Oleksandr Zavarov

allenatore di calcio ed ex calciatore ucraino

Oleksandr Anatolijovyč Zavarov (in ucraino Олександр Анатолійович Заваров?; in russo Александр Анатольевич Заваров?, Aleksandr Anatol’evic Zavarov; Vorošilovgrad, 26 aprile 1961) è un ex calciatore e allenatore di calcio sovietico naturalizzato ucraino dal 1991, di ruolo centrocampista o attaccante.

Oleksandr Zavarov
Zavarov nel 2009
NazionalitàUnione Sovietica (bandiera) Unione Sovietica
Ucraina (bandiera) Ucraina (dal 1991)
Altezza171 cm
Peso70 kg
Calcio
RuoloAllenatore (ex centrocampista, attaccante)
Termine carriera1º luglio 1998 - giocatore
16 febbraio 2016 - allenatore
Carriera
Giovanili
1968-1977Zarja
Squadre di club1
1977-1979Zarja23 (7)
1980-1981SKA Rostov64 (13)
1982-1983Zarja30 (10)
1983-1988Dinamo Kiev136 (36)
1988-1990Juventus60 (7)
1990-1995Nancy133 (23)
1995-1998CO Saint-Dizier50 (17)
Nazionale
1979Unione Sovietica (bandiera) Unione Sovietica U-201+ (1+)
1985-1990Unione Sovietica (bandiera) Unione Sovietica41 (6)
Carriera da allenatore
1995-2003CO Saint-Dizier
2003-2004Wil
2004Astana
2005Metalist
2006-2010Arsenal Kiev
2012-2016Ucraina (bandiera) UcrainaAssistente
2012Ucraina (bandiera) Ucraina
2013-2016Ucraina (bandiera) UcrainaVice
Palmarès
 Mondiali di Calcio Under-20
ArgentoGiappone 1979
 Europei di calcio
ArgentoGermania Ovest 1988
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

È maggiormente conosciuto con la grafia russa del suo nome, Aleksandr Zavarov.

Biografia

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Soprannominato Sacha,[1][2][3][4][5][6][7] come lo chiamavano a Kiev, Zavarov è sposato con Olga, ha due figli, uno nato nel 1982, Oleksandr.[8][9] A Zavarov piace giocare a scacchi e leggere libri.[5][10][11][12] Figlio di operai, ha due fratelli, uno anch'egli operaio e l'altro conducente d'autobus.[10] È un cristiano ortodosso[5] ed è diplomato in educazione fisica.[11] Arrivato a Torino, va ad abitare nella casa che era di Ian Rush, calciatore juventino appena ceduto al Liverpool.[13][14]

Aveva imparato l'inglese, ma durante gli anni l'ha in gran parte dimenticato.[11] Nonostante abbia giocato per un paio d'anni in Italia, non si è mai sforzato d'imparare l'italiano,[15][16] avendo assunto un interprete che traduceva per lui.[15][17] Anche a causa di ciò ci furono spesso incomprensioni tra il sovietico e il tecnico Dino Zoff, è anche per questo non riesce a integrarsi mai né nel club né nella città torinese.[1][15][18][19][20][21] Disadattato,[22][23] Zavarov non era infatti mai riuscito a uscire dal calcio e dallo stile di vita sovietico.[24] Durante la seconda stagione torinese, la società bianconera acquista il connazionale Sjarhej Alejnikaŭ, anche per far ambientare al meglio Zavarov. Inizialmente i due diventano amici, ma dopo poche settimane quest'ultimo prende distacco anche dal sovietico di origini bielorusse.[6][22]

Nel 2012 si è occupato dell'organizzazione dell'Europeo in Polonia e Ucraina.[18]

Nel 2015, nonostante il richiamo alle armi da parte dell'esercito ucraino, si è rifiutato di andare alla guerra del Donbass contro i separatisti filorussi,[9] motivando ciò con il dichiararsi pacifista nonché con il considerare la Russia come una seconda patria.[9][25]

Caratteristiche tecniche

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Giocatore

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«Come Maradona, Zavarov ha una tecnica incredibile, può decidere una partita in qualsiasi momento, sa organizzare il gioco e difendersi.»

