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Tito Agosti: differenze tra le versioni

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Ufficiale di cavalleria pluridecorato del [[Regio Esercito]], prese parte alla [[Guerra italo-turca|conquista della Libia]], alla [[prima guerra mondiale|prima]] e alla [[seconda guerra mondiale]] ed alla [[Guerra d'Etiopia]]. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana ricoprendo il ruolo di comandante della [[2ª Divisione granatieri "Littorio"]].


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Ufficiale di Cavalleria pluridecorato del [[Regio Esercito]], prese parte alla [[Guerra italo-turca|conquista della Libia]], alla [[Prima guerra mondiale|prima]] e alla [[seconda guerra mondiale]] e anche alla [[guerra d'Etiopia]]. Dopo l'Armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana ricoprendo il ruolo di Comandante della [[2ª Divisione granatieri "Littorio"|2ª Divisione Granatieri "Littorio"]]. Catturato nel 1945, accusato di crimini guerra si suicidò l'anno successivo poiché non intendeva farsi processare da coloro che considerava traditori<ref>https://italianiinguerra.com/2019/01/27/io-non-permettero-che-una-banda-di-traditori-mi-processi-il-suicidio-del-generale-tito-agosti/comment-page-1/</ref>.
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==Biografia==
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Nato a Morrovalle, in [[provincia di Macerata]], il 19 agosto 1889,<ref name=R5p37>{{Cita|Romano 1998|p. 37|Romano2015}}</ref> figlio di Felice e Palmira Garzoglio, si arruolò giovanissimo nel [[Regio Esercito]] per diventare [[sottotenente]] il 19 maggio [[1912]]. Prese brevemente parte alla [[Guerra italo-turca]],<ref name=R5p37/> combattendo poi durante la [[Prima guerra mondiale]] in cui fu promosso al grado di [[capitano]] il 23 agosto [[1917]], ed insignito di una [[Medaglia d'argento al valor militare]] per il combattimento sostenuto tra [[Torre di Zuino]] e [[Cervignano del Friuli|Cervignano]] il 4 novembre 1918.


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== Biografia ==
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Nel [[1925]]-[[1926]], col grado di Capitano, fu comandante di compagnia del 13º [[Battaglione]] [[Eritrea|eritreo]], partecipando alla conquista dell'[[Oltregiuba]] e della [[Migiurtinia]] in [[Somalia italiana|Somalia]].<ref name=R5p37/>
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Nacque a Morrovalle, in [[provincia di Macerata]], il 19 agosto 1889, figlio di Felice e Palmira Garzoglio, si arruolò giovanissimo nel [[Regio Esercito]] per diventare [[Sottotenente]] il 19 maggio [[1912]]. Prese brevemente parte alla [[Guerra Italo-Turca]], combattendo poi durante la [[Prima Guerra Mondiale]] in cui fu promosso al grado di [[Capitano]] il 23 agosto [[1917]], ed insignito di una [[Medaglia d'Argento al Valor Militare]] per il combattimento sostenuto tra [[Torre di Zuino]] e [[Cervignano del Friuli|Cervignano]] il 4 novembre 1918.<ref name=R5p37>{{Cita|Romano 1998|p. 37}}.</ref>


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Nel [[1925]]-[[1926]], col Grado di Capitano, fu Comandante di Compagnia del 13º [[Battaglione]] [[Eritrea|eritreo]], partecipando alla conquista dell'[[Oltregiuba]] e della [[Migiurtinia]] in [[Somalia italiana|Somalia]].<ref name=R5p37/>
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Durante il [[ventennio fascista|Ventennio]] aderì al [[fascismo]] e partecipò alla [[guerra d'Etiopia]]<ref name=R5p37/> comandando dapprima il Gruppo Squadroni di Cavalleria Coloniale "Penne di Falco" e poi il III Gruppo bande armate della Somalia nel fronte di [[Harar]], meritandosi una [[Valor militare|Medaglia di bronzo al valor militare]] e due promozioni, la prima a [[tenente colonnello]] (31 dicembre 1935) e quindi a [[colonnello]] per meriti eccezionali.<ref>''Comandante di colonna, in varie fasi di un lungo periodo operativo sosteneva vittoriosamente sanguinosi combattimenti contro forti formazioni ribelli, confermando eminenti doti di valore, intuito tattico e di comando.'', Regio Decreto 26 luglio 1938-XVI, registrato alla Corte dei Conti il 9 settembre 1938, registro 25, foglio 127.</ref> Al termine del conflitto fu decorato con una seconda Medaglia d'argento al valor militare.


