Massimo (famiglia)
La famiglia Massimo (spesso resa nella forma plurale come Massimi) è un'antica dinastia principesca di Roma, ancora fiorente nei rami dei principi di Arsoli e Massimo delle Colonne.
Massimo | |
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Cunctando Restituit Partito; nel primo fasciato d'azzurro e d'argento alla banda d'oro attraversante (Staglia o Astalli); nel secondo d'argento al palo fascia d'azzurro, uscente dalla partizione, carico sul palo di sette scudetti del campo, sulla fascia di due scudetti eguali posti nel verso della pezza (Citarei), la fascia accompagnata da due leoni di rosso, coronati d'argento (Massimo)[1]. Cimiero: un leone d'oro. Sostegni: due leoni d'oro affrontati.[2] | |
Stato | Stato Pontificio Regno d'Italia Italia |
Titoli |
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Fondatore | Cecco di Lello de Maximo |
Attuale capo | Fabrizio Massimo |
Data di fondazione | (X secolo) - XV secolo |
Etnia | italiana |
Rami cadetti |
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Discendenza leggendaria
modificaLe origini della famiglia restano oscure e leggendarie.
Una tradizione mitica fa risalire l'origine della famiglia Massimo alla Gens Fabia dell'antica Roma la quale con Quinto Fabio Rulliano avrebbe aggiunto nel IV secolo a.C. per senatoconsulto della repubblica romana il cognomen «Maximi». La leggenda sarebbe stata diffusa da Onofrio Panvinio (1529-1568) nel suo "De gente Maxima" del 1556 (Cod. Vat. 6168 pag. 166) pubblicato da Angelo Mai nel 1843 nel tomo IX dello "Spicilegium romanum"[3]. Secondo il Panvinio a questa famiglia sarebbero appartenuti due papi santi, Anastasio I e Pasquale I. La leggenda ebbe una certa fortuna per cui la famiglia Massimo è considerata da alcuni, fra cui Vittorio Spreti, la più antica d'Europa[4][5]. A Napoleone Bonaparte che chiedeva notizie sulla veridicità di tale discendenza, Francesco Camillo VII Massimo, plenipotenziario del papa Pio VI, rispondeva: «Je ne saurais en effet le prouver, c'est un bruit qui ne court que depuis douze cents ans dans notre famille»[3] (in realtà non potrei provarlo, è una diceria che si racconta nella nostra famiglia solo da una dozzina di secoli). Il desiderio di possedere ascendenze mitiche era abbastanza comune nelle casate dato che costituivano un'ulteriore prova della loro nobiltà: nella maggior parte dei casi le ricerche araldiche venivano affidate a noti eruditi il cui fine era di compiacere l'aristocratico committente.[6]
Storia
modificaOrigini
modificaIl più antico personaggio di cui si ha notizia sarebbe vissuto nel XI secolo: una lapide del 1012 nella basilica dei Santi Bonifacio e Alessio sull'Aventino ricorda un Leo de Maximis. Tuttavia il primo a essersi fregiato del nome di famiglia «de Maximis», come segno di appartenenza all'aristocrazia romana, sembra sia stato Massimo di Lello di Cecco, titolare di un banco di pegni nella prima metà del XV secolo, definito nei documenti dell'epoca «Maximus Lelli Cecchi»; suo padre Lello (morto nel 1420) gestiva una spezieria nel rione Sant'Eustachio e fu Conservatore di Roma nel 1418, mentre il nonno Cecco di Lello de Maximo[7], che sottoscrisse nel 1347 gli statuti dell'arte della lana, fu probabilmente il principale artefice della fortuna economica della famiglia[8].
Non pare sia ancora possibile stabilire una parentela certa con la famiglia del nobile Andrea de Maximis, Giudice Palatino nel 1346, cui apparteneva ancora nel XIV secolo il casale del Trullo in area portuense, che da essi prese nome sin dal secolo precedente[9].
XIV e XV secolo
modificaTra il XIV e il XV secolo i Massimo possedevano un ingente patrimonio derivante da attività commerciali e professionali e ciò permise alla famiglia di stringere alleanze matrimoniali con alcune casate aristocratiche romane (i Santacroce, i Mazzatosta, i Planca, gli Spannocchi, i Mattei, i Cesarini, i Mancini, i Colonna, ecc.)[10][11]. Se il titolo di nobile della famiglia risale al XIV secolo, quello di marchesi al 1544, quello di principi al 1826 e quello di duchi al 1828.
XVI secolo
modificaNel XVI secolo la famiglia si divise in due rami: il primo, quello dei signori (poi principi di Arsoli) detti "delle Colonne", residente nel palazzo Massimo alle Colonne, ancora esistente; il secondo, quello dei marchesi di Ortona poi duchi di Rignano detti "di Aracoeli" ora estinto nella linea maschile con Emilio, nel 1907[12].
