Ettore Martini

militare italiano (1869-1940)

Ettore Martini (Macerata Feltria, 26 settembre 1869Castellina in Chianti, 25 agosto 1940) è stato un generale italiano, particolarmente distintosi durante il corso della guerra italo-turca e della prima guerra mondiale.

Ettore Martini
NascitaMacerata Feltria, 26 settembre 1869
MorteCastellina in Chianti, 25 agosto 1940
Luogo di sepolturaCimitero di Castellina in Chianti
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
GradoGenerale di brigata
ComandantiAntonio Cantore
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieGuerra di mina del Lagazuoi
Battaglia della Bainsizza
Comandante diBattaglione alpini "Val Chisone"
Decorazionivedi qui
dati tratti da Fronte Dolomitico[1]
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Nel corso della Grande Guerra fu a capo dell'impresa del battaglione alpini "Val Chisone" con il quale raggiunse una cengia sul piccolo Lagazuoi da cui sferrare attacchi alle postazioni difensive austriache poste sulla cima. Negli anni seguenti, la cengia verrà denominata cengia Martini in suo onore.

Biografia

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Nacque a Macerata Feltria (PU) il 26 settembre 1869, figlio di Luigi e Maria Baldiserri.[2] Nel luglio 1889 si arruola volontario nel Regio Esercito, assegnato in servizio presso l'11º Reggimento fanteria.[1] Frequenta quindi la Scuola di guerra a Verona, e tra il 1900 e il 1910 assume incarichi particolari e riservati in Trentino dove, per conto dell'esercito italiano, raccoglie informazioni sulle attività degli Austro-ungarici che stavano preparandosi alla guerra contro l'Italia.[1] Nel frattempo, nel 1901, sposa Virginia Purghi con la quale ebbe due figli.[N 1] Nel 1911, dopo lo scoppio della guerra italo-turca partì volontario per combattere in Libia come capitano del 7º Reggimento alpini, posto al comando della 67ª Compagnia del battaglione alpini "Pieve di Cadore".[1] Partecipò a molte operazioni belliche agli ordini del generale Antonio Cantore che lo propose per la concessione di una Medaglia di bronzo e una d'argento al valor militare per i combattimenti sostenuti rispettivamente a Sid Omar e a El Karruba, che però non vennero accettate.[2] Al rientro in Patria assume il comando della 64ª Compagnia del battaglione alpini "Feltre", venendo promosso al grado di maggiore.[1] Durante un'esercitazione sul Monte Pavione subisce l'amputazione di un dito del piede congelato.[1]

La Grande Guerra

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All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, assume il comando del battaglione alpini "Val Chisone" ma essendo in convalescenza riprese servizio solo nell'agosto del 1915. Con il "Val Chisone" divenne l'artefice della conquista della cengia, sul piccolo Lagazuoi, che successivamente porterà il suo nome.[3] Quella postazione avanzata, sul fondo della Val Costeana, risultò una vera spina sul fianco degli Austriaci che la attaccheranno continuamente, utilizzando anche quattro poderose mine che non porteranno alla sua conquista da parte degli attaccanti. Attorno alla "Cengia Martini" la lotta infuriò per tre anni, e solo la ritirata italiana del novembre 1917 a seguito dell'esito negativo della battaglia di Caporetto porto alla conquista austriaca della cengia.[3] Per le azioni sul Piccolo Lagazuoi fu decorato con una Medaglia d'argento, una di bronzo al valor militare, la Croce al merito di guerra e la Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia.[2] Il 28 giugno 1917 aveva lasciato il comando del "Val Chisone "al maggiore Baratono con il quale, nel mese di luglio del 1917, il battaglione si trasferì sul fronte dell'Isonzo dove partecipa alla battaglia della Bainsizza.[1] Promosso al grado di tenente colonnello assunse la direzione di vari Comandi Tappa e mantenne tali incarichi fino alla fine del conflitto.[2]

