La croce azzurra
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Gilbert Keith Chesterton
Gilbert Keith Chesterton, más conocido como G. K. Chesterton, fue un escritor y periodista británico de inicios del siglo XX. Cultivó, entre otros géneros, el ensayo, la narración, la biografía, la lírica, el periodismo y el libro de viajes. Se han referido a él como el «príncipe de las paradojas». Fecha de nacimiento: 29 de mayo de 1874, Kensington, Londres, Reino Unido Fallecimiento: 14 de junio de 1936, Beaconsfield, Reino Unido
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Book preview
La croce azzurra - Gilbert Keith Chesterton
I LEONCINI
frontespizioGilbert Keith Chesterton
La croce azzurra
ISBN 978-88-9296-867-7
© 2013 Leone Editore, Milano
www.leoneeditore.it
Testo in italiano
Testo in inglese
Tra il nastro argenteo dell’alba e la scintillante striscia di mare, il battello attraccò ad Harwich e la gente scese come uno sciame di mosche, in mezzo al quale l’uomo che dobbiamo seguire non spiccava affatto, né desiderava farlo. Non mostrava alcunché di particolare, tranne un lieve contrasto fra la spensieratezza informale degli abiti e l’austera gravità del volto. Indossava una giacca leggera color grigio chiaro, un panciotto bianco e un cappello di paglia argentata con un nastro grigio azzurro. Il viso asciutto, che per contrasto appariva bruno, terminava in una corta barba scura in stile spagnolo che richiamava una gorgiera elisabettiana. Fumava una sigaretta con la serietà di chi non ha nulla da fare. Niente in lui sembrava suggerire che la giacca grigia nascondesse una pistola carica, che il panciotto bianco ospitasse un distintivo della polizia o che il cappello di paglia coprisse uno dei cervelli più brillanti d’Europa. Era Valentin in persona, il capo della polizia di Parigi e l’investigatore più famoso del mondo. Arrivava da Bruxelles ed era diretto a Londra per realizzare l’arresto del secolo.
Flambeau si trovava in Inghilterra. La polizia di tre nazioni era finalmente sulle tracce del famoso delinquente, almeno da Gand a Bruxelles e da Bruxelles a Hoek van Holland, e si supponeva che avrebbe approfittato del trambusto provocato dal Congresso eucaristico in corso a Londra. Era probabile che viaggiasse come semplice impiegato o segretario partecipante al raduno, ma naturalmente Valentin non poteva esserne certo. Nessuno era in grado di sapere con esattezza ciò che avrebbe fatto Flambeau.
Sono trascorsi molti anni da quando quel gigante del crimine ha smesso di tenere il mondo con il fiato sospeso. E quando si ritirò si disse, come all’indomani della morte di Orlando, che ci fu grande pace sulla terra. Ma nei suoi giorni migliori (intendo, naturalmente, i peggiori) Flambeau era una figura imponente e universale, paragonabile al Kaiser. Quasi ogni mattina i giornali annunciavano che si era sottratto alle conseguenze di qualche strabiliante misfatto commettendone un altro. Era un guascone di statura impressionante e immensa prestanza fisica. Si raccontavano le storie più sfrenate sugli eccessi del suo vigore atletico: che avesse messo a testa in giù il giudice istruttore per «schiarirgli le idee» o che avesse attraversato di corsa la rue de Rivoli con una guardia sotto ciascun braccio. Bisogna riconoscergli, però, che in genere utilizzava la sua straordinaria forza fisica in frangenti poco dignitosi, ma incruenti; i suoi veri delitti consistevano principalmente in rapine ingegnose e di vasta portata. Ciascuno dei suoi furti poteva quasi considerarsi un nuovo reato e meriterebbe una storia a sé. Era stato lui a fondare la famosa Società delle latterie tirolesi di Londra, senza latterie, mucche, carri o latte, ma con qualche migliaio di clienti sottoscrittori. Li riforniva tramite un’operazione molto semplice: spostava i contenitori del latte dalle porte dei clienti altrui a quelle dei propri. Fu lui a mantenere una lunga e fitta corrispondenza con una giovane signora la cui borsa delle lettere fu intercettata per intero, grazie al geniale trucco di fotografare i propri messaggi infinitamente piccoli sui vetrini di un microscopio. Comunque sia, molti dei suoi espedienti erano caratterizzati da un’assoluta semplicità. Si dice che una volta avesse ridipinto nel cuore della notte tutti i numeri civici di una via solo per far cadere in un tranello un viaggiatore. Di certo inventò una buca per le lettere trasportabile che sistemava agli angoli delle strade dei quartieri più tranquilli, nella speranza che qualcuno imbucasse dei vaglia postali. Infine, era notoriamente un acrobata eccezionale: nonostante il corpo statuario era capace di saltare come una cavalletta e di svanire tra i rami di un albero con l’agilità di una scimmia. Perciò il grande Valentin, partendo alla ricerca di Flambeau, era perfettamente consapevole che le sue avventure non sarebbero finite nel momento in cui l’avesse scovato.
Ma come avrebbe potuto trovarlo? Su questo punto le idee del grande Valentin dovevano ancora prendere forma.
Per quanto fosse abile nel travestirsi, c’era un particolare che Flambeau non poteva nascondere: la sua statura fuori dal comune. Se l’occhio attento di Valentin avesse scorto una fruttivendola molto slanciata, un imponente granatiere o