Villa romana della Foce

sito archeologico di Sanremo
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La Villa Matutia o Villa romana della Foce è una villa romana presente nel territorio del comune di Sanremo i cui scavi, iniziati nel 1936 dall'archeologo Nino Lamboglia, hanno portato alla luce il complesso delle terme. Si trova in riva al mare dietro al cimitero comunale della Foce, presso corso Matuzia all'altezza della chiesa di San Rocco.

Villa romana della Foce
Villa Matutia
Il complesso della Villa romana della Foce
CiviltàRomana
UtilizzoVilla romana
EpocaII secolo dopo Cristo
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
ComuneSanremo
Altitudinem s.l.m.
Scavi
Data scoperta1925
Date scavi1936, 2003
ArcheologoNino Lamboglia
Amministrazione
EnteSoprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona
ResponsabileStefano Costa
Visitabile
Sito webwww.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=154694
Mappa di localizzazione
Map

Storia degli scavi

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Le prime indagini lungo il tracciato dell'antica via Julia Augusta furono incominciate nel 1925 ad opera dell'ispettore di zona Pietro Barocelli, in seguito al progettato ampliamento del cimitero comunale. I ruderi, in alcuni casi affioranti dal terreno ed estesi anche sotto il livello del mare, erano già stati segnalati dall'ingegnere e architetto Pietro Agosti in una lettera, datata 30 ottobre 1925 a cui furono allegate anche due mappe e tre fotografie[1]. L'area era talmente estesa che anche sotto il livello del mare si intuivano resti di muratura romana.

L'intera area fu vincolata l'8 febbraio 1926, ma i primi scavi furono iniziati solo nel 1936 dall'archeologo Nino Lamboglia, con fondi dell'amministrazione comunale, rimettendo in luce alcuni ambienti della zona sud, pertinenti a delle terme private.

Nel 1960 l'area venne espropriata e una casupola settecentesca da Lamboglia descritta come "una modesta casa mediterranea con volta a terrazzo, dei secoli XVI o XVII", venne abbattuta per la prosecuzione degli scavi. Nino Lamboglia, in seguito alla nuova campagna di scavi conseguenti all'abbattimento del piccolo edificio, poté individuare i resti delle terme[2].

Di epoca tardo medievale rimane un antico pozzo a "cicogna" realizzato con materiali provenienti dalla villa. Non essendo realizzato nell'area interessata degli scavi ed essendo uno degli esemplari meglio conservati in Italia non fu demolito[3]. Nel corso invece della seconda guerra mondiale ai margini dell'area fu costruito dalla Organizzazione Todt un bunker ancora esistente. Dopo il 2003 ulteriori scavi e rilevamenti del sito furono effettuati dall'Università degli Studi di Genova, in vista dell'allestimento per la visita realizzato negli anni successivi.

Gli scavi

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Le varie campagne di scavi hanno portato alla luce diversi ambienti, che in base alle forme e alle dimensioni sono stati identificati come facenti parte di un complesso termale annesso ad una villa romana datata al II secolo dopo Cristo.

 
Planimetria dell'edificio in cui sono segnalate le funzionalità degli ambienti termali di Villa Matutia messi finora in luce, distinte per colori.

Dei resti della villa, rimangono solamente le fondamenta mentre è andata perduta l'originale pavimentazione, ambienti di servizio, depositi e una latrina.

