Messale Romano

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Frontespizio di una ristampa fatta a Toul nel 1621 dell'edizione tipica 1604 del Messale Romano. Rappresenta il Papa seduto su un piedistallo fiancheggiato dai Santi Pietro e Paolo.

Il Messale Romano (Missale Romanum) è il messale del rito romano della Chiesa cattolica.

Prima del 1570

La prima edizione a stampa di un libro che recava il titolo Missale Romanum e che si proponeva di riportare i testi della Santa Messa secondo gli usi della Curia romana ("Ordo Missalis secundum consuetudinem Curiae Romanae") risale al 1474 e fu impressa a Milano.[1] Da quella data alla pubblicazione della prima edizione ufficiale del Messale Romano, pubblicata cioè per iniziativa della Santa Sede, passò quasi un secolo intero. Durante questo periodo apparvero almeno 14 altre edizioni del libro liturgico: dieci a Venezia, tre a Parigi e una a Lione.[2] Per mancanza di un organo di vigilanza sulla loro qualità, esse subirono diverse variazioni da parte degli editori, alcune delle quali non furono di poco conto.[3]

L'edizione del 1474 è considerata il capostipite di tutte le pubblicazioni che poi confluirono nell'edizione ufficiale approvata da papa Pio V nel 1570. Le annotazioni autografe del cardinale Guglielmo Sirleto in un esemplare dell'edizione recante il titolo Missale secundum morem Sanctae Romanae Ecclesiae stampata a Venezia nel 1497 (sostanzialmente identica a quella del 1474) dimostrano che questa edizione veneziana fu usata come modello per l'edizione del 1570.[3]

Messale di san Pio V

Il Concilio di Trento (1545-1563), nella sua ultima sessione, affidò al Papa l'incarico di portare a termine l'esame del messale e di pubblicarlo.[4] L'apposita commissione nominata dal papa Pio IV (1559–1565) e rimpastata dal suo successore Pio V (1566–1572) preparò l'edizione che, munita dalla bolla pontificia Quo primum tempore, uscì nel 1570 con il titolo Missale Romanum ex Decreto Sacrosancti Concilii Tridentini restitutum, Pii V. Pont. Max. iussu editum. È noto perciò come «Messale tridentino» o «Messale di san Pio V».

In generale, "le parti essenziali del Messale di san Pio V differiscono poco da quelle dell'edizione del 1474, anzi talvolta ci sono le identiche varianti dei testi scritturali"[5]. La riforma "consisteva soprattutto nella modifica del calendario e, con esso, anche del Santorale, dal quale vennero eliminati dei santi leggendari[6] e i testi i cui contenuti non avevano base storica".[3] Inoltre si eliminarono totalmente i tropi, la maggior parte delle sequenze (delle quali si conservarono solo quattro) e molte orazioni che il celebrante recitava privatamente.[7]

Il testo dell'editio typica di Pio V è stato ristampato in varie edizioni iuxta typicam pubblicate negli anni immediatamente seguenti, per esempio quella degli eredi di Aldo Manuzio nel 1574[8]

Le sei edizioni tipiche tridentine

Nel 1604, 34 anni dopo l'apparizione del Messale di san Pio V, papa Clemente VIII pubblicò, con vari cambiamenti, una nuova edizione tipica del Messale Romano, dal titolo Missale Romanum, ex decreto sacrosancti Concilii Tridentini restitutum, Pii Quinti Pontificis Maximi iussu editum, et Clementi VIII. auctoritate recognitum.[9] Sulla base di questo titolo anche la nuova edizione può essere qualificata come Messale Romano tridentino. Il testo del canone della Messa rimase invariato ma le rubriche furono alterate in più punti. In particolare apparve una nuova indicazione riguardante il momento successivo alla consacrazione del calice: le parole Haec quotiescumque feceritis, in mei memoriam facietis, che nella messa di Pio V venivano dette dal sacerdote mentre mostrava al popolo il calice consacrato, dovevano essere pronunciate durante la genuflessione del sacerdote prima dell'elevazione del calice stesso. Fra gli altri cambiamenti si può menzionare che la benedizione alla fine della messa, che nel 1570 veniva data dal sacerdote con tre segni della croce, doveva essere data con un unico segno della croce, a meno che il sacerdote fosse vescovo.

