ILLIMITATO
I giganti di BARBARA
siste una linea sottile nel gioco delle narrazioni che vorrebbe separare il mondo della finzione da quello della realtà, ma questa, il più delle volte, non è mai un confine vero e proprio. La linea è capricciosa e rare volte si presenta come una retta. Tende a curvare, a fare volteggi, ad attorcigliarsi su se stessa; e lo fa fino a confondere i due mondi, a intersecarli. Il tutto per confondere chi legge e portarlo a non essere mai troppo sicuro della realtà di ciò che è rappresentato, sia. Joe Kelly e JM Ken Niimura ci raccontano la storia di Barbara Thorson, Barb, una ragazzina che frequenta la quinta elementare nella piccola cittadina di Oyster Bay, nello Stato di New York, e che (lo avreste mai capito dal titolo?) uccide i giganti. O almeno è questo ciò che lei racconta a tutti. Barbara è precoce e schietta. Ama i giochi di ruolo e la storia del baseball. La sua, però, è una vita difficile. La sua è una famiglia difficile. Suo padre ha lasciato la famiglia da anni. Di sua madre nulla ci viene raccontato, ma annusiamo sin dall’inizio che qualcosa non è al suo posto nel quadretto familiare. Barb vive in una casa affacciata sull’oceano con il fratello Dave e la sorella maggiore Karen, una ragazza frustrata e stanca che ha assunto il ruolo di capofamiglia. La notte Barb dorme nel seminterrato della casa perché una presenza malvagia ha preso possesso di tutto il primo piano dov’è la sua cameretta. Ma poco importa, perché il grosso del tempo Barbara lo passa nella spiaggia antistante, ingegnandosi nel costruire trappole che impediscano l’arrivo di quei terribili e malefici portatori di morte che lei studia da tempo: i giganti. Pronta a contrastare il loro arrivo con il martello Coveleski, unica arma in grado di abbatterli, Barbara non si preoccupa delle relazioni attorno a lei. Le interazioni con gli insegnanti e la psicologa della scuola o quella con una ragazzina che cerca di esserle amica non le interessano. Barbara sembra volersi fare nemici quasi intenzionalmente con il suo modo di fare. Proprio per i suoi modi difficili per chi la circonda e per lo stesso lettore empatico, Barbara è tutt’altro che perfetta come protagonista, ma, almeno per questa storia, è la protagonista necessaria.
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