E tu chi sei, privacyista?

E tu chi sei, privacyista?

Care Lettrici e Cari Lettori,

ma noi, in fondo, chi siamo? Siamo quelli che tirano compiaciuti, senza ritardo, le prime pietre contro chi ha sbagliato? Siamo chi maledice urbi et orbi - con pessimo gusto e niente remore - le parti lese da un reato perché sicuramente "se la sono cercata"? Chi mette subito alla berlina gli imperfetti, pur pontificando a favore dell'imperfezione umana in contrapposizione al perfezionismo artificiale? Siamo quelli che "Dio perdona, io no"? Siamo chi fa della cybersecurity e della privacy un'ideologia contro i "padroni dei mezzi digitali", fino a giustificare azioni criminali neobrigatiste? Siamo i migliori con il senno di poi? Siamo chi si rallegra sempre delle sanzioni e ne amplifica la notizia? Siamo puristi benpensanti, vigorosi e leonini alla tastiera? Teniamo in tasca la Verità?

A proposito di verità. Sappiamo che ne sarà della nostra competenza, del "bisogno di noi" come professionisti e manager domani, quando l'Intelligenza Artificiale, generativa o no, specializzata o perfino generale, pervaderà ogni ambito? Lo sentiamo che il nostro "domani" accadrà tra pochi anni e che la questione non è lontana nel tempo e non riguarda solo nipoti e pronipoti?

In questo periodo dell'anno, i genitori e i figli più giovani partecipano agli open day nelle scuole superiori e nelle università, per orientarsi e comprendere meglio quale scelta abbracciare per il loro incertissimo futuro formativo e lavorativo. Si dice che il liceo classico - da sempre, ben più delle alternative - serva a non servire subito, a non pregiudicare, a preparare la mente all'apertura mentale, alla logica, alla profondità culturale e intellettuale. Al dubbio. Lunga vita al liceo classico, la scuola delle lingue morte, nell'epoca dell'automatizzazione di pensiero. Anche perché, ormai, è più di un sospetto che non solo il latino o il greco antico siano defunti: parecchio di quello che sappiamo e sappiamo fare oggi corrisponderà in pochissimi anni alla categoria delle "materie morte", a causa dell'AI. Dovremmo prendere tutto come una grande lezione del liceo classico: serve ancora, negli anni '20 del XXI secolo, imparare a memoria i verbi irregolari greci? Serve declinare, coniugare, tradurre? Serve conoscere fatti e intrighi di due o tremila anni fa? Io credo che serva, come servirà memorizzare nozioni informatiche, sentenze, posizioni giurisprudenziali, riferimenti normativi, capirli, criticarli, argomentarli, sebbene l'Intelligenza Artificiale - a tendere - possa apparentemente rendere inutili questi esercizi e fare di meglio in pochi secondi di calcolo. Continuiamo a tenere allenata la mente umana, anche se ci sembra ormai divenuta superflua, e non solo per evitarne l'atrofia (che sarebbe già un buon "movente", come per il fisico); perché è la nostra mente-perdonante che ci salverà, che calcolerà i bilanciamenti, che scoprirà le metafore-chiave necessarie per decifrare e governare il mondo nuovo.

Il particolare che vedete in copertina è frutto di un caso, direi fortuito e fortunato. Questa è l'immagine integrale, dal soffitto della mia terrazza romana.

Tubetto esploso sul soffitto, Bianca Bolognini, 2023

Si tratta di un errore, un "breach" potrei definirlo, perché mia figlia Bianca ha spremuto per sbaglio un tubetto di tempera blu - mentre dipingeva un foglio - e il risultato è stato una macchia sull'intonaco sopra la sua testa. Il primo istinto parentale sarebbe stato quello di rimproverarla per il vandalismo (preterintenzionale); ma sarebbe stato un errore peggiore dello sbaglio. A ben guardare, al di là dell'elemento soggettivo di colpevolezza o non colpevolezza dello schizzo, ne è scaturito un simbolo, un marchio, qualcosa di unico e originalissimo. Lo conserviamo, è un'opera d'arte e sta sopra di noi.

