“Le lettere si conservano per non leggerle più: una buona volta, poi, per discrezione, si distruggono, e svanisce così, senza che noi o altri mai più si possa recuperarlo, il più leggiadro e spontaneo fiato di vita”
C'era una volta la lettera
“Le lettere si conservano per non leggerle più: una buona volta, poi, per discrezione, si distruggono, e svanisce così, senza che noi o altri mai più si possa recuperarlo, il più leggiadro e spontaneo fiato di vita”
Non è un paese per chi si cura
Il problema Sanità a Genova ormai ha superato la soglia di emergenza.
L'Ospedale Galliera, nella figura del suo direttore, ha dichiarato che senza soldi sono a rischio servizi e stipendi.
San Martino è nella totale disorganizzazione, carenza di personale e Pronto Soccorso che ormai i genovesi cercano di evitare a prescindere data la situazione. Solo ieri sera 115 pazienti in cura con una ventina in attesa.
Notizia di oggi che al Pronto Soccorso di Villa Scassi 100 pazienti sono seguiti da un medico.
Eppure hanno rivotato coloro che negli ultimi anni hanno dato il colpo di grazia definitivo, eppure non vedo e non sento le masse per strada, ma ci saranno per il Black Friday.
Si fa davvero fatica.
Davvero.
O forse è semplicemente la mia vera faccia, che si scompone in fotogrammi come un film.
Là ho quattordici anni, qua venti, qua tren-ta... Più libri compro, più vivo.”
Il libro è quella cosa, Nicolò Gardini
Sfiorare le copertine.
Aprirne uno a caso, o quello che ti chiama. Leggere qualche riga o avere la certezza che la notte sarà lunga per volerlo finire.
E’ proprio lì che rivedo ciò che ero, che sono e che forse sarò.
In questo momento in cui spesso ci si lascia andare a dichiarazioni da stadio cerchiamo di guardare qualche numero.
Negli Stati Uniti 1 americano su 9 vive in povertà.
1 bambino su 8 vive in povertà.
38 milioni di americani non possono soddisfare bisogni di base.
108 milioni di americani vivono tra povertà e sicurezza.
1 milione di studenti americani delle scuole pubbliche non ha una casa.
2 milioni di americani non possono usufruire di acqua corrente o di un bagno.
Ogni anno ci sono 3milioni e mezzo di pratiche di sgombro, sfratti.
Milioni di persone non hanno un'assicurazione privata. Ovvero se ad un bambino viene un ascesso non può curarsi mettendosi a serio rischio. Per dire.
Dati che non tengono conto di quella povertà che non emerge.
Ecco. Questa situazione è così da sempre. Sia con i Democratici che con i Repubblicani.
In questo caso l'aggravante della vittoria di Trump sta nel suo "essere". Dice bene Jamaica Kincaid, qui ormai siamo al fascino del criminale. Qualcuno lo sta chiamando il Presidente del popolo. Quale? Verrebbe da dire. Lo stesso che ha contribuito a creare i poveri elencati sopra?
Il pensiero va ai fragili di questo mondo, a chi è vive nella povertà e verrà visto ancora di più come un peso. A chi si vedrà un muro tirato su davanti alla faccia, voluto dagli stessi che quel muro anni fa lo hanno scavalcato. A chi perderà ancora di più diritti.
Dall'altra parte quelli che si definiscono progressisti dovrebbero ripetersi come un mantra che la destra è più brava a fare la destra. Questo mondo ha bisogno del coraggio delle idee rivoluzionarie, di barricate, di far vedere che il nemico non è chi sta peggio ma chi mette i popoli contro usando il loro denaro.
Se si deve perdere si perda con idee di sinistra, vera, non finta.
Per il resto chi può metta in atto azioni di resistenza quotidiana.
Non importa essere in minoranza, importa esserci per l'altro.
Ai disabili che si sono visti tagliare i finanziamenti.
Ai servizi sociali sostanzialmente spariti e ai fondi per la salute mentale ridotti ai minimi termini.
Alle famiglie dei ragazzi autistici che hanno dovuto pagarsi le cure per la riabilitazione.
Agli operatori sanitari che ogni giorno cercano di far funzionare la sanità pubblica devastata dalla Destra.
A chi lavora in una residenza per anziani che grazie ai tagli di quelli che sostengono Bucci deve lavorare ai minimi termini.
Ai riabilitatori che devono lasciare a casa gli over 65 perché secondo la Asl nn serve riabilitarli.
A quegli imprenditori onesti che nn hanno corrotto nessuno per lavorare.
A chi ha visto morire un proprio parente perché ha dovuto aspettare per un esame mai fatto.
E tanti altri. Troppi, dimenticati.
Qui non si tratta solamente di politica, ma di indifferenza, individualismo e menefreghismo.
Oggi più che mai chi ha dato il voto a Bucci dovrebbe vergognarsi.
Dovrebbe… ma non lo capirà mai, perché vive in un mondo a parte e degli altri, dei fragili, non gli frega nulla.
