Pataliputra: differenze tra le versioni
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'''Pataliputra''' ([[Lingua sanscrita|sanscrito]]: पाटलिपुत्र, ''Pāṭaliputra''; [[Lingua pāli|Pali]] ''Pataliputta'', [[Lingua greca antica|greco]] ''Pali(m)bothra'') era una città situata sulla riva meridionale del fiume indiano [[Gange]], l'odierna [[Patna]], nello Stato del [[Bihar]]. Nell'antichità fu la capitale del regno indiano di [[Magadha]] e successivamente dell'[[Impero Maurya]]. |
'''Pataliputra''' ([[Lingua sanscrita|sanscrito]]: पाटलिपुत्र, ''Pāṭaliputra''; [[Lingua pāli|Pali]] ''Pataliputta'', [[Lingua greca antica|greco]] ''Pali(m)bothra'') era una città situata sulla riva meridionale del fiume indiano [[Gange]], l'odierna [[Patna]], nello Stato del [[Bihar]]. Nell'antichità fu la capitale del regno indiano di [[Magadha]] e successivamente dell'[[Impero Maurya]]. |
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[[File:Maurya Empire, c.250 BCE 2.png|miniatura|Pataliputra come capitale dell'Impero Maurya]] |
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Versione delle 11:46, 13 lug 2022
Pataliputra (sanscrito: पाटलिपुत्र, Pāṭaliputra; Pali Pataliputta, greco Pali(m)bothra) era una città situata sulla riva meridionale del fiume indiano Gange, l'odierna Patna, nello Stato del Bihar. Nell'antichità fu la capitale del regno indiano di Magadha e successivamente dell'Impero Maurya.
Storia
Pataliputra era originariamente il villaggio di Pataligrama (Pali: Pataligama) alla confluenza del Son e del Gange. Secondo il Mahaparinirvana Sutra, il leggendario Ajatasattu, re di Magadha, la trasformò in una città e la fortificò. Suo figlio Udayabhadra (o Udayin) fece di Pataliputra la capitale dell'impero. Pataliputra fu anche la capitale della successiva dinastia Maurya. Intorno al 300 a.C., il re seleucide Seleuco I Nicatore tentò di conquistare l'Impero Maurya, ma dovette ammettere la sconfitta e cedere due province orientali del suo impero al re Chandragupta. Inviò come ambasciatore a Pataliputra lo storico Megastene, al quale dobbiamo una descrizione piuttosto dettagliata della città.
Megastene stimò le dimensioni di Pataliputra in 80 × 15 stadi (15 × 3 chilometri). Intorno alla città si estendeva un muro di palizzata lungo 40 chilometri, al quale fu aggiunto in seguito un muro di mattoni. Le strade, lastricate di ciottoli, erano disposte ad angolo retto l'una rispetto all'altra. Pataliputra era composta da sedici quartieri, ognuno dei quali ospitava una diversa corporazione artigianale. Alcuni di essi avevano piccole aree alberate dove la gente si riuniva per il mercato. Verso il centro della città, dove si trovava il palazzo reale, molti funzionari e nobili vivevano nelle loro magnifiche case, alcune delle quali erano alte diversi piani. Spesso erano dotati di piccoli giardini e laghetti dove ci si poteva rilassare. Direttamente a palazzo, invece, c'erano solo le case dei musicisti e delle cortigiane del re e tutti gli edifici pubblici. Questi erano separati dal palazzo da canali, che alleviavano il calore della città. Nelle piazze erano stati costruiti templi per varie divinità, forse anche per i mercanti greci che si erano stabiliti in città. In quanto stranieri, erano considerati senza casta, ma erano sotto la protezione del re e quindi godevano di un certo prestigio tra i locali.
Nel 253 a.C. si tenne a Pataliputra il terzo concilio buddista. La città fu un importante centro del buddismo delle origini.
Non si sa esattamente quando e perché l'antica città sia scomparsa. Il cinese Faxian, che visitò Pataliputra come pellegrino nel V secolo, la descrive come una "città fiorente"; tuttavia, un altro viaggiatore cinese, Xuanzang, riporta solo rovine duecento anni dopo. Pataliputra fu probabilmente abbandonata a favore di un'altra capitale o distrutta dagli Eftaliti. Anche un terremoto è una possibilità.
Bibliografia
- Paul J. Kosmin, The Land of the Elephant Kings: Space, Territory, and Ideology in Seleucid Empire, Harvard University Press, 2014, ISBN 978-0-674-72882-0.
- Age of the Nandas and Mauryas, Motilal Banarsidass, 1988.
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pataliputra
Collegamenti esterni
- Pataliputra su Treccani.it