Montedoglio
Montedoglio è una località della Toscana il cui territorio è oggi in parte occupato dall'invaso artificiale detto lago di Montedoglio e che, con l'omonimo castello distrutto durante la seconda guerra mondiale,[1] fu per secoli capoluogo di contea.[2]
Storia
modificaIl castello di Montedoglio, che in origine si chiamò Castiglion Fatalbecco[3] e poi Montedoro,[4] forse dal color bronzo del gabbro del poggio, era ubicato circa 7 chilometri a nord ovest di Sansepolcro.[2] Nell'XI secolo apparteneva a Ranieri di Galbino, i cui discendenti all'inizio del secolo successivo donarono la giurisdizione all'abate dell'eremo di Camaldoli, divenendone feudatari. Tale rapporto tra i conti di Montedoglio e Galbino e il maggiore di Camaldoli è confermato da documenti del 1199 e del 1266. Nel corso del XIV secolo i rapporti di parentela tra i conti di Montedoglio e i Tarlati di Pietramala portarono il feudo sotto il controllo di questi ultimi, che tramite il vescovo Guido e suo fratello Pier Saccone erano ormai i signori di Arezzo, Sansepolcro, Città di Castello e di vari castelli della Massa Trabaria.[5] Con il ritorno nel 1384 di Arezzo sotto il controllo della Signoria di Firenze, anche i signori di Montedoglio passarono sotto la tutela fiorentina. Un inventario del castello redatto nel 1434 - al tempo della morte del conte Prinzivalle - restituisce l'apparenza del castello, i suoi arredamenti e le proprietà controllate dai Montedoglio nelle campagne circostanti.[6] Il controllo di Firenze si consolidò alla fine del XV secolo con l'estinzione del ramo maschile della famiglia.[7] Successivamente il feudo fu appannaggio, ciascuno per un terzo, di membri delle famiglie dei della Stufa, dei Gonzaga e degli Schianteschi di Borgo San Sepolcro. Passò poi per intero a questi ultimi, che si imparentarono con i Cantagallina e ressero il castello fino all'estinzione della famiglia nel 1797,[8] quando il castello e il suo distretto furono riuniti al Granducato di Toscana e compresi nel comune di Sansepolcro.[5]
Annessa al castello vi era la chiesa di San Martino, la cui parrocchia nel 1551 contava 519 abitanti, scesi nel 1745 a 83 e nel 1833 a 96.[8]
Note
modifica- ^ Cinti, p. 130.
- ^ a b Repetti, p. 378.
- ^ Secondo alcune fonti si tratta tuttavia di due edifici vicini ma distinti, cfr. Licciardello, p. 96.
- ^ Chinali, p. 75.
- ^ a b Repetti, p. 379.
- ^ Lorenzo Vigotti, Il castello e i possedimenti dei conti di Montedoglio nel 1434, in Pagine Altotiberine, vol. 70, 2022, pp. 181-202..
- ^ Repetti, pp. 380-381.
- ^ a b Repetti, p. 381.
Bibliografia
modifica- Geremia Chinali, Il castello di Caprese e Michelangelo Buonarroti, Arezzo, Bellotti, 1904.
- Daniela Cinti, Progetto di paesaggio. Il bacino di Montedoglio e la golena del Tevere in Valtiberina toscana, Firenze, Alinea, 2008.
- Pierluigi Licciardello, Culto e agiografia di san Crescenziano da Città di Castello a Urbino, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria, vol. CII, fascicolo secondo, 2005, pp. 91-168.
- Emanuele Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, vol. 3, Firenze, Tofani, 1839.
- Lorenzo Vigotti, Il castello e i possedimenti dei conti di Montedoglio nel 1434, in Pagine Altotiberine, n. 70, 2021, pp. 181-202.