Coldcut: differenze tra le versioni
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Considerati coloro che "rinnovarono la figura del [[dj]] trasformandolo in uno scultore di suoni"<ref name=Kleinfield>{{cita news|autore=Justin Kleinfield|titolo=Coldcut - 70 Minutes Of Madness|pubblicazione=CMJ New Music Report|data=27 mag 2002|lingua=en}}</ref>, i Coldcut sono reputati fra i musicisti più influenti nell'ambito dell'elettronica, solita sfruttare suoni preesistenti<ref name=Shapiro>{{cita libro|titolo=Drum 'n' Bass: The Rough Guide|autore=Peter Shapiro|editore=Rough Guides|anno=1999|pagine=252-253}}</ref>. Sono inoltre riconosciuti come fondatori dell'etichetta indipendente [[Ninja Tune]]<ref>{{cita news|autore=Gina Van Der Vliet|titolo=Ninja Tune Serves Up Coldcut (pag. 28)|pubblicazione=Billboard|data=7 set 1996|lingua=en}}</ref>. |
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Dopo aver lavorato per un'emittente radio pirata durante la prima metà degli [[anni 1980|anni ottanta]], l'ex insegnante d'arte Matt Black e il programmatore di computer Jonathan More esordirono nel 1987 con l'EP ''Say Kids: What Time Is It?'', la cui omonima traccia fu la prima interamente costruita sui campionamenti da parte di un gruppo britannico.<ref name=Kleinfield/> Nello stesso anno venne pubblicato un remix di ''Paid In Full'' di [[Eric B. & Rakim]], che divenne uno dei singoli più venduti nel Regno Unito durante il mese di novembre.<ref name=Shapiro/> In seguito all'uscita dei singoli ''Doctorin the House'' (1988) e ''People Hold On'' (1989), al quale parteciparono rispettivamente [[Yazz]] e [[Lisa Stansfield]], il duo pubblicò nel 1996 ''70 Minutes of Madness'', un [[DJ mix]] che molti considerano il migliore in assoluto<ref name=Kleinfield/>, e durante l'anno seguente ''Let Us Play!'', uno dei loro album in studio più celebri<ref name=Pendergast>{{cita libro|titolo=The Ambient Century: From Mahler to Trance : the Evolution of Sound in the Electronic Age|url=https://archive.org/details/ambientcenturyfr00pren_0|autore=Mark J. Prendergast|editore=Bloomsbury Publishing|anno=2000|pagine=444}}</ref>. |
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Durante la loro carriera |
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== Discografia == |
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* 2002 - ''Cold-Cut-Outs'' |
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* 2006 - ''Sound Mirrors'' |
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* 2017 - Outside the Echo Chamber |
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* 2008 - ''Walk a Mile in My Shoes'' (con [[Robert Owens]]) |
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* 2017 - Vitals (con [[Roots Manuva]]) |
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=== Antologie e mix album === |
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* {{cita web|url=http://www.allmusic.com/artist/coldcut-mn0000092226/biography|titolo=Biografia dei Coldcut su AllMusic|accesso=4 giugno 2014|lingua=en}} |
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Versione attuale delle 23:36, 17 set 2023
Coldcut | |
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I Coldcut durante un concerto (2006) | |
Paese d'origine | Regno Unito |
Genere | Electronic dance music[1][2][3][4] Trip hop[1][5][6] |
Periodo di attività musicale | 1986 – in attività |
Etichetta | Ninja Tune |
Sito ufficiale | |
I Coldcut sono un gruppo musicale britannico di musica elettronica.
Considerati coloro che "rinnovarono la figura del dj trasformandolo in uno scultore di suoni"[7], i Coldcut sono reputati fra i musicisti più influenti nell'ambito dell'elettronica, solita sfruttare suoni preesistenti[8]. Sono inoltre riconosciuti come fondatori dell'etichetta indipendente Ninja Tune[9].
Oltre a sfruttare sovente i campionamenti, il loro stile risente dell'influenza di generi quali breakbeat, funk e techno[7].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo aver lavorato per un'emittente radio pirata durante la prima metà degli anni ottanta, l'ex insegnante d'arte Matt Black e il programmatore di computer Jonathan More esordirono nel 1987 con l'EP Say Kids: What Time Is It?, la cui omonima traccia fu la prima interamente costruita sui campionamenti da parte di un gruppo britannico.[7] Nello stesso anno venne pubblicato un remix di Paid In Full di Eric B. & Rakim, che divenne uno dei singoli più venduti nel Regno Unito durante il mese di novembre.[8] In seguito all'uscita dei singoli Doctorin the House (1988) e People Hold On (1989), al quale parteciparono rispettivamente Yazz e Lisa Stansfield, il duo pubblicò nel 1996 70 Minutes of Madness, un DJ mix che molti considerano il migliore in assoluto[7], e durante l'anno seguente Let Us Play!, uno dei loro album in studio più celebri[10].
Durante la loro carriera i Coldcut hanno inoltre realizzato opere audiovisive[7][10], partecipato al programma radiofonico Solid Steel, nel quale si cimentarono nella realizzazione di lunghi mix musicali[10], e avviato i side project DJ Food, Hedfunk e Hex.
