Amenofi III su slitta processionale (J 838)
Amenofi III su slitta processionale (J 838) | |
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Autore | sconosciuto |
Data | prima metà del XIV secolo a.C. |
Materiale | quarzite |
Altezza | 249 cm |
Ubicazione | Museo di Luxor, Luxor |
La statua di Amenofi III su slitta processionale (J 838) è un'antica statua egizia di dimensioni monumentali raffigurante il faraone Amenofi III (1388/6–1350 a.C.) della XVIII dinastia egizia[1][2].
Statua di una statua
[modifica | modifica wikitesto]Questo notevole reperto fu casualmente scoperto nel 1989 nel corso di ordinari lavori di consolidamento in un cortile nel sito del Tempio di Luxor: per la precisione, fu rinvenuto all'interno di un grande nascondiglio (cachette) di statue di divinità e sovrani, delle quali la statua di Amenofi III di dimensioni superiori alla grandezza naturale su una slitta processionale è una delle più pregevoli[1].
Il faraone indossa la Doppia Corona dell'Alto e Basso Egitto, una grossa barba posticcia intrecciata e un gonnellino da cerimonia particolarmente sofisticato; il suo viso è quasi fanciullesco, a dispetto del corpo atletico da uomo nel fiore degli anni[2][3]. Alcune parti mai levigate e rimaste ruvide (il pettorale, i bracciali) erano probabilmente incrostate d'oro. La posa rigidamente retta, con le mani distese lungo i fianchi e il piede sinistro avanzato, è convenzionale, ma la presenza della slitta non ha riscontri nella iconografia scultorea: il pilastro dorsale e il basamento tra i piedi e la slitta indicano che si tratta di una scultura raffigurante non il sovrano, ma una sua statua: si tratterebbe perciò della riproduzione di una statua durante un trasporto (verosimilmente una processione) su una slitta[1][2]. L'egittologo ceco Jaromír Málek ha commentato[1]:
«Una statua che raffigura una statua può parere un concetto assurdo, ma non impossibile nell'arte egizia, in cui molte delle rappresentazioni di divinità in rilievi e dipinti altro non sono che raffigurazioni delle loro statue.»
Tuttavia, è possibile che la slitta altro non sia che il geroglifico del nome del dio solare Atum: la statua sarebbe perciò un indizio della crescente importanza del culto solare durante il regno di Amenofi III, destinato ad avere una rivoluzionaria impennata (atonismo) con il successore Akhenaton: l'iscrizione sul retro paragona il faraone al dio Aton stesso[1]. Ciononostante, la statua subì l'iconoclastia dell'enoteista Akhenaton e il nome del dio Amon, pure presente, fu cancellato e mai più restaurato: è dunque possibile che l'opera sia stata dimenticata alla fine dell'epoca amarniana[2].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e Málek 2003, p. 161.
- ^ a b c d Schulz, Seidel 2004, p. 177.
- ^ Hawass 2005, p. 148.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Jaromír Málek, Egitto. 4000 anni di arte, Londra–New York, Phaidon, 2003, ISBN 0-7148-9761-2.
- Regine Schulz, Matthias Seidel (a cura di), Egitto: la terra dei faraoni, Gribaudo/Könemann, 2004, ISBN 9-783833-111075.
- Zahi Hawass, Kenneth Garrett, I tesori nascosti dell'antico Egitto, Vercelli, White Star, 2005, ISBN 88-540-0289-5.