ASSORBITO DA TE ALL'80% (Storia di un incontro con un Principe Azzurro Narciso)
Di Rita
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Anteprima del libro
ASSORBITO DA TE ALL'80% (Storia di un incontro con un Principe Azzurro Narciso) - Rita
Bukowski
FEBBRAIO
I social. Quei dannati social. Con foto caricate, momenti fissati e frasi rubate a grandi poeti, cantanti o filosofi, riesco sempre a sentirmi nel momento in cui ho fermato un istante. Come se un'altra me, mi stesse dicendo Ehi...tu eri questo
.
A Febbraio erano passati due anni e mezzo da quando la Scimmietta se ne era andata di casa. Non l'avevo nemmeno ancora superata. La stessa scala dove ho fissato su Instagram la mia ombra e quella del Piccolo Perù, era quella in cui lo imploravo di parlarmi, di fermarsi, di non oltrepassare la soglia di casa. Sapevo dove andava, avevo capito da chi stava andando. La stessa per cui voleva lasciare me, suo figlio, i nostri dieci anni insieme. La stessa per cui non riusciva più a dormire nel mio stesso letto; stavo sul divano io, sperando scendesse a prendermi, ma non arrivava mai. E mi addormentavo in un silenzio che rimbombava nelle mie orecchie. Quella sera, su quella scala, l'ho visto andarsene con la sua migliore camicia, il suo profumo più costoso e il suo migliore sorriso spavaldo. Lo chiamo, lui si volta.
Si dai, domani parliamo
.
Ma non ne abbiamo mai parlato. Se n'è andato così, fuggendo. Sicuro di sé correva incontro al suo nuovo amore lasciando me alle spalle. Portandosi via ogni cosa. Il tempo, i ricordi, l'amore incondizionato da me ricevuto. È sempre stato così lui. Inconsapevolmente fautore della sua rovina.
Sempre bellissimo, sempre disperato, perennemente in lotta per uscire dalla sua stessa inconsistenza. E mentre lo guardavo andarsene, credevo che non avrei mai amato così.
Forse, non l'ho fatto neanche adesso.
Mi siedo ancora a Febbraio sull'ultimo scalino di quella scala. Chiudo gli occhi e in un momento rivedo e risento tutto. I passi fatti veloci, la porta che si chiude, io che cado, l'amore della mia vita che svanisce. E io lo lascio andare perché infondo va bene così. Io non fermo mai nessuno non voglia stare nella mia vita. Ho lasciato la porta di casa aperta per due anni, sperando rientrasse, sperando tornasse. A volte, tornava, ma solo per sincerarsi che io stessi ancora aspettando e che quella porta, effettivamente fosse sempre aperta. Ad un certo punto l'ho chiusa, per difendermi dall'esterno, per lasciare fuori il suo male, perché alla fine, come lo volevo io, lui non era mai.
Mi rialzo, è passato troppo tempo ormai.
Devo tornare a camminare.
I dettagli, la memoria mi hanno sempre fottuta. Ricordo tutto e nei minimi particolari.
Ed è questa poi la mia condanna. Perché gli stessi dettagli e la stessa memoria mi fanno poi sentire le cose amplificate. Tipo che ascolto una canzone e ricordo tutto, profumi, sapori, visi, momenti.
Stasera ad esempio i ricordi si sono sommati, hanno preso forme e visi diversi; il suo e quello dell'ultimo grande disastro della mia vita.
Quindi parlo di Lui, dell'ultima tragedia in ordine cronologico contrario.
MARZO
A inizio Marzo ho la grandissima idea di avvertire mancanza di comunicazione con il mondo esterno. Potete immaginare la mia vita da mamma single: lavoro, asilo, casa e silenzio non appena il Piccolo Perù si addormentava. Ho riempito il tempo con serie Netflix a non finire, acquisendo anche una grande passione per gli anime giapponesi che addirittura mi ha condotta a tatuarmi Lelouch Lamperouge, il ribelle Zero, sul braccio destro.
Il silenzio era assordante e non lo sopportavo più.
Un pomeriggio quindi decido di scartabellare sul web qualche sito di incontri; nella barra ricerca di Google ho scritto Siti seri per storie serie
. Incappo così in Parship; non volevo cose come Meetic o altro perché lì basta avere un bel faccino e ti scrivono in tremila. Ma io volevo di più, io cercavo qualcuno che potesse capire il mio dilaniamento interiore.
Insomma. Dopo due anni e mezzo ancora sentivo amore per la Scimmietta e ciò non era più contemplabile nella mia vita. Quindi con coraggio immetto nome, cognome ed età nelle informazioni richieste.
Mi piaceva Parship; nessuno inizialmente poteva vedere la tua foto se non con tuo consenso e in più era anche a pagamento e già questo, mi escludeva a priori i casi
sociali senza una lira. Un buon primo criterio di selezione. Ho dimenticato, però e purtroppo, di inserire il filtro distanza, oppure non ho fatto in tempo, non essendo pratica di queste cose e questo ha comportato un grave danno per la mia vita.
Si. Perché tra l'ingegnere nucleare, il musicista rock e l'avvocato mi spunta Lui: 44 anni, impiegato nel commercio con due bambini. Mi si propone e vedo la sua prima foto. Una coppola scura in testa, occhi sottili ma intensi, sorriso tirato, sguardo un po' dolorante.
Mi scrive Ciao educatore professionale (...Io faccio questo nella vita...), che strano approcciare così
.
Mi renderò conto, col tempo, che approcciare
è un termine che odio.
Non rispondo a quel messaggio, a cui seguiva il la tua descrizione mi ha colpito e mi è venuta una grande voglia di conoscerti
. Il classicone.
Bisognava pagare e non avevo carta di credito, così ho chiesto a mio fratello di prestarmi la sua e investire ottanta euro per la felicità della sorellina che si stava finalmente aprendo al mondo.
Il giorno dopo Lui mi riscrive dicendomi Quale problema hai?
.
Non avevo ancora pagato e quello era il motivo del ritardo della mia risposta. Glielo dico e gli sembra esilarante. Mi chiede se gli do il consenso a vedere le mie foto e accetto con la solita paura che vedendomi sarebbe scappato. Invece risponde un Si, le ho viste...cavolo
.
Mica l'ho capito subito che l'avevo colpito tanto, anche perché già mi aveva lanciato lì che dipingeva e che avrebbe tanto voluto farmi un ritratto. A me sta cosa inizialmente prende male...sarà mica il classico artista fuori di testa?
Lascio raffreddare il pensiero del pittore matto e cominciamo a scriverci; io molto piano, resistente ed ironica come sono. Lui mi racconta di sé e dei suoi bambini e alla mia domanda Perché i bimbi non sono con te?
mi risponde Ho amato molto la loro mamma ma l'amore è finito perché doveva finire
. Gli dico che se mi avesse detto che l'aveva tradita, avrei interrotto lì la conversazione.
Arrivavo da un tradimento con un bambino lasciato dal padre. Mai e dico mai mi sarei lasciata avvicinare da un altro uomo così.
Il fatto che fosse così presente per i figli di cui mi ha raccontato la stessa sera, mi piaceva. Conversando, e qui torna il maledetto filtro distanza, scopro che vive a Genova.
Controllo su Google e cazzo... sono 200 km di distanza!
Ma a me non sembra mai nulla troppo lontano o poco raggiungibile considerando i km che mi sparo ogni giorno lavorando in comunità. Per cui... possibile berci un caffè come da sua prima proposta? Rispondo un sì, che ci si poteva pensare.
Ci scopriamo quindi distanti ma è bravo a farsi sentire vicino e raccontandomi del profumo del mare che