 
Zavarov nel 1988 tra i suoi due allenatori dell'epoca: il selezionatore sovietico Lobanovs'kyj (a sinistra) e il tecnico juventino Zoff (a destra)

Centrocampista offensivo,[3][27] trequartista[16] o fantasista talentuoso,[10][16][26][28] gioca spesso nel ruolo di regista, pur non essendo classificabile tecnicamente come tale, e con la nazionale sovietica è un centravanti arretrato,[29] «fonte principale del gioco sovietico».[29] Alla Juventus, Zoff lo schiera spesso a centrocampo in veste di regista ma il sovietico non si trova nel ruolo.[30] È un giocatore di qualità,[31] tecnico, dal buon dribbling, capace di fare finte di corpo, rapidi cambi di direzione, che corre, inventa gioco, bravo a smistare i palloni[26][27][32] ma non un costante realizzatore.[12][33] Abbastanza debole in fase difensiva[5] e dotato di un buon lancio lungo,[5][17] in Italia si rivela essere lento, impacciato, poco propositivo e un mediocre realizzatore/rifinitore,[34] incapace anche di fare movimenti senza palla, soprattutto atti allo smarcamento.[17]

Grazie ai suoi piedi e alla sua intelligenza tattica, era uno dei migliori interpreti del "calcio laboratorio" (o "laboratorio Lobanovs'kyj"[35] o "calcio del duemila"[34]) giocato dalla Dinamo Kiev di Valerij Lobanovs'kyj,[1][7][24][26][36] tanto che lo stesso Lobanovski lo paragona a Maradona.[26]

Esploso nel 1986 e poi confermatosi durante il campionato d'Europa 1988 come calciatore di alto livello,[31] dalle grandi potenzialità[20] e da aspettative anche più grandi, al suo approdo alla Juventus è considerato un «campione»,[37][38] un «fuoriclasse»,[12][27][39][40][41][42][43] un fenomeno.[24][33][44][45][46] Doveva essere il leader della Juventus,[5][6][27] ma finisce per essere un «corpo estraneo alla squadra, solitario».[6]

Calciatore triste,[17][47][48] dal carattere timido,[8][16] introverso[16][23] e distaccato,[6][18] è stato uno degli idoli di Andrij Ševčenko, uno dei migliori calciatori ucraini di sempre.[36]

Carriera

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Giocatore

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Gli inizi, Dinamo Kiev
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Zavarov (a sinistra) in azione con la maglia della Dinamo Kiev nell'estate 1988, alle prese con l'interista Matthäus nel corso del Memorial Armando Picchi

Dopo aver esordito con lo Zorja, in prima divisione sovietica, si trasferisce al Rostov, rientra al suo primo club nel 1982, giocando nella seconda categoria dell'URSS.

Nel 1983 è acquistato dalla Dinamo Kiev: con quest'ultima società vince sei titoli nazionali in cinque anni, tra cui due campionati sovietici consecutivi e la Coppa delle Coppe nel 1986, affermandosi tra i capocannonieri dell'edizione e segnando nell'occasione anche un gol in finale agli spagnoli dell'Atlético Madrid (3-0). In seguito a queste eccellenti prestazioni, nel 1986 è votato sia calciatore sovietico sia calciatore ucraino dell'anno. Giocando e segnando anche ai Mondiali messicani, è inserito nella lizza per il Pallone d'oro del 1986, classificandosi al sesto posto: qualche anno dopo, il vincitore del Pallone d'oro e suo connazionale Ihor Bjelanov, dichiara che Zavarov meritava di vincerlo al posto suo, avendogli servito parecchi assist.[10] In un sondaggio indetto nel gennaio 1987 dai giornalisti sovietici, Zavarov è giudicato superiore a Bjelanov.[26]

Conclude l'esperienza sovietica con 66 gol in 253 incontri di campionato, alla media di 1 rete ogni 4 partite.

