Erivo Ferri

capo partigiano e sindaco italiano

Erivo Ferri, detto Rivo[1], nome di battaglia: Francesco[1] (Urbino, 26 giugno 1901Pesaro, 29 novembre 1960), è stato un partigiano e politico italiano, fu protagonista del primo episodio della Resistenza nel pesarese e comandante della prima brigata partigiana della provincia, medaglia di bronzo al valor militare. È stato il fondatore della prima brigata partigiana nel pesarese.[2]

Erivo Ferri
SoprannomeRivo
nome di battaglia: Francesco[1]
NascitaUrbino, 26 giugno 1901
MortePesaro, 29 novembre 1960
Luogo di sepolturaCimitero di Schieti[2]
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataGuardia Nazionale[3]
Unità5ª Brigata Garibaldi "Pesaro"[4]
Reparto2º Battaglione
Anni di servizio1943-1944
Gradocapitano[5]
GuerreGuerra di liberazione
CampagneCampagna d'Italia
Battaglierastrellamento di Ca’ Mazzasette (01/11/43)[6]
Comandante diDistaccamento "Picelli"
Distaccamento "Dini"
DecorazioniMedaglia di bronzo al valor militare
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Biografia

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Calzolaio, aderì a vent'anni nel 1921, sin dal suo sorgere, al Partito comunista (all'epoca Pcd'I), partecipando all'attività a Ca' Mazzasette, frazione di Urbino.[7] Si sposò a soli 15 anni con Rosa Dionigi, sua coetanea. Il 19 marzo 1923, in un’osteria di Ponte in Foglia, ebbe una vivace discussione con un fascista, reagì sparando e lo uccise. Fu condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione, gli furono condonati cinque anni e fu dimesso dal carcere di Alessandria nel 1932 grazie all’amnistia per il decennale della marcia su Roma.[7] Tornò a Ca' Mazzasette, dove fu sottoposto a continui controlli.

Dopo l'armistizio fu denunciato da un delatore alle autorità di polizia per possesso di armi. In effetti a fine ottobre del 1943 era giunto da Pesaro un carico di armi che era stato depositato vicino a Schieti e Ferri le aveva poi portate a Ca' Mazzasette. Il 1º novembre 1943, un reparto di polizia tedesca raggiunse il paese per catturarlo.[7][8] Ferri si difese lanciando anche bombe a mano, e riuscì a scappare, aiutato dal cugino Mario Ferri.[9] I tedeschi usarono bombe da mortaio, chiesero rinforzi e dopo aver perquisito e saccheggiato le abitazioni, portarono con loro 29 abitanti della frazione, tra cui il figlio di Erivo, lasciando le case danneggiate, il terreno disseminato di bombe inesplose, due donne e un contadino uccisi,[10]. Morì anche un soldato tedesco.[8] Fu il primo avvenimento di resistenza nella provincia di Pesaro-Urbino.[9]

Pochi giorni dopo Ferri fu trasferito dal comando locale partigiano nella zona di Cagli e Cantiano, sul monte Catria, per maggiore sicurezza sua e della popolazione e per avviare la lotta in montagna. L’arrivo a Cantiano di Ferri, l’11 novembre, segnò l’inizio della Resistenza attiva nel Pesarese. Fondò la prima brigata partigiana nel pesarese.[2] I partigiani crebbero di numero e già nel mese successivo si costituirono due distaccamenti, il Picelli, comandato da Ferri che aveva assunto il nome di battaglia di Francesco e che rimase nella zona di Cantiano e il Gramsci, comandato da Pierino Raffaelli (Ugo), che si spostò nella zona di Frontone.[11] In un episodio si racconta che la popolazione della frazione di Schieti di Urbino, lo attese mentre scendeva dalla frazione di Cavallino con mitra e binocolo a tracolla su di un cavallo bianco. Giunto in paese il servizio d’ordine organizzato dal gruppo partigiano di zona non riuscì a contenere l’impeto della folla che aspettava il suo eroe antifascista. Vennero travolti, e il Ferri venne tirato giù da cavallo e venne spogliato, poiché ciascuno volevo un pezzo della sua giacca o dei suoi pantaloni, tanto era la passione e la devozione nel ringraziare le gesta del Ferri.

Nel dopoguerra continuò a svolgere attività politica e divenne sindaco di Auditore. Morì in un incidente stradale tornando da Pesaro, dove si era recato a una riunione del Partito comunista, il 29 novembre 1960.[7]

Il 1º novembre 1973 l'amministrazione comunale di Urbino e quella provinciale, posero una lapide commemorativa sull'abitazione di Ca’ Mazzasette, da dove Erivo Ferri riuscì a scappare.[9] La via venne rinominata in 1º novembre 1943.

