Giuseppe Brignole

militare italiano

Giuseppe Brignole (Noli, 6 ottobre 1906Noli, 30 luglio 1992) è stato un militare e ufficiale italiano, primo ad essere insignito della medaglia d'oro al valor militare nella seconda guerra mondiale. Decorato anche con due medaglie di bronzo al valor militare.

Giuseppe Brignole
NascitaNoli, 6 ottobre 1906
MorteNoli, 30 luglio 1992
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Italia (bandiera) Italia
Forza armataRegia Marina
Marina Militare
Anni di servizio1928 - 1947
GradoCapitano di fregata
GuerreGuerra di Spagna
Seconda guerra mondiale
BattaglieBombardamento navale di Genova (1940)
Comandante ditorpediniera Calatafimi
Decorazionivedi qui
dati tratti da Giuseppe Brignole, l'eroe del mare e del lager[1]
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Biografia

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Nacque a Noli (Savona) il 6 ottobre 1906[1] e, dopo essersi arruolato nella Regia Marina per effettuare il servizio obbligatorio di leva, il 1 gennaio 1928 fu ammesso a frequentare il Corso Ufficiali di complemento, da cuì uscì nel novembre dello stesso anno con la nomina a guardiamarina[1]. Il suo primo imbarco fu a bordo dell'incrociatore Quarto e poi sulla nave appoggio aerei Giuseppe Miraglia. Venne congedato nell'agosto 1933 con il grado di sottotenente di vascello.

Ripresi gli studi universitari, nel 1935 conseguì la laurea in Scienze Economiche presso l'Università degli Studi di Genova, ma nel settembre dello stesso anno, per esigenze di carattere eccezionale dovute alla guerra d'Etiopia[1], fu richiamato in servizio attivo ed assegnato alla Squadriglia MAS di La Spezia in forza alla quale prese successivamente parte alcune missioni nel corso del conflitto italo-etiopico e nella guerra civile spagnola[1]. All'inizio del 1937 fu promosso tenente di vascello e nel corso del gennaio dello stesso anno fu trasferito a Massaua, assegnato al Comando Superiore in Africa Orientale[1].

Rientrato in Italia, il 24 aprile 1940 assunse il comando della torpediniera Calatafimi di base a La Spezia[1]. Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno, il 14 dello stesso mese la sua nave fu l'unica unità in zona a tentare di contrastare la formazione navale francese che bombardò obiettivi militari ed industriali nel Golfo Ligure[1]. Per questa azione fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare[1] e mantenne il comando della Calatafimi fino alla firma dell'armistizio l'8 settembre 1943[N 1].

In quel frangente la Calatafimi si trovava nel porto del Pireo e venne catturata dai tedeschi. Rifiutando ogni collaborazione con il Governo della Repubblica Sociale Italiana, fu mandato in un campo di prigionia in Germania a bordo di un carro bestiame, venendo internato dapprima a Bad Sulza e poi a Leopoli, dove diventò fiduciario[N 2] degli ufficiali italiani che vi si trovavano[1]. Nel gennaio 1944 fu trasferito al campo di prigionia 307 di Deblin[2] e due mesi dopo fu mandato a quello denominato XB, che si trovava a Sandbostel[N 3] dove i prigionieri erano trattati duramente[2]. Dopo un nuovo rifiuto di rimpatrio, nel febbraio 1945 fu trasferito al campo di prigionia XIB di Bad Fallingbostel[N 4] dove rimase fino al 13 aprile, quando i tedeschi lasciarono il lager che tre giorni dopo venne raggiunto dalle truppe inglesi[2].

Rimpatriato nel settembre 1945, fu promosso capitano di corvetta con anzianità dal 1º gennaio 1944[2], nel febbraio 1947, dietro sua domanda, fu posto in posizione ausiliaria, venendo posto in riserva nel 1955 con il grado di capitano di fregata[2].

Si spense a Noli, provincia di Savona, il 30 luglio 1992[2].

Onorificenze

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«Comandante di torpediniera di scorta ad un posamine, avvistata una formazione di numerosi incrociatori e siluranti nemici che si dirigevano per azione di bombardamento di importanti centri costieri, ordinava al posamine di prendere il ridosso della costa ed attaccava l’avversario affrontando decisamente la palese impari lotta. Fatto segno ad intensa reazione, manovrava con serenità e perizia attaccando fino a breve distanza con il siluro e con il cannone le unità nemiche. La sua azione decisa ed i danni subiti dalle forze navali avversarie costringevano queste a ritirarsi. Esempio di sereno ardimento, di sprezzo del pericolo, di consapevole spirito di assoluta dedizione alla Patria. Mare Ligure, 14 giugno 1940.[3]
— 19 luglio 1940
«Comandante di torpediniera, di scorta ad una pirocisterna, colpita con due siluri e incendiata da aerosiluranti nemici, impartiva rapidamente efficaci disposizioni al fine di arrecare soccorso ai naufraghi dell’unità sinistrata. Nonostante l’opera di salvataggio fosse resa estremamente difficile a causa delle benzina in fiamme, riversatasi nella zona di mare circostante, riusciva in breve tempo a trarre in salvo tutti i naufraghi, dimostrando serena noncuranza del pericolo ed elevato spirito di abnegazione. Mediterraneo orientale, notte sul 26 ottobre 1942
— Regio Decreto 10 marzo 1943
«Comandante di torpediniera, ha compiuto numerose missioni di guerra e scorte a convogli in acque insidiate dal nemico. Animato da elevato sentimento del dovere, ha dimostrato in ogni circostanza sereno coraggio, capacità professionali ed elevato spirito combattivo. Mediterraneo, 22 giugno 1942-8 settembre 1943

Annotazioni

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  1. ^ Nel corso del 1943 entrò in servizio permanente effettivo con il grado di tenente di vascello.
  2. ^ Si trattava di una carica onorifica, con pochissime possibilità di intervento sulla vita dei prigionieri.
  3. ^ A Sandbostel ebbe come compagno di prigionia il tenente Giovanni Guareschi, futuro giornalista e scrittore.
  4. ^ Dove affiancò come fiduciario il colonnello di cavalleria Alberto Guzzinati.
  1. ^ a b c d e f g h i j Ferioli 2011, p. 26.
  2. ^ a b c d e f Ferioli 2011, p. 27.
  3. ^ [1] Quirinale - scheda - visto 28 dicembre 2008

Bibliografia

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  • Pier Paolo Cervone, Comandavo la Calatafimi, Savona, Marco Sabatelli Editore, 1990.

Periodici

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  • Alessandro Ferioli, Giuseppe Brignole, l'eroe del mare e del lager, in Il Nastro Azzurro, n. 4, Roma, Istituto del Nastro Azzurro, luglio-agosto 2011, pp. 26-27.

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