Il processo
Di Franz Kafka
4/5
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Info su questo ebook
Traduzione di Giuseppe Landolfi Petrone e Maria Martorelli
Edizione integrale
A Josef K., un giovane impiegato di banca che conduce una tranquilla vita borghese, viene notificato di essere in arresto per una colpa misteriosa. Il giovane cerca di difendersi, ma non riesce neppure a sapere di che cosa precisamente venga accusato. Lenta ma inarrestabile, la macchina processuale invaderà a poco a poco tutta la sua esistenza finché, solo e abbandonato da tutti, Josef K. accetterà di soccombere. Pubblicato nel 1925, variamente e discordemente interpretato dalla critica, Il processo è forse il romanzo di Kafka che meglio descrive l’angosciosa condizione dell’uomo in una società divenuta ormai troppo complessa, vissuta come un meccanismo implacabile e fine a se stesso, indifferente a qualsiasi autentico valore.
«Qualcuno doveva aver diffamato Josef K. perché, senza che avesse fatto nulla di male, una mattina venne arrestato.»
Franz Kafka
il più celebre interprete della complessità del vissuto umano e delle angosce che turbano la nostra epoca, nacque a Praga nel 1883. Figlio di un agiato negoziante, gretto e autoritario, con cui visse sempre in conflitto, trascorse un’esistenza apparentemente monotona e priva di grandi avvenimenti. Poco dopo la laurea s’impiegò in un ente pubblico, dove rimase fino a due anni prima della sua prematura scomparsa, avvenuta nel 1924 a causa della tubercolosi. Scrisse tre romanzi, America, Il processo e Il Castello, un gran numero di bellissimi racconti, tutti pubblicati dalla Newton Compton nella collana e nel volume unico Tutti romanzi, i racconti, pensieri e aforismi.
Franz Kafka
Franz Kafka (Praga 1883 - Viena 1924) fou advocat d'una companyia d'assegurances i membre de la minoria jueva de Bohèmia. És considerat un dels escriptors fonamentals i més representatius del nostre segle. Autor de tres novel·les -El procés, El castell i Amèrica-, Kafka fou, abans que res, un escriptor de textos breus. Entre les narracions, l'única cosa que va publicar en vida, destaca La metamorfosi.
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Recensioni su Il processo
4.287 valutazioni98 recensioni
- Valutazione: 2 su 5 stelle2/5The Trial by Franz Kafka (1925)
I'm having a difficult time with this book. Aside from it being written back in 1925 in German, the author never finished it at that time. Essentially, it is about a man who wakes up to find he is arrested for a crime that is never specified. It almost feels like a dog chasing its tail...I wonder how this trial will proceed with the rantings from this narcissistic protagonist. It is rather amusing how he defends himself against a crime to which he has no knowledge of committing!
Having done some research it seems that this book was finished by someone else hence the lack of continuity or direction in this book. - Valutazione: 4 su 5 stelle4/5This was the first Kafka I have ever read. Like most of his works, he never completed this, and it was published only after his early death from tuberculosis in 1924. Although the term "Kafkaesque" is often used simply to describe an impenetrable bureaucracy or maze, this novel has a nightmarish quality about it, with the inexplicable events happening to Josef K after his arrest for a crime that is unknown to both Josef and the reader. He confronts a colourful and strange array of bizarre characters while trying to navigate his way through this moral and judicial maze. The ending of the novel as published is abrupt and violent. There have been many interpretations of this over the years, but overall it is perhaps best to see simply as a piece of (mostly) atmospheric absurdist literature, with humorous undertones, and not try to over-analyse it. The very structure of the text makes it quite hard to read, being divided mostly into very long paragraphs, with dialogue embedded within them, not on separate lines, a characteristic that often puts me off reading a novel, though in this case, it seems appropriate.
- Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Indrukwekkende klassieker, blijft nog altijd zeer bevreemdend. Belangrijk thema is zeker de onmacht van het individu tegenover de anonieme maatschappelijke macht, maar nog belangrijker is dat van de menselijke relaties: wie ben ik en hoe wordt ik bekeken in de ogen van de anderen?
- Valutazione: 2 su 5 stelle2/5While I can't say I enjoyed it, I certainly got more out of it this time than I did 30 years ago in high school.
- Valutazione: 2 su 5 stelle2/5“The right understanding of any matter and a misunderstanding of the same matter do not wholly exclude each other.”The novel opens with Josef K.'s sudden arrest in his room at his lodging house on the morning of his birthday. Two guards inform him that he is under arrest, but they don't tell him on what charges, nor do they know what the charges are. K. is then taken next door where he is subjected to an equally puzzling and brief interrogation by the inspector. The inspector informs K. that he is under arrest, but is free to go to work at his bank and otherwise live life as usual. The book carries on to cover the following year as K. struggles against an unseen and seemingly all powerful legal system.The book was not published until after Kafka's death in 1924,despite being written over a decade earlier. Therefore published before the outbreak of Nazism in Germany and the rise to power of Josef Stalin in Russia. Many readers thus see this novel as a critique on totalitarianism and personally I find it hard to disagree with them. The image of all encompassing power seems to be the central theme as does the relationship between justice and the law. K. never discovers what he has been charged with and no one seems either able or willing to discuss his case directly with him. Much of the legal machinations seem to be based on crony-ism. Isolation of the individual is also a major theme. K. feels alienation against an indifferent society. This impression is not helped when a priest that K. meets appears in league with the legal system.Yet strangely despite this isolation sex also seems to be a fairly important component of this novel. Once K. is arrested he appears suddenly attractive to members of the opposite sex.Personally, although I found this a thought provoking read I found it hard going and did not particularly enjoy the author's writing style. Paragraphs that go on for several pages were just too much like hard work but there was just enough interest to keep me going.
- Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Densely dark, and difficult to read because of extraordinarily long paragraphs, but it gets you in, and makes you read to the end. Morbidly funereal plot, and should not be read by anyone who thinks "they are out to get me".
- Valutazione: 3 su 5 stelle3/5The Trial by Franz Kafka is one of the masterpieces of existential literature. Or so it is said. Since I'm not up to date on my existential philosophy, the book was largely wasted on me. It's always a challenge to read books that come at life from a different world view than one's own, but to give them a fair chance requires wrestling with their philosophical underpinnings. I'm not at a point in my reading life or my intellectual life where I'm interested in exploring the existential experiences described by Franz Kafka in The Trial.Kafka certainly knows how to create atmosphere and bring a story to life, but the problems for me were the absurdist plot and the unappealing main character, Josef K. While I admire Kafka's craft as a writer, and acknowledge The Trial as an important work of literature, it's simply not to my taste at this stage of my life.
- Valutazione: 4 su 5 stelle4/5A very memorable reading experience.
- Valutazione: 5 su 5 stelle5/5A nightmarish tale about the labyrinth of bureaucracy and the alienation of the self against power. A scary book and a must-read for everyone. Extremely original. Flawless construction. A masterpiece in every sense. Essential to understand the very meaning of the word "kafkian".
- Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Reading this book felt like being an observer to someone's bizarre dream, or rather nightmare. Josef K wakes up one day to find that he is under arrest for an unspecified crime. He is allowed to stay at home while he awaits his trial. What follows is a surreal story that follows Josef through the court system. Neither the reader nor Josef ever discovers the crime he is accused of.
I'm not sure if I enjoyed this book - I'm not even sure that I could coherently explain the plot. But I occasionally come across the adjective 'Kafkaesque' to describe something unbelievable or nightmarish. Now I have a better understanding of what that means! Excellent audiobook narration by George Guidall. - Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Kind of a frustrating read, as I suppose it was intended to be.
- Valutazione: 2 su 5 stelle2/5There are some interesting themes and a few isolated gems of dark humour but this was so boring to read. So boring your brain may not allow you to do anything other than skim the text and look anxiously at page numbers. Perhaps this was the whole point. Half way through there is an interminable paragraph about advocates. Camus' The Outsider is a way better read if you want something existential. Much funnier too.
- Valutazione: 4 su 5 stelle4/5It was scary and funny and so very, very dark, and lots of it seems just about right.
- Valutazione: 5 su 5 stelle5/5The Trial reveals how we are the ultimate creators of our realities. Both consciously and unconsciously, our deemed realities are based off of delusions and phantasy. "Reality" is that which we choose to perceive. There's a tendency to blame tangible, external occurrences for our condition when, in truth, the crimes and punishments reside within ourselves. We are the prosecutors, the judges, the jury, the criminals, the victims, etc.
This is a vivid portrayal of the agonizing sufferings one experiences when all they strive for is to get away from the terror that surrounds them, only to realize that this terror 'is' them. Protagonist and antagonist become one in a battle of self-conflictions. - Valutazione: 4 su 5 stelle4/5I'm not sure what to say about The Trial that hasn't already been said. It's elusive, infuriating, and beautifully dark. Parts of it reminded me of my wife. I'm not sure what that means.
- Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Why was Joseph K taken, enough to keep you gripped. Luckily there is no such thing as rendition in these enlightened days!
- Valutazione: 5 su 5 stelle5/5I read this for the first time at school in German for A level several decades ago now. The bleakness and fatalism had a profound effect on me as a rather Pollyanna-ish teenager, especially as I was also reading Camus for the first time.
If I say I can still quote verbatim chunks from the book that should suggest the impact of it(and provide a tribute to my German teacher!).
I think the effort of reading it in German meant I missed some of the surreal(albeit still bleak) humour first time round. I still wouldn't recommend it if you are depressed! - Valutazione: 4 su 5 stelle4/5It's saddening that such a wonderful criticism of bureaucracy has existed for a lesser amount of time than the bureaucracy it laments.
- Valutazione: 3 su 5 stelle3/5First thing.. this book was unfinished and published after his death, and it reads that way. I can't imagine this is what Kafka would have wanted the world to read. But here we are. The only thing I would like to add to what has been written already is that our protagonist K's behavior is rarely mentioned. He's an idiot. The system he is in is oppressive and capricious but his own behavior is inexplicable and frustrating. I can appreciate this book for its historical context in literature but it's not a "good read".
- Valutazione: 4 su 5 stelle4/5The Trial is a compelling read, but also frustrating. Questions are never answered and your left scream WHY???? K wakes up to find out he is being arrested, he is never told why, he is free to go about his daily life as long as when he is summoned to the court he comes. He tries to dismiss the trial as nothing more than a shady court system trying to get a bribe out of him. More people learn of his trial and he begins to take it more serious. K explores options and meets other people on trial. The ending will mess you up.
