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giovedì 30 novembre 2017 11 vostri commenti

Carneficina sociale ligure

La Liguria non è solo terra di sole sulle coste, mare e red carpet. Ultimamente è terra di conquista per le politiche liberiste soprattutto per quanto riguarda la Sanità. Una di quelle regioni in cui il centro sinistra ha sempre dato per scontata la vittoria, spesso tralasciando tematiche importanti e dando il via anni fa ai primi "risparmi" sui più deboli facendo tagli del 5% sui fondi destinati ai disabili. 
Oggi la situazione è drammatica, il presidente Toti, centro destra, nel silenzio totale anche grazie alla sua indubbia bravura di comunicatore da una parte millanta successi e tappeti rossi che attirano turisti dall'altra sta dando vita ad uno stravolgimento del sistema sanitario ligure. 
Tagli indiscriminati sui servizi agli anziani, disabili e persone seguite dalla salute mentale. Una carneficina sociale che porterà all'abbassamento della qualità dei servizi, a costi aggiuntivi per le famiglie e licenziamenti.
Solo alcuni esempi. La Regione ha deciso che in caso di un numero di assenze elevato da parte di una persona pluridisabile (quindi in alcuni casi più soggetto a malattie) non pagherà più la retta per frequentare il centro, facendo ricadere il costo per la frequenza sulla famiglia. Parliamo di 100 euro al giorno.
Altro caso. Dopo il 65 anni una persona psichiatrica ricoverata in una residenza non verrà più considerata psichiatrica, con un colpo di teatro diventerà solamente un paziente geriatrico. Quindi con una retta minore e differente assistenza.
Sono notizie che non conquistano i titoli dei giornali, che passano inosservati ma dovrebbero interessare tutti anche se in questo momento non sono cose che direttamente ci riguardano. 
Ci sono elementi che connotano il livello di civiltà di una società, questo lo è.
Oggi saremo in piazza davanti al Consiglio regionale per manifestare il nostro dissenso.
E' una lotta continua.
venerdì 25 marzo 2011 24 vostri commenti

Con la speranza di Giusy

"Complimenti la dichiaro dottoressa con 105 su 110!"
Una frase che molti avranno sentito (con voti logicamente diversi) nell'aula magna o auletta della propria facoltà, amici, parenti, a volte tantissimi a volte il numero giusto, quelli con dietro il tifo da stadio, quelli che ci vanno da soli o quelli che ci vanno vestiti in maniera assurda.
Insomma ognuno col suo giorno.
E così anche Giusy. Direte e allora?!?
La domanda potrebbe essere giusta se in questo paese si investissero i soldi nelle cose giuste (ci aggiungo anche il resto del mondo) si perchè Giusy è una ragazza down che ce l'ha fatta, la prima in Italia che si è laureata con 105 su 110 nel corso di laurea in Beni demoetnoantropologici, presso l'università di Palermo, e ora spera di poter andare ad insegnare alle elementari...


“C’è dietro un lavoro di 26 anni, iniziato in famiglia e proseguito a scuola. Siamo stati fortunati perche’ abbiamo sempre incontrato professori disponibili e strutture adeguate. Un lavoro di squadra che ha dimostrato come le persone con la sindrome di Down possano accedere ad alti standard di studio”

...queste le parole del padre.
Vedete è quel "siamo stati fortunati" che mi fa salire la rabbia verso delle istituzioni che dimenticano queste persone, che dimenticano le famiglie, che dimenticano la missione che dovrebbe avere lo stato, che invece costringe un uomo a dire "siamo stati fortunati" quando invece uno stato civile dovrebbe assicurare a tutti il massimo sforzo. E invece solo il 10% dei ragazzi down riesce ad accedere al mondo del lavoro.
Vogliamo ricordare che questo governo aveva tentato con la finanziaria (credo che poi sia rientrato tutto) di innalzare la soglia di invalidità dal 74% all'85% togliendo in questa maniera a molti ragazzi affetti dalla sindrome down l'assegno!
Giusy è la speranza, è una dimostrazione, come dice suo padre, che si può fare, è uno schiaffo a tutti coloro che non ci credono e a tutti coloro che vorrebbero solo ghettizzare la disabilità.
Se le scuole avessero più finanziamenti per il sostegno, se avessero più soldi per le tecnologie assistive, per gli ausili, se le università potessero usufruire di finanziamenti quante Giusy potremmo avere in Italia?!? E soprattutto questa non sarebbe più una notizia eclatante ma la normalità.
giovedì 24 marzo 2011 28 vostri commenti

"Mio figlio cieco senza Giochi"