Dopo altri 30 anni, il 2 settembre 1634, papa Urbano VIII promulgò una nuova revisione del Messale Romano. La nuova edizione venne chiamata Missale Romanum, ex decreto sacrosancti Concilii Tridentini restitutum, Pii V. iussu editum, et Clementis VIII. primum, nunc denuo Urbani Papae Octavi auctoritate recognitum. Non fu modificato il canone della messa.[10]

Leone XIII pubblicò nel 1884 una nuova edizione tipica con pochi cambiamenti, a parte l'inclusione delle messe dei santi aggiunte dopo il 1634: Missale Romanum ex decreto ss. Concilii Tridentini restitutum S. Pii V. Pontificis Maximi jussu editum Clementis VIII., Urbani VIII. et Leonis XIII. auctoritate recognitum.[11]

Pio X intraprese una revisione che portò alla pubblicazione il 25 luglio 1920 da parte del suo successore Benedetto XV del Missale Romanum ex decreto sacrosancti Concilii Tridentini restitutum S. Pii V Pontificis Maximi jussu editum aliorum Pontificum cura recognitum a Pio X reformatum et Ssmi D. N. Benedicti XV auctoritate vulgatum. Le novità introdotte nelle rubriche formarono un nuovo capitolo dal titolo Additiones et variationes in rubricis Missalis.[12]

Pio XII riformò profondamente la liturgia della Settimana santa e della Veglia pasquale modificando non solo il testo delle preghiere ma anche l'ora della celebrazione. Egli stabilì che le funzioni di Giovedì santo, Venerdì santo e della Veglia pasquale fossero celebrate nel pomeriggio o di sera, ciò che san Pio V considerò un abuso contrario all'uso antico della Chiesa cattolica e ai decreti dei Padri.[13] Nella celebrazione della Veglia pasquale Pio XII introdusse ufficialmente per la prima volta l'uso delle lingue vernacolari moderne nella liturgia eucaristica. Senza pubblicare una nuova editio typica del Messale Romano, egli diede il permesso di sostituire il testo precedente con il nuovo.

La sesta ed ultima edizione tipica del Messale Romano "riveduto per decreto del Concilio di Trento" (ex decreto ss. Concilii Tridentini restitutum) è quella pubblicata da papa Giovanni XXIII nel 1962. Nel titolo non vengono più menzionati i nomi dei papi, Pio V incluso, che l'avevano emendato: Missale Romanum ex decreto ss. Concilii Tridentini restitutum Summorum Pontificum cura recognitum[14]. Incorpora i cambiamenti decretati dal "Codice delle rubriche" del 1960, il cui testo è riprodotto nel Messale, dove sostituisce due documenti dell'edizione 1920 (Rubricae generales Missalis e Additiones et variationes in rubricis Missalis). Sopprime l'aggettivo perfidis della preghiera Oremus et pro perfidis Judaeis del Venerdì santo, e inserisce il nome di san Giuseppe nel canone della messa, il cui testo era rimasto immutato dal 1604. Se si compara con l'edizione tipica precedente (1920), si nota una forte riduzione del numero di ottave[15] e di vigilie (nel senso di una celebrazione di una giornata intera precedente una festa)[16]. Tra i punti minori in cui questa edizione si differenzia da quella immediatamente precedente del 1920 e dal messale originale di Pio V si può menzionare l'abolizione dell'obbligo del sacerdote celebrante di accedere all'altare capite cooperto (con la testa coperta) cioè, nel caso del clero secolare, portando la berretta[17].

