del console ordinario del 59 Gaio Vipstano Aproniano[2][10].

Carriera sotto Tiberio

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Il primo incarico attestato di Cesiano fu accanto al padre durante il suo proconsolato d'Africa, quando imperversava la guerra contro i ribelli numidi guidati da Tacfarinas[6][7]: Tacito ricorda una sua vittoriosa battaglia quando, con cavalieri, coorti ausiliarie e i soldati più veloci delle legioni, Cesiano ricacciò nel deserto i rivoltosi accampati sulla costa[7]. Tornato dall'Africa, tra 21 e 25[11], Cesiano, in ringraziamento da parte propria e del padre per il buon esito delle campagne contro gli insorti, dedicò alla divinità del santuario siciliano di Venere Ericina la propria toga praetexta, un'effigie del padre proconsole, le armi utilizzate durante la guerra e infine, insieme al padre, una statua di Tiberio, ornando la dedica con una bella iscrizione metrica:

(LA)

«[L(ucius) Apronius L(uci) f(ilius) Caesian]us VIIvir e[pulonu]m / [Vene]ri Erucinae [d(onum)] d(edit) / [a patre hic missus Libyae procon]sule bella / [prospera dum pugnat cecidit Maurus]ius hostis // Felicem gladium [tibi qui patrisque dicavit] / Aproni effigiem [natus belli duce] duxque / hic idem fuit hic i[usto certamine vi]ctor / praetextae posita[e causa pariterque re]sumptae / septemvir puer han[c genitor quam rite r]ogarat / Caesar quam dedera[t vestem tibi sancta rel]icui[t] // Divor[um --?--] / mut[ua --?--] / filius Aproni mai[or quam nomine factis] / Gaetulas gentes q[uod dedit ipse fugae] / effigiem cari genitor[is diva locavit] / Aeneadum alma paren[s praemia iusta tibi] / armaque quae gessit scuto [per volnera fracto] / quanta patet virtus ens[is ab hoste rubet] / caedibus attritus consummatque [hasta tropaeum] / qua cecidit fossus barbar[us ora ferus] / quo nihil est utrique magis vener[abile signum] / hoc tibi sacrarunt filius atqu[e pater] / Caesaris effigiem posuit p[ar cura duorum] / certavit pietas su[mma in utroque fuit] // [curante] L(ucio) Apronio [L(uci) f(ilio) --?--]»

(IT)

«Lucio Apronio, figlio di Lucio, Cesiano settemviro epulone / diede (ciò) in dono a Venere Ericina. / Mentre costui, inviato dal padre proconsole di Libia, / combatte battaglie vittoriose, il nemico mauritano cade... / Colui che ha dedicato a te il gladio fortunato e del padre / Apronio l’effigie, nato da un condottiero, fu condottiero / anch’egli: costui, vincitore in un giusto confronto, / grazie alla toga praetexta, deposta e subito rindossata, / fanciullo settemviro, questa veste, che il padre aveva richiesto secondo i riti / e che Cesare aveva concesso, a te, o santa, la lascia. / Degli dei... / reciproche... / il figlio di Apronio, illustre più per le gesta che per il nome, / dal momento che fu lui in persona a dare alla fuga le genti getule, / pose, o dea, l’effigie del caro padre, / legittimi doni per te, alma madre degli Eneadi, / e le armi che ha impugnato: lo scudo, infranto dai colpi, / quanta virtù testimonia! La spada si arrossa dal nemico, / consunta dalle stragi, e la lancia completa il trofeo / per opera della quale il barbaro feroce cadde, trafitto nel volto. / Una statua di cui nulla, per entrambi, è più venerabile, / questo ti consacrarono il figlio e il padre: / l’eguale cura di entrambi dedicò l’effigie di Cesare; / venne a gara la pietas, che fu massima in ciascuno dei due. / Per cura di Lucio Apronio figlio di Lucio...»

