IMAM Ro.63
L'IMAM Ro.63 era un monomotore ad ala alta da collegamento e ricognizione prodotto in piccola serie dall'azienda italiana Industrie Meccaniche Aeronautiche Meridionali (IMAM) negli anni quaranta.
IMAM Ro.63 | |
---|---|
Descrizione | |
Tipo | aereo da collegamento aereo da ricognizione |
Equipaggio | 3 |
Progettista | Giovanni Galasso |
Costruttore | IMAM |
Data primo volo | giugno 1940 |
Data entrata in servizio | estate 1941[1] |
Utilizzatore principale | Regia Aeronautica |
Esemplari | 6 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 9,82 m |
Apertura alare | 13,50 m |
Altezza | 3,10 m |
Superficie alare | 26,50 m² |
Peso a vuoto | 1 060 kg |
Peso carico | 1 485 kg |
Capacità combustibile | 220 L |
Propulsione | |
Motore | un Hirth HM 508D |
Potenza | 250 CV (184 kW) |
Prestazioni | |
Velocità max | 220 km/h |
Velocità di stallo | 55 km/h |
Corsa di decollo | 50 m |
Atterraggio | 50 m |
Autonomia | 900 km |
Tangenza | 7 000 m |
i dati sono estratti da Dimensione cielo 11[2] | |
voci di aerei militari presenti su Wikipedia |
Dotato di caratteristiche STOL equivalenti al tedesco Fieseler Fi 156 Storch, venne impiegato dalla Regia Aeronautica sia nel contesto europeo che coloniale durante il periodo della seconda guerra mondiale
Storia del progetto
modificaDopo aver acquistato dalla Germania un Fieseler Fi 156 Storch ed averne valutato le qualità, la Regia Aeronautica nel novembre del 1938 indisse un bando in cui invitava le aziende aeronautiche italiane a progettare un velivolo di costruzione semplice da destinare principalmente alla flotta coloniale dell'Africa Orientale Italiana[1], che avesse la capacità di trasportare 3 persone ed una barella. Nel giro di pochi mesi vennero presentati due progetti. la A.V.I.S. (Avio Industrie Stabiensi), una consociata Caproni presentò il C.4, un monomotore ad ala bassa, mentre la IMAM presentò il suo Ro.63, progettato da Giovanni Galasso, il quale sarebbe risultato vincitore del concorso.
Il Ro.63 era un velivolo realizzato in tecnica mista mista, concettualmente simile allo Storch adottato da prima dell'inizio del conflitto dalla Luftwaffe, e che ne riproduceva le capacità di poter effettuare decolli ed atterraggi in spazi ridotti. Al contrario del modello tedesco, che dalla versione C era dotata di una mitragliatrice MG 15 rivolta verso la parte posteriore, per il Ro.63 non venne previsto alcun armamento difensivo.
Le caratteristiche del Ro.63 si rivelarono più che soddisfacenti tanto che nel dicembre del 1941 lo stesso Generale Rino Corso Fougier, l'allora Capo di Stato Maggiore dell'Arma Aerea, ne commissionò 100 esemplari imponendo però l'utilizzo del motore di produzione nazionale Isotta Fraschini Beta. Questo, che era afflitto da noti problemi di affidabilità legati all'alimentazione, confermò tutti i problemi anche installato su uno dei 6 esemplari di preserie del Ro.63, considerati tanto insormontabili da annullarne la precedente commessa per cambiarla in 150 esemplari dotati questa volta dell'originario motore tedesco. In seguito però alla diminuita disponibilità degli Hirth, la produzione dei successivi 150 velivoli non venne nemmeno mai iniziata.
Tecnica
modificaL'IMAM Ro.63 era un monomotore ad ala alta controventata a struttura mista con caratteristiche STOL di aspetto simile al tedesco Fieseler Fi 156 Storch.
La fusoliera era realizzata in tubi saldati, rivestita anteriormente in lamiera e posteriormente in tela. La cabina di pilotaggio era costituita anteriormente da due posti affiancati, con un unico volantino di guida posizionabile a destra o a sinistra, e posteriormente da una sezione in cui era ricavato un posto riservato al marconista ed un altro ad un eventuale passeggero. Nelle missioni di soccorso l'accesso alla barella era garantito da un portello incernierato sulla parte superiore della fusoliera.[1] Posteriormente terminava in un impennaggio classico monoderiva con piani orizzontali controventati superiormente da un diagonale.
L'ala, a pianta rettangolare, era montata alta, incernierata su una struttura bilongherone in duralluminio, con centine in legno ricoperte da pannelli in legno telato, ed era dotata di un sistema di ipersostentazione con alette Handley-Page sul bordo d'attacco.[1]
Il carrello d'atterraggio era semplice, fisso, biciclo anteriore con elementi ammortizzati integrato posteriormente da un ruotino d'appoggio posizionato sotto la coda.
La propulsione era affidata al motore Hirth HM 508, un otto cilindri a V rovesciata raffreddato ad aria di produzione tedesca e destinato ai velivoli leggeri, abbinato ad un'elica bipala a passo variabile.
Impiego operativo
modificaGli esemplari prodotti iniziarono ad essere assegnati dall'estate 1941 ai reparti di osservazione aerea della Regia Aeronautica inquadrati nell'Aviazione Ausiliaria del Regio Esercito, equipaggiando la 27ª Squadriglia Ricognizione basata all'aeroporto di Roma-Centocelle e la 132ª Squadriglia del 76º Gruppo di Osservazione Aerea basato a Zuara, in Libia.
L'aereo fu richiesto anche dalla O.R. (organizzazione Roma), ovvero il gruppo, in seno alla Regia Aeronautica, che andava costituendo una Aeronautica imbarcata. In particolare questo aereo sarebbe stato il ricognitore imbarcato anti sommergibile tipo, e il principale aereo sulla portaerei Sparviero, anche se inadatto a tale compito.
In conseguenza dell'attrito bellico e della difficoltà a reperire i pezzi di ricambio per il motore, alla data del 31 luglio 1943 dei 6 costruiti ne risultava efficiente un solo esemplare.[1]
Al termine del conflitto, il capitano Manfredi della riunificata aeronautica militare, date le ottime qualità del progetto propose di rimettere in produzione il Ro.63 con un diverso motore, ma alla IMAM non si trovò più alcuna traccia né dei disegni costruttivi né della documentazione originale dell'aereo. Pertanto l'idea, invero ottima date le caratteristiche del velivolo, dovette essere abbandonata.[1]
Utilizzatori
modificaVelivoli comparabili
modifica- Fieseler Fi 156 Storch
- Caproni-AV.I.S C.4 (prototipo)
- Caproni GDL (prototipo mai completato)
Note
modificaBibliografia
modifica- Emilio Brotzu, Gherardo Cosolo (a cura di), Dimensione Cielo, Aerei Italiani nella 2ª Guerra Mondiale Vol.11, Scuola-Collegamento Vol.2, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, settembre 1977, pp. 51-56.
- Lembo, Daniele: Officine Meccaniche Meridionali, Aerei nella storia, edizioni Delta, Parma, (2003)
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su IMAM Ro.63
Collegamenti esterni
modifica- Giorgio Dorati, I.M.A.M. Ro.63, su G.M.S. - Gruppo Modellistico Sestese, http://www.giemmesesto.org/index.html, 15 settembre 2006. URL consultato il 29 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
- (RU) IMAM Ro.63, su Уголок неба, http://www.airwar.ru. URL consultato il 1º gennaio 2008.
- (EN) Italian Aircraft 1939-45, su geocities.com. URL consultato il 6 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2007).