Dopo il Concilio Vaticano II

Nell'applicare la costituzione Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II, papa Paolo VI, con l'assistenza di un'apposita commissione di cardinali, vescovi e periti, il Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia,[18][19] creò una nuova edizione del Messale Romano, che invece di chiamarsi ex decreto ss. Concilii Tridentini restitutum si dichiara ex decreto sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II instauratum e non presenta più il testo della Quo primum tempore. Esso fu promulgato con la costituzione apostolica Missale Romanum del 3 aprile 1969 e entrò in vigore il 30 novembre successivo (Prima domenica di Avvento), all'inizio del nuovo anno liturgico.

Fra le modifiche che il pontefice introdusse nel Messale Romano, egli stesso menziona in tale costituzione apostolica:[20]

  • Aumento da una (il canone romano) a quattro delle preghiere eucaristiche;
  • Semplificazione dei riti dell'ordinario della messa, pur conservandone fedelmente la sostanza, e rimozione di duplicazioni e di aggiunte meno utili, soprattutto nella presentazione delle offerte, nella frazione del pane e nella Comunione;
  • Restaurazione di elementi "secondo le tradizioni dei Padri" (ad esempio la Preghiera dei fedeli);
  • Incremento dei passi biblici, presentati in un ciclo triennale nelle domeniche e un ciclo biennale nei giorni feriali e con l'aggiunta di una terza lettura biblica nelle domeniche e nelle solennità. Le conseguenze furono importanti: mentre prima del tempo di Pio XII (che ridusse ulteriormente le letture) si leggeva nella Messa l'1% dell'Antico Testamento e il 16,5% del Nuovo Testamento, a partire dal 1969 si leggono nelle domeniche e nei giorni feriali (senza contare le feste dei santi) il 13,5% dell'Antico Testamento e il 71,5% del Nuovo.[21] Per questo motivo le molto più numerose letture bibliche della Messa non sono inserite nel nuovo Messale Romano e formano il contenuto di un Lezionario a parte;
  • Inoltre, "anche altre parti sono state rivedute e considerevolmente modificate: il Temporale, il Santorale, il Comune dei Santi, le Messe Rituali e le Messe votive. Un'attenzione particolare è stata dedicata alle Orazioni, che non solo sono state aumentate di numero, perché le nuove orazioni rispondessero meglio alle nuove necessità dei tempi, ma anche quelle più antiche sono state riportate alla fedeltà degli antichi testi".

Dopo l'edizione tipica del 1969 sono apparse due altre edizioni tipiche del Messale Romano, nel 1975 e nel 2002. Il titolo delle prime due è Missale Romanum ex decreto sacrosancti oecumenici Concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli PP. VI promulgatum, mentre nella terza si aggiunge Ioannis Pauli PP. II cura recognitum.[22] La prima edizione e la terza sono state ristampate con correzioni rispettivamente nel 1972 e nel 2008.

Oltre a promulgare le successive edizioni tipiche del Messale Romano, sei dopo il Concilio di Trento, altre tre dopo il Concilio Vaticano II, la Santa Sede apporta frequenti aggiornamenti e variazioni, come, per esempio, elevando al grado di festa la memoria di Santa Maria Maddalena,[23] introducendo tre alternative alla tradizionale "Ite, missa est" alla fine della messa,[24] e inserendo nelle Preghiere eucaristiche II, III e IV la menzione del nome di San Giuseppe, già inserito nel Canone Romano nel 1962.[25]