So what is the point of The Trial? There are lots of meanings that can be placed to what is read. Bureaucracy, a variety of metaphors the trial represents, or simply nothing but the text that is provided. Either way its a great short read that is interesting til the end. I didn’t know how I felt at the ending, was just kind of lost for a feeling, but I think that feeling of not know what I am feeling fits well with The Trial. - Valutazione: 5 su 5 stelle5/5This is a nearly flawless audiobook, read in a mostly dry tone that is both funny and creepy, which I imagine was what Kafka was going for in this his iconic work. Hell may be the absence of reason. But Hell can have a reason all its own, which we discover too late.
- Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Although confusing and rather abstract, requiring deeper concentration than most books, The Trial is a rough draft masterpiece. One only has to wonder what might have come of it had Kafka actually finished the work to his satisfaction.
- Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Read this in one day - which is probably a major insult to Kafka. Is it about the dilemma between domestic life and dedication to writing - what is it about? There are so many possibilities in any world - and in our world of CCTV and algorithms. This was a re-read and I am pretty sure this is another of those books that I thought I had read in full but hadn't.
- Valutazione: 3 su 5 stelle3/5The question ‘Have you read Kafka?’ can now be answered in the affirmative for our group, much to our relief. No one found Mr K’s story comfortable, and the absurdity of the whole situation confusing and bizarre. This could well have been the author’s intention, and if so, he certainly succeeded!There were some who found the use of language clever, with economical sentences and a few well conceived lines that went directly to the point. But to truly understand what was happening and why, was a difficult task. The lack of information (both to Mr K and the reader) was a challenge for all of us, and if we thought everything would become clear in the end … well ... think again!Was Kafka sending a warning of what was to come in Germany? The Trial was written in 1914 and published in 1925, so Hitler’s reign was yet to come, but the clear government control and insane bureaucracy seems too prophetic to be a coincidence. There are moments when you are not even sure Mr K is sane, or even if he is caught in a nightmarish dream. Our curiosity led to some interesting research on Kafka himself and one brave soul even dove into a second Kafka story, America, simply to see if there was another side to his peculiar style. Apparently not.The Trial has been listed under a number of genres, including philosophical fiction, Dystopian, Absurdist or even Paranoid fiction. After our discussion, we could safely say any or all would fit, and the most intriguing part of reading Kafka is … why?
- Valutazione: 2 su 5 stelle2/5Listening to unabridged audio.
23 Feb 11: Praise be. I'm done listening to this. It was torture. I get (I think) what Kafka was trying to say that the law is so complex at times that it is completely inaccessible to 'normal' people, even smart successful ones. Or maybe he wasn't trying to say anything at all.
Like I said before, I disliked the characters - all of them - and I found the on-going conspiracy - reaching the edges of everything - irritating.
Has anyone else read this one? Maybe they want to explain it to me?
18 Feb 11: Ch. 7? 8? : I totally hate all the characters. This may be part of the reason I'm feeling lethargic about law school -- it reads a bit like 'Alice in Wonderland'... in court. - Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Very profound and well-thought surrealist story depicting a very realist idea: What happens if the justice system which is expected to be just, itself, becomes corrupt and unjust? Is justice there to serve us or are we its slaves, the slave of the justice system, thereby the slaves of the men holding power over this system? What role should play the painter (intellectuals), the clergy (the religion), the defence attorney (the right to self-defence)? In my opinion, this book will show the reader the bleak and inescapable situation of people who are set up by powerful men and even by the government for thinking outside the norms and disturbing their plans, like it is the case in my country Turkey and why the intellectuals should raise their voice.
- Valutazione: 4 su 5 stelle4/5This book just left me deflated. It wasn't until the end that I really pitied K, and thought of how frightening this whole ordeal would be were I in his position.
- Valutazione: 5 su 5 stelle5/5I was introduced to Franz Kafka the writer by my Younger Uncle who himself had read in his college days many of the writer's works but gave Kafka up to concentrate on law & finance. I read him because I was fascinated by his personality & the fact that he possessed a schizoid personality disorder whose writings I wished to study carefully. Before I could read Kafka's works however, I made sure that I did a bit of research on the man & that took me a while which is uncommon in me. But Kafka is a great writer to reckon with, & `The Trial' is a book which left me quite perplexed.
Franz Kafka was a Jew born in Prague, & who spoke in German. Most of his works were published posthumously by his friend Max Brod who I indirectly admire for doing so & gifting Franz Kafka to the world of literature & philosophy. Kafka wrote mostly short stories but he wrote a few novels like `The Trial' but most of them were left incomplete due to his untimely death. `The Trial' is also incomplete but mind you that adds to the beauty of the work in a peculiar way.
The story is about the unseen or invisible court & justice system of the Austro-Hungarian period. It was a novel useful to me not only where literature was concerned but also, to enhance my understanding of the situation of Austria & its neighbours before the rise of Adolf Hitler in Germany. It is also stated that Kafka through his writings almost prophesized the merciless extermination act against the Jews (he succumbed to Tuberculosis before Hitler came on the scene). `The Trial' is the story of an innocent man by the name of Josef.K. who has been charged of a crime by the invisible court which he has definitely not committed. The novel goes on to show how K tries to fight for justice & instead is killed ultimately in the end without being proven innocent.