Juventus
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Nell'estate del 1988 per portare Zavarov in Italia, si deve negoziare sia con la Dinamo Kiev sia con il Ministero dello sport perché i calciatori sono stipendiati dallo Stato, quindi dipendono da esso.[1] Approdato in Italia, il primo agosto annuncia in una conferenza stampa d'esser stato acquistato dalla Juventus, anticipando la società e l'allenatore Zoff.[41] Una settimana più tardi, il suo acquisto è ufficializzato e l'operazione costa 7 miliardi di lire[49] (5 milioni di dollari, dei quali 2 vanno al Ministero dello sport, 2 alla Dinamo Kiev, 1 allo Stato).[50] Firma un triennale,[44] divenendo il primo calciatore sovietico a militare nel campionato italiano.[49][51] Per concludere l'affare il club bianconero mobilita anche la FIAT.[6][40][51] Inoltre, l'ingaggio accordato nel contratto va al governo sovietico che in seguito passa a Zavarov uno stipendio mensile di 1,2 milioni di lire (circa 600 euro odierni, uno dei più bassi stipendi di tutto il calcio professionistico italiano).[5][50] Per contratto la società gli fa avere una Fiat Tipo.[14]

 
Lo juventino Zavarov salta il leccese Righetti nel corso del campionato italiano 1988-1989

Zavarov arriva senza troppo clamore[39] in un momento difficile per la società juventina, poiché in seguito al ritiro di Michel Platini il club torinese sta cercando un degno erede;[1][16][18][20][24] anche perché quello precedentemente designato, Marino Magrin, non sembra all'altezza di tale compito, tant'è che il presidente Giampiero Boniperti non gli aveva assegnato nemmeno il numero dieci che era del francese e che gli spetterebbe, giocando nello stesso ruolo, preferendo dargli il meno impegnativo numero otto che era stato dello stesso Boniperti in passato.[4] Al suo arrivo a Torino, circa lo stesso Platini, inizialmente Zavarov dichiara che «lui è stato un grandissimo giocatore, io non lo sono, forse lo diventerò, farò il possibile»,[8] ma in seguito cambia idea e afferma di essere anche migliore del francese;[52] ben presto, tuttavia, le prestazioni che offre sul campo cominciano a dargli torto.[1] Acquistato troppo tardi per essere inserito nella lista per le competizioni UEFA, Zavarov deve aspettare fino ai quarti di finale, a marzo, per poter sperare di giocare in Europa.[11]

A causa della sua militanza nella Dinamo, Zavarov è ribattezzato dalla stampa Alessandrino di Kiev o l'uomo di Kiev[5][12][21][34] e anche come lo Zar (di Luhansk),[53][54] per via del suo passato allo Zorja.

Accolto calorosamente dai tifosi,[11][55] il 14 settembre seguente, il sovietico debutta in casa nella sfida di Coppa Italia contro l'Ascoli (0-2), rendendosi decisivo in negativo nella sconfitta bianconera, realizzando suo malgrado un'autorete che consente agli ospiti di passare in vantaggio dopo un quarto d'ora: cinque minuti dopo è costretto al cambio[56] per infortunio,[32] uscendo al posto di Antonio Cabrini. Si riprende in tempo per la partita contro il Brescia in Coppa Italia: sigla una doppietta,[1] dando l'iniziale impressione di poter essere un degno erede di Platini,[32] poi al debutto in campionato va in gol il 16 ottobre 1988 in Juve-Cesena (2-2).[3] Secondo il giornalista Gigi Riva, a fine stagione Zavarov sarà, assieme a Lothar Matthäus, lo straniero più positivo del torneo.[27] Il 12 novembre successivo, Arrigo Sacchi lo convoca per un incontro della nazionale di Lega contro la Polonia a Milano (2-2), ma il sovietico si rifiuta di andare, dichiarando di essere infortunato,[57] perché nella precedente partita contro il Milan, il tecnico rossonero l'aveva schernito.[58]