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Durante il [[Ventennio fascista|Ventennio]] aderì al [[Fascismo]] e partecipò alla [[Guerra d'Etiopia]]<ref name=R5p37/>, comandando dapprima il Gruppo Squadroni di Cavalleria Coloniale "Penne di Falco" e poi il III Gruppo Bande Armate della Somalia nel fronte di [[Harar]], meritandosi una [[Medaglia di Bronzo al Valor Militare]] e due promozioni, la prima a [[Tenente Colonnello]] (31 dicembre 1935) e quindi a [[Colonnello]] per meriti eccezionali.<ref group=N>''Comandante di colonna, in varie fasi di un lungo periodo operativo sosteneva vittoriosamente sanguinosi combattimenti contro forti formazioni ribelli, confermando eminenti doti di valore, intuito tattico e di comando.'', Regio Decreto 26 luglio 1938-XVI, registrato alla Corte dei Conti il 9 settembre 1938, registro 25, foglio 127.</ref> Al termine del conflitto fu decorato con una seconda Medaglia d'Argento al Valor Militare.
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Partecipò alla [[seconda guerra mondiale]] combattendo in [[Africa Orientale Italiana]].<ref name=R5p37/> A lui venne assegnata la difesa del fronte di [[Sciasciamanna]], nello scacchiere Sud del [[Galla e Sidama]]: riuscì a far ritirare le truppe rimanenti dopo il sanguinoso combattimento del Dadaba, subendo continui attacchi da migliaia di ribelli arussi, via via sostenuti dalla popolazione locale. Il 19 maggio del [[1941]] venne fatto prigioniero dagli inglesi dopo aver combattuto fino "al limite delle umane possibilità" come ordinato dal Comando Supremo, e fu insignito della [[Ordine Militare di Savoia|Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia]] il 1° agosto 1941, e successivamente di una terza Medaglia d'argento al valor militare.


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Partecipò alla [[Seconda Guerra Mondiale]] combattendo in [[Africa Orientale Italiana]].<ref name=R5p37/> A lui venne assegnata la difesa del fronte di [[Sciasciamanna]], nello scacchiere Sud del [[Galla e Sidama]]: riuscì a far ritirare le Truppe rimanenti dopo il sanguinoso combattimento del Dadaba, subendo continui attacchi da migliaia di ribelli arussi, via via sostenuti dalla popolazione locale. Il 19 maggio del [[1941]] venne fatto prigioniero dagli Inglesi dopo aver combattuto fino "al limite delle umane possibilità" come ordinato dal Comando Supremo, e fu insignito della [[Ordine Militare di Savoia|Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia]] il 1º agosto 1941, e successivamente di una terza Medaglia d'Argento al Valor Militare.
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Rimpatriato in quanto ferito, dopo l'[[armistizio di Cassibile|armistizio]] dell'8 settembre aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]] in data 18 dello stesso mese col grado di [[Generale di divisione]] diell'arma di [[Cavalleria|cavalleria]]. Gli venne affidato il comando della [[2ª Divisione granatieri "Littorio"]]<ref name=C6p396>{{Cita|Carlotti 1996|p. 396|Carlotti1996}}</ref> che si stava addestrando in [[Germania]] nel campo di [[Münsingen (Baden-Württemberg)]],<ref name=C6p396/> e che il 18 luglio [[1944]] ricevette la visita di [[Benito Mussolini|Mussolini]] e [[Rodolfo Graziani|Graziani]].<ref name=R8p40>{{Cita|Rocco 1998|p. 40|Rocco1998}}</ref> Rientrata in Italia in un primo tempo venne posizionata a ridosso della [[Linea Gotica]],<ref name=R8p41>{{Cita|Rocco 1998|p. 41|Rocco1998}}</ref> venendo successivamente impiegata sul fronte occidentale<ref name=R8p41/> dove, fra il [[colle di Tenda]] e il [[Piccolo San Bernardo]], sostenne alcuni combattimenti contro le truppe franco-statunitensi.<ref name=R8p41/> Il 27 aprile 1945, quando l'unità era ancora in possesso di alcuni territori [[Francia|francesi]],<ref name=R8p41/> emise l'ordine di scioglimento della [[Divisione (unità militare)|divisione]], venendo poi catturato dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]].<ref name=R8p41/> Rinchiuso successivamente nel [[campo di concentramento di Coltano]], venne accusato di aver commesso [[crimini di guerra]]. Mentre si trovava rinchiuso nel carcere militare di [[Forte Boccea]] a Roma, però, preferì suicidarsi piuttosto che essere giudicato da una giuria che egli riteneva parziale e "traditrice".<ref name=R8p41/>