Nel palazzo Massimo alle Colonne una lapide ricorda come sia stata la sede della prima stamperia di Roma a opera di Conrad Sweynheym e di Arnold Pannartz coadiuvati dai fratelli Pietro e Francesco Camillo VII figli di Massimo di Lello di Cecco; in realtà l'edificio adibito a stamperia doveva essere situato in una casa che i due fratelli possedevano nelle immediate adiacenze di Campo de' Fiori, lungo la via Mercatoria[13]. Dal XVI secolo in poi tutti i primogeniti maschi della famiglia Massimo sottoscrissero gli atti pubblici non con il proprio nome di battesimo, ma con quello di «Camillo», in ricordo di Camillo Massimo (1577-1640), primo istitutore del fedecommesso di primogenitura[14].
XIX secolo
modificaNel 1826 ebbero da Leone XII il privilegio di titolarsi Principi sul feudo di Arsoli, già refutato al papa nel 1818 a seguito dell'eversione della feudalità.
I Massimo strinsero rapporti di parentela con esponenti di alcune famiglie reali europee: Cristina di Sassonia (sposò nel 1796 Massimiliano Camillo VIII Massimo, I principe di Arsoli); Maria Gabriella di Savoia-Villafranca (figlia del principe Giuseppe di Savoia, Conte di Villafranca); Beatrice di Borbone-Spagna (figlia del pretendente carlista infante Carlo); Maria Adelaide di Savoia-Genova (figlia del principe Tommaso di Savoia, Duca di Genova, fratello della regina Margherita) nel 1935 si unì in matrimonio con Leone.[15]
Epoca recente
modificaLa stirpe è rappresentata nel ramo principale dal capofamiglia Fabrizio (1963) che ai titoli di famiglia quali quello di principe e signore di Arsoli ha riunito quelli della eredità Brancaccio (Principe di Triggiano, Principe di Roviano, Duca di Lustra e Marchese di Montescaglioso) (?). e da Stefano (1955), principe di Roccasecca dei Volsci (figlio dell'attrice Dawn Addams).
Palazzi, ville e castelli
modificaLe residenze dei Massimo sono state il palazzo Massimo alle Terme (ora Museo Nazionale), il palazzo Massimo alle Colonne, il Palazzo di Pirro, il palazzo di Aracoeli, la villa Massimo, sulla Nomentana, la villa Massimo alle terme (demolita durante il fascismo) e il castello di Arsoli (X secolo, acquistato nel 1574 da Fabrizio su suggerimento di san Filippo Neri). Il luogo di sepoltura si trova nella cappella gentilizia di Santa Maria Annunziata in San Lorenzo in Damaso, a Roma.[16]
Successione dei titoli
modificaMassimo (delle Colonne)
modificaSignori di Arsoli (1574)
modifica- Fabrizio Camillo (*1536 †1633), I signore di Arsoli
- Pietro (*1574 †1655), II signore di Arsoli
- Fabrizio Camillo IV (*1606 †1693), III signore di Arsoli
Marchesi di Roccasecca (1686)
modifica- Fabrizio Camillo IV (*1606 †1693), I marchese di Roccasecca
- Giovanni Battista Camillo V (*1659 †1711, II marchese di Roccasecca
- Filippo Camillo VI (*1684 †1735, III marchese di Roccasecca
- Francesco Camillo VII (*1730 †1801, IV marchese di Roccasecca
- Massimiliano Camillo VIII (*1770 †1840, V marchese di Roccasecca,
Principi di Arsoli (1826)
modifica- Massimiliano Camillo VIII (*1770 †1840), I principe di Arsoli
- Vittorio Emanuele Camillo IX (*1803 †1873), II principe di Arsoli
- Carlo Alberto Camillo X (*1836 †1921), III principe di Arsoli
- Francesco Camillo XI (*1865 †1943), IV principe di Arsoli
- Leone (*1896 †1979), V principe di Arsoli
- Filippo (*1938 †2008), VI principe di Arsoli
- Fabrizio Massimo Brancaccio (*1963), VII principe di Arsoli
Lancellotti
modificaPrincipi di Lauro e di Marzano (1852)
modificaGiuseppina Massimo, sorella del principe Vittorio Emanuele Camillo IX Massimo, aveva sposato Ottavio Lancellotti, morto nel 1852 senza eredi; pertanto ella, sopravvissutagli, ottenne il permesso di trasmettere il cognome, il titolo e le proprietà del marito a suo nipote Filippo, figlio cadetto di Vittorio Emanuele Camillo IX.
- Filippo (*1843 †1915), I principe Lancellotti
- Giuseppe (*1866 †1945), II principe Lancellotti
- Filippo (*1892 †1970), III principe Lancellotti
- Pietro (*1934 ), IV principe Lancellotti
Massimo d'Aracoeli
modifica- Tiberio (*? †1588), fratello di Fabrizio Camillo, I signore di Arsoli
- Angelo (*? †1624)
- Massimo (*? †1652)
- Angelo Maurizio (*? †?)