 
Zavarov in azione in maglia juventina nella stagione 1989-1990

Parte sottotono nella sfida contro il Napoli di Maradona (persa 3-5), giocando bene nella seconda frazione di gioco, dove riesce a fornire un assist con un passaggio filtrante (per Roberto Galia, 1-3), riuscendo poi a segnare anche il gol del parziale 2-3.[59] Nella settimana seguente, la Juventus affronta e batte il Lecce (1-0), ma Zavarov si distingue per l'espulsione rimediata a pochi minuti dal termine per un fallo di reazione su Roberto Miggiano.[60] Nei giorni seguenti il sovietico subisce un brusco crollo di condizione,[1][21] anche a causa del fatto che era abituato a giocare in un campionato solare (da gennaio a ottobre) e quindi non si era mai riposato e il fisico aveva sorretto finché aveva potuto,[48] nonostante anche in seguito continui a dichiarare che sta bene fisicamente.[61] Il bilancio in questi suoi primi tre mesi è già molto deludente, inoltre si rivela allergico alle conferenze stampa e ai giornalisti, rilasciando di sovente dichiarazioni spaesate.[34]

Nella seconda parte della stagione, il tecnico bianconero schiera Zavarov prima da regista, poi da trequartista, poi da attaccante aggiunto e infine ritornando al ruolo di regista. Gioca in maniera decente solo contro il Pescara (1-1).[62] Nel mese di marzo, il sovietico comincia a soffrire maggiormente il calcio e lo stile di vita italiano rispetto ai primi mesi, complici alcune incomprensioni.[63] Dopo avergli confermato la fiducia, pian piano nel corso della stagione, Zoff finisce per lasciare spesso e volentieri il sovietico in panchina.[64] Alla sua prima stagione bianconera, è poco incisivo sotto porta[34] e a fine stagione la dirigenza juventina, considerando la stagione di Zavarov fallimentare,[65] cerca di piazzarlo in prestito all'Hellas Verona o al Bologna[66] e in un secondo momento sembra che il sovietico debba arrivare assieme al connazionale Sergei Aleinikov tra le file del Genoa.[67]

Nonostante fosse già pronto un contratto per il prestito a Bologna, Zavarov resta alla Juve per un'altra stagione[68] e, onde creargli un ambiente migliore, gli viene affiancato il compagno di nazionale Aleinikov. Ritorna ad allenarsi per qualche giorno con la Dinamo Kiev.[69] Alla sua seconda stagione alla Juventus, col paragone con Platini che continua a condizionarlo negativamente,[12] decide che la maglia numero dieci pesa troppo sicché la cede a Giancarlo Marocchi,[70] facendosi dare la numero nove: ciò nonostante, a posteriori Zavarov è ricordato come il peggiore numero dieci della storia bianconera.[4][71] Dopo le buone prestazioni nel precampionato[72][73] decide la prima sfida europea della stagione bianconera, segnando lo 0-1 contro il Górnik Zabrze.[74] In seguito a qualche giornata decente (va in gol contro Ascoli, Udinese e il Taranto in Coppa Italia), Zavarov ha un nuovo calo di forma nel novembre 1989,[75] ma nonostante ciò, Zoff si ritiene soddisfatto per quanto mostrato dal sovietico nei primi mesi della sua seconda stagione.[76]

 
Zavarov, tra i compagni di squadra Bruno (a sinistra) e Bonetti (a destra), festeggia la vittoria della Juventus nella Coppa UEFA 1989-1990