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Rimpatriato in quanto ferito, dopo l'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]] in data 18 dello stesso mese col grado di [[Generale di Divisione]] dell'Arma di [[Cavalleria]]. Gli venne affidato il comando della [[2ª Divisione granatieri "Littorio"|2ª Divisione Granatieri "Littorio"]] che si stava addestrando in [[Germania]] nel campo di [[Münsingen (Germania)|Münsingen]],<ref name=C6p396>{{Cita|Carlotti 1996|p. 396}}.</ref> e che il 18 luglio 1944 ricevette la visita di [[Benito Mussolini]] e del [[Maresciallo d'Italia]] [[Rodolfo Graziani]].<ref name=R8p40>{{Cita|Rocco 1998|p. 40}}.</ref> Rientrata in Italia, in un primo tempo la sua Divisione venne posizionata a ridosso della [[Linea Gotica]] ma, successivamente, fu rischierata sul Fronte Occidentale dove, fra il [[colle di Tenda]] e il [[Piccolo San Bernardo]], sostenne alcuni combattimenti contro le Truppe franco-statunitensi. Il 27 aprile 1945, quando l'Unità era ancora in possesso di alcuni territori [[Francia|francesi]], egli emise l'ordine di scioglimento della [[Divisione (unità militare)|Divisione]], venendo poi catturato dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]. Rinchiuso successivamente nel [[campo di concentramento di Coltano]], fu accusato di aver commesso [[crimini di guerra]]. Mentre si trovava rinchiuso nel carcere militare di [[Forte Boccea]] a Roma, però, preferì suicidarsi piuttosto che essere giudicato da una giuria che egli riteneva "parziale e traditrice".<ref>{{Cita|Rocco 1998|p. 41}}.</ref>
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Parlando di lui, [[Adolfo Beria di Argentine]] disse che "il suo comportamento esemplare fu ignorato da tutti:Alleati, Resistenza, [[Movimento sociale italiano]]".<ref name=R5p37/>

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Parlando di lui, [[Adolfo Beria di Argentine]] disse che "il suo comportamento esemplare fu ignorato da tutti: Alleati, Resistenza, [[Movimento Sociale Italiano]]".<ref name=R5p37/>


== Onorificenze ==
== Onorificenze ==
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|motivazione =''Comandante di colonna in varie fasi di un lungo periodo operativo, sosteneva numerosi combattimenti con forti formazioni ribelli e con abile manovra le volgeva in rotta, dando prova oltreché di valore, di eminenti doti di intuito tattico e di comando. Monte Condudo, 25 giugno 1936-XIV - Val Giagià, 5 novembre 1936-XV''.
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==Note==
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==Bibliografia==
=== Fonti ===
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*{{cita libro|cognome=Cadorna|nome=Luigi|coautori=|titolo=La guerra alla fronte italiana. Vol. 1|editore=Fratelli Treves editori|città=Milano|anno=1921|lingua=|id=|cid=Cadorna1921}}
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*{{cita libro|cognome= Carlotti|nome=Anna Lisa|coautori=|titolo=Italia 1939-1945: storia e memoria|editore=Vita e Pensiero|città=Milano|anno=1996|lingua=|isbn=8-83432-458-7|cid=Carlotti1996}}
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* {{cita libro|cognome=Cavaciocchi|nome=Alberto|coautori=Andrea Ungari|titolo=Gli italiani in guerra|editore=Ugo Mursia Editore s.r.l.|città=Milano|anno=2014|cid=Cavaciocchi,Ungari2014}}
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*{{cita libro|cognome=Del Boca|nome=Angelo|coautori=|titolo=Gli italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore 1860-1922|editore=A. Mondadori Editore|città=Milano|anno=2011|lingua=|isbn=978-8-80442-660-8|cid=DelBoca2011}}
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* {{cita libro|cognome=Del Boca|nome=Angelo|titolo=Gli italiani in Africa Orientale Vol.3|editore=A. Mondadori Editore s.r.l.|città=Milano|anno=2001|id=|cid=DelBoca2001}}
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*{{cita libro|cognome=Rocco|nome=Giuseppe|coautori=|titolo=L'organizzazione militare della RSI: sul finire della seconda guerra mondiale|editore=Greco & Greco Editori s.r.l.|città=Milano|anno=1998|lingua=|isbn=8-87980-173-2|cid=Rocco1998}}
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*{{cita libro|cognome=Pansa|nome=Giampaolo|coautori=|titolo=I figli dell'Aquila|editore=Sperling & Kupfer|città=Milano|anno=2014|lingua=|isbn=8-82009-209-3|cid=Pansa2014}}