The beauty of it all is that, the charge against K is not mentioned at all during the whole narrative & yet, the indignation that K feels when his lawyer does not aid him or when he is unjustly sort of arrested one fine morning on his thirtieth birthday is felt by the reader as well. This was an early warning given by this master of modern 20th century literature to the whole world about the evil of the invisible court. This novel prophesizes the death of many Jews in concentration camps for a crime they have not committed as well as the killings of innocent Russians during Stalin's era. The novel prophesizes the death of liberty at the very hands that shaped it, the hands of justice.
Kafka shows through the example of the businessman Block, whose case had been going on for five years, how he was now a mere shadow of his former self & now was only concerned about his case which according to Titorelli, the Painter would never end in absolute justice & freedom. Block to this extent even stays like a slave in the house of his lawyer who calls for him at odd hours & who treats him like a worm. K did not want the service of such a lawyer & to be grovelling like Block....& therefore meets his end in an abandoned quarry.
The character in the novel I admire the most is the painter Titorelli who is a court painter & who lives in a dilapidated shamble of a studio. He amuses me thoroughly when he explains to K about the different ways he could help him & also the way he suffocates K in his room by not opening the window or doors of his ill ventilated studio. The novel infact is suffocating thanks to the vivid descriptions & master storytelling. The heat felt in the artist's studio is not only felt by K but also by us the readers as well as those readers who are aware of the faulty system of justice even in our own present `democratic' times.
`The Trial' gave me a glimpse of the futility of justice in the modern world where everything is like a riddle with many interpretations, just like the riddle told by the prison priest to K in the novel, about the door keeper. The novel shows how justice can be manipulated & how a case can go on for years & years while the lawyers & judges make merry. According to Titorelli, perfect justice is a legend while Block states that a great lawyer is never found (as in honest). All this rings a bell, in the sense....it is happening even today, in India itself.
The Austrian Hungary bureaucratic system is also ridiculed & dry humour which is my favourite is also at times evident in the novel especially in the first part when the innocent K is arrested & his breakfast is eaten up by the wardens who come to arrest him. Leni is another character in the novel who interests me. She is the nurse of K's lawyer is madly in love with K.....because she finds all condemned men very attractive. Infact, K's senile lawyer even gives K a detailed description about how people who are involved in a case seem to the judges to also look very attractive which disgusts K.
Franz Kafka really brings out truth in this work which ignites one to think about the past, present & future of one's government & especially ones justice system. He aids us to take a long & careful look at our bureaucracy & how will the future define its justice system. Will justice be equal & available to all, or will all citizens who approach justice be suffocated the way K was suffocated when he entered the attic filled with court offices ? Only time will tell whether K's story will also be repeated in the 21st century......or will something worse take place which we all will have to endure.
An appreciation By Fiza Pathan - Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Fascinating commentary on what happens when a culture bureaucratizes law to the point that no one involved in the legal process has any idea how it works. Also reinforces just how important habeas corpus is (and what can happen when that right is eroded, which makes this a particularly important book for Americans to read in 2012). Having read Philip K. Dick and William S Boroughs before getting to Kafka, I was prepared for the...surrealist(?)...which is the best term I can think of for it...plot structure and characterization. They were nodding to him in that way. Very important proto-dystopian work. I wish I could recommend this book, because it's important, but ultimately too alienating to be accessible to most.
- Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Great, definitely helped me appreciate "The Prisoner" better
Anteprima del libro
Il processo - Franz Kafka
I. Arresto. Conversazione con la signora Grubach. Poi la signorina Bürstner
Qualcuno doveva aver diffamato Josef K. perché, senza che avesse fatto nulla di male, una mattina venne arrestato. La cuoca della signora Grubach, la sua padrona di casa, che ogni giorno verso le otto gli portava la colazione, quella volta non venne. Ciò non era mai accaduto. K. aspettò ancora un po’, guardò dal suo cuscino la vecchia signora che abitava di fronte e che lo osservava con una curiosità del tutto insolita in lei, poi però, meravigliato e affamato a un tempo, suonò. Subito qualcuno bussò e entrò un uomo, che egli non aveva mai visto prima in quella casa. Era snello eppure ben piantato, indossava un vestito nero attillato che, come gli abiti da viaggio, era dotato di diverse pieghe, tasche, fibbie, bottoni e di una cintura e che, di conseguenza, benché non fosse chiaro a cosa dovesse servire, sembrava particolarmente pratico. «Chi è lei?», chiese K., sollevandosi a metà sul letto. L’uomo però sorvolò su quella domanda come se si dovesse accettare la sua apparizione e a sua volta disse soltanto: «Ha suonato?». «Anna mi deve portare la colazione», disse K. cercando, sulle prime in silenzio, mediante l’attenzione e la riflessione, di stabilire chi mai fosse quell’uomo. Ma questi non si espose per molto al suo sguardo, si volse invece in direzione della porta che aveva lasciato socchiusa, per dire a qualcuno che evidentemente stava dietro la porta: «Vuole che Anna gli porti la colazione». Seguì un breve ridacchiare dalla camera accanto, non era chiaro dal suono se scaturisse da una o più persone. Sebbene l’estraneo in questo modo non potesse aver appreso nulla che già non conoscesse prima, tuttavia disse a K. col tono di una comunicazione ufficiale: «È impossibile». «Questa sarebbe nuova», disse K., saltò fuori dal letto e si infilò rapidamente i pantaloni. «Voglio proprio vedere che razza di gente sta nella camera accanto e come la signora Grubach giustificherà questa intrusione». Capì subito che non avrebbe dovuto dire questo ad alta voce e che, in tal modo in un certo senso riconosceva un diritto di controllo da parte dell’estraneo, ma lì per lì la cosa non gli sembrò importante.