Il 10 gennaio 1990 decide la sfida valida per il terzo turno di Coppa Italia contro il Pescara (0-1)[77] e nella settimana seguente va in gol contro la Fiorentina (2-2). Verso la fine di febbraio si stira il retto femorale destro in allenamento, dovendo stare fuori dai terreni di gioco per almeno un mese.[78] Verso metà marzo ritorna ad allenarsi in gruppo,[79] ma a inizio aprile non si è ancora ripreso totalmente, rischiando d'aver già terminato la stagione in anticipo.[80] Nell'aprile 1990 le sofferenze (psicologiche più che fisiche)[6] di Zavarov si fanno più acute e il pretesto per andarsene da Torino sarebbe un pestone rifilatogli da Maradona qualche settimana prima nella sfida a Napoli.[6] Già ad aprile si sa che Zavarov verrà ceduto e che probabilmente la Juventus dovrà pagare l'anno che gli resta nel contratto (circa 2 000 dollari, più una buonuscita di circa 100 milioni di lire).[6] Segna ancora contro Udinese (1-1) e nell'ultima partita di campionato a Lecce (2-3): a fine stagione conquista il double vincendo da comparsa Coppa Italia e Coppa UEFA, ma nell'arco delle due stagioni disputate con i colori della Juventus, complessivamente delude le grandi aspettative create attorno a sé.[2][3][4][22][23][35][38][81][82][83][84][85][86]

Totalizza 13 gol in 76 partite tra campionato e coppe con la società italiana. Oggi è considerato come uno dei più grandi flop (o "bidoni") del calcio italiano[1][24][87][88][89][90][91] e uno dei peggiori acquisti nella storia della Juventus.[4][91]

Nancy e Saint-Dizier
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Nel 1990 è ceduto in Francia, nel Nancy, altra squadra di Platini di cui doveva essere l'erede,[1] arrivando ai francesi proprio grazie alla mediazione di Le Roi,[7] anche perché il padre di quest'ultimo, Aldo Platini, è un dirigente nel club.[92] Gioca nel Nancy sino alla metà del decennio con risultati discreti, anche se migliori rispetto al suo periodo in Italia.[1] Si trasferisce al Saint-Dizier, in quinta divisione francese, di cui veste la maglia fino al 1998 per poi intraprendere la carriera da allenatore.

Nazionale

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Zavarov in azione con la maglia dell'Unione Sovietica al campionato del mondo 1990

Conta 41 presenze e 6 reti con la nazionale sovietica, messe assieme tra il 1985 e il 1990. In questo periodo è uno dei calciatori fondamentali della propria nazionale.[29]

Esordisce il 7 agosto 1985 contro la Romania (2-0), realizzando il suo primo gol con l'URSS nel campionato del mondo 1986 in Messico, alla decima presenza, contro il Canada nella gara valevole per la fase a gironi.[93] Con la maglia sovietica fu poi finalista al campionato d'Europa 1988 in Germania Ovest, battuto dai Paesi Bassi, e prese parte al successivo campionato del mondo 1990 in Italia.

Allenatore

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Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, tenta di fare l'imprenditore, con successi così scarsi che decide di ritornare nel mondo del calcio, per fare l'allenatore.[7] Dopo aver fatto l'allenatore-giocatore in quinta divisione francese,[7] nell'agosto 2003 si trasferisce al Wil, dov'è chiamato dal presidente, il suo connazionale e Pallone d'oro 1986, Igor Belanov, che ha appena rilevato la società, terzultima in classifica nella prima divisione svizzera.[35] Zavarov però non ha la licenza per allenare e la federcalcio svizzera gli dà un permesso fino al 31 dicembre 2003.[35] Scaduto il permesso, nel 2004 resta nel Wil e diviene direttore sportivo, lasciando la panchina a Joachim Müller.[35] In seguito allena i kazaki dell'Astana, le giovanili dell'FK Mosca e le giovanili del Nancy (lavorando anche in una brasserie nei pressi di Nancy).[35] Nel gennaio 2005 è ufficializzato il suo passaggio sulla panchina del Metalist.[94] Nella stagione seguente passa all'Arsenal Kiev, ottenendo la salvezza alla prima stagione. Nel 2010, dopo aver perso 8 incontri su 10, si dimette dall'incarico.