=== Periodici ===
== Bibliografia ==
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*{{cita libro|autore=[[Luigi Cadorna]]|titolo=La guerra alla fronte italiana. Vol. 1|editore=Fratelli Treves editori|città=Milano|anno=1921|cid=Cadorna 1921}}
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*{{cita pubblicazione |quotes= |autore=Sergio Romano|coautori= |data= |anno=2015|mese=giugno|titolo=L'avventurosa resistenza di Beria di Argentine|rivista=Corriere della Sera|editore=RCS-Corriere della Sera|città=Milano|volume= |numero=|pagine=37|doi= |id=|url= |lingua=|accesso= |abstract= |cid=Romano2015}}
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*{{cita libro|autore=Luigi Cadorna|titolo=La guerra alla fronte italiana. Vol. 2|editore=Fratelli Treves editori|città=Milano|anno=1921|cid=Cadorna 1921}}
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*{{cita libro|autore=Anna Lisa Carlotti|titolo=Italia 1939-1945: storia e memoria|editore=Vita e Pensiero|città=Milano|anno=1996|isbn=88-343-2458-7|cid=Carlotti 1996}}
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* {{cita libro|autore=[[Alberto Cavaciocchi]]|autore2=Andrea Ungari|titolo=Gli italiani in guerra|editore=Ugo Mursia Editore s.r.l.|città=Milano|anno=2014|cid=Cavaciocchi, Ungari 2014}}
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*{{cita libro|autore=[[Angelo Del Boca]]|titolo=Gli italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore 1860-1922|editore=A. Mondadori Editore|città=Milano|anno=2011|isbn=978-88-04-42660-8|cid=Del Boca 2011}}
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* {{cita libro|autore=Angelo Del Boca|titolo=Gli italiani in Africa Orientale Vol.3|editore=A. Mondadori Editore s.r.l.|città=Milano|anno=2001|cid=Del Boca 2001}}
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*{{cita libro|autore=[[Giampaolo Pansa]]|titolo=I figli dell'Aquila|editore=Sperling & Kupfer|città=Milano|anno=2014|isbn=88-200-9209-3|cid=Pansa 2014}}
⚫
*{{cita libro|autore=Giuseppe Rocco|titolo=L'organizzazione militare della RSI: sul finire della seconda guerra mondiale|editore=Greco & Greco Editori s.r.l.|città=Milano|anno=1998|isbn=88-7980-173-2|cid=Rocco 1998}}


;Periodici
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{{Portale|biografie|Fascismo|guerra}}
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*{{cita pubblicazione |autore=Sergio Romano|anno=2015|mese=giugno|titolo=L'avventurosa resistenza di Beria di Argentine|rivista=Corriere della Sera|editore=RCS-Corriere della Sera|città=Milano|pp=37|cid=Romano 2015}}


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[[Categoria:Militari italiani della guerra italo-turca]]
[[Categoria:Militari italiani della prima guerra mondiale]]
[[Categoria:Ufficiali del Regio Esercito]]
[[Categoria:Ufficiali del Regio Esercito]]
[[Categoria:Militari suicidi|Agosti]]
[[Categoria:Militari italiani del XX secolo]]
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[[Categoria:Militari italiani|Agosti]]
[[Categoria:Personalità della Repubblica Sociale Italiana|Agosti]]
[[Categoria:Personalità della Repubblica Sociale Italiana|Agosti]]
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[[Categoria:Nati nel 1889|Agosti]]
[[Categoria:Nati il 19 agosto|Agosti]]
[[Categoria:Morti nel 1946|Agosti]]
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[[Categoria:Medaglie d'argento al valor militare]]
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine militare di Savoia]]
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine militare di Savoia]]
[[Categoria:Decorati con l'Ordine della Corona d'Italia]]
[[Categoria:Medaglie d'argento al valor militare]]
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[[Categoria:Medaglie di bronzo al valor militare]]
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine della Corona d'Italia]]
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[[Categoria:Morti per suicidio|Agosti]]