Comunque l’estraneo la intese proprio in quel modo dal momento che disse: «Non vuole piuttosto rimanere qui?». «Io non voglio né rimanere qui né sentire altro da lei finché non si sarà presentato». «Lo dicevo per il suo bene», disse l’estraneo e aprì la porta spontaneamente. Nella camera accanto, dove K.
entrò più lentamente di quanto avrebbe voluto, a un primo sguardo tutto sembrava pressoché uguale alla sera prima. Era il salotto della signora Grubach, forse in quella stanza strapiena di mobili, stoffe, porcellane e fotografie, quel giorno c’era più spazio del solito, ma questo non si notava subito perché il cambiamento principale era costituito dalla presenza di un uomo che sedeva presso la finestra aperta con un libro dal quale alzò lo sguardo. «Dovrebbe restare nella sua camera! Non glielo ha detto Franz?». «Sì, ma lei cosa vuole?», disse K. spostando lo sguardo da quella nuova conoscenza verso l’uomo chiamato Franz, che era rimasto sulla porta, e poi di nuovo verso l’altro.
Dalla finestra aperta si vedeva ancora la vecchia signora che con autentica curiosità senile era andata adesso alla finestra di fronte per continuare a guardare tutto. «Voglio la signora Grubach, insomma…», disse K., fece un movimento come se volesse divincolarsi dai due uomini, che pure erano lontani da lui, e andare avanti. «No», disse l’uomo vicino alla finestra gettando il libro sul tavolo e alzandosi. «Lei non può uscire, è già in arresto». «Così sembra», disse K. «E perché mai?», chiese poi. «Noi non siamo autorizzati a dirglielo. Vada nella sua camera e aspetti. Il procedimento si è appena avviato e lei saprà tutto a tempo debito. Vado già oltre il mio compito parlandole così amichevolmente. Ma spero che nessuno ascolti al di fuori di Franz, e del resto anche lui è gentile con lei contro ogni prescrizione.
Se avrà ancora tanta fortuna quanta ne ha avuta per la designazione delle sue due guardie, allora può essere fiducioso ». K. voleva sedersi, ma solo allora si accorse che in tutta la stanza non c’era la possibilità di farlo, se si escludeva la sedia vicino alla finestra. «Vedrà in seguito quanto sia vero tutto questo », disse Franz dirigendosi, contemporaneamente all’altro, verso di lui. Quest’ultimo in particolare superava notevolmente K. in altezza e più volte gli batté la mano sulla spalla. Esaminarono tutti e due la camicia da notte di K. e gli dissero che avrebbe dovuto indossare una camicia molto più scadente, ma che avrebbero conservato quella camicia e tutta la sua biancheria e che, se la causa si fosse chiusa favorevolmente, gliela avrebbero restituita. «È meglio che dia le sue cose a noi piuttosto che al deposito», dissero, «perché in deposito spesso si verificano sottrazioni, inoltre lì dopo un certo tempo le cose vengono vendute senza tener conto se il procedimento è concluso o meno. E quanto durano i processi di questo genere, specie negli ultimi tempi! In ogni caso alla fine lei riceverebbe dal deposito il ricavato della vendita, ma questo ricavato è di per sé minimo perché in queste vendite non decide l’entità dell’offerta, ma l’ammontare della corruzione e poi, stando all’esperienza, questi ricavati si riducono, passando di mano in mano e di anno in anno». K. badava appena a questi discorsi, non dava grande importanza al diritto, che forse possedeva ancora, di disporre delle sue cose, era molto più importante per lui fare chiarezza sulla sua posizione; in presenza di quella gente non riusciva neanche a riflettere, la seconda guardia – si poteva trattare solo di guardie – lo urtava continuamente con la pancia quasi in modo amichevole ma, alzando lo sguardo, K. vedeva un volto asciutto, ossuto, con un naso grosso, storto da un lato che mal si adattava a quel corpo grasso, e che, senza occuparsi di lui, cercava intesa con l’altra guardia. Che razza di uomini erano? Di che parlavano? A quale autorità facevano capo? Eppure K. viveva in uno stato di diritto, dappertutto regnava la pace, tutte le leggi erano in vigore: chi osava aggredirlo in casa sua? Era sempre stato propenso a prendere tutto alla leggera per quanto possibile, a pensare al peggio solo davanti al peggio, a non prendere precauzioni per il futuro neppure quando tutto incombeva minacciosamente. Ma in quel caso, non gli sembrava giusto; poteva sembrare tutto uno scherzo, uno scherzo grossolano che, per chissà quali motivi, forse perché quel giorno era il suo trentesimo compleanno, gli avevano tirato i colleghi della banca; era possibile, forse doveva solo ridere in faccia alle guardie e queste avrebbero riso a loro volta, forse erano fattorini che stavano all’angolo della strada, di aspetto non erano dissimili, eppure questa volta, già alla prima occhiata della guardia Franz, era deciso a non farsi sfuggire di mano il più piccolo vantaggio che forse aveva nei confronti di quella gente. Il fatto che si potesse poi dire che non aveva capito lo scherzo, K. non lo vedeva come un pericolo grave anche se ricordava – quantunque non fosse sua abitudine imparare dall’esperienza – alcuni casi in sé insignificanti in cui a differenza dei suoi amici, consapevolmente, senza il minimo turbamento per le possibili conseguenze, si era comportato in modo imprudente ed era stato punito dagli eventi. Non doveva più accadere, almeno non questa volta; se era una commedia, avrebbe recitato a sua volta.