Dal 2012 è nello staff tecnico della nazionale ucraina.[25]

Statistiche

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Cronologia presenze e reti in nazionale

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Cronologia completa delle presenze e delle reti in nazionale ― Unione Sovietica
Data Città In casa Risultato Ospiti Competizione Reti Note
7-8-1985 Mosca Unione Sovietica   2 – 0   Romania Amichevole -   56’
25-9-1985 Mosca Unione Sovietica   1 – 0   Danimarca Qual. Mondiali 1986 -   26’
16-10-1985 Mosca Unione Sovietica   2 – 0   Irlanda Qual. Mondiali 1986 -   84’
30-10-1985 Mosca Unione Sovietica   1 – 0   Norvegia Qual. Mondiali 1986 -
22-1-1986 Las Palmas Spagna   2 – 0   Unione Sovietica Amichevole -   51’
19-2-1986 Città del Messico Messico   1 – 0   Unione Sovietica Amichevole -
26-3-1986 Tbilisi Unione Sovietica   0 – 1   Inghilterra Amichevole -   75’
2-6-1986 Irapuato Unione Sovietica   6 – 0   Ungheria Mondiali 1986 - 1º turno -
5-6-1986 León Francia   1 – 1   Unione Sovietica Mondiali 1986 - 1º turno -   58’
9-6-1986 Irapuato Canada   0 – 2   Unione Sovietica Mondiali 1986 - 1º turno 1   61’
15-6-1986 León Unione Sovietica   3 – 4 dts   Belgio Mondiali 1986 - Ottavi di finale -   72’
20-8-1986 Göteborg Svezia   0 – 0   Unione Sovietica Amichevole -
24-9-1986 Reykjavík Islanda   1 – 1   Unione Sovietica Qual. Euro 1988 -
11-10-1986 Parigi Francia   0 – 2   Unione Sovietica Qual. Euro 1988 -
29-10-1986 Sinferopoli Unione Sovietica   4 – 0   Norvegia Qual. Euro 1988 -   20’
18-2-1987 Swansea Galles   0 – 0   Unione Sovietica Amichevole -  
29-4-1987 Kiev Unione Sovietica   2 – 0   Germania Est Qual. Euro 1988 1
3-6-1987 Oslo Norvegia   0 – 1   Unione Sovietica Qual. Euro 1988 1
10-10-1987 Berlino Est Germania Est   1 – 1   Unione Sovietica Qual. Euro 1988 -   60’
23-3-1988 Amarousio Grecia   0 – 4   Unione Sovietica Amichevole -   63’
31-3-1988 Berlino Ovest Argentina   2 – 4   Unione Sovietica Amichevole 1
2-4-1988 Berlino Ovest Svezia   2 – 0   Unione Sovietica Amichevole -
27-4-1988 Trnava Cecoslovacchia   1 – 1   Unione Sovietica Amichevole -   75’
12-6-1988 Colonia Unione Sovietica   1 – 0   Paesi Bassi Euro 1988 - 1º turno -   90’
15-6-1988 Hannover Irlanda   1 – 1   Unione Sovietica Euro 1988 - 1º turno -
18-6-1988 Francoforte sul Meno Inghilterra   1 – 3   Unione Sovietica Euro 1988 - 1º turno -   86’
22-6-1988 Stoccarda Unione Sovietica   2 – 0   Italia Euro 1988 - Semifinale -
25-6-1988 Monaco di Baviera Paesi Bassi   2 – 0   Unione Sovietica Euro 1988 - Finale -
17-8-1988 Turku Finlandia   0 – 0   Unione Sovietica Amichevole -
31-8-1988 Reykjavík Islanda   1 – 1   Unione Sovietica Qual. Mondiali 1990 -
19-10-1988 Kiev Unione Sovietica   2 – 0   Austria Qual. Mondiali 1990 1
22-3-1989 Eindhoven Paesi Bassi   2 – 0   Unione Sovietica Qual. Mondiali 1990 -
26-4-1989 Kiev Unione Sovietica   3 – 0   Germania Est Qual. Mondiali 1990 -
10-5-1989 Istanbul Turchia   0 – 1   Unione Sovietica Qual. Mondiali 1990 -
31-5-1989 Mosca Unione Sovietica   1 – 1   Islanda Qual. Mondiali 1990 -
6-9-1989 Vienna Austria   0 – 0   Unione Sovietica Qual. Mondiali 1990 -   60’
8-10-1989 Karl-Marx-Stadt Germania Est   2 – 1   Unione Sovietica Qual. Mondiali 1990 -
15-11-1989 Sinferopoli Unione Sovietica   2 – 0   Turchia Qual. Mondiali 1990 -
9-6-1990 Bari Romania   2 – 0   Unione Sovietica Mondiali 1990 - 1º turno -
13-6-1990 Napoli Argentina   2 – 0   Unione Sovietica Mondiali 1990 - 1º turno -   86’
18-6-1990 Bari Camerun   0 – 4   Unione Sovietica Mondiali 1990 - 1º turno 1   46’
Totale Presenze 41 Reti 6

