Ottaviano Fregoso

politico italiano

Ottaviano Fregoso (Genova, 1470Ischia, 1524) fu il 44º doge della Repubblica di Genova. Tra il 1515 e il 1522 ricoprì la carica di governatore genovese per Francesco I di Francia.

Ottaviano Fregoso

Governatore di Genova
Durata mandato20 novembre 1515 –
31 maggio 1522
PredecessoreOttaviano Fregoso
Doge della Repubblica di Genova
SuccessoreAntoniotto Adorno
Doge della Repubblica di Genova

Doge della Repubblica di Genova
Durata mandato20 giugno 1513 –
7 settembre 1515
PredecessoreAntoniotto Adorno
Governatore di Genova per conto del re Luigi XII di Francia
SuccessoreOttaviano Fregoso
Governatore di Genova per conto del re Francesco I di Francia

Conte di Sant'Agata Feltria

Biografia

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Stemma nobiliare dei Fregoso

Appartenente alla famiglia genovese dei Fregoso, era figlio di Agostino Fregoso e Gentile da Montefeltro, figlia naturale del duca di Urbino Federico da Montefeltro.

Era nato a Genova ma, come il fratello Federigo, futuro cardinale, trascorse gran parte della sua giovinezza presso la corte di Urbino, dove ricevette una formazione classica e frequentò umanisti come Pietro Bembo e Baldassarre Castiglione.

Dal 1497 intraprese anche attività militari, tentando di scacciare gli Sforza da Genova, con l'aiuto del re di Francia Carlo VIII.

Nei primi anni del XVI secolo difese il Ducato di Urbino contro Cesare Borgia, detto il Valentino, figlio del papa Alessandro VI; durante questa guerra Guidobaldo da Montefeltro, zio di Ottaviano, si vide costretto a distruggere alcuni fortilizi per non cederli al nemico.

Nel 1506 Ottaviano ottenne dallo zio la signoria di Sant'Agata Feltria, della quale sarebbe stato poi formalmente investito da papa Leone X nel 1513.[1]

Sempre nel 1506 fu inviato a Bologna per recuperare allo stato pontificio la città, caduta in potere di Giovanni Bentivoglio.

Tornato a Genova, tentò con il cugino Giano Fregoso di cacciare i francesi dalla città. In quegli anni a Genova avvennero aspri scontri per il predominio cittadino tra i Fregoso, di parte guelfa e gli Adorno, ghibellini. Questi scontri culminarono nel 1510, con la vittoria degli Adorno: i Fregoso furono costretti all'esilio e Ottaviano si rifugiò nuovamente a Urbino.

Tre anni più tardi, sconfitti nuovamente gli Adorno, i Fregoso tornarono a Genova, dove Ottaviano nel giugno 1513 divenne doge. Durante il suo governo promosse importanti lavori pubblici, come l'ammodernamento del porto di Genova e la costruzione del campanile della cattedrale di San Lorenzo.

Per quei tempi fu un governante estremamente magnanimo verso i nemici politici, sia interni alla famiglia, come il cugino Giano, già suo alleato contro i francesi, che aveva tramato per diventare doge al suo posto, sia i membri delle famiglie tradizionalmente avverse, come gli Adorno e i Fieschi.

Nel settembre del 1515, il doge Ottaviano Fregoso fu costretto all'abdicazione (7 settembre) e a riconoscere il re di Francia, Francesco I, come signore di Genova; il 20 novembre dello stesso anno restò in carica come governatore per i francesi.

Nel 1520 ottenne dal papa Leone X il titolo di Conte.

Nel 1522 le truppe spagnole dell'imperatore Carlo V occuparono e saccheggiarono Genova; Ottaviano Fregoso fu imprigionato e incarcerato prima a Napoli, poi ad Aversa e infine nella rocca d'Ischia, dove morì nel 1524, secondo alcuni autori avvelenato.

Dopo la sua morte il feudo di Sant'Agata Feltria fu governato prima dal fratello, il cardinale Federigo e poi dal figlio Aurelio (?-1581).[2]

I letterati del tempo lo ricordano come un principe liberale e magnanimo, indicandolo come modello di riferimento per i governanti dell'epoca, come fece Baldassarre Castiglione nel suo libro Il Cortegiano.

Il Guicciardini, nella sua Storia d'Italia lo ricorda come "principe certamente di eccellentissima virtù, e per la giustizia sua e per altre parti notabili, amato tanto in quella Città, quanto può essere amato un principe nelle terre piene di fazioni, e nella quale non era del tutto spenta nella mente degli uomini, la memoria dell'antica libertà".[3]

Ascendenza

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Bartolomeo Fregoso Pietro Fregoso, doge della Repubblica di Genova  
 
Bernadetta Doria  
Lodovico Fregoso, doge della Repubblica di Genova  
Caterina Ordelaffi Antonio Ordelaffi, signore di Forlì  
 
Caterina Rangoni  
Agostino Fregoso, conte di Sant'Agata Feltria  
Palamede Gattilusio, signore di Enos Francesco II Gattilusio, signore di Lesbo  
 
Valentina Doria  
Ginevra Gattilusio  
Valentina N.  
 
 
Ottaviano Fregoso, doge della Repubblica di Genova  
Guidantonio da Montefeltro, conte di Urbino Antonio II da Montefeltro, conte di Urbino  
 
Agnesina di Vico  
Federico da Montefeltro, duca di Urbino  
Elisabetta degli Accomanducci Guido Paolo degli Accomanducci, conte di Petroia  
 
Rengarda Malatesta  
Gentile da Montefeltro  
 
 
 
 
 
 
 
 
  1. ^ La signoria dei Fregoso su Sant'Agata Feltria si protrasse fino al 1660, quando il paese tornò allo Stato Pontificio, ed ha lasciato notevoli testimonianze come il secentesco Palazzo Fregoso, detto "della Ragione", oggi sede del municipio, e la Rocca. I Fregoso ricostruirono Sant'Agata, dopo che nel 1561 una frana aveva distrutto gran parte del paese. Fu in questa fase di ricostruzione che, all'inizio del Seicento, furono edificati il Palazzo della Ragione e altri palazzi nobiliari e chiese, abbelliti da illustri pittori come Pietro da Cortona, Guido Reni e il Guercino.
  2. ^ Treccani.it Fregoso Aurelio.
  3. ^ Diversamente dai contemporanei, tre secoli più tardi, nel 1835, lo storico genovese Girolamo Serra giudicò il temperamento di Ottaviano inadatto a quei tempi, ed a proposito di quegli avvenimenti, con particolare riferimento all'approssimarsi degli spagnoli nel 1522, scrisse nella sua "Storia della antica Liguria e di Genova":

    «Ma il timido Ottaviano si rimise a quanto deciderebbono il senato e i cittadini. Le moltitudini è buono consultarle in tempi pacati; ma nelle necessità urgenti in cui bisogna operare anziché discorrere, uopo è di una volontà pronta e risoluta. Infatti i pareri furono diversi e si finì a concludere niente.»

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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