  • L'area GIALLA era sostanzialmente destinata ad ingresso (Apodyterium) e a transito tra un ambiente e l'altro.
  • L'area evidenziata in ROSSO (Calidarium) era destinata alle vasche per i bagni caldi, in particolare l'area absidata in cui sono ancora ben visibili i condotti per l'aria calda che, sotto la pavimentazione, percorrevano tutto il complesso.
  • L'area evidenziata in AZZURRO era destinata alle saune (Laconicum).
  • La parte evidenziata in VIOLA, con un accesso autonomo, era probabilmente il locale di servizio in cui oltre a fungere da deposito c'era il "Testudo", ovvero una lastra di metallo che opportunamente arroventata surriscaldava l'aria che manteneva calda l'acqua nelle altre stanze[4].
  • Il piccolo ambiente separato dall'intero complesso in BLU era l'accesso alla latrina.
  • I due complessi evidenziati in VERDE, probabilmente, erano luoghi di svago e di riposo.
  1. ^ Maura Medri (a cura di), La villa romana della Foce. Sanremo (Imperia) (PDF), 2006, p. 18, ISBN 9788875440718. URL consultato il 2 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2007).
    «Dalla lettera di Pietro Agosti "un ambiente a pianta rettangolare terminato verso sud da un semicerchio, sul quale sopraelevansi muri perimetrali di minore spessore: è sotto a tale parte dell'antica costruzione ed a quella occupata dalla casetta che esistono due o più serie di ambienti, l'uno all'altro sovrapposti, ricoperti da volti, disposti in senso da nord a sud e percorrenti un lungo tratto sotterraneo verso sud e cioè verso il mare, ed un altro forse di maggior lunghezza verso la strada ferrata.....procedendo agli ordinari lavori di movimento di terra, scavo e scasso, per la coltivazione del fondo, si accertò l'esistenza di altri muri diretti in senso normale al muro rilevato, e prolungatisi sia verso la spiaggia del mare che verso e sotto il rilevato della strada ferrata Ventimiglia-Genova, che delimita da nord, il fondo"»
  2. ^ Maura Medri “La villa romana della Foce Sanremo (Imperia)” Edizioni Culturali Internazionali Genova 2006 pag 25 "Lamboglia poté così formulare una nuova e più circostanziata ipotesi circa l'interpretazione di alcuni ambienti: identificò correttamente i resti della piscina, come pertinenti ad un ambiente riscaldato con sottostante intercapedine (Hipocaustum), sul fondo del quale rintracciò le impronte dei pilastrini di mattoni (Suspensurae), che sostenevano il soprastante pavimento della vasca; non riuscì invece a precisare l'ubicazione del forno per alimentare il calore (praefurnium), di cui invece restano tracce nello spessore della muratura absidata."
  3. ^ Maura Medri “La villa romana della Foce Sanremo (Imperia)” Edizioni Culturali Internazionali Genova 2006 pag 25 "Quello che si conserva all'interno del parco archeologico della villa romana della Foce, costruit in gran parte utilizzando materiali, pietre e laterizi provenienti dai ruderi della villa stessa, è uno dei pochi esemplari ben conservati, tanto che è stato possibile proporne una ricostruzione."
  4. ^ Maura Medri “La villa romana della Foce Sanremo (Imperia)” Edizioni Culturali Internazionali Genova 2006 pag 36 "Era una stanza di servizio. Da qui potevano essere messi in funzione impianti particolari per riscaldare l'acqua nelle vasche del calidarium... La conoscenza di altri impianti termali meglio conservati ci aiuta a comprendere i dettagli delle terme della villa della Foce. Nella parete contigua al laconicum, in corrispondenza della vasca, è presente un incasso che con tutta probabilità serviva ad alloggiare una lastra di metallo inserita sul fondo della vasca stessa. Questo meccanismo si chiamava testudo, cioè tartaruga. Con il fuoco veniva arroventato il metallo all'esterno della vasca e questo, conducendo calore, contribuiva a mantenere calda l'acqua all'interno della vasca."

Bibliografia

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  • Pietro Barocelli "San Remo. Avanzi di una piscina e di altre costruzioni romane" Notizie degli scavi, 1932
  • Nino Lamboglia "La demanializzazione e lo scavo della villa romana in regione Foce a Sanremo" Rivista Ingauna ed Intemelia, 1963
  • Maura Medri “La villa romana della Foce Sanremo (Imperia)” Edizioni Culturali Internazionali, Genova 2006

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