Palmarès

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Giocatore

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Competizioni nazionali
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Dinamo Kiev: 1985, 1986
SKA Rostov: 1981
Dinamo Kiev: 1984-1985, 1986-1987
Dinamo Kiev: 1985, 1986
Juventus: 1989-1990
Competizioni internazionali
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Dinamo Kiev: 1985-1986
Juventus: 1989-1990

Individuale

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1986
1986
1985-1986 (5 gol)
  1. ^ a b c d e f g h i j k Gaetano Mocciaro, Zavarov, il precursore sovietico che guadagnava 2 milioni di lire al mese, su tuttomercatoweb.com, 18 luglio 2013. URL consultato il 25 novembre 2014.
  2. ^ a b Rinat Dasaev, il custode della perestrojka, in la Repubblica, 7 giugno 2012, p. 39. URL consultato il 24 novembre 2014.
  3. ^ a b c d Il gol? Facciamolo esotico, costa meno, in Corriere della Sera, 11 dicembre 2001. URL consultato il 25 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2014).
  4. ^ a b c d e Simone Bianco, La chimera di Magrin, in Corriere della Sera, 28 giugno 2013, p. 13. URL consultato il 25 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2014).
  5. ^ a b c d e f g h Licia Granello, Parlaci di te uomo di Kiev, in la Repubblica, 28 settembre 1988. URL consultato il 25 novembre 2014.
  6. ^ a b c d e f g h i Marco E. Ansaldo, 'Fatemi tornare nella mia Kiev', in la Repubblica, 11 aprile 1990, p. 31. URL consultato il 24 novembre 2014.
  7. ^ a b c d e Giampietro Agus, Ricordate Zavarov? Insegna calcio in Francia, in La Gazzetta dello Sport, 4 marzo 1998. URL consultato il 25 novembre 2014.
  8. ^ a b c Gianni Mura, Zavarov arriva con un sì, in la Repubblica, 12 agosto 1988, p. 47. URL consultato il 25 novembre 2014.
  9. ^ a b c Ucraina, Zavarov rifiuta la chiamata alle armi: "Non combatterò mai la Russia", su gazzetta.it. URL consultato il 24 febbraio 2019.
  10. ^ a b c d Gianni Mura, Dietro Zavarov affari italiani, in la Repubblica, 1º agosto 1988, p. 45. URL consultato il 25 novembre 2014.
  11. ^ a b c d e Licia Granello, 'Sono venuto a studiarvi', in la Repubblica, 10 settembre 1988, p. 53. URL consultato il 27 novembre 2014.
  12. ^ a b c d e Due campioni da scoprire, in la Repubblica, 30 settembre 1988, p. 33. URL consultato il 27 novembre 2014.
  13. ^ Rush-Juve, un felice divorzio, in la Repubblica, 20 agosto 1988, p. 43. URL consultato il 27 novembre 2014.
  14. ^ a b Rui Barros finto piccolo 'segno perché ci provo', in la Repubblica, 14 ottobre 1988, p. 45. URL consultato il 27 novembre 2014.
  15. ^ a b c Roberto Perrone, stranieri, non capisco e non mi adeguo, in Corriere della Sera, 31 agosto 1992, p. 20. URL consultato il 24 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2015).
  16. ^ a b c d e f Zavarov, un talento rimasto incompiuto, su corrieredellosport.it, 26 aprile 2011. URL consultato il 26 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2014).
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Bibliografia

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