Ercole Ercole

generale, aviatore e militare italiano

Ercole Francesco Gustavo Ercole (Torre Annunziata, 23 marzo 1887Roma, 2 ottobre 1967) è stato un generale, aviatore e militare italiano, che divenuto pilota della specialità bombardamento durante la prima guerra mondiale, fu decorato per il suo comportamento di una medaglia d'argento e una medaglia d'oro al valor militare a vivente[2].

Ercole Ercole
Ercole Francesco Gustavo Ercole
NascitaTorre Annunziata, 23 marzo 1887
MorteRoma, 2 ottobre 1967
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
Regia Aeronautica
CorpoFanteria
Servizio Aeronautico
Specialitàbombardamento
Reparto14ª Squadriglia da ricognizione e combattimento Blériot
GradoGenerale di brigata aerea
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneCampagna di Albania
BattaglieUndicesima battaglia dell'Isonzo
Comandante di1ª Squadriglia Caproni
11ª Squadriglia
74ª Squadriglia
Comando Gruppo Difesa Italia Settentrionale poi Gruppo Aviazione da Difesa settentrionale
8º Stormo
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Modena
dati tratti da Grande enciclopedia aeronautica[1]
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Biografia

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Nacque a Torre Annunziata il 23 marzo 1887,[3] figlio di Salvatore[N 1] e da Amelia Della Camera, casalinga, Ercole aveva altri due nomi, Francesco e Gustavo.[4] Si arruolò nel Regio Esercito iniziando a frequentare la Regia Accademia Militare di Modena, uscendone nell'ottobre 1908 con il grado di sottotenente assegnato alla fanteria[1] in forza al 5º Reggimento fanteria dove fu promosso tenente nell'ottobre 1911.[4] Successivamente, dopo aver fatto il corso di pilotaggio ad Aviano, dal febbraio 1912 al campo scuola di Amesbury dove conseguì il brevetto di pilota d'aeroplano su velivolo Bristol il 18 giugno 1912.[3]

Rientrato in Italia fu nominato pilota militare su velivolo Caproni, transitò nel Battaglione aviatori, e dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, il giorno successivo raggiunse la zona di operazioni a Pordenone.[4] Il 28 maggio 1915 è pilota presso la 14ª Squadriglia da ricognizione e combattimento, dotata di Blériot XI, di stanza a Pozzuolo del Friuli e il 13 giugno bombarda un parco bestiame a Doberdò del Lago. Dopo lo scioglimento della 14ª passa in agosto alla 1ª Squadriglia Caproni, di cui dal 18 febbraio 1916 diventa comandante interinale fino al 19 aprile. Promosso capitano nel mese di settembre decorato con una Medaglia d'argento al valor militare[3] per un bombardamento su Lubiana del 18 febbraio 1916.

Dal 7 giugno è comandante della 11ª Squadriglia Caproni e il 25 agosto parte da Grottaglie per il campo di Tahyraqua, detto anche di Punta Rameck vicino a Valona, per la campagna di Albania.[1] Il 12 ottobre 1916 fu attaccato nel cielo di Zarnec (Albania) da un Hansa-Brandenburg C.I austriaco a 3.000 metri di quota. I suoi compagni furono colpiti a morte, i serbatoi dell'aereo vennero forati perdendo carburante e il velivolo precipitò verso il suolo. Seppure ferito, riuscì a 300 metri di altezza a raddrizzare il velivolo con un motore solo e ad atterrare in emergenza a circa 50 km dalle linee italiane. Incendiato l'apparecchio affinché non cadesse in mani nemiche, venne creduto morto carbonizzato.[1] Esausto per la perdita di sangue, rimase nascosto fra gli alberi per vari giorni spostandosi cautamente solo di notte riuscendo a evitare la cattura.[1] Raggiunse la più vicina postazione italiana situata sulla Voiussa dopo sette giorni di marcia con una ferita in gangrena, senza aver ricevuto cure e senza cibo. Una volta raggiunto l'accampamento italiano dovette subire una parziale amputazione della gamba ferita ad opera dal colonnello medico Gabriele Russo.[3] L'azione venne stata ricordata da Achille Beltrame sulla copertina della Domenica del Corriere, ed egli fu decorato "motu proprio" dal Re Vittorio Emanuele III con la medaglia d'oro al valor militare.[2]

Il 6 maggio 1917 assunse il comando della 74ª Squadriglia di Trenno dotata di velivoli SAML S.2 e Savoia-Pomilio SP.2. Nell'ambito dell'undicesima battaglia dell'Isonzo si spostò con 2 sezioni con 6 SAML a Campoformido, dove rimase fino al 12 ottobre. Al rientro a Trenno il reparto fu ridenominato 122ª Squadriglia e in novembre, promosso maggiore, passò al comando del Comando Gruppo Difesa Italia Settentrionale e poi del Gruppo Aviazione da Difesa settentrionale fino al gennaio 1918.

