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Malvasia (Grecia)

Coordinate: 36°41′N 23°03′E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Malvasia
comune
(EL) ΜονεμβασίαMonemvasia
Malvasia – Veduta
Malvasia – Veduta
Localizzazione
StatoGrecia (bandiera) Grecia
PeriferiaPeloponneso
Unità perifericaLaconia
Territorio
Coordinate36°41′N 23°03′E
Altitudine15 m s.l.m.
Superficie949 km²
Abitanti21 898 (2001)
Densità23,07 ab./km²
Altre informazioni
Cod. postale230 70
Prefisso2732
Fuso orarioUTC+2
Cartografia
Mappa di localizzazione: Grecia
Malvasia
Malvasia
Malvasia – Mappa
Malvasia – Mappa
Sito istituzionale

Malvasia[1][2][3][4] o, anticamente, Malvagia[5] (AFI: /malvaˈzia/[6]; in greco Μονεμβασία?, Monemvasía o, meno comunemente, Monembasía) è un comune della Grecia situato nella periferia del Peloponneso (unità periferica della Laconia) con 21 898 abitanti secondo i dati del censimento 2001[7].

A seguito della riforma amministrativa detta programma Callicrate in vigore dal gennaio 2011[8] che ha abolito le prefetture e accorpato numerosi comuni, attestando la superficie del comune a 949 km², mentre la popolazione è passata da 4 660[9] a 21 898 abitanti.

Malvasia sorge sul sud-est del Peloponneso, lungo le coste orientali della Laconia, a 87 km a sud-est di Sparta. L'abitato è situato su un promontorio calcareo congiunto mediante una diga alla terraferma, dalla quale era stata separata artificialmente nell’epoca bizantina.

Il nome greco Μονεμβασία ("un solo accesso") deriva dalla esistenza di un'unica porta d'entrata alla città fortificata (moni emvasis). L'antico nome, Minoia, indica la presenza di un antico insediamento minoico (il nome del vicino centro di Epidauros Limera, invece, indica la presenza di un nucleo miceneo).

Fu considerata la "Gibilterra dell'Est" fino all'indipendenza greca nel 1821-30 a causa delle grandi difficoltà associate ai tentativi di conquista.

La città viene chiamata in italiano semplicemente Malvasia, a causa del vitigno di Malvasia esportato da lì e che si è diffuso con gran successo.

Malvasia.

Nel 583, il primo insediamento fu costruito sulla roccia di Monemvasia al largo della costa del Peloponneso, come protezione per gli abitanti degli insediamenti circostanti sulla terraferma dagli attacchi slavi e avari, quando sotto Giustiniano I e i suoi successori iniziò la presa di terra degli slavi nei Balcani.

La città, dove fu scritta anche la Cronaca di Monemvasia, formò una zona di ritiro per il dominio bizantino nella Grecia meridionale nei secoli successivi e fu il punto di partenza per la riconquista del Peloponneso. La città era anche importante per assicurare la rotta marittima da Costantinopoli a Venezia.

La città fortificata fu a lungo considerata inespugnabile e resistette sia ai numerosi assedi arabi che al tentativo di conquista normanno del 1147. Si dice che nella cittadella c'era un campo di grano che – insieme alle numerose cisterne – era sufficiente a nutrire una guarnigione di 30 uomini all'infinito; così la cittadella era autosufficiente e poteva essere difesa all'infinito.

Dopo la caduta di Costantinopoli nella quarta crociata, Monemvasia rimase una città bizantina libera e fu costretta ad arrendersi solo nel 1249 dopo un assedio di tre anni da parte dei Franchi che controllavano la terraferma dal 1204. Nel 1263 i Franchi dovettero restituire Monemvasia insieme a Mistrà all'Impero bizantino. Dopo le conquiste ottomane di Costantinopoli (1453), Mistrà (1460) e Trebisonda (1461), Monemvasia era l'ultimo residuo territoriale del glorioso impero romano, insieme al principato di Teodoro (conquistato dagli ottomani nel 1475). Incapace di sopravvivere da sola, la città si sottomise prima ad un pirata catalano, che fu presto cacciato, poi al Papa, che però non era militarmente in grado di fornire una protezione sufficiente, e infine a Venezia nel 1464, in grado di tenere la città contro i turchi fino al 1540.

Dopo il periodo ottomano Monemvasia tornò a Venezia nel 1690 e, dopo guerra turco-veneziana, ai turchi nel 1715. Durante la seconda epoca turca, si ebbe un declino demografico che ridusse la popolazione a poche centinaia di abitanti, rispetto ai 25 000 del suo periodo d'oro.

La città fu conquistata dai greci ribelli nella guerra di liberazione nel 1821. Tuttavia, non riuscì a riprendersi; al contrario, sprofondò nell'insignificanza fino a contare solo 32 abitanti nel 1971. In tempi recenti è sorto sulla riva un villaggio moderno chiamato Gefira ("ponte"), in contrasto con la città vecchia, che si chiama Kastro ("castello"). Dopo il 1980 è iniziata la ricostruzione della città vecchia che ora è diventata una residenza di fine settimana per ateniesi ricchi. Oggi gli edifici medievali vengono restaurati e molti di essi convertiti in hotel.

Monemvasia è il luogo di nascita del poeta greco Giannis Ritsos, che è sepolto nel cimitero di Monemvasia. Lo stato greco ha assegnato al sito archeologico bizantino di Monemvasia il marchio del patrimonio europeo.

Monumenti e luoghi d'interesse

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  • Chiesa di Santa Sofia, situata sulla roccia sovrastante l'abitato, costruita secondo i canoni dell'architettura bizantina del XII secolo.
  • Chiesa di Cristo Elkmenos, la cui originale struttura risale al VI-VII secolo. L'edificio venne ingrandito a cavallo tra XI e XII secolo. Ulteriori aggiunte vennero realizzate tra il 1539 e il 1697.
  • Chiesa di Panaghia Chrisaffitisa, costruita in epoca ottomana.
  • Chiesa di Panaghia Myrtidiotissa, risalente al XVII secolo.
  • Chiesa di Sant'Antonio e San Dimitri, del XVII secolo.
  • La moschea del XVI secolo, che dal 1999 ospita la collezione archeologica della città.
  1. ^ Malvasia, Enciclopedia della Geografia, p. 743, Novara, De Agostini, 1996.
  2. ^ Nuova Enciclopedia Universale Rizzoli-Larousse, vol XII, pp. 342-343, Milano, 1994.
  3. ^ Malvasia, in Sapere.it, De Agostini.
  4. ^ Giuseppe Caraci, Udalrigo Ceci, MALVASIA, in Enciclopedia Italiana, XXII, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  5. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Malvasia", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  6. ^ Luciano Canepari, malvasia, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1.
  7. ^ Popolazione comuni greci, su statoids.com. URL consultato il 9 marzo 2011.
  8. ^ Programma Callicrate (PDF), su ypes.gr. URL consultato il 2 marzo 2011.
  9. ^ Censimento 2001 (XLS), su ypes.gr. URL consultato il 2 marzo 2011.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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