"Caro ministro Gelmini,
ieri mio figlio che ha 10 anni mi ha chiesto di essere lasciato al portone e di poter salire al secondo piano per raggiungere la casa della nonna da solo. Cosa c’è di strano in questo? Nulla, ma di particolare c’è che mio figlio è cieco dalla nascita.
È inutile dirle quale felicità abbia provato io nel vederlo, in assoluto silenzio, salire quelle scale, contando i gradini e mantenendo altissimo il livello di concentrazione. È inutile dirle quanto abbia sofferto nel non aiutarlo e nel dargli quella fiducia necessaria a compiere una straordinaria impresa. È inutile dirle che per questi bambini ogni azione che per gli altri
è normale costituisce un traguardo, che con sforzo, dedizione e tanta fatica a volte si supera. È inutile dirle che per un genitore ogni conquista e ostacolo superato è soddisfazione e dolore.
Mio figlio frequenta una scuola pubblica dove ogni giorno si confronta con bambini della sua età e ogni minuto rinnova la consapevolezza della sua diversa abilità, che diventa poi una risorsa quando riesce faticosamente a fare le cose insieme a loro. Ho sempre pensato che la sua diversa normalità non fosse un limite ma la capacità di fare le cose in altro modo, ho sempre creduto che il confronto con gli altri bambini fosse per entrambi fonte di arricchimento e di conoscenza. Ho sempre creduto che il sapere, il conoscere chi è diverso permette di sconfiggere l’ignoranza, il pregiudizio, l’emarginazione .
Oggi scopro che gli studenti diversamente abili non possono correre, giocare e divertirsi ai Giochi della Gioventù, come tutti gli altri, ma devono restare a guardare, fare da spettatori di una vita normale che è degli altri e non la loro. Perchè non ci sono i fondi necessari a garantire la loro assistenza.
Oggi apprendo che essere diversamente abile è un ostacolo non a se stessi, alle proprie capacità di fare le cose, ma agli altri, alla loro normalità e alla loro possibilità di arrivare primi o ultimi. Oggi scopro che mio figlio è meno studente, meno cittadino, meno importante degli altri. Non era questo il mondo che io ho immaginato per lui, non era questo il futuro che speravo per lui e le assicuro che pensare al domani di questi bambini non è fonte di tranquillità. Soprattutto quando la discriminazione arriva da chi dovrebbe prendersi cura di loro.
Le auguro di divertirsi ai Giochi della Gioventù, ma le auguro anche che tutte le persone che rifiutano la discriminazione disertino questa manifestazione, lasciandola sola a guardare nel vuoto. Perché è questo, il vuoto, che lei ha lasciato dentro di me."
Valentina Rinaldi

Nove, non numero ma città.
Vicenza, provincia.
Sport giovanile, che dovrebbe voler dire aggregazione, sinonimo di rispetto, di integrazione, impegno, fair play, amicizia mista ad agonismo e di apertura a tutti.
I Giochi sono quelli della Gioventù edizione 2011.
Tutto come sempre? Manca qualcuno? Niente ragazzi disabili.
Perchè? Perchè mancano i moduli per i ragazzi disabili e quindi niente partecipazione.
E qui entriamo in un altro sport... quello della palla che rimbalza da un palazzo all'altro, e i giocatori sono 2, il Coni e il Ministero della Pubblica Istruzione (o forse direi che è il caso di chiamarlo pubblica distruzione).
Il gioco è quello del tira e molla. "Toccava a te mandare i moduli"... "No non è vero"..."Lo gestite voi da anni"... "Ma non ci mandate i soldi dopo i tagli"... manca solo specchio riflesso.
Nel frattempo una madre scrive quello che avete letto sopra e ogni mia parola in più stonerebbe.
Il buio sta nelle loro coscienze.
martedì 26 ottobre 2010 38 vostri commenti

E' questa politica che ritarda la scuola non i disabili

Ci sono famiglie che lottano ogni giorno nel silenzio, nell'indifferenza.
Madri e padri che vorresti abbracciare facendo sapere che non sono soli anche se in realtà sembrerebbe proprio il contrario.
Persone che si scontrano ogni giorno con la realtà di una società che troppe volte è indifferente, che pone barriere che a volte vanno al di là di quelle architettoniche, che spesso sono più facili da levate.
Giorni che bisogna condividere con l'indifferenza della gente, con l'ignoranza, con la mancanza di informazione.
Poi arrivano schiaffi pesanti come macigni anche dalle istituzioni e precisamente da questo personaggio della lega...


...presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini, guardandosi dentro nell'animo è riuscito a tirare fuori una proposto del genere...

...con tanto di giustificazione incorporata...