Licenza di usare l'edizione del 1962

Il 3 ottobre 1984 la Congregazione per il Culto Divino comunicò che "il problema di sacerdoti e fedeli rimasti legati al «rito tridentino»" perdurava nonostante il contrario risultato di una consultazione dei vescovi compiuta quattro anni prima. Perciò papa Giovanni Paolo II offrì a ciascun vescovo diocesano la possibilità di usufruire di un indulto in base al quale concedere a quei suoi sacerdoti che ne facessero formale richiesta di celebrare la messa usando l'edizione del 1962 del Messale Romano. Fra le condizioni di potere fare loro questa concessione c'erano il riconoscimento pubblico della legittimità e dell'esattezza dottrinale del Messale del 1970, e l'esclusione dell'uso di chiese parrocchiali, "a meno che il Vescovo lo abbia concesso in casi straordinari".[26][27] La Pontificia commissione "Ecclesia Dei", fondata il 2 luglio 1988 dallo stesso papa e soppressa il 17 gennaio 2019 da papa Francesco,[28] autorizzò i membri di alcuni istituti staccatisi dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X a usare l'edizione 1962.

Con il motu proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007, papa Benedetto XVI permise a tutti i sacerdoti di rito latino di usare nelle messe celebrate senza il popolo il Messale del 1962 senza bisogno di alcun permesso, né della Santa Sede né dell'ordinario diocesano o religioso.[29] Nei propri oratori, gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica potevano utilizzare il Messale del 1962 nella messa comunitaria; l'autorizzazione del superiore maggiore era necessaria solo per utilizzarlo "abitualmente" o "permanentemente".[30] Nelle chiese parrocchiali e in quelle che non erano né parrocchiali né conventuali, al parroco o al rettore il papa domandava di accogliere volentieri le richieste di gruppi stabili di fedeli aderenti alla precedente forma della liturgia e di quelli che la richiedevano in occasione di matrimoni, esequie, pellegrinaggi ecc., a condizione che i sacerdoti celebranti fossero idonei e non giuridicamente impediti.[31]

In tale motu proprio il papa affermò che il Messale del 1962 non è mai stato "giuridicamente abrogato" e che perciò è rimasto e rimane utilizzabile, in linea di principio, nella Chiesa latina. Diversi liturgisti e canonisti hanno espresso dubbi sull'esattezza di questa affermazione.[32][33][34] Affermò inoltre che esistono contemporaneamente due espressioni della lex orandi del rito romano, l'"ordinaria" e la "straordinaria".

Il 16 luglio 2021 papa Francesco dichiarò invece: "I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l'unica espressione della lex orandi del Rito Romano".[35] Dichiarò inoltre che è esclusiva competenza del vescovo diocesano autorizzare l’uso del Messale Romano del 1962 nella diocesi, seguendo gli orientamenti dalla Sede Apostolica.[36] Gli orientamenti della Sede Apostolica includono quelle di non permettere l'uso delle chiese parrocchiali a tale scopo.[37]

Papa Francesco tornò così alla normativa con cui nel 1984 Giovanni Paolo II rilassò la prassi dei suoi predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo I, sotto i quali bisognava rivolgersi alla Santa Sede.

Adattamenti per l'Italia

L'Ordinamento Generale del Messale Romano affida al giudizio delle singole Conferenze Episcopali, dopo la conferma della Sede Apostolica, la definizione di alcuni adattamenti da introdurre nel Messale.[38]

La terza edizione italiana ha ricevuto una qualche forma di ufficialità con l'approvazione da parte della Conferenza Episcopale Italiana nel novembre 2018, seguita dall'autorizzazione del Pontefice e dalla pubblicazione nell'agosto 2019. Da allora, è già possibile adottarlo per la celebrazione della Santa Messa.[39] A decorrere dal 4 aprile 2021, il testo diventa obbligatorio per tutte le Sante Messe celebrate in Italia secondo il Novus Ordo.[39]

Il nuovo testo prescrive che «i fedeli si comunichino abitualmente in piedi»[40] e ̺che il sacerdote celebrante non rimanga inginocchiato per l'intera durata della Consacrazione eucaristica.̼[senza fonte] Mentre la norma universale per le messe dei defunti permette generalmente il viola come colore dei paramenti liturgici e inoltre permette il nero dove è prassi consueta,[41] In Italia è obbligatorio il viola anche dove prima era prassi di usare il colore nero.[42] Nel resto del mondo, continua ad essere permesso, in generale, il colore nero e in molti paesi si permettono inoltre i paramenti bianchi.[43]