Non è stato ancora decifrato però il ruolo ufficiale che Cesiano, che si definisce nell'epigrafe dedicatoria di Erice septemvir puer, ricoprì in Africa sotto il padre: le ipotesi proposte lo definiscono comes et contubernalis del padre[2][3], tribunus militum[2][3], legatus pro praetore pro-questorio[12] o anche legatus pro quaestore[13]. Non avendo ancora ricoperto cariche pubbliche, Cesiano fu premiato per le sue imprese con la nomina a VIIvir epulonum[2], mentre il padre sembra aver ottenuto gli ornamenta triumphalia[2][9].

Grazie all'amicizia e alla parentela con Seiano[2], Cesiano fu poi nominato pretore per il 32[14]. Un curioso aneddoto riportato da Cassio Dione[14] racconta come Cesiano organizzò i Ludi Florales del 28 aprile servendosi esclusivamente di uomini calvi per deridere il calvo Tiberio: il princeps, però, nonostante la vicinanza di Cesiano al prefetto del pretorio caduto in disgrazia, trascurò l'episodio e non si vendicò del pretore, sebbene in seguito a quell'episodio tutti gli uomini calvi iniziarono a essere chiamati "cesiani"[14]. Rimane però indimostrabile[2] la deduzione che Cesiano fosse amicus di Tiberio[15]. L'episodio, però, influenzò forse la scelta di Tiberio nel non conferire a Cesiano un consolato suo anno[5].

Culmine sotto Caligola

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Cesiano, infatti, divenne console ordinario solo nel 39[8][16][17][18][19][20][21][22], ricoprendo la carica per il primo semestre dell'anno aprendo l'anno insieme a Caligola[8][16][17][18][19][20][21][22] e poi concludendo il mandato al fianco dell'illustre Quinto Sanquinio Massimo, che, praefectus urbi, a febbraio aveva sostituito il princeps come consul iterum[16]. La scelta di Cesiano da parte di Caligola fu probabilmente intesa dal princeps come un ultimo tentativo di riavviare una proficua collaborazione con il senato[23]: Cesiano, infatti, apparteneva ad una famiglia che inizialmente era stata amica del padre del princeps Germanico (il padre Apronio era stato suo legato in Germania) ma che poi, in concomitanza con la caduta in disgrazia della famiglia germaniciana, passò al fianco di Tiberio e di Seiano[23]. Tuttavia, il tentativo fallì[24][25]: durante il consolato di Cesiano, Caligola, con un potente discorso in senato[26][27], ruppe ogni rapporto con il consesso dei patres[24][25][28]; ciò provocò - o fu causato da - numerosi tentativi di dissenso contro il princeps[28][29][30], probabilmente già riscontrabili nelle condanne di Gaio Calvisio Sabino e della moglie Cornelia (sorella di Getulico, cognato di Cesiano)[29][30][31] e culminate a settembre nella congiura fallita di Marco Emilio Lepido e dello stesso Getulico, insieme alle sorelle del princeps Livilla e Agrippina[32][33]. Forse fu sempre durante il consolato di Cesiano che Lucio Vitellio sugellò la sottomissione del senato al princeps compiendo l'umiliante atto della proskynesis[30][34] e che Caligola sposò la sua quarta e ultima moglie Milonia Cesonia, che solo un mese dopo partorì la piccola Giulia Drusilla[30][35][36].

Ultimi anni e discendenza

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Dopo il consolato, la carriera di Cesiano diventa nebulosa. È stato ipotizzato[3][4] che un'iscrizione tiburtina un tempo attribuita a Marco Giunio Silano o Lucio Tampio Flaviano[37][38] sia invece da riferirsi a Cesiano: l'epigrafe testimonierebbe così un suo proconsolato d'Africa (tra 47 e 51[38]), la sua nomina a flamen Quirinalis e anche una sua adlectio inter patricios durante la censura di Claudio nel 47/48. Tuttavia, non sono mancate opinioni contrarie all'identificazione del dedicatario dell'epigrafe con Cesiano[38]: la questione rimane dibattuta.

