Wikipedia:Dissenso

Il presente saggio vuole essere una riflessione generale su taluni meccanismi sociali che si possono innescare nella comunità wikipediana e possono incidere sulla serena convivenza dei wikipediani.

Vivere Wikipedia quotidianamente o comunque con assiduità può dar luogo a "diversi sentire", possono nascere sensazioni e impressioni che possono incidere sulla serena convivenza. Una di queste sensazioni può essere riassunta nella frase: non c'è spazio in Wikipedia per "voci fuori dal coro". È bene che tutti siano consapevoli che una o più voci fuori dal coro sono una ricchezza, laddove la diversità di opinioni, il dibattito, sono essenziali strumenti di crescita, ma non sempre il "porsi fuori dal coro" ha una caratterizzazione compatibile con Wikipedia.

Il dissenso

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A volte essere fuori dal coro è un segno effettivo di incompatibilità con il progetto e con i suoi pilastri, come sostenere che il copyviol è legittimo; altre volte rappresenta invece solo un'opinione, legittima come le altre, che semplicemente non trova consenso, come potrebbe essere l'espressione di un voto in una cancellazione opposto a quello di tutti gli altri. Se si pensa a questi estremi, le cose sono chiaramente distinguibili e non danno problemi: è anzi un bene che ci siano pareri diversi e che tutti possano essere espressi in discussione, perché si tratta di un arricchimento. Ma ci sono situazioni più borderline, che scivolano facilmente da un lato o dall'altro del "limite" tra accettabile e non accettabile, a seconda delle diverse interpretazioni che se ne possono dare.

Per esempio, trascendere e, provocati o meno, in modo velato o esplicito, manifestare scarso rispetto per l'interlocutore. Questo è ovviamente qualcosa di oggettivamente negativo sempre e comunque, ma se in teoria la cosa sarebbe ugualmente grave, indipendentemente dal fatto che si abbia ragione o torto nel merito, nella pratica viene valutato in modo assai diverso: se chi ha trasceso ha ragione secondo la comunità, si tende a trovare molte più attenuanti. La cosa ha anche il suo senso in quella che è la natura dell'uomo: si trova più giustificabile un momento di eccesso da parte di chi fa tanto in senso positivo: una valutazione veramente oggettiva richiede anche di prendere in considerazione il contesto. Inoltre, può avere un senso non rispettare realmente vandali et similia: far finta di farlo solo in senso formale sarebbe solo un'inutile ipocrisia. E ancora: la distinzione tra non rispettare (e attaccare) l'interlocutore attraverso le sue idee e opporsi con forza ad un'idea sbagliata è molto sottile.

Il busillis sta plausibilmente nell'interpretazione, per forza di cose soggettiva, che ciascuno di noi dà al concetto di "vandalo" o di cosa sia un'idea "sbagliata" o che mina le fondamenta di Wikipedia: certo abbiamo i pilastri del progetto come guida, ma anche questi possono essere oggetto di interpretazioni soggettive legittimamente diverse (dovrebbe contare più la ratio della norma che la sua formalità).

Un altro elemento che dovrebbe entrare in gioco è la differenza tra azione effettiva ed espressione invece di un'opinione. È abbastanza chiaro che un conto è dire: "non sono d'accordo con la regola/convenzione/uso di mettere le categorie in fondo alla voce"; diverso è, invece, iniziare senza consenso a modificare le voci, mettendo le categorie in cima alla pagina. In linea di massima, un'azione contraria al consenso o ai principi del progetto non va fatta, mentre dovrebbe essere sempre possibile esprimere un'opinione qualunque essa sia, nell'ambito della legalità e della buona educazione.

Un primo elemento di ambiguità appare però nel fatto che anche l'espressione delle opinioni può avere in qualche misura effetti concreti e indesiderati, nei confronti dei quali può essere necessario intervenire a protezione del progetto, come ad esempio il trascinare una discussione e disperderla in mille rivoli, bloccando l'attuazione di una decisione.

Anche in questo esempio, a parte gli estremi che sono chiari, ci sono diverse sfumature possibili: è evidente che se qualcuno continua a ripetere un'opinione pur legittima in tutte le occasioni, anche fuori contesto e senza portare alcun elemento nuovo, finisce con il diventare fastidioso e con il far sprecare tempo agli altri per rispondergli ripetendo sempre le stesse cose. E le cose possono poi essere più borderline anche in questo caso: se si tratta non di una singola idea strampalata, ma di una posizione condivisa ancorché minoritaria, se la ripetizione avviene in tono con la discussione in corso, se l'idea viene riproposta ad una certa distanza di tempo etc. E si tratta sempre di valutazioni soggettive.

In questi casi, la bilancia dovrebbe comunque pendere verso la possibilità di esprimersi: a fronte della perdita di tempo c'è l'importanza del principio (e i benefici risultati della sua attuazione) di conservare la pluralità di vedute (in linea di principio, tutte le idee debbono poter essere espresse, comprese quelle radicalmente sbagliate: piuttosto che vietarne l'espressione va fatto lo sforzo di confutarle, proprio perché sono effettivamente sbagliate e si può dimostrarlo).

Far pendere la bilancia come detto non significa consentire manipolazioni, giocando con la forma delle regole e senza rispettarne la sostanza. Dobbiamo per principio presumere la buona fede, ma non crederci contro ogni indizio. Il problema in questo caso è che le manipolazioni (o la distruttività dell'insistenza eccessiva) non sono così facilmente riconoscibili, né dimostrabili, né spiegabili in breve a qualcuno che non le ha vissute: di fatto si finisce spesso con il fidarsi dell'interpretazione di chi ce le riferisce, nell'impossibilità di formarsi da soli un giudizio. Non è sbagliato di per sé, visto che il progetto ha dimostrato di funzionare e crescere benissimo su questo tipo di fiducia. Sarebbe però certamente più facile, se ci riuscissimo, che ci si rendesse conto che in certi casi chiediamo di fatto di accettare la nostra valutazione sulla fiducia e che in questi casi ci dovremmo impegnarci maggiormente a spiegare per quanto possibile e il meglio possibile, senza dare nulla per scontato, mettendoci un po' di più nei panni di chi vede solo dall'esterno le vicende in cui siamo implicati e cercando di raggiungere il massimo dell'oggettività (che non significa poi non riferire anche le proprie "sensazioni", ma solo distinguerle chiaramente dai fatti oggettivi e non scandalizzarsi se non sono condivise da altri).

In taluni casi non lo facciamo abbastanza e se non si fa abbastanza si instilla la sensazione che in Wikipedia si tende a basare la decisione su un principio di autorità per troncare, perché è più facile, invece che "perdere tempo" a sostenere una autorevolezza che deriva dalla capacità di convincere gli altri.

Cosa dobbiamo fare

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Ci sono degli obiettivi di pacifica convivenza verso i quali dobbiamo tendere:

  • lasciare spazio alle opinioni "diverse".
  • prendere atto che le nostre opinioni "diverse" possono non trovare consenso e che talvolta possono anche essere fuori luogo. Wikipedia non è un forum, non è un blog, non è luogo per ricerche originali.
  • trovare un maggiore equilibrio tra la difesa del progetto e il principio del rispetto per gli altri, anche quando non siamo d'accordo.
  • ascoltare le eventuali critiche, senza levate di scudi e senza sarcasmi.
  • non considerare una perdita di tempo il far capire il senso delle nostre azioni, anche quando abbiamo evidentemente ragione, e non dare nulla per scontato.
  • rispondere sempre razionalmente e non di pancia.
  • cercare l'autorevolezza e non l'autoritarismo.