Era ancora libero. «Mi consentano», disse e andò in camera sua passando velocemente tra le guardie. «Sembra uno ragionevole », sentì dire dietro di sé. In camera sua tirò via i cassetti della scrivania, tutto era in perfetto ordine, ma proprio i documenti di identità che stava cercando non riuscì a trovarli subito a causa dell’agitazione. Trovò infine la tessera di ciclista e voleva subito portarla alle guardie, ma poi quel documento gli sembrò insufficiente e continuò a cercare finché non gli capitò sotto gli occhi il suo atto di nascita. Quando ritornò nella stanza accanto, la porta di fronte si aprì e la signora Grubach fece per entrare. La si vide solo per un momento perché, appena scorse K., si turbò visibilmente, chiese scusa e sparì richiudendo la porta con estrema cautela. «Entri pure», aveva appena potuto dire K. ma rimase con i suoi documenti in mezzo alla stanza, a guardare ancora la porta che non si riapriva. Venne scosso solo da un richiamo delle guardie che erano sedute al tavolino vicino la finestra aperta e che, come K. ora notò, stavano divorando la sua colazione. «Perché lei non è entrata?», chiese.
«Non può», disse la guardia più alta. «Lei è in arresto». «Ma come posso essere in arresto? E in questo modo poi?». «Adesso ricomincia», disse la guardia affondando del pane imburrato nel vasetto del miele. «Non rispondiamo a domande del genere ». «Dovrà rispondermi», disse K. «Ecco i miei documenti d’identità, ora mi mostrino i loro e soprattutto il mandato d’arresto ». «Santo cielo!», disse la guardia. «Così non solo non si rassegna alla sua situazione ma sembra essersi proposto di irritare inutilmente proprio noi che in questo momento forse le siamo più vicini di tutti i suoi simili!». «È così, creda pure», disse Franz, che non portò alla bocca la tazza che teneva in mano, ma osservò K. con uno sguardo prolungato, apparentemente pieno di significato, ma incomprensibile. K. si lasciò coinvolgere, senza volerlo, in un dialogo muto, fatto di sguardi con Franz, poi, battendo la mano sui documenti disse: «Ecco i miei documenti di identità». «Che vuole che ci interessino?», gridò la guardia più alta. «Lei si comporta peggio di un bambino.
Ma cosa vuole? Intende portare subito a termine il suo grande, maledetto processo discutendo con noi, le guardie, di documenti di identità e di mandati di arresto? Noi siamo impiegati di basso rango che s’intendono poco di documenti di identità e che con la sua faccenda hanno a che fare solo in quanto debbono sorvegliarla per dieci ore al giorno e per questo vengono pagati. Ecco quello che siamo, anche se siamo in grado di capire che le autorità superiori, da cui dipendiamo, prima di ordinare un simile arresto, si saranno bene informate sui motivi dell’arresto e sulla persona dell’arrestato. Non si può sbagliare. Le nostre autorità, per quanto le conosco e conosco solo i gradi più bassi, non cercano la colpa nella gente, ma, come è detto nella legge, vengono attirate dalla colpa e devono inviare noi guardie. Questa è la legge. Dove sarebbe l’errore?» «Non conosco questa legge», disse K. «Peggio per lei», rispose la guardia. «Questa legge esiste solo nella vostra testa», disse K., che voleva insinuarsi in qualche modo nei pensieri delle guardie, volgerli a suo favore o familiarizzare con essi. Ma la guardia di rimando disse solo: «Se ne accorgerà». Franz si intromise dicendo: «Vedi, Willem, ammette di non conoscere la legge e, al tempo stesso, afferma di essere innocente». «Hai proprio ragione, ma non gli si può far capire niente», disse l’altro.
K. non rispose. Devo
, pensava, lasciarmi ancora confondere dalle chiacchiere di questi esecutori d’infimo ordine che ammettono da soli di esserlo? Comunque parlano di cose che non capiscono. La loro sicurezza è data soltanto dalla loro stupidità. un paio di parole scambiate con un uomo del mio livello renderà tutto incomparabilmente più chiaro che non lunghi discorsi con questi individui
.
Andò avanti e indietro nello spazio libero della stanza per un paio di volte, di fronte vide la vecchia signora che aveva portato alla finestra un uomo molto più anziano di lei e lo teneva abbracciato.
K. doveva mettere fine a quello spettacolo. «Mi portino dal loro superiore», disse. «Quando lo vorrà lui, non prima», disse la guardia chiamata Willem. «E ora le consiglio», aggiunse, «di andare in camera sua, di restare tranquillo e di aspettare ciò che verrà deciso nei suoi confronti. Le consigliamo di non distrarsi con inutili pensieri, piuttosto si concentri, verrà preteso molto da lei. Non ci ha trattato come meriterebbe la nostra cortesia, ha dimenticato che noi, chiunque noi siamo, almeno per il momento rispetto a lei siamo uomini liberi, e questo non è un piccolo vantaggio. Nonostante ciò siamo disposti, nel caso lei abbia denaro, a portarle una piccola colazione dal caffè di fronte».