È stato proposto[3] che di un figlio o di un fratello altrimenti ignoti di Cesiano possa parlare Plinio il Vecchio nella sua notizia secondo cui un figlio di un consolare Lucio Apronio si fece rimuovere del grasso corporeo alleviando così il proprio corpo da un peso inamovibile[39].

  1. ^ a b R. Syme, The Roman Revolution, Oxford 1939, p. 363 nota 1.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n.Chr., Bonn 1982, pp. 73-79.
  3. ^ a b c d e f PIR2 A 972 (Groag).
  4. ^ a b c d e f g R. Syme, Roman Papers, IV, Oxford 1988, p. 187.
  5. ^ a b U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n.Chr., Bonn 1982, p. 175 nota 1115.
  6. ^ a b CIL X, 7257.
  7. ^ a b c Tacito, Annales, III, 21.
  8. ^ a b c Cassio Dione, Storia Romana, indice al libro LIX.
  9. ^ a b c d e PIR2 A 971 (Groag).
  10. ^ R. Syme, The Augustan aristocracy, Oxford 1986, pp. 241-242.
  11. ^ Commento a CIL X 7257, su sicily.classics.ox.ac.uk.
  12. ^ E. Birley, recensione a B. Thomasson, Die Statthalter der Römischen Provinzen Nordafrikas von Augustus bis Diocletianus, in The Journal of Roman Studies, vol. 52.1-2 (1962), pp. 219-227, in particolare p. 224.
  13. ^ M. Dondin, Une anomalie du cursus sénatorial sous l'Empire: les légations provinciales préquestoriennes, in Latomus, vol. 37.1 (1978), pp. 148-172.
  14. ^ a b c Cassio Dione, Storia Romana, LVIII, 19, 1-2.
  15. ^ J.A. Crook, Consilium principis, Cambridge 1955, p. 151 n° 28.
  16. ^ a b c Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 13, 2.
  17. ^ a b CIL X, 6638.
  18. ^ a b J. Scheid, Commentarii fratrum Arvalium qui supersunt, Rome 1998, p. 36, frgm. abcd, ll. 1-2.
  19. ^ a b ILGN 628.
  20. ^ a b Vacca, Vita di Marco Anneo Lucano, su digiliblt.uniupo.it.
  21. ^ a b R. Herzog, Tesserae nummulariae, in RE XVII.2, coll. 1421-1434 n° 124.
  22. ^ a b TPSulp 41.
  23. ^ a b R. Cristofoli, Caligola. Una vita nella competizione politica, Firenze 2018, p. 116.
  24. ^ a b A.A. Barrett, Caligula. The abuse of power, London-New York 20152, pp. 130-132.
  25. ^ a b R. Cristofoli, Caligola. Una vita nella competizione politica, Firenze 2018, pp. 117-118.
  26. ^ Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 16.
  27. ^ J.-C. Faur, Un discours de l’empereur Caligula au Sénat (Dion, Hist. rom. LIX, 16), in Klio, vol. 60 (1978), pp. 439-447.
  28. ^ a b A. Winterling, Caligola: dietro la follia, Roma 2005, pp. 84-91.
  29. ^ a b A.A. Barrett, Caligula. The abuse of power, London-New York 20152, pp. 135-141.
  30. ^ a b c d R. Cristofoli, Caligola. Una vita nella competizione politica, Firenze 2018, pp. 118-129.
  31. ^ A. Winterling, Caligola: dietro la follia, Roma 2005, pp. 79-83.
  32. ^ A. Winterling, Caligola: dietro la follia, Roma 2005, pp. 93-94.
  33. ^ R. Cristofoli, Caligola. Una vita nella competizione politica, Firenze 2018, p. 133.
  34. ^ Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 27, 2-6.
  35. ^ Svetonio, Caligola, XXV, 3.
  36. ^ Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 23, 7.
  37. ^ AE 1916, 110.
  38. ^ a b c U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n.Chr., Bonn 1982, pp. 174-179.
  39. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, XI, 213.

Bibliografia

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  • PIR2 A 972 (Groag).
  • U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n.Chr., Bonn 1982, pp. 73-79 e 174-179.