Giuseppe Spataro

politico e dirigente d'azienda italiano (1897-1979)

Giuseppe Spataro (Vasto, 12 giugno 1897Roma, 30 gennaio 1979) è stato un politico e dirigente d'azienda italiano.

Giuseppe Spataro

Ministro dei trasporti
Durata mandato26 luglio 1960 –
21 febbraio 1962
PresidenteAmintore Fanfani
PredecessoreMario Ferrari Aggradi
SuccessoreBernardo Mattarella

Ministro dell'interno
Durata mandato25 marzo 1960 –
26 luglio 1960
PresidenteFernando Tambroni
PredecessoreAntonio Segni
SuccessoreMario Scelba

Ministro della marina mercantile
Durata mandato1º luglio 1958 –
15 febbraio 1959
PresidenteAmintore Fanfani
PredecessoreGennaro Cassiani
SuccessoreAngelo Raffaele Iervolino

Ministro dei lavori pubblici
Durata mandato16 luglio 1953 –
2 agosto 1953
PresidenteAlcide De Gasperi
PredecessoreSalvatore Aldisio
SuccessoreUmberto Merlin

Ministro delle poste e delle telecomunicazioni
Durata mandato27 gennaio 1950 –
7 luglio 1953
PresidenteAlcide De Gasperi
PredecessoreAngelo Raffaele Iervolino
SuccessoreGiuseppe Togni

Durata mandato15 febbraio 1959 –
23 marzo 1960
PresidenteAntonio Segni
PredecessoreAlberto Simonini
SuccessoreAntonio Maxia

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato16 maggio 1963 –
4 luglio 1976
LegislaturaIV, V, VI
Gruppo
parlamentare
DC
CircoscrizioneAbruzzo e Molise
CollegioLanciano-Vasto
Sito istituzionale

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato5 aprile 1945 –
15 maggio 1963
LegislaturaCN, AC, I, II, III
Gruppo
parlamentare
DC
CircoscrizioneAbruzzo
CollegioL'Aquila e CUN (II Legislatura)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPPI (1919-1926)
Democrazia Cristiana
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
ProfessioneManager
monumento a Giuseppe Spataro, Vasto

Biografia

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Inizi in politica

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Quando si trasferì a Roma per studiare Giurisprudenza entrò nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI), di cui fu presidente dal 1920 al 1922. Impegnato in politica già da giovane, aderì al Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo, di cui fu vicesegretario nazionale. Durante la dittatura fascista svolse un'importante opera di preparazione alla riorganizzazione democratica del Paese, tenendo insieme le file dell'ormai disciolto Partito Popolare e di alcuni ambienti antifascisti organizzando riunioni clandestine nella sua abitazione romana in via Cola di Rienzo 217[1]. Partecipò al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) centrale insieme a Giovanni Gronchi e Alcide De Gasperi e contribuì in maniera rilevante alla fondazione della Democrazia Cristiana e alla riorganizzazione del quotidiano il Popolo.

Nella Resistenza romana

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In qualità di delegato della DC presso la giunta militare del CLN, sin dalla fine del 1943 Spataro, preoccupato dalle azioni dei partigiani comunisti dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP), «manifesta[va] in ogni occasione la necessità di osservare cautela per non provocare le rappresaglie»[2].

In seguito contestò l'attentato di via Rasella effettuato dai GAP il 23 marzo 1944, al quale il giorno successivo i tedeschi risposero commettendo per rappresaglia l'eccidio delle Fosse Ardeatine. Nella riunione della giunta militare del CLN, tenutasi il 26 marzo, Spataro non solo si oppose all'emanazione di un comunicato di rivendicazione proposta da Giorgio Amendola, rappresentante del PCI e ideatore dell'azione partigiana, ma gli contrappose una mozione con cui al contrario chiedeva un comunicato di dissociazione. Poiché la giunta deliberava solo all'unanimità, non fu approvata nessuna delle due mozioni e i comunisti rivendicarono l'attentato autonomamente su l'Unità del 30 marzo[3]. Spataro omise ogni riferimento alla vicenda nel suo libro sull'attività della DC nella Resistenza[4] e, interrogato sulla questione, preferì non rispondere[5].

Secondo le memorie del gappista Rosario Bentivegna, protagonista dell'azione del 23 marzo, l'atteggiamento tenuto da Spataro determinò l'annullamento di un analogo attacco partigiano programmato per il 28 marzo[6].

Attività politica dal dopoguerra

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Spataro nel 1948

Dopo la guerra rivestì importanti incarichi di governo: fu sottosegretario alla presidenza del consiglio, Ministro delle poste, Ministro della marina mercantile, Ministro dei lavori pubblici, Ministro dell'interno e Ministro dei trasporti. Dal 1946 al 1951 fu inoltre presidente della Radio Audizioni Italiane.

Nel 1960 fu ministro degli Interni del Governo Tambroni ed in tale veste autorizzò il congresso del Movimento Sociale Italiano a Genova, da cui derivò una forte protesta popolare. Da non dimenticare la sua opera culturale, essendo stato per molti anni presidente dell'Istituto Luigi Sturzo.

Autonomia del Molise

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Anche se ufficialmente non ebbe un ruolo chiave nel ruolo della autodeterminazione molisana, suo nipote allora Deputato della Democrazia Cristiana Giacomo Sedati, fu aiutato dallo zio nell'opera di convincimento sia nazionale che locale per portare a compimento la tanto agognata Autonomia Regionale per il Molise.

Scritti

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  • Direttive e propositi della Radio italiana, Roma, Stab. tip. U.E.S.I.S.A., 1947;
  • La radio italiana dalla liberazione ad oggi. Dalla relazione al comitato consultivo per la determinazione delle direttive di massima culturali, educative ed artistiche, Torino, SET, 1947;
  • Per lo sviluppo del credito in Abruzzo, discorso pronunciato a Pescara il 3 luglio 1955, Pescara, tip. Artigianelli, 1955.
  • I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica, Milano, Mondadori, 1968.

Intitolazioni

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  • La città natale del Vasto gli ha intitolato uno slargo con monumento in piazza del Popolo.
  • Esiste nel comune di Gissi (Chieti) un istituto tecnico commerciale per programmatori intitolato alla persona di Giuseppe Spataro, progettato (1975-84) dall'architetto Carlo Enrico De Simone.

Riconoscimenti

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Targa Coerenza della Fondazione Adone Zoli nel 1976

  1. ^ Targa in memoria di Giuseppe Spataro, su rerumromanarum.com. URL consultato il 6 luglio 2023.
  2. ^ Giorgio Amendola, Lettere a Milano. Ricordi e documenti 1939-1945, Roma, Editori Riuniti, 1973, p. 243.
  3. ^ Giorgio Amendola, Lettere a Milano, cit., pp. 295-296.
  4. ^ I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica, Milano, Mondadori, 1968.
  5. ^ Paolo Di Vincenzo, Spataro contrario all'attentato di via Rasella, in il Centro, 24 settembre 2003. Nella testimonianza raccolta nell'articolo si sostiene erroneamente che l'attentato fu discusso e messo ai voti prima della sua attuazione.
  6. ^ Rosario Bentivegna, Achtung Banditen! Prima e dopo via Rasella, Milano, Mursia, 2004 [1983], p. 208.

Bibliografia

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  • Gabriella Fanello Marcucci, Giuseppe Spataro: lineamenti per una biografia, Roma, Edizioni Cinque Lune, 1982
  • Gabriella Fanello Marcucci, Storia di un'amicizia. G.B. Montini e Giuseppe Spataro, Brescia, La Morcelliana, 1984
  • Gabriella Fanello Marcucci (a cura di), Lettere a Giuseppe Spataro, Roma, Istituto Luigi Sturzo, 1989
  • Edoardo Tiboni, Giuseppe Spataro e il suo impegno per l'Abruzzo, Pescara, Ediars, 2004;
  • Licio Di Biase, Giuseppe Spataro. Una vita per la democrazia, Ianieri, 2006
  • Carmelita Della Penna, Il giovane Spataro dall'associazionismo alla politica, Lecce, Congedo editore, 2012.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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