Senza rispondere all’offerta, K. rimase per un momento in silenzio.
Forse quei due non avrebbero neanche osato trattenerlo se avesse aperto la porta della camera accanto o addirittura la porta dell’anticamera, forse la soluzione più semplice sarebbe stata quella di portare la cosa all’estremo. Ma forse invece l’avrebbero acchiappato, e una volta atterrato, avrebbe finito con il perdere anche quella superiorità che ora pure manteneva, sotto certi aspetti, nei loro confronti. Perciò optò per la soluzione più sicura, ossia lasciare le cose così come erano e rientrò nella sua camera senza che fosse pronunciata una sola parola né da parte sua né da parte delle guardie.
Si gettò sul letto e prese dal tavolo una bella mela che si era preparato la sera prima per la colazione. Ormai sarebbe stata quella tutta la sua colazione e in ogni caso, come poté constatare al primo morso, ben migliore della colazione del sudicio caffè notturno che avrebbe potuto avere col favore delle guardie.
Si sentiva bene e fiducioso, in banca certo per quella mattina non sarebbe andato, ma grazie all’alta posizione che vi ricopriva, gli sarebbe stato facile scusarsi. Doveva addurre la vera giustificazione? Pensò di farlo. Se com’era presumibile non gli avessero creduto, avrebbe potuto portare a testimone la signora Grubach o anche i due vecchi di fronte che proprio in quel momento stavano passando alla finestra dirimpetto alla sua. K. si meravigliò, o per lo meno si meravigliò dal punto di vista della logica delle guardie, che lo avessero rimandato in camera lasciandolo solo, lì dove avrebbe avuto dieci volte la possibilità di uccidersi. Ma del resto si chiedeva, questa volta seguendo il suo modo di pensare, che motivo avrebbe avuto per farlo. Forse quei due sedevano di là e stavano finendo la sua colazione? Sarebbe stato talmente insensato uccidersi, che pur volendo, non ne sarebbe stato capace.
Se la limitatezza mentale delle guardie non fosse stata tanto evidente, si sarebbe potuto ammettere che anche loro, per la stessa ragione, non vedessero alcun pericolo nel lasciarlo solo.
Avrebbero potuto vederlo adesso, se avessero voluto, andare verso un armadietto a muro in cui conservava una buona grappa, vuotare un primo bicchierino in sostituzione della colazione e destinare un secondo bicchierino a infondersi coraggio, quest’ultimo solo come precauzione nel caso improbabile che ne avesse avuto bisogno.
In quel momento un urlo dalla camera accanto lo spaventò a tal punto che batté con i denti contro il bicchiere. «L’ispettore la chiama», gli venne detto. Fu solo il grido che lo spaventò, un grido breve, secco, militaresco di cui non avrebbe creduto capace la guardia Franz. Il comando, in sé, lo accolse con molto favore. «Finalmente!», gridò di rimando. Chiuse l’armadietto e si diresse subito verso la stanza accanto. Sulla porta c’erano le due guardie, che lo ricacciarono nella sua stanza come se fosse una cosa naturale. «Che le salta in mente?», esclamarono.
«Vuole presentarsi davanti all’ispettore in camicia? La farebbe bastonare e farebbe bastonare anche noi!». «Lasciatemi, al diavolo!», gridò K., che già era stato risospinto fino al suo armadio, «se mi si sorprende a letto, non ci si può aspettare di trovarmi in abito da sera». «Questo non l’aiuterà», dissero le guardie che, quando K. gridava, diventavano sempre calme, quasi tristi, come per confortarlo e, in un certo senso, invitarlo a riflettere. «Che ridicole cerimonie!», mormorò ancora K., prese una giacca dalla sedia, e la tenne a mezz’aria per un attimo con tutte e due le mani come per sottoporla al giudizio delle guardie. Quelle scossero la testa. «Deve essere una giacca nera», dissero. K. gettò la giacca a terra e disse – non sapeva nemmeno lui in che senso lo diceva –: «Non è mica l’udienza principale». Le guardie sorrisero, ma ribadirono il loro: «Deve essere una giacca nera». «Se serve ad accelerare la cosa, mi sta bene», disse K.. Aprì l’armadio, cercò a lungo tra i molti abiti, scelse il suo migliore vestito nero, un completo che grazie alla sua vita snella, aveva fatto quasi scalpore tra i suoi conoscenti, tirò fuori anche un’altra camicia e cominciò a vestirsi accuratamente.
Credeva in segreto di avere accelerato il tutto in quanto le guardie avevano dimenticato di costringerlo a fare il bagno. Li osservò per vedere se forse se ne ricordavano, ma naturalmente quelli non ci badarono affatto. Willem non dimenticò invece di mandare Franz dall’ispettore con la notizia che K. si stava vestendo.
