Egidio Aldo Fantina

Egidio Aldo Fantina (Paderno del Grappa, 1º gennaio 1915Monte Golico, 8 marzo 1941) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale[2].

Egidio Aldo Fantina
NascitaPaderno del Grappa, 1 gennaio 1915
MorteMonte Coligo, 8 marzo 1941
Cause della morteFerite riportate in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
RepartoBattaglione alpini "Val Fella", 8º Reggimento alpini
Anni di servizio1938-1941
GradoSottotenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Biografia

modifica

Nacque a Fietta di Paderno del Grappa, provincia di Treviso, il 1 gennaio 1915, figlio di Giuseppe ed Anna Cunial.[2] Studiò presso il Collegio Cavanis di Possagno e poi al Collegio Filippin conseguendo poi a Zara la maturità classica con medaglia d'oro di "maxima laude" del Ministero dell’Istruzione per essere stato il migliore allievo.[3] Iscrittosi per due anni presso la facoltà di lettere dell'università di Padova, si laureò nel 1937 presso l'università di Roma reiscrivendosi poi alla facoltà di giurisprudenza presso lo stesso Ateneo come dottore-studente.[4] Arruolatosi nel Regio Esercito nel 1938 fu ammesso a frequentare la Scuola allievi ufficiali di complemento di Bassano del Grappa, da cui uscì con la nomina a sottotenente del corpo degli alpini e destinato in servizio, dopo un breve periodo di congedo, al 9º Reggimento alpini, fu trasferito, alla dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna, al battaglione alpini "Val Pescara", del 2º Gruppo alpini "Valle".[4] Dopo l'inizio delle ostilità contro la Grecia, ottenne di far parte del battaglione alpini "Val Fella", già dislocato in Albania, appartenente all'8º Reggimento alpini, e il 9 novembre 1940 raggiunse Valona per via aerea.[4] Decorato con una medaglia d'argento al valor militare, costituitosi nel febbraio 1941 il reparto arditi del battaglione "Val Fella" ne assunse il comando.[4] Cadde in combattimento l'8 marzo 1941, durante un attacco per la conquista del Monte Golico.[4] Trovatosi da solo sul trincerone nemico fu colpito ad un braccio e ad una gamba da una granata; raggiunto dagli altri alpini continuò ad incitarli e ripartì all'assalto quando una bomba a mano lo colpì al viso e cadde risollevandosi subito, lanciò una bomba a mano e lanciò un ultimo grido di incoraggiamento subito troncato da un colpo di fucile che lo uccise.[4] Per il coraggio dimostrato in questo frangente venne insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[5]

Il 5 novembre 1941 l'università di Padova gli conferì la laurea ad honorem in giurisprudenza alla memoria.[3] Sepolto inizialmente nel cimitero di Tepeleni, sotto una rozza croce di legno, accanto al fraterno amico pure lui pluridecorato Alberto Raho di Treviso, Aldo Fantina è ritornato dopo oltre vent’anni per riposare nella terra natale.[3] A lui venne successivamente intitolata la caserma d'arresto, Battaglione alpini "Val Fella" di Pontebba, 11º Reggimento alpini chiusa in seguito alla ristrutturazione delle truppe alpine.[3] Una via di Padova, una di Paderno del Grappa e una di Pieve del Grappa portano il suo nome.[3]

Onorificenze

modifica
«Degno figlio di una stirpe di eroi, partecipò con entusiasmo a tutte le azioni del suo reparto e ogni suo atto fu un atto di valore. Nella riconquista di una forte munitissima posizione, alla testa dei suoi arditi si slanciava contro il nemico balzando per primo nella trincea avversaria. Ferito in più parti del corpo da numerosissime schegge di bombe a mano non si curava di farsi medicare, ma si teneva fermo sulla posizione conquistata. Colpito una seconda volta e gravemente alla testa ed al torace continuava ad incuorare i suoi alpini, finché un colpo di fucile sparatogli a bruciapelo non lo faceva cadere mortalmente ferito. Ma le lacerazioni della carne non fiaccarono il suo spirito eroico, agli alpini che lo trasportavano al posto di medicazione continuava a ripetere: « non vi curate di me, avanti, avanti sempre per la grandezza e per la gloria dell'Italia ». Esempio fulgidissimo del più puro eroismo. Monte Golico, 8 marzo 1941.[6]»
— Decreto del Presidente della Repubblica del 5 giugno 1951.
«Ufficiale di provato valore, sempre si offerse volontario per le più rischiose imprese. Alla testa del suo plotone, attaccò di notte, con ardita azione di sorpresa un accampamento nemico, scompigliando e volgendo in fuga il reparto che l’occupava, catturando due prigionieri e numerose armi automatiche. In altra occasione, contrassaltando con estrema decisione ed irruenza, contribuiva a riconquistare e mantenere una importante posizione perduta da altra truppa. Ciaf a Martes 2-4 dicembre 1940; Barci 11-14 dicembre 1940
— Regio Decreto 29 novembre 1941.

Annotazioni

modifica


Bibliografia

modifica
  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 587.

Voci correlate

modifica

Collegamenti esterni

modifica