Il Kyrie eleison si dice in greco, non più in italiano ("Signore, pietà"),

Inoltre, sono modificati il Gloria a Dio con la nuova traduzione "E pace in terra agli uomini, amati dal Signore" che annulla e sostituisce la precedente lezione "e pace in terra agli uomini di buona volontà", mentre nel Padre Nostro la proposizione conclusiva "non ci indurre in tentazione" è sostituita dal "non abbandonarci alla tentazione“.[44]

Usualmente, il testo è sottoposto all'imprimatur della Conferenza episcopale nazionale e del Sommo Pontefice, seguiti dai decreti della Congregazione per la Dottrina della Fede per quanto riguarda le modifiche dei testi liturgici[45], ovvero della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per quanto riguarda le modifiche al rito e alla disciplina sacramentale ad esso afferente.[46]

Note

  1. ^ unknown library, Missale Romanum Mediolani, 1474, London : Published for the Henry Bradshaw Society by the Boydell Press, 1899, ISBN 978-1-870252-62-1. URL consultato il 3 aprile 2022.
  2. ^ Manlio Sodi e Achille Maria Triacca, Missale Romanum: Editio Princeps (1570) (Libreria Editrice Vaticana 1998), p. XV
  3. ^ a b c Łukasz Celiński, Per una rilettura della storia della formazione e dello sviluppo del Messale Romano. Il caso del Messale di Clemente V.. URL consultato il 3 aprile 2022.
  4. ^ Trento, su www.totustuustools.net. URL consultato il 3 aprile 2022.
  5. ^ A.P. Frutaz, "Messale", in Enciclopedia Cattolica VIII, 836
  6. ^ Cioè senza fondamento storico.
  7. ^ Sodi e Triacca, p. XVIII
  8. ^ (LA) Missale Romanum ex decreto sacrosancti concilii tridentini restitutum, et PII V. pont. max. jussu editum, ex bibliotheca Aldina, 1574. URL consultato il 3 aprile 2022.
  9. ^ (LA) Missale Romanum, 1604. URL consultato il 3 aprile 2022.
  10. ^ (LA) Anonymus AC10127228, Missale Romanum ex decreto Sacrosancti Conilii Tridentini restitutum. Pii V. P. M. iussu editum, et Clementis VIII. primum, nunc denuo Urbani VIII. auctoritate recognitum, Imp. Soc. typ. librorum Office eccl., 1636. URL consultato il 3 aprile 2022.
  11. ^ Harvard University, Missale romanum, ex decreto sacrosancti Concilii Tridentini restitutum, Ratisbonae, Pustet, 1894. URL consultato il 3 aprile 2022.
  12. ^ Missale Romanum 1920. URL consultato il 3 aprile 2022.
  13. ^ (LA) A Pio IV. usque ad annum secundum Pii V., scilicet ab Anno 1559. ad 1567: 4,2, Typis, et Expensis Hieronymi Mainardi, 1745. URL consultato il 3 aprile 2022.
  14. ^ Missale Romanum 1962
  15. ^ Perdono le loro ottave l'Epifania, Corpus Domini, l'Ascensione, Sacro Cuore di Gesù, l'Immacolata Concezione, l'Assunzione di Maria, Giovanni Battista, Santi Pietro e Paolo, Ognissanti, Natale, Stefano protomartire, Giovanni apostolo ed evangelista, I Santi Innocenti, e l'anniversario della dedicazione della propria chiesa
  16. ^ Le vigilie abolite sono quelle dell'Epifania, Ognissanti, l'Immacolata Concezione e degli apostoli Mattia, Giacomo il Maggiore, Bartolomeo, Matteo, Andrea e Tommaso, ma san Lorenzo conserva la sua vigilia.