Cosa c'entra la critica agli estremismi ideologici dei tastieristi compiaciuti, che tirano le pietre ad ogni data breach o sanzione delle autorità, con questo errore sul soffitto e con la scelta di preservarlo, di valorizzarlo? E le materie morte post-Intelligenza Artificiale, da coltivare in futuro come al liceo classico coltiviamo ancora greco e latino? C'entrano. Così come c'entra il fatto che io chieda a chi inizia a lavorare con noi in studio legale e in Istituto di leggere attentamente i miei libretti Follia Artificiale, L'Arte della Privacy e Diritto Dipinto. Non i volumi giuridici, non i commentari che ho scritto negli anni, per quelli ci sarà tempo e modo all'occorrenza. Non lo chiedo per narcisismo o egocentrismo professionale; anzi, mi piace quando dedichiamo tempo a discuterne e loro contestano, talvolta duramente, quanto trovano scritto in quelle pagine anomale. Desidero, però, che ne comprendano la "lunghezza d'onda" - nel bene e nel male - e sviluppino e mantengano capacità di ragionamento metaforico, laterale, ampio, senza il quale sarebbero (saranno, saremo) surclassati da un qualsiasi sistema AI al servizio dell'ufficio legale. Non voglio lavorare con saccenti calcolatori e tiratori di pietre, ma con geniali, empatici e irregolari - competenti ma tolleranti - scardinatori di correlazioni, confutatori di verità, saltatori di corsie e saldatori di sensi opposti, interpreti di filigrane emotive, riscaldatori di teoremi freddi, assuntori di responsabilità erranti e portatori sani di coraggio psichico, artisti della reinterpretazione, cantori di melodie normative, protettori della libertà, coltivatori di domande e di soluzioni spiazzanti. E tanto di più. Credo sia quello che si aspettano - e si aspetteranno sempre, anche nell'era della super-intelligenza artificiale - gli altri da noi.

Gli specialisti - nella professione, nell'impresa, nella pubblica amministrazione - avranno competenze ed esperienze ma anche umanissime doti metaforiche e d'intelligenza psico-emotiva, cioè grandi menti e grandi cuori. O non (r)esisteranno più, nel regno di sua maestà l'Intelligenza Artificiale.

Un caro saluto,

Luca Bolognini

Ada Fiaschi

Data Protection Officer presso Gruppo Italia Trasporto Aereo S.p.A.

7 mesi

Caro Luca, il tuo appello al ragionamento correlato all'importanza degli studi classici lo trovo epifanico. Il mondo a mio avviso ha bisogno di coraggio e di temperanza, di metafore di epica. In fondo stiamo attraversando le colonne d'Ercole, siamo alle soglie di un mondo sconosciuto, e bisognerà saper navigare.

Milena Cirigliano

Responsabile compliance integrata, antitrust e privacy -italiana petroli SpA; DPO di gruppo

7 mesi

Luca Bolognini: "Non voglio lavorare con saccenti calcolatori e tiratori di pietre, ma con geniali, empatici e irregolari - competenti ma tolleranti - scardinatori di correlazioni, confutatori di verità, saltatori di corsie e saldatori di sensi opposti, interpreti di filigrane emotive, riscaldatori di teoremi freddi, assuntori di responsabilità erranti e portatori sani di coraggio psichico, artisti della reinterpretazione, cantori di melodie normative, protettori della libertà, coltivatori di domande e di soluzioni spiazzanti". Caro Luca, leggerti è come gustare un piatto gourmet. l'intelligenza psico-emotiva genera piacere celebrale che, come quello del palato, resta un baluardo affrancato dal regno dell'IA.

Non posso che condividere queste riflessioni. Il nostro è un ambito estremamente mutevole ed in continua evoluzione in cui la perfezione resta il traguardo a cui mirare, sebbene -verosimilmente- impossibile da raggiungere.

Giulia Cellai

Legal and Tech Expert | AI | Cybersecurity | E-Commerce

7 mesi

Interessantissimo articolo che consiglio vivamente. Purtroppo sta avvenendo un appiattimento della mente, assegnando a intelligenze "extra-cerebrali" ogni minima funzione, quando invece dovremmo continuare a tenere il cervello in moto.

Alfonso Ciambrone

Funzionario Servizi Pubblicità Immobiliare - (già) Avvocato - Ideatore e Presidente @Giurisprudenza Superiore

7 mesi

La nostra mente-perdonante ci salverà

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