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lunedì 8 febbraio 2010 7 vostri commenti

C'era una volta una monetina




IMMUNITA' PARLAMENTARE
"la proposta arrivi non dal governo ma dal Parlamento"..."si preveda una maggioranza qualificata, oscillante tra il 60 e il 65 per cento, per respingere le richieste di autorizzazione dei magistrati", Nicola Mancino (Csm)

"non esiste che noi votiamo un provvedimento sull'immunità ad hoc per i parlamentari senza che questo venga inserito in un quadro di riforme complessivo'', Finocchiaro (Pd)

"è chiaro che l'immunità rientra nell'ambito di un nuovo equilibrio che si dovrebbe creare tra politica e giustizia per eliminare la conflittualità permanente che esiste tra i due ordini." Quagliarello (Pdl)

"Intanto noto con piacere che un tema che sembrava tabù, quello della necessità di creare uno scudo per meglio definire i poteri reciproci tra Magistratura e Parlamento, prende corpo. Poi è corretto che ci possa essere una discussione. I paletti che indica Mancino sono quelli, ce ne potrebbero essere altri. Anche il solo essere eletti in Parlamento è già un paletto. Però non mi meraviglia la necessità di dover discutere la forma di una legge del genere, è giusto che se ne possa discutere. Quali possano essere poi gli eventuali paletti è tutto da vedere. Non possono esserci decisioni in partenza ed è già importante che non si ritenga più tabù di un'immunità che c'era, che i padri costituenti avevano messo e che noi abbiamo tolto in un modo in cui era giusto farlo. Non mi pento, infatti, di aver votato a favore dell'annullamento, perché in quel momento era inutile che ci fosse la legge sull'immunità perché era un Parlamento delegittimato", La Russa (Pdl)

"deve valere per un solo mandato, non può coprire i reati commessi prima dell'incarico e può essere concessa solo a maggioranza qualificata"..."così ridotta si potrebbe applicare anche a premier e ministri", Violante (Pd)


La storia racconta di un popolo che alzò la testa. Un popolo che decise ad un certo punto che i buoni erano quelli con le toghe e che si doveva mettere fine allo scempio e alle ruberie dei cosiddetti uomini di stato.
Cortei, indignazione, monetine lanciate. Tutto accompagnato dalla nascita di forze locali che iniziarono a sventolare a destra e a sinistra cappi da mettere al collo e forche. Forze che difendevano i giudici a spada tratta.
La storia va avanti e tratta sempre dello stesso popolo. Un popolo che qualche istante dopo aver lanciato le monetine si recò nella cabina elettorale mettendo un croce sul "amante" dell'uomo che poco prima aveva cacciato.
Non più cortei, non più indignazione ma solo un croce a sancire la fine della storia democratica di quel paese e l'inizio di un regime strisciante.
Non più cappi da mettere al collo e forche prospettate da quel partito locale e dagli altri che gridavano giustizia ma posti di potere, governo e poltrone, accuse alla magistratura e preparazione di un colpo si stato senza armi ed eserciti da muovere... solo leggine, lodi e avvocati da mandare in parlamento.
La storia continua e intanto viene riscritta. I buoni di una volta sono i cattivi e quest'ultimi comandano e riscrivono, beatificano i cacciati dalle monetine , intitolando strade e piazze, riesumano cadaveri sepolti non così tanto come l'immunità parlamentare, buttando le macerie rimosse su quello che una volta era un paese.
C'era una volta un popolo che diceva di avere le mani pulite...

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