Pietro Scapinelli di Leguigno
Pietro Scapinelli, conte di Leguigno (Vicenza, 30 marzo 1904 – Reggio Emilia, 14 marzo 1941), è stato un aviatore e militare italiano.
Pietro Scapinelli | |
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Pietro Scapinelli davanti al M.C.72 dopo la conquista della Coppa Blériot | |
Nascita | Vicenza, 30 marzo 1904 |
Morte | Reggio Emilia, 14 marzo 1941 |
Cause della morte | incidente aereo |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regio Esercito Regia aeronautica |
Specialità | pilota |
Anni di servizio | 1927-1940 |
Grado | tenente colonnello |
Guerre | Guerra civile spagnola |
Decorazioni | vedi qui |
dati da "I Reggiane dall'A alla Z" | |
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Biografia
modificaMilitare di carriera di nobili origini, nel 1924 fu allievo della Scuola Ufficiali di Complemento di Modena, nel 1925 passò alla scuola di pilotaggio SISA per idrovolanti di Portorose, per passare due anni dopo all'aviazione terrestre ed alla Regia Aeronautica.
Nel 1928 partecipò alle gare internazionali di Zurigo su Fiat C.R.30 giungendo secondo, per cui l'anno successivo venne scelto per il secondo corso della Scuola di Alta Velocità di Desenzano del Garda.[1] Il 21 ottobre 1933, con il Macchi-Castoldi M.C.72 M.M. 177, lo stesso pilotato dal maresciallo Francesco Agello per ottenere il record del mondo di velocità il 10 aprile precedente ma dotato di un motore meno spinto, decollando al largo di Falconara Marittima e seguendo il percorso Porto Recanati - Porto Corsini e ritorno, conquistò la prestigiosa Coppa Blériot,[2] destinata al primo pilota che avesse volato ad almeno 600 km/h per mezz'ora, con la media di 619,37 km/h, nonostante avesse incontrato condizioni meteorologiche avverse, che resero difficilissimo anche il decollo a causa del mare grosso;[3] per questa impresa gli venne conferita la medaglia d'oro al valore aeronautico con le congratulazioni del ministro dell'aeronautica Italo Balbo e fu premiato con la coppa a Parigi da Louis Blériot in persona, alla presenza del generale Pier Ruggero Piccio, all'epoca capo di stato maggiore della Regia Aeronautica, e di Jean Mermoz.[4]
Nel 1937 partì volontario per la Guerra civile spagnola (’Salvini’), dove il Capitano Scapinelli comandava la 102ª Squadriglia sui Fiat C.R.32 all'Aeroporto di Palma di Maiorca nell'Aviazione Legionaria ed ottenne la promozione a maggiore per meriti di guerra e fu decorato di una Medaglia d'argento al Valor Militare. Rientrato in Italia e raggiunto il grado di tenente colonnello, dal 1940 divenne pilota collaudatore presso le Officine Meccaniche Reggiane finendo per rimpiazzare Mario de Bernardi, testando il Re.2000 e curando la messa a punto del nuovo caccia Re.2001. Al termine del 14° volo di prova sul secondo prototipo di quest'ultimo, il 14 marzo 1941 rimase ucciso tentando un atterraggio d'emergenza, lasciando la moglie Beatrice e cinque figli.[2]
L'inchiesta successiva stabilì che durante una riattaccata sul campo di volo di Reggio Emilia, il variatore di passo dell'elica, costruito dall'Alfa Romeo ed ancora allo stadio sperimentale, si bloccò causando lo spegnimento del motore DB 601.[2] Il pilota riuscì a scavalcare il torrente che delimitava il campo ed a dirigersi verso due salici, con l'intenzione di fermare il velivolo contro di essi, ma essendo la velocità ancora troppo alta l'urto fu molto violento, tanto da causare il distacco di netto dell'ala dalla fusoliera, che invece proseguì ancora per qualche metro. Scapinelli, non trattenuto adeguatamente dalle cinghie, anch'esse sperimentali, al seggiolino, urtò la testa contro la barra di comando e morì poco dopo il ricovero in ospedale senza riprendere conoscenza.
L'Alfa Romeo venne ritenuta responsabile del disastro e condannata al pagamento di un grosso risarcimento,[5] che però si rifiutò sempre di pagare, come pure di corrispondere un contributo alla vedova, al contrario di quanto fecero le Officine Reggiane.[6]
Gli è stata dedicata una piazza a Reggio Emilia.
Onorificenze
modificaDati tratti dall'Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Reggio Emilia.[7]
— Regio Decreto 10 dicembre 1934.[8]
Note
modifica- ^ Bendoni 1971, p. 74.
- ^ a b c Pezzi 2007, p. 9.
- ^ Bendoni 1971, pp. 143-144.
- ^ Bendoni 1971, p. 144.
- ^ Govi 1985, p. 26.
- ^ Gabriele Locatelli, Tutta colpa di un'elica, su idocumentiraccontano.it, 23 novembre 2011. URL consultato il 13 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2013).
- ^ Gli albi della memoria, su albimemoria-istoreco.re.it. URL consultato il 13 ottobre 2013.
- ^ Trotta 1978, p. 118.
Bibliografia
modifica- Mario Bendoni, L'epopea del Reparto Alta Velocità, Asola, Editrice Rongoni & Gozzoli, 1971.
- Massimo Ferrari, Le ali del ventennio: l'aviazione italiana dal 1923 al 1945. Bilanci storiografici e prospettive di giudizio, Milano, Franco Angeli Storia, 2005, ISBN 88-464-5109-0.
- Paolo Ferrari e Giancarlo Garello, L'Aeronautica italiana. Una storia del Novecento, Milano, Franco Angeli Storia, 2004, ISBN 88-464-5109-0.
- Sergio Govi, I Reggiane dall'A alla Z - Descrizione tecnica degli aerei Reggiane, Milano, Giorgio Apostolo Editore, 1985.
- Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
- Annunziato Trotta, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Aeronautico, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1978.
- Periodici
- Romano Pezzi, La lunga storia del campovolo punto strategico dell'ultima guerra, in Stampa Reggiana, n. 9, Reggio Emilia, Editoriale Teletricolore srl., ottobre 2007, p. 8-10.
- (EN) Flight, XXV, n. 1296, Stanley Spooner, 26 ottobre 1933, pp. 1063, 1064, 1076, 1111.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pietro Scapinelli di Leguigno
Collegamenti esterni
modifica- Il necrologio di Scapinelli apparso su di un giornale locale il 16 marzo 1941., su alireggiane.com.
- Walter Cortella, Porto Recanati ricorda la Coppa Blériot a 80 anni dalla sua conquista, su Quotidiano Online Cronache Maceratesi, 19 ottobre 2013. URL consultato il 26 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2013).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 161148933796154302945 · ISNI (EN) 0000 0004 5959 9687 · BNF (FR) cb17041495t (data) |
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