Nel luglio 2014 la sua tomba fu profanata con una svastica.[2]

Onorificenze

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«Ferri Erivo fu Celeste e fu Cecchini Maria, nato ad Urbino nel 1901, partigiano combattente. – Già condannato a lunghi anni di duro carcere per fede antifascista, fu tra i primi ad insorgere contro i negatori di ogni libertà. Assediato nella sua casa da ingeniti forze tedesche, con intensa azione di fuoco le costringeva a ripiegare dopo aver lasciato sul terreno morti e feriti. Nonostante il sopraggiungere di rinforzi persisteva nella strenua difesa e riuscito audacemente a sfuggire alla cattura, si dava alla montagna e proseguiva nella lotta fino all’abbattimento dell'iniqua tirannide. - Camazzasette. 1º novembre 1943.[12]»
  1. ^ a b c Topografia della liberazione – ISCOP Pesaro-Urbino.
  2. ^ a b c d Urbino, profanata con una svastica la tomba di un capo partigiano, in Il Messaggero.it, 16 luglio 2014. URL consultato il 20 maggio 2020.
  3. ^ La Guardia Nazionale fu trasformata in GAP nel maggio del 1944, cfr. in Relazione ufficiale (di Ottavio Ricci detto Nicola Antonini) sull'attività della 5ª Brigata.
  4. ^ La 5ª Brigata Garibaldi "Pesaro" su Memorie di Marca.
  5. ^ Quadri militari e politici della "V Brigata Garibaldi Pesaro" - (1944) su Memorie di Marca.
  6. ^ Episodio di Ca’ Mazzasette, Urbino, 01.11.1943 – straginazifasciste.it.
  7. ^ a b c d Erivo Ferri [collegamento interrotto], su storiamarche900.it. URL consultato il 18 maggio 2020.
  8. ^ a b Giorgio Fedel, La prima Resistenza armata in Italia alla luce delle fonti britanniche e tedesche, Fond. Fedel Comandante Libero, 2014, ISBN 978-8890601873.
  9. ^ a b c Lastra dedicata a Erivo Ferri – Ca’ Mazzasette – Urbino (PU) | Pietre della Memoria, su pietredellamemoria.it. URL consultato il 21 maggio 2020.
  10. ^ Ruggero Giacomini, op. cit., 2008, p. 87
  11. ^ Ruggero Giacomini, op. cit., 2008, pp. 88-89
  12. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 210, del 13 settembre 1949, pag. 2667.

Bibliografia

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  • AA. VV., La 5ª Brigata Garibaldi "Pesaro", Pesaro, Provincia di Pesaro e Urbino, Anpi Provinciale, 1980
  • AA. VV., Lotta partigiana e antifascismo nel comune di Cantiano, Cantiano, Comune di Cantiano – ANPI Pesaro e Urbino, 1998.
  • A. Adler, La brigata Schieti e la Resistenza nel Montefeltro, Urbino 1996.
  • Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi, Dizionario della Resistenza. Luoghi, formazioni, protagonisti, Torino, Einaudi, 2001.
  • Silvia Cuppini, Giacomo De Marzi, Paola Desideri, La memoria storica tra parola e immagine. I monumenti celebrativi nella provincia di Pesaro e Urbino dal Risorgimento alla liberazione, (catalogo a cura di Marcello Tenti), Urbino, QuattroVenti, 1995.
  • Ruggero Giacomini, Stefania Pallunto, Guerra di Resistenza (Antologia), Ancona, Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione delle Marche, 1997.
  • Ruggero Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Ancona, Affinità elettive, 2008.
  • Ruggero Giacomini, Urbino 1943 (cronache e documenti), Urbino, Argalia, 1970.
  • Paolo Giannotti, La provincia di Pesaro e Urbino nel regime fascista, Ancona, Il Lavoro editoriale, 1986
  • Andrea Girometti, Per Pompilio Fastiggi, Pesaro, Pesaro, ISCOP Pesaro e Urbino, 2015.
  • Giuseppe Mari, Guerriglia sull’Appennino. La Resistenza nelle Marche, Urbino, Argalia, 1965.
  • Umberto Marini, La Resistenza nel Candigliano, Fossombrone, Metauro, 2000.
  • Vittorio Paolucci, La Repubblica sociale nelle Marche. Stampa e amministrazione, Urbino, Argalia, 1973.
  • Pietro Secchia, Enzo Nizza, Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, vol. II, Milano, La pietra, 1968-1989, p. 320

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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