Il titolo è di quelli che mette i brividi.
RIAPRONO I MANICOMI
Riporta ad immagini terribili, servizi e testimonianze da domandarsi fino a che punto gli uomini possono arrivare.
"Si va in manicomio per imparare a morire" (A. Merini)
Viene da chiedersi come sia possibile che dopo anni di lotte e passi in avanti ora qualcuno voglia farne parecchi indietro. Il tentativo pare che non sia di quelli palesi, ma attraverso postille e termini inseriti da una commissione Affari Sociali della Camera da parte dei membri del Pdl. Io non so se si tratta di una mera volontà rivolta alla riapertura, ma il solo pensiero mi porta sgomento, rabbia e paura verso gli uomini che non vanno al di là della loro ombra.
Si parla di prolungamento del trattamento sanitario obbligatorio che potrà arrivare a 15 giorni, contro gli 8 di ora, e inoltre viene istituito il trattamento necessario extraospedaliero prolungato, senza consenso del paziente
Si sono alzate voci di polemiche e sostenitore di una possibile riforma. Dietro nell'ombra come sempre le persone, dimenticate, coloro che non vengono prese in considerazione e mai interpellate. Trattate come oggetti, come pacchi da spostare da una parte all'altra con uno spazio vuoto vicino alla voce DESTINAZIONE.
"Che cosa mi manca? Mi mancherebbe tanto di morire, perché io l'inferno della vita me lo sono goduto tutto" (A. Merini)
Già, la vita. Quella regolare dei cosiddetti "sani" e poi l'altra quella di coloro che il più delle volte non possono decidere. In mezzo una legge anni di passi in avanti fatti da persone e lotte fatte in prima linea.
Il resto sono solo parole, dichiarazioni, la realtà invece è fatta dalla vita delle persone, di tutte le persone.
"Di fatto non esiste pazzia senza giustificazione e ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato pazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini" (A. Merini)
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venerdì 18 maggio 2012
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In manicomio si impara a morire
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