- Francesco (*1635 †1707)
Marchesi di Ortona
modifica- Francesco (*1635 †1707), I marchese di Ortona per eredità Paolini
- Angelo (*1679 †1755), II marchese di Ortona
- Angelo Tiberio (*1737 †1810), III marchese di Ortona, figlio del fratello del precedente
- Francesco (*1773 †1844), IV marchese di Ortona
Marchesi di Calcata, duchi di Rignano e Calcata
modifica- Francesco (*1773 †1844), I marchese di Calcata (1803), I duca di Rignano (1820), I duca di Rignano e Calcata (1828)
- Mario (*1808 †1873), II duca di Rignano e Calcata
- Emilio (*1835 †1907), III duca di Rignano e Calcata
La casata si estinse in linea maschile. Maria,[17] figlia di Emilio, portò il titolo di duca di Rignano e Calcata al marito Prospero Colonna. Si veda famiglia Colonna.
Ursenbeck - Massimo
modificaAltre personalità della famiglia Massimo
modifica- Massimo di Lello di Cecco (*~1395 †1465)
- Giacomo di Lello di Cecco (*~1400 - †post 1464)
- Pietro Massimo (*~1420 †1489)
- Innocenzo Massimo (*1581 †1633), arcivescovo
- Carlo Camillo II Massimo (*1620 †1677), cardinale
- Francesco Saverio Massimo (*1806 †1848), cardinale
- Massimiliano Massimo (*1849 †1911), gesuita ed educatore
Note
modifica- ^ Giannino Tiziani, p. 13.
- ^ Teodoro Amayden, p. 202.
- ^ a b Ceccarius.
- ^ Vittorio Spreti, p. 478..
- ^ Il Tempo.
- ^ Teodoro Amayden, p. 204.
- ^ Ivana Ait II.
- ^ Anna Modigliani II.
- ^ Giuseppe Tomassetti.
- ^ Ivana Ait I, p. 20; pp. 55, 56.
- ^ Anna Modigliani I.
- ^ Mario Tosi, pp. 68-70.
- ^ Anna Modigliani III.
- ^ Maura Piccialuti Caprioli.
- ^ Ceccarius, p. 20.
- ^ Teodoro Amayden, p. 203.
- ^ Maria Massimo possedeva la villa Massimo Colonna, a Roma, che fu distrutta dopo la sua morte, per fare posto al novecentesco palazzo dell'INA Assitalia, in via Sallustiana.
Bibliografia
modifica- Famiglia Massimo, su siusa.archivi.beniculturali.it.
- Teodoro Amayden, La storia delle famiglie romane, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1914.
- Ceccarius, I Massimo, Roma, Istituto di Studi Romani, 1954.
- Mario Tosi, La società romana. Dalla feudalità al patriziato: 1816-1853, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1968.
- Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, volume IV, ristampa anastatica, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1969 [1928].
- Giuseppe Tomassetti, La campagna romana antica, medioevale e moderna, vol. 6, Roma, Banco di Roma, 1975-1977.
- Giannino Tiziani, Famiglie e stemmi cornetani dalla schedatura dei beni artistici di Tarquinia (PDF), in Bollettino della Società Tarquiniense di Arte e Storia, Tarquinia, Società Tarquiniense di Arte e Storia, 1985.
- Ivana Ait, Tra scienza e mercato. Gli speziali a Roma nel tardo Medioevo, in Fonti e studi per la storia economica e sociale di Roma e dello Stato Pontificio. Collana diretta da Paolo Brezzi, volume VII, Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 1996, ISBN 8873111009.
- Anna Modigliani, Mercati, botteghe e spazi di commercio a Roma tra medioevo ed età moderna, Roma, Roma nel Rinascimento, 1998, ISBN 88-85913-18-0.
- Anna Modigliani, Massimo Massimo (Massimo di Lello di Cecco), in Dizionario biografico degli italiani, vol. 72, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2008.
- Anna Modigliani, Pietro Massimo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 72, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2008.
- I nobili di Roma Il capofamiglia Fabrizio e la sorella Barbara ripercorrono i momenti salienti delle gesta dei loro illustrissimi avi, in Il Tempo, Roma, Il Tempo srl, 30 agosto 2009. URL consultato il 15 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2012).
- Ivana Ait, Dalla mercatura allo Studium Pisanae Urbis. I Massimi nella Roma del Rinascimento, in Bruno Figliuolo, Rosalba Di Meglio e Antonella Ambrosio (a cura di), Ingenita Curiosita. Studi sull'Italia Medievale per Giovanni Vitolo, tomo secondo, Battipaglia, Laveglia & Carlone, 2018, pp. 837-853.
Voci correlate
modificaAltri progetti
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