ILLIMITATO
Parola d’ordine: MALACARNA
ra la vigilia di un Ferragosto di troppi anni fa. Avevo deciso di bypassare la nottata al mare con gli amici e ripiegare verso casa. Un po’ per noia, un po’ perché svegliarsi in spiaggia con la sabbia infilata ovunque e la salsedine a indurirsi sulla pelle sotto il sole delle sette del mattino non erano più una cosa divertente. Non che per me lo fossero mai state. . Così mi aveva detto mia madre. E con davanti una bacinella d’acqua tiepida e un’oliera in ceramica mi aveva insegnato un rito antico e quasi dimenticato con cui togliere il malocchio a qualcuno. Una, formato dal cantante Tony Farina (Pulp Dogs), dal produttore e chitarrista Vince Pastano (Luca Carboni, Vasco Rossi) e dall’artista Dorothy Bhawl. La malacarna, o malacarne in altre zone del sud Italia, è la sintesi di tutte le invettive del popolo verso quello che non conosce e non comprende. Una malacarna è una persona da cui guardarsi, cattiva e in grado di qualunque bassezza. Persino quella di operare arti magiche e incomprensibili e ai cui servigi affidarsi di nascosto. La malacarna arriva da quel popolo sporco di carbone e puzzolente del fetore delle macellerie. La malacarne, infatti, è l’insieme dei tagli più bassi ed economici del banco del macellaio. Merce di scarto e per cui usare i molari con forza.
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