Quando fu completamente vestito dovette, tallonato da Willem, attraversare la camera accanto che era vuota, e passare in un’altra stanza la cui porta era già stata aperta. Questa camera, come K. ben sapeva, era occupata da poco tempo da una certa signorina Bürstner, una dattilografa che soleva andare al lavoro molto presto, rientrava a casa tardi e non aveva scambiato con K. se non parole di saluto. Il comodino era già stato spostato dal letto al centro della camera per fare da tavolo di udienza e dietro di esso stava seduto l’ispettore, con le gambe accavallate e un braccio poggiato sulla spalliera della sedia.
In un angolo della camera c’erano tre giovani che guardavano le fotografie della signorina Bürstner attaccate su un pannello appeso alla parete. Dalla maniglia della finestra aperta pendeva una camicetta bianca. Alla finestra di fronte c’erano ancora i due vecchi, ma la compagnia si era accresciuta perché dietro di loro, sovrastandoli, c’era un uomo con una camicia aperta sul petto che si tirava e rigirava il pizzo della barba rossiccia.
«Josef K.?», chiese l’ispettore forse solo per attirare su di sé lo sguardo distratto di K. K. annuì. «Si è sorpreso molto per gli avvenimenti di stamattina?», chiese l’ispettore spostando con tutte e due le mani i pochi oggetti che si trovavano sul comodino, la candela con i fiammiferi, un libro e un puntaspilli, come se fossero oggetti indispensabili per l’udienza. «Certo», disse K. che venne preso da un senso di sollievo nel trovarsi finalmente di fronte a un uomo ragionevole con cui parlare della sua vicenda. «Certo, sono sorpreso, eppure in qualche modo non molto sorpreso». «Non molto sorpreso?», chiese l’ispettore mettendo al centro del tavolino la candela e raggruppandovi intorno le altre cose. «Lei forse mi fraintende», si affrettò a notare K. «Voglio dire…», qui K. si interruppe e si guardò intorno per cercare una sedia. «Ma non posso sedermi?», chiese. «Non si usa», rispose l’ispettore. «Voglio dire», riprese K. senza altre interruzioni, «che sono senz’altro molto sorpreso, ma quando si è al mondo da trent’anni e si è dovuto andare avanti da soli, come è capitato a me, si è insensibili anche alle sorprese e non ci si fa più molto caso, specie alle sorprese come quella di oggi». «Perché specialmente quella di oggi?». «Non voglio sostenere che sia tutto uno scherzo, in questo senso i preparativi necessari mi sembrerebbero eccessivi. Dovrebbero esservi coinvolti tutti gli inquilini della pensione e anche tutti loro, questo oltrepasserebbe i limiti di uno scherzo». «Molto giusto», disse l’ispettore verificando quanti fiammiferi c’erano nella scatola. «D’altra parte», continuò K. rivolgendosi a tutti, e avrebbe voluto richiamare l’attenzione anche di quei tre, vicini alle fotografie, «d’altra parte la cosa non può avere molta importanza.
Lo rilevo dal fatto che sono accusato, ma che non riesco a trovare la più lieve colpa per la quale mi si potrebbe accusare. Ma anche questo è secondario, la questione principale è vedere da chi sono stato accusato? Quale autorità conduce il procedimento? Loro sono dei funzionari? Nessuno ha una divisa, a meno che non si voglia chiamare uniforme il loro abito», qui si voltò verso Franz, «ma sembra piuttosto un abito da viaggio.
Desidero chiarire tali questioni ma sono convinto che, dopo questo chiarimento, potremo congedarci nel modo più cordiale ». L’ispettore gettò la scatola di fiammiferi sul tavolo. «Lei è in grave errore», disse. «Questi signori qui e io giochiamo un ruolo assolutamente secondario nella sua vicenda, non ne sappiamo quasi niente. Potremmo portare le più regolamentari uniformi e la sua situazione non cambierebbe affatto. Non posso nemmeno dirle con certezza che è accusato, o piuttosto non so se lei lo sia. È in arresto, questo è vero, ma di più non so. Forse le guardie hanno parlato di qualcos’altro, ma sono solo chiacchiere.
Ma sebbene non risponda alle sue domande, tuttavia le posso dare un consiglio: pensi di meno a noi e a ciò che le succederà, pensi a sé piuttosto. E non faccia tanto chiasso con il suo sentirsi innocente, ciò cancella l’impressione non proprio cattiva che per il resto lei fa. Soprattutto dovrebbe essere più accorto nel parlare, quasi tutto quello che ha detto finora, lo si sarebbe potuto ricavare dal suo comportamento anche se avesse detto solo un paio di parole, del resto non ha detto niente di particolarmente utile per lei».
K. fissò l’ispettore. Doveva lasciarsi fare una lezione da un uomo forse più giovane di lui? Lasciarsi rimproverare per la sua sincerità? E non doveva sapere nulla riguardo al motivo del suo arresto e al suo mandante? Entrò in agitazione, camminò avanti e indietro, nessuno glielo impedì, si sistemò i polsini, si lisciò la giacca sul petto, si ravviò i capelli, passò davanti ai tre dicendo: «È assurdo!», al che quelli si voltarono e lo fissarono con uno sguardo conciliante, ma severo, infine si fermò di nuovo dinanzi al tavolo dell’ispettore. «Il procuratore Hasterer è un mio buon amico», disse, «gli posso telefonare?». «Certo», disse l’ispettore, «ma non so proprio che senso possa avere, a meno che non debba parlargli di qualche affare privato». «Che senso possa avere?»,