Calogero Volpe
Calogero Volpe (Montedoro, 15 agosto 1910 – Roma, 3 agosto 1976) è stato un politico, medico e mafioso italiano appartenente alla Democrazia Cristiana e deputato della Repubblica Italiana sin dalla Costituente e fino alla morte.
Calogero Volpe | |
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Deputato della Repubblica Italiana | |
Legislatura | AC, I, II, III, IV, V, VI, VII |
Gruppo parlamentare | Democratico Cristiano |
Collegio | Palermo |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Democrazia Cristiana |
Titolo di studio | Laurea in medicina e chirurgia |
Professione | Medico chirurgo |
Biografia
modificaFu presidente dell'Ente Nazionale Zolfi Italiani, sottosegretario di stato dal 1960 al 1970, primo firmatario e relatore della Legge per l'attribuzione della professionale ai minatori delle miniere di zolfo, e sindaco di Montedoro per 16 anni.
Controversie
modificaIl giornalista e scrittore Michele Pantaleone del quotidiano L'Ora lo definì mafioso in una sua pubblicazione alla fine degli anni Sessanta. Processato a Torino per calunnia, il giornalista socialista siciliano venne assolto[1].
Il sociologo e attivista Danilo Dolci, con un dossier (riprodotto nel libro Chi gioca solo del 1966) presentato nel 1965 durante una conferenza stampa seguita a un'audizione della Commissione antimafia, accusò di collusioni con la mafia Volpe (allora sottosegretario alla Sanità), il ministro del Commercio con l'estero Bernardo Mattarella, il senatore Girolamo Messeri ed altri notabili della Democrazia Cristiana. Mattarella e Volpe lo querelarono e dopo un tormentato percorso processuale durato sette anni Dolci fu condannato per diffamazione a due anni di reclusione, che non scontò per effetto dell'indulto approvato l'anno precedente. Durante la sua testimonianza al processo, Volpe ammise pubblicamente di aver conosciuto e frequentato i noti boss mafiosi Calogero Vizzini, Giuseppe Genco Russo e Michele Navarra[2].
In un libro di memorie, l'onorevole democristiano Giuseppe Alessi (primo Presidente della Regione siciliana) scrisse:
«[nel 1944] Alla riunione del comitato provinciale si presentò un gruppo guidato dall'allora soltanto dottore Calogero Volpe, che accompagnava i rappresentanti dello schieramento del "Vallone", da lui capeggiato, fino allora vivacemente separatista e prosperato sotto il patronato del prefetto [Angelo] Cammarata; ora che prefetto era [Salvatore] Aldisio, quello schieramento col suo capo si era deciso ad entrare nel partito della Dc. Da parte mia non espressi alcuna opposizione di carattere personale verso i singoli: ma pretesi che ognuno presentasse singolarmente la domanda nelle sezioni, già costituite nei paesi del "Vallone". Il dottor Volpe fu preciso e deciso nella replica: tutto il gruppo entrava nel suo complesso organico, senza che il partito si permettesse di esaminare la posizione di ognuno dei componenti. Obiettai che in tal caso si trattava non già della richiesta dei singoli di entrare nel nostro partito, ma di una fusione tra due partiti; aggiunsi francamente che mi opponevo alla proposta così formulata, anche perché quello schieramento aveva dei contrafforti nell'onorata società, che a Mussomeli si esprimeva nella figura di Genco Russo. Si badi, e lo sottolineo con vigore: dissi, e ancora affermo, che non intendevo esprimere giudizi di carattere morale o di carattere religioso, perché non ne avevo diritto; debbo precisare che pronunziavo un giudizio di carattere strettamente politico[3]»
Note
modifica- ^ 'VI DICO I NOMI DEI PADRI DELLA MAFIA', su ricerca.repubblica.it, 11 ottobre 1996.
- ^ Andrea Barberi, Il sottosegretario alla Sanità era medico dei capi-mafia Genco Russo e Calò Vizzini (PDF), in L'Unità, 23 marzo 1966.
- ^ Vecchie storie di mafia e Dc - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 28 aprile 2022.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
modifica- Calogero Volpe, su storia.camera.it, Camera dei deputati.