  17. ^ Ritus servandus in celebratione Missae, II, 1: confrontare l'edizione 1962 con quella 1920 o anche l'originale di san Pio V nel 1570 (Manlio Sodi, Achille Maria Triacca, Missale Romanum: Editio Princeps (1570), Libreria Editrice Vaticana, 1988 ISBN 978-88-209-2547-5)
  18. ^ Motu proprio Sacram liturgiam del 25 gennaio 1964
  19. ^ Discorso di Paolo VI ai partecipanti alla VII sessione plenaria del Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia
  20. ^ Costituzione apostolica Missale Romanum del 3 aprile 1969
  21. ^ Felix Just, Lectionary Statistics
  22. ^ Missale Romanum 2002
  23. ^ Decreto del 6 giugno 2016
  24. ^ Gianluca Biccini, "La messa continua nella vita dei credenti" (L'Osservatore Romano, 17 ottobre 2008)
  25. ^ Decreto del 1 maggio 2013, su vatican.va.
  26. ^ Lettera Quattuor abhinc annos della Congregazione del Culto Divino in data 3 ottobre 1984 in Acta Apostolicae Sedis LXXVI (1984), pp. 1088–1089
  27. ^ LETTERA "QUATTUOR ABHINC ANNOS", su www.unavox.it. URL consultato il 3 aprile 2022.
  28. ^ Lettera Apostolica in forma di “Motu proprio” circa la Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" (17 gennaio 2019) | Francesco, su www.vatican.va. URL consultato il 3 aprile 2022.
  29. ^ Summorum Pontificum, art. 1 e 2
  30. ^ Summorum Pontificum, art. 3
  31. ^ Summorum Pontificum, art. 5
  32. ^ (EN) Andrea Grillo, Beyond Pius V: Conflicting Interpretations of the Liturgical Reform, Liturgical Press, 3 dicembre 2013, ISBN 978-0-8146-6327-1. URL consultato il 3 aprile 2022.
  33. ^ (EN) Chad J. Glendinning, "Summorum Pontificum" and the use of the extraordinary form of the Roman Rite: A canonical analysis in light of the current liturgical law, University of Ottawa (Canada), 2010. URL consultato il 3 aprile 2022.
  34. ^ (EN) Norme Liturgiche dell'arcidiocesi di Washington, capitolo 14, nota 1507
  35. ^ Lettera Apostolica in forma di “Motu proprio” di Papa Francesco “Traditionis custodes” sull'uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma del 1970 (16 luglio 2021) | Francesco, su www.vatican.va. URL consultato il 3 aprile 2022.
  36. ^ Traditionis custodes, art. 2
  37. ^ Traditionis custodes, art. 3 §2
  38. ^ Ordinamento Generale del Messale Romano, Capitolo IX
  39. ^ a b Non solo il «Padre Nostro». Ecco tutto ciò che cambia con il nuovo Messale, su avvenire.it, 10 ottobre 2020.
  40. ^ Matteo Ferrari, Dal Messale un modello di Chiesa, su settimananews.it.
  41. ^ Missale Romanum 2002: Institutio Generalis Missalis Romani, 346 e cfr. Ordinamento Generale del Messale Romano, 346 (anteriore testo italiano)
  42. ^ Cristina Siccardi, Le novità del nuovo Messale della CEI, su corrispondenzaromana.it, 21 ottobre 2020.
  43. ^ Per esempio, The General Instruction of the Roman Missal con adattamenti per Inghilterra e Galles
  44. ^ Miguel Cuartero Samperi, Cosa cambia col nuovo Messale Romano (tutte le info sul nuovo testo), su sabinopaciolla.com, 30 settembre 2020.
  45. ^ Esempi: Nel Messale del ‘62 entrano i santi recenti e sette nuovi prefazi; Il testo dei sette nuovi prefazi per il Messale Romano del 1962
  46. ^ Esempio: Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 25 marzo 2020

Voci correlate

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