Quel Venerdì alla 54 (L'ultima indagine del Commissario)
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Il Commissario Stegher, alla soglia della pensione, ha visto abbastanza della vita tutti i lati peggiori, e in lui cinismo e saggezza ormai si mescolano. Non a caso, nell'ambiente è noto come "il filosofo" o "il pensatore". Si trova coinvolto in un'indagine che punta a far chiarezza su un incendio misteriosamente appiccato in un'agenzia bancaria, già in sofferenza per un problema di esuberi. Gli aspetti di Commissario d'altri tempi, alla vigilia della rivoluzione imminente digitale, di PC e cellulari, hanno modo di emergere in clamorosa contrapposizione anche alla frenesia del team inquirente di cui il Commissario è chiamato a fare parte. La soluzione del caso non può che essere beffarda, esattamente in linea con la filosofia del Commissario.
Guido Sperandio
Guido Sperandio was born and lives in Milan. A freelance writer for some thirty national newspapers and magazines, he later became a creative-copywriter in advertising.A writer for adults, he has also published for children and young people with major national publishers and in the USA.He has also written comics, including the legendary Topo Gigio and Tiramolla.After a life spent practising the most unbelievable genres of writing, he has recently replaced the cult of the Word with a passion for the Image. He has been seduced by Pop Art, starting with Andy Warhol & Co and is now working on and publishing a whole series of albums under the 'Guisp Collages' label.Any special notes?He has no mobile phone, no car or microwave oven, but he does have a very affectionate and intelligent cat called Tatablu.Guido Sperandio è nato e vive a Milano. Free-lance per una trentina di giornali e periodici nazionali, diventa in seguito creativo-copywriter in pubblicità.Scrittore per adulti, ha pubblicato anche per bambini e ragazzi con le principali case editrici nazionali e negli USA.Ha scritto anche fumetti, tra cui i mitici Topo Gigio e Tiramolla.Dopo una vita trascorsa a praticare i generi più improbabili di scrittura, ha recentemente sostituito il culto della Parola con la passione per l'Immagine. A sedurlo, la Pop Art, a cominciare da Andy Warhol & Co e così ora ha in corso l'elaborazione e la pubblicazione di tutta una serie di album con l'etichetta "Guisp Collages".Note particolari?Non ha cellulare, nè automobile o forno a microonde, ma ha una affettuosissima e intelligentissima gatta di nome Tatablu.
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Quel Venerdì alla 54 (L'ultima indagine del Commissario) - Guido Sperandio
1.
L'Agenzia 54 del Banco Nazionale di Credito si affaccia su una piazza, ne occupa un angolo, e si estende sull'intero piano-terra di un palazzo di otto piani. Il quartiere è di media periferia, e la caratteristica dell'Agenzia è di non averne. A guardarla nessuno immagina che quell'insegna anonima e grigia possa avere avuto i suoi attimi di notorietà.
Un certo venerdì si era svolto lo sciopero nazionale dei bancari e il lunedì seguente, al rientro, il personale della 54 aveva rinvenuto una pistola abbandonata ai piedi di una scrivania. Erano accorse le Volanti e gli agenti avevano accertato fori di proiettile nell'ampia vetrina sulla strada. Non solo. Quel lunedì non s'era ripresentato un impiegato, certo Ferrari Giuseppe. Uscito di casa il venerdì, se ne era persa ogni notizia. Alla moglie, sorpresa e distrutta, non era restato che denunciarne la scomparsa.
Ad aggiungere mistero ai misteri, alcune notti avanti, la 54 era stata oggetto di un attentato. Alcune bottiglie incendiarie erano state lanciate contro l'ingresso e le vetrate. Fortunatamente il fuoco era stato subito domato. I Vigili del Fuoco, allarmati dagli abitanti del palazzo, erano tempestivamente intervenuti.
Fino a quel momento la banche erano state oggetto soltanto di rapine e l'anomalia della 54 aveva sollevato un polverone di ipotesi e domande. Le bombe erano segnali? Ma da parte di chi? Tornavano gli Anni di Piombo? Era in atto una nuova strategia della tensione? C'era dietro un'organizzazione o era soltanto l'iniziativa di qualche cane sciolto? Qualcuno strumentalizzava il braccio di ferro tra lavoratori e banche originato dagli esuberi in corso?
NOTA: Quegli Anni Novanta, la svolta
Essere bancari significava praticare un lavoro al riparo dalle intemperie, che consentiva di indossare una camicia linda e stirata, e la cravatta, e di non avere le unghie orlate, nere di grasso, sporche unte.
I coinquilini del palazzo ti consideravano, eri affidabile per i padroni di casa e i negozianti del quartiere, e per tutti non eri un bancario, ma un banchiere.
I parcheggiatori ti chiamavano dottore.
Un posto in banca era il traguardo agognato da milioni di famiglie. Sanciva l’orgoglio dei genitori, ripagati così dei sacrifici di far studiare il figlio.
Significava posto sicuro a vita, uno stipendio superiore, tante mensilità, indennità di ogni genere, straordinari strapagati, pensione piena e accessibile spesso dopo pochi anni.
Ma arrivano gli Anni Novanta, a scompigliare vite e certezze, a chiudere definitivamente un'era per aprirne un'altra: quella degli esuberi (dei licenziati senza la possibilità di trovare più un altro lavoro).
2.
Un mezzo toscano tra i denti, il Commissario era arrivato all’età della pensione, c’era ormai dentro con un piede, ma non si decideva a compiere il salto.
«Non ho nipotini da portare ai giardinetti» usava dire, e a chi gli ricordava che aveva pur sempre una moglie, a cui era ora di fare compagnia dopo una vita trascorsa dietro ai delinquenti, il dottor Stegher evitava di rispondere.
In realtà, era combattuto, tra incudine e martello.
Da un lato, non si ritrovava con i nuovi metodi d'indagine, sempre più elaborati ma meno personalizzati. Un tempo era sufficiente un maresciallo di Pubblica Sicurezza. Non importa se con la quinta elementare,