Versione attuale delle 17:54, 9 ott 2024

Tito Agosti
NascitaMorrovalle, 19 agosto 1889
MorteRoma, 27 gennaio 1946
Cause della mortesuicidio
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Repubblica Sociale Italiana (bandiera) Repubblica Sociale Italiana
ArmaCavalleria
Regi Corpi Truppe Coloniali
Reparto2º Reggimento "Piemonte Cavalleria"
Anni di servizio1912 - 1945
GradoGenerale di Divisione
GuerreGuerra Italo-Turca
Prima Guerra Mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda Guerra Mondiale
CampagneCampagna dell'Africa Orientale Italiana
BattaglieBattaglia di Vittorio Veneto
Comandante di2ª Divisione granatieri "Littorio"
Decorazionivedi qui
fonti citate nel corpo del testo
voci di militari presenti su Wikipedia
Manuale

Tito Agosti (Morrovalle, 19 agosto 1889 – Roma, 27 gennaio 1946) è stato un generale italiano.

Ufficiale di Cavalleria pluridecorato del Regio Esercito, prese parte alla conquista della Libia, alla prima e alla seconda guerra mondiale e anche alla guerra d'Etiopia. Dopo l'Armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana ricoprendo il ruolo di Comandante della 2ª Divisione Granatieri "Littorio". Catturato nel 1945, accusato di crimini guerra si suicidò l'anno successivo poiché non intendeva farsi processare da coloro che considerava traditori[1].

Biografia

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Nacque a Morrovalle, in provincia di Macerata, il 19 agosto 1889, figlio di Felice e Palmira Garzoglio, si arruolò giovanissimo nel Regio Esercito per diventare Sottotenente il 19 maggio 1912. Prese brevemente parte alla Guerra Italo-Turca, combattendo poi durante la Prima Guerra Mondiale in cui fu promosso al grado di Capitano il 23 agosto 1917, ed insignito di una Medaglia d'Argento al Valor Militare per il combattimento sostenuto tra Torre di Zuino e Cervignano il 4 novembre 1918.[2]

Nel 1925-1926, col Grado di Capitano, fu Comandante di Compagnia del 13º Battaglione eritreo, partecipando alla conquista dell'Oltregiuba e della Migiurtinia in Somalia.[2]

Durante il Ventennio aderì al Fascismo e partecipò alla Guerra d'Etiopia[2], comandando dapprima il Gruppo Squadroni di Cavalleria Coloniale "Penne di Falco" e poi il III Gruppo Bande Armate della Somalia nel fronte di Harar, meritandosi una Medaglia di Bronzo al Valor Militare e due promozioni, la prima a Tenente Colonnello (31 dicembre 1935) e quindi a Colonnello per meriti eccezionali.[N 1] Al termine del conflitto fu decorato con una seconda Medaglia d'Argento al Valor Militare.

Partecipò alla Seconda Guerra Mondiale combattendo in Africa Orientale Italiana.[2] A lui venne assegnata la difesa del fronte di Sciasciamanna, nello scacchiere Sud del Galla e Sidama: riuscì a far ritirare le Truppe rimanenti dopo il sanguinoso combattimento del Dadaba, subendo continui attacchi da migliaia di ribelli arussi, via via sostenuti dalla popolazione locale. Il 19 maggio del 1941 venne fatto prigioniero dagli Inglesi dopo aver combattuto fino "al limite delle umane possibilità" come ordinato dal Comando Supremo, e fu insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia il 1º agosto 1941, e successivamente di una terza Medaglia d'Argento al Valor Militare.

Rimpatriato in quanto ferito, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana in data 18 dello stesso mese col grado di Generale di Divisione dell'Arma di Cavalleria. Gli venne affidato il comando della 2ª Divisione Granatieri "Littorio" che si stava addestrando in Germania nel campo di Münsingen,[3] e che il 18 luglio 1944 ricevette la visita di Benito Mussolini e del Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani.[4] Rientrata in Italia, in un primo tempo la sua Divisione venne posizionata a ridosso della Linea Gotica ma, successivamente, fu rischierata sul Fronte Occidentale dove, fra il colle di Tenda e il Piccolo San Bernardo, sostenne alcuni combattimenti contro le Truppe franco-statunitensi. Il 27 aprile 1945, quando l'Unità era ancora in possesso di alcuni territori francesi, egli emise l'ordine di scioglimento della Divisione, venendo poi catturato dagli Alleati. Rinchiuso successivamente nel campo di concentramento di Coltano, fu accusato di aver commesso crimini di guerra. Mentre si trovava rinchiuso nel carcere militare di Forte Boccea a Roma, però, preferì suicidarsi piuttosto che essere giudicato da una giuria che egli riteneva "parziale e traditrice".[5]