Rientrò in zona di operazioni nel febbraio di quell'anno, assumendo il comando del X Gruppo che mantenne fino al 10 dicembre quando esso fu sciolto.[4] Nel 1923 transitò nella neocostituita Regia Aeronautica, divenendo comandante di aeroporto, e nel 1924 fu promosso tenente colonnello.[4] Nel 1927 assunse l'incarico di Addetto aeronautico presso l'Ambasciata d'Italia a Parigi[1] venendo promosso colonnello nel luglio dello stesso anno.[4] Rientrato in Italia divenne comandante dell'8º Stormo Bombardamento Terrestre, e nel 1935 divenne addetto ai servizi della 1ª Zona Aerea Territoriale.[1] Fu poi promosso generale di brigata aerea in ausiliaria nel 1939, nel marzo 1946 fu definitivamente messo a riposo.

Promosso generale di divisione aerea nel dicembre 1955, si spense a Roma il 2 ottobre 1967.[2] Dopo la sua morte la città di Torre Annunziata gli ha intitolato una via.

Onorificenze

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«Pilota di un apparecchio attaccato, a circa 3000 metri di altezza, da un velivolo da caccia nemico, visto nel combattimento aereo colpiti a morte i suoi compagni e forati i serbatoi della benzina, con sangue freddo eccezionale,mentre l'apparecchio precipitava, lasciava la mitragliatrice che fino a quel momento manovrava, benché ferito al braccio sinistro, riusciva a raddrizzare il velivolo a meno di 300 metri da terra e, planando, atterrava presso Zarnec, a circa 50 chilometri dalle nostre linee. Dato subito fuoco all'apparecchio e distruttolo, benché esausto dalla perdita di sangue, riusciva a sfuggire alla cattura. Assalito da un indigeno si liberava uccidendolo e dopo sette giorni di tensione di spirito, di gravi sofferenze e privazioni, dando prova di energia e di forza d'animo straordinarie, riusciva ad attraversare le linee nemiche ed a presentarsi ai nostri avamposti sulla Voiussa. Cielo di Zarnec, 16 ottobre 1916
— Decreto Luogotenenziale 26 ottobre 1916.[2]
«Piloti d'aeroplano, durante un'azione offensiva sul nemico, spezzatosi uno dei motori del loro apparecchio mentre eseguivano lancio di bombe, compievano ugualmente il loro mandato dopo aver provveduto, con ammirevole sangue freddo, ad eliminare il pericolo di un incendio a bordo. Con lunga e difficilissima navigazione, seppero, poi, ricondurre al campo il velivolo, che progressivamente perdeva quota, sotto l'efficace ed intenso fuoco d'artiglieria nemica. Lubiana, 18 febbraio 1916.[5][N 2]»

Annotazioni

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  1. ^ Che ricopriva l'incarico di capotecnico di artiglieria della Real Fabbrica d’Armi.
  2. ^ La medaglia venne conferita con la medesima motivazione anche al tenente Giulio Laureati.
  1. ^ a b c d e f g Mancini 1936, p. 254.
  2. ^ a b c d Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare1969, p. 15.
  3. ^ a b c d Maisto 1948, p. 71.
  4. ^ a b c d e f Combattenti Liberazione.
  5. ^ istitutonastroazzurro.org, su decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org. URL consultato il 2 febbraio 2015.

Bibliografia

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  • Alessandro Fraschetti, Prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia dal 1884 al 1925, Roma, Stato Maggiore Aeronautica Ufficio Storico, 1986.
  • Roberto Gentilli, I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1936.
  • <++Domenico Ludovico<++, Gli aviatori italiani nel bombardamento nella guerra 1915-1918, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1980.
  • Guido Maisto, AD Astra. Pionieri Napoletani del Volo, Napoli, Editrice “La Via Azzurra”, 1948.
  • Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.

Collegamenti esterni

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