Stile musicale
[modifica | modifica wikitesto]Innovatori del genere dance,[11] i Coldcut hanno focalizzato la loro arte sui campionamenti[11][12] che adattarono ai ritmi del breakbeat.[13] Seguono l'estetica del primo hip hop e del punk,[14] mentre durante i primi anni novanta, in concomitanza con la fondazione della loro etichetta Ninja Tune e l'avviamento del progetto DJ Food, la loro musica si è affiancata al trip hop.[5][6] Secondo le parole dei Coldcut, per comporre un loro brano bisogna "prendere un po' di vecchi dischi rari in disuso (...) e farli rivivere trasformandoli".[14] Sono anche citati fra i protagonisti della musica house[15] e vengono classificati fra i gruppi reggae, electronica, dub e progressive house.[1] Se il primo album What's that Noise (1989) è stato uno dei primi dischi di musica house inglesi e Philosophy (1994) si attiene invece a un registro più pop, Let Us Play (1997) fonde drum and bass, funk, ambient, dub, jazz e musica etnica segnando un avvicinamento del gruppo al genere trip-hop e all'elettronica underground della Ninja Tune.[11][12]
Discografia
[modifica | modifica wikitesto]Album
[modifica | modifica wikitesto]- 1989 - What's That Noise?
- 1990 - Some Like It Cold
- 1990 - Zen Brakes (attribuito a Bogus Order)
- 1993 - Philosophy
- 1997 - Let Us Play!
- 1999 - Let Us Replay! (album di remix)
- 2002 - Cold-Cut-Outs
- 2006 - Sound Mirrors
- 2017 - Outside the Echo Chamber
Singoli
[modifica | modifica wikitesto]- 1987 - Say Kids, What Time Is it?
- 1987 - Beats & Pieces|Beats + Pieces (con Floormaster Squeeze)
- 1988 - Doctorin' the House (con Yazz & The Plastic Population)
- 1988 - Stop This Crazy Thing (con Junior Reid & The Ahead of Our Time Orchestra)
- 1989 - People Hold On (con Lisa Stansfield)
- 1989 - My Telephone
- 1989 - Coldcut's Christmas Break
- 1990 - Find a Way (con Queen Latifah)
- 1993 - Dreamer
- 1994 - Autumn Leaves
- 1997 - Atomic Moog 2000 / Boot the System
- 1997 - More Beats + Pieces
- 1998 - Timber (con gli Hexstatic)
- 2001 - Re:volution (con The Guilty Party)
- 2005 - Everything Is Under Control
- 2006 - Man in a Garage
- 2006 - True Skool (con Roots Manuva)
- 2008 - Walk a Mile in My Shoes (con Robert Owens)
- 2017 - Vitals (con Roots Manuva)
Antologie e mix album
[modifica | modifica wikitesto]- 1996 - ColdKrushCuts — (con DJ Food e DJ Krush)
- 1996 - Journeys by DJ — 70 minutes of Madness
- 1997 - Coldcut & DJ Food Fight
- 2004 - People Hold On — The Best of Coldcut
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) Coldcut, su allmusic.com. URL consultato il 25 settembre 2017.
- ^ (EN) Autori vari, The Oxford Handbook of New Audiovisual Aesthetics, Oxford University, 2013, p. 62.
- ^ (EN) 'After 200bpm, your heart blows up', su theguardian.com. URL consultato il 25 settembre 2017.
- ^ R. Young, La guida alla musica moderna di Wire, Isbn, 2010, p. 28.
- ^ a b Storia del rock - Trip-hop - L'onda lunga del Bristol sound, su ondarock.it. URL consultato il 25 settembre 2017.
- ^ a b (EN) Coldcut x On-U Sound: Outside the Echo Chamber, su popmatters.com. URL consultato il 25 settembre 2017.
- ^ a b c d e (EN) Justin Kleinfield, Coldcut - 70 Minutes Of Madness, in CMJ New Music Report, 27 mag 2002.
- ^ a b Peter Shapiro, Drum 'n' Bass: The Rough Guide, Rough Guides, 1999, pp. 252-253.
- ^ (EN) Gina Van Der Vliet, Ninja Tune Serves Up Coldcut (pag. 28), in Billboard, 7 set 1996.
- ^ a b c Mark J. Prendergast, The Ambient Century: From Mahler to Trance : the Evolution of Sound in the Electronic Age, Bloomsbury Publishing, 2000, p. 444.
- ^ a b c (EN) Autori vari, The Encyclopedia of Popular Music, Omnibus, 2011, capitolo dedicato ai Coldcut.
- ^ a b Christian Zingales, Electronica, Giunti, 2002, pp. 32-3.
- ^ (EN) Simon Reynolds, Generation Ecstasy: Into the World of Techno and Rave Culture, Routledge, 2013, p. 42.
- ^ a b Pierfrancesco Pacoda, Sulle rotte del rave. Dj's party e piste da ballo da Goa a Londra, da Bali a Ibiza, Feltrinelli, 2002, pp. 58-9.
- ^ Coldcut, su scaruffi.com. URL consultato il 25 settembre 2017.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Bill Brewster, Frank Broughton, Last Night a Dj Saved My Life: The History of the Disc Jockey, Grove Press, 1999, pp. 349-350.
- Enzo Gentile, Alberto Tonti, Il dizionario del pop-rock, Zanichelli, 2014, pp. 353-354.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Coldcut
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su ninjatune.net.
- Coldcut (canale), su YouTube.
- (EN) Coldcut, su AllMusic, All Media Network.
- (EN) Coldcut, su Bandcamp.
- (EN) Coldcut, su Discogs, Zink Media.
- (EN) Coldcut, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- (EN) Coldcut, su SoundCloud.
- (EN) Coldcut, su Billboard.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 136204481 · ISNI (EN) 0000 0001 1504 1137 · Europeana agent/base/146792 · LCCN (EN) n95096081 |
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