Ora basta andare indietro nel tempo, leggere i libri di storia (per la gente come Fontanini quelli con le figure) per capire che cose del genere le abbiamo trovate ai tempi del passo dell'oca, delle parate, della razza pura.
Siamo di fronte a ignoranza mista a nazismo strisciante.
Il mio lavoro consiste anche nell'andare nelle scuole, controllare assieme ai miei colleghi, la situazione dell'alunno disabile all'interno della classe. Forse a Fontanini servirebbe fare un giro accurato per capire (cosa direi difficile per lui) che casomai il problema è che molte scuole non hanno fondi da spendere per adeguarsi alle esigenze di una ragazzo o una ragazza disabile (acquisti di ausili, computer, sintesi vocali, programmi ingrandenti etc...), forse dovrebbe fare un giro per vedere in che condizioni lavorano la maggiorparte dei professori di sostegno che il più delle volte si devono scontrare con l'indifferenza, l'ignoranza e la carenza di materiale, inotre dovrebbe girare per vedere quanto può aiutare un ragazzo con disabilità il rapporto con le altre persone, con i proprio compagni, vivere la quotidianità di una classe.
O magari queste cose le ha anche viste e quindi il problema secondo lui andrebbe risolto togliendo completamente i ragazzi dalle classi per tornare alle "differenziate" piuttosto che investire nella scuola di tutti e per tutti.
Fontanini dovrebbe sapere che queste cose sono anche scritte nell'art 3 della Costituzione italiana...

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

...sono incise nel primo articolo della Dichiarazione dei diritti umani...

"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti."

...e soprattutto dovrebbero accompagnare il pensiero di ogni uomo a prescindere dalla legge scritta.

martedì 8 giugno 2010 26 vostri commenti

Quella purezza della lega

C'era una volta un uomo.
Con baffetti neri.
Capelli spalmati sulla testa.
Stivaloni.
Palchi dove saliva.
Milioni di persone ad ascoltarlo.
E parole che uscivano dalla sua bocca...

"Chi non è sano e degno di corpo e di spirito, non ha diritto di perpetuare le sue sofferenze nel corpo del suo bambino. Qui, lo Stato nazionale deve fornire un enorme lavoro educativo, che un giorno apparirà quale un'opera grandiosa, più grandiosa delle più vittoriose guerre della nostra epoca borghese."

...quell'uomo era Hitler. Gli anni erano quelli della potenza nazista e il paese era la Germania.
Anni in cui, quelli dal 1933 al 1939, venne messo in pratico il programma Aktion T4, programma nazista di eugenetica che prevedeva la soppressione o la sterilizzazione di persone affette da malattie genetiche, inguaribili o da più o meno gravi malformazioni fisiche.
Ora fate un salto nel tempo.
Spostatevi in Italia.
Il biennio è 2009-2010.
Precisamente in Veneto.
Terra leghista di alti valori morali.
Niente più T4 ma... "linee Guida per la Valutazione e l’assistenza psicologica in area donazione -trapianto".
Quindi?!?

Leggete un po'...

"nell’allegato A delle «linee Guida per la Valutazione e l’assistenza psicologica in area donazione -trapianto» del marzo 2009, la Regione Veneto ha escluso dai trapianti di organo le persone con danni cerebrali irreversibili; quelle con ritardo mentale fissando il quoziente intellettivo inferiore a 50 e coloro che hanno tentato da poco il suicidio. Fattori questi ritenuti «controindicazioni assolute». "

Succede che per fortuna la cosa non passa inosservata grazie a due docenti cattolici del Gemelli di Roma, Nicola Pannocchia e Maurizio Bossola e uno psicologo dell’Università della California, Giacomo Vivanti che segnalano il caso all' American Jorunal of Transplantation...


"Non c’è nessuna prova scientifica che giustifichi l’esclusione dal trapianto delle persone con disabilità intellettiva tanto più che il quoziente intellettivo, con cui si determina l’entità del ritardo mentale, non è uno strumento idoneo"

Succede che una Convenzione Onu ratificata nel 2009 da quello che dovrebbe essere il nostro Parlamento e non un bivacco dica espressamente, anche se non ce ne dovrebbe essere bisogno, che "Le persone con disabilità hanno il diritto di godere il più alto standard conseguibile in salute, senza discriminazioni sulla base della disabilità"... "la stessa gamma, qualità e standard di servizi e programmi sanitari, gratuiti o a costi sostenibili forniti alle altre persone".

Naturalmente succede che l'assessore dica che le proteste sono frutto di una "campagna ideologica perché, nel merito, non si spiega altrimenti il fatto che ci sia ancora qualcuno che si ostina a non vedere, non sentire e non capire che le linee guida del Veneto in materia di trapianti non discriminano assolutamente nessuno".

Peccato però che il 3 giugno guarda caso, dopo le proteste dell'opposizione (eureka!!!), dei medici e l'indignazione della famiglie dei ragazzi disabili compaia un «circolare applicativa» per l’Allegato A dove sono state cancellate le «controindicazioni assolute», e viene scritto che il documento è «fondamentalmente rivolto a garantire, in ogni possibile condizione, il più alto livello assistenziale possibile".

«Questa è la prima vera vittoria nella nuova legislatura dal parte del Pd, ma ancora non basta: ora chiediamo che la circolare applicativa diventi parte integrante delle linee guida della Regione sulla regolazione dei trapianti» queste le parole del consigliere regionale Ruzzante.

C'era una volta un uomo... oppure c'è ancora?!

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