Pulsioni Primordiali
Di Arialdo Poli
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Anteprima del libro
Pulsioni Primordiali - Arialdo Poli
peccati§peccatucci
parte prima
(circostanze e luoghi )
Quella bambinetta se l’era portata dietro, a Casa sua in Italia dalla Tailandia, quel Suo stravagante Cognato. Si chiamava « Ha’Amoe » che a sentire il Cognato di Libero, chè in quel lontano Paese dell’Oriente si davano nomi anche con dei significati, stava per « Colei che calma il cuore feroce degli Dei ». La Figlia appena sedicenne di una sua ultima Compagna trovata lì, sul Posto.
Suo Cognato ne aveva conosciuta la Madre, anch’essa ancora ragazza e poco più che trentenne, in uno dei suoi ormai soliti lunghi Soggiorni invernali in Paesi come Quello, che chiamava « contemplativo ». Si erano visti in uno di quei loro imponenti e chiassosi Centri Commerciali sfavillanti di apparecchiature Hi-Tech, in cui Lei faceva fra tante altre, la commessa di banco e la promoter. Anche Lei luminosa, bellina e che pure stropicciava l’inglese.
A Lui serviva un banale rullino a colori per la sua macchina fotografica ma gli piaceva perdersi per intere giornate nel caos di quegli immensi spazi, con aria condizionata, e grandi vetrine ricche di impianti, attrezzature e gadgets elettronici d’ogni tipo, e da tutti i prezzi. Che tanto stridevano poi con quelle pur altrettanto immense ma anonime loro miserabili Periferie, disordinate, male odoranti e rumorose. Così come con quelle altrettanto imponenti ma immobili Campagne secolari. Brumose e dilaganti, subito fuori dalla metropoli.
Si erano subito piaciuti. Incontrati per qualche giorno di seguito e poi frequentati « e innamorati », a dire di suo Cognato. Vivevano fumando canne e facendo l’amore sotto lo stesso tetto di una camera ammobiliata di Lei, ai margini di Bangkok. Poi, lo scontato presentimento di quel suo balordo Cognato poche settimane dopo, finiti i soldi, che noia e insofferenza lo avrebbero invaso ogni giorno di più. Così chiedendosi se fossero fatti l’uno per l’altra, Lui aveva pensato bene di prendersi un po’ di tempo. « Per rifletterci sopra ».
Ha’Amoe, chiamata a stare per un poco con Loro due a Bangkok dal villaggio della Nonna materna, tra risaie a perdita d’occhio, torride faticose e apatiche, era subito rimasta affatata da quei Racconti in quella nuova famiglia « sulla Vita in Occidente ». Carpiti tra le poche parole che sole riusciva a interpretare di quel suo ultimo padre dell’ultima ora e nei rari momenti di comune lucidità della Coppia. Quando non Si facevano Canne o non scopavano.
Ma quell’improvvisa « voglia d’Occidente », ad Ha’Amoe soprattutto gli si riluceva nei suoi occhi ancora innocenti da quelli estasiati della giovane Madre, mentre ascoltava raccontare « quelle Storie dal suo nuovo Compagno Occidentale ». Ed ancora ad Ha’Amoe anche « dalle fantastiche spiegazioni » riprese poi dopo tra Loro due. Da sole, acoccolate insieme sul grande letto della Madre. Un po’ riparate dal frastuono di Bangkok.
Certo Ha’Amoe amava quella sua esile Nonna; sempre affaccendata e fiaccata da intere giornate di lavoro in quelle fangose risaie ma che poi