Parlando di lui, Adolfo Beria di Argentine disse che "il suo comportamento esemplare fu ignorato da tutti: Alleati, Resistenza, Movimento Sociale Italiano".[2]

Onorificenze

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Medaglia d'argento al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di uno squadrone di cavalleria, superava resistenze nemiche, riuscendo ad assicurare il passaggio dei suoi uomini su piccoli ponti che il nemico tentava di distruggere; concorreva a fugare prima e a catturare poi una batteria nemica che, con azione di fuoco a zero, colpiva la testa della colonna avanzatasi, dando in tutta l'azione costanti prove di coraggio e sprezzo del pericolo. Torre di Zuino e Cervignano, 4 novembre 1918.»
— Regio Decreto 4 gennaio 1920.
Medaglia d'argento al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di colonna in varie fasi di un lungo periodo operativo, sosteneva numerosi combattimenti con forti formazioni ribelli e con abile manovra le volgeva in rotta, dando prova oltreché di valore, di eminenti doti di intuito tattico e di comando. Monte Condudo, 25 giugno 1936-XIV - Val Giagià, 5 novembre 1936-XV.»
— Regio Decreto 23 settembre 1938[6]
Medaglia d'argento al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un raggruppamento misto di nazionali e coloniali, con forze inadeguate, in difficili condizioni di terreno e di mezzi per combattere e vivere, opponeva alla strapotenza del nemico una difesa tenace e valorosa, animata dal suo esempio di combattente sagace e coraggioso, contrastando a passo a passo il terreno all'avversario con azioni nelle quali rifulgeva il valore suo e delle sue truppe duramente provate ma non dome. Dadaba-M. Cassi-Billante-Bivio Soddu Dalle (A.O.), 30 aprile-22 maggio 1941.»
— Decreto Presidenziale 29 novembre 1954[7]
Medaglia di bronzo al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Già distintosi per coraggio personale e capacità di comando nella presa di Gherloghubi, dava nuova e chiara prova del suo valore militare e della sua perizia di comandante nell'aspro combattimento di Hamanlei, concorrendo validamente col suo gruppo bande alla disfatta del nemico. Gherloghubi, 5 ottobre – Hamanlei, 11 novembre 1935-XIV.»

Note

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Annotazioni

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  1. ^ Comandante di colonna, in varie fasi di un lungo periodo operativo sosteneva vittoriosamente sanguinosi combattimenti contro forti formazioni ribelli, confermando eminenti doti di valore, intuito tattico e di comando., Regio Decreto 26 luglio 1938-XVI, registrato alla Corte dei Conti il 9 settembre 1938, registro 25, foglio 127.

Fonti

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  1. ^ https://italianiinguerra.com/2019/01/27/io-non-permettero-che-una-banda-di-traditori-mi-processi-il-suicidio-del-generale-tito-agosti/comment-page-1/
  2. ^ a b c d e Romano 1998, p. 37.
  3. ^ Carlotti 1996, p. 396.
  4. ^ Rocco 1998, p. 40.
  5. ^ Rocco 1998, p. 41.
  6. ^ Registrato alla Corte dei Conti lì 21 novembre 1938, registro 29 Africa Italiana, foglio 393.
  7. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 8 dicembre 1954, Esercito registro 53, foglio 139.
  8. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.240 del 16 ottobre 1931.

Bibliografia

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  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Anna Lisa Carlotti, Italia 1939-1945: storia e memoria, Milano, Vita e Pensiero, 1996, ISBN 88-343-2458-7.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Angelo Del Boca, Gli italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore 1860-1922, Milano, A. Mondadori Editore, 2011, ISBN 978-88-04-42660-8.
  • Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale Vol.3, Milano, A. Mondadori Editore s.r.l., 2001.
  • Giampaolo Pansa, I figli dell'Aquila, Milano, Sperling & Kupfer, 2014, ISBN 88-200-9209-3.
  • Giuseppe Rocco, L'organizzazione militare della RSI: sul finire della seconda guerra mondiale, Milano, Greco & Greco Editori s.r.l., 1998, ISBN 88-7980-173-2.
Periodici
  • Sergio Romano, L'avventurosa resistenza di Beria di Argentine, in Corriere della Sera, Milano, RCS-Corriere della Sera, giugno 2015, pp. 37.
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