“I legami che hanno nutrito la nostra vita proseguono incorporati nella nostra vita. Non solo quei legami rispetto ai quali la nostra gratitudine dovrebbe essere grande, ma anche quei legami che ci hanno ferito, fatto cadere, pugnalato. Tutto ciò che è stato fondamentale nella mia vita (nel bene e nel male) e da cui mi sono separato fa parte della mia esistenza per quello che essa è diventata.”
Massimo Recalcati, La luce delle stelle morte. Saggio su lutto e nostalgia
Siamo cantieri aperti in costruzione, a volte abbandonati, altre invece con ritmi di lavoro frenetico sempre in cambiamento.
Ogni scelta, ogni incontro, ogni angolo girato o no, potrebbe portarci al cambiamento. Mai facile, a volte spaventoso, spesso un muro invalicabile.
Incontri. Quell'uomo che mi regalò tutti i suoi libri e da quel giorno non smisi più di leggere. Il teatro e tutta la meraviglia con la quale sono venuto a contatto. Il mio divorzio un salto nell'abisso che mi ha portato poi ad una risalita verso le due luci che ora ho vicino. Anche la perdita di persone importanti negli ultimi anni. Mia madre qualche mese fa.
Legami che formano la nostra vita.
Viene da chiedersi se ci sarà mai un limite da non oltrepassare in questa società. Tutto ormai fa spettacolo, come se esistesse solamente se trasmesso, postato o ripreso.
Assistere ad una confessione in diretta di un omicidio come quello in provincia di Modena, mandata in onda come una delle tante ricette dei cuochi di turno. Il giornalista che continua a fare domande senza senso, davanti ad un uomo in evidente stato confusionale.
Mi spaventa sempre di più il vuoto delle emozioni che si coglie. Mi spaventa il vuoto che troppe famiglie devono affrontare, sole davanti a delle malattie devastanti. Fantasmi nelle nostre città che vagano con lo sguardo fisso e il pensiero occupato solamente da una cosa. Donne e uomini abbandonati dalle istituzioni, soli con la malattia.
E' una società malata che non vuole occuparsi dei malati, non li vuole neanche vedere.
Li vuole dimenticare.
A volte porta con sé nostalgia e ricordi, altre invece ci strappa un sorriso o sottolinea l'importanza delle persone che avevamo vicino.
Scrivevo così nel 2009....
"Eh si! Serata bamboccione. Divano, televisione, ho appena finito di mangiare un piatto di infinita polenta al ragù con supporto di spezzatino con patate, della serie sta notte mi addormenterò all'alba. Il tutto fatto dalla mitica mamma. Inoltre, giustamente, povera donna si è rotta di vedere il mio sorriso rovesciato e quindi logicamente è partita la ramanzina...non hai più il carattere di prima...non sorridi più...se continui così ti rovina la vita...ed io mentre mi parlava sapete a cosa pensavo. Pensavo...mia madre è una donna fantastica, non si intromette mai anche in questo periodo di "florida felicità" lascia che prenda la mia strada. Stasera però non poteva, credo proprio che da madre non sia facile vedere il proprio figlio che entra in casa col muso che pulisce per terra, no non deve essere davvero facile. Mentre parlava in me dicevo...magari ha proprio ragione, magari devo lasciare il passato alle spalle, magari devo prendere la mia vita e guidarla. Non so, tutto le volte che parlo con mia madre riesce sempre a farmi vedere una strada attraverso la quale riprendermi. Niente da fare è proprio una donna fantastica e così anche mio padre, che è appena passato vicino a me accendendosi la seconda sigaretta nell'arco di dieci minuti...penso abbia sentito il discorso e il nervosismo ora fa da padrone. Due persone splendide che stanno insieme da una vita...sembra così semplice stare insieme...forse noi non siamo più capaci, forse pensiamo troppo e viviamo poco."
Tutte le volte che parlavamo...
La mamma ci ha lasciati.
Dieci giorni fa mentre andavamo in montagna si è sentita male e non si è più ripresa.
Desiderava tanto questa vacanza, adorava venire in ferie con noi anche se pensava sempre di disturbare. Amava stare con sua nipote. Amava la vita.
Ho sentito le parole d’amore più dolci mai pronunciate, mentre mio padre la accarezzava ormai priva di sensi.
Ho passato giorni a vedere mio papà alla ricerca di buone notizie dopo il mio colloquio coi medici. La sua faccia che diventava solare al minimo accenno di ripresa.
Poi il vuoto.
La sera che sei andata via anche il cielo si è intimidito di fronte all’azzurro dei tuoi occhi mamma.
Ora sono stanco e pieno di dolore, non so se riuscirò a sopportarlo, con la consapevolezza di avere avuto una madre meravigliosa.
Come mi ha detto Greta “papà ora aspettiamo la cicatrice ma non dimentichiamo”.
Come lei nessuno mai.
Quel lungo vicoletto mano nella mano mentre mi accompagni a scuola, c’era sempre vento ma con te tutto era tranquillo.
I viaggi in autobus per andare a calcio, io in campo e te ai bordi con qualunque clima.
La domenica mattina passata a fare la pasta fresca e l’emozione nel girare la manovella della macchinetta.
Quelle volte che ti facevamo arrabbiare, i nostri discorsi più o meno su tutto, i tuoi messaggi mentre ero in corteo “dove sei? Tutto bene?”.
Le tue mani alla ricerca di un libro nella mia libreria.
Il tuo amato mare.
Gli abbracci stretti.
Piccole cose che adesso sembrano così impossibili, ora che anche una semplice parola passa attraverso una lettera premuta a stento, ora che non hai più voce. Parlano i tuoi occhi, sempre lì, col colore dell’acqua.
In fondo è un po’ come essere ancora in quel vicoletto, col vento che soffia facendoci sbandare, le mani che si cercano, trovandosi.
Auguri Mamma
Assassinato dalla bestialità umana.
Da uno stato che fa finta di niente.
Dai cittadini che non hanno tempo per queste cose e si voltano da altre parti.
Da chi usa parole per confondere le idee.
Assassinato dal profitto e dall'avidità scritte nella pietra ormai sui pavimenti delle nostre case.
Si è vero è un mondo al contrario, perché la gente dovrebbe avere il diritto di avere un lavoro normale, sicuro e ben pagato.
Perché chi esce di casa alla mattina per andare al lavoro deve poter tornare a casa.
Esistono "pazienti invisibili". Espressione della domanda "chi cura chi cura?". Senza risposta spesso.
Donne e uomini che si occupano di chi sta male, che ogni giorno passano gran parte della loro giornata al telefono per spiegare la stessa cosa all'ennesimo medico. Per loro è stata inventata una parola, caregiver, ma non una cura. Incollati ad uno schermo per cercare di incastrare impegni, fissando un'agenda che assomiglia sempre di più ad un cassetto stracolmo che non si chiude.
Che rispondono sempre alla stessa domanda.
Che si riattivano appena trovano qualcuno pronto ad ascoltarli.
Entrati in un loop che li porta a dire che solo loro possono fare determinate cose.
A volte ripetono a sé stessi sottovoce che non ce la fanno più, come stretti in un vicolo chiuso, quasi sul punto di mollare. Ma non mollano quasi mai. Una sorta di omino della Duracell che continua a camminare anche se davanti si trova un muro spesso.
Invisibili ai molti, allo Stato, alle Istituzioni e anche a chi prima era vicino a loro ma poi il vento della malattia ha spinto più distante.
In balie delle onde, col mare forza sei.
Al generale ho sempre preferito un sorriso.
Può bastare? No sicuramente. Il nero che abbiamo attorno è sempre più scuro, ma non lo scopriamo adesso e non può essere un voto a farcelo capire. Si vede dalla quotidianità, dall'individuo che prevale sulla collettività, dal menefreghismo, dalla guerra tra poveri che c'è in atto in ogni angolo del mondo.
Arrendersi? Mai. Dovremo stringerci sempre di più per non sentirci soli e tendere una mano a chi resta indietro. Sono sempre di più.
Iniziamo col finirla di domandare a qualcuno di fare per noi.
E facciamo noi, per gli altri.
Quanti soggetti educativi incontrano i ragazzi durante il loro percorso? Tanti e troppi purtroppo sbagliano.
Faccio l'istruttore di calcio da molti anni ormai, mi ricordo ogni volto allenato, le difficoltà e la meraviglia di trasmettere la passione a qualcuno. Devo però registrare che è sempre più difficile fare questo "mestiere". Troppi colleghi che pensano che il reale motivo dello stare in campo sia la vittoria di una coppa o un trofeo, dimenticando che lo sport è passione, rispetto dell'avversario, del compagno e sano agonismo.
Ultimamente mi è capitato di assistere ad una partita in cui il clima è diventato sempre più teso. Non una parola dalla panchina di chi avrebbe potuto indirizzare il comportamento dei ragazzi.
Credo che anche questo faccia parte di un intervento culturale che potrebbe aiutare il paese, che potrebbe distogliere molti ragazzi dal disagio che vivono. Sembra però davvero una battaglia contro i mulini a vento. In questo negli anni, lo ammetto, mi sono sentito sempre più isolato.
Per questo motivo sto valutando se continuare o meno, prendere una pausa per riflettere, perché dopo 25 anni circa di panchine il peso sta diventando sempre maggiore.
Camminare con la testa rivolta verso l'alto. Osservare ciò che ci circonda. Troppo spesso invece procediamo verso la nostra meta a testa bassa, guardandoci i piedi. Addirittura, a volte, senza pensare mettendo un piede dietro l'altro in maniera meccanica. La fretta, cattiva compagna.
Capita così di perdersi la bellezza artistica dei nostri palazzi. I magnifici colori dei panni stesi oppure quelli dei poggioli che cercano di donare un po' di verde al grigiore delle nostre strade.
Una cosa però fatico a comprendere. Perché col passare del tempo abbiamo perso il piacere di creare il "bello". Perché l'architettura, specialmente, nelle periferie dimentica che la vita quotidiana ha anche bisogno del piacere di una bellezza da vedere.
Pensate alle scuole ad esempio, dove i nostri ragazzi passano la maggior parte del loro tempo. A Genova si contano sulle dita di una mano, forse, le scuole belle e accoglienti.
Piccoli passi verso una bellezza quotidiana.