Il 31 luglio 1919 si congedò andando ad abitare a Siena dove divenne presidente della locale Associazione Reduci d'Africa e più tardi fu uno tra i fondatori del locale Fascio di Combattimento.[1] Nel 1932 è promosso al grado di generale di brigata nella riserva, e divenne socio corrispondente dell’Accademia senese per le arti e per le lettere.[2] Nominato Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, con le sue memorie sulla Grande Guerra, acquistò fama anche come scrittore.[1] Come storico elaborò alcuni testi sulla penetrazione romana in Alto Adige e sulle campagne di Annibale Barca.[1] Si spense a Castellina in Chianti, vicino a Siena, dopo una lunga malattia il 25 agosto del 1940, e la sua salma riposa nel locale cimitero.[2]

Onorificenze

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«Con raro e continuo esempio di valore volle dividere modestamente con i suoi alpini un mese di disagi, su di una posizione minacciata da mina avversaria. Ordinato l'abbandono del piccolo posto cui tendeva l'insidia nemica, sino a poche ore dallo scoppio rimase ad ascoltare attraverso la roccia il progresso dei lavori nemici. Brillata la poderosa mina, fulgido esempio ai suoi soldati di ardimento e sprezzo della vita, primo fra i primi sotto violento tiro d'interdizione accompagnato da lancio di enormi bombe ad alto esplosivo e gas asfissianti, si lanciò alla riconquista della posizione abbandonata. Con chiara visione della situazione e con ferma volontà, riuscì, coi suoi alpini che l'avevano seguito fiduciosi, a riorganizzare nella notte una salda difesa della posizione, frustrando, col proprio valore ogni pratico risultato dei lunghi, poderosi lavori compiuti dall'avversario. Piccolo Lagazuoi Cengia Martini, 22 maggio 1917
«Incurante del pericolo, fu sempre di esempio ai suoi inferiori. Durante un attacco, scoperta una mitragliatrice nemica che prendeva alle spalle le nostre posizioni, con coraggio e fermezza, personalmente le faceva fuoco contro, determinandone la ritirata e riuscendo, così, a render vano il contrattacco avversario. Piccolo Lagazuoi, 31 ottobre 1915
  • Diario di guerra, Torino, 1928.

Annotazioni

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  1. ^ La signora Virginia muore a soli 31 anni nel corso del 1907, la loro primogenita era già morta all'età di un anno ed il secondo figlio, Luigi, verrà a mancare nel 1936 a soli 32 anni d'età.
  1. ^ a b c d e f g h i j Fronte Dolomitico.
  2. ^ a b c d e f SIUSA.
  3. ^ a b Zaffonato 2017, p. 121.

Bibliografia

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  • Bombardieri. Dal Carso a Vittorio Veneto, Milano, 1939.
  • Batt. Val Chisone, Roma, 1940.
  • Luciano Viazzi, L'inferno del Lagazuoi, Milano, Mursia, 1997.
  • M. Dell'Eva, Gli alpini alla conquista della Tofana di Rozes, la mina sul piccolo Lagazuoi, la cengia Martini, Udine, 2002.
  • Ettore Martini, Dazio De Faveri e Giovanni Pennati, Gli Alpini alla conquista della Tofana di Rozes. La mina sul piccolo Lagazuoi. La cengia Martini, Udine, Gaspari editore, 2002, ISBN 88-86338-76-7.
  • Mario Vianelli e Giovanni Cenacchi, Teatri di guerra sulle Dolomiti, Milano, Franco Angeli Editore, 2014.
  • Luciano Viazzi e Daniela Mattioli, L'inferno del Lagazuoi. 1915-1917: testimonianze di guerra del maggiore Ettore Martini, Milano, Ugo Mursia Editore, 1997.
  • Andrea Zaffonato, In queste montagne altissime della patria: Le Alpi nelle testimonianze dei combattenti del primo conflitto mondiale, Milano, Franco Angeli, 2017, ISBN 978-88-917-4344-2.

Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN79440494 · ISNI (EN0000 0000 5816 5220 · LCCN (ENn99044393 · BNF (FRcb14492845x